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Autore: anaiv    13/02/2019    3 recensioni
Sana Kurata ha ventisei anni ed è un'attrice di fama mondiale. Dopo le scuole superiori e un anno di convivenza con il suo fidanzato Akito Hayama, ha deciso di trasferirsi a Londra lasciandosi alle spalle un amore finito male. Ci sarà riuscita?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Rei Sagami/Robby, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sana
 
 
Avrei voluto una vita diversa? No. Avrei voluto soffrire di meno? No. Probabilmente tutto quello che ho passato è servito a farmi crescere. Vorrei solo che l’attore che ho di fronte smettesse di mangiare le cipolle… dopo dovrei baciarlo e non penso sia il massimo.
- Sana, Brooks vuole vederti - mi sussurra Rei mentre guarda disgustato, almeno quanto me, il tizio che divora le cipolle.
- C’è qualcosa che non va? -
- Non so, ma vuole incontrarti, adesso -
- Andiamo! - Rei mi aiuta ad alzarmi, non sono una nonnina di ottantacinque anni! So che è premura, la sua, ma sto bene e tutto ciò che mi ricorda l’incidente mi fa male, sì, non alle gambe o alle braccia, ma al cuore.
- Non trattarmi come una vecchietta. Pensa alla tua compagna che sembra stia per rotolare! - Natsumi è incinta, molto, ma molto incinta; strano a dirsi, ma nonostante la sua enorme pancia è felicissima, radiosa come non l’ho mai vista. Se lo merita, ha perso la sua mamma e il suo papà, merita di essere felice.
- Andiamo! Non fare la ragazzina! -  
Entriamo negli studi e Rei non smette di mordersi il labbro
- Sei nervoso? -
- No, cioè sì, vorrei che tutto andasse per il meglio… Questo film… Tu… - gli stringo la mano
- Andrà bene, Rei. Smettila di fare quella cosa disgustosa con i denti e affrontiamo Brooks - mi guarda gentile, annuisce e varchiamo la soglia dello studio di Brooks.
- Sagami, Sana - saluta con educazione, ma senza un briciolo di gentilezza
- Salve signor Brooks -
- Accomodatevi, devo parlarvi -. Prendiamo posto sulle due poltrone rosse di fronte alla sua enorme e lussuosa scrivania.
- Sana, mi fa piacere vedere che stia bene. So che ha vissuto momenti molto difficili, ma è ancora tra noi, questo è un bene -. Oh, grazie. Gentile come una guardia carceraria.
- Vengo al dunque, le riprese stanno andando bene, sono tutti molto felici del suo lavoro. Io, però, ho un dubbio. L’articolo che ho letto stamattina… -
- Quale articolo? - sbotta Rei come se si fosse svegliato di colpo
- Non sapete…nulla? - Brooks ci osserva sorpreso, poi, si avvina alla scrivania e raccoglie un giornale, uno di quegli stupidi tabloid di gossip.
- “Sana Kurata, da bambina prodigio a madre degenere. L’attrice giapponese ha abortito”. Assurdo che non abbiate letto questo titolo, è ovunque! -. La testa inizia a girare. Sono incredula, il dolore mi avvolge in una morsa. Non so cosa fare, non so cosa dire. Sono sicura di avere un attacco di panico… le pareti si restringono, le gambe mi diventano improvvisamente molli, un enorme spillo mi buca il petto. Cosa significa? Sento la voce di Rei ovattata, non distinguo le parole, è come se fossi sott’acqua. Starà prendendo le mie difese? Io non ho abortito, ho perso il mio bambino. E come fa un giornale così a sapere del mio passato? Oh…
- Sana? Sana mi senti? - queste parole le sento, ma poi non sento più niente.
 
 
-Sana, svegliati! Sono io, Fuka- apro piano gli occhi, bene c’è il sole. A Londra è raro.
- Oh, grazie a Dio! Stai bene?-
- Sì, sto bene, che succede?-
- Non te lo ricordi? Sei svenuta e poi hai dormito per ore -
- Io non…oh no! No! Il Giornale! - Calcio via le lenzuola e corro ad accendere la tv. È tutto vero! Merda! La mia faccia è ovunque, tutti parlano del mio aborto. Come si permettono?
- Cosa faccio? -
- Nulla, Rei mi ha detto di tenerti qui, buona. Lui e tua madre stanno parlando con i tuoi legali, faranno causa ai giornali e a chi ha spifferato la notizia. Pensano sia un medico, qualcuno che ti ha curata mentre eri lì -.
- Ma perché avrebbero dovuto farmi una cosa del genere? Chi? -
- Non lo so, mi spiace amica -.
- Ciao amore! Ti sei svegliata. Stai bene? - Luke mi stringe tra le sue braccia, ma io vorrei solo correre via e parlare con… con nessuno.
- Vedrai che tutta questa faccenda si sgonfierà, sono solo fandonie. Brooks ci ripenserà -.
- Brooks mi ha licenziata? -
- Luke! -
- Fuka! -
- Non glielo avevo detto! Merda! -
- Adesso basta, al diavolo Rei! Devo risolvere la faccenda - Raccolgo la giacca al volo e mi precipito in strada. Questa storia deve finire.
 
Flashback  -sette anni prima-
 
- Sana! Svelta corri qui! -
- Tsu? Che succede? Sono agli studi e… -
- Il padre di Akito… Sana, vieni qui- la voce di Tsu trema. Trema come ogni parte di me ha iniziato a fare appena ho preso coscienza delle sue parole. In trenta secondi trascino Rei via dagli studi, devo correre da Hayama. Il tragitto in macchina sembra il più lungo della mia vita, cosa sta succedendo? Arriviamo a casa di Hayama e vedo Natsumi singhiozzare sulla porta
- Nat… -
- Sana… lui… è morto. Mio padre è morto -. Si scioglie in un mare di lacrime tra le mie braccia. È tutto così confuso, il dolore mi sta uccidendo e non mi sembra vero. Quell'uomo era un padre per me. Mi conosce da undici anni, ero una bambina quando ho messo piede per la prima volta in questa casa. Akito. Oh, no. Akito. Come lo affronterò? Come faccio a consolare la sua anima? Come posso dirgli che andrà tutto bene? Suo padre non c’è più.
- Va’ da lui, ha bisogno di te - Nat si scosta quel tanto da sussurrarmi queste parole. So che devo. Chiedo a Rei di abbracciare Natsumi per me. Akito è la persona più importante della mia vita, della nostra, forse dovrei dire così adesso che aspetto un bambino… oh, non conoscerà mai il nonno e… no! Non è giusto! Scoppio in lacrime e mi rifugio in bagno. Non posso affrontare Akito in queste condizioni. Ha bisogno di me, della mia forza. Ma questo bambino, così piccolo, una nocciolina… anche lui ha bisogno della mia forza. Mi asciugo le lacrime con un lembo della giacca, inspiro profondamente e vado da lui. Lo trovo seduto sul suo letto, fissa il vuoto. Sembra un fantasma.
- Amore… - inaspettatamente si alza e corre ad abbracciarmi.
- Sana, sei l’unica persona di cui ho bisogno. Ti prego non lasciarmi. Ho bisogno te -. Akito Hayama, la persona meno emotiva sulla terra ha appena pronunciato le parole più belle del mondo. Lo stringo forte a me.
- Sono qui, Akito. Sono qui e non me ne andrò… -
 
 
Akito
 
- “Salve, sono Sana Kurata. Ho indetto questa conferenza perché avevo bisogno di dire la mia. Per anni ho sempre guardato al gossip come a un rito di passaggio, qualcosa che chi, come me, vive sotto i riflettori deve subire. Adesso basta. Sono un’attrice, ma sono anche una persona. Sette anni fa ho perso il mio bambino, una tragedia per me e la mia famiglia. Ero incinta e ho subito un lutto che mi ha colpita profondamente. Tante donne capiranno il mio dolore. Tanti uomini sapranno provarci. Non sono diventata madre, ma ho combattuto per restare in piedi. Mi auguro che questa ondata di cattiverie si plachi e chiedo, a tutti voi, di accettare il fatto che anche io ho una vita. Amavo molto la persona con avevo concepito quel bambino. Ho sofferto. Ma adesso basta” -. Kurata lascia la sala stampa seguita da Sagami e sua madre. Non volevo vederla, non volevo accendere la tv, ma Kayla ha insistito e lo ha fatto contro la mia volontà. Quando ho sentito quello che le era successo, avrei voluto prendere la moto e andare a fare il culo al tizio che ha messo in giro quelle voci. Parlano di mio figlio. Il figlio che non ho e che nemmeno Kurata ha.
- Eri tu il padre? -
- Fatti gli affari tuoi -
- Eri tu. Sapevi che fosse incinta? - Stritolo il cuscino tra le mani per evitare di buttarla fuori a calci. Sono tornato a Londra perché il mio congedo era finito e perché avevo bisogno di lavorare. Quando sono rientrato Kayla era lì. Siamo andati a letto insieme e ho ripreso a frequentarla.
- Kayla, smettila. Te lo sto dicendo con gentilezza -.
- D’accordo. Volevo solo farti sapere che se hai bisogno di una spalla su cui piangere, puoi contare su di me-. Non la guardo nemmeno e vado in terrazza ad accendermi una sigaretta. Proprio non dovrei fumare, sono un chirurgo. Fanculo. Fanculo a Kurata, fanculo ai giornalisti. Fanculo.
 
 
 
 
Non mi piace Hyde park, ci sono troppi scoiattoli. Ti saltano addosso, si fanno rincorrere. Non fa per me. Ho camminato per chilometri e mi sono ritrovato qui. Di notte Londra è troppo viva, ma per fortuna ci sono zone come questa dove non c’è un’anima.
- No! Luke… - conosco questa voce…
- Sana ascolta, devi parlarmi di lui! Devo sapere se c’è ancora qualcosa tra voi. Dobbiamo essere sinceri per andare avanti - mi nascondo come un ladro dietro un enorme albero. Kurata e il suo bamboccio discutono a pochi metri da me. Qui è tutto deserto. Londra è enorme, cazzo, non potevano andare da un’altra parte? Dovrei andare via, devo andare via.
- Non ti riguarda! Akito non ti riguarda. È un capitolo chiuso della mia vita. Un tempo ci siamo amati, la nostra è stata una storia lunga e travagliata. Non aggiungerò altro -
- Io devo sapere, non devi prendermi per il culo. Dimmelo o me ne vado! - Il bamboccio alza il tono della voce e vorrei picchiarlo.
- Va’ pure! Buonanotte! - Il bamboccio la fissa con rabbia e poi va via, lasciandola sola.
- Kurata - mi sento dire. Cazzo! No. Devo andarmene.
- Hayama che ci fai qui? -
- Camminavo -
- Già. Anche io -. Mi fissa con uno sguardo glaciale, poche volte l’ho vista così incazzata.
- Stai bene, vedo - non risponde, si limita a fissarmi.
- Ho sentito la conferenza -
- Parlavano di me, del mio privato. Dovevo rispondere a tono - si guarda le mani, ha smesso di guardare me. Non ci riesce.
- E lo hai fatto. Certo, se non facessi l’attrice non avresti di questi problemi. Il tuo privato resterebbe tale -.
- Sei uno stronzo. Stavo morendo, Akito. Stavo morendo. Sei andato via! È quello che fai sempre! Avevamo fatto l’amore, sapevi la verità e te ne sei andato! Era nostro figlio. Oggi ho lottato anche per te, anche se non esisti più, anche se non ha senso che io stia qui a dirti tutto questo -, si passa una mano tra i lunghi capelli rossi. È sempre lei, è bella, profuma. Sento il suo profumo da qui. Nonostante sia buio riesco a vedere le sue fossette, adesso tristi, e i suoi seni sodi che spuntano dalla scollatura della camicetta bianca. È incazzata e stanca. Vorrei dirle di smetterla, di lasciar perdere. Ormai è finita, è inutile combattere, ma poi riprende a parlare
- Sai che c’è? Io sono morta. Fingo di essere felice, di combattere, ma sono morta e mi hai uccisa tu -.
  
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