- ❖
Revenge
🔻🔻🔻
- «Ehm,
Yoongi?» si schiarì la voce il fotografo.
«Potresti avvicinarti un po’ di più ad
Hoseok, per favore? Sì, proprio così. Un
po’ più vicino. Hoseok, tu invece piega il
ginocchio in modo da nascondere…
Ehm, sì. Un po’ più in alto. Perfetto,
fermi così.»
- Volevo
morire. Le truccatrici erano state
costrette a mettermi due strati di fondotinta perché il
colorito rosso delle
mie guance continuava a risaltare nella foto di gruppo. Come
se non bastasse, gli altri non la smettevano di ridere. Jimin scoppiava
ogni
tre per due e nelle foto sembrava che avesse perennemente gli occhi
chiusi a
causa delle risate. Riuscivo a toccargli la mano da oltre le spalle di
Hoseok e
gli tiravo delle sberle sul braccio ogni qualvolta minacciava di
scoppiare a
ridere. Come se non bastasse, la risata di Jin era contagiosa e una
volta
partito lui partivano tutti, persino le truccatrici che non avevano
neanche il coraggio
di guardarmi in faccia quando si avvicinavano per sistemarmi il ciuffo.
- Non
mi ero mai vergognato così tanto in tutta
la mia vita.
- Gli
unici seri eravamo io e Jungkook. Il
maknae al centro della foto aveva l’espressione perennemente
imbronciata
nonostante il fotografo ci avesse detto di essere naturali. Oggi aveva
davvero
qualcosa che non andava. Non sembrava nemmeno lui. Forse era ancora
depresso
per la storia del pettegolezzo?
- Quello
shooting sembrò durare ore. Il
fotografo continuava a cambiare l’inquadratura per
assicurarsi che il mio… problemino
non si notasse. Più che altro
cercava di nascondermi dietro agli altri ragazzi, anche se di solito
ero sempre
io a stare davanti a causa della mia altezza. Le cose si complicarono
quando
passammo alle foto singole. Diedi le spalle alla parete completamente
bianca e
infilai le mani nelle tasche anteriori dei jeans. Con le dita tirai il
tessuto
verso l’esterno con la speranza di allentare un po’
la pressione che sentivo in mezzo alle gambe. Quando sollevai lo
sguardo, ciò che vidi non mi aiutò a
stare meglio.
- Yorin
era dietro le spalle del fotografo,
seduta sempre sullo stesso sgabello con le gambe accavallate e le
braccia
conserte. La guardai negli occhi per un momento prima di notare la sua
espressione soddisfatta e il sorrisetto che si estendeva agli angoli
della
bocca. M’irrigidii sul posto quando si passò la
lingua sul labbro inferiore senza
mai togliermi gli occhi di dosso. Le mie mani diventarono due pugni e
distolsi
velocemente lo sguardo.
- Vedermi
imbarazzato la divertiva così tanto?
Beh, dopo mi sarei divertito io. Sarebbe stato ingenuo da parte sua
pensare che
non mi sarei vendicato.
- Per
fortuna il set singolo durò poco perché
il fotografo, completamente a disagio come il sottoscritto, decise di
immortalare solo la parte superiore del mio corpo, soprattutto il viso.
Mi
disse di fare un’espressione seria e arrabbiata e non dovetti
neanche
sforzarmi. A causa di una certa persona, ce l’avevo
già impressa sulla faccia.
- «Hyung?
Dove vai?» mi domandò J-Hope cercando
di non scoppiarmi a ridere in faccia per la milionesima volta. Giuro,
se non
fossero praticamente i miei fratelli, a quest’ora li avrei
già presi a pugni.
- «A
cambiarmi questi cazzo di pantaloni,» risposi
voltando la testa nella sua direzione. «Ma prima ho bisogno
di fare altro. Sai
dov’è il bagno?» gli domandai suonando
schifosamente ovvio. Hobi divenne rosso
fino alla punta dei capelli, ma ero troppo scazzato per fare il
prezioso. Detto
in parole povere, a causa di Yorin avevo urgente bisogno di farmi una
sega.
- «Oh,
s-sì… Di là,»
farfugliò indicandomi il
corridoio. «Sempre dritto, poi giri a destra.»
- Lo
ringraziai e cominciai ad incamminarmi.
Diamine, non c’era neanche una ragazza decente a cui avrei
potuto chiedere di
darmi una mano, ma durante i servizi fotografici era sempre
così. A parte le
nostre make-up artist o stiliste che non attiravano di certo il mio
interesse,
la maggior parte dello staff era composto da uomini. Se fossimo stati
ad un
concerto, ero sicuro che la fila di ragazze disposte ad aiutarmi
sarebbe stata
chilometrica, ma sfortunatamente oggi c’era solo Yorin.
- Peccato
che lei fosse la causa, e non la
soluzione al problema.
- Digrignai
i denti prima di fermarmi nel bel
mezzo dell’enorme sala a causa di un flash che aveva attirato
la mia
attenzione. Un flash rivolto proprio alla ragazza a cui stavo pensando.
Aggrottai le sopracciglia quando vidi l’obiettivo del
fotografo puntato contro
il suo volto sorpreso. Sentii la rabbia crescermi nel petto e marciai a
passo spedito verso Yorin e l’uomo. Mi posizionai di fronte a
quest’ultimo e poggiai una mano sulla macchina fotografica
che ora mi stava sfiorando il petto, facendogliela abbassare con dei
modi non troppo gentili.
- «Tieni
quella cosa rivolta da un’altra parte,»
gli dissi come se le avesse appena puntato contro una pistola. E forse
per me
era come se lo avesse fatto sul serio.
- «Oh,
Yoongi…» rispose l’uomo guardandomi in
modo confuso. «Scusami, stavo solo… Ho pensato che
avesse dei lineamenti
davvero belli e particolari e non ho potuto fare a meno di scattarle
una foto. È
la tua assistente, vero? Non hai mai pensato di darle una mano e farla
entrare
nel mondo dello spettac-»
- «No,»
lo interruppi con gli occhi ridotti a
due fessure. Un altro po’ e lo avrei incenerito sul posto.
«Non ci ho mai
pensato e non ho intenzione di farlo. Sotto mia precisa richiesta,
è vietato farle
foto o video, di qualunque tipo.»
- «Oh,
perdonami… Non lo sapevo.»
- Mi
voltai verso Yorin e incontrai il suo
volto esterrefatto di fronte a quella mia rivelazione inaspettata. Ci
guardammo
ancora per un momento e poi decisi di porre fine a quello scambio di
sguardi con
cui sembrava volessimo dirci tutto e niente. Le afferrai il braccio,
facendola
scendere dallo sgabello per trascinarla con me verso la toilette.
Stranamente,
non oppose resistenza. La lasciai andare quando fummo davanti al bagno
degli
uomini, tuttavia non entrai. Rimasi lì fuori con lei mentre
le davo le spalle.
- «Perché
lo hai fatto?» mi domandò mentre
prendevo un profondo respiro. «E che vuol dire che gli hai
vietato di scattarmi
foto o riprendermi?»
- «Vuol
dire esattamente quello che ho detto,» affermai
voltandomi a guardarla. Ce l’avevo ancora con lei, e il fatto
che qualcuno
avesse ignorato i miei ordini non mi aiutava a distendere i nervi.
«Hai detto
che odi stare al centro dell’attenzione. Beh, sta’
sicura che cose come quella
accadranno tutti i giorni, soprattutto se sei circondata da fotografi,
stilisti,
manager e roba varia. Tu hai un sacco di talento. Sei bella, sai
ballare e
scommetto che hai anche una bella voce. Sei come un’esca in
un oceano pieno di
pesci, perciò vedi di non farti mangiare. Chiaro?»
- «Yoongi,»
mi chiamò guardandomi dritto negli
occhi. Aveva uno sguardo così serio.
- «Che
c’è?»
- «Perché
ti preoccupi così tanto per me?»
- Inarcai
le sopracciglia. «Non mi preoccupo
per te. Temo solo che tu possa farti imbambolare dalla luce dei
riflettori.»
- «Ne
parli come se fosse successo anche a te,» mi
fece notare. «Anche tu ti sei fatto imbambolare dalle luci
del palco?» Distolsi
lo sguardo e lo puntai sulla parete alle sue spalle.
- «Io
sono stato costretto,» rivelai mettendomi
le mani in tasca. «Non volevo fare l’Idol, volevo
fare il compositore. Ma per
avere successo in questo campo devi per forza debuttare, altrimenti non
ti
noteranno mai. Ho imparato a ballare e mi sono spinto oltre i miei
limiti. Ho
ottenuto ciò che volevo e sono felice del successo che
abbiamo raggiunto. Non
sto dicendo che non lo rifarei, ma io mi sono avventurato in questo
mondo con la
consapevolezza che non sarebbe stato tutto rose e fiori.
C’è chi riesce a
sopportarlo, chi cade in un baratro dal quale non riesce ad uscire.
Devi essere
bravo a farti scivolare tutto di dosso, altrimenti ne rimarrai
schiacciato.»
- La
guardai di nuovo negli occhi. Il suo
cipiglio era scomparso, sostituito da uno sguardo che stava cercando di
leggermi dentro, più a fondo di quanto avesse già
fatto. Lei sapeva che non
stavo parlando a grandi linee. Mi riferivo a qualcosa in particolare.
Un evento
che ci aveva sconvolto entrambi e che ci pesava sulle spalle come un
sacco stracolmo
di pietre.
- «Perciò
cerca di tenere fede a quello che
pensi, Yorin. Fai bene a odiare questo mondo. Lo odio
anch’io, ma ho imparato a
conviverci perché sono egoista. E sono egoista anche
perché mi ostino a tenerti
qui nonostante la testa mi dica di rimandarti subito a casa.»
- «Io
non sono mia sorella, Yoongi,» disse
all’improvviso facendomi bloccare sul posto. «Non
lo sono mai stata e non ho
intenzione di diventarlo. Conosco fin troppo bene il mondo in cui vivi
e lo
odio proprio perché mi ha portato via delle persone
importanti. Se pensi che sia
così ingenua da lasciarmi tentare, si vede che non mi
conosci per niente.»
- «Non
basta avere fiducia in sé stessi,»
ribattei. «Le tentazioni esistono per metterti in
difficoltà quando pensi che
non ci sia niente che possa farti cambiare idea.» La guardai
serio. «Non ti
permetterò di fare la fine di tua sorella.»
- Quelle
parole mi uscirono di getto, senza
pensarci. L’espressione sorpresa sul volto di Yorin mi fece
capire che ero
riuscita a sconvolgerla ancora una volta. Perché ci
ritrovavamo sempre a
parlare di Yoona? Tutto ciò era deprimente. Yoona
apparteneva al passato, ma
più cercavo di dimenticarla, più diventava parte
del mio presente, soprattutto
da quando avevo incontrato Yorin. La sua ombra non voleva proprio
lasciarmi in
pace.
- «Tenevi
molto a mia sorella, vero?» Sollevai
gli occhi e incontrai le sue iridi castane e leggermente lucide.
«So che
dirtelo non servirà a niente, ma qualunque cosa ti abbia
fatto Yoona, mi dispiace
che tu ci sia rimasto male.» Sbuffai, facendole capire quanto
poco senso
avessero quelle parole.
- «Male
è un eufemismo. Mi ha praticamente
fatto diventare un’altra persona, ma ti ringrazio per la
premura.» Mi
massaggiai il collo con una mano e con l’altra mi sistemai il
fastidio stretto
nei jeans. Yorin incrociò le braccia al petto e
abbassò lo sguardo sul cavallo
dei miei pantaloni, ridacchiando.
- «Ti
da ancora fastidio?» domandò cercando di
trattenere le risate. Io cercai di trattenere le imprecazioni.
- «Tu
che dici? Fattelo dire, sei stata una
maledetta stronza. Ora mi prenderanno in giro finché non si
saranno stufati,
come quando mi hai dato quello schiaffo.»
- «Quale
schiaffo? Sii più preciso, te ne ho
dati ben due. E poi sei stato tu a istigarmi. Se avessi tenuto la bocca
chiusa,
a quest’ora non avresti fatto vedere la tua erezione a mezzo
staff della Big
Hit. Ringrazia che non ci fosse il direttore o avresti fatto una doppia
figura
di merda,» mi prese in giro senza preoccuparsi di essere
gentile. Poi sollevò
il braccio per guardare l’ora sul suo orologio bianco che le
fasciava
elegantemente il polso. «Ne abbiamo ancora per molto? Jongin
mi ha chiesto di
uscire e devo tornare a casa a prepararmi.»
- Strinsi
i pugni. Mi diressi a passo spedito
verso di lei e Yorin indietreggiò appena si rese conto che
non avevo buone
intenzioni. Fece qualche passo indietro finché non si
ritrovò con la schiena
contro il muro. La raggiunsi e mi fermai esattamente a un centimetro
dal suo
naso. La guardai dall’alto in basso mentre lei continuava a
rimanere sulla
difensiva per anticipare ogni mia mossa. Guardai a destra e a sinistra
e vidi
che c’era della gente, allora abbassai gli occhi su una delle
sue mani.
- «Come
va il tuo polso?» le domandai. Yorin
aggrottò la fronte per quel cambio d’argomento
improvviso. «Ti fa ancora male?»
specificai.
- «No,
sono passati più di dieci giorni. È
guarito.»
- «Perfetto.»
- L’afferrai
proprio da lì e la trascinai in
bagno, chiudendomi la porta alle spalle. L’espressione sul
volto della mora mi
diceva che non ci avrebbe pensato due volte a prendermi a calci se solo
avessi
provato a farle qualcosa, così decisi di essere previdente e
le bloccai le
braccia prima che potesse ribellarsi. Sgranò leggermente gli
occhi e, come mi
aspettavo, cercò subito di ribaltare le nostre posizioni.
- Si
divincolò nella mia stretta, ma riuscii a
farla voltare così da premerle la schiena contro il mio
petto. La spinsi in
avanti e la schiacciai contro il muro, afferrandole entrambi i polsi
con una
mano per bloccaglieli dietro la schiena. Mi piegai sul suo collo e
inalai il
suo profumo mentre il mio amichetto nei pantaloni mi chiedeva
pietà. Sfregava
contro la curva perfetta del suo sedere e non so con quale forza di
volontà riuscii
a rimanere fermo quando la sentii muoversi contro di me nel tentativo
di
liberarsi.
- «Min
Yoongi, che diavolo stai facendo?!» urlò
piena di rabbia. «Stai cercando di stuprarmi o
cosa?» Sbuffai incredulo contro
la pelle morbida del suo collo.
- «Credimi,
non sono il tipo.»
- «Allora
levami subito le mani di dosso! Non
ci metto niente a chiamare In Guk e farti prendere a calci in quel culo
piatto
che ti ritrovi!!»
- Ridacchiai
ancora una volta e la mia gola
vibrò contro la sua clavicola. «Culo piatto?
Tesoro, ti assicuro che il mio
culo potrebbe fare concorrenza al tuo e a quello di Jimin messi
assieme. Se
vuoi ti faccio dare una palpatina così te ne rendi conto da
sola.»
- «Sai
com’è, ho le mani bloccate. Ma se
proprio ci tieni, liberami così ti faccio vedere dove te la
do questa “palpatina”.
Però ti avviso che non sarà per niente
piacevole.»
- Ridacchiai
ancora. Le sue frecciatine erano
troppo divertenti, e già pregustavo la sua reazione quando
avrei messo in atto
ciò che avevo in mente di farle. Rafforzai la presa intorno
ai suoi polsi e con
l’altro braccio le avvolsi la vita per tenerla ferma contro
il mio petto.
Sapevo che avrebbe trovato qualche strano stratagemma per liberarsi,
così fui
previdente e le bloccai tutto ciò che avrebbe potuto usare
contro di me.
Abbassai ancora di più la testa e sfregai la punta del naso
contro il suo
collo.
- «Faccio
in fretta. Te lo prometto,» sussurrai
dolcemente contro la sua pelle.
- Il
primo pensiero che mi passò per la testa?
- Questo
pazzo bastardo sta per masturbarsi su di me.
- Cercai
di divincolarmi per l’ennesima volta,
ma mi resi conto che Yoongi non era debole come sembrava. Di sicuro non
aveva
mentito sullo zio che gli aveva insegnato arti marziali fin da bambino.
Sapeva
quello che faceva e lo faceva anche piuttosto bene. Stava riuscendo a
mettermi
in difficoltà. Tuttavia, aveva tralasciato qualcosa di
importante. Avevo le
gambe libere.
- Ne
sollevai una e cercai di colpirlo con il
tallone proprio in mezzo alle gambe. Rimasi senza parole quando
riuscì a parare
anche quel colpo. Fece scivolare velocemente la mano che mi teneva la
vita e mi
bloccò il piede con uno scatto rapido del braccio. Mi fece
voltare e mi
ritrovai a guardarlo negli occhi. Si allacciò la mia gamba
intorno al suo fianco e
si spinse con tutto il corpo verso di me, schiacciandomi la schiena
contro il
muro.
- «Così
sono decisamente più comodo,» mi
sussurrò all’orecchio facendo tintinnare i due
orecchini che avevo sul lobo. Mi
vennero i brividi lungo la schiena quando si abbassò per
incollare le labbra al
mio collo. Aprì la bocca e cominciò a lasciare
una serie di baci intorno alla
zona più sensibile, poi si concentrò su un punto
in particolare, mordicchiando la
pelle. Spalancai gli occhi.
- Lurido
figlio di puttana. Avevo capito cosa
stava cercando di fare.
- «Yoongi…
Fermo!» gli ordinai cercando di scollarmelo
di dosso. «Stasera devo uscire con Jongin! Sai da quanto
aspetto questo
momento?! Yoongi, ti prego!»
- Inutile.
Le mie lamentele lo convinsero ad
attaccarsi ancora di più al mio collo. Rafforzò
la stretta intorno alla mia
gamba e si buttò su di me. I nostri corpi erano talmente
appiccicati che quasi facevo
fatica a respirare. Riuscivo a sentire la sua eccitazione premere
contro i miei
fianchi. Poi avvertii un bruciore, una scarica che si
propagò dal punto che
stava torturando e succhiando con le labbra e con i denti.
- Dio,
lo avrei ucciso. Appena sarei riuscita a
liberarmi, gli avrei strappato tutti i capelli così da farlo
rimanere pelato. I
suoi parrucchieri avrebbero dovuto ringraziarmi per avergli diminuito
il carico di
lavoro.
- Riuscii
a liberare la gamba che stava tenendo
bloccata contro il suo fianco e la caricai indietro per tirargli un
calcio
dritto sul petto. Yoongi indietreggiò e si staccò
finalmente dal mio collo,
neanche fosse un vampiro. Mi portai subito la mano sul punto che
continuava a
pizzicarmi e guardai il moro sconvolta.
- Non
poteva averlo fatto davvero. Non era
stato davvero così stronzo. Non dopo che gli avevo detto che
stavo per uscire
con la mia crush storica che mi stava ignorando da quasi tutta la vita.
- «Bastardo,
figlio di…» sibilai, ma mi bloccai
non appena lo vidi sogghignare e passarsi una mano sulle labbra per
asciugare i
residui di saliva.
- «Potrei
dire la stessa cosa di te,» disse
adocchiandosi i pantaloni. «Bastarda e anche
stronza.» Poi risollevò gli occhi
e le sue iridi scure agganciarono immediatamente il collo che avevo
appena
lasciato scoperto. Le sue sopracciglia si inarcarono e mi sentii morire
quando
dischiuse leggermente le labbra per dire, «Non pensavo di
esserci andato così
pesante.»
- Mi
voltai velocemente verso lo specchio con
la faccia di una condannata a morte. Gli occhi mi uscirono quasi fuori
dalle
orbite. Era uno scherzo. Doveva sicuramente essere uno scherzo. Non era
possibile una cosa del genere.
- «Scusa,
forse ho esagerato un po’.»
- Feci
scattare la testa verso di lui con la
mascella contratta e gli occhi che lanciavano fiamme e saette.
Spalancai la
bocca. «”Scusa”?» ripetei.
«”Scusa”? “Scusa”?!
Ma lo sai dove te le
infilo le
tue cazzo di scuse?!» urlai. Sembravo una pazza appena uscita
da
un ospizio. «Min
Yoongi, ma fai sul serio?! Sembra che mi abbiano tirato un maledetto
pugno sul
collo! Ho un livido grande quanto una casa!»
- «Non
pensavo si vedesse così… tanto,»
cercò
di pararsi il culo. «Comunque è quello che ti
meriti! Così impari a
svergognarmi davanti a tutti, stronza!»
- Dio,
fermami tu perché lo ammazzo.
- «Yoongi,
comincia a correre perché giuro che
lo schiaffo dell’ultima volta in confronto ti
sembrerà una carezza.»
- Detto
fatto. Il ragazzo cercò di trattenere
una risata e aprì la porta alla velocità della
luce. Gli lasciai solo qualche
secondo di vantaggio sperando di far sbollire la rabbia… ma
ciò non accadde.
Anzi, ero più incazzata di prima. Marciai lungo il corridoio
mentre Yoongi
continuava a ridermi in faccia camminando all’indietro. Lo
raggiunsi senza troppe
cerimonie e gli allacciai il braccio intorno al collo, abbassandogli la
testa
all’altezza del mio petto. E quel bastardo continuava a
ridere mentre cercavo di strozzarlo.
- «Yorin.»
Un’altra risata. «Yorin, così mi
soffochi,» continuò sfregando i capelli contro la
mia maglietta mentre cercava di liberarsi.
- «Bene.
È proprio quello che sto cercando di
fare.»
- «Ji
Woo?»
- Appena
sentii la voce di Jungkook, mollai
subito la presa e Yoongi finì quasi per terra. Mi coprii il
livido alla
velocità della luce e mi voltai verso il ragazzo che era
comparso dal nulla
alle nostre spalle.
- «Sì,
Jungkook?»
- Stava
guardando sia me che Yoongi. Quest’ultimo
raddrizzò la schiena passandomi un braccio intorno alle
spalle con il sorriso
ancora sulle labbra.
- «Ehi,
Kook,» lo salutò con il fiatone poggiando la testa
contro la mia. Ma chi gliela dava tutta ‘sta confidenza?
«Che ti serve?»
- «Ecco…
io…» Jungkook spostò i suoi occhi su
di me, su Yoongi e poi sul suo braccio intorno alle mie spalle.
«Ji Woo, posso…
Posso parlarti un attimo? In privato.» Il sorriso di Yoongi
si spense.
- «Sì,
cert-»
- «Ji Woo
lavora per me,» m’interruppe Yoongi rafforzando
la presa intorno alle mie spalle. «Qualunque cosa tu debba
dirle, puoi
dirgliela davanti a me.»
- M’imbronciai
voltandomi a guardarlo. «Aspetta
un momento. E questo chi l’avrebbe decis-»
- «Va
bene.» Stavolta fu Jungkook ad
interrompermi. Perché diavolo non mi facevano parlare?!
«Ji Woo, quello che mi
hai scritto ieri sera… lo pensavi davvero?» mi
domandò con un broncio che
trovai davvero adorabile. Mi sentii lo sguardo di Yoongi addosso.
- Oh
no. E ora che diavolo gli aveva scritto Ji
Woo?
- «Ehm,
a quale parte ti riferisci?»
- Jungkook
mi riservò uno sguardo talmente
intenso da potermi cavare l’anima dal petto. «Che
sono la persona più
importante della tua vita.»
- ▫◦▫◦▫
- «JI
WOO!» urlai a squarciagola sbattendomi la
porta di casa alle spalle con un botto assordante. Udii uno strano
rumore in
camera della suddetta ragazza e pensai subito che fosse caduta dal
letto per lo
spavento. Andai a controllare ed ebbi la mia conferma quando la
ritrovai stesa
sul pavimento.
- «Oh
mio Dio!» urlò Ji Woo appena mi vide.
M’indicò
e io assottigliai gli occhi per la confusione. «Ti ha punto
un calabrone??»
- Ma
perché avevo una migliore amica così
stupida? Sollevai gli occhi al cielo. «Sì, un
calabrone davvero stronzo… Senti,
Ji Woo. Cosa diavolo hai scritto ieri a Jungkook? Sei uscita di
senno?!»
- La
mora diventò tutta rossa. «Yorin, io…
Volevo dirtelo, te lo giuro. Ieri sera ero particolarmente
sensibile… Mi era
appena arrivato il ciclo e… beh, sai come divento quando ho
il ciclo. Isterica
e frignona, per non dire depressa. In più stavo messaggiando
con Jungkook, il
mio bias. Credo di essermi un po’ lasciata
andare…»
- Chiusi
gli occhi per darmi una calmata. «Ji
Woo, ti rendi conto di quello che gli hai detto? Ora lui pensa che sia
stata io
a farlo! È venuto lì a chiedermi se pensassi
davvero che fosse la persona più
importante della mia vita!»
- «S-Stai
dicendo sul serio?!» mi domandò
incredula alzandosi in piedi. «E tu cosa gli hai
risposto?»
- «Gli
ho detto di sì perché lui è il mio
bias
e io sono la sua fan numero uno,» dissi coprendomi il viso
per la vergogna. In
quel momento avrei voluto sotterrarmi, ma per non farmi beccare avevo
detto la
prima cosa che mi era passata per la testa. E poi la faccia di Yoongi
era stata
uno spettacolo. Mi aveva guardato come se gli avessi bestemmiato in
faccia.
Jungkook invece si era illuminato e aveva continuato a sorridere per
tutta
l’ora successiva.
- Come
avevo fatto a ficcarmi in quella
situazione?
- «Ji
Woo, sono passati diversi giorni,»
l’avvisai tornando a guardarla. «Devi dirgli la
verità… Ora che lavoro per
Yoongi, vedrò Jungkook tutti i giorni e non posso essere a
conoscenza di ogni
singola cosa che vi scrivete. Alla fine commetterò qualche
errore e lui lo
verrà a sapere. Sii sincera e diglielo tu prima che lo
scopra da solo. Pensa a
quanto ci rimarrebbe male.»
- «Lo
so…» disse sconsolata puntando gli occhi
sul pavimento. Cominciò a giocherellare con le dita e a
mordicchiarsi il labbro
inferiore. Sembrava una bambina. «Cerco sempre di dirglielo,
ma non ho mai il
coraggio di inviare il messaggio.»
- Il
mio sguardo si addolcì. «Vuoi che ci pensi
io?»
- «No!»
urlò sollevando immediatamente la
testa. I suoi occhi erano pieni di terrore. «No, è
giusto che sia io a farlo.
Ma ti chiedo ancora qualche giorno. Due o tre al massimo.»
- «Ji
Woo…»
- «Ti
prego, Yorin! Devo trovare il modo di
andare sul discorso. Non voglio che ci resti troppo male.»
- La
guardai. «Perché dovrebbe rimanerci male?
Mi sembra che tu gli stia molto simpatica.»
- «Non
sono io a stargli simpatica, ma tu…»
dichiarò sconsolata. «Se non trovo le parole
giuste… potrebbe finire per
odiarmi. Lo sto facendo in buona fede, ma gli sto pur sempre
mentendo.»
- Incrociai
le braccia al petto e sospirai. «Sono
stata io a dargli il tuo numero di telefono. È con me che
deve prendersela. Tu
non c’entri niente, Ji Woo. Non darti la colpa per cose che
non ti riguardano.»
- «Sì,
ma io ho accettato…» insistette. «E non
mi piace per niente continuare a mentirgli, ma… ormai
parlare con lui è
diventata un’abitudine. Ci sentiamo quasi ogni giorno e in un
certo senso siamo
diventati uno la valvola di sfogo dell’altro,
perciò mi dispiacerebbe troppo
perdere la nostra complicità. Parlare con lui mi fa sentire
bene.»
- Certo,
era comprensibile. Jungkook era il suo
idolo. A chi non sarebbe piaciuto scambiare pareri e pensieri con la
persona
che si ammirava di più al mondo? Per Ji Woo, ogni parola di
Jungkook era oro. Ogni
suo consiglio aveva un valore inestimabile perché solo lui
aveva il potere di
consolarla e spronarla come neanche io sarei mai stata in grado di
fare. Ero
sempre rimasta affascinata dal rapporto che legava una persona famosa
ai suoi
fan, ma non l’avevo mai visto concretizzarsi davanti ai miei
occhi come stava
succedendo con Jungkook e Ji Woo. A me non era mai capitato, neanche
con
Jongin.
- Cazzo,
Jongin!
- «Oh
mio Dio! Che ore sono?!» sbraitai
cercando un qualunque oggetto su cui ci fosse scritta l’ora.
Ero tornata a casa
da poco ma ero già in ritardo visto che Yoongi, per
dispetto, non mi aveva
fatto tornare subito a casa. Se l’era davvero presa per
quello che avevo detto
a Jungkook.
- «Le
otto e un quarto. Perché?» mi domandò
Ji
Woo dopo aver controllato l’orario sul suo cellulare.
Spalancai gli occhi e mi
precipitai fuori dalla sua stanza, dirigendomi verso il bagno.
- «Alle
otto e mezza passa a prendermi Jongin!»
urlai di nuovo sbattendomi la porta del bagno alle spalle. Mi tolsi i
vestiti
per infilarmi sotto la doccia e mi venne quasi un infarto quando nel
riflesso
dello specchio rividi per la seconda volta quel livido violaceo che
m’imbrattava
vergognosamente la pelle. Vi passai un dito sopra e notai che non mi
faceva male.
Era la prima volta che qualcuno mi faceva un succhiotto, peccato che
l’avessi
ricevuto nientemeno che da quel deficiente. Gli avrei fatto pagare
anche
questa.
- Sconsolata,
mi buttai sotto la doccia e
m’insaponai i capelli alla velocità della luce.
Per fortuna non ero il tipo di
ragazza che perdeva le ore in bagno, perciò riuscii a fare
tutto nel giro di
dieci minuti. Evitai volutamente il trucco e uscii dal bagno con i
capelli
ancora leggermente umidi e il viso stravolto a causa di quella
giornata. Ji Woo
mi seguì subito in camera da letto.
- «Che
vuol dire che Jongin ti passa a
prendere?» mi domandò facendo capolino dalla
porta. Mi osservò mentre afferravo
una felpa a caso e un paio di jeans strappati sul ginocchio. Il tono
che usò
per pormi quella domanda mi trasmise tutta la curiosità che
aveva represso fino
al momento in cui non ero uscita dal bagno.
- «A
dire il vero non lo so nemmeno io. Ha
continuato a mandarmi messaggi mentre ero a lavoro e poi mi ha chiesto
se
stasera avevo voglia di uscire con lui.» Diventai rossa come
un pomodoro mentre
tiravo su il cappuccio della felpa per nascondere i capelli
già in disordine. «Andiamo
a mangiare sushi. Niente di particolarmente complicato, ma credo che mi
stia
venendo un attacco cardiaco,» conclusi portandomi entrambe le
mani sul cuore e
osservando il mio riflesso allo specchio.
- «E
vuoi andarci vestita così?!» Mi voltai e
vidi lo sguardo incredulo e critico di Ji Woo che mi stava squadrando
dalla
testa ai piedi. «E non hai neanche un filo di trucco. Okay
che sei gnocca, ma quale
ragazza non si mette in tiro per un appuntamento?»
- «Non
è un appuntamento. È solo un’uscita tra
vecchi amici,» la corressi. «E ho messo la felpa
per coprire il segno sul
collo. Non posso di certo fargli sapere che qualcuno mi ha fatto un
succhiotto.»
- «Un…
Un che?» La mascella di Ji Woo toccò
quasi per terra. Si coprì la bocca spalancata con le mani
quando il suo
cervello non troppo sviluppato riuscì finalmente a capire
l’origine di quella
macchia sul mio collo. «E chi diavolo te l’ha
fatto?» Sollevai gli occhi al
cielo.
- «Un
calabrone di nome Suga.»
- «Oh
santo Namjoon…»
- «Quel
tipo mi sembra tutto tranne che un
santo.»
- «È
un modo di dire!» sbraitò la moretta.
«Ti
rendi conto che io devo ancora metabolizzare il fatto che tu sia pappa
e ciccia
con i BTS, che io scambio messaggi con Jungkook e che Min Yoongi ti ha
fatto un
maledetto succhiotto?! Per non parlare dell’appuntamento con
uno degli EXO. Io
sto per andare in paranoia!»
- «Ok,
ok. Calmati,» le dissi cercando di
frenare quella sua esplosione di emozioni. «Capisco che il
tuo cervello da fan non
riesce ad elaborare così tanti concetti tutti insieme,
ma…»
- «Elaborare?!
Diamine, Yorin. Qualche mese fa
scleravo davanti alla televisione e quasi uccidevo per riuscire a
mettere le mani
su un biglietto di un loro concerto. Sai che ogni volta che vedo
spuntare il
nome di Jungkook sul mio telefono rischio l’arresto cardiaco?
Elaborare un
corno!»
- Mi
trattenni dal ridere. Era troppo carina
quando sclerava in quella maniera. Ji Woo dimostrava decisamente meno
anni di
quelli che aveva. I suoi tratti dolci e infantili la facevano
assomigliare ad una bambina capricciosa ogni volta che
s’incazzava.
Soprattutto se metteva il broncio come stava facendo in quel
momento.
- «Ok,
che posso fare per farti calmare?»
- «Prima
di tutto ti togli quei vestiti, poi ti
fai truccare come si deve.»
- Il
mio sorriso scomparve. «E sentiamo, che dovrei
mettermi?»
- Il
suo sorrisetto non mi piacque per niente.
Si avvicinò al mio armadio e cominciò a rovistare
finché non trovò quello che
stava cercando. Buttò sul mio letto un paio di collant nere,
una gonnellina
nera a pieghe e una camicetta di pizzo bianco con lo scollo a barca.
Spalancai
gli occhi finché non mi si appannò la vista.
- «Io
‘sta roba non la metto,» le dissi
indicando la gonna. «E con quella camicetta ho tutto il collo
scoperto. Mi stai
prendendo per il culo o cosa?»
- «Con
un po’ di trucco quella macchia si affievolisce, fidati di
me. O al massimo puoi mettere un foulard intorno al collo.
E quella gonna te l’ho regalata io al tuo compleanno. Se non
la metti mi
offendo. Non puoi sempre andartene in giro con quei pantaloncini e quei
jeans
strappati versione barbona. Una donna deve tirare fuori la sua
femminilità quando
va ad un appuntamento con un uomo.»
- «Per
la centesima volta, non è un
appuntamento!» urlai sconsolata. Mi lasciai cadere sul letto,
ma Ji Woo non mi
diede il tempo di poggiare la schiena sul materasso che mi aveva
già fatta
alzare in piedi. Mi trascinò nella sua camera e mi
abbassò il cappuccio della
felpa per dare un’occhiata al mio viso.
- «So
che di trucco te ne intendi, ma stavolta
lascia fare a me, ok?» disse mentre mi studiava i lineamenti
del volto.
Abbassai lo sguardo a disagio.
- «Fai
quello che vuoi, basta che ti sbrighi.
Rimangono solo cinque minuti.»
- Non
l’avessi mai detto. Ji Woo prese tutti i
trucchi sul suo comodino e cominciò a colorarmi la faccia
peggio di un pittore
con il suo quadro. Mi sentivo esattamente come quando ero apparsa in tv
per
fare la backup dancer. Le truccatrici mi avevano costretto a stare
un’ora nella
sala trucco e io stavo per dare di matto perché non riuscivo
a stare ferma. Per
fortuna Ji Woo c’impiegò relativamente meno tempo.
Finì di sistemarmi il
rossetto, il mascara e poi diede un ultimo ritocco al collo. Quando mi
guardai
allo specchio, rimasi piacevolmente sorpresa.
- Non
aveva esagerato, optando per dei toni
caldi e seducenti. L’eyeliner mi allungava la forma
dell’occhio e le dava un
tocco felino, mentre il rossetto era di una leggera sfumatura rosa. La
macchia
sul collo si vedeva appena... ma si vedeva.
- Mi
alzai e mi diressi in camera mia,
guardando i vestiti sul letto come se fossero degli oggetti di tortura.
Mi
costrinsi ad indossare la gonna e le calze solo perché non
volevo offendere Ji
Woo. Di solito non le sopportavo, ma per Jongin avrei fatto uno sforzo.
Persi
quasi l’equilibrio cercando di infilare un piede nella calza,
ma alla fine
riuscii a vincere quella guerra. Indossai la camicetta e mi guardai
allo
specchio.
- Beh,
non era male.
- Allungai
una mano e presi un piccolo foulard
bianco che legai intorno al collo, esattamente dove c’era
l’alone scuro. Poi Ji
Woo ritornò con un paio di tacchi in mano. «No,
quelli non li metto,» protestai
allontanandomi di un passo. «Resto fedele alle mie
sneakers.»
- «Non
fare la deficiente! Tu li metti oppure
non ti faccio uscire,» s’impuntò la mia
migliore amica. Ah, ora eravamo
arrivate alle minacce? Di una cosa ero sicura. Quando Ji Woo si metteva
in testa una
cosa, non c’era verso di farle cambiare idea.
- Dlin
Dlon.
- Sgranai
gli occhi e guardai la mia amica mentre
faceva la mia stessa espressione sorpresa. Il cuore prese a battermi
all’impazzata e cominciai a sudare freddo. Tanto
dall’agitazione, non mi resi
conto che stavo andando ad aprire senza aver messo le scarpe. Per
fortuna Ji
Woo mi trattenne per un braccio e mi convinse ad infilarle, non senza
qualche turbolenta
imprecazione da parte mia. Mi slogai quasi una caviglia quando feci il
primo
passo, ma riuscii ad arrivare alla porta senza altri intoppi.
- «E
non essere sempre così ovvia!» mi urlò
Ji
Woo dall’altra stanza prima che potessi spalancare il portone
d’ingresso. «L’avrà
già capito che gli muori dietro. Sembri una ragazzina alle
prese con la sua prima cotta!»
- Senti
chi parla. Lei con Jungkook si comportava
peggio di me. Era già un miracolo che non gli fosse saltata
addosso quando
l’aveva incontrato dal vivo. Tuttavia, quando aprii la porta,
per poco non
svenni lì sulla soglia.
- «Ehi,»
mi salutò Jongin con degli occhi
talmente sorridenti che mi fecero tremare le ginocchia. Rimasi
imbambolata
sulla porta, a guardarlo. «Non sono in anticipo, vero?
Avevamo detto le otto e
mezza e sono…» controllò
l’orologio che aveva sul polso, «le otto e
trentacinque. Cavolo, sono in ritardo di cinque minuti. Non ti ho fatto
aspettare, vero?» si preoccupò tornando a
guardarmi negli occhi. Io riuscii
solo a deglutire. «Yorinie? Tutto bene?» mi
domandò inclinando la testa.
- «S-Sì.
Cioè, no… No nel senso che non mi hai
fatto aspettare.» Dio, stavo facendo una figura di merda.
Sembravo davvero una di
quelle ragazzine alle prese con la sua prima cotta. Beh, Jongin era la
mia
prima cotta, perciò non avevo poi tutti i torti.
«Prendo la borsa e andiamo,
ok?» Annuì e io tornai indietro mentre il moro
appoggiava la spalla contro lo
stipite e infilava le mani nelle tasche dei pantaloni. Deglutii una
seconda
volta. Il cuore che continuava a battermi nel petto non mi aiutava a
pensare
lucidamente.
- Come
poteva esistere un ragazzo così bello?
Ancora non riuscivo a capacitarmene. Indossava una semplice maglietta
bianca
con dei jeans chiari e un giubbotto di pelle. Aveva il viso coperto
dalla
mascherina, ma ciò non impediva alla sua bellezza di farmi
rimanere senza
fiato, come ogni fottuta volta. Afferrai la borsa, il mio giubbotto di
pelle e
tornai indietro.
- «Andiamo?»
mi domandò facendo un cenno con la
mano verso il SUV parcheggiato davanti alla porta. «Il
ristorante ha un’area VIP,
quindi non preoccuparti per i giornalisti. Avremo la nostra
privacy.»
- Non
so perché, quella frase mi fece mancare
un battito. Riuscii solo ad annuire mentre mi voltavo per chiudere la
porta.
Vidi Ji Woo con i pollici alzati, intenta a mimare con la bocca un tifo
fin
troppo esagerato. Chiusi la porta con un tonfo e camminai di fianco a
Jongin
che mi aprì la portiera dell’auto e mi
aiutò a prendere posto sul sedile
posteriore della macchina. Fece il giro e si sedette di fianco a me,
dicendo
all’autista di partire.
- Mi
voltai quando sentii gli occhi di Jongin
su di me. «Che c’è?» gli
domandai stringendo più forte la borsa che tenevo in
mano. «Ho qualcosa di strano in faccia?»
- Oddio,
aveva già notato la macchia sul collo?
Impossibile, era coperta dal foulard… Forse si era spostato?
- «No,
certo che no,» mi tranquillizzò, e io
ripresi nuovamente a respirare. «Solo
che…» Mi mancò di nuovo il fiato.
«Oggi
sei molto carina. Tutto qui. Non fraintendermi, lo sei anche gli altri
giorni, ma
oggi…» Fece una risata e si tirò
giù la mascherina rivelando il suo sorriso
perfetto e il suo volto mozzafiato. «Oggi sei davvero
bellissima.»
- Sentii
la faccia andare a fuoco. Non riuscii
a mantenere il contatto visivo con lui e diressi lo sguardo sul vetro
anteriore
della vettura. «G-Grazie,» riuscii a balbettare.
Ero talmente in imbarazzo che
avrei potuto sprofondare in mezzo ai sedili. Non sapevo cosa
rispondergli, così
decisi di rimanere in silenzio nella speranza di far passare quel
momento.
- Cavolo,
Kang Yorin non stava mai zitta. Aveva
sempre qualcosa da dire, ma non con Jongin. Con lui mi trasformavo in
una
persona completamente diversa. Se fosse stato un altro, di sicuro gli
avrei
risposto per le rime. Come facevo con Min Yoongi.
- Per
fortuna il mio cellulare ebbe pietà di me
e si ricordò che esisteva soprattutto per tirarmi fuori
dalle situazioni
imbarazzanti. Trillò avvertendomi di un messaggio appena
ricevuto. Di sicuro
era Ji Woo con una delle sue solite frasi incoraggianti tipo
“Fighting!”.
Quando controllai la notifica sullo schermo, per poco non mi venne un
colpo.
- Da
Puttaniere:
- Come va il tuo
appuntamento? Spero che tu non stia tradendo la persona più
importante della tua vita. Il tuo bias potrebbe rimanerci davvero male.
🔺🔺🔺
- ᗩngolo.ᗩutore
Finalmente
ce l'ho fatta a postare questo capitolo 🤯 Ho passato una settimana a
scrivere due righe, fermarmi e poi riprendere a scrivere. Le parole non
volevano proprio saperne di uscire ahaha Per farmi perdonare ho
allungato il capitolo, spero non vi annoi 😆
E Yoongi alla fine si è vendicato con qualcosa che ha lasciato il segno 🤔 Povera Yorin, proprio quando finalmente poteva uscire con Jongin 😆 Jungkook ha ricevuto la "conferma" che è il preferito di Ji Woo, anche se non della Ji Woo che pensa lui ahaha Come credete andrà a finire questa faccenda tra loro due?
In realtà in questo capitolo avevo in mente di scrivere tutt'altro (giorno due del photoshoot) ma ancora una volta non sono riuscita a seguire la scaletta che mi ero fatta in testa. Succede anche a voi che quando scrivete prendete una direzione completamente diversa da quella che vi eravate prefissati? Perché a me succede SEMPRE
Vabbé, non vi annoio più di tanto! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e prometto che per il prossimo non vi farò aspettare così tanto! Se volete lasciatemi un commentino ⭐ Alla prossima 😘
Instagram: btsuga_d
E Yoongi alla fine si è vendicato con qualcosa che ha lasciato il segno 🤔 Povera Yorin, proprio quando finalmente poteva uscire con Jongin 😆 Jungkook ha ricevuto la "conferma" che è il preferito di Ji Woo, anche se non della Ji Woo che pensa lui ahaha Come credete andrà a finire questa faccenda tra loro due?
In realtà in questo capitolo avevo in mente di scrivere tutt'altro (giorno due del photoshoot) ma ancora una volta non sono riuscita a seguire la scaletta che mi ero fatta in testa. Succede anche a voi che quando scrivete prendete una direzione completamente diversa da quella che vi eravate prefissati? Perché a me succede SEMPRE
Vabbé, non vi annoio più di tanto! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e prometto che per il prossimo non vi farò aspettare così tanto! Se volete lasciatemi un commentino ⭐ Alla prossima 😘
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