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Autore: ShunLi    10/02/2019    1 recensioni
"Sei di queste parti?"
"No, mi sono appena trasferito. Ho un loft a qualche passo da qui, subito dopo il negozio di dolci."
"Attualmente lavori?"
"Mai lavorato. Ho guadagnato da vivere sempre disegnando."
"Mai pensato di lavorare?"
"E fare cosa?"
"Il modello. Sei il volto che cercavo."
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Leonardo da Vinci
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Leonardo disprezzava la sua bellezza. Era un uomo di poche parole, biondo, con un portamento fiero e con occhi curiosi che affascinavano tutto il genere femminile. Se fosse stato donna, forse avrebbe amato quegli occhi che tanto disconosceva. Eppure sua madre glieli aveva donati. Eppure vedeva cose che apprezzava molto di più del suo aspetto fisico. Ma non riusciva proprio ad accettarsi. Quella sua bellezza forse serafina, forse sensuale, si discostava dal suo essere pittore. Non voleva fare altro che imbrattarsi le mani nei colori e creare, progettare, disegnare fin quando nel suo cervello sarebbe rimasto il vuoto completo. Ma per poterlo fare aveva bisogno di soldi. E i soldi non si guadagnano solo con miseri autoritratti fatti a casuali passanti sul ciglio della strada. Così un giorno un agente pubblicitario notò il suo sguardo stanco, il viso smagrito. La larga blusa malamente poggiata su delle spalle mingherline ma forti. Mani sporche di carbone, capelli incolti e biondi. Al pubblicitario venne un colpo e subito dopo l'illuminazione, quando riuscì a far spiccicare qualche parola al ragazzo che lo ritraeva con gesti veloci e curati.
"Sei di queste parti?"
"No, mi sono appena trasferito. Ho un loft a qualche passo da qui, subito dopo il negozio di dolci."
"Attualmente lavori?"
"Mai lavorato. Ho guadagnato da vivere sempre disegnando."
"Mai pensato di lavorare?"
"E fare cosa?"
"Il modello. Sei il volto che cercavo."

A quelle parole il volto di Leonardo si era fatto bianco come un ciencio, sembrava offeso dalla parola modello. Quindi ripose le sue cose nella valigetta, ripiegò lo sgabello in legno e se ne andò, lasciando il pubblicitario lì, in mezzo alla gente, chiedendosi perchè aveva reagito in quel modo. Non ebbe il coraggio di seguirlo perchè il suo sguardo l'aveva letteralmente agghiacciato. Ma gli suggerì ancora l'idea che aveva per la sua nuova campagna pubblicitaria e non poteva arrendersi. Aveva trovato il suo modello, doveva solo persuadere il giovane un altro pò.
Leonardo nel frattempo era scappato verso il suo loft, chiudendo la porta a chiave, chiudendo le persiane, e dire che gli aveva detto pure dove abitava! E se lo avesse inseguito fin sotto casa? Chiuse la porta dall'interno e con due giri fece scattare la serratura e poi buttò la chiave in un angolo. Poteva evitare quel tipo in giacca e cravatta per uno o due giorni, poteva anche non uscire, aveva provviste a sufficienza per due settimane. Aveva notato che c'era qualcosa di strano in lui, che lo osservava più del lecito, ma aveva preferito far finta di nulla e guadagnarsi la sua quota giornaliera.
Era anche un bell'uomo e a Leonardo venne facile tratteggiare la mascella importante, gli occhi vispi e le labbra carnose. Calmandosi un pochino, ripescò la sua cartelletta di ritratti e prese l'ultimo che aveva interrotto. Basandosi sul poco che aveva osservato, lo completò, prendendosi il suo tempo e facendo scivolare il corso del tempo sul suo corpo, senza badando al bisogno di mangiare o di andare in bagno. Quella era la vita che Leonardo desiderava ardentemente. Perdersi e immergersi, senza che nessuno potesse disturbarlo.
Il giorno dopo.
I cinguettii degli uccelli allietavano il riposo dei pochi italiani che avevano deciso di poltrire ad ora tarda nei loro letti. Nell'aria del quartiere dove Leo risiedeva, esplodeva una fragranza di cacao e zucchero vanigliato, facendo venire fame al povero artista. Leonardo si alzò scattando, lamentando del dolore alla schiena. Non si era accorto che si era addormentato sul suo cavalletto, sbavando su fogli e carboncini. Si lamentò, facendo risuonare la sua voce in gola, raspa e roca, a causa della poca acqua assunta. Quando andò in bagno, una forma precisa di un naso e di una delicata mascella erano dipinte sulla sua guancia. Sembrava un tatuaggio.
"Oh..." Commentò sorpreso. Aveva dormito su una bozza, di nuovo. Quel viso appena accennato sul suo viso lo tormentava da mesi, forse qualche anno. Era una splendida donna che chiedeva di essere disegnata. Leonardo si era sforzato di accennare il suo volto, i suoi occhi, le sue mani, ma niente di ciò che disegnava era rassomigliante alla Donna del sogno. Forse non era ancora pronto a riportare dal sogno alla realtà. Ci doveva lavorare. Si lavò il viso, i denti e si recò in cucina per fare colazione. Un caffè e qualche dolce del giorno prima, comprato alla Patisserie Auditore avrebbe dato sicuramente più sapore alla giornata.
Aprì la finestra, per dare aria all'ambiente e si affacciò, giusto per vedere perchè la signora del palazzo accanto aveva deciso che doveva sgridare al figlio della Volpe (un signore che vestiva sempre d'arancio, un nobile che era rinomato a Firenze, ma non si sapeva il perchè)... E quando il piccolo salutò Leonardo, lo vide.
L'agente pubblicitario del giorno prima era lì. Sotto la sua finestra. Lo aveva cercato. O forse aveva aspettato lì sotto tutta la notte? Leonardo richiuse la finestra sbattendola. Un gesto rude e brusco, Leonardo si punì mentalmente per la scortesia mostrata.
"Ma che sto facendo..." Sconsolato, riaprì la finestra. Ora il pubblicitario aveva un sorriso a trendadue denti e teneva le mani a mò di preghiera. Forse stava trovando il coraggio di rivolgere le parole a Leonardo.
"Buongiorno!" Salutò con la voce colma d'eccitazione.
"Buon giorno..."
"Ehm, senta... Mi scusi se ho detto qualcosa di sbagliato ieri... Ma se n'è andato senza darmi la possibilità di pagarla per il suo lavoro..."
Che scusa. Ma in fondo aveva ragione. Il ritratto, seppur prima incompleto, ora era appeso alla bacheca. E l'aspetto di quell'uomo era perfettamente ritratto nel foglio color giallognolo.
"E' bellissimo!" Disse l'uomo, appena potè reggere il foglio in mano. Leonardo sentì il suo orgoglio crescere un pochino. Lo aveva fatto sedere sul lato pulito del tavolo, offerto un pò del suo caffè tiepido e aveva insistito nell'offrirgli metà della suo dolce del giorno prima. Il pubblicitario era contento e Leonardo sapeva bene il perchè... Ma cosa poteva farci, ormai?
"Prego, le dò 60 euro. Se ne merita molti di più, ma purtroppo ho solo questi..." Si frugò nelle tasche in cerca di altre banconote, ma era evidente che aveva solo quelli.
"Non si preoccupi, è stato fin troppo generoso... Altre persone pagano con molto meno."
"Credo che la sua arte sia fantastica."
"E io credo che la sua abilità nel scovare la gente sia formidabile."
"Ho solo chiesto quà e là nel vicinato. Poi il piccolo Petruccio della Patisserie mi ha indicato il portone giusto... E ho atteso."
"A-Ah..." Disse Leonardo. Ingenuo Petruccio... Ogni tanto si faceva consegnare dei dolci o la spesa dal figlio più piccolo degli Auditore... Qualche giorno doveva fargli assolutamente una lavata di capo per una leggerezza simile...
"Allora... Mi spiega perchè se l'è presa tanto quando ho accennato al lavoro di modello? Non credo di averla offesa o altro..." Il Pubblicitario voleva arrivare al punto e Leonardo si vide costretto a rispondere.
"Mi spiace molto. Ma vede io non sopporto la mia bellezza. A volte mi schifo a guardarmi allo specchio. Ho provato più volte a cambiare aspetto, ma attiravo sempre più attenzioni, anche sgradevoli, a volte."
Il pubblicitario sembrava interessato. Sorseggiò piano dalla sua tazza e Leonardo continuò a parlare.
"Così un giorno ho deciso di cambiare città, e di vivere da solo, solo con le mie attrezzature e il mio aspetto trasandato. Con la barba e i capelli lunghi, sporchi di qualche giorno, di sicuro la gente avrebbe smesso di guardarmi in un certo modo. Ma ci è voluto un pò e adesso sono solo il gentil vicino o l'artista di strada, niente di più. Qualche ragazza fiorentina si fa ritrarre solo per guardarmi più vicino, ma mi sta bene così. Almeno non vengo continuamente inseguito o non mi viene chiesto se sono una persona apparsa in una pubblicità. Non riesco a concepire l'interesse che la gente ha di me."
Leonardo guardò il pubblicitario. Era totalmente interessato, adesso. Teneva i gomiti poggiati al tavolo, le mani chiuse a pugno vicino alla bocca. I suoi occhi erano accorti. Lo stava studiando. Ma l'artista si scusò per il troppo chiacchericcio. Odiava quel tipo di concentrazione su di sè.
"Non si preoccupi. Capisco bene cosa significa essere in qualche modo essere ossessionati dal proprio aspetto, sia in modo negativo che positivo. Sono una persona che cerca di non insistere, quando l'altra parte non è interessata. Ma questa volta sento che devo assolutamente persistere nel mio intento. In lei c'è potenziale. Lei non è il sogno bagnato di ogni donna, ma dell'intero universo. Lei oggi ha guadagnato sessanta euro per un ritratto che io trovo assolutamente favoloso. Lei ha la sua arte e io la mia. E io ho trovato in lei il ritratto che voglio per l'idea che ho in mente da anni. Un sogno ricorrente che mi tormenta da quando ho iniziato ad accostare i colori alle parole."
"La prego Signore..." Disse Leo, alzandosi dalla sedia. Camminava avanti e indietro nella piccola cucina. Il sole si era alzato e ora stava illuminando una delle tele bianche nella stanza accanto. Il riflesso di quel biancore astratto risplendeva alle spalle dell'artista e il pubblicitario notò che "l'aura" dietro alla sua schiena lo facevano apparire sempre più simile al suo sogno. E stava prendendo forma proprio sotto ai suoi occhi.
"Pensi a quanti altri sessanta euro potrà fare in una giornata, moltiplicati per dieci, per mille!, se lei posasse per un photo shoot o per una qualsiasi inserzione pubblicitaria da far esibire sulle fiancate dell'autobus!" Il pubblicitario si allentò la cravatta e si tolse la giacca, ma si alzò e finì il suo caffè. Si avvicinò a Leonardo in modo convinto e gli disse solo di pensarci. La sua arte poteva crescere, se solo alimentava la sua di arte.
"Non sono sicuro di poterla accontentare, Signore."
"Ci pensi tutto il tempo che vuole, signor...?"
Leonardo rimase sconcertato. Non si erano nemmeno presentati...
"Leonardo Da Vinci." E gli strinse la mano. Il pubblicitario strinse con vigore.
  
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