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Autore: SideraNoctis84    11/02/2019    0 recensioni
OneShot - Short story - COMPLETA
THE SECRET OF THE PRINCE
FINAL FANTASY XV
RATING: Canon - Shōnen'ai - Pg13
Gladio x Noctis
Nel bel mezzo dei trattati tra Lucis e Niflheim, pattuite le condizioni per l'Armistizio, ovvero il matrimonio tra la Principessa di Tenebrae e il Principe di Insomnia, quest'ultimo, Noctis, è diviso tra i doveri verso suo padre e il suo Popolo e i sentimenti che lo spingono verso Gladio, la sua guardia del corpo, il suo scudo... suo fratello, anche se non di sangue.
PRECEDENTEMENTE PUBBLICATA nell'account Violante Castellano
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Noctis Lucis Caelum
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE : racconto breve che prevede scene d'amore tra uomini. PRECEDENTEMENTE PUBBLICATA NELL'ACCOUNT DI VIOLANTE CASTELLANO.

Nessuna parte dell'opera può essere distribuita senza l'autorizzazione dell'autore. Personaggi, ambientazione e storia, sono frutto di fantasia; ogni riferimento a persone, cose e avvenimenti realmente accaduti, è puramente casuale.




«Sei troppo lento! Più veloce!»
Schivai l'ultimo colpo di Gladio per un pelo, rischiando di sbattere contro il muro.
Alzai lo sguardo, squadrandolo con aria cupa, da testa a piedi: come al solito era vestito di pelle nera, un giubbotto aperto sul torace a mostrare i muscoli fin troppo sviluppati e il tatuaggio raffigurante un rapace corrergli da braccio a braccio.
Da bambini ero convinto che lo avrei raggiunto in fretta, da qualche anno invece Gladio mi aveva superato di gran lunga, sia in altezza che in prestanza ed era impossibile stargli dietro. Trasudava virilità da ogni poro, possedeva il fascino unico degli animali selvaggi.
«Sono stanco.» mi lamentai tra i denti, irritato, asciugandomi il sudore che colava dal viso.
Mi leccai le labbra, salate come se fossi appena emerso da una nuotata a mare; Gladio, come sempre d'altronde, era fresco come una rosa, non aveva nemmeno il fiatone.
Come diavolo faceva?
«Smettila di lamentarti e ricominciamo. Hai ancora un'ora per ballare con me, ragazzino.» sorrise, con quel suo modo del tutto fuori dal comune.
Era un sorriso predatore quello che sfoggiava costantemente, nonostante non fosse il genere di persona che amava mostrare tale espressione, non con tutti almeno.
Era un Amicitìa in fondo, faceva parte di una razza superiore, almeno era quello che mi diceva sempre mio padre. Solo i migliori avevano un Amicitìa al loro servizio, come guardia del corpo si intende, e io, in quanto erede al trono, ne avevo tutto il diritto.
«No.» tagliai corto, passandomi il pugno chiuso sul mento, per raccogliere le ultime gocce di sudore.
Dovevo essere uno straccio, ma non osai passare davanti al grande specchio della sala allenamenti per scoprire se avevo ragione.
Ed ero irritato, agitato... troppi pensieri affollavano la mia mente.
«Tuo padre...»
«Non mi interessa cosa dice mio padre!» lo interruppi bruscamente.
Gladio non rispose, si limitò a fissarmi mentre mi sedevo a terra, sorreggendomi alla spada da allenamento.
Non avevo mai impugnato una spada vera, ma sapevo che prima o poi avrei dovuto farlo. In ogni caso non era quello il mio problema, ciò che mi affliggeva era la decisione che aleggiava sulla mia testa; ancora il pallido fantasma di quella che sarebbe poi diventata un'imposizione, ma abbastanza tangibile da preoccuparmi: il mio matrimonio.
Non avevo paura dei doveri che mi sarebbero toccati una volta diventato Re, ma tremavo all'idea di quel sodalizio. Tremavo perché...
Timidamente alzai gli occhi verso Gladio, osservandolo attraverso le ciglia zuppe di sudore.
La sua figura, leggermente sfocata, mi appariva ancor più maestosa e desiderabile. Lui mi aveva sempre trattato come un amico, anzi che dico, come un fratello: io la spada, lui il mio scudo.
Ho scoperto e accettato i miei sentimenti molto tempo fa, ma all'epoca ancora li temevo e li nascondevo, soprattutto a lui, nonostante Prompto continuasse a spronarmi verso la confessione. Non ero certo che fosse l'idea migliore quella di confessare un simile fardello, men che meno a Gladio. Se anche avesse in qualche modo potuto comprendere, non ero certo li avrebbe accettati, o ricambiati. Ma tale era il dolore che provavo, il rimescolamento che mi faceva tremare sin nelle ossa e cedere la terra sotto i piedi...
Sposare Luna e quindi accettare gli accordi tra Lucis e Niflheim, avrebbe significato perdere anche quel piccolo barlume di speranza che ancora mi portavo dietro e non v'era cosa più tremenda di quella.
«Cosa ti affligge, Noct?» domandò infine Gladio, sedendosi al mio fianco.
Poteva sembrare un uomo tutta azione e poche parole, ma non era secondo a nessuno, nemmeno a Ignis, per quanto riguardava intuito e discorsi strappa lacrime.
Sì, era un uomo d'azione, ma era anche un grande oratore... intelligente, attento. Ti toccava il cuore come pochi.
Tirai su con il naso, asciugandomi l'ennesima goccia di sudore che colava verso le labbra e digrignai i denti. Non sapevo come dirglielo, non sapevo come confessargli che il mio malumore era dovuto a quel matrimonio, lo stesso matrimonio che lui elogiava e sosteneva con tutto se stesso, fomentato dal fatto che tale cerimonia avrebbe sedato la guerra tra Lucis e Niflheim.
«Sono solo un po' stanco in questi giorni. Stressato... la stampa mi rincorre ovunque.» mentii, mimando un sorriso, sperando che la mia espressione non mi tradisse e anche per questo evitai di ricambiare il suo sguardo.
La sua mano si posò con forza sulla mia spalla e avvertii come una scarica elettrica diramarsi da quel punto per tutto il corpo, sino a risvegliare ancora una volta il mio cuore.
Ogni battito iniettava dolore nel mio sangue, incendiando muscoli, tendini... carne. Mi sentivo sgretolare dall'interno, come se quell'inevitabilità in qualche modo stesse grattando la mia anima, riducendola in tanti frammenti.
Non potevo accettare, lo sapevo, ma sapevo anche che era ciò che mio padre, il mio popolo... i miei amici, nonché guardie del corpo, si aspettavano da me.
Solo allora percepii le lacrime pungere oltre le palpebre, silenziose ma letali, minacciose di scatenare l'Inferno. E allora reagii di impulso, con rabbia e presi Gladio per il colletto del giubbotto di pelle. Ero così agitato e terrorizzato all'idea di perdere quella complicità, quella confidenza, che quasi non pensai al fatto che lui avrebbe potuto interpretare il mio gesto come un attacco e infatti, utilizzando il mio slancio, mi ribaltò, salendomi sopra.
Il mio respiro furioso si mescolava al suo, ancora una volta calmo, anche se v'era una leggera tensione nei suoi occhi. Occhi di fuoco che mi inghiottivano, occhi che avevo per anni anelato in silenzio. Occhi che volevo guardassero solo me e nessun altro.
I miei occhi invece dovevano essergli sembrati davvero preoccupati ed estranei, io che sempre assumevo un atteggiamento spavaldo e fin troppo sicuro, in quel momento stavo crollando.
«Dimmi la verità.» impose a pochi centimetri dal mio viso, soffiandomi addosso.
Una ciocca dei suoi capelli ricadde in avanti, solleticandomi il viso, spazzato dal mio affanno. Il cuore era un continuo rimbombo, il boato che precede il terremoto prima di distruggere case, città intere, terre sconfinate...
«Luna...» gracchiai quasi, perché tutta quell'ansia aveva rubato ogni suono in me.
Gladio allora allentò la presa, ma non si allontanò. Sorrise invece, quasi comprensivo, anche se mi sembrò di cogliere della tristezza in lui.
Sorrise come farebbe un fratello.
«Andrà tutto bene, Noct. Ti ha aspettato per tutti questi anni e...»
«No!» gridai, con più forza del dovuto.
L'espressione di Gladio cambiò, complice il fatto, probabilmente, che una lacrima riuscì a sfuggire al mio controllo.
«No.» sussurrai questa volta, tentando poi di liberarmi senza troppo successo.
Gladio mi trattenne sotto di lui, aumentando ancora di più il dolore che mi dilaniava.
«Calmati!» ordinò, ma non riuscivo a calmarmi, non volevo farlo «Noct!»
Ci fu un momento di silenzio, rimasi quasi incantato da quel ruggito con il quale mi aveva chiamato e rimesso al mio posto.
«Parla con me. Permettimi di aiutarti.» proferì infine, con voce più gentile. E solo allora crollai definitivamente, distruggendo ogni barriera che tanto alacremente mi ero costruito attorno al cuore, per evitare di soffrire ancora di più.
Non confessai nulla però, nemmeno un centesimo dei sentimenti che mi scuotevano. Allungai solo le braccia verso di lui, tirandolo verso di me e poggiai la testa sul suo petto, lasciando che finalmente le lacrime scivolassero via e lavassero ogni dubbio, amarezza, ogni tentennamento.
Gladio non si mosse, mi lasciò sfogare e tra un singhiozzo e l'altro potei udire il battito del suo cuore, accelerato e agitato, al ritmo con il mio.
«Non voglio...» singhiozzai.
«Cosa?»
Cosa... non sapevo cosa rispondere. Così pronunciai la cosa che più si avvicinava alla realtà.
«Non voglio rimanere solo.»
«Non sarai solo.» promise e le sue dita si intrecciarono tra i miei capelli «Sono lo scudo del Re. Non ti lascerò, Noct.»
Non ero certo che avesse capito, di sicuro non fino in fondo. Forse pensava che il mio unico timore dipendesse dal dovermi finalmente assumere le responsabilità di un uomo, ma ero preparato a quello. Ciò che non conosceva era il mio segreto più scandaloso, quello che solo Prompto era stato in grado di cogliere, ma di celare assieme a me: l'amavo... era innegabile e la potenza di tale consapevolezza mi innalzava e annientava allo stesso tempo.
Non riuscivo a separarmi da lui, dalla speranza che ingenuamente serbavo nel petto, la speranza che un giorno Gladio mi guardasse con gli stessi sentimenti che io provavo nei suoi confronti.
Quando mi staccai dal suo petto però, gli sorrisi: «Rimarrà il nostro segreto? Questo cedimento?» e decisi che avrei seguito ciò che il destino, anzi mio padre e il mio popolo, volevano per me. Basta affliggersi, accettare e dimenticare era l'unica soluzione.
«Lo prometto.» mormorò con la voce roca e carica dall'emozione, una voce che ogni volta mi faceva vibrare e tendere come una corda di violino.
Ci guardammo per un istante che si dilatò nell'eternità, in silenzio, senza aggiungere altro. Le sue dita carezzavano lentamente la mia testa e mi beai a quel tocco delicato. Ma il suo sguardo nascondeva qualcosa, qualcosa di inevitabile e struggente quanto ciò che provavo verso di lui.
E poi accadde... inaspettato, magico...
Gladio strinse la presa sui miei capelli, costringendomi a sollevare il viso verso il suo. Si avvicinò con lentezza quasi studiata e premette le labbra sulle mie.
Era un bacio quello che mi stava donando, casto e delicato come spesso avevo letto nei libri che fornivano la biblioteca reale. Baci che avevo sognato poter scambiare un giorno con lui. E mi dissi che quello doveva di sicuro essere un sogno, ma quando quel bacio divenne più passionale, oscuro e bramoso, mi riscossi dalla densa melassa nella quale galleggiavo e tornai alla realtà.
Non stavo sognando.
Quei baci che ci stavamo scambiando erano pregni di bramosia ora, di desiderio represso, di possessività. Un desiderio che aveva il sapore del proibito e che risvegliò il mio corpo dopo anni di assopimento. Mi ritrovai a sospirare e gemere sotto di lui, a bruciare come una stella nel massimo del suo fulgore e infine, quando Gladio mi liberò dalla sua gabbia di lussuria e possessività, mi ritrovai senza fiato.
Il suo sorriso poi mi folgorò, divertito, animalesco e quasi malizioso: «A quanto pare sarà il primo segreto di molti altri.» sussurrò, imprigionandomi ancora una volta nella sua malia.
Quello fu l'inizio della nostra storia. Non più fratelli, ma amanti, nascosti al mondo, nascosti alla legge e all'armistizio tra Lucis e Niflheim.
   
 
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