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Autore: Dede_95    12/02/2019    1 recensioni
"Forse c'era quasi riuscito, forse no. Non era mai chiaro in quale punto preciso si trovasse, quando scivolava nel dormiveglia: il confine labile tra il reale e il mondo dei sogni somigliava piuttosto a un'offuscata terra di nessuno, improvvisamente immagini e suoni si confondevano, perdendovisi, in quella nebbia fatta di incertezze.
Di punto in bianco, prepotente e improvviso come un brusco risveglio, un corpo pesante lo fece tornare totalmente presente a se stesso, in pieno e vivido contatto con la realtà."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                                                                         Sogni D'oro
 
 
 
 
 
 
 
 
 
C'era un ronzio basso e costante, un suono lieve e quasi ipnotico che aleggiava nella stanza. Proveniva dai distributori automatici presenti in quel corridoio, su cui la loro "camera da letto" -per quella settimana- si affacciava, e in quel momento, in cui la porta non era del tutto chiusa, quello spiraglio gli permetteva di sovrastare il naturale silenzio. Si poteva avere quasi l'impressione che realmente quel ronzio sordo stesse fisicamente occupando spazio, ogni angolo libero tra quelle quattro mura. Probabilmente era molto stanco, più del previsto: erano in trasferta, nel pieno di una settimana fitta di allenamenti, squadre ostiche ogni giorno, di quelle che ti costringono continuamente a pensare. Akaashi chiuse gli occhi e cercò di dormire. 
Forse c'era quasi riuscito, forse no. Non era mai chiaro in quale punto preciso si trovasse, quando scivolava nel dormiveglia: il confine labile tra il reale e il mondo dei sogni somigliava piuttosto a un'offuscata terra di nessuno, improvvisamente immagini e suoni si confondevano, perdendovisi, in quella nebbia fatta di incertezze. 
Di punto in bianco, prepotente e improvviso come un brusco risveglio, un corpo pesante lo fece tornare totalmente presente a se stesso, in pieno e vivido contatto con la realtà. Akaashi si prese qualche istante per riabituare gli occhi all'oscurità della camera, per tornare di nuovo in grado di distinguere delle forme, in mezzo a quell'ammasso di nero, poi spostò un poco la testa per esaminare il compagno accanto a lui: Bokuto era sveglio o si era mosso nel sonno? Non avrebbe saputo dirlo nemmeno lui. A giudicare da un primo esame, sembrava stesse dormendo beato. Almeno lui ci riusciva, anche se ora parte del suo peso ricadeva sul corpo di Keiji. I loro futon era praticamente attaccati, stesi uno accanto all'altro, come quelli di tutti gli altri, d'altronde: per terra lo spazio era quello che era, per cui sembravano quasi creare una sorta di letto unico, un tappeto bianco che faceva scomparire il pavimento. Ognuno però aveva il proprio spazio vitale: anche loro due, in teoria. Bokuto aveva iniziato, dalla seconda sera, a praticare queste "intrusioni di campo" dicendo che lo aiutavano a dormire meglio: era più comodo, aveva più spazio, e di certo lui, che era l'asso e il capitano della squadra, non poteva compromettere la sua forma ottimale in campo a causa di disturbi del sonno. Perlomeno aveva sempre chiesto il permesso; quella sera, invece, se l'era direttamente ritrovato accanto, senza preavviso.
Cercò nuovamente di dormire. Chiuse gli occhi, quando acquisì consapevolezza di un altro problema. Aveva la gola riarsa, la bocca incredibilmente secca. Provò a deglutire ma quasi non ne uscì saliva. Poteva capitare, alle volte si svegliava così al mattino, più raramente la notte, e doveva bere un bicchier d'acqua. Era solo una tremenda scocciatura doversi alzare per raggiungere la bottiglia. Fece istintivamente quel movimento quando l'ostacolo che lo bloccò gli ricordò dell'ingombrante presenza di Bokuto. Iniziò a scansarsi, piano piano, a spostare il corpo dell'altro affinché potesse muoversi, senza che lui se ne accorgesse. Prima la mano, poi il braccio, proseguendo con parte del busto, che era ruotato verso di lui; infine un piede, incastrato chissà come tra i suoi. Finalmente fece per alzarsi e il compagno diede segni di vita. Akaashi si fermò un istante credendo che fosse sveglio, quasi ci sperava. Non sapeva perché, non lo sapeva spiegare bene con certezza, ma forse inconsciamente quella sua incapacità di dormire derivava da altro, e forse con un'influenza esterna avrebbe potuto porvi rimedio. Quasi come un disperato che aspetta un'incognita improvvisa nel suo cammino, con ottimistica speranza, cosicché la vita possa volgere al meglio, forse lui sperava solo che Bokuto, da sveglio, avesse quella soluzione semplice e geniale che a lui mancava per sconfiggere quell'occasionale insonnia.
No: lo sentì biascicare qualche sillaba, nel sonno. Nulla più, forse era il suo nome, ma non ne era del tutto certo. Si mise in piedi con rinnovata rassegnazione: come se Bokuto si potesse svegliare per uno spostamento tanto lieve. A quell'ora, poi! Avrebbe come minimo dovuto fare molto più rumore. Raggiunse l'unico punto libero della stanza, dov'erano ammassati gli zaini dell'intera squadra, sotto il davanzale della finestra, e prese la sua bottiglia d'acqua. Bere gli sembrava stranamente piacevole, quanto farlo durante i time out delle partite, negli intervalli tra un allenamento e l'altro. L'acqua scendeva giù, fresca, rianimava ogni tessuto con cui entrava in contatto, come una miracolosa linfa vitale; sembrava impossibile in quell'istante immaginare piacere migliore; era, in qualche modo, una sorta di esperienza totalizzante. Una volta finito deglutì di nuovo; sembrava quasi un atto liberatorio, iniziava a sentirsi meglio. 
Pervaso da una ritrovata calma, tornò silenziosamente al suo posto. Mentre scostava le coperte, sentì appena il borbottio del compagno; più che altro lo notò perché si era mosso. Quello tentò di aprire gli occhi -era a dir poco riduttivo definirlo "insonnolito"- così Keiji gli si avvicinò sussurrando al volo delle scuse, premurandosi di farlo tornare subito a dormire. Non era sicuro di essere in grado di gestirlo, una volta che si fosse svegliato del tutto.
Aveva la voce impastata di sonno, ma almeno un minimo comprensibile, quanto bastava per veicolare il messaggio. Strano: allora era sveglio prima? Si era accorto della sua assenza.
Altri mormorii, completamente indecifrabili, sillabe appiccicate l'una all'altra che avevano ben poco senso, oramai. Keiji finì di sistemare le coperte sopra di sé, adesso era di nuovo nel futon: al caldo, immerso nel buio, soverchiato dal ronzio di sottofondo. La situazione iniziale.
Percepiva una calma diversa adesso, una sensazione differente, quasi piacevole. Una mano lo colpì, senza eccessiva forza, all'altezza delle costole. L'afferrò, prima che Bokuto potesse creargli seri danni conducendo la sua ricerca a tentoni, e si protese verso di lui per rassicurarlo.
Non ottenne stranamente dei farfugli bislacchi in risposta, ma nel muoversi, d'istinto, il corpo del ragazzo lo raggiunge, si avvinghiò in una maniera tanto dolce quanto particolare, "proprio tipica di Kotarou", si sorprese a pensare Keiji. Aveva un modo tutto suo di dosare la forza con la quale avveniva un contatto fra i loro corpi, perfino nel sonno: non esprimeva prepotenza, non era una pretenziosa, ma al tempo stesso era la presa più salda che Akaashi avesse mai sperimentato in vita sua. Ispirava fiducia, comunicava la certezza che potessi farci affidamento, non avrebbe ceduto così facilmente. Forse non l'avrebbe proprio fatto. Quando viveva quei momenti, quegli attimi particolari, si fermava sempre a pensare che non ci fosse bisogno di aggiungere altro, che perfino ricordargli quanto l'amasse sarebbe stato superfluo. Lui lo sapeva già e quella presa era frutto anche di questa consapevolezza. 
Akaashi rispose a quel gesto con un abbraccio delicato, a modo suo, al meglio che potesse fare. Lo attirò un po' di più a sé, gli circondò la schiena con le braccia, e poggiò la testa sopra quella massa di ciuffi grigi, arruffati, che ora gli solleticavano la guancia. Si ritrovò, quasi involontariamente, a percorrere con le mani quella superficie, a indovinarne ancora una volta i volumi, ricordarne i rilievi, a tracciare una nuova mappa mentale di tutti i muscoli che la componevano: sempre con un dettaglio in più ad arricchirla, un'informazione precedentemente sfuggita. Poteva perdercisi in quei gesti, la schiena di Bokuto era forse l'elemento che più di tutti lo sorprendeva, e lo incantava, ogni volta. Affondò il naso nei suoi capelli, ne inspirò forte l'odore: avevano davvero un buon profumo. Ed ecco, lo sentì di nuovo: aveva sonno. Ma era diverso ora, ora che viveva un attimo estatico di beata pace. Tornò di nuovo a concentrarsi, ad essere consapevole del buio, del tenue tepore che lo circondava, ma anche del calore imperante sprigionato dalla vicinanza del corpo di Bokuto; il ronzio costante dei distributori, ora quasi annullato da quello basso e irregolare del respiro del suo amato. Se si concentrava meglio, sfiorando alcuni punti poteva persino percepirne il battito del cuore. Era una consapevolezza nuova, per nulla scomoda, quella di un'altra persona accanto a sé, la presenza di un'altro essere umano, il suo preferito. Azzerava tutte le altre, ogni tipo di pensiero, e lo faceva rilassare. Era quasi in estasi, al pensiero che tutto fosse al suo posto, non c'era niente da modificare, nessun lavoro da fare. 
La mente vagò, fra un pensiero del genere e l'altro, ancora per qualche istante, ma la testa si stava facendo davvero pesante, le palpebre erano già serrate, e lui iniziava a sentirsi piacevolmente confuso. Forse stava già sognando: era ancora la realtà quella in cui insisteva a volersi trattenere?
Si mosse a tentoni con le poche forze residue, c'era ancora qualcosa che voleva fare. Trovò la fronte di Bokuto con le sue labbra, appena dischiuse, per stamparvi un sonnacchioso bacio della buonanotte. 
Ecco, ora poteva dormire. 
Continuava a percepirne il respiro, tese le orecchie ma non udì altro suono; nemmeno quello dei suoi pensieri precedenti. Era sicuro che, se anche avesse voluto recuperarli, non sarebbe riuscito a farli tornare, anche volendo. Cos'erano, poi? Di che trattavano? Non riusciva a capacitarsi di cosa avesse potuto impedirgli di riaddormentarsi subito, c'era davvero qualcosa che ne valesse la pena? 
Un altro movimento, l'ultimo volontario, per sistemare meglio la testa su quel cuscino di capelli.
Era rilassato, completamente in pace, quando scivolò nell'incoscienza. 
 
 
 
 
 
 
Note finali: questa piccola OS è nata senza pretese, in un raro momento in cui non ero così pigra da ignorare a priori la tastiera del PC. Spero che possa piacere e di non aver combinato un pasticcio. Come al solito, e forse lo farò da qui a quando smetterò di scrivere, ringrazio Celest93 per il suo costante entusiasmo e prezioso supporto. Sei un tesoro, davvero!
  
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