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Autore: Cailiel    12/02/2019    1 recensioni
Adriel Rosewain non potrebbe essere più felice di così. Presto sarebbe tornata ad essere Adriel McLeon e basta.
Beh, non proprio e basta... Sarebbe tornata ad essere Adriel McLeon ma con sei zeri nel conto corrente.
Il suo matrimonio con Dante Rosewain era miseramente fallito e lei ci aveva guadagnato due case, il 30% dei suoi soldi e uno stipendio mensile di diecimila dollari australiani. La vita potrebbe andare meglio di così? Certo che sì: ora che Derek, il suo primo amore, è tornato nella sua vita.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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OUR SECRET


 

Una settimana e zero notizie da parte di Adriel. Non rispondeva alle chiamate e gli unici messaggi che riceveva da parte sua erano sempre i soliti "Non posso parlare ora" "Si" "No" "Okay" "Bene" "Ciao".

Dante era ormai arrivato al culmine della sopportazione e non poteva nemmeno mollare il lavoro su due piedi per andare a controllare di persona cosa stesse succedendo perchè era oberato di lavoro e ogni quindici minuti aveva una qualche riunione a cui non poteva mancare, che fosse qualche nuovo accordo con altre compagnie o qualche assemblea per valutare l'andamento delle vendite, dei consumi e il stabilimento dei budget.

Si sentiva frustrato, gli sembrava che ancora una volta le redini della sua vita gli stessero sfuggendo di mano e si sentiva impotente.

Tutto a causa di Adriel. Pensò mentre rientrava nella sala riunioni dalla quale era uscito pochi minuti prima per andare a prendersi un caffè. Ormai qualsiasi scusa era buona per uscire da quella stanza. Leda aveva insistito dicendo che sarebbe potuta uscire lei, andare al bar e portargli un caffè decente ma lui si era impuntato. Non poteva di certo dirle che voleva andarsene da quell'ufficio per un po' quindi aveva usato la scusa che lei non era lì per fargli da cameriera quanto piuttosto da segretaria.

Tornò a sedersi sulla poltrona di pelle nera ed appoggiò il bicchierino di plastica sulla superficie di vetro del grande tavolo.

Uno dei manager aveva passato quasi tre quarti d'ora a parlargli di quanto sarebbe conveniente cambiare strategia di marketing ma a Dante le proposte sembravano tutte una più stupida dell'altra e aveva finito per scartarle tutte.

Nella sala regnava un certo nervosismo: I suoi impiegati erano tutti tesi come corde di violino e avevano paura a parlare temendo di essere licenziati in tronco.
Non era nello stile di Dante lasciare qualcuno senza lavoro per non aver svolto bene una questione per una volta, ma vedere con quanta incompetenza quel manager -di cui non ricordava nemmeno il nome- aveva fatto delle controproposte, l'aveva irritato parecchio.

Bevve un sorso di caffè facendo una smorfia subito dopo: -Cos'è questo schifo?- 
Leda si sporse verso di lui e guardò il liquido nero e fumante: -Da quello che posso vedere io, un espresso.- 

-E' acqua sporca.- ribattè il biondo: -Potete tornare al vostro lavoro, visto che nessuno di voi è in grado di trovare qualcosa di veramente innovativo.-

I presenti nella stanza tenevano tutti lo sguardo basso e fisso di fronte a se, nessuno aveva il coraggio di fiatare.

-E mandatemi quelli del settore finanziario.-

Le sue parole furono seguite dal rumore delle sedie che strisciavano sul pavimento, passi che si allontanavano e un leggero mormorio appena percettibile.

Leda aspettò di restare sola con Dante per potersi alzare, prendere il caffè e andare a buttarlo nel cestino.

-Stressatino?- chiese tornando da lui: -Lo so, è una giornata pesante.- disse appoggiandosi con un fianco al tavolo.

Dante alzò gli occhi nella sua direzione reclinando la schiena alla poltrona, allentò di poco la cravatta e scosse la testa.

-Hai sentito anche tu quante cazzate hanno detto, sempre se ci hai capito qualcosa.-
-Non ci capisco molto in amministrazione, ma la mia laurea in marketing e commercio mi ha aiutato a comprendere qualcosa.- 
-Laurea in marketing e commercio, eh?- Dante alzò un angolo delle labbra in un mezzo sorriso divertito.
-Stupito?- domandò Leda inclinando la testa da un lato.
-Un pochino.- ammise l'uomo e questa volta fu la sua segretaria a rivolgergli un sorrisetto sghembo.
-Potrei stupirti in molte maniere, signor Rosewain.- rispose ammiccando. La loro conversazione fu interrotta dall'arrivo dei direttori amministrativi che uno alla volta presero il posto dei direttori marketing. 

 

Lewis aprì la porta di casa sua trovandosi davanti Emily.

-Buongiorno.- lo salutò la bionda, sembrava un po' imbarazzata. L'uomo più vecchio le sorrise calorosamente.
-Emily! Buongiorno a te, hai bisogno di qualcosa?-

Emily spostò il peso del corpo da un piede all'altro, teneva la sua borsetta stretta fra le mani e sembrava molto impaziente.

-Si, vorrei parlare con Adriel se è possibile... Ho provato ad andare a casa sua ma non c'era nessuno e quindi... Non so, ho immaginato fosse qui.- 

Lewis annuì: -La trovi in camera sua, sali al terzo piano, l'unica porta che troverai nell'ala sinistra è quella della sua stanza.-
-Grazie.- Emily sospirò di sollievo entrando dentro la bella casa, si tolse le scarpe e, senza aspettare che qualcuno le desse il permesso, corse su per le scale per andare dritta al terzo piano.

Bussò alla porta per poi entrarci dentro. Aveva bisogno di confrontarsi con la mora al prima possibile.

Adriel alzò gli occhi dal libro che stava leggendo ed aggrottò la fronte: -Ehi, Em... Tutto bene?- chiese titubante mentre metteva via il libro e si portava le ginocchia al petto per non far intravedere la pancia che era cresciuta ulteriormente.

-Dobbiamo parlare.- Emily si tolse la leggera felpa che indossava e la buttò sul letto insieme alla borsa: -E niente più bugie e sotterfugi.-

Adriel si morse il labbro ma annuì.

 

-Immaginavo che Lucien fosse uno scagnozzo di Dante.- disse Adriel mentre continuava a scorrere fra le mani le foto che Emily le aveva portato: -Un paparazzo avrebbe fatto pubblicare le foto in ogni rivista invece e non è uscito praticamente niente.- poi alzò lo sguardo verso la bionda seduta a gambe incrociate di fronte a lei: -Perchè me le fai vedere?-

Emily si strinse nelle spalle: -Non lo so. C'era qualcosa che non mi tornava. Volevo parlartene e basta.- 
-Come le hai ottenute, in ogni caso?- le chiese mentre il suo sguardo si soffermava su una foto di lei e Dante di spalle e mano nella mano. Che senso aveva fotografarla con l'uomo che lo pagava per seguirla?

Emily arrossì e si schiarì la voce: -E' veramente importante sapere il come?-
-No. Hai ragione.- mormorò Adriel sovrappensiero per poi cambiare di nuovo foto. 
-Comunque se ti fa sentire meglio, le ho cancellate. Dal suo computer, intendo. Così siamo sicuri di non correre nessun rischio di scandali.-

La mora sorrise mettendo via quelle immagini e guardò l'altra ragazza.

-Sei stata una buona amica.- 
-E tu sei andata a letto con il mio ex.- Emily si strinse nelle spalle: -E potresti essere incinta di lui.- aggiunse: -Diciamo che è il minimo visto che rischi di avertelo accollato per il resto della vita.- Adriel scoppiò in una sonora e genuina risata: -E' il karma.- si strinse nelle spalle toccandosi involontariamente il ventre.

 

Non appena Emily se ne fu andata, Adriel si chiuse a chiave in camera sua ed aspettò che scendesse la sera. Prese il piccolo cestino di ferro in cui solitamente teneva i rifiuti e lo portò con se sul piccolo balcone; si sedette e riguardò ogni singola foto che poi, una alla volta, bruciò.

Non voleva lasciare alcuna traccia di se lì, in Australia. Se ne sarebbe andata per sempre, lei e il suo bambino. Suo e basta.

Voleva che quella creatura fosse una persona migliore di quella che era stata lei in passato, voleva farlo crescere buono e umile come lei non lo era stata. Ma, soprattutto, rispettoso di se stesso e poi degli altri.

Sperava che quel bambino avesse la forza e la cocciutaggine di Giselle, la bontà di Lewis e la bellezza di uno dei padri. Di lei non voleva che avesse molto. Nemmeno lei voleva più essere se stessa.

 

-Adriel, l'avvocato è arrivato.- Giselle chiamò la figlia dal pian terreno.

Erano le dieci di mattina e l'avvocato che aveva portato avanti la sua causa di divorzio si era presentato puntuale come un orologio svizzero alla porta di casa dei signori McLeon.

-Buongiorno.- Adriel gli rivolse un sorriso stringendogli la mano. Era un uomo dall'aria cordiale, il suo avvocato, ma sotto sotto era un mastino che quando si impuntava su una causa la spuntava sempre. Adriel non aveva badato a spese quando si era rivolta a lui. 
-Bene, adesso aspettiamo solo l'arrivo degli assistenti della banca e dell'avvocato di Dante e poi potremo iniziare.- dichiarò Giselle, amaramente.

Adriel si sedette al tavolo da pranzo, di fianco all'avvocato e in poco tempo furono anche raggiunti dall'avvocato di Dante. Dal loro giudice divorzista e da dai delegati delle rispettive banche.

-Allora.- cominciò Adriel in maniera pacata: -Non sono molto brava in questo genere di cose quindi ho pensato di riunire tutte le persone che ho reputato necessarie. Vi ringrazio comunque del vostro tempo.- 

Tutti quanti annuirono con fare grave quasi si trattasse di una questione di vita o di morte e dopodichè la donna riattaccò a parlare: -Ho intenzione di rivedere le condizioni di divorzio a cui io e Dante abbiamo acconsentito all'inizio di quest'anno.- 
-Cosa?- sbottò immediatamente il suo avvocato attirando l'attenzione su di se.
Adriel lo guardò impassibile ma poi continuò: -Io devo partire per un viaggio importante. Mi assenterò per molto tempo e perciò ho deciso di chiudere il mio conto corrente. Vorrei che metà dei soldi siano trasferiti sul conto corrente dei miei genitori e l'altra metà torni al legittimo proprietario, Dante.-
L'avvocato di Dante si schiarì la voce: -Lei é completamente sicura della sua decisione?- domandò in tono conciliante.
Adriel annuì: -Al cento per cento.- 
-E il mio cliente che ne pensa? Lui è d'accordo?-
-Si, è d'accordo.- mentì la donna per poi concludere dicendo ai due avvocati: -Confido in voi e nella vostra buona collaborazione.-

Adriel l'aveva fatto apposta a restare sola con il giudice che li aveva fatti divorziare. L'uomo era diventato ancora più grosso dall'ultima volta che l'aveva visto ma i suoi modi impacciati erano rimasti gli stessi.

La mora gli rivolse un sorriso per poi iniziare a parlare in maniera calma: -Giudice Ethermate, siamo buoni amici ormai, no?- gli domandò mentre accavallava le gambe. 
Aveva deciso di indossare un abito color panna e svasato che le arrivava fino a metà ginocchio e che allo stesso tempo non lasciava intravedere molto la pancia.

Il giudice arrossì furiosamente: -Certo che si, signorina McLeon.- 
Adriel sorrise: -Perché mi fido solo di lei per questo compito delicato e importante. Ma che rimanga un segreto fra noi.-

  
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