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Autore: SagaFrirry    13/02/2019    6 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge “Garden in love (attività miste)” indetta dal gruppo facebook "Il Giardino di Efp". Ammetto di non essere un'esperta di romanticismo, ma ho voluto provare a sfidare me stessa e creare qualcosa di nuovo. A differenza delle altre storie in cui "furoreggia" Lucifero, qui ho voluto descriverlo come un'anima tormentata da un sentimento che non comprende: l'amore. All'inizio dei tempi, quando la Terra era giovane e lui ancora un angelo, amava Sophia...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Si dice che in principio vi era il caos. Poi fu fatto ordine e l'Universo iniziò a prendere forma. Quando Dio creò Sophia, deve aver provato una certa dose di fierezza, una punta d'orgoglio, di quelle che ti fanno gonfiare il petto mentre rimiri quel che hai fatto. Sophia, la sapienza, incarnava tutto quello che la più pura e potente anima femminile potesse incarnare. Era bella, ammantata di grazia ed al contempo emanatrice di indomita forza creatrice. Era stata generata per aiutare a far nascere il Mondo, e per conservare in sé ogni frammento di memoria e di consapevolezza. Ma non era sola la bella Sophia dalle ali d'oro. Assieme a lei, nello stesso istante e plasmando la stessa materia delle stelle, era nato lui. Colui che, aprendo gli occhi, aveva acceso ogni luce del firmamento. A lui Dio aveva donato un immenso potere, che si poteva chiaramente percepire osservando l’intenso bagliore che quel corpo emetteva. Lui era Lucifero, il portatore di luce, ed era il complemento dell'adorata sorella Sophia. Egli era fuoco, forza, irruenza ed energia. Ella era vita, cura e conoscenza. Erano belli entrambi, quei primi gemelli del nuovo universo, come mai nessun'altra creatura fu mai in grado di essere. Ma la bellezza, dietro a profondi occhi azzurri, può nascondere un cuore ed un animo che lentamente inceneriscono.

 

I gemelli amavano il proprio padre, così come amavano ogni cosa che veniva creata. Angeli, animali, piante, insetti… ogni singola cosa creata, nella continuità dei secoli, era amata. Ma Lucifero iniziava ad intuire che il suo teocratico amore era diverso nei confronti della sorella. Lui amava Dio, ed amava il creato, ma amava Sophia in modo diverso. Non capiva quel sentimento, non lo comprendeva. Osservava gli animali e non vi vedeva lo stesso amore. Vedeva in loro istinto, protezione, ma non quella strana sensazione nata in lui. Possibile che solo lui la provasse? Possibile che ci fosse qualcosa di sbagliato in quel suo cuore? Era impossibile, si era detto, poiché Dio non sbaglia mai. Dunque quel sentimento, quella sensazione inspiegabile, doveva essere un dono di Dio. Un dono a lui riservato, una sfida o forse una caratteristica unica. Pensò che un simile dono dovesse essere stato concesso anche a Sophia ma lei, essendo la sapienza, lo comprendeva e non ne era minimamente turbata. La raggiunse, osservandola da lontano per qualche attimo. Si era soffermato, beandosi di tale bellezza, su alcuni dettagli ricamati sulla preziosa veste di lei e su quel fiore scarlatto che portava fra i capelli scuri. Lei, intenta a cantare rivolta verso la luce di Dio, non si accorse di quello sguardo voluttuoso, il primo mai generato nella storia del Mondo, ed accolse il fratello con un sincero ed amabile sorriso. Com'era bella Sophia! Era perfetta! Lui ricambiò il sorriso e si lasciò abbracciare. Quella stretta, quel morbido contatto, la dolce carezza della capigliatura sul viso ed il calore della sorella, fecero sobbalzare il cuore al giovane portatore di luce. La sapienza intuiva un cambiamento ma, non essendoci mai stato altro tipo d'amore se non quello per Dio, non comprendeva. Lei non era Dio, non era onnisciente. Conosceva quel che era stato, e quel che era, ma non poteva scorgere il futuro ed ogni cosa nuova era qualcosa che doveva imparare e scoprire. E quel giorno imparò alcune cose. Apprese l'esistenza della vergogna, che era nata nell'animo del gemello al pensiero di dover ammettere davanti al Padre di non sapere e capire qualcosa. Imparò cos'era la delusione e la frustrazione, che si mostrarono sul viso di Lucifero quando capì di non essere in grado di spiegare quel che accadeva. E lei tentò in ogni modo di dare un senso ad ogni cosa. Convinse il fratello che non poteva esserci qualcosa di sbagliato, o negativo, per volere di Dio. E che quindi doveva solo pazientare, perché un giorno avrebbe compreso meglio ogni cosa. Rincuorato, ammaliato dall'amore che cresceva ogni istante di più, Lucifero attese di comprendere.

Poi venne l'uomo.

La venuta dell'essere umano, di quella creatura derivante dalla scimmia, fece nascere un nuovo sentimento: la gelosia. Dio, che fino a quel momento aveva trovato in Lucifero e Sophia le sue migliori creazioni, ora aveva annunciato a chi apparteneva quel Mondo: all'uomo. Era la sua creazione prediletta, a cui aveva concesso di scegliere i nomi per tutte le cose ed a cui aveva affidato il dominio su piante ed animali. Lucifero amava la natura, amava il Mondo ed amava il Cielo. Ed amava anche Dio. Ma amore e odio spesso si confondono ed è facile che un sentimento sfoci nell'altro. Era geloso perché Dio ora reputava migliore l'uomo. Era geloso perché all'uomo era stato donato il controllo sulla Terra, nonostante non possedesse alcuna abilità particolare. Era geloso perché Dio lo aveva in qualche modo posto in secondo piano. Ma non era forse lui, assieme a Sophia, la Perfezione? Non erano loro più potenti, più belli e più puri dell'uomo? Lui era stato generato con la stessa materia delle stelle, non discendeva da una scimmia e non era stato creato con il fango! Eppure Dio amava quella creatura. E quelle creature, in un modo o nell'altro, si amavano. E questo aveva fatto germogliare una nuova consapevolezza nell'animo di Lucifero: rivedeva negli umani quel sentimento che lo tormentava! E come era questo possibile? Allarmato da una simile scoperta, tentò di nuovo di ricevere una risposta esauriente dalla sorella. Lei era la sapienza e lui era affamato di conoscenza, voleva sapere e comprendere ogni cosa… ma non ci riusciva! Sophia tentò di dipanare alcune ombre nella mente confusa del gemello, spiegandogli il sentimento che provavano i mortali. Ora che lo aveva visto, lei lo comprendeva. Dopo aver udito quella spiegazione, le labbra di Lucifero si schiusero istintivamente, pronunciando parole che mai erano state pronunciate in quel mondo: io ti amo.

“Io ti amo" sussurrò “Ti amo come amano gli uomini".

“Ma questo non è possibile” si sentì rispondere. “Perché noi siamo creature pure, noi amiamo Dio. Non amiamo in modo carnale, non desideriamo fisicamente una persona”.

Si sbagliava Sophia, forse per la prima volta nella vita. Lucifero amava ed amava come i mortali. Desiderava baci, carezze e molto altro. Non gli bastava restare ad osservare, ammirare la bellezza senza poterla assaporare. Ma è sbagliato! Sbagliato? Come poteva esserci qualcosa di sbagliato in lui? Dio lo aveva creato, Dio non poteva aver creato qualcosa di sbagliato! E perché agli uomini era concesso? Perché li si giustificava dicendo che la loro passione carnale era dettata dall'istinto di conservazione della specie? Non poteva essere solo quello! Lui amava Sophia e non gli importava nulla della specie! L'amava perché voleva sentirne il sapore, stringerla e non lasciarla mai andare. Per l'eternità… Era nata la rabbia, in quel momento.

“Non puoi essere geloso dei mortali" diceva Sophia “Noi siamo superiori. Noi siamo Santi, creature perfette e pure!”.

Ma lui la amava! Essere Santo, puro… che importanza aveva?! Lui era la luce delle stelle, la perfezione e la bellezza… ed era geloso di semplici mortali perché liberi di amare ed amarsi. “Io ti amo" ripeté. Ne era del tutto certo. Lei si ritraeva, desiderosa di seguire le leggi di Dio. Ma lui le prese la mano. E se Dio lo volesse?

 

Senza dire altro, si erano separati. Le regole, ora dettate dal Padre, erano chiare e non prevedevano l'amore in Cielo, al di fuori di quello platonico e divino. E allora perché Lucifero non riusciva ad agire in modo diverso? Non poteva far altro che pensare a lei, a desiderare di averla accanto e bramare quelle labbra. “Ti amo" ripeteva ancora, forse a se stesso oltre che a lei. “Sophia!”. Mormorava quel nome giorno e notte, in adorante incanto. E lei a sua volta sospirava. I gemelli, nati nello stesso istante, condividevano lo stesso cuore ed entrambi erano attraversati da punti e ricami d'amore proibito. Il tempo passava e quei ricami si espandevano, provocando sempre più dolore nell'animo di colui che non viene ricambiato. La luce di Dio leniva la sofferenza di Sophia, donandole sempre nuova gioia. Al contrario, l'essenza di Lucifero si incupiva. Lui, portatore di luce, si stava tramutando in ombra. E la leggerezza, la bellezza e la perfezione del primo gemello divenivano qualcosa di completamente diverso. Un senso di pesantezza, di inadeguatezza e di solitudine lo stritolavano, fino a portarlo al delirio. Piangeva Lucifero, ringhiava di rabbia. Era triste e nessuno era mai stato triste in Cielo! E quale rabbia stava covando! Rabbia, gelosia e dolore crescente. La bella Sophia tentava di rimanere accanto a quel suo fratello innamorato, ma temeva l'ombra. L'ombra era qualcosa di ignoto, in cui ti potevi perdere, e lei era terrorizzata da tutto quello che non comprendeva. Le mani di lui, quella stretta che un tempo era gentile e delicata, si faceva serrata e violenta. Non voleva lasciarla andare, non poteva lasciarla andare! Ma l'oscurità lo spingeva lontano, quel peso lo trascinava verso il basso. La gelosia, la tristezza, la rabbia, ed il progressivo affievolirsi del proprio luminoso amore per Dio lo stavano allontanando dal Paradiso.

“Non lasciare che la tua luce si spenga" parlava Sophia “Lascia che il nostro amore cresca in modo diverso".

La stretta di Lucifero si fece più forte. Non voleva un amore diverso! Voleva quel che avevano gli umani! Voleva amare la sua Sophia! Sophia era sua! Non era di Dio, non era del Cielo! Sophia era sua! Ne strinse così forte le mani che la costrinse a gemere per il dolore. Non aveva mai provato il dolore e versò una lacrima. Lui vide quella lacrima e si infuriò: Dio permetteva alla bella Sophia di piangere?!

“Ti amo!” le disse, quasi con furia “Solo io ti amo! Nessun'altro ti ama come ti amo io! Io… ti amo troppo per permetterti di stare lontano da me!”.

Anche lei lo amava, lo amava davvero, ma non così. Non in quel modo! Lui la stringeva e la tirava a sé, obbligandola in un bacio che anche lei aveva tanto sognato.  Lo sognava, ma non in quel modo! Non così! Perché mi ami così, Lucifero? E l'oscurità avvolse interamente il portatore di luce.

 

Nelle tenebre, Lucifero ancora pensava a lei. Gli anni, i secoli, i millenni… e ancora pensava a lei. Pensava a quella pelle bianca, quegli occhi azzurri, quel sorriso… Ricordava il profumo, il tepore e lo splendore del suo canto. Il loro sguardo, un tempo, era lo stesso: puro, limpido e come il cielo. Ora quello di lui era rosso come il sangue e carico d'odio. Quello di lei si era riempito di lacrime, divenendo ancor più cristallino. Ma nel buio lui non poteva più vedere quegli occhi, e non avrebbe mai più poterli vedere. Ormai appartenevano a due mondi diversi: lei al Cielo e lui all'Inferno. Non si sarebbero più potuti incontrare, sfiorare, baciare… Ma lui la amava, la amava ancora, e l'avrebbe amata ancora. Per sempre. Per l'eternità.

 

~Se ti amo così male, è perché ti amo troppo.~

Paul Gérard

 

 

Salve a tutti. Sì, lo so, questa storia è un po' diversa rispetto al mio “solito standard". Ho voluto partecipare alla challenge proprio per mettermi alla prova, perché il lato romantico lo esploro raramente. Spero ne sia uscito qualcosa di buono! Alla prossima!

   
 
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