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Autore: Aky ivanov    13/02/2019    1 recensioni
“Spero tu ora abbia capito quale sia il tuo posto” sussurra Vorkov al mio orecchio mentre lo sento armeggiare con alcuni attrezzi vicino al comodino. “Ti piacciono le siringhe Yuri? Sai, se non ti fossi messo in mezzo Takao avrebbe accettato la mia offerta, ma tu devi sempre rovinare tutto.”
Non ho paura di morire ma non voglio lasciare questo mondo senza opporre resistenza, e stare qui intubato costretto a sentirlo parlare non aiuta. È davvero questo il mio destino? Una misera siringa piena di chissà cosa, iniettatami in un letto d’ospedale dopo aver passato dieci anni a lottare per la mia vita? Per la mia libertà?
Cos'è il destino a questo punto se non una presa per i fondelli.

Song fiction sulle note di "Non mi avrai - Zucchero"
Ambientata nel periodo della serie in cui Yuri è in coma.
I suoi pensieri, le sue emozioni e sensazioni sono racchiusi in questa piccola one shot.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tu non mi avrai mai

Dimmi chi è che come me

combatterà con lealtà

io fuggirò e correrò

tra un’altra notte me ne andrò

 

Ho perso il conto del tempo passato a correre a perdifiato in questi corridoi lugubri. Le gambe piene di graffi mi reggono per miracolo nella mia impresa titanica. Le pietre incrostate di questo posto mi fanno credere di ripercorrere sempre la stessa strada ma so che non è così, altrimenti quella maledetta sirena avrebbe smesso di suonare. Sarò piccolo ma non mi farò mettere i piedi in faccia così! Stupido Vorkov, pensava che non facendomi avere Wolborg nella sala delle punizioni me ne sarei stato buono e tranquillo a farmi pestare? Illuso.

Se voglio uscire di qui non devo avere la minima esitazione o ripensamento, ma non posso abbandonare Wolborg nelle mani di quei mostri che lo userebbero solo per i loro stupidi test. Lui è un mio amico.

Stringo la maglia ridotta a brandelli all’altezza del petto colpito da improvvisi dolori, non posso cedere ora.

Svoltato l’angolo mi accorgo troppo tardi del pericolo, sembrava strano non sentire più passi alle mie spalle. Stupido, stupido, stupido! Sono caduto nella loro trappola.

Vorkov mi solleva a mezz’aria portandomi in linea con il suo volto diventato una maschera di sangue, lacerato dal vecchio disco d’attacco di Wolborg all’altezza dell’occhio. Avevo accuratamente nascosto quel pezzo metallico nei pantaloni prima di essere trascinato via per la punizione, punito solo perché non avevo obbedito ai suoi ordini.

“Moccioso dove pensavi di scappare? La tua corsa finisce qui.” E per sottolineare le sue parole mi sbatte con violenza contro il muro artigliandomi il collo con le sue dita gelide. Ed eccola qui la normale routine, lui mi punisce, io tento di scappare, lui mi trova e si vendica.

A causa della sua stretta non respiro, l’aria non affluisce più verso i miei polmoni e sono sicuro provi un piacere perverso nel vedermi diventare violaceo mentre annaspo alla ricerca d’ossigeno in questa scomoda posizione. Non riesco più a controllare i muscoli del corpo, tanto che i miei calci perdono l’intensità iniziale e le gambe ricadono senza forza come quelle di una marionetta. Perché noi bambini dobbiamo essere così deboli da essere schiacciati al pari degli insetti? Non voglio più essere impotente davanti ai miei aguzzini, voglio guardarli dall’alto in basso e fargliela pagare per tutto.

Sono così intraprendente perché non ragiono più o sono semplicemente uno sciocco? Probabilmente solo uno sciocco, questo è il centoventesimo tentativo di fugga fallito.

“Non pensare di perdere i sensi Yuri. Dovrai sentire ogni singolo colpo, ti farò pentire della tua insolenza più del solito, e se ho perso l’uso dell’occhio preparati a dire le tue ultime preghiere”. Magari la mancanza di un occhio compensasse la sua mancanza di intelligenza, vorrei tanto dirglielo in faccia ma riesco a malapena a respirare figuriamoci a parlare.

Ad un tratto mi scaglia con violenza per terra neanche fossi un sacco di patate, e incapace di reagire o di attutire la cauta con le mani sbatto violentemente la testa. Un gemito, uno solo fuoriesce dalla mia bocca impastata di sangue prima che quel sadico mi inizi a trascinare per i corridoi tirandomi per i capelli.

“Arrenditi” No, puoi scordatelo tra un’altra notte me ne andrò. “Tu non mi avrai mai” sussurrò flebilmente con la visita offuscata dal dolore, ma nonostante le immagini sfocate vedo il suo volto deformato dalla rabbia al sorrisino strafottente che gli ho rivolto. L’ultima cosa che i miei occhi avvertono è la mano che si abbatte con violenza sul mio volto, poi il buio.

 

la forza che è dentro di me

è fuoco e terra, inquietudine

combatterò non perderò

l'orgoglio di un guerriero

che non muore mai

 

Un incubo, o meglio vorrei tanto che lo fosse. Questi non sono brutti sogni che possono essere scacciati via accendendo la luce, sono ricordi frammentari del passato che non vogliono andar via. Strano, la mia memoria sembra aver cancellato solo il momento in cui ho iniziato a obbedire ciecamente ai suoi ordini in vista del primo campionato mondiale. Nell’istante in cui il mio corpo cede alla stanchezza, eccoli prepotenti giungere dai meandri della mia testa, sempre nitidi nonostante gli anni passati. Mi sembra sempre di poter ancora assaporare o sentire l’odore ferroso del sangue al termine di questi viaggi nel passato. Stranamente, sono proprio questi spiacevoli ricordi che mi fanno capire di non essere del tutto morto.

Allo stesso tempo, vorrei tanto poter dire di vedere qualcos’altro oltre il buio ma ormai soltanto l’oscurità mi avvolge con le sue braccia. Quando cerco di dormire il mio inconscio risveglia tutti i ricordi passati, non solo tutte le torture, ma anche tutti gli allenamenti infernali, tutta la solitudine e il dolore di quei momenti. Svegliandomi mi illudo di essere salvo dalla mia stessa mente ma mi ritrovo in questo limbo.

Non so se è esattamente un limbo il luogo in cui mi trovo, non vedo niente e per quanto mi sforzi non riesco a muovere un dito; ma l’udito e l’olfatto funzionano. Sento il profumo dei fiori che il presidente Daitenji porta ogni giorno in questa stanza, puntualmente aggiungendo il solito saluto come se si aspettasse una risposta. Nei momenti in cui non cado vittima del passato è lui ad allietare la mia permanenza in questo luogo, mi parla dei suoi racconti d’infanzia, delle ricerche da lui effettuate nel campo del beyblade, della speranza che io apra gli occhi e mi riprenda tornando a vivere la vita come un ragazzo normale. Probabilmente ho perso gran parte dei suoi discorsi, ma la prima frase che ho udito durante il mio soggiorno in questo posto è stata proprio sua, e mi ha lasciato un retrogusto amaro “Sai Yuri, io sono qui a parlarti e forse a te non interessano neanche le mie chiacchere. Il mio è un modo per espiare il fardello opprimente del senso di colpa che sento pesare ogni qual volta vedo i tuoi occhi chiusi. Mi sento responsabile della sorte che ti è toccata, se solo mi fossi imposto e avessi capito prima le vostre intenzioni, forse le cose sarebbero andate diversamente.”

Infatti, ascoltando le sue conversazioni con Takao e i membri della sua squadra ho scoperto di essere in Ospedale, precisamente in coma, dopo la sconfitta contro Garland. Solo pensare a quel burattino nelle mani di Vorkov mi fa ribollire il sangue nelle vene, sono stato sconfitto come un dilettante finendo bloccato in un letto incapace di avere un’adeguata vendetta. Non che in questo campionato abbia dato il meglio di me, sono stato sconfitto persino da quella scimmia ammaestrata dei Bladebreakers e messo in difficolta dal nano con gli occhiali. Due anni fa invece ho creato una dimensione a parte solo con il potere del mio bit power, possibile che solo seguendo gli insegnamenti inculcati da quel finto monaco io sia capace di dare il meglio di me? No, non accetto sia così, ho il mio orgoglio come blader da mantenere. Tutto ciò che ho raggiunto lo devo solo a me stesso e in questo campionato ero distratto dal continuo pensiero del possibile ritorno di Vorkov, non può essere altrimenti. Non posso credere che quel vigliacco mi abbia influenzato a tal punto nonostante i miei continui tentativi di oppormi.

La pelle brucia, è rovente come la fiamma ardente della vendetta che mi sta logorando all’interno non avendo valvola di sfogo. Il desiderio di salire nuovamente sulla pedana di lancio e scagliare Wolborg direttamente contro la balconata non fa altro che aumentare il fuoco che ho dentro. Il calore che però ora mi avvolge è diverso dalla furia che provo, dapprima invadente è diventato più pacato. Il sole tenue mi riscalda il volto, da quando posso rivedere il sole? Una leggera brezza muove i fili d’erba, come ci sono arrivato qui? L’odore di terra bagnata mi invade le narici, quando ha piovuto?

Perché continuo a farmi stupide domande in questo luogo così piacevole, lontano da quelle quattro mura situate nel gelido clima russo o da quel luogo oscuro. Chiudo gli occhi ispirando quell’aria fresca, un toccasana che mi tranquillizza, un soffio freddo che rinfresca le mie membra bollenti.

C’è la pace intorno a me tranne per quel fischio continuo e incessante che risuona nella testa, proveniente da una dimensione lontana.

Non giudicar, tu non devi insinuare

con me non giocare

no che non mi arrendo

e non mi arrenderò mai, no

 

Nonostante non possa muovermi mi sembra di aver corso per ore, sono stanco e vorrei solo abbandonarmi a quel luogo tranquillo che in lontananza continua a chiamarmi. No, Yuri dannazione reagisci!

Non devo ricascarci, il medico ha detto al presidente Daitenji che la mia situazione è peggiorata l’altro giorno e che persino il cuore si è fermato più del dovuto. La mia esistenza dipende da quel muscolo involontario che a detta di quel camice bianco è estremamente forte. Non avevo mai pensato al mio cuore come un elemento così indispensabile per la mia esistenza, deve avere proprio tanto orgoglio come il sottoscritto, altrimenti non si spiega la sua resistenza. Dopotutto, non è poi così male averlo.

Un fruscio accanto al letto, la sedia stridente spostata con poca grazia e l’aria improvvisamente pesante. Nessuno dei miei abituali visitatori mi da questa brutta sensazione, non che abbia tanti ammiratori che facciano la fila al mio capezzale da avere tutta questa indecisione. A parte il presidente Daitenji e i Bladebreakers nessun altro è venuto, neanche la mia squadra, che gli sia successo qualcosa di peggiore? No, non devo iniziare a essere pessimista. Con Boris e Sergey il burattino non ci è andato pesante, loro non erano diventati l’attrazione dello show mondiale messo su da Vorkov, a loro non è stata preclusa ogni possibilità di uscire da una gabbia durante la sfida. Loro devono essersi salvati.

“Ciao Yuri” quella voce raggelante, no non può essere qui la. Ridatemi l’uso delle gambe, delle mani, di qualunque cosa anche solo per un minuto, qualcuno mi dia la possibilità di reagire! Vorrei urlare ma la voce non raggiunge la bocca, rimane intrappolata anch’essa nel nulla. Per quanto mi sforzi il mio corpo non collabora, maledizione! Come ha fatto a entrare, chi diavolo gli ha dato il permesso?!

“Guardati, ti sei rammollito per davvero. Un tempo non saresti stato battuto con così tanta facilità da Garland finendo in coma” Sta zitto Vorkov, non ti permettere di giudicarmi quando sai di non poter ricevere risposta, dopo aver fatto di tutto per non porre fine alla sfida di proposito per fammi finire qui. Forse le tue intenzioni erano altre e volevi che tirassi le cuoia direttamente? Spiacente sono vivo e non ho intenzione di farmi abbindolare dalle tue parole, non di nuovo. Aspetta soltanto il momento in cui sarò fuori di qui e vedrai. Codardo.

“Non mi aspettavo di vedere tutta quella furia nella sede della Bega, fare irruzione senza un piano preciso, urlare come uno psicopatico la tua rabbia ai quattro venti senza avere autocontrollo. Che delusione, non è quello che io ti ho insegnato. Dopo tutto quello che ho fatto per te mi ripaghi così.”

Ribrezzo, ecco cosa provo sentendo le sue mani giocherellare con i mei capelli mentre pronuncia quelle parole cariche di derisione nei miei confronti. “Spero tu ora abbia capito qual è il tuo posto” sussurra al mio orecchio mentre lo sento armeggiare con alcuni attrezzi vicino al comodino. “Ti piacciono le siringhe Yuri? Sai, se non ti fossi messo in mezzo Takao avrebbe accettato la mia offerta ma tu devi sempre rovinare tutto.”

Non ho paura di morire ma non voglio lasciare questo mondo senza opporre resistenza, e stare qui intubato costretto a sentirlo parlare non aiuta. È davvero questo il mio destino? Una misera siringa piena di chissà cosa, iniettatami in un letto d’ospedale dopo aver passato dieci anni a lottare per la mia vita? Per la mia libertà? Cos’è il destino a questo punto se non una presa per i fondelli.

“Lotta pure Yuri, comunque ti befferò” mi sembra già di sentirlo. Io però non accetto questa fine, prenditi pure gioco di me ma l’ultima parola deve essere la mia, mi hai già rovinato abbastanza l’esistenza.

Sento un pizzicorino lungo tutto il corpo, il respiro accelerato al tocco sulla mia pelle di quelle mani insanguinate dalle vite di centinaia di bambini innocenti “Sogni d’oro Yuri”. Lo stomaco si contrae in una morsa ferrea come le mie dita intorno al polso di quell’uomo disgustoso, nel tentativo disperato di strappargli via la pelle a suon di graffi. Avverto il sudore impregnarmi la fronte nello sforzo eccessivo persino per la mia volontà, son però soddisfatto di quei pochi secondi in cui sono sicuro di aver lasciato il segno, letteralmente. Ora prova a prendermi pure destino, sono troppo stanco per lottare ad armi pari ma non mi farò sconfiggere facilmente dovresti averlo capito.

“Hai due secondi per togliergli le mani di dosso prima che Falborg ti faccia saltare il cervello”

Destino fattelo dire, fai proprio schifo.


tu lo sai che un fiore può fiorire dal sale

come un canto che sale

sono libero nessuno mi sconfiggerà, no

 

tu non mi avrai, così

 

“Oh Boris che piacere vederti in piedi, tranquillo ero solo venuto a trovare Yuri. Noto con piacere che almeno tu non sei del tutto rammollito e sei in grado di mantenerti in piedi” la sua risata sguainata risuona nella stanza qualche secondo, prima di essere inghiottita dal corridoio. Sento Boris sospirare al mio fianco sedendosi con un sonoro tonfo sulla sedia mentre preme tasti su quello che presumo sia un cellulare.

“Chi è il deficiente che ha fatto passare Vorkov all’ingresso?” il pugno sbattuto con forza sul comodino fa tintinnare le boccette, vorrei dirgli di darsi una calmata, è il solito impulsivo. Che fastidioso, deve rovinare la felicità di sapere che è vivo.

 “No forse non ha capito, la calmata se la dia lei e pensi a fare il suo lavoro.” Finirà per farsi buttare fuori dall’ospedale di questo passo, soprattutto se continua a alternare frasi giapponesi con insulti in russo fra una minaccia e un’altra. “Ah, lei capisce il russo? Mi fa piacere così non devo tradurle le cose. Si lamenti con chi le pare ma se vedo Vorkov nuovamente nelle stanze di questo ospedale lei si dovrà lamentare, non della mia voce, ma del modo poco garbato con cui si ritroverà da dipendente a essere una paziente.” Un attimo di silenzio in cui lo sento riprendere fiato per assumere un tono talmente smielato, capisco che è palesemente falso senza neanche doverlo guardare in faccia. “Cordiali saluti signorina”.

Il solito rude, minaccioso e sprezzante Boris, come sempre lasciarlo agire da solo è sinonimo di guai per lui e per chi gli sta intorno. Ogni volta che sbraita puntualmente mi sale il mal di testa, non ha neanche il minimo buon senso di lasciarmi riposare in queste condizioni, deve essere una sua abilità innata.

Perché non va via? Anche prima del mondiale durante gli allenamenti preparatori, doveva fare il dispettoso non ascoltandomi perché avevo accettato Kei in squadra. Giustamente tollerare un menefreghista era impresa da poco, meglio aggiungerne un altro! Soprattutto sentirlo lamentarsi per mesi è stata una dura prova per il mio autocontrollo, ogni pretesto era buono per iniziare lo sproloquio su ciò che Kei, faceva, diceva o se addirittura respirava più del dovuto! Una piaga vivente con le sue frecciatine, con le sue manie omicide, con il suo cervello calcolatore utilizzato solo all’occorrenza e messo in moto per trovare ogni singolo momento in cui volevo restare in pace e infrangerlo.

“Ehi Yu” dice a un tratto avvicinandosi al letto strisciando la sedia con la grazia di un elefante, riesco persino a immaginare la solita posizione contorta in cui solitamente si siede. “Ero quasi certo di aspettarmi una delle tue solite ramanzine dopo la telefonata, vuoi fare l’offeso non rispondendomi?” Vorrei tanto fosse così.

Non so esattamente per quanto tempo è rimasto in silenzio, quando riprende parola l’animosa rabbia di poco prima ha lasciato spazio a un tono molto più stanco e basso del normale “Sai, sei incredibile”. L’ho sempre detto che il bipolare è lui e non io, dov’è Sergey quando serve per sbattergli in faccia la verità. “Il medico ieri mi ha svegliato in piena notte allarmato, mi ha detto che il tuo cuore si era fermato. L’ho mandato al diavolo, gli ho detto che non ti conosce bene per questo spara cavolate. Lui però ha aggiunto che qualche altro secondo di troppo e sarebbe stata la tua fine” Sbuffa schioccando le dita a ripetizione, il suo modo per scaricare la tensione prima delle sfide difficili o per diminuire lo stress. “Poi vengo qui, da solo perché Sergey non riesce ancora ad alzarsi dal letto, preparandomi psicologicamente al peggio per le tue possibili condizioni… e mi ritrovo Vorkov” Una risata amara accompagna le sue parole mentre lo schioccare si fa più intenso “Ho desiderato seriamente ucciderlo. Quando l’ho visto con quella siringa avrei tanto voluto prendergliela con la forza e infilzarla nel suo braccio. Pensavo di essere arrivato tardi e invece, come al solito, ti sei difeso da solo.” Lunga pausa in cui anche il suono della suona mano si spegne, lasciando il silenzio padrone della stanza.

“Sei vivo?” chiede ad un tratto quasi strozzandosi con le sue stesse parole “Sai, non hai un bel colorito, ti confondi con le lenzuola e con la benda che ti ricopre metà del viso. Riesco persino a contare le tue vene, stai perdendo peso a vista d’occhio.” La sua voce sommessa è accompagnata ora dal picchiettare leggero ed incerto delle sue dita sulla mia mano “Yu… Non parlano di molte probabilità alte per il tuo risveglio, me lo ha detto il presidente Daitenji. Quel povero vecchio è ormai parte integrante dell’arredamento di questa stanza, e ogni volta che gli chiedo le tue condizioni la risposta non cambia.” Si blocca improvvisamente e anche la sua mano si ferma sulla mia “Ho creduto di non avere il coraggio di parlarti o di sfiorarti vedendoti in queste condizioni e invece lo sto facendo… non fraintendermi, il coraggio non centra niente a parlare è la paura di perderti. So che non crederai alle mie parole, da quanto Boris Kuznestov è così sentimentale? Non lo so, ed è proprio questa insicurezza a logorarmi. Prima ho pensato di essere arrivato troppo tardi per poterti dar fastidio un’ultima volta, quando ho visto Vorkov piegato su di te con quell’ago in mano.” Inspira profondamente quasi gli mancasse l’aria, accarezzandomi il dorso della mano come se volesse imprimerlo sulla sua pelle “Ho chiesto io al presidente Daitenji di andare via prima, perché un conto è parlare con te un altro è farlo davanti ad altre persone… però proprio questo mio desiderio stava per costarti caro. Il medico mi ha ripetuto di continuo – la maggior parte delle persone si sveglia sentendosi amata, circondata da persone che gli dimostrano il proprio affetto, che le dicono di volerla bene-”

Si alza avvicinandosi al mio viso, riesco ad avvertire la sua presenza accanto “E cosa mi ritrovo invece? Un gesto, un minimo accenno del corpo in cui i dottori non credevano più, scaturito dall’odio, e probabilmente dopo questa confessione odierai me. Dopotutto dovevo aspettarmelo, noi non saremo mai come gli altri. Hai difeso la tua libertà anche in queste condizioni, sei sempre un passo avanti”

Infondo cos’è Boris? Un pazzo in grado di seguirmi ovunque nonostante il suo parere discordante, l’incosciente che ha sempre assecondato le mie dee folli di fuga dal monastero, quello che mi è sempre rimasto accanto, l’unica persona che finora è riuscita a farmi sentire a casa anche in questo posto di merda.

Mi sei mancato maledetto idiota, non è colpa tua… non andare via.

La mano sale all’altezza del braccio stringendolo nella sua presa, diversa da quella violenta di Vorkov, piuttosto leggera e traballante “Non provare a morire proprio ora” la voce si incrina in un urlo strozzato e gli mozza il discorso, no Boris non crollare, per favore non farlo ora che non posso aiutarti. “Non so neanche se tu riesci a sentirmi dannazione! Probabilmente sto parlando a vuoto ma deve esserci una speranza, una sola alla quale io possa aggrapparmi per un tu risveglio, e se è parlare a vanvera davanti al tuo corpo gelido; bene la sfrutto!” Tira su col naso tossendo a causa del tono elevato “Non morire mi hai capito?! Mi hai promesso che Vorkov non ti avrebbe mai sconfitto totalmente, ma saremmo stati noi a batterlo insieme! Mantieni la tua promessa e prenditi la tua vendetta! Cosa credi che è venuto a fare qui? Sa bene che non sarà uno stupido letto d’ospedale a fermarti, ha creato una macchina da guerra che gli si è ritorta contro. Ora la teme, REAGISCI!”

Dovrei arrabbiarmi per il tono pieno di rancore e per gli ordini che continua a darmi, però non ci riesco, non dopo aver sentito in bocca il sapore salto delle sue lacrime che continuano a rigarmi il volto e il suo tentativo impacciato di asciugarle con la manica della maglia.

“Yu, torna qui” una supplica flebile, fronte contro fronte “Non mollare” l’ultima parola che odo prima che lasci la stanza.

Fa male non poter reagire, non poter dare un cenno di consenso, non far capire di aver ascoltato ogni singola parola. Fa male essere impotente e sentire le persone a cui vuoi bene soffrire per causa tua.

Passi piuttosto pesanti si avvicinano al letto e un fazzoletto mi asciuga il volto ancora inumidito dalle lacrime di Boris “Non me la sono sentita di entrare prima a disturbare, ma fatti dire una cosa: siete una delle squadre più unite che io abbia mai incontrato. Siete uniti nel vostro modo unico di farlo, dovresti assecondare le sue parole.” Il tono dolce del presidente Daitenji si perde nell’aria, nel silenzio di quella carezza sul viso.

Tornerò da te Boris, questa è una promessa.

 

dove sono non lo so

perché va tutto storto non so

non è il mio posto questo qui

 

là fuori il mondo mi aspetta, sì

 

Dalla visita di Boris la situazione è un po’ peggiorata, il respiratore che mi avevano tolto dopo il collasso ormai arresi ad una mia dipartita, è tornato sul mio volto a tenermi compagnia sotto l’insistenza dell’ex presidente della BBA e le proteste del dottore nel provare a far capire che non era quell’oggetto a fare la differenza. Mi sento meno affaticato del solito non capisco perché i medici sono invece più diffidenti quando parlano concitati con il presidente Daitenji. Da queste conversazioni ho scoperto che a quanto pare Boris era venuto a trovarmi senza il permesso del medico, lui al contrario gli aveva obbligato riposo assoluto per i danni ricevuti alla schiena, adesso è sotto stretta sorveglianza da mattina a sera. Il solito incosciente.

Ormai è un mese che sono in queste condizioni, so che in alcuni casi sono passati anni prima di un risveglio o che improvvisamente una persona non ce l’abbia fatta, io però non ho intenzione di arrendermi giusto ora. Soprattutto non prima di aver capito cosa diavolo ha intenzione di fare quel pazzo di Kei. I Bladebreakers avevano lasciato un nuovo prototipo di Dranzer nella mia stanza, avrei tanto voluto dir loro che erano degli illusi a pensare che quel menefreghista sarebbe venuto a trovarmi, invece mi sono dovuto ricredere. Quando è entrato urtando ogni oggetto presente nella camera pensavo fosse un terremoto, e il suo saluto mi ha fatto venire la pelle d’oca. Aveva una voce inumana, un tono proveniente dall’oltretomba, come se avesse dovuto combattere con un demone più grande di lui. Ed io ci sono ricascato, sono finito a preoccuparmi nuovamente per lui e per i suoi colpi di testa, volente o nolente è stato nella mia squadra un minimo legame si è creato.

So che ha fatto il voltafaccia per l’ennesima volta con i suoi amici e mi chiedo ancora come facciano a riprenderlo con loro sempre, ma al di là di questo devo capire perché tutti vengono a parlare dei fatti loro in questa stanza, soprattutto Takao e i suoi compagni. Sono diventato una sorta di confessionale, per tutti i miei visitatori tranne che per Kei perché a parte ripetere il nome del suo beyblade come una litania quasi avesse paura di dimenticarlo, non ha detto nient’altro. Niente tranne quell’ unica frase in grado di farmi gelare il sangue nelle vene, risoluta e fin troppo familiare “Yuri, Vorkov non vincerà mai, è una promessa. Farò tutto il possibile per mettere la parola fine a questa storia.” Ho detto le esatte identiche parole a Boris e Sergey prima di entrare nella sede della Bega e si è visto come è finita.

Avevo il timore si buttasse nelle fauci del nemico e infatti ora è in corso il suo scontro contro Brooklyn, odio avere sempre ragione.

La voce di Dj Man mi giunge ovattata, io dovrei essere su quel campo in questo momento, io dovrei gridare a quel monaco bastardo che non vincerà mai, io dovrei essere furi da questo posto. Dovrei essere a combattere in prima linea.

“Kei si è rialzato ancora una volta” razza di deficiente non torturarti in questo modo, più ti rialzi più aumenti il sadismo del tuo avversario finendo per farti ammazzare. Invano cerco di muovere per l’ennesima volta i muscoli del mio corpo intorpidito da questa camicia di forza invisibile, mi sforzo di aprire gli occhi dando ordine al mio cervello, niente. Sigillati neanche avessero usato la colla. Sono circondato da una squadra di pazzi suicidi, compreso quel nipponico da strapazzo. “E tu sei il primo”, quella voce la riconoscerei ovunque, Wolborg dove diavolo sei?

Alla mia richiesta il lupo appare dinanzi a me illuminando quell’antro oscuro con le ali di ghiaccio spiegate, allungo una mano verso di lui ma svanisce per ricomparire più lontano. Un momento, da quando posso muovermi? Una sorta di copia del mio corpo si è materializzata in questo posto, il suono della televisione è diventato più flebile ma la testa è improvvisamente più pesante. “Non puoi stare qui Yuri” a fatica riesco a puntare lo sguardo sul mio bit power che mi guarda preoccupato. Pensa forse che io ci voglio stare di mia volontà? Sono bloccato da settimane nel nulla non mi ci vogliono le sue perle di saggezza proprio ora “Yuri dannazione riprendi il controllo di te prima che sia troppo tardi!”

Con il respiro affannato mi accascio sulle gambe per un giramento improvviso, non sono sveglio perché ho il mio corpo? Un bip sempre più incessante mi risuona nella testa, si zittisce e poi ricomincia ed ogni volta che il suono riparte sento delle fitte in una parte imprecisata del corpo. “Yuri cosa ti sta succedendo?! Signorina per favore faccia venire subito un medico!” il presidente Daitenji sta urlando, cosa mi sta succedendo?

Molte voci si accavallano l’una sull’altra, non capisco una parola dei termini medici che stanno utilizzando e la testa vortica sempre più velocemente. Mi premo le mani sul volto all’altezza delle tempie annaspando in cerca di ossigeno e le voci pian piano si attenuano, solo il volume del televisore giunge alle mie orecchie “Non immagini neanche cosa siano la sofferenza e la passione. Ora brucia nel fuoco della mia passione Dranzer!”. Kei… giusto sta ancora combattendo contro Brooklyn con tutto sé stesso, sta mantenendo fede alla promessa che io non sono riuscito a mantenere. “Kei conquista un’altra favolosa vittoria a sorpresa!” ha vinto, ce l’ha fatta. Ha mantenuto la sua parola fino alla fine, Vorkov abbasserà di sicuro la cresta adesso e non posso che esserne felice nonostante mi senta sempre più debole, con le palpebre più pesanti. Le mie gambe cedono, mi accascio sotto lo sguardo preoccupato di quegli occhi felini attorniati da una candida luce alle sue spalle. Questo calore delicato, è lo stesso che ho avvertito in quel prato giorni fa, qual era il rischio di lasciarmi andare a questo desiderio di pace? Non me lo ricordo.

Allungo una mano verso quel bagliore trascinandomi in quella direzione mentre Wolfborg allarmato mi si posiziona davanti ringhiando, non ha mai fatto così. Accanto a lui compare improvvisamente l’aquila rossa, cosa ci fa lei qui? La sua immagine è molto più flebile di quella del lupo argentato, quasi sbiadita e evanescente.

“Yuri non arrenderti! Hai una promessa da mantenere, quella che hai fatto a Boris!” Wolborg io non mi sto arrendendo, sto solo cercando riposarmi un po’ in quel luogo così accogliente.

 

combatterò e vincerò

e tutta l’anima ci metterò

 

nessuno mai mi fermerà

è l’onda piena, è l’onda che va

 

“Dottore quindi lei non può fare nulla?!” è di nuovo il presidente, non sto capendo più niente, da dove arriva la sua voce? “Dobbiamo solo aspettare un evolversi volontario degli eventi, il cuore è troppo instabile ha picchi di tachicardia e momenti in cui crolla improvvisamente come ha potuto constatare anche lei. Deve essere il ragazzo a trovare la forza di reagire” L’intensità della luce aumenta diventando accecante costringendomi a socchiudere gli occhi, il bagliore dissolve la figura dell’aquila che in un urlo acuto mi abbandona nello stesso momento in cui un infermiere trafelato entra nella mia stanza “Dottore presto! Ci hanno chiamato dal Beyblade stadium il ragazzo che ha appena vinto l’incontro è stato trovato privo di sensi in un corridoio con la frequenza molto bassa!”

Il calore emanato dalla fonte luminosa aumenta inglobando anche il lupo mentre nella mia testa risuonano quelle parole, Kei quale prezzo hai dato alla tua vittoria?

Devono smetterla tutti quanti di farsi del male per causa mia! So proteggermi da solo, sono io a dover vendicare me stesso non voi! Maledizione ascoltatemi! Sono qui! Sono vivo! Mi avete capito?! Smettetela di rischiare la vostra vita per difendere anche i miei ideali, posso farcela da solo!

Il calore diventa scottante e mi arde la gola, non sto urlando realmente ma è come se avessi gridato per ore. Mi volto nella direzione opposta a quel bagliore osservando le mie mani sporche di sangue, il buio torna prepotentemente a opprimermi non nascondendo quel liquido rossastro. Il livello del sangue inizia a affluire da tutte le direzioni accerchiandomi come un fiume in piena, si abbatte sul mio corpo facendomi sentire quel sapore ferroso in bocca. Mi alzo di scatto correndo ma è tutto così uguale qui dentro, sembra non esserci alcuna via d’uscita. Il livello sale, oltrepassa le ginocchia, arriva fino alla vita, raggiunge le spalle e oltrepassa la linea del mento; chi non desidererebbe nuotare in un lago di sangue dove non riesci a rimanere a galla e vieni tirato giù, in un barato profondo.

Sommerso completamente, affondo in quella poltiglia densa dalla provenienza sconosciuta, ora capisco il perché mi è stato consigliato uno psichiatra uscito dal monastero. Devo convincermi sia tutto frutto della mia fantasia, nella realtà non esisterebbe nulla di questo genere…perché risulta così difficile credere alle mie stesse parole.

Una sorta di corridoio si apre dinanzi a me e lo percorro guidato da una forza sconosciuta, attirato come una calamita. Il livello scende improvvisamente e mi ritrovo a fluttuare davanti a quello che grazie alle lezioni di anatomia so riconoscere come un cuore, il mio cuore. Ora sono morto giusto? No, non ancora, sta continuando a battere e aumenta sempre di più appena lo sfioro. Al mio tocco il ricordo della sfida contro Garland ritorna prepotente insieme all’umiliazione per la sconfitta, ritorna il desiderio di vendetta per tutti i soprusi di Vorkov, rievoco le punizioni subite e l’oblio delle celle del monastero, la solitudine nelle notti insonni a causa degli incubi, il desiderio di giocare liberamente a beyblade bloccato dagli ordini inculcati da Vorkov e gli strani test che lui effettuava su di me. Tenere la mano poggiata qui sopra significa soffrire ma allo stesso tempo è questo gesto che mi mantiene vivo, sarebbe più facile toglierla e andare in quel luogo più tranquillo. Si tratta sicuramente di una visione malata del mio inconscio, una sorta di prova a cui sto sottoponendo me stesso, oppure è un altro scherzo del destino che vuole spingermi a farla finita di mia spontanea volontà, ma ha sbagliato nuovamente tattica.

Poggiando la mano rievoco anche altro, la faccia offesa di Ivan quando non l’abbiamo portato con noi ma abbiamo tentato di corromperlo con del gelato, il volto sorridente di Boris undicenne con due denti mancanti che urla di aver vinto il record di denti persi nelle celle, Sergey che copre tutti con una coperta quando per la prima volta abbiamo festeggiato il capodanno da soli ubriacandoci da far schifo e finendo addormentati sul pavimento… ma non solo questo, due frasi mi rimbombano nella testa  “ Yu, torna qui” , “Yuri, Vorkov non vincerà mai, è una promessa. Farò tutto il possibile per mettere la parola fine a questa storia.” Io ho i miei motivi per restare e se devo sobbarcarmi nuovamente il peso del mio infausto passato, lo farò. Dopotutto nella sfortuna ho avuto modo di incontrare persone e vivere momenti di cui mi ritengo fortunato. Il sacrificio e la determinazione di Kei non saranno vani.

Stringo la presa su quel tessuto muscolare e un dolore mi trafigge da capo a piedi, mi rannicchio sulle ginocchia afferrandomi i capelli nel tentativo di scaricare altrove le brutte sensazioni che mi attanagliano l’anima. Devo resistere. Rabbia, odio, vendetta, rancore, delusione e tanta tristezza mi fanno realizzare finalmente la fine che potrebbe aver fatto Kei data la sparizione dell’aquila rossa. Vorkov non può vincere di nuovo.

“Tu non mi avrai mai” un mantra che ripeto a me stesso da una vita e ora più che mai è come impresso a fuoco sulla mia pelle “E non avrai neanche le persone che mi stanno a cuore”.

La sensibilità alle mani svanisce, il corpo creato in quell’illusione sparisce lasciando il posto a quel bip regolare come una ninna nanna e alla scia bagnata che mi riga il volto. Strano a dirsi ma sono felice di star piangendo, sono ancora vivo.

non giudicar tu non devi insinuare

con me non giocare

no che non mi arrendo e non mi arrenderò mai, no

 

Il medico mi ha definito una persona posseduta dati gli ultimi avvenimenti e mentre Daitenji ha cercato di sdrammatizzare dicendo che non tutto è scientificamente spiegabile, Boris non l’ha digerita altrettanto bene insinuando in modo sarcastico “Attento allora, se tira le cuoia lo troverà nei suoi peggiori incubi. Buh!”. La situazione non è degenerata grazie a Sergey che ha interrotto la conversazione, devo ricordarmi di ringraziarlo se lasciavano fare solo a Boris uno degli infermieri per ripicca mi avrebbe ucciso nel sonno.

Dopo la terza o quarta fuga dalla stanza e le mie condizioni più stabili del solito hanno permesso loro di starmi accanto, credo più che altro che il medico del loro reparto volesse scaricarli ad un suo collega dato il “buona fortuna” detto anche al sottoscritto prima di uscire dalla stanza. Però li capisco, io sono in coma ma se fossi stato in condizione di muovermi sarei uscito fuori con una flebo attaccata al braccio.

Ieri è venuto Takao, ha vinto la sua sfida contro Garland e oggi è il grande giorno dello spareggio. Tralasciando l’affermazione della loro mascotte Hilary sul mio colorito di pelle, sono riconoscente a Takao per la costanza con cui mi è venuto a farmi visita nell’ ultimo periodo e nel sottolineare ogni volta che le vittorie sono dedicate anche a me. “Ce la metteremo tutta! Ti do la mia parola che il mondo del beyblade tornerà come lo hai conosciuto tu!” vorrei un minimo dell’ottimismo che mi ha mostrato in quell’ occasione, nonostante la sfida che stanno ancora affrontando non si è fatto sopraffare dal rancore.

“Tutti noi stiamo lottando proprio per questo, stai tranquillo Yuri! Toglieremo di mezzo quel verme di Vorkov!” quel piccoletto poi aveva conquistato il diritto di essere chiamato per nome e non più scimmia ammaestrata. “Puoi contarci! Noi vinceremo anche l’ultima sfida è una promessa!” Perché tutti continuano a farmi promesse? Finora due di questo genere hanno portato me qui, Kei chissà dove dato che non ne parla nessuno… non rischiare la tua vita anche tu.

Lo scontro deve essersi fatto più acceso dato il mutismo in cui si è rinchiuso Boris da un momento all’altro e l’atmosfera pesante che si respira. “Brooklyn è completamente fuori controllo. Ha distrutto l’intero beyblade stadium” il presidente Daitenji è completamente inorridito, è odioso non sapere cosa sta succedendo e dover tirare le somme solo con questi mozziconi di frasi. La risatina sarcastica di Boris è del tutto fuori luogo “Con tutto il rispetto, lei pensa che le persone di cui si circonda Vorkov abbiano sentimenti umani? Dato il regime di terrore fallimentare instaurato al monastero ha cambiato approccio ma non ideali, ora cerca dei soldatini da comandare a bacchetta e che non si fanno problemi a seguire i suoi ordini di loro iniziativa, abbindolandoli con stupide illusioni” Un boato proveniente dal televisore oscura la trasmissione “Takao dovrà dare il massimo se pensa di poterlo battere, chi ha a che fare Vorkov e i suoi metodi cambia sempre in peggio senza possibilità di ritorno”, non posso che concordare tristemente con Sergey.

“Voi però siete tornati sui vostri passi o sbaglio? Vi siete messi in contrasto aperto verso di lui, per quanto io non condivida il portare rancore verso un individuo anche quello è un sentimento, il che vi rende umani no? Anche i ragazzi della Justin Five avevano i loro motivi personali dettati dalle proprie emozioni quando hanno accolto il progetto Bega, sicuramente al contrario vostro non sono stati obbligati ma sbagliare è umano” io non posso parlare ed è ormai un dato di fatto, però probabilmente sarei ammutolito come i miei due compagni di squadra per il tono dolce e disarmante utilizzato nei nostri confronti, non è una semplice frase ad effetto, lui lo pensa sul serio.

“E a cosa ci ha portato questo schierarci contro? Un soggiorno in questo fantastico ospedale.” Borbottò Boris tra i denti prima d continuare “Finito il rancore secondo lei cosa ci resta? Sì ci stiamo rifacendo una vita ma una semplice sconfitta ad uno dei suoi adepti non placherà la nostra sete di vendetta” il presidente Daitenji sembra riflettere bene prima di rispondere alla domanda che dà voce anche ai miei pensieri “Ti sei risposto da solo Boris, questa sconfitta non placherà la vostra rabbia nei suoi confronti, non voglio immaginare cosa abbiate passato in quel posto e capisco tutto il vostro odio. La prima domanda purtroppo non sussiste, il vostro rancore non finirà mai, si attenuerà nel corso del tempo ma rimarrà latitante in voi. Il vostro compito sarà non farvi divorare dai sentimenti negativi e pensare alla grande forza che avete dimostrato non arrendendovi a lui.” Ha ragione, non sarà questa sconfitta a darci soddisfazione, non sarà una vittoria conquistata solo dagli altri a farmi stare bene, io voglio partecipare e godermi la sua disfatta come minimo!

“Perché voi due mi guardate così adesso?” sento Boris ridacchiare piano seguito a ruota da Sergey “Lei e il bell’addormentato qui accanto andreste d’accordo. Mi sembra di risentire lui tornato dai sotterranei, tutte le volte come un morto vivente che ci incitava a trovare un modo per farla pagare a Vorkov o ad essere felici di qualcosa giusto per fargli un dispetto. Ricordi Ser quando sbagliò di proposito mira nel lancio e prese in pieno la guardia che ci aveva puniti la sera precedente?” “Come posso dimenticarlo, finse di aver sbagliato per un capogiro e si gettò a terra facendo credere persino a Vorkov che era svenuto sul serio”

Oh sì che me lo ricordo, fu una goduria ricevere la doppia razione per pranzo e non essere punito nonostante la ferita provocata alla guardia.

“Era questo che intendevo, pensate anche ai ricordi positivi che avete. Siete umani anche voi” Non ha tutti i torti, da quando abbiamo scoperto i nuovi piani di Vorkov è stato tutto in discesa, il malumore ha preso il sopravvento su questi momenti “spensierati” e la tensione fra noi era arrivata alle stelle. La guerra non si può combattere da soli, non dopo aver trovato più persone che hanno dedicato il loro tempo a porre fine a quest’incubo vivente, però non la si può neanche chiamare vittoria una guerra vinta ma non combattuta.

“Presidente, non tutte le squadre del monastero hanno avuto la fortuna di instaurare un rapporto così stretto. Anche io volevo vendicarmi di Vorkov fin dal primo momento in cui ho messo piede nel monastero, così come Sergey e Ivan, ma cosa succede ad una fiamma che non riceve più legna? Si spegne. Allo stesso modo, non tutti hanno avuto l’opportunità di conoscere un leader nato come Yuri, lui attizzava quella fiamma, essa rischiava di spegnersi? Lui la riaccendeva. È la miccia che dava potenza al nostro desiderio di vendetta e come nel passato, continua a farlo anche adesso nonostante non possa parlare o muoversi, perché nonostante sia impossibilitato sono proprio le sue condizioni a far crescere il nostro desiderio di vendetta” Solo con me non tira fuori tutta questa saggezza e serietà.

“Boris da quando sei così filosofico?” lo prende in giro Sergey ricevendo qualcosa addosso a giudicare dallo spostamento d’aria.

“Siete una squadra molto unita l’ho detto anche Yuri, basatevi su questo per non cadere in un baratro” è l’ultima cosa che il Presidente Daitenji dice prima di essere catturato dal panico che traspare dalla ripresa della trasmissione. La situazione si sta mettendo male per Takao, il beyblade stadium è stato evacuato per il potere distruttivo di Brooklyn ormai fuori controllo. A quanto pare la forza di quel mostro non ha cedimenti, maledizione.

Le parole di Boris mi risuonano nella testa, io sono la miccia del nostro sentimento di vendetta, non so quando mi hanno attribuito questo ruolo ma non posso spegnermi adesso! La mia squadra mi è rimasta accanto nonostante tutto, continua a dimostrarmi fiducia nonostante il mio fallimento contro la Bega e conta ancora su di me. Boris si sbaglia, non sono io che li porto avanti, sono loro che mi danno la forza di continuare a lottare affidandosi a me, ed egocentrico come sono nel mio ruolo di capitano è mio dovere far sì che stiano bene. La vendetta non riguarda solo me contro Vorkov ma tutti noi, io voglio vedere loro felici vendicando il dolore che abbiamo subito in quelle disgustose mura, e non lo farò da solo. Un fascio di luce irrompe in questa landa desolata, non mi abbindolerà di nuovo. “Scordati che io mi arrenda!”

Dj Man urla l’intervento di Draciel nel bel mezzo dello scontro che salva Takao dall’attacco di quel pazzoide. Non devono contribuire solo loro dannazione! Se quel biondino può fermare un attacco posso farlo anche io. Toglietevi di mezzo! La luce molto simile a quella dell’incontro contro Garland mi invade e contraggo le dita istintivamente per sforzarmi di non rimanere folgorato, senza capire immediatamente cosa ho appena fatto.

Ho mosso le dita, questa volta per davvero. Wolborg mi appare davanti più fiero che mai “Ce l’hai fatta, sono orgoglioso di sé”, Mi sento incredibilmente leggero, come se un macigno pesantissimo posto sul mio petto si fosse dissolto nel nulla.

Spalanco gli occhi senza mettere neanche a fuoco la stanza scostandomi la mascherina dell’ossigeno dal viso, pervaso da quell’adrenalina dirompente dopo troppo tempo di stallo. “Ci sono anche io!” urlo con quanto fiato ho in gola dopo settimane passate a non sentire la mia voce. Non mi importa di aver fatto quasi venire un infarto alle persone in questa stanza, non mi importa dei muscoli indolenziti per questo cambio repentino di posizione, io sono soltanto rapito dal televisore dove l’immagine di una trottola racchiusa nel ghiaccio è uno spettacolo sublime.

 

tu lo sai che un fiore può fiorire dal sale

come un canto che sale

sono libero nessuno mi sconfiggerà, no

tu non mi avrai così

oh yeah

 

Sono vivo e riesco finalmente a muovermi, è una sensazione fantastica! Quasi mi sembra assurdo il solo piegare le nocche intorpidite delle mani o le ginocchia, certo mettermi così seduto di botta è stato un duro colpo per la mia resistenza. Sono spossato ma felice e respiro a pieni polmoni quest’aria fetida di disinfettante e altre porcherie ospedaliere solo per il gusto di sentirmi vivo. Alla mia sinistra il presidente accanto al televisore mi guarda stupefatto pulendosi gli occhiali quasi non credendo di vedermi nuovamente vigile. Come dargli torto, è stato per un mese notte e giorno al mio fianco a vegliare e a incoraggiarmi, supplicandomi di aprire gli occhi cercando in tutti i modi di dare speranza anche a sé stesso.

A poca distanza da me con ancora i piedi appoggiati sul comodino Boris mi osserva come una statua di cera, più pallido di come lo ricordassi, mentre dall’altro lato accanto al elettrocardiogramma Sergey si pizzica da solo una mano per assicurarsi di non star sognando.

“Yu…” Boris con uno scatto repentino si issa in piedi osservandomi come se fosse uno scanner dall’alto in basso più volte prima di distogliere lo sguardo imprecando per la lacrima sfuggita al suo controllo. Sospiro senza sapere bene cosa dirgli, non sono bravo a consolare le persone soprattutto se stanno male per me “Boris…”  la mia voce roca è interrotta dalla stretta ferrea in cui mi avvolge all’improvviso all’altezza delle spalle. Non riesco a muovermi tanto è forte la presa e nel momento in cui Sergey contribuisce con il suo peso scaraventandosi addosso finiamo tutti e tre distesi sul letto.

“Ragazzi per favore fate piano che rischiate di fargli male” le parole del Presidente sembrano non scalfirli minimamente dato che la loro presa si intensifica ancor di più facendomi mancare l’aria. Non mi hanno abbracciato così neanche quando ci siamo liberati di Vorkov dopo il primo campionato mondiale. “Bentornato capitano” la voce di Boris è un sussurro dritto nell’orecchio mentre cerco di sollevarmi facendo perno sulle braccia. I due capita la mia difficoltà di movimento si alzano permettendomi di fare altrettanto e di respirare nuovamente in modo normale. Sergey accenna un sorriso nella mia direzione alzando il pollice in segno di vittoria e proprio mentre ricambio il gesto Boris mi afferra per le spalle scuotendomi da parte a parte come una bambola di pezza “Maledetto idiota! Te la sei presa comoda!”. Sergey allarmato si avventa sulle sue braccia muscolose allontanandolo prima che faccia qualche sciocchezza mentre il presidente si asciuga la fronte con il tovagliolo al massimo dell’agitazione, credo stia pregando.

Speravo che la modalità “sensibilità” di Boris durasse qualche minuto in più, niente da fare.

“Boris ti ha dato di volta il cervello?!” Sergey con una voce così alterata mi stupisce, non l’ho mai visto tanto incavolato “Vuoi rispedirlo di nuovo in coma?!”

“Cosa vuoi tu? Vedi di farti gli affari tuoi! Ti ho già sopportato come compagno di stanza in questo ospedale. E il rossino qui accanto deve scontare tutta l’ansia che ci ha fatto venire in quest’ultimo mese con la brillante idea di fingersi morto in più di un’occasione” alzatosi in piedi mi addita con enfasi come se fossi la causa dei mali del mondo. “Guarda che siamo stati compagni di stanza anche al monastero per anni, sono io quello che dovrebbe lamentarsi! In più Yuri non si fingeva morto lo era per davvero!” Lo ammetto, mi sono mancati i loro battibecchi.

Nella lotta verbale il presidente Daitenji dopo aver tentato di placarli intimando loro di abbassare il tono di voce ma bellamente ignorato, ha abbandonato i suoi buoni propositi da pacificatore concentrandosi sulle mie condizioni. Stupefacente come continui a prendersi cura di me con questo fracasso facendo finta di nulla. “Yuri come ti senti? Chiamo il medico per gli accertamenti”

“No! Non adesso, devo alzarmi! Takao sta combattendo e sono sicuro vincerà, in quel momento io dovrò essere lì.” Il mio tono risoluto non viene ascoltato dal presidente Daitenji che si allontana alla ricerca di un medico facendo finta di non aver capito le mie parole e al tentativo di spostare le lenzuola i due si ammutoliscono spingendomi disteso nel letto, improvvisamente d’accordo anche nei gesti oltre che nelle parole.

“Tu non vai da nessuna parte! Vuoi ritrovarti di nuovo in un letto di ospedale?! Ti si vedono le costole, un soffio di vento e voli via.” Non ricordavo di avere a che fare con due compagni iperprotettivi.

“Levatevi di mezzo!” sibilo liberandomi con uno strattone dalla presa al polso di Boris e dalle flebo attaccate al mio braccio, prima di scagliare il lenzuolo su Sergey offuscandogli la vista e balzare giù dal letto. Apro in fretta l’armadietto cercando i miei vestiti e prendendoli per un soffio prima che l’anta, chiusa con violenza da Boris, mi tranci una mano. Evitando l’ennesimo tentativo di bloccarmi infilo i pantaloni della divisa “Potevate portarmi dei vestiti intatti” dico in una smorfia vedendo le condizioni dei miei abiti logori. L’occhio di Boris sembra colpito da un tic nervoso, ottimo sono riuscito a farlo innervosire così sarà più facile distrarlo. “Credi che mentre tu ti sei fatto un mese di sonno noi siamo stati in vacanza a zonzo per la città?!” no per nulla, so bene tutto il dolore che hanno attraversato in questo periodo e la loro difficile riabilitazione ancora in corso. Mi limito a osservarlo sospirando pesantemente, odio queste situazioni di confronto verbale sui nostri “sentimenti”.

“Siamo stati un mese con l’ansia addosso pensando che da un momento all’altro ci avresti lasciato. Con la paura che un solo sguardo di troppo potesse esserti fatale!” con una mano scosta Sergey avvicinatosi nel tentativo di calmarlo e riduce la distanza che ci separa urlandomi in faccia “Ci siamo dedicati per una volta nella vita ad una buona causa venendo umiliati a livello mondiale, ritrovandoci in dei letti d’ospedale, noi due tutti indolenziti e tu ad un passo dalla morte! Come pensi potessimo solo farci vedere in giro, da Takao o da quegli avvoltoi dei giornalisti con l’orgoglio buttato sotto i piedi?! Con la ferita aperta di una cocente sconfitta che è stata capace di logorare la squadra rendendoci lo zimbello perfetto per gli scopi di Vorkov, secondo te avremmo mai potuto far vedere la nostra faccia in pubblico?!” Ha ragione, probabilmente al suo posto nelle posizioni invertite gli avrei urlato contro le stesse cose. Sergey sorpassa entrambi avvicinandosi alla finestra alle mie spalle, riflessivo come al solito “Yuri, è stato come vivere in una terra arsa e desolata, dove dopo aver distrutto tutto è stato gettato del sale per non fare crescere niente. Il tutto in modo tale che la nostra speranza per un tuo risveglio e per la definitiva sconfitta di Vorkov si spegnesse:”

Mi limito a togliere la vestaglia ospedaliera e infilarmi la maglietta con maggior lentezza possibile, cercando bene le parole con cui rispondere “Io mi sono svegliato, quindi cosa ci facciamo qui? Per essere poeta quanto te, il fiore della speranza deve essere sbocciato un minimo se io mi sono svegliato.” Il biondo scuote la testa osservando un punto lontano all’esterno, mentre la mano di Boris mi spinge contro la finestra facendo attenzione a non farmi sbattere con forza “Ma allora non hai sentito quello che ti ho detto?”

“Si che ho sentito, e non solo quello detto ora. Sei stato tu a farmi promettere di svegliarmi” non saprò mai il modo in cui voleva insultarmi, alla mia risposta si è imbambolato fissandomi con occhi vitrei. D’altro canto io assottiglio lo sguardo alla vicinanza ancor più ridotta aspettandomi un qualunque suo colpo di testa “Tu ci si sentivi?”, una sola domanda che in realtà ne racchiude molte di più. Hai sentito il mio tono disperato? Sì. Hai ascoltato tutte le mie considerazioni sul tuo conto? Sì. Ti sei risvegliato per dimostrare di non esserti arreso? Sì. Sai che ti sono stato accanto a soffrire come un cane e nonostante questo hai tirato la tua frecciatina? Sì. Ti sei svegliato perché me lo ha promesso? Sì.

Questo è il vantaggio di discutere con Boris, aver vissuto anni in cui non potendo parlare abbiamo dovuto imparare a capirci con lo sguardo ci ha fornito questo modo di comunicare tutto nostro. Noi siamo quelli che arrivavamo a scatenare una rissa solo supponendo ciò che l’altro pensava, una vita insieme che permette di racchiudere il concetto in una parola molto più coincisa. “Sì”

Provo ad avanzare ma Sergey riduce la distanza tra noi bloccandomi le vie d’uscita, deciso a non farmi uscire senza i controlli del medico. Ecco, con lui il rapporto è diverso, è sempre stato colui che non sono riuscito a proteggere dai guai (in cui finiva per seguire quella testa calda di Boris) perché al contrario, lui è sempre stato iperprotettivo verso di me. Mai una parola sbagliata, mai un gesto fuori contesto, è la persona con cui ho avuto meno diverbi in assoluto. Almeno finora.

“Perché vuoi uscire a tutti i costi ora?” quasi mi viene da sorridere all’ingenuità di quella domanda. “Non lo hai sentito Boris? Siamo diventati lo zimbello degli appassionati di Beyblade dopo il nostro tentativo fallito di distruggere la Bega. Ora Brooklyn è in una crisi esistenziale contro Takao che sta prevalendo, quale miglior momento per guardare finalmente quel monaco dall’alto in basso, gustandoci la sua espressione logorata dall’ennesimo fallimento?” Sergey mi osserva quasi cercasse un inganno nelle mie parole, un sotterfugio in cui io ammetta di diventare di nuovo un kamikaze. “Promettimi che non farai nulla che possa compromettere la tua salute” annuisco e lui si allontana dirigendosi verso la porta. Mi volto verso Boris che dopo aver scosso la testa mi lancia la giacca “Sei sempre il solito manipolatore”

 

Ammetto che uscire dall’ospedale con il mio aspetto non poco appariscente è stata un’impresa, l’infermiera del piano ci ha scoperti subito e siamo dovuti correre via come dei forsennati in direzione dell’ascensore. Le fughe di Boris hanno dato i loro frutti, sapeva dove andare evitando le zone più affollate e giunti nell’ascensore dove le porte non decidevano di chiudersi con un infermiere sempre più vicina ha avuto la brillante idea di rendere il tastierino numerico difettoso ancor più inutile prendendolo a pugni. Il risultato è stato un sali e scendi continuo di piani neanche l’ascensore fosse diventato una giostra.

Pensandoci, non credo che fare una corsa con fuga dall’ospedale dopo essersi appena svegliati dal coma sia esattamente una delle attività consigliate per la guarigione. Soprattutto se tale attività motoria sbagliata viene sottolineata dallo sguardo di rimprovero di Sergey, offeso dal mio rifiuto al suo tentativo di prendermi in braccio dopo l’ennesimo colpo di tosse.

Giunti nella sala d’attesa all’entrata, all’apertura delle porte davanti a noi è apparsa la figura sconsolata del presidente Daitenji “Sapevo che non era una buona idea lasciarvi da soli in stanza, ahimè”, blocco Boris che ha tutte le intenzioni di accoppare il nonnetto pur di uscire, giusto in tempo dato che il presidente si allontana spronandoci a seguirlo “Su forza, non ho l’età per fermare tre scapestrati determinati ad uscire di qui… non volevate andare sul luogo dello scontro?”

 

Dopo il viaggio sembrato un’eternità, giunti a destinazione ci fiondiamo fuori dal veicolo correndo verso la sporgenza rocciosa più vicina seguiti dal presidente che arranca cercando di starci dietro. È del tutto involontario il sorriso che mi stampa sulle labbra venendo Takao e i suoi compagni esultare per la vittoria e non diminuisce neanche quando sentendomi osservato mi volto a sinistra trovando Kei in piedi su uno spuntone di roccia poco distante con un accenno di sorriso. “Hiwatari sei rimasto così affascinato dalla tappa egiziana del campionato?” urla Boris sarcastico nella sua direzione ricevendo un dito medi in risposta mentre Sergey mi indica un punto in basso quasi sotto la nostra posizione. Seguo la direzione del suo dito trovando Vorkov inginocchiato a terra mentre compatisce sé stesso, umiliato e sconfitto una seconda volta, questa volta definitivamente. Appena il suo sguardo si rivolge nella nostra direzione Boris mi avvolge un braccio attorno alle spalle alzando l’altro in segno di vittoria guardandolo con un sorriso serafico stampato in faccia e Sergey dall’altro lato a braccia conserte ghigna sembrando più imponente del solito mentre mantiene stretto tra le mani il cellulare con una videochiamata in corso ad Ivan. Potrei rimanere in eterno a godermi questa scena.

Gli occhi di Vorkov esprimono odio puro quando si concentra sulla mia figura, sfoggio il mio miglior sorriso sadico e felice al contempo mentre lo guardo con superiorità dopo anni, io in alto e lui in basso. Te lo avevo detto anni fa ricordi? “Tu non mi avrai mai.”

Mimo la frase con la bocca accentuandone i movimenti per fargliela capire anche a distanza, obiettivo sicuramente riuscito dato che il suo sguardo saetta altrove mentre le sue mani si stringono convulsivamente a pugno.

 

 

 

 

Note dell’autrice

Salve a tutti!

A te coraggioso lettore che hai aperto la mia storia e sei arrivato fino alla fine, se ti va fammi sapere cosa ne pensi lasciandomi un piccolo parere!

Sono tornata con una nuova one shot a me particolarmente cara, è una delle poche in cui mi sono sentita particolarmente coinvolta nella scrittura e spero che il risultato finale sia di vostro gradimento. Ho cercato il più possibile di non deviare i caratteri dei personaggi in queste situazioni che purtroppo nell’anime non hanno mostrato, secondo la serie Boris e Sergey sono spariti nel nulla ma in ospedale dovranno pur esserci arrivati. Per quanto riguarda la canzone “Non mi avrai – Zucchero” confesso di averla trovata in un amv di Yuri su youtube e di averla considerata particolarmente adatta al personaggio, seppur breve a me ha trasmesso molto e consiglio di ascoltarla per la storia.

Ringrazio in anticipo tutti coloro che dedicheranno un po’ del loro tempo a questa mia creazione, e se lasciate una recensione io sono super felice! Mi piace sapere cosa pensate delle cose che scrivo.

Un abbraccio a tutti voi,

Aky <3

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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