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Autore: Gala    12/02/2019    0 recensioni
Ti ricordi Al? Era l’inverno dove tutto stava per avere inizio a Resembool, e ce ne stavamo affacciati alla finestra della nostra cameretta, pensierosi. Davanti ai nostri occhi si estendeva un’immensa distesa di bianco…
- Ricordi epistolari di Edward, dedicati al fratello ormai perduto -
*Storia partecipante alla nona edizione del COW-T*
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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  • Nickname: Gala
  • Titolo della storia: “Winter’s letters” (Lettere D’Inverno)
  • Fandom scelto: Fullmetal Alchemist
  • Pairing: Roy x Ed
  • Genere: Malinconico, What if
  • Rating: Giallo
  • Avvertimenti: I personaggi non mi appartengono, ma sono dell’autrice Hiromu Arakawa. I personaggi all’interno della storia sono maggiorenni e i fatti narrati non sono riferiti a persone esistenti o accadimenti realmente avvenuti.

 

 

Ma tu che vai, ma tu rimani, 
vedrai la neve se ne andrà domani, 
rifioriranno le gioie passate, 
col vento caldo di un'altra estate.

(Inverno – Fabrizio De André)

 

Prologo.

 

Resembool, 12. Febbraio 1940

 

Ti ricordi Al? Era l’inverno dove tutto stava per avere inizio a Resembool, e ce ne stavamo affacciati alla finestra della nostra cameretta, pensierosi. Davanti ai nostri occhi si estendeva un’immensa distesa di bianco. Bianco era il cielo, bianchi gli alberi come anche i tetti delle case in lontananza. Stavamo lì ad aspettarlo in silenzio. Quando se ne andava la mamma diventava triste e i suoi sorrisi erano sempre meno accentuati. Se ne stava via anche per mesi interi e poi tornava giusto il tempo per rendere ancora più difficile il distacco la volta successiva.

Quella volta, se ne era andato quasi senza dirci niente… solo un misero ciao. Lo aveva fatto all’alba ma noi ci eravamo svegliati e lo avevamo visto lo stesso. Ricordo di aver provato un brutto presentimento, ma non volevo fidarmi del mio istinto.

 Non poteva farci questo, né a noi né alla mamma!  Fosti tu a dare voce ai miei pensieri:

« Papà tornerà anche questa volta, non è vero fratellone? », mi chiedesti appannando appena il vetro con il tuo fiato.

« Non lo so… », fu la mia risposta mesta, allontanandomi poi dalla finestra. E come avrei potuto saperlo? Eravamo solo due bambini, convinti che tutto il mondo fosse la distanza tra casa nostra e quella della zia Pinako e che il sole fosse il sorriso dolce della mamma.

« Fratellone, io rimarrò sempre con te! », mi dicesti allora per tirarmi su di morale.

Già…

Lui andava via sempre. Era perennemente una schiena voltata di spalle che camminava in lontananza.

Tu invece no. Rimanevi ogni volta.

Tu eri sempre al mio fianco, a sostenermi ed incoraggiarmi. Il tuo sorriso caldo come quello della mamma era sempre acceso per me. Un mio piccolo sole personale a cui, me ne rendo conto solo adesso, ruotavo intorno come un piccolo pianeta insignificante.

Però, anche se me lo avevi promesso, anche tu te ne sei andato… in un altro invero.                     

 

Ed_

 

 

 

 

LETTERE D’INVERNO

 

 

 

 

 

« Hai sentito cos’è successo? – Sì, una vera disgrazia… - Era suo fratello, vero? - Era un così caro ragazzo! – Ma chi, quello in armatura? – Dicono sia morto! », erano quelle la maggior parte delle voci che giravano al quartier generale di Central city in quei giorni. Roy Mustang iniziava a non sopportarle più. Parlavano di quel fatto come di un pettegolezzo, una cosa che si raccontano le vecchie signore quando vanno dal parrucchiere. Ne parlavano ad alta voce senza pensare a chi potesse sentire.

Alphonse se ne era andato in maniera silenziosa. Un attimo prima riempiva la sua armatura e l’attimo dopo era scomparso. Vuota! Il sigillo di sangue un mero disegno… completamente inutile. Fu in quel momento, quando vide Acciaio rendersi conto di essere rimasto completamente solo che a Roy Mustang cadde il mondo addosso.

Edward non gli era mai sembrato così piccolo e fragile come in quella situazione. Gli occhi vuoti, troppo addolorati anche solo per riuscire a piangere. Troppo tormentati e stanchi per cercare una risposta a quel fatto.

Come era potuto accadere?

Dove aveva sbagliato?

Come aveva potuto permettere che glielo portassero di nuovo via?

L’alchimista di fuoco aveva paura. Paura che quegli occhi potessero impazzire e commettere qualche sciocchezza. Forse fu quello il motivo che lo spinse ad uscire prima dal lavoro, marinando gran parte dei suoi impegni, come al solito d’altronde.

 Andava a trovarlo.

Andava a provare ad estinguere un po’ del rimorso che provava nei confronti di Acciaio.

Avrebbe dovuto prendere il treno e raggiungerlo in quel paesino nell’East-city, quello dove lui e suo fratello erano nati. Era li che si era svolto il funerale, proprio accanto alla tomba della madre. Ormai erano già passate due settimane e non riusciva più a resistere. Doveva assolutamente rivederlo!

Arrivato a Resembool vide i tetti delle case completamente coperti di neve. Faceva freddo ma non ci fece troppo caso. Uno schiocco di dita e quella si sciolse ai suoi piedi liberandogli il passaggio fino a casa Rockbell.

Edward era sicuramente lì.

Bussò gentilmente alla loro porta proprio come era successo solo qualche anno prima.

« Salve Colonnello! Cosa ci fa lei qui? », lo accolse zia Pinako con la sua pipa di legno in bocca.

« Sono venuto qui per Acciaio. Come sta? », chiese formale l’uomo, rimanendo fuori l’uscio.

« Edward? Non bene… ha smesso di parlare da quando è successo. Winry non fa altro che piangere. Dice che passa tutto il giorno a scrivere. Spero solo che non voglia commettere qualche sciocchezza come aveva fatto con la madre! », fece preoccupata la vecchia.

« Posso vederlo? », chiese prontamente il Colonnello. Che i suoi turbamenti fossero fondati?

« Prego…», disse solo la donna facendo passare l’uomo che salì immediatamente nella stanza del ragazzo. Bussò.

Nessuno rispose.

« Acciaio? », chiese aprendo la porta lentamente. Vi sbirciò dentro e lo vide seduto con il viso appoggiato al vetro freddo della finestra, addormentato. Tra le mani stringeva un foglio. Mustang lo prese gentilmente osservandolo.

Era una lettera. Qualsiasi foglio in quella stanza era una lettera… una lettera per Alphonse. Fiumi di parole di scuse, ricordi, desideri… all’alchimista di fuoco bastò leggerne poche righe per sentire il vuoto mangiarsi il suo cuore.

Così Edward si stava consumando attraverso quelle parole. Raccolse tutte le lettere e le mise in ordine cronologico iniziando a leggerle.

 

Resembool, 12. Febbraio 1940

 

Ti ricordi Al? Era l’inverno dove tutto stava per avere inizio a Resembool, e ce ne stavamo affacciati alla finestra della nostra cameretta, pensierosi. Davanti ai nostri occhi si estendeva un’immensa distesa di bianco…

 

Tutte le lettere cominciavano con quel “Ti ricordi Al?”. Tutte parlavano solo d’inverni trascorsi insieme, soli… loro due soli, ma insieme. Era così che doveva sentirsi Acciaio? Solo al freddo di quell’inverno vuoto di risate e di calore. Passò alla lettera successiva quasi senza accorgersene.

 

Resembool, 19. Febbraio 1940

 

Ti ricordi Al? Era inverno anche quel giorno, quando ci siamo diretti a Briggs a cercare quella persona, la sorella del Maggiore Armstrong. Anche lei ci era stata consigliata per trovare le risposte che cercavamo, per riavere i nostri corpi. Alla fine fu un ulteriore buco nell’acqua… e intanto il tuo tempo si stava consumando inesorabilmente.

 

Roy Mustang si sentì colpevole. Aveva più volte approfittato del talento del ragazzo distogliendolo spesso dal suo obiettivo primario e facendogli perdere tempo prezioso. Era solo colpa sua se Alphonse non c’era più. Per questo doveva espiare la sua colpa… un’altra. Continuò a leggere sentendosi sempre più piccolo davanti al dolore di quel ragazzo. Lui era sicuramente più debole di Edward e forse cercava di aiutarlo per poi sentirsi di nuovo forte. Voleva sentirsi sollevare e stringere dalla sua mano fredda d’acciaio. Avrebbe preferito perdere lui stesso la vita. I suoi sogni non erano niente in confronto all’amore che c’era tra quei due fratelli.

 

Resembool,  1. Marzo 1940

 

Ti ricordi Al? Anche se il tuo corpo di metallo era freddo nelle notti d’inverno, io m’intrufolavo nel tuo letto in cerca del tuo calore. Mi stringevo a te e mi sentivo al sicuro. Tu eri caldo per me, anche se non te ne rendevi conto. Sei sempre stato il mio sole estivo… caldo ed avvolgente anche negli inverni più rigidi. Ora fa così freddo Al… non ci sarà più l’estate nei miei inverni.

 

Roy si alzò in piedi con quelle lettere ancora strette in mano.

« Acciaio, svegliati! », gli disse scuotendolo forte per una spalla. Lo vide schiudere gli occhi grandi e dorati. Non sembrava sorpreso di vedere lì il Colonnello. Non disse niente, si limitò a voltarsi e guardare tristemente fuori dalla finestra.

«Ho letto le tue lettere…»,  gli disse mostrandogliele. A quelle parole lo vide irrigidirsi appena. Lo vide mordersi le labbra come per frenare le parole che non aveva pronunciato più da quando era successo.

« Non credi che dovresti portargliele? Sono sicuro che Alphonse ti ascolterà mentre gliele leggi…», aggiunse ora dolcemente l’uomo accarezzandogli i capelli leggermente arruffati, ormai non più legati dalla solita treccia.

Edward sembrò sorpreso da quella proposta. Si alzò in piedi traballante cercando di racimolare i suoi vestiti per poter uscire. La speranza accesa come una piccola fiamma immersa in quei pozzi d’oro. Il Colonnello lo seguì fuori casa sotto gli sguardi stupiti di Winry e la vecchia Pinako. Il biondo si era ripreso le sue lettere e ora, con non poca fatica, si dirigeva al cimitero.

Lo vedeva affondare nella neve alta senza pensiero. Una volta arrivato s’inginocchiò davanti alla lapide del fratello con un po’ di fiatone.

« Al… », disse con un sorriso. Sembrava si aspettasse una risposta che non arrivò.

« Al… », ripeté con la voce incrinata. Il viso cominciò a bagnarsi di lacrime, le prime che versava da quando era accaduto. « ti ho scritto delle lettere. Ti… ti va di ascoltarmi? », chiese mentre cominciava a leggerle. Le parole si cancellavano per le lacrime, ma a Ed non importava.

« Mi dispiace…», sussurrò tremante quando finì di leggerle tutte. Roy lo lasciò sfogarsi stando pochi passi dietro di lui.

« Acciaio…», lo chiamò poi.

« Colonnello… secondo lei, perché Al non ha voluto dirmi niente? Non mi ha mai detto delle sue perdite di coscienza… forse avrei potuto aiutarlo…», gemette singhiozzando. Mustang rimase in silenzio qualche attimo prima di sorridere rassegnato.

« Se c’è una cosa che ho imparato sui fratelli Elric è che nutrono un profondo amore l’uno per l’altro. Sono pronti a sacrificarsi per l’altro e a sminuire il proprio dolore per non far preoccupare il fratello. Alphonse non ti ha detto niente per proteggerti… sicuramente ora si arrabbierebbe con te se ti vedesse in questo stato. », disse serio il militare. Edward sospirò guardandosi le mani.

« Gli avevo promesso che gli avrei ridato il suo corpo… non ne sono stato capace. », disse voltandosi verso il Colonnello con gli occhi carichi di rimorsi. Senza capire come fosse successo, Roy si ritrovò ad abbracciare stretto il piccolo alchimista. Non riusciva a sopportare la vista di quelle lacrime salate.

« Vieni via con me…», sussurrò l’uomo con un filo di voce. « lasciami essere la tua nuova estate…», gli propose scaldandolo nel cuore sia con le parole che con le sue forti braccia.

«Nessun inverno dura per sempre. », disse baciando via quelle lacrime.

« Co- colonnello? », balbettò sorpreso il biondo prima che le labbra calde dell’uomo bagnassero le sue delle lacrime che aveva raccolto.

« Vieni con me a Central city…», lo pregò ancora.

Il soffio gelido del vento del nord fece volare via le lettere per Al, mentre uno più caldo soffiava parole dolci alle tenere orecchie dell’alchimista d’acciaio.

« Ho così freddo… », sussurrò stringendosi all’uomo.

Partirono quello stesso giorno, lasciandosi alle spalle tutti gli inverni a venire.

 

 

***

 

 

 

 

Central city, 5. Aprile 1940

 

 

 

Ciao Al,

è più di un mese che non ti scrivo. Verrò a trovarti uno di questi giorni, va bene?

Ho tante cose da raccontarti…

Ormai è più di un mese che non ho più freddo. Il letto di Roy è caldo ogni notte che stiamo insieme. E’ un sole estivo diverso, ma non per questo meno bello del tuo. E’ travolgente e passionale… alcune volte ho anche paura di bruciarmi. D’altra parte cosa potevo aspettarmi dall’alchimista di fuoco?

Anche se non sei più al mio fianco non ho smesso di essere un alchimista di stato. Riuscirò a trovare il modo di portarti indietro! Dopo tutto sulla terra non c’è più né il tuo corpo né la tua anima… forse sono di nuovo insieme da qualche parte. Riuscirò a trovare la porta dietro la quale sei nascosto e riportarti da me. Voglio che anche tu possa essere felice per me.

Sai… alla fine credo di essermi innamorato. Non riesco a stancarmi mai delle sue attenzioni, delle sue carezze. Mi vergogno un po’ a scriverti queste cose, ma con te non ho mai avuto segreti. Non voglio iniziare ora.

Quando il Colonnello mi ha chiesto di seguirlo a Central city non ho potuto fare altro che accettare. La sua voce era come il primo raggio primaverile che scioglie la neve. Ha promesso anche lui di non lasciarmi mai e questo mi fa paura.

Vorrei potesse durare in eterno. Vorrei che restasse per sempre al mio fianco proprio come facevi tu. Vorrei tante cose per il mio futuro adesso, cose che prima non mi passavano nemmeno per la testa.

Ora vorrei una vita sempre soffocata dal calore bollente del corpo di Roy sul mio o anche un semplice bacio dato a fior di labbra.

Vorrei tutto questo, ma ho paura che un nuovo inverno me lo porti via come ha sempre fatto con chi amavo. Forse è la punizione per aver cercato di trasmutare la mamma, o magari una colpa commessa in una vita precedente.

Quando mi confido con Roy mi prende sempre in giro. E’ rimasto sempre il solito Colonnello odioso di sempre… anche se dopo sa come farsi perdonare.

Non penso ti interessino i dettagli, anche perché potrei morire di vergogna al solo pensiero… però sappi che non ti devi più preoccupare per me. Ci pensa il Colonnello a coprirmi la pancia quando dormo scoperto ed a preoccuparsi di ogni mia necessità. Tu pensa solo ad aspettarmi, ovunque tu sia! Ti riporterò da me a qualunque costo! Troverò la soluzione anche abbassandomi a cercare nostro padre e farmi aiutare! Tu sei più importante anche del mio stupido e smisurato orgoglio!

Ti voglio bene Al… aspettami, ti prego!

 

Ed_

   
 
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