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Autore: Sole Walker    11/02/2019    1 recensioni
Francesca Evans ha 16 anni e vive a New York quando si ritrova catapultata in una realtà nuova. Il suo mondo viene stravolto in un' età già delicata di per sé... Lei non avrebbe mai potuto immaginare di essere una semidea, non ha nessuno che puó aiutarla e così lo scopre da sola di colpo.
É fuori per ben quattro anni dalla regola dei riconoscimenti promessa alla fine della guerra dei titani dagli dei su richiesta di Percy Jackson... e la cosa suona molto strana e richia di scatenare un grave litigio sull' olimpo che dovrà essere fermato prima che degeneri... ma forse Francesca non é una semidea qualunque...
PS: siate buoni è la mia prima storia... Recensiteee!!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Mostri, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~Percy~
Ormai erano passati alcuni giorni dal nostro arrivo. Gran parte del Campo Mezzosangue e alcuni membri del Campo Giove erano accampati a poca distanza dal cerchio di terra bruciata dove, secondo Rachel, sarebbero comparsi Francy e Sole. Due sentinelle sorvegliavano la zona in attesa del loro arrivo.
La tensione si faceva sentire ogni giorno di più, e man mano che passava il tempo la mia preoccupazione aumentava. Praticamente non la conoscevo ma per qualche ragione provavo un profondo attaccamento nei suoi confronti, dal primo momento in cui l'avevo vista al campo mi ero sentito in dovere di proteggerla. Non mi ero nemmeno posto problemi quando la notte prima della sua partenza si era presentata alla mia porta con le sue cose chiedendomi se poteva dormire da me. Avevo dormito così tranquillamente che la mattina successiva non mi ero nemmeno accorto che si fosse alzata, questo pensiero mi tormentava da allora: non ero riuscito a salutarla, ad augurarle buana fortuna. Non le avevo nemmeno dato qualche consiglio.
-Che pessimo fratello maggiore- sospirai, portandomi subito dopo la mano alla bocca stupito dal mio stesso pensiero: Francy non era mia sorella, era una figlia di Demetra. Ma nonostante questo non riuscivo a non preoccuparmi per lei.
A peggiorare la situazione ci eravamo svegliati tutti con una strana sensazione addosso, alzando lo sguardo al cielo potevamo osservare la luna avvicinarsi sempre più al sole. Il giorno era arrivato. Speravo di vederla uscire dall'ascensore al più presto e allo stesso tempo temevo ciò che sarebbe potuto accadere dopo.
Le Moire stavano tutto il giorno sedute sulle loro vecchie sedie a dondolo di legno a tessere fili, più di una volta avevo visto Atropo pulire le forbici e rimirarle. Mia madre mi aveva insegnato a rispettare gli anziani, ma quella vecchia decrepita mi dava sui nervi, non mi sarei fatto scrupoli a superarla in fila alla cassa del supermercato.
Seduto nella mia tenda tolsi il tappo alla penna e guardai vortice prendere forma nella mia mano, il mio istinto di semidio stava dicendo che tra non molto mi sarebbe servita.
-Sei preoccupato- disse una voce alle mie spalle. Annui senza neppure alzare lo sguardo dalla lama scintillante. Annabeth era in piedi all'entrata della tenda, si avvicinò a me e si sedette sul mio sacco a pelo, rimisi il tappo a vortice e la guardai negli occhi. Da tempo avevo imparato che quello era il modo più facile per capire cosa le passasse davvero per la testa, in quel momento il suo viso era rilassato ma gli occhi erano grigio tempesta: cercava di non darlo a vedere ma era pensierosa.
-Stanno bene, ne sono sicura. Sono più forti di quello che sembra-
-Magari fisicamente, ma tu non hai dimenticato come é stato attraversare quel posto vero?- lei abbassò lo sguardo con una strana espressione -scusa non avrei dovuto- aggiunsi, il ricordo era ancora vivo in entrambi e lo sapevo bene.
-Tra loro c’è un legame molto forte, l'ha percepito anche Piper. Si saranno sostenuti a vicenda come abbiamo fatto noi- disse lei prendendomi la mano -quando tutto questo sarà finito saranno più forti di prima-
Guardai la penna della mia mano - Temo che non finirà in fretta come speriamo- sussurrai.
Prima che Annabeth potesse rispondermi le teste dei gemelli comparvero dall’apertura della tenda e con uno sguardo stranamente serio dissero -Preparatevi-
Connor mi guardò e aggiunse -Le tre vipere si sono alzate e si sono avvicinate al cerchio-
-E quella ha in mano le forbici- sbuffò Travis in tono sprezzante.
Da quando eravamo arrivati in Colorado e ci eravamo accampati nel “Giardino degli Dei” non si erano mai avvicinate all'altare, nemmeno il primo giorno quando tutti noi avevamo osservato incuriositi lo strano cerchio di terra bruciata. Mi alzai di scatto e uscii dalla tenda seguito da Annabeth. Sollevando lo sguardo guardai la luna e il sole, mancava davvero pochissimo, d’altronde l’eclissi era prevista da lì a poche ore.
Chirone era al margine del cerchio, esattamente dal lato opposto rispetto alle tre dee, accanto a lui stava Reyna armata di tutto punto. Il portamento era impeccabile come sempre, ma lo sguardo severo puntato al centro del cerchio lasciava trasparire una leggera preoccupazione. I semidei giungevano da ogni lato del campo improvvisato.
-Ormai ci siamo- borbottò Chirone quando raggiunsi il suo fianco, guardò la mia tasca alla ricerca di Vortice -sei pronto?- chiese e io annui. I nostri sguardi si posarono sulle tre Moire per tentare di scovare qualche informazione su ciò che stava per avvenire, ma nessun’ emozione giungeva dalle tre donne.
Mentre tentavo di interpretare il loro atteggiamento un improvviso raggio di luce si diffuse alle nostre spalle e un forte boato squarciò l’aria, ci voltammo tutti di scatto, per un attimo pensai fossero arrivati ma quello che vidi mi stupì ancora di più: Zeus, Era, Poseidone, Atena, Demetra e Apollo erano in piedi davanti ai nostri occhi. Molti semidei indietreggiarono spaventati, io mi limitai a fissare le divinità con un grosso punto di domanda scritto in faccia. Il loro arrivo non faceva che aumentare la mia preoccupazione e probabilmente Chirone la pensava allo stesso modo visto che non aveva accennato ad inchinarsi né a parlare.
-Chiedo perdono per l’intrusione- si scusò il padre degli dei, ovviamente il suo tono era ben lontano dal dispiaciuto ma rispetto al solito non trasmetteva nessun’arroganza -Non vorrei dovervi dare ulteriori preoccupazioni così all’ultimo minuto, ma temo che quanto che sta per accadere sia più importante di quanto pensiate- la sua voce risuonò in tutta la piana, e fu come ricevere una pioggia fredda per il morale di tutti. Le uniche a non essere sorprese e turbate erano le tre Moire.
Rivolsi uno sguardo interrogativo a mio padre, non l’avevo mai visto così pallido, il dio colse la richiesta di spiegazioni e aprì la bocca per parlare a sua volta ma non ne ebbe il tempo perché la terra cominciò a tremare sotto ai nostri piedi. Istintivamente indietreggiammo tutti di qualche passo dal confine di terra bruciata e qualche istante dopo una crepa si formò nel terreno secco, con un rumore fortissimo un blocco di metallo lucido alto tre metri e largo circa un metro e mezzo schizzò fuori da sottosuolo atterrando bruscamente. Non appena la nube di polvere sollevata iniziò a disperdersi l’oggetto tornò ad essere visibile, tossendo e pulendomi il viso dalla terra guardai il blocco di metallo. Mi mancò il fiato, potrei giurare di aver sentito il mio cuore smettere di battere per almeno tre secondi. Il prisma metallico altro non era che un ascensore, non uno qualsiasi ma lo stesso che io e Annabeth avevamo preso per risalire in superficie dopo l’estenuante viaggio nel Tartaro.
Guardai le persone attorno a me, pian piano quelli che erano indietreggiati tornarono ad avvicinarsi al bordo, li seguii portando istintivamente la mano vicino alla tasca in cui tenevo vortice. Le porte di ferro dello Stige erano incredibilmente intatte, non avevano nemmeno un graffio, come se l’ascensore si fosse mosso attraverso un budino invece che attraverso la terra e le rocce. Trattenni il respiro fino a quando la porta non iniziò ad aprirsi lentamente con un leggero stridio, all'interno giacevano due corpi appoggiati l'uno all'altro. Tesi il collo e vidi il ragazzo muoversi leggermente, portandosi una mano alla testa per poi dirigersi immediatamente verso la ragazza che giaceva ai suoi piedi. Lei si mise seduta a fatica e lentamente si aiutarono a vicenda per alzarsi. In quel momento vidi il volto del ragazzo, era stanco e sporco ma riuscii lo stesso a riconoscere i lineamenti di Sole. La figura femminile barcollò e si appoggiò all'uscita portandosi una mano alla bocca come per trattenere un conato, aveva i capelli sparpagliati e i vestiti sporchi, alcuni tagli le ricoprivano le braccia, alzò lo sguardo e vedendoci spalancò i grandi occhi marroni.
In quel momento la riconobbi, era Francy ed era viva. Sconvolta ma viva. Non riuscii a trattenere un sorriso.
Qualcuno mi toccò la spalla, voltai lo sguardo e vidi che Chirone mi stava porgendo un piccolo sacchetto di ambrosia, sorridendo mi fece segno con la testa di avanzare, Will mi seguì portando una cassetta del pronto soccorso.
Mentre mi dirigevo verso di lei la ragazza si mosse barcollando per raggiungermi e non appena le fui abbastanza vicino si lasciò cadere tra le mie braccia, rimasi stupito ma non esitai a ricambiare l'abbraccio - Come ti senti?- le chiesi -Adesso meglio- rispose lei trattenendo un singhiozzo. Dopo pochi secondi anche tutti gli altri semidei iniziarono a riversarsi nel cerchio per controllare le condizioni dei due ragazzi, ma decisi di tenere Francy tra le mie braccia ancora per qualche secondo. Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi di Sole, Will gli stava fasciando un grosso taglio che aveva sul braccio mentre lui stava in piedi appoggiato allo stipite dell’ascensore. Escludendo Clarisse, Annabeth, Piper e Rachel che era rimasta a Long Island, tutte le ragazze del campo Mezzosangue erano radunate attorno a lui e apparentemente stavano facendo a gara per chi emetteva il gridolino più fastidioso mentre controllavano le sue ferite, Will lanciava loro occhiatacce chiedendo che lo lasciassero lavorare in pace ma quelle non accennavano ad allontanarsi nemmeno di un passo. Il rumore prodotto da quelle ragazze era intollerabile, come se non bastasse le loro mani continuavano a toccare il suo volto e le sue braccia, mi chiesi come facesse a sopportarlo e immediatamente mi resi conto che probabilmente non le aveva nemmeno notate. Infatti, gli occhi arancioni di Sole erano fissi su di me e sulla schiena di Francy, avevano un’espressione tale che, pur non essendo un figlio della dea dell'amore ed essendo sempre stato negato in queste cose, non mi fu difficile capire di che tipo di legame stesse parlando Annabeth. Per un attimo temetti che se avesse continuato a guardarmi in quel modo presto avrei preso fuoco e mi sarei trasformato in un mucchietto di cenere, ma quando gli feci un cenno con la testa per ringraziarlo lui sembrò riscuotersi dai suoi pensieri e scosse la testa con un mezzo sorriso, poi chiuse gli occhi e portandosi una mano nei capelli si concesse un lungo respiro. Cosa che fece quasi svenire tutte le oche che gli si erano radunate attorno, ricordai in un attimo cosa si provava a respirare l'aria tossica del Tartaro e il piacere che si provava una volta tornati in superficie, scacciai il pensiero aiutando Francy a mettersi seduta.
Connor a Travis la stavano già riempiendo di domande mentre contemporaneamente lodavano il suo coraggio, lei rideva rossa in viso per l’imbarazzo. Annabeth mi raggiunse e dopo avermi rivolto uno sguardo alla "te l'avevo detto" si concentrò su di lei, io le sorrisi e mi guardai alle spalle, i miei occhi caddero su mio padre e la paura si fece strada nuovamente nei miei pensieri. Era cupo e pensieroso, un’espressione che poche volte avevo visto sul suo volto e che non gli donava per nulla, così erano anche gli altri dei. Guardai l'ascensore chiudersi e scendere di nuovo nelle profondità della terra, la crepa nel terreno si chiuse dietro essa senza lasciare nemmeno una traccia di ciò che era successo, sembrava un bel lieto fine ma non era ancora finita anzi, per noi era appena cominciata.
 
*~Francy~*
Quando le mie mani avevano toccato Percy non ero riuscita a fare a meno di tirare un sospiro di sollievo e ora che ero seduta a terra con Annabeth che disinfettava delicatamente le mie ferite, mi concessi di abbassare la guardia e chiudendo gli occhi respirai l'aria fresca riempiendo di gioia i miei polmoni.
Un profumo dolce vagamente familiare attraverso le mie narici e aprendo gli occhi vidi Percy tendermi un cubetto d'ambrosia, Annabeth si era alzata in piedi e sorridendomi si diresse verso Will per consegnargli le bende avanzate. Presi ciò che il ragazzo mi stava tendendo senza esitare e mi voltai a guardare Sole, Will aveva appena finito di fasciargli il petto, lanciai un ultimo sguardo al suo corpo muscoloso prima che si rimettesse la maglietta. Lui mi vide e mi rivolse il sorriso beffardo che mi faceva tanto arrabbiare e che non vedevo sul suo volto ormai da parecchio tempo, si passò una mano nei capelli sparpagliati, prese il pezzo d'ambrosia che Will stava porgendo e se lo lanciò in bocca mentre il figlio di Apollo gli elencava una raffica di "consigli del dottore" che lui chiaramente non stava ascoltando. Con un cenno della mano salutò le ragazze che lo stavano praticamente assalendo e senza degnarle di uno sguardo, si diresse verso di me sedendosi con la schiena appoggiata alla mia -Cosa stavi guardando Evans?-
Arrossii fino alle orecchie e sbottai - Nulla-
Lui rise e il ricordo del suo sorriso divertito si fece strada nella mia mente -Non direi- rispose lui, un sorriso si formò anche sulla mia bocca e cercando di sembrare scocciata senza successo borbottai -Non sei cambiato per nulla vedo-
-Ti dispiace?- chiese lui divertito, non risposi ma conoscevo la risposta.
Risi e il mio sguardo cadde sugli altri semidei che stavano chiacchierando animatamente tra loro scambiandosi presunti aneddoti del nostro viaggio che però nessuno dei due aveva ancora raccontato. Chirone ci rivolse un sorriso e si diresse verso di noi -Ben tornati ragazzi, sono contento di vedere che siate arrivati più o meno sani e salvi- l'ambrosia stava iniziando a fare effetto e lentamente il dolore andava scemando, gli rivolsi un caloroso sorriso e presi la mano che Piper mi tendeva per aiutarmi ad alzarmi. Stavo per ringraziarla quando una voce mi interruppe.
-Walker noi dobbiamo parlare- per un attimo gli occhi di Sole si spalancarono, poi il ragazzo alzò lo sguardo: Reyna, il pretore del campo Giove, era in piedi davanti a lui in armatura completa e con uno sguardo tremendamente serio. Pur appartenendo allo stesso Campo lei sembrava così diversa dal semidio che mi aveva accompagnata nella mia missione.
Si alzò di scatto, anche troppo velocemente perché sbiancò e barcollò di lato, fu Percy a sostenerlo. Sole mormorò un grazie per poi raddrizzarsi e tornare a guardare il pretore negli occhi, il suo sguardo deciso sostenne gli occhi autoritari di lei.
-Signorina Arellano penso che il suo discorso possa aspettare- una voce profonda catturò l'attenzione di tutti. Mi voltai e mi si gelò il sangue nelle vene: tre donne anziane stavano in piedi davanti a noi, sia io che Sole conoscevamo fin troppo bene quelle figure. Come se non bastasse esattamente dietro di loro stavano sei dei dell'olimpo, tra cui quella che più odiavo: mia madre.
-Abbiamo un conto in sospeso da troppo tempo con questi ragazzi- continuò Atropo.
-È proprio necessario?- singhiozzò Demetra dietro di lei e immediatamente la rabbia mi riempì il petto -Oh ma piantala- sbottai prima di riuscire a fermarmi, tutti mi guardarono stupiti, tutti tranne Sole che inarcò un lato della bocca in un mezzo sorriso e si fece più vicino a me -Questa scenetta è durata fin troppo- continuai sotto lo sguardo perplesso della dea -non te n'é mai fregato nulla né di me né di mio padre. L’ho incontrato sai, mi ha raccontato tutto- gli altri dei la guardarono, senz'altro anche loro ricordavano la scena drammatica eseguita ad opera d'arte quando avevano scoperto la mia identità.
-Non ho bisogno del tuo falso amore, e non realizzerò mai i tuoi piani di grandezza quindi puoi anche andartene- dissi sprezzante.
Sul suo viso si formò una smorfia -Questo lo vedremo figlia mia, non puoi opporti al tuo destino- sorrise malevola e continuò -questo è quello che nemmeno Paul…-
-Non osare!- gridai –Non devi pronunciare il suo nome, non ne hai il diritto-
La dea sbuffò -D’accordo- e quindi ripeté -questo è quello che nemmeno tuo padre ha mai capito-
mi avvicinai a lei per risponderle ma in quel momento la terra iniziò a fremere, una crepa si formò lungo tutto il perimetro del cerchio e istintivamente cercammo tutti di allontanarci, io e Sole ed altri ragazzi indietreggiammo verso l’interno del cerchio mentre altri uscirono dal perimetro. Mi rivolsi a Demetra e lei guardò me -Cosa credi di fare?- le nostre voci risuonarono insieme e una risata attraversò l'aria, era fin troppo familiare. La terra smise di tremare, la crepa che si era formata sembrava parecchio profonda ma era non più larga di dieci centimetri. Un bagliore improvviso ci fece voltare tutti verso un piccolo altare che fin ora non avevo notato, non era latro che una pianta nodosa morta da molto tempo ma che emanava un potere smisurato, nonostante il fragile aspetto i rami sostenevano una pesante lastra di pietra bianca con i bordi grezzi e la superficie liscia. Era molto semplice e sembrava molto antico, ma non mi soffermai troppo a guardarlo perché qualcos'altro catturò l'attenzione di tutti.
Una figura femminile era seduta sull'altare e ci guardava sorridente, aveva l’aspetto di un'anziana donna con il volto segnato da rughe, il suo abbigliamento non assomigliava per nulla né a quello classico greco o romano né a quello moderno, ma piuttosto ai tradizionali vestiti degli indiani d’America.
Guardai Demetra, il suo volto era pallido come quello degli altri dei, ad eccezione delle Moire che se ne stavano in disparte con espressione neutra. All'improvviso la donna parlò -Vi sono mancata?- la sua bocca era aperta in un sorriso che mostrava i denti bianchi ma nello sguardo che teneva fisso su Percy si poteva scorgere un bagliore maligno. Non appena udirono la sua voce gran parte dei semidei sobbalzarono, il figlio di Poseidone portò immediatamente la mano a vortice e digrignando i denti borbottò -Ancora tu-
-Percy che sta succedendo?- chiesi toccandogli il braccio, ma il semidio era come ipnotizzato, teneva lo sguardo fisso sulla dea e sembrava pronto a scattare al minimo segnale di ostilità. Fu Chirone a spiegarmi la situazione -Quella donna è Gea, dea primordiale della Terra-
-Non è possibile- balbettai -non l'avevate sconfitta nella guerra contro i giganti?-
Chirone annuì -Infatti questa è solo una rappresentazione spirituale, in questo stato non può fare nulla eccetto comunicare- detto questo si accigliò e aggiunse -eppure mi sorprende che dopo così poco tempo sia già in grado di apparire in una forma definita-
Gea scosse la testa ridendo divertita facendo ondeggiare le due trecce di capelli argentei, con un agile salto scese dall'altare facendo tintinnare la moltitudine di talismani che aveva attorno al collo. Si appoggiò all'altare e accarezzò la superficie con la mano ossuta -Vedi figlio di Crono- sentendosi chiamare con il nome del padre Chirone si agitò muovendo la coda istintivamente, ma il suo volto rimase impassibile -è tutto merito di questo altare e della devozione che i nativi del luogo mi hanno sempre mostrato- la sua voce roca risuonò come se provenisse da più posti contemporaneamente e il suo sguardo tornò alla schiera di semidei -sinceramente non vedo il motivo di tutte queste spade sguainate- per un momento il suo volto assunse un’espressione intristita.
-Se davvero credete che non sia in grado di fare nulla cosa ci fate ancora qui?- un brusio seguì le sue parole, non aveva torto.
-Questa domanda potremmo farla noi a te non credi?- fu Percy a parlare -Se sei venuta per proporci un picnic all'ombra dell'eclissi non siamo interessati-
La donna rise -Percy Jackson, pungente come sempre. Mi hai messo i bastoni tra le ruote così tante volte che in un altro momento potresti sicuramente essere il mio obiettivo principale- detto questo il suo sguardo si posò su di me e mi rivolse un caloroso sorriso -ma oggi non sono qui per distruggerti, devo fare una proposta alla ragazzina accanto a te- mi indicò allungando la mano magra nella mia direzione e con voce autoritaria aggiunse -è una conversazione privata, quindi vi sarei molto grata se vi allontanaste di qualche metro-
Prima che potessi comprendere cosa stava succedendo Annabeth mi sbarrò la strada con un braccio -Non ti permetteremo di avvicinarti a lei- non avevo mai visto un'espressione così tesa sul suo viso.
-Oh andiamo è solo una chiacchierata tra conoscenti- a quelle parole Percy sollevò un sopracciglio e mi rivolse uno sguardo interrogativo.
-L’ho vista un paio di volte in sogno, l’ultima volta in una visione poco prima di arrivare qui. Non so come abbia fatto, ma credo abbia deviato il percorso dell’ascensore fino a questo luogo- dopo una breve pausa aggiunsi -inoltre, sembra che io l'abbia incontrata qualche anno fa all'inizio della vostra guerra, ma è un ricordo confuso e non so dirvi altro-
Chirone mi appoggiò la mano sulla spalla -Non devi preoccuparti. Non lasceremo che si avvicini a te, il suo interesse nei tuoi confronti non promette nulla di buono- il tono della sua voce era preoccupato, con un cenno della testa indicò gli dei e aggiunse -nemmeno la loro improvvisa riunione è rassicurante-
Gea guardò nella direzione che il centauro aveva indicato e il suo viso assunse un’espressione divertita -Ma guarda chi si rivede- la vecchia aprì le braccia come per accoglierli in un abbraccio materno -i miei nipotini- tutti gli dei storsero il naso disgustati dalla dimostrazione d’affetto della dea, lei ignorò la loro reazione e si rivolse direttamente al padre degli dei -come vanno le cose sull'Olimpo Zeus?-
Il dio sbuffò -Non so esattamente quali siano i dettagli del tuo piano Gea ma ti assicuro che non ti permetteremo di portarlo a termine-
-È proprio vero che non conosci i dettagli- sbuffò lei -altrimenti sapresti che non avete assolutamente voce in capitolo- il suo tono ora era leggermente alterato e le rughe della fronte si erano fatte più profonde.
-Comunque direi che abbiamo chiacchierato abbastanza non credete?- tese una mano esile verso di me -Tesoro vieni qui un attimo vorrei parlarti di una cosa-
"No grazie gentile signora" era ciò che stavo per risponderle ma Sole mi si parò davanti -No- disse semplicemente. La donna lo guardò stupita dalla sua insolenza, dopodiché assunse un'espressione contrariata -Tu devi essere Sole Walker- e sbuffando aggiunse -queste profezie mettono sempre in mezzo ragazzi innocenti-
Una freccia sibilò vicino alle nostre teste oltrepassandoci e attraversando il petto della dea andò a conficcarsi nel terreno. La donna si voltò verso l’altare e per un attimo parve preoccupata, ma fu un momento brevissimo quasi impercettibile dopodiché la sua risata riecheggiò ancora una volta, era solo una proiezione per cui le nostre armi non potevano nulla contro di lei.
-Devo considerarlo un affronto Chirone?- disse guardando il centauro che stringeva in mano l'arco.
-Direi più una risposta- commentò lui -non ti lasceremo scambiare nemmeno una parola con lei-
Gea sospirò -Non volevo arrivare a questo ma non mi lasciate altra scelta- la sua mano ossuta si appoggiò alla superficie bianca e improvvisamente delle scritte comparvero sulla pietra, erano scolpite eppure sembravano muoversi come lava incandescente che scorre sul terreno. O come sangue su un altare sacrificale. Preferii pensare alla prima opzione.
Improvvisamente una forte energia si sprigionò dall'altare, sentii l’aria investirmi e fu come se mi avessero dato un pugno nello stomaco. Molti ragazzini caddero in ginocchio, erano più giovani di me e probabilmente questa era la prima volta che affrontavano pericoli del genere. Resistetti alla tentazione di piegarmi in due, tenendomi lo stomaco ricacciai indietro le lacrime e guardai avanti.
Dalla terra bruciata stavano emergendo delle strane figure dai tratti umani, non avevano armi ma erano alti tre metri e il loro corpo era fatto di pietra. In totale erano tre, quello più alto si voltò verso la dea inginocchiandosi, molto più agilmente di quanto mi sarei mai aspettata da uno della sua stazza, e le disse qualcosa in una lingua che non compresi, solo un nome mi suonò familiare: Nokomis, "la nonna". Il gigante di pietra usò questo nome per rivolgersi a Gea, tempo prima a scuola avevo letto un libro sulla mitologia degli indiani d'America e mi ricordai che gli Arapaho chiamavano così la Madre Terra.
-Che sta succedendo?- chiesi a Chirone, lui mi guardò e scuotendo la testa rispose -Vorrei saperlo anch’io-
Altre figure comparvero alle nostre spalle, erano piccoli uomini così bassi da poter essere scambiati per bambini ma in mano stringevano antiche armi rozze fatte di legno e pietra. Eravamo circondati, alcuni di noi erano rimasti all’esterno del cerchio e i piccoli uomini gli impedivano di avvicinarsi a noi agitando le lance con sguardo minaccioso facendo però attenzione a non oltrepassare la crepa nel terreno.
-Non avevi detto di non poter far nulla in questo stato?- gridò Percy alla dea, lei gli rivolse uno sguardo innocente -Io non ho mai detto nulla del genere, è stato il centauro- Gea spostò il suo sguardo su di me -possiamo evitare tutto questo. Voglio solo parlare-
-Non sei molto credibile- osservò Zeus, la donna lo guardò offesa ma poi un sorriso si fece strada sul suo volto e avvicinandosi mi guardò con i grandi occhi marroni -Giuro sullo Stige che se accetterà di parlare con me non torcerò nemmeno un capello a Francesca Evans- sussultai, la dea aveva giurato sul fiume degli Inferi e nel poco tempo passato al Campo Mezzosangue avevo imparato che quello era un giuramento che non si poteva infrangere. Per un attimo riflettei sulla possibilità di accontentarla, in fondo una chiacchierata non poteva fare del male nessuno. Guardai i giganti di pietra e i piccoli uomini, nonostante la differenza di dimensioni erano minacciosi allo stesso modo. Incrociai lo sguardo di Sole, dovevo avere l’espressione di una persona alla ricerca di aiuto perché senza pensarci due volte il semidio afferrò la propria spada e con un fendente colpì la gamba del capo dei giganti lasciando un grosso taglio. Il mostro spostò il piede di pietra emettendo un verso profondo ma non reagì, si limitò a guardare la dea aspettando un suo segnale, Gea guardò il ragazzo contrariata.
-Questa è la nostra risposta- disse Percy avvicinandosi a Sole e appoggiandogli una mano sulla spalla, la dea assunse un’espressione maligna e tornando verso l’altare gridò -Ga-oh, Teihiihan- a queste parole il gigante di pietra più alto e il gruppo di piccoli uomini si voltarono a guardarla, una volta seduta sull’altare la donna mi guardò negli occhi e continuò -fateli a pezzi, avete campo libero. Ma la ragazzina mi serve viva e possibilmente cosciente-
Dopo le sue parole fu il caos, il gigante di pietra iniziò ad evocare sassi di grosse dimensioni dal terreno e iniziò a lanciarli verso i semidei imitato immediatamente dagli altri due.
-Dobbiamo allontanarci da qui- gridò Chirone -probabilmente Gea può controllare solo l’area attorno all’altare, usciti dal cerchio saremo liberi di andarcene- seguendo le istruzioni di Chirone ci sparpagliammo cercando di uscire dal cerchio evitando i grandi sassi che cadevano dall’alto e si sbriciolavano al suolo, purtroppo i mostri sembravano aver capito il nostro piano. I giganti colpivano chiunque gli arrivasse vicino e lungo tutto il perimetro del cerchio si erano disposti quelli che avevo identificato come Teihiihan, i piccoli uomini armati di lance e coltelli ci impedivano di uscire mentre contemporaneamente tentavano di tenere lontani i semidei che si erano trovati all’esterno del cerchio quando si era formata la spaccatura e ora tentavano di aprirci un varco.
Mi guardai attorno, i semidei del Campo Giove armati di lance e scudi si erano radunati attorno ai giganti e proteggendosi dai sassi cercavano di atterrare le enormi creature colpendoli alle gambe e spingendoli verso il margine del cerchio, ma quelli pur vacillando di tanto in tanto non accennavano a cadere. Un gigante indietreggiando schiacciò con il grosso piede molti Teihiihan, i semidei del Campo Mezzosangue lì vicino lo evitarono per un pelo. Lungo tutto il margine del cerchio i miei compagni tentavano di ingaggiare dei duelli con i piccoli mostri, ma questi dopo un paio di colpi assalivano il malcapitato in gruppi per poi disperdersi quando altri semidei arrivavano in soccorso. Un paio di semidei giacevano per terra tenendosi un braccio o una gamba sanguinante mentre i compagni li difendevano dai feroci nani. Gli dei erano all’esterno del cerchio e aiutavano i propri figli cercando di aprire un varco ma non davano un grande contributo, probabilmente perché nelle loro forme attuali i loro poteri erano ridotti e con tutte quelle persone attorno era impossibile tornare alla forma originale.
Non sapevo bene come comportarmi, non avevo mai combattuto in gruppo e mi sentivo spaesata, oltretutto stavano tutti combattendo per me e non potevo fare a meno di sentirmi in colpa. Vidi Percy evocare acqua dal terreno, ma il cerchio di terra in cui ci trovavamo era particolarmente arido quindi non era una grande quantità, il sudore gli grondava dalla fronte, doveva essere un enorme sforzo per lui. Inserì il braccio ferito nella bolla d’acqua e i tagli si richiusero all’istante, Annabeth gli parava le spalle con la spada in osso di drago.
Improvvisamente sentii il bisogno di fare qualcosa, non potevo più starmene con le mani in mano. In fondo ero quella più avvantaggiata, Gea aveva dato il preciso ordine di catturarmi viva quindi nani e giganti sarebbero stati in grossi guai se mi fosse successo qualcosa. Un’idea folle ma fattibile mi attraversò la mente, cercai Sole tra la folla e lo trovai in mezzo ai suoi compagni del Campo Giove, non aveva uno scudo e nemmeno una lancia, ma passava sotto gli scudi degli altri semidei e con la spada infliggeva grandi tagli alle gambe di roccia dei giganti per poi indietreggiare velocemente evitando di essere schiacciato. Stava rischiando parecchio.
Senza più esitare mi diressi verso di lui, diversi Teihiihan mi si pararono davanti minacciosi, la mia collana iniziò a brillare, afferrai il ciondolo e la spada prese forma nella mia mano. I nani mi guardarono stupiti, prima che potessero reagire ne colpii alcuni riducendoli nella solita polvere dorata e superai gli altri con un salto.
Passai sotto gli scudi che i romani tenevano sopra la testa, raggiunsi Sole mentre si preparava a partire nuovamente all’attacco e gli toccai il braccio per attirare la sua attenzione. Si voltò di scatto, aveva uno sguardo estremamente concentrato, il viso era ricoperto di polvere e sudore ma appena mi vide la sua espressione mutò completamente -Benvenuta tra noi principessa- disse con un sorriso sarcastico, ignorai il suo commento e dissi -Ho bisogno del tuo aiuto con una cosa, mi è venuta un’idea-
Un sorriso quasi folle prese forma sul suo viso -Ti seguo- disse semplicemente, gli spiegai velocemente il piano e il suo sorriso si aprì ancora di più -Mi piace, facciamolo-
Uscimmo da sotto gli scudi evitando i sassi lanciati dai giganti, raggiunsi Percy e mi fermai davanti a lui -Ho bisogno che tu faccia una cosa- dissi, lui si asciugò il sudore dalla fronte e con un gesto della mano mosse la bolla d’acqua verso un nano che stava per attaccare Annabeth alle spalle mandandolo al tappeto, dopodiché ci rivolse la sua attenzione.
-Quando te lo dico devi smettere di controllare la bolla d’acqua lasciandola cadere- lui mi guardò perplesso e anche un po’ dubbioso, evidentemente l’idea di lasciar andare la piccola quantità d’acqua che era riuscito ad evocare con tanto sforzo non lo convinceva -Fidati di lei- disse Sole -sa quello che fa-
-Potrebbe essere utile se ne evocassi un altro po’?- chiese una voce alle nostre spalle, mi voltai e vidi Poseidone dietro di me, annuii con un sorriso. Il dio tese una mano verso il terreno e l’acqua iniziò a risalire verso la bolla evocata da Percy triplicandone il volume -Esibizionista- sbuffò il semidio, ma rise quando il padre gli diede una leggera spinta.
-D’accordo- disse Percy guardandomi -farò come dici- gli sorrisi e aggiunsi -Tieniti pronto- poi mi allontanai con Sole.
Raggiungemmo nuovamente lo schieramento del Campo Giove tenendoci alle loro spalle, indicai il gigante alla nostra destra -Quello è il nostro obiettivo, è il più vicino al confine- gridai a Sole per sovrastare le grida e il rumore delle pietre che colpivano gli scudi -sei pronto?- lui mi guardò con il suo sorriso più presuntuoso -Sempre-
Scossi la testa cercando inutilmente di trattenere un sorriso divertito -Allora andiamo- lui annui e si portò le mani alla bocca per amplificare la propria voce e gridò -DAKOTA, HANK- due semidei delle retrovie di voltarono a guardarlo -fateci saltare!- i due lo guardarono perplessi per un attimo ma poi sembrarono capire e sorridendo alzarono il pollice in segno di assenso. Lasciarono cadere le lance e il primo si mise in ginocchio tenendo lo scudo parallelamente al terreno a circa trenta centimetri da terra, quello in piedi ci fece segno di procedere mentre teneva la pesante lastra di metallo sopra la testa con entrambe le mani. La mia spada scintillò prima di tornare ad essere il ciondolo appeso alla mia collana -Comodo- osservo Sole conficcando la sua nel terreno -dovrò procurarmene una anche io- poi prese la mia mano e cominciammo a correre verso i due ragazzi. Una voce femminile molto alterata giunse alle mie orecchie -Cosa state facendo? Non rompete la formazione!- con la coda dell’occhio vidi Reyna dirigersi a grandi passi verso di Dakota e Hank ma ormai era troppo tardi, il piede di Sole toccò il primo scudo e saltammo agilmente verso il secondo aiutati dalla spinta di Hank. Avevamo pochi secondi, dovevamo essere veloci. Prima di toccare lo scudo di Dakota Sole mi tirò davanti a sé e incrociò le dita delle mani sotto il mio piede destro pronto a darmi la spinta. Quando i suoi piedi toccarono lo scudo Dakota lo spinse verso l’alto con un lamento, in quell’istante gridai -PERCY- il semidio si voltò a guardarmi e senza esitare lasciò il controllo che aveva sull’acqua. Il potere che aveva su quell’elemento era decisamente superiore al mio, non sarei mai riuscita ad evocarla da quel terreno arido e nemmeno a strapparla al suo controllo, ma in questo modo avrei dovuto essere in grado di controllarla. In quell’istante abbassai lo sguardo verso Sole e lui mi sorrise prima di spingermi verso l’alto, grazie alla collaborazione delle persone sotto di me mi trovai all’altezza degli occhi del gigante che avevamo scelto come obiettivo. La creatura mi guardò perplessa e si preparò a reagire, nonostante le sue dimensioni aveva dei riflessi molto sviluppati, chiusi gli occhi per concentrarmi e pregando che funzionasse cercai l’acqua con la mente trovandola immediatamente, ne presi il controllo senza sforzo e la diressi verso le gambe del gigante. Fu questione di un secondo, il mostro la vide avvicinarsi e abbassò le braccia per ripararsi proprio come volevo che facesse, in quel momento immaginai un germoglio uscire dal terreno e allungarsi verso di me. Dovetti sforzarmi molto per mantenere il controllo sull’acqua e contemporaneamente generare un albero dal terreno al margine del cerchio, all’interno dell’area bruciata non era possibile perché il terreno era sotto il controllo di Gea e troppo arido per far crescere più di un filo d’erba. Il germoglio prese forma velocemente diventando robusto, allungandosi sotto di me e attraversando il cerchio, lo diressi verso la testa del gigante colpendolo in pieno volto facendogli perdere l’equilibrio. Cadendo appoggiai i piedi sull’albero che aveva preso forma rimanendo a cica tre metri da terra, il mostro di pietra afferrò il braccio del capo cercando di sostenersi per non cadere al di là del confine di terra bruciata. In quel momento temetti di vedere il mio piano fallire, quindi senza pensarci due volte corsi verso di lui restando in equilibrio sul tronco, il mio piede scivolò e rischiai di cadere ma un ramo si spostò per sorreggermi, mi voltai leggermente per vedere mia madre tre metri sotto di me, fuori dal perimetro del cerchio, con una mano tesa nella mia direzione. Repressi il briciolo di riconoscenza che si stava facendo strada dentro di me prima che diventasse visibile e continuai a correre, arrivata alla fine mi fermai e con una mano feci emergere dalla terra dietro ai due giganti dei fusti che si attorcigliarono attorno alle braccia dei due mostri tirandoli verso il basso. Sotto di me vidi Sole avvicinarsi alle gambe del gigante colpendolo con forza con la spada e lasciando grossi tagli nella pietra, ma visto che ancora non accennavano a cedere presi una leggera rincorsa e portando la mano alla collana afferrai la spada. Saltai atterrando sul petto del gigante e con tutta la forza che avevo in corpo lo colpì al collo scheggiando la pietra, la lama della mia spada produsse scintille contro la roccia e la crepa si allargò velocemente separando la testa dal resto del collo. Il mostro smise di opporre resistenza precipitando al suolo insieme al compagno che tentava di aggrapparsi a lui, quando fummo a poca di stanza da terra saltai atterrando sul terreno polveroso mentre dietro di me con un rumore fragoroso i due corpi cadevano a terra schiacciando molti Teihiihan mentre i semidei si allontanavano velocemente. Quando la nube di polvere si dileguò dei giganti rimaneva solo la metà inferiore, la testa e il busto che erano caduti al di là del perimetro erano come polverizzati.
-Si è aperto un varco, usiamolo!- gridò qualcuno e tutti i semidei che erano rimasti all’interno iniziarono a correre verso l’uscita trasportando i feriti mentre i compagni all’esterno tenevano occupati i nani assassini rimasti. Mi guardai alle spalle, Percy e Sole correvano verso di me, il primo sorreggeva Annabeth la quale aveva una ferita sanguinante su una gamba ma tentava ugualmente di muoversi il più velocemente possibile. Invece Sole teneva in una mano la sua spada e nell’altra aveva il mio zaino, malconcio ma integro.
-Pensi che il computer di Dedalo funzioni ancora?- gli chiesi appena mi raggiunse, Annabeth e Percy ci superarono oltrepassando la crepa nel terreno con l’aiuto dei ragazzi dall’altro lato, -Tranquilla- mi rispose lui aprendo la cerniera dello zaino -ho già controllato e non sembra danneggiato, immagino sia costruito in un materiale piuttosto resistente. Ricordati che è pur sempre precipitato nel Tartaro come noi-
-Hai ragione- dissi sorridendo sollevata, quel computer mi aveva salvata quindi lo consideravo uno strumento che sarebbe potuto tornare utile ad altri semidei in futuro. Oltretutto Annabeth sarebbe sicuramente stata molto felice di riaverlo. -Sbrighiamoci ad allontanarci da qui- aggiunsi e il ragazzo annuì, ci dirigemmo insieme verso la crepa nel terreno e proprio mentre stavo per saltare dall’altro lato Sole mi afferrò il braccio trascinandomi indietro contro il suo petto. Non feci in tempo a chiedergli nulla perché improvvisamente una fontana di lava si innalzò dalla crepa separandoci dagli altri, sgranai gli occhi spingendomi ancora più contro il ragazzo dietro di me che aveva lasciato cadere la spada e teneva entrambe le mani sulle mie braccia. Per un istante vidi lo sguardo incredulo di Percy e la sua mano tendersi verso di noi prima che Connor e Travis gli afferrassero le spalle per trattenerlo, mi gridò qualcosa ma ero così terrorizzata che non riuscii a capire una parola e in un attimo un muro rosso di lava oscurò la visuale circondandoci.

ANGOLO AUTRICE:
sì lo so, ormai avevate perso le speranze, probabilmente avrete pensato fossi morta. E INVECE NO! Eccomi qui, vi chiedo umilmente scusa per la lunga pausa ma ho avuto un periodo difficile e in più ho iniziato l'università... quindi capite, ci sono stati un po' di cambiamenti.
Tornando alla storia: Francy e Sole sono finalmente usciti dal Tartaro, si sono felicemente riuniti ai propri amici (anche se sembra che una bella ramanzina attenda Sole) ma purtroppo la sfida finale è appena cominciata. Abbiamo a che fare con Gea, so che potrebbe sembrare una ripetizione ma tutto ha un senso tranquilli.
Spero la lunga assenza non vi abbia fatti scappare tutti :')
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo <3, si accettano insulti per la vacanza che mi sono deliberatamente presa.

Sole Walker

 
   
 
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