Si dice che in principio vi era il
caos. Poi fu fatto ordine
e l'Universo iniziò a prendere forma. Quando Dio
creò Sophia, deve aver provato
una certa dose di fierezza, una punta d'orgoglio, di quelle che ti
fanno
gonfiare il petto mentre rimiri quel che hai fatto. Sophia, la
sapienza,
incarnava tutto quello che la più pura e potente anima
femminile potesse
incarnare. Era bella, ammantata di grazia ed al contempo emanatrice di
indomita
forza creatrice. Era stata generata per aiutare a far nascere il Mondo,
e per
conservare in sé ogni frammento di memoria e di
consapevolezza. Ma non era sola
la bella Sophia dalle ali d'oro. Assieme a lei, nello stesso istante e
plasmando la stessa materia delle stelle, era nato lui. Colui che,
aprendo gli
occhi, aveva acceso ogni luce del firmamento. A lui Dio aveva donato un
immenso
potere, che si poteva chiaramente percepire osservando
l’intenso bagliore che
quel corpo emetteva. Lui era Lucifero, il portatore di luce, ed era il
complemento dell'adorata sorella Sophia. Egli era fuoco, forza,
irruenza ed
energia. Ella era vita, cura e conoscenza. Erano belli entrambi, quei
primi
gemelli del nuovo universo, come mai nessun'altra creatura fu mai in
grado di
essere. Ma la bellezza, dietro a profondi occhi azzurri, può
nascondere un
cuore ed un animo che lentamente inceneriscono.
I gemelli amavano il proprio padre,
così come amavano ogni
cosa che veniva creata. Angeli, animali, piante, insetti…
ogni singola cosa
creata, nella continuità dei secoli, era amata. Ma Lucifero
iniziava ad intuire
che il suo teocratico amore era diverso nei confronti della sorella.
Lui amava
Dio, ed amava il creato, ma amava Sophia in modo diverso. Non capiva
quel
sentimento, non lo comprendeva. Osservava gli animali e non vi vedeva
lo stesso
amore. Vedeva in loro istinto, protezione, ma non quella strana
sensazione nata
in lui. Possibile che solo lui la provasse? Possibile che ci fosse
qualcosa di
sbagliato in quel suo cuore? Era impossibile, si era detto,
poiché Dio non
sbaglia mai. Dunque quel sentimento, quella sensazione inspiegabile,
doveva
essere un dono di Dio. Un dono a lui riservato, una sfida o forse una
caratteristica unica. Pensò che un simile dono dovesse
essere stato concesso
anche a Sophia ma lei, essendo la sapienza, lo comprendeva e non ne era
minimamente turbata. La raggiunse, osservandola da lontano per qualche
attimo.
Si era soffermato, beandosi di tale bellezza, su alcuni dettagli
ricamati sulla
preziosa veste di lei e su quel fiore scarlatto che portava fra i
capelli
scuri. Lei, intenta a cantare rivolta verso la luce di Dio, non si
accorse di
quello sguardo voluttuoso, il primo mai generato nella storia del
Mondo, ed
accolse il fratello con un sincero ed amabile sorriso. Com'era bella
Sophia!
Era perfetta! Lui ricambiò il sorriso e si lasciò
abbracciare. Quella stretta,
quel morbido contatto, la dolce carezza della capigliatura sul viso ed
il
calore della sorella, fecero sobbalzare il cuore al giovane portatore
di luce.
La sapienza intuiva un cambiamento ma, non essendoci mai stato altro
tipo
d'amore se non quello per Dio, non comprendeva. Lei non era Dio, non
era
onnisciente. Conosceva quel che era stato, e quel che era, ma non
poteva
scorgere il futuro ed ogni cosa nuova era qualcosa che doveva imparare
e
scoprire. E quel giorno imparò alcune cose. Apprese
l'esistenza della vergogna,
che era nata nell'animo del gemello al pensiero di dover ammettere
davanti al
Padre di non sapere e capire qualcosa. Imparò cos'era la
delusione e la
frustrazione, che si mostrarono sul viso di Lucifero quando
capì di non essere
in grado di spiegare quel che accadeva. E lei tentò in ogni
modo di dare un
senso ad ogni cosa. Convinse il fratello che non poteva esserci
qualcosa di
sbagliato, o negativo, per volere di Dio. E che quindi doveva solo
pazientare,
perché un giorno avrebbe compreso meglio ogni cosa.
Rincuorato, ammaliato
dall'amore che cresceva ogni istante di più, Lucifero attese
di comprendere.
Poi venne l'uomo.
La venuta dell'essere umano, di
quella creatura derivante
dalla scimmia, fece nascere un nuovo sentimento: la gelosia. Dio, che
fino a
quel momento aveva trovato in Lucifero e Sophia le sue migliori
creazioni, ora
aveva annunciato a chi apparteneva quel Mondo: all'uomo. Era la sua
creazione
prediletta, a cui aveva concesso di scegliere i nomi per tutte le cose
ed a cui
aveva affidato il dominio su piante ed animali. Lucifero amava la
natura, amava
il Mondo ed amava il Cielo. Ed amava anche Dio. Ma amore e odio spesso
si
confondono ed è facile che un sentimento sfoci nell'altro.
Era geloso perché
Dio ora reputava migliore l'uomo. Era geloso perché all'uomo
era stato donato
il controllo sulla Terra, nonostante non possedesse alcuna
abilità particolare.
Era geloso perché Dio lo aveva in qualche modo posto in
secondo piano. Ma non
era forse lui, assieme a Sophia, la Perfezione? Non erano loro
più potenti, più
belli e più puri dell'uomo? Lui era stato generato con la
stessa materia delle
stelle, non discendeva da una scimmia e non era stato creato con il
fango!
Eppure Dio amava quella creatura. E quelle creature, in un modo o
nell'altro,
si amavano. E questo aveva fatto germogliare una nuova consapevolezza
nell'animo di Lucifero: rivedeva negli umani quel sentimento che lo
tormentava!
E come era questo possibile? Allarmato da una simile scoperta,
tentò di nuovo
di ricevere una risposta esauriente dalla sorella. Lei era la sapienza
e lui
era affamato di conoscenza, voleva sapere e comprendere ogni
cosa… ma non ci
riusciva! Sophia tentò di dipanare alcune ombre nella mente
confusa del
gemello, spiegandogli il sentimento che provavano i mortali. Ora che lo
aveva
visto, lei lo comprendeva. Dopo aver udito quella spiegazione, le
labbra di
Lucifero si schiusero istintivamente, pronunciando parole che mai erano
state
pronunciate in quel mondo: io ti amo.
“Io ti amo"
sussurrò “Ti amo come amano gli
uomini".
“Ma questo non è
possibile” si sentì rispondere.
“Perché noi
siamo creature pure, noi amiamo Dio. Non amiamo in modo carnale, non
desideriamo fisicamente una persona”.
Si sbagliava Sophia, forse per la
prima volta nella vita.
Lucifero amava ed amava come i mortali. Desiderava baci, carezze e
molto altro.
Non gli bastava restare ad osservare, ammirare la bellezza senza
poterla
assaporare. Ma è sbagliato! Sbagliato? Come poteva esserci
qualcosa di
sbagliato in lui? Dio lo aveva creato, Dio non poteva aver creato
qualcosa di
sbagliato! E perché agli uomini era concesso?
Perché li si giustificava dicendo
che la loro passione carnale era dettata dall'istinto di conservazione
della
specie? Non poteva essere solo quello! Lui amava Sophia e non gli
importava
nulla della specie! L'amava perché voleva sentirne il
sapore, stringerla e non
lasciarla mai andare. Per l'eternità… Era nata la
rabbia, in quel momento.
“Non puoi essere geloso dei
mortali" diceva Sophia “Noi
siamo superiori. Noi siamo Santi, creature perfette e pure!”.
Ma lui la amava! Essere Santo,
puro… che importanza aveva?!
Lui era la luce delle stelle, la perfezione e la bellezza…
ed era geloso di
semplici mortali perché liberi di amare ed amarsi.
“Io ti amo" ripeté. Ne
era del tutto certo. Lei si ritraeva, desiderosa di seguire le leggi di
Dio. Ma
lui le prese la mano. E se Dio lo volesse?
Senza dire altro, si erano separati.
Le regole, ora dettate
dal Padre, erano chiare e non prevedevano l'amore in Cielo, al di fuori
di
quello platonico e divino. E allora perché Lucifero non
riusciva ad agire in
modo diverso? Non poteva far altro che pensare a lei, a desiderare di
averla
accanto e bramare quelle labbra. “Ti amo" ripeteva ancora,
forse a se
stesso oltre che a lei. “Sophia!”. Mormorava quel
nome giorno e notte, in
adorante incanto. E lei a sua volta sospirava. I gemelli, nati nello
stesso
istante, condividevano lo stesso cuore ed entrambi erano attraversati
da punti
e ricami d'amore proibito. Il tempo passava e quei ricami si
espandevano,
provocando sempre più dolore nell'animo di colui che non
viene ricambiato. La
luce di Dio leniva la sofferenza di Sophia, donandole sempre nuova
gioia. Al
contrario, l'essenza di Lucifero si incupiva. Lui, portatore di luce,
si stava
tramutando in ombra. E la leggerezza, la bellezza e la perfezione del
primo
gemello divenivano qualcosa di completamente diverso. Un senso di
pesantezza,
di inadeguatezza e di solitudine lo stritolavano, fino a portarlo al
delirio.
Piangeva Lucifero, ringhiava di rabbia. Era triste e nessuno era mai
stato
triste in Cielo! E quale rabbia stava covando! Rabbia, gelosia e dolore
crescente. La bella Sophia tentava di rimanere accanto a quel suo
fratello
innamorato, ma temeva l'ombra. L'ombra era qualcosa di ignoto, in cui
ti potevi
perdere, e lei era terrorizzata da tutto quello che non comprendeva. Le
mani di
lui, quella stretta che un tempo era gentile e delicata, si faceva
serrata e
violenta. Non voleva lasciarla andare, non poteva lasciarla andare! Ma
l'oscurità lo spingeva lontano, quel peso lo trascinava
verso il basso. La
gelosia, la tristezza, la rabbia, ed il progressivo affievolirsi del
proprio
luminoso amore per Dio lo stavano allontanando dal Paradiso.
“Non lasciare che la tua
luce si spenga" parlava Sophia
“Lascia che il nostro amore cresca in modo diverso".
La stretta di Lucifero si fece
più forte. Non voleva un
amore diverso! Voleva quel che avevano gli umani! Voleva amare la sua
Sophia!
Sophia era sua! Non era di Dio, non era del Cielo! Sophia era sua! Ne
strinse
così forte le mani che la costrinse a gemere per il dolore.
Non aveva mai
provato il dolore e versò una lacrima. Lui vide quella
lacrima e si infuriò:
Dio permetteva alla bella Sophia di piangere?!
“Ti amo!” le
disse, quasi con furia “Solo io ti amo!
Nessun'altro ti ama come ti amo io! Io… ti amo troppo per
permetterti di stare
lontano da me!”.
Anche lei lo amava, lo amava davvero,
ma non così. Non in
quel modo! Lui la stringeva e la tirava a sé, obbligandola
in un bacio che
anche lei aveva tanto sognato. Lo
sognava, ma non in quel modo! Non così! Perché mi
ami così, Lucifero? E
l'oscurità avvolse interamente il portatore di luce.
Nelle tenebre, Lucifero ancora
pensava a lei. Gli anni, i
secoli, i millenni… e ancora pensava a lei. Pensava a quella
pelle bianca,
quegli occhi azzurri, quel sorriso… Ricordava il profumo, il
tepore e lo
splendore del suo canto. Il loro sguardo, un tempo, era lo stesso:
puro,
limpido e come il cielo. Ora quello di lui era rosso come il sangue e
carico
d'odio. Quello di lei si era riempito di lacrime, divenendo ancor
più
cristallino. Ma nel buio lui non poteva più vedere quegli
occhi, e non avrebbe
mai più poterli vedere. Ormai appartenevano a due mondi
diversi: lei al Cielo e
lui all'Inferno. Non si sarebbero più potuti incontrare,
sfiorare, baciare… Ma
lui la amava, la amava ancora, e l'avrebbe amata ancora. Per sempre.
Per
l'eternità.
~Se ti amo così male, è
perché ti amo troppo.~
Paul Gérard
Salve a
tutti. Sì, lo
so, questa storia è un po' diversa rispetto al mio
“solito standard". Ho
voluto partecipare alla challenge proprio per mettermi alla prova,
perché il
lato romantico lo esploro raramente. Spero ne sia uscito qualcosa di
buono!
Alla prossima!