Storia partecipante alla prima settimana del COW-T9;
Il prompt utilizzato è temporale primaverile;
Pre-manga

A missione conclusa

La pioggia picchietta lieve sulla copertura di paglia del loro rifugio di fortuna e il vento è appena un soffio caldo e placido che gli muove i vestiti e gli fa ondeggiare i capelli.
Rukia siede rannicchiata al suo fianco, i vestiti umidi e lo sguardo puntato su un punto impreciso davanti a sé. È bella, con quell’espressione assorta e il labbro appena tremulo, i piccoli piedi nudi e le braccia premute contro il petto per nascondere le trasparenze delle vesti. Il tenente la guarda di sottecchi, finge di reclinare appena il capo per sgranchirsi il collo e la osserva, si allunga verso la propria arma e le lancia un’altra breve occhiata furtiva.
Pensa di essere discreto, Renji, di passare inosservato come dovrebbe fare un Dio della Morte, ma lui e Rukia hanno trascorso insieme l’infanzia e buona parte dell’adolescenza e lei sa indovinare con un margine di errore pari allo zero quello che gli passa per la testa. È buffo, Renji lo è sempre stato, e la sua vicinanza la conforta e allo stesso tempo la confonde.

La missione si è conclusa senza troppi intoppi e normalmente un po’ di pioggia primaverile non impedirebbe a uno Shinigami di far immediatamente ritorno alla Soul Society, ma Renji non la vedeva da troppo tempo, non le parlava da troppo tempo, non rimaneva da solo con Rukia da troppo tempo; la convince a fermarsi, a fare una pausa per riposarsi e riprendere le energie, anche se nessuno dei due ne ha bisogno, e la donna si lascia convincere con una facilità che lei stessa non approva.

Siedono vicini, sotto una vecchia tettoia di paglia e legno vecchio; i loro gomiti si sfiorano appena attraverso il tessuto scuro delle vesti, le ginocchia si toccano ed entrambi sono felici e tristi allo stesso tempo.