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Autore: Gala    13/02/2019    0 recensioni
Original partecipante al Cow-T 9 con il prompt "Age Difference":
Will, ragazzo che soffre d'insonnia vedrà la sua vita cambiare dopo aver accompagnato sua sorella alla villa di un suo cliente, per organizzare il suo matrimonio.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Insomnia

 

Ancora non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile. Perché mai avevo accettato? E pure uno dovrebbe imparare dai propri errori. No, la verità è che non riuscivo proprio a dire di no a mia sorella quando usava quei subdoli mezzucci persuasivi. Conosceva alla perfezione le mie debolezze e ne approfittava sempre. Ed ora eccomi qui, in macchina con lei, mentre cantava a squarciagola orribili canzoni degli anni cinquanta.

« Dai Will, non tenermi il broncio…è solo per una settimana! Vedrai che passa in fretta… » cercò di tirarmi su di morale Sahara, mia sorella.

« Eh no! Non cominciare così adesso…si tratta del tuo lavoro e, ogni volta che c’è un cliente fuori città, mi trascini insieme a te. Ho la mia vita io! » sbottai scontroso.

« Scusami, ma non vorrai mica che vada da sola ospite da sconosciuti…e se capitassi in casa di un maniaco? » mi chiese nascondendo l’angoscia della voce. Era sempre stata catastrofica per natura.

« E io per questo dovrei morire insieme a te? » altra risposta acida.

« Non puoi rimangiarti la parola! Ti ricordo che avevi promesso alla mamma che ti saresti preso cura di me! » eccola che ricominciava ad affondare le unghie nel mio punto debole.

« Avevo sei anni e tu comunque sei più grande di me! » ed ecco la mia solita risposta scontata.

« E poi mi sembra di essere qui con te adesso, quindi lasciami in pace con il mio malumore… » borbottai guardando il panorama mutevole fuori dal finestrino. Stavamo entrando in aperta campagna.

« Speriamo almeno che non siano persone difficili…oltre ad avere solo una settimana per organizzare il matrimonio, sarà pure celebrato nella villa di famiglia. Una villa! Ti rendi conto??? » sbottò nervosa stringendo le dita al volante ed accelerando nella deserta stradina di campagna.

« Ti darò una mano nell’organizzazione, basta che eviti di andare contro un albero… » sussurrai preoccupato assicurandomi che la mia cintura fosse ben allacciata.

« Esagerato… » sbuffò decelerando. Tirai un sospiro di sollievo e guardai nuovamente fuori dal finestrino.

« Chi è che si sposa comunque? » chiesi disinteressato.

« Certi Foster…la parte antecedente al matrimonio l’abbiamo organizzata tutta al telefono, non li ho mai incontrati di persona…non pensi sia strano? » mugugnò svoltando a destra.

« Magari sono persone molto impegnate… » la tranquillizzai.

« Io ci ho pensato…e se magari fossero dei vampiri? Le loro telefonate erano sempre di notte, e la mattina erano praticamente irreperibili… » ecco un’altra paranoia di mia sorella. Era un’appassionata di film dell’orrore che la terrorizzavano e le condizionavano la vita.

« Sciocchezze…te lo ripeto, magari la mattina lavoravano e potevano rintracciarti solo la sera… » e la mia risposta razionale arrivava repentina.

« Sarà, ma io ho comunque paura… » borbottò.

« E allora perché hai accettato questo lavoro? » chiesi inarcando un sopracciglio.

« Perché mi pagano bene… » sorrise gongolante. C’era d’aspettarselo.

« Oh, eccoci arrivati… » aggiunse poi entrando in un lungo viale. Sentii la ghiaia scricchiolare sotto i pneumatici e il motore trarre un sospiro di sollievo quando Sahara parcheggiò la macchina.

« Bene, stammi vicino… » bisbigliò suonando titubante il campanello dell’abitazione. Non passò nemmeno un secondo, che il portone massiccio della villa si aprì, con un cigolio inquietante, mostrando così il sinistro maggiordomo. Quest’ultimo, alto allampanato e pallido come la morte, parlò con voce profonda:

« Voi dovete essere la signorina Moontiers e suo fratello. Vi attendevamo, benvenuti… » non sorrise nemmeno mentre si spostava per far passare mia sorella, me e le valigie. Quell’uomo era decisamente sospetto.

« Dia le valige a me, vi mostrerò le vostre stanze… » annunciò tetro prendendo i bagagli dalle mie mani e salendo le scale al piano di sopra.

« I signori Foster sono in casa? » chiese cortese mia sorella.

« I padroni stanno riposando…li potrete incontrare domani mattina durante la colazione.

« Ma sono appena le sei del pomeriggio… » sussurrai sconcertato a mia sorella e lei mi rispose con un’alzata di spalle.

« I miei padroni lavorano molto, rischiando di perdere molte ore di sonno…in vista al matrimonio stanno cercando di recuperare… » spiegò sempre con aria solenne il maggiordomo.

« Oh, questo spiega molte cose… » ridacchiò Sahara, traendo un profondo sospiro di sollievo. A quanto pareva niente vampiri.

« La cena vi sarà servita tra un’ora…nel frattempo vi sarei grato se non faceste troppo rumore… » i suoi occhi freddi e grigi erano molto severi e mia sorella ed io non avemmo il coraggio di controbattere. Ci rifugiammo nella stanza a noi assegnata. Era davvero enorme, sembrava un mini appartamento! C’erano addirittura due camere da letto e il bagno.

« Incredibile! Guarda Will, si vede il giardino da qui!!! Già me lo immagino, lì ci sarà il buffet, là metteremo le sedie, invece là infondo… » cominciò a sproloquiare esagitata.

« Ehi…il mastino ingessato ha detto di non fare rumore… » borbottai annoiato buttandomi sul letto. Lei si zittì subito presa in contro piede.

« Però che noia… » si lamentò buttandosi sul letto accanto a me.

« …ora ho solo 6 giorni per fare tutto… » sbuffò chiudendo i suoi occhioni blu.

« Tsè…vedrai che sarà tutto perfetto come tuo solito… » sorrisi chiudendo i miei.

« Hai dormito ieri sera? » sussurrò apprensiva sfiorando una profonda occhiaia che mi segnava il viso.

« No…e nemmeno quella prima, ne quella prima ancora e quella ancora prima…devo andare avanti? » sussurrai.

« Non va bene così! Finirai per ammalarti! Li prendi i sonniferi che ti prescrive il dottore? »

« Si…ma non servono a niente…mi sveglio ugualmente nel cuore della notte, madido di sudore ed in stato confusionale…dopo è impossibile riprendere sonno… » sbuffai coprendomi il viso con un braccio.

« Che cosa sogni? Non me l’hai mai voluto dire… » sussurrò intristita.

« Vado a farmi una doccia… » chiusi il discorso alzandomi. Non era il caso che quella discussione andasse avanti. Mi chiusi in bagno per quasi un'ora, sperando che l’acqua calda portasse via un po’ di stanchezza.

« Will! Will, hanno portato la cena… » la voce di Sahara giunse ovattata alle mie orecchie.

« A--arrivo subito… » urlai in risposta avvolgendomi in un accappatoio.

« Credevo che ci fossi annegato lì dentro… » ridacchiò mia sorella quando mi vide riemergere dal bagno.

« Scusami, dovevo essere sovrappensiero…che si mangia di buono? » chiesi, sedendomi sul letto.

« Arrosto con le patate, sembra delizioso… » sorrise in estasi mentre guardava affamata le porzioni fumanti.

« Mmhh…è buono davvero… » approvai con la bocca piena. Divorammo tutto in pochi minuti ed una cameriera venne a ritirare il carrello poco dopo. Che servizio impeccabile…se fosse stato un hotel, sarebbe stato di sicuro un 5 stelle se non di più.

« Ora vado a lavarmi io… » mi avvisò Sahara e io ne approfittai per vestirmi. Dunque, ero pulito e avevo mangiato…che altro dovevo fare se non dormire? Presi dalla valigia il mio sonnifero e lo mandai giù senza pensarci su due volte.

« Speriamo che il sonno arrivi presto… » borbottai buttandomi sul letto. Lentamente, senza rendermene conto, su di me calò il buio.

Stavo camminando in un corridoio immerso nella semioscurità. Strano, non mi sembrava di conoscerlo, anche se aveva qualcosa di familiare…forse l’avevo visto in uno dei film che appassionavano Sahara. Ad un tratto una lingua di luce, che filtrava da sotto una porta, attirò la mia attenzione. La schiusi lentamente, trovandomi in una…una cripta??? Tutto intorno a me c’erano solo bare e mozziconi di candele ad illuminare la tetra stanza. Anche se il mio sesto senso mi avvertiva di non rimanere oltre in quel luogo, la mia curiosità prevalse, e non potei fare a meno di dare un’occhiata in giro. Su ogni bara c’era inciso il nome di chi vi era deposto. Una in particolare attirò la mia attenzione. Al contrario delle compagne, non era di legno scuro, ma bianca immacolata, rifinita elegantemente con oro ed argento. Sul coperchio c’era scritto “ Christian Foster”. Che strano…dove avevo già sentito quel nome? Ah, ma certo! Foster era il cognome della famiglia che aveva ingaggiato mia sorella. Non appena realizzai di chi fosse quel nome le innumerevoli candele si spensero una dopo l’altra, lasciandomi nella completa oscurità.

« Ma che diavol...? » ma non riuscii a finire la frase che qualcosa mi afferrò da dietro, stringendomi forte, in una presa ferrea.

« Chi...chi è? » chiesi preoccupato.

« Ssshhh…è solo un incubo… » sussurrò una voce maschile, prima di sentire affondare i suoi denti nel mio collo.

« Ah… » le mia labbra furono private della voce dal terrore; sentivo chiaramente il sangue fluire via, risucchiato da quella figura misteriosa, mentre il mio cuore si affannava disperatamente di battere.

« Ora svegliati William…svegliati… » sussurrò quella voce leziosa, mentre sentivo la sua presa allentarsi, per tramutarsi in un delicato abbraccio.

« Waaah!!! » mi svegliai di soprassalto. Era stato solo un sogno…eppure mi era sembrato così vivido. Mi passai una mano sul collo madido di sudore. Nessun segno di denti.

« Almeno non è stato il solito incubo…le fantasie di Sahara devono avermi contagiato…come se esistessero i vampiri… » ridacchiai nervoso controllando l’ora nel cellulare. L’una di notte. Mia sorella probabilmente era andata a letto dopo aver fatto la doccia, rincuorata nel vedermi dormire. Decisi di alzarmi e di andare in bagno a sciacquarmi il viso. Tanto ormai non sarei più riuscito a prendere sonno. Forse non avrei dovuto, ma la noia mi spinse ad uscire dalla stanza, per andare ad esplorare quell’enorme villa. Scesi silenziosamente le scale, allontanandomi dalle camere da letto, per inoltrarmi nell’altra metà della casa. Almeno non correvo il rischio di svegliare nessuno. Vidi un bagliore fioco infondo al corridoio e decisi di dare un’occhiata. Scoprii che proveniva dalla cucina. Qualcuno aveva lasciato il frigorifero aperto.

« Che spreco d’energia… » borbottai sbirciando dentro l’elettrodomestico. Non mi accorsi di quanta sete avessi prima di aver notato il cartone del latte gocciolare di condensazione. Chissà, forse un bicchiere di latte mi avrebbe conciliato il sonno…forse. Quando chiusi lo sportello del frigo un cono di luce illuminò un viso pallido poco distante dal mio.

« Buh! » ghignò facendomi mancare un battito al cuore.

« Waaah! Un vampirooooooo!!! » urlai lasciandomi sfuggire il cartone del latte che schizzò tutto il pavimento. Stavo per darmela letteralmente a gambe quando la grande e forte mano affusolata del mio “vampiro” mi tappò la bocca.

« Ssshhh!!! Non vorrai mica svegliare tutta la casa!!! E poi devi pulire dove hai sporcato! » mi rimproverò puntando la torcia nei miei occhi celesti.

« Aspetta che accendo la luce… » borbottò allontanandosi da me ed accendendo una abajoue vicino alla finestra.

Con il favore della luce potei notare che era un normalissimo ragazzo e che io avevo appena fatto una pessima figura con, probabilmente, uno dei proprietari della casa.

« Mi…mi dispiace… » bofonchiai imbarazzato prendendo uno straccio, per cercare di rimediare al pasticcio combinato.

« Dì un po’…chi saresti tu, uno del catering per il matrimonio di mio fratello? » domandò scostante.

« Non proprio…sono il fratello dell’organizzatrice del matrimonio…mi ha pregato di accompagnarla… » ridacchiai ancora un po’ mortificato finendo di asciugare a terra.

« Mh…come mai gironzolavi per casa? Fatto un brutto sogno? Non dovresti guardare film horror sui vampiri se poi te li sogni la notte… » rise beffardo versando il latte rimasto in un bicchiere. Io arrossii a dismisura iniziando a provare una forte antipatia verso quell’individuo.

« Sei tu che mi hai spaventato e poi quello che ho sognato è irrilevante… » borbottai abbassando lo sguardo.

« Mi chiamo Chris… » si presentò porgendomi il bicchiere con il latte. Io lo accettai un po’ titubante.

« …eri venuto qui per questo no? » mi invitò a bere.

« Oh, grazie…comunque io sono Will… » dissi nascondendomi poi dietro al bicchiere per bere. Nel farlo potei osservarlo senza risultare scortese. Doveva avere tre o quattro anni in più di me, forse ventitré…i capelli biondi erano lunghi e spettinati e due lunghi ciuffi gli nascondeva gli occhi di un colore che non riuscivo a definire con la poca luce della abajoue. Notai però una cosa che ci accomunava; anche lui, come me, aveva profonde occhiaie che marchiavano la pelle chiara.

« Anche tu soffri di insonnia? » chiesi una volta finito di bere.

« Dalla tua domanda intuisco che nemmeno tu dormi molto… » ridacchiò sedendosi sopra la lavastoviglie.

« Già…le ho provate tutte, eppure ogni volta che chiudo gli occhi… » borbottai lasciando la frase in sospeso. Lui mi osservò curioso, aspettando che continuassi, ma delusi le sue aspettative.

« Sei divorato dagli incubi… » la sua non era una domanda.

« …il tuo organismo, pur di tirare avanti, sta esaurendo la tua energia surrenale…ecco il perché dei tuoi capelli grigi… » disse come se stesse parlando del tempo.

« Tra poco ti ritroverai con la testa bianca come un vecchio… » ghignò.

« Tu invece perché non riesci a dormire? » chiesi poggiando il bicchiere nel lavandino.

« L’ho dimenticato… » disse semplice, con un’alzata di spalle.

« Mi stai prendendo in giro? » sibilai alterato.

« No…soffro d’insonnia da talmente tanto tempo che ho dimenticato il motivo per cui non riesco a dormire… » mi spiegò scendendo dall’elettrodomestico per avvicinarsi a me.

« Tu invece sai bene perché non dormi, ma non l’hai mai detto a nessuno, nemmeno alla tua amata sorella…vieni, parliamone in un posto più comodo… » sorrise prendendomi per mano e trascinandomi via da quella scura cucina. Non feci nemmeno caso a dove mi stesse conducendo, perso com’ero nei miei pensieri. Come diavolo aveva fatto ad azzeccare con precisione tutte quelle cose su di me? Ero forse meno enigmatico di quanto affermassi di essere?

« Eccoci qua…questa e la mia stanza… » annunciò accendendo la luce.

« …non preoccuparti di tenere bassa la voce, ho fatto insonorizzare la stanza…non ci sentirà nessuno… » sorrise sedendosi sul letto. Anche se ancora molto sospettoso, mi sedetti al suo fianco.

« Ho come l’impressione di averti già conosciuto… » ridacchiai nervoso. Qualcosa nella sua voce e nei suoi modi di fare mi spaventava come mi attraeva.

« Stai cercando di rimorchiarmi? » scherzò, con il solo risultato di farmi morire di vergogna per aver detto una frase del genere.

« Ma che diavolo dici…il fatto è che…la tua voce! E’ la stessa di quella del sogno! » realizzai battendo un pugno sull’altra mano aperta.

« Non ti seguo… » ammise osservandomi con i suoi occhi, ora potei osservarli bene, di un viola intenso.

« Ho preso un sonnifero dopo cena…mia sorella non aveva fatto altro che parlare di vampiri e della tua famiglia, così devo aver sognato le due cose insieme! » esclamai convinto; ora tutte le tessere del puzzle combaciavano.

« Nel sogno venivo aggredito da un vampiro di nome Christian Foster che aveva una bara bianca! » riassumei pensieroso.

« Io mi chiamo Christian Foster… » disse tranquillo. A quelle parole sbiancai, cominciando a sudare freddo.

« S--sei un vampiro? » chiesi con gli occhi spalancati.

« No…non che io sappia… » sorrise tenebroso. Meno male…sarei morto anche solo se avesse detto di si per scherzo.

« Ti ho spaventato? » rise buttandosi su metà del suo letto matrimoniale tirandosi me appresso.

« Scemo…non ho il fisico per sopportare paure extra… » borbottai.

« Scusa…hai già i tuoi incubi con cui fare i conti tutte le notti… » sussurrò spettinandomi i capelli con una grande mano.

« Già…sempre lo stesso incubo da sette anni…da quando è morta mia madre… » chiusi gli occhi mentre lo dicevo.

« Devi essere stato traumatizzato… » disse comprensivo.

« …non l’ho mai detto a nessuno…nemmeno a mia sorella, per evitare che si preoccupasse, ma io ero presente…ero in quella maledetta stanza quando è successo…quel bastardo ubriacone ci ha rovinato la vita… » sussurrai pieno di rabbia.

« Tuo padre? » mi chiese titubante.

« No…lui ci aveva lasciati quando io avevo due anni…si trattava del nuovo compagno di mia madre…lui non si era messo con lei perché l’amava, ma l’aveva fatto per me e mia sorella. Mi disse che se…se non volevo che Sahara piangesse, avrei dovuto giocare con lui… » la mia voce si spezzò mentre mi coprivo gli occhi con un braccio e con l’altra mano mi arpionavo al lenzuolo del letto. Faticavo a mettere le lettere una dietro l’altra, forzando la mia bocca a non piegarsi in uno spasmo per poter continuare a parlare.

« …lui era sempre ubriaco, e i suoi giochi mi spaventavano e mi facevano male, ma io non dicevo nulla, per paura che toccasse mia sorella…io…sigh…io avevo promesso che l’avrei protetta… » la voce si spezzò per un nuovo singhiozzo. Sentii le sue mani stringermi al suo petto ma non interruppi il mio racconto. Quella stretta mi dette il coraggio di continuare.

« …un giorno mia madre tornò prima dal lavoro e ci vide… vide quel bastardo sopra di me…le sue mani sulla mia pelle... lei, lei lo ha cacciato via urlando! Ma lui si è arrabbiato…le ha tolto la vita con una facilità innaturale. Non avrei mai creduto che fossimo tanto fragili finché non lo vidi con i miei occhi. Coperto di sangue poi tornò da me… lui… lui, sniff… mi macchiò con il  sangue e la sua violenza… poi arrivò la polizia. I vicini l’avevano chiamata sentendo le urla di mia madre. E quello stronzo sai cosa faceva? » risi amaro mentre le lacrime mi annebbiavano gli occhi.

« No… » sussurrò lui stringendo appena la presa. Aveva la voce rauca e bassa. Non riuscii a vederlo in viso ma sembrava arrabbiato.

« Dormiva! Zuppo di alcool come una spugna, dormiva sul pavimento mentre io piangevo sul corpo di mia madre… hai sbagliato prima, sai? Io i capelli grigi li ho avuti da quella sera… » sussurrai mentre mi stringevo al suo petto per sfogare la mia angoscia. Raccontarlo fu molto più doloroso che rivivere quella scena ogni singola notte.

« Ssshhh…è finita adesso…è stato solo un brutto sogno… » mi tranquillizzò baciandomi la testa con dolcezza. Io respirai profondamente il suo profumo ancora scosso da sempre più radi singhiozzi. Come per incanto, finii per cadere in un sonno profondo e senza sogni, stretto al suo largo petto.

Il mattino seguente mi svegliai nella stessa posizione in cui mi ero addormentato. Due grandi braccia mi avvolgevano le spalle mentre sbavicchiavo sul petto di qualcuno.

« Buon giorno…dormito bene? » la voce ironica di Chris mi giunse graffiante alle orecchie. Schiusi gli occhi trovandomelo a pochi centimetri di distanza.

« Whaaaa! » urlai allontanandomi tanto velocemente che caddi dal letto.

« Ehi, potrei offendermi, sai? » fece affacciandosi dal letto.

« Ho dormito qui? » chiesi frastornato.

« Si…tutta la notte stretto a me…eri così carino! » ridacchiò facendomi arrossire. Avevo dormito tutta (quasi tutta) la notte abbracciato ad un uomo?!?!?! La notizia mi sconvolse tanto che non feci nemmeno caso al fatto stesso che fossi riuscito a dormire.

« Maniaco! Chi ti ha dato il diritto di…di… » ero talmente arrabbiato da non riuscire quasi a parlare.

« Sei omofobo? Beh, sarebbe naturale dopo quello che mi hai raccontato ieri sera… » bastarono quelle semplici parole a zittirmi. Era vero…io gli avevo raccontato il mio segreto più intimo anche se non lo conoscevo affatto. Cosa mi aveva fatto avere fiducia in lui fino a quel punto?

« Non sono omofobo… » borbottai sedendomi docile sul letto.

« Comunque dovresti ringraziarmi, non urlarmi contro! Grazie a me hai dormito come un ghiro! » si pavoneggiò.

« Tu invece non hai riposato? » chiesi un po’ colpevole.

« No…però non mi sono annoiato…ho scoperto che osservarti dormire è piuttosto divertente. Sapevi che i tuoi capelli diventano argentati se colpiti dalla luce? Oppure che arrossisci se qualcuno ti accarezza? » soffiò ridacchiando.

« Maniaco!!! » gli urlai nuovamente contro iniziando a lanciargli dietro tutto quello che mi capitava in mano. Lui rise bloccandomi i movimenti con le braccia, costringendomi contro il suo corpo.

« Sei così esile… » soffiò nel mio orecchio mordicchiandomi il lobo.

« Ahw…cosa credi di fare? » arrossii sentendomi mancare il fiato. Provai a spingerlo via senza successo.

« Mi piaci Will…ho deciso che sarai mio… » sussurrò lascivo aumentando leggermente la stretta sul mio corpo.

« Ehi, e la mia opinione non conta niente? Io non voglio! » urlai, sfuggendo alla sua presa.

« Scoprirai presto che non potrai fare altrimenti…non riuscirai nemmeno a vivere senza di me… » sussurrò tenebroso mentre io uscivo dalla stanza. Che diavolo aveva voluto dire con quelle parole? Pensieroso tornai nella stanza mia e di Sahara. Quel tipo mi metteva decisamente i brividi. Appena aprii la porta mi ritrovai mia sorella davanti al naso.

« Dove sei stato?!?! Ero preoccupatissima! Mi sono alzata e tu non c’eri e…ma Will! » esclamò sorpresa mia sorella interrompendo la sua sfuriata.

« Che c’è? » chiesi preoccupato mentre mi si avvicinava stravolta.

« Il tuo viso è così disteso…e le occhiaie sono meno marcate di ieri…sei riuscito a dormire? » mi chiese meravigliata.

« Diciamo di si… » le sorrisi accondiscendente.

« Ahah! Lo sapevo che portarti con me in campagna ti avrebbe fatto bene! » esultò trotterellando in camera sua a cambiarsi. E così mi aveva portato qui per questo? Una volta che mi fui vestito anche io, scendemmo per la colazione.

Conoscemmo i futuri sposi e i loro rispettivi genitori ed anche qualche altro parente. Con mia enorme sorpresa, però, Chris non era presente a tavola. Non lo vidi nemmeno durante il resto della giornata. Ma perché diavolo non riuscivo a togliermelo dalla testa???

Dopo cena me ne andai a letto di cattivo umore. Presi il mio sonnifero e mi misi sotto le coperte aspettando che giungesse il sonno.

Eccomi di nuovo in quella cripta. Ecco le candele ed ecco le bare. La bara bianca però era poggiata ad un muro in verticale. La aprii, certo di trovarmi davanti un vampiro dormiente, invece scoprii un passaggio segreto, come se quel feretro fosse stato una semplice porta. Entrai, trovandomi in una luminosa e spaziosa sala da ballo.

« Benvenuto William… » ecco ancora quella voce. Una mano inguantata di bianco prese con grazia la mia ed una soave musica accompagnò la nostra danza. Non mi chiesi nemmeno quando accidenti avessi imparato a ballare, ma mi persi nell’osservare il viso del mio vampiro…il viso di Chris.

« Perché mi trovo qui? » chiesi confuso.

« Perché ti volevo qui…ti dispiace? » mi sorrise facendo scivolare una mano sulla mia vita.

« No… » risposi rapito dai suoi modi garbati. Sembrava uscito da un film d’epoca.

« Allora vieni con me… » ghignò portandomi in una sala appartata, circondata da mille veli, che ci avrebbero nascosti ad occhi indiscreti, e foderata di cuscini di velluto rosso.

« Che luogo è questo? » chiesi affascinato.

« Ti piace? L’ho fatto costruire per te…qui tu mi apparterrai… » rise vellutato. Ebbi la sensazione che mi stesse spogliando con gli occhi ed, in quel preciso istante, mi trovai nudo al suo sguardo. Con mia enorme sorpresa non me ne vergognai.

« Meraviglioso…il rosso fa risaltare così bene la tua pelle… » sussurrò insinuandosi tra le mie gambe, per adagiare il suo corpo, ancora vestito, al mio.

Il seguito fu solo un groviglio di lenzuola e di sospiri mozzati. Il suo corpo si intrecciava a me come le spire del mare. Sentivo la sua bocca saggiare la mia pelle. La sua calda lingua partì ad assaporare il mio collo, scendendo verso la clavicola e poi giù, lungo il braccio. Arrivato al polso lo vidi sorridere e mostrarmi i suoi canini candidi. Li affondò nella pelle nivea, facendo colare rivoli rossi dalle sue labbra. Il mio gemito lo compiacque e prese ad amarmi con ancora più passione. Sentivo la tensione crescere…stava per esplodere dalla mia bocca come un colpo di cannone…

« Aahhhw! »  mi svegliai, stravolto dall’orgasmo prorotto dalle mie labbra. Arrossii mettendomi a sedere…per fortuna Sahara non si era svegliata. Ancora non riuscivo a credere di aver fatto un sogno erotico su Chris. Che vergogna!!! Alzai lentamente l’elastico dei miei pantaloni per osservare il macello prodotto dalla mia fantasia. Decisi di andarmi a fare una doccia fredda per calmare i bollenti spiriti. Era di nuovo l’una di notte e il sonno era scemato ancora. Dopo la doccia, scesi in cucina come la notte prima.

« Ti stavo aspettando… » mi accolse la voce di Chris. Il cuore prese a martellarmi nel petto. Non gli risposi, andandomi a bere un bicchiere d’acqua. Mi si era seccata improvvisamente la gola.

« …svegliato un’altra volta da un sogno? Dalla tua espressione però, non si direbbe che sia stato un incubo… » ridacchiò perfido con il risultato di farmi arrossire violentemente.

« Invece è stato un sogno orribile! » borbottai imbronciato. Lui rise di cuore prendendomi per mano, facendomi arrossire con il cuore a mille.

« Vieni con me…parliamone… » sorrise conducendomi di nuovo in camera sua.

« Come mai oggi non ti ho visto con la tua famiglia? » chiesi tanto per fare conversazione.

« Oh, sono anni che non parlo con loro…penso che la mia insonnia derivi dal fatto che sto cercando di forzare il mio corpo ad una doppia vita…la mattina li evito e la sera mi rilasso… » ghignò mettendo della musica di sottofondo.

« Non hai buoni rapporti con loro? » chiesi piano.

« No…credo che la fidanzata di mio fratello non sappia nemmeno che io esista… » disse neutro.

« Posso chiederti il motivo di questi conflitti? » domandai sedendomi sul letto. Io gli avevo raccontato il mio segreto, anche se non fosse stato per curiosità, avrei insistito solo per essere alla pari!

« E’ un po’ complicato…è che da bambino la mia vita era completamente organizzata: secondo dopo secondo, da quando mi svegliavo al mattino a quando andavo a letto. Avevo anche ventisette minuti e dieci secondi di tempo libero la domenica pomeriggio… » rise amaro.

« Quando compii 18 anni mi ribellai e da quel momento smisi di parlare con i miei genitori… » concluse brevemente.

« E con tuo fratello? » chiesi osservandolo muoversi lentamente nella stanza.

« Con John…lui per me era un idolo…un modello a cui rifarmi…ai miei occhi di fratello minore lui era perfetto…poi scoprii quanto in realtà fosse ipocrita e meschino. Lo sentii parlare male di me e dei miei genitori, non che di loro mi importasse…gli sentii vomitare le peggiori cattiverie sul suo piccolo ed insopportabile fratellino.

Lo vidi picchiare la sua ex-ragazza perché si era rifiutata di concedersi a lui…per una serie di motivi il mio mito si infranse e smisi di considerare John mio fratello… » concluse sedendosi accanto a me.

« Quindi ieri mi hai mentito…il motivo della tua insonnia lo sapevi eccome… » borbottai imbronciato.

« Dettagli…ma passiamo a te! Cosa ti ha svegliato questa notte? Ancora vampiri? » rise. Io arrossii attirando così ancora di più la sua attenzione.

« Forse… » dissi vago.

« Ero di nuovo io? » rise ancora.

« Forse… » ripetei arrossendo ed abbassando lo sguardo.

« Ti uccidevo di nuovo? » si informò.

« No… » sussurrai nascondendo il volto tra le ginocchia piegate al petto.

« Ti toccavo? » sussurrò lascivo nel mio orecchiò facendomi arrossire. Non risposi alla sua provocazione, limitandomi a guardarmi con insistenza i piedi.

« Interessante…lo sapevi che “i sogni son desideri”? Forse dovrei esaudirlo… » rise facendo scorrere le sue grandi mani sulle mie gambe.

« Ahw… » gemetti, tappandomi subito dopo la bocca con le mani.

« Come sei sensibile…cosa facevamo in quel sogno di tanto eccitante? » mi canzonò buttandomi sul letto e sistemandosi tra le mie gambe. Mi ritornò alla mente il sogno ed avvampai di rossore.

« F--fermo…non lo fare… » balbettai spaventato.

« Perché no? Il tuo corpo è così caldo… » soffiò baciandomi il collo e facendomi fremere.

« Siamo due uomini…è innaturale… » gemetti spaesato.

« Non m’interessa…ti ho aspettato così tanto, che ora che ti ho trovato non ti lascerò scappare… » sussurrò terribilmente serio al mio orecchio.

« Che intendi dire? » ma la risposta alla mia domanda fu un bacio delicato, così discordante con i suoi modi prepotenti e passionali, che mi lasciò senza fiato. Avvertii una tenerezza ed un bisogno nascosto che non potei fare altro che colmare ed accontentare.

« Will…io sono innamorato di te…farò qualunque cosa purché tu possa ricambiarmi…chiedimi tutto quello che vuoi… » sussurrò stringendosi a me quasi infantilmente.

« Parliamone domani mattina a colazione… » sussurrai accarezzandogli gentilmente i capelli.

« Per te… » sussurrò prima di poggiare la testa sulla mia spalla e, rimanendo sempre sdraiato sopra di me, addormentandosi. Sospirai rassegnato, scivolando nel sonno a mia volta.

« Will…Will, svegliati! E’ ora di andare a fare colazione… » la voce di Chris mi giunse remota e sgradita alle orecchie. Una volta che dormivo, perché svegliarmi???

« Mmphf… » mugugnai voltandomi dall’altra parte. Lo sentii ridere mentre una mano curiosa si insinuava sotto la mia maglietta andando ad accarezzarmi il petto. A quel tocco spalancai gli occhi diventando bordeaux.

« Che diavolo pensi di fare, pervertito! » sbottai allontanandomi.

« Chi, io? Ma non sei stato tu a fare un sogno a luci rosse su noi due? » mi derise.

« Zitto! » sbottai, come se negare l’evidenza mi avrebbe reso meno colpevole.

« Su, muoviti! Ti devi preparare per fare la colazione! » sorrise pimpante.

« Che ore sono? » borbottai stropicciandomi gli occhi.

« Le otto… » disse con un sorriso ancora più amplio.

« Dobbiamo proprio? » mi lamentai ributtandomi sul letto e nascondendo la testa sotto un cuscino.

« Ti ho fatto una promessa e la manterrò così tu poi dovrai mantenere la tua! » disse serio prendendomi con un braccio dalla vita e caricandomi in spalla.

« Ehi! Mettimi giù! Cosa credi di fare? » sbraitai mentre usciva dalla stanza e camminava tranquillo fino a quella che dividevo con mia sorella. Bussò alla porta educatamente ignorando le mie proteste.

« Will? » chiese confusa Sahara aprendo la porta.

« Sì, c’è anche lui, possiamo entrare? » sorrise diplomatico Chris entrando prepotentemente nella camera.

« E tu chi sei? » chiese mia sorella mentre lui mi buttava sul letto.

« Sono il fratello dello sposo, Christian Foster… » ghignò ammaliatore facendola arrossire. Provai un’inspiegabile morsa allo stomaco a quella sua reazione.

« Ora vestiti o quelle sanguisughe si mangeranno anche le sedie… » rise, dedicando i suoi sguardi subito a me. Che si fosse accorto del mio turbamento?

« S--si… » balbettai scendendo dal letto per prendere i miei vestiti dalla valigia.

« Accidenti, mi devo preparare anche io! » esclamò lei correndo nella sua stanza.

« Di nuovo soli… » sorrise lui sedendosi sul mio letto.

« Che camicia metto? » chiesi mostrandogliene due.

« Quella bianca a righe azzurre… » mi consigliò, alzandosi per cercare, tra le mie, una cravatta adatta.

« Mettici questa poi…e anche questa giacca e questi pantaloni… » disse dandomi in mano i vestiti senza che riuscissi a dare un mio parere.

« Su, cambiati… » mi invitò con un sorriso risedendosi sul letto.

« Penso che andrò a cambiarmi in bagno… » feci imbarazzato.

« La porta è chiusa a chiave… » ghignò ed in quel momento sentii la serratura della porta scattare senza che nessuno la chiudesse.

« Ma come…? » chiesi incredulo e leggermente spaventato.

« Te lo spiegherò in seguito…ora, cambiati! » il suo sguardo mi impose ed intimò di non contraddirlo. Cominciai a spogliarmi in imbarazzo mentre i suoi occhi mi osservavano scrutatori.

« Non guardarmi…mi metti a disagio… » sussurrai arrossendo.

« Siamo tra uomini, non l’hai detto anche tu? Che problema vuoi che ci sia? » mi canzonò.

« Il tuo sguardo mi mette soggezione…per favore… » lo pregai. Lo vidi sbuffare e voltarsi dall’altra parte. I suoi occhi mi ricordavano quelli del sogno e mi facevano fremere. Mi rivestii velocemente perdendo però tempo con il nodo della cravatta.

« Hai bisogno di una mano? » chiese spiandomi con la coda dell’occhio.

« Magari… » sorrisi imbarazzato. Lui si avvicinò a me con passo calcolato, allungando le mani al mio collo per rifarmi il nodo.

« Grazie… » arrossii quando ebbe finito, ma le sue mani si allungarono alla mia schiena per stringermi in un abbraccio possessivo.

« Hai un odore così buono…è un misto tra la dolcezza del caramello e la freschezza della menta…e poi c’è l’odore particolare della tua pelle, capace di inebriarmi… » sembrava quasi ansimasse. Mentre mi chiedevo che razza di aroma avesse il mio bagno schiuma per farmi odorare in quel modo, mia sorella uscì dalla stanza trovandomi ancora tra le braccia di Chris. Quando provai ad allontanarmi, la sua presa aumentò impedendomelo. Mi irrigidii sfuggendo lo sguardo di Sahara mentre il mio viso andava a fuoco.

« Che succede qui? Ho interrotto qualcosa? » scherzò, non avendo capito la serietà della situazione.

« Ah, accidenti! Ci hai scoperti…e io che volevo scappare con il mio vero amore in groppa ad un cavallo bianco… » recitai melodrammaticamente reggendole il gioco per non farla preoccupare. Riuscii a liberarmi delle braccia di Chris e dirigermi verso la porta con mia sorella.

« Aspettatemi… » si lamentò lui seguendoci.

« Ma come, non eri tu a dire che eravamo in ritardo? » risi nervoso cercando di distanziarlo. Quando entrammo tutti e tre nella sala da pranzo l’aria si fece subito tesa. Tutti gli occhi dei familiari erano puntati su Chris con sguardo intimorito e sconvolto. Lui non fece una piega e, con un ghigno compiaciuto, si sedette a tavola, proprio di fronte a me. Il resto dei Foster abbassò lo sguardo quasi con un timore reverenziale cominciando a mangiare in silenzio. La cosa mi insospettì non poco. Mi sarei aspettato come minimo qualche reazione da parte dei genitori, o almeno dalla fidanzata del fratello.

« Il signorino desidera qualcosa in particolare? » chiese il vecchio maggiordomo avvicinandosi al biondo e rompendo così il silenzio.

« No, grazie Sebastian. Posso servirmi anche con quello che già imbandisce la tavola… » sorrise tornando a guardare me. Un po’ a disagio, presi un tortino di fragole, la cosa a me più vicina, e me lo misi sul piatto. Lo vidi osservarmi indagatore.

« Ami le fragole? » mi chiese incolore.

« Che? » chiesi preso in contropiede sentendomi subito una dozzina di occhi addosso.

« Ti ho chiesto se ami le fragole… » ripeté paziente.

« Beh…posso dire di si…anche se non userei proprio la parola amare… » dissi a disagio. Sorrise compiaciuto ed infilzò una fragola dal piatto principale per aggiungerla al mio tortino.

« Che stai facendo? » chiesi con un sopracciglio alzato.

« Ti dono qualcosa che ami… » disse Chris con quel sorriso enigmatico che mi faceva perdere le staffe. Mi sentii avvampare a tali parole. Il fatto che il resto della tavolata fosse in silenzio e concentrata su ciò che dicevamo, non mi aiutò affatto!

« Ah… » fu il mio solo commento mentre non riuscivo a togliere gli occhi da quella fragola in bilico sul mio dolce, per il poco spazio su cui era poggiata.

« …grazie… » riuscii ad aggiungere, guardando in ansia mia sorella, sedutami di fianco.

“Tipo strano” mimarono le sue labbra ed io annuii impercettibilmente. Lo sapevo già per conto mio che era ambiguo.

Chris rimase fermo a fissarmi finché non mangiai il mio tortino alle fragole fino all’ultima briciola.

« Ne vuoi ancora? » mi chiese poggiando il mento sulla mano. Da quando eravamo entrati non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso.

« No, grazie… » dissi portandomi alle labbra il bicchiere di cristallo già riempito di succo da Sebastian, indovinate un po’? Alla fragola! La faccenda aveva dell’assurdo. Quando posai il bicchiere sulla tavola Chris si alzò.

« Bene, ora che hai finito, andiamo… » disse facendomi alzare a mia volta e portandomi fuori, praticamente senza che io potessi protestare.

« Ehi, fermo! Dove stiamo andando? E’ maleducazione alzarsi da tavola! » cercai di resistergli.

« Avevi finito… » rispose.

« E tu non hai nemmeno iniziato! » lo rimbeccai.

« Non ho fame…di cibo… » disse piano continuando a tirarmi per i, a me, sconosciuti corridoi della villa. Era talmente grande da sembrare un castello in miniatura.

« Che vorresti dire? » chiesi allarmato. La vocina vigliacca della mia coscienza continuava a ripetere “Vampiro! Vampiro!”.

« Devi ancora rispondere alla mia dichiarazione di ieri sera. » mi disse portandomi fuori in giardino.

« Non capisco di cosa tu stia parlando… » sussurrai facendo lo gnorri. A quelle parole la presa sul mio polso si strinse spasmodicamente.

« Mi stai facendo male… » gemetti cercando di liberarmi.

« Io ti ho detto che ti amo! Cosa devo fare per essere ricambiato? Quanto ancora dovrai portarmi rancore? » sembrava un folle! Per di più stava dicendo cose che non avevano senso.

« Ma di che diavolo stai parlando? »chiesi allarmato.

« Vieni… te lo mostrerò… » disse tirandomi tra gli alberi di un piccolo boschetto, fino a quello che vidi essere un piccolo mausoleo in marmo bianco.

« Volevo aspettare a mostrartelo, ma la tua anima sta già cominciando a mostrarti cristalli di ricordi. Altrimenti perché sapevi il mio nome prima di trovarci in cucina l’altra sera? »

Ero sempre più spaventato dallo sguardo febbrile e folle di Chris. Cosa voleva dire quel suo cambiamento d’umore repentino?

Aprì il cancello della struttura, trascinandomi dentro insieme a lui.

« Queste sono tutte le tombe della mia famiglia. Ora guarda… », sussurrò tirandomi verso quelle più antiche, risalenti agli inizi del 1800.

Vi era una lapide consunta dal tempo, ma il nome e il ritratto su di essa mi fece gelare.

Sconvolto, feci un passo indietro, mentre osservavo il ritratto di quella tomba. La tomba di Christian Foster. La sua tomba.

« E’ uno scherzo, non è vero? Non puoi essere tu», dissi con voce tremante, eppure qualcosa dentro di me gridava che era tutto vero.

« Devi ricordarti Will. Devi ricordarti della notte in cui sei morto. La stessa in cui sono morto anch’io più di duecento anni fa », mi pregò, afferrandomi le mani. Io scossi violentemente la testa, cercando di fare chiarezza. L’unico risultato fu quello di farmela girare vorticosamente.

Mi appoggiai pesantemente ad una parete, poi il buio.

Era una serata d’estate e me ne stavo vicino alla fontana in giardino a casa di Christian.

Finalmente si riusciva a respirare un po’ al fresco tanto agognato della notte.

«Sei una visione», giunse la voce del mio amico, osservandomi giocare con l’acqua della fonte con una mano, circondato da intermittenti lucciole volanti.

Christian mi aveva chiesto di passare con lui la fine di quella stagione. Doveva sentirsi molto solo da quando erano morti i suoi genitori e suo fratello si era sposato. Quella casa doveva sembrargli così grande e vuota.

Gli sorrisi, facendogli cenno di sedersi accanto a me, per poi carezzargli il viso con la mano fresca d’acqua.

Lo vidi chiudere gli occhi violetti, in un’espressione di pura pace e quasi cedetti alla tentazione di baciare quelle tenere labbra.

Quando ripresi conoscenza ero in camera di Chris. Lui stava alla finestra ad osservare il giardino con fare assorto.

Quel sogno che avevo fatto sembrava così intimo e vero. Possibile che Chris dicesse il vero? Oppure mi ero solo suggestionato?

«Ti sei svegliato!», mi sorrise preoccupato, raggiungendomi immediatamente.

Mi misi a sedere lentamente, cercando di raccogliere i pensieri.

«Voglio delle risposte», fu tutto quello che dissi, serio e lapidario e lo vidi solo annuire greve.

Andò a fugare in un cassetto, mostrandomi una vecchia fotografia nei toni del seppia.

Vi erano raffigurati due giovani ragazzi della stessa età e uno ero io.

«Com’è possibile?», chiesi quasi pregante.

«Will, tu sei il mio primo ed unico amore, il solo che sia mai riuscito a consolare il mio spirito. Io ti ho amato dalla prima volta che posai gli occhi su di te e so per certo che anche tu mi amavi. Devi solo ricordartelo.

Ciò che ci ha separati è stato un crudele malinteso, una colpa che mi ha macchiato e condannato a questa vita d’ombra e ricordo. Non sono più di questo mondo, eppure tu puoi toccarmi. Tu devi per forza essere lui», disse con la voce rotta e carica di dolore, afferrandomi per le spalle.

«Ti prego, ricordati di me», soffiò addolorato,  iniziando poi a singhiozzare sommessamente, nascondendo il volto contro il mio petto.

Vederlo piangere mi ferì profondamente, tanto che mi ritrovai ad abbracciarlo per consolarlo.

« Non piangere… sai che non lo sopporto», sussurrai, senza quasi rendermene conto.

Quelle parole ebbero il potere di calmare i suoi singhiozzi.

«Scusa. Sei sempre stato tu quello forte tra noi due», soffiò, prima di allontanarsi leggermente da me, asciugandosi poi il viso.

«Perché dici che è colpa tua se sono morto?», gli chiesi a quel punto, trovando il coraggio di fare quella domanda solo dopo che Chris ebbe riacquistato un po’ di controllo.

Tornò nervoso, alzandosi in piedi.

«Mio fratello aveva organizzato il mio matrimonio, ma io avevo deciso di partire in segreto con te e lasciare queste terre per poter stare finalmente insieme, senza più avere paura, ma… non feci in tempo ad avvertirti e spiegarti che io non avevo nessuna intenzione di sposarmi con una donna qualsiasi, che sarei morto piuttosto che stare lontano da te.

Tu venni a sapere della notizia da mio fratello stesso e sua moglie. Mentirono entrambi, dicendoti che ero favorevole alle nozze ed innamorato della mia futura sposa. », si fermò a quel punto, tremante di rabbia, per poi fremere e stringersi nelle braccia a ciò che disse dopo.

« Mi dissero che scappasti al galoppo, senza dire niente a nessuno. Il cavallo ti disarcionò e tu moristi sul colpo, spezzandoti il collo.

Il dolore che provai fu così grande che mi tolsi la vita il giorno stesso», concluse greve, alzando poi lo sguardo d’ametista nel mio.

Improvvisamente un dolore lancinante mi attraversò la testa, come una lama incandescente dritta nel cervello.

Fui sopraffatto da sensazioni e ricordi non miei che mi lasciarono stordito. Fu tutto così violento e repentino che per poco non svenni di nuovo.

«Che hai Will, stai male?», mi chiese preoccupato Christian, accarezzandomi il viso divenuto pallido.

«Mi ami sul serio?», chiesi con voce tremante, ricolmo di emozioni dolorose e tristi non mie, ma anche di una flebile speranza.

«Te l’ho già detto. Ti amo Will», sussurrò dolcemente contro il mio orecchio.

Lo strinsi con forza tra le mie braccia, cercando poi le sue labbra.

«Ora rimarremo insieme per sempre », mi disse e gli credetti davvero.

Si separò da me il tanto che bastava per mettermi in mano un pugnale d’argento.

Per stare per sempre insieme ad un morto, sarei dovuto morire.

Finalmente avrei smesso di avere l’insonnia e avrei dormito il sonno eterno, lontano dagli incubi.

 

Sorrisi.

« Ti amo anch’io ».

   
 
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