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Autore: SideraNoctis84    13/02/2019    0 recensioni
OneShot - Short story - COMPLETA
THE SECRET OF THE PRINCE 2
FINAL FANTASY XV
RATING: Canon - Shōnen'ai - Pg13
Gladio x Noctis - Gladio x Ignis
Dopo la confessione di Noctis, Gladio è pronto a combattere il mondo intero pur di rimanere al fianco del suo Principe. Ma non sa che proprio quest'ultimo sarà il suo ostacolo più grande.
ATTENZIONE: seguito della OneShot "The secret of the prince"
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quante volte mi sono perso a guardare il suo viso, assorto in chissà quale elucubrazione.
Quante volte mi sono lasciato ghermire dai suoi sorrisi appena accennati e dalle sue occhiate profonde.
Ho anelato, per anni, qualcosa che fosse ben più che un abbraccio tra fratelli, o una pacca sulla spalla.
Sono entrato nella ristretta cerchia di quelle persone che lui considerava parte della sua famiglia e all’epoca, anzi prima che tutto quanto andasse in frantumi, nonostante desiderassi essere qualcosa di più per lui, l’ho accettato e ne sono andato fiero.
Quel giorno invece, dopo i baci che con Noct mi ero scambiato, dopo il desiderio che finalmente era stato liberato, mi sentivo felice.
Colpevole forse, ma comunque felice, come un bambino che ruba la marmellata dalla dispensa di casa e tremante, con un cucchiaino anch’esso trafugato, assaggia per la prima volta qualcosa che non avrebbe dovuto assaggiare, perché rubare è sbagliato, disobbedire ai genitori anche.
Il sapore del proibito era qualcosa che nemmeno io avevo mai gustato. Avevo sempre chinato la testa e accettato quanto mi veniva chiesto e successivamente concesso, ritenendomi fortunato ad avere ciò che mi veniva elargito. Eppure c’era sempre lui nei miei pensieri, da giovani adolescenti, sino alla maturità e dopo.
Quando, quella notte, mi ritirai nelle mie stanze, all’interno del castello di Insomnia, sentivo il cuore leggero, battere frizzante e pizzicare la carne del petto.
Era una sensazione così strana e piacevole, così anomala per me.
Non era lontanamente comparabile all’eccitazione e all’euforia che provavo nel combattimento, all’adrenalina che impetuosa incendiava ogni muscolo e terminazione nervosa. In qualche modo quella felicità così genuina e pura era diversa, era qualcosa che sapevo essere di una fragilità spaventosa, ma era capace anche di fornirmi tutta la forza di cui avevo bisogno per andare avanti.
Penso di aver dormito con un grosso sorriso stampato in faccia quella notte, cullato da pensieri forse azzardati per lo scudo del principe.
Noctis… lui provava le mie stesse paure e angosce, ma ancor più importante, era innamorato di me.
Non avevo mai osato confessare i miei sentimenti, mai mi sarei aspettato tanto.
Eppure era lì, il mio segreto era emerso e la persona che più desideravo al mondo condivideva il mio stesso anelito.
E conscio di ciò, l’indomani mi svegliai ancora ebbro di quell’euforia; nemmeno quando uno dei messaggeri di Re Regis venne a bussare alla mia porta quella sensazione folle si placò.
Neppure quando, nella sala del trono, incontrai l’espressione assonnata di Noctis, gli occhi annoiati di Prompto e il tipico piglio formale di Ignis.
Non sapevo cosa stesse succedendo, a dire il vero immaginavo che il Re ci avesse convocati in merito agli ultimi aggiornamenti sui trattati tra Lucis e Niflheim. Sapevo che la situazione era critica, sapevo che rischiavamo di perdere la nostra libertà, eppure ero tanto stupidamente felice per la rivelazione di Noctis da non riuscire a contenere tale emozione.
Nonostante ciò, quando Re Regis fece il suo ingresso claudicante, appoggiandosi al suo bastone, ormai stanco per il potere che sacrificava per tenere alzata la barriera che proteggeva il Regno, mi costrinsi a ricacciare tutto dentro.
Non dovevo pensarci, non lì, non era il momento.
«Figli miei…» iniziò Regis, sedendosi pesantemente sul trono, sempre appeso al suo bastone con la mano destra.
Figli… così ci chiamava.
Essendo le guardie fidate del Principe, ma prima di tutto suoi amici anzi, fratelli, Re Regis ci riservava un trattamento speciale. Penso che in realtà non fosse solo per quello che ci legava a Noct, presumo che in realtà il Re considerasse ogni abitante del suo Regno alla stregua di un figlio, noi eravamo solamente i più vicini al suo cuore, i primi a cui elargiva tale sentimento. Era un uomo buono, saggio, che conosceva i propri doveri.
L’ho sempre stimato, tutti noi lo stimavamo.
Re Regis si schiarì la voce, passandosi una mano sulla fronte. Mi avvicinai a Noct, dandogli una gomitata leggera.
Sembrò svegliarsi leggermente, sfoderando un sorriso annebbiato; probabilmente lo avevano tirato giù dal letto, come al solito.
Dormiva troppo quel ragazzo, beh… aveva tanti vizi a voler essere sinceri.
«Vi ho convocati quest’oggi per informarvi riguardo le ultime decisioni che sono state prese tra il nostro Regno e l’Impero di Niflheim.» spiegò.
Noct tentò di trattenere uno sbadiglio che però gli morì sulle labbra quando suo padre disse: «Vorrei che capiste che queste decisioni sono definitive. Non c’è più nulla in sospeso. Tra una settimana firmeremo l’armistizio.»
L’aria su di noi si fece improvvisamente pesante, pregna di aspettative.
L’effetto di Morfeus sembrava essere sfuggito dall’espressione di Noctis. Era attento ora, fin troppo, l’espressione trasudava attesa, dubbi, forse rassegnazione.
Per quel che mi riguarda, posso affermare che in quel momento, la folle sensazione di felicità che provavo fin dalla sera prima, iniziò a sfumare, a scivolare via dal mio cuore, lentamente.
Non v’era più tempo per noi. Stavamo per chiudere una porta che non eravamo nemmeno riusciti ad aprire del tutto.
«Sono state fatte scelte difficili, scelte dolorose che sono certo peseranno su alcuni più che su altri. Ma ciò che è stato concesso, beh… voglio che sappiate che tutto quanto concesso è stato concesso per il bene del nostro Regno. Nessun altro secondo fine, il mio scopo era salvaguardare ogni cittadino possibile e ovviamente il Cristallo, che ci permette di mantenere la nostra forza.» riprese Re Regis.
«Quale forza.» sentii Noctis sibilare tra i denti.
Sapevo che quelle parole erano dettate solo dalla rabbia del momento. Regis era sempre stato un punto fermo per Noct, non avrebbe mai messo in discussione le sue scelte, probabilmente perché, in fondo al suo cuore, le condivideva come se non più di suo padre.
Quest’ultimo poi continuò, elencando i tre punti principali sui quali si fondava quell’armistizio: «Lucis dovrà consegnare tutti i territori del Regno, ad eccezione di Insomnia.»
Il cuore mi si fermò.
Dopo la recente battaglia tra l’Impero e il nostro Regno sapevo che i trattati sarebbero stati ardui, tesi… ma quello, più che un patto, sembrava una sottomissione.
Eppure non era finita.
«Il potere del reggente, il mio potere, sarà subordinato a quello dell’Imperatore di Niflheim e del suo cancelliere, Izunia.»
Lanciai uno sguardo ai miei compagni. Prompto era congelato, i pugni stretti e le braccia tese lungo il corpo, l’espressione sconvolta, pallida, come se avesse visto un fantasma.
Ignis, a un occhio poco attento, poteva sembrare calmo come al solito, forse fin troppo apatico, ma aveva la fronte sudata e i muscoli della mascella contratti. Nemmeno lui accettava quegli accordi.
«Infine» tornai a prestare attenzione a ciò che il Re ci stava riferendo, lo stesso che aveva smesso di fissarci negli occhi ormai «come già precedentemente avevo accennato, Niflheim ha richiesto un matrimonio politico tra la Principessa Lunafreya di Tenebrae e il Principe Noctis di Insomnia.»
Quello fu il colpo finale che fece andare in frantumi la mia felicità. Il cuore mi si sbriciolò nel petto e mentre assaporavo ancora una volta l’amara consapevolezza di non poter restare accanto al mio Principe, volsi lo sguardo verso di lui, riscoprendo un’espressione che mi fece vacillare.
Nonostante Noctis fosse evidentemente sconvolto, leggevo una drammatica convinzione nei suoi occhi e temevo che anche le mie più flebili speranze di riuscire in qualche modo ad arginare il problema, sfumassero.
Però che egoista, pensare al mio tornaconto personale anziché al bene del Regno e dei suoi sudditi. Mio padre, la guardia personale di Re Regis, mi aveva sempre insegnato a pensare prima agli altri, prima al mio Principe e poi a me stesso. In quel momento però, mi sentivo lacerato tra il dovere e i miei desideri.
Quando il Re finì di illustrarci le sue aspettative e richieste – in ultima accompagnare Noctis al luogo del matrimonio, la splendida, e soprattutto sicura, città di Altissia – uscimmo dalla sala del trono e non potei fare a meno di bloccare Noct per un braccio, chiedendo a Prompto e Ignis di andare avanti, inventandomi qualcosa per non destare sospetti.
Ignis mi soppesò per un lungo istante, prima di lasciarci soli e seguire Prompto, che ormai si era già avviato per i corridoi del castello.
«Noct.» mi rivolsi al mio Principe, riscoprendo una certa amarezza nel vedere che rifuggiva il mio sguardo.
«Hai sentito le parole di mio padre.» rispose solamente.
Mi sentii raggelare dal suo tono glaciale e rigido. Noctis era sempre stato un ragazzo testardo, anche se di indole gentile, quando prendeva una decisione era impossibile fargli cambiare idea. E io sapevo cosa volessero dire, cosa nascondessero le sue parole.
Aveva già deciso, ancora prima di darmi la possibilità di ribattere.
Lasciai così andare il suo braccio, chiedendomi dove fosse finita la fragilità che mi aveva mostrato solo la sera prima. Dove avesse celato i suoi dubbi e trovato quella forza, perché a me, in realtà, mancava.
«Hai già deciso.» mormorai, serrando la mascella con forza.
Noct rimase in silenzio per un lungo istante.
Studiai i suoi lineamenti tesi, il mento leggermente arricciato e come mordesse il labbro inferiore. Quella decisione gli costava molto ma… l’aveva presa. Avrebbe percorso quella strada.
Quando i suoi occhi finalmente incontrarono i miei, occhi di un blu elettrico che sin da piccolo continuavano a ossessionarmi, seppi che, con tutta probabilità, quella decisione non era stata presa lì, nella sala del trono, a seguito delle parole di suo padre. Era qualcosa che covava da tempo, probabilmente dall’inizio dei trattati tra Lucis e Niflheim, quando la notizia di un possibile matrimonio tra lui e Luna era trapelata grazie ai media che da quel giorno non gli davano tregua.
Anche la sera prima quindi, mi aveva affrontato con quei sentimenti nel cuore? Aveva accettato i miei baci, si era aperto a me, ma sapeva che nulla di tutto ciò sarebbe andato oltre quella notte.
«Devo assumermi i miei doveri, Gladio. Sono il Principe di Lucis, non posso voltare le spalle al mio popolo per seguire i miei desideri. Se devo sposare Luna per sedare la guerra con l’Impero, allora lo farò. È un piccolo prezzo quello che devo pagare, rispetto a ciò che dovranno sopportare i miei sudditi, mio padre… soggiogati al nostro nemico. Pensa a coloro che perderanno la possibilità di vedere le loro famiglie perché oltre i confini di Insomnia. No, il mio sacrificio non è nulla confronto a questo.»
«Lo so.» annuii, lasciandogli definitivamente il braccio. In un’altra situazione mi sarei riempito di orgoglio per come stava affrontato la cosa, ma le sue parole continuavano a riecheggiarmi nella testa, i baci che ci eravamo scambiati solo la notte prima riempivano ogni mio pensiero. Eppure dovevo accettare. Era la cosa giusta da fare.
Pensavo di avere più tempo, ma nel giro di poche ore, lo scandire di un sogno, tutto mi era stato portato via: il Regno, la libertà probabilmente e la persona che amavo.
«Volevo solo dirti che ti aspetto nella sala degli allenamenti. Domani partiremo presto, vorrei che tu fossi preparato. Fuori dai confini di Insomnia è pericoloso, i Daemon…»
«Ok.» tagliò corto Noctis, sfuggendo ancora una volta al mio sguardo.
Aspettai per quella che mi sembrò un'eternità.
I secondi, poi i minuti… le ore, scivolarono inesorabili tra le lancette dell'orologio.
Alla fine, con il cuore a pezzi e la rabbia che lottava tra orgoglio e delusione, uscii dalla sala allenamenti.
Mi abbandonai alle lusinghe della bottiglia per ore prima di cadere, ubriaco, sul tappeto delle mie stanze.
Ero stato così folle, così stupido…
«Così ingenuo.» ringhiai, gettando la bottiglia vuota verso le porte chiuse dei miei alloggi. La bottiglia si frantumó in mille pezzi, così come lo era il mio cuore.
Volevo solo sparire, riavvolgere quei due giorni che prima mi avevano fatto sperare e poi mi avevano strappato ogni desiderio. Ero un relitto alla deriva in un mare di disperazione. La mia boa di salvataggio si era in qualche modo sganciata e mi aveva abbandonato.
Noctis mi aveva abbandonato...
Qualcuno bussó alla porta.
Abbassai le braccia dal viso, sollevando appena la testa dal tappeto per guardare verso l'entrata.
La porta si aprí di uno spiraglio… Ignis si infiló dentro, osservandomi con disappunto.
«Come ti sei ridotto?» e suonó più come una colpa che una domanda.
«Lasciami stare.» sbuffai, picchiando la testa a terra ancora una volta. Mi coprii il viso con il braccio nudo, non volevo vedere più nulla.
Avvertii però i passi di Ignis avvicinarsi, si fermarono a pochi centimetri.
«Sei ubriaco.»
«Che perspicacia.»
Ignis sospiró, abbassandosi sopra di me.
Il suo odore mi investí: sapone, niente di più se non una leggera nota di dopobarba.
Non somigliava affatto al profumo di Noctis: rose notturne, meglio conosciute come “baci della notte”. Solo a palazzo era consentito coltivarle, si trattava di fiori biologicamente modificati. Sbocciavano quando la luna era alta nel cielo e la notte infinita carezzava i loro candidi petali.
Noctis passava ore infinite nelle serre reali quando si voleva nascondere dai suoi doveri di Principe.
Io ero l'unico a sapere di quel suo posto segreto.
«Vattene, Ignis.» ringhiai tra i denti, avvertendo l'alcool spingere le lacrime fuori dal mio corpo. Non volevo che mi vedesse in quello stato.
Non volevo che nessuno, a parte Noctis, potesse essere testimone della mia debolezza.
«Dovresti dimenticarlo, Gladio.»
Dimenticarlo, che diavolo ne sapeva lui?
Scoppiai a ridere, una risata amara che vibró rancorosa nel mio petto.
«Di che diavolo stai parlando, Ignis?»
«Sai perfettamente di chi sto parlando.» continuó fermo.
Sollevai le braccia dal viso, studiandolo in silenzio.
Lo sapeva.
Se ne era accorto.
Se se ne era accorto lui… quante altre persone lo avevano fatto?
«Non so di cosa tu stia parlando.» tentai, questa volta con voce incerta.
«Non prendermi per stupido.» sorrise appena. Poi aggiunse «Nessuna lo sa. E nessuno deve saperlo.»
«Ma?» incalzai, sollevadomi a sedere.
Ignis inspiró profondamente, sistemando gli occhiali sul suo naso con studiata lentezza. Ho sempre avuto un'alta opinione di lui, della sua intelligenza e delle sue doti culinarie. Ma soprattutto l'ho stimato prima come guerriero, poi come amico… infine come confidente.
«Ma devi lasciarlo andare, Gladio. È in gioco il destino di Insomnia, anzi quello di Lucis. È in gioco la vita del nostro Re, ma più di tutti quella di Noctis stesso. Se non accetterà questo matrimonio»
«Verrà ucciso.» conclusi per lui.
Ignis annuí.
Il fiato mi si seccó in gola.
«Ero pronto a combattere per lui.»
«Lo so.» affermò serio, aggrontando la fronte.
Il silenzio cadde su di noi, un silenzio pregno di significato. Non c'era bisogno di parlare, sapevamo entrambi che lui aveva ragione e non avrei trovato un argomento abbastanza valido per controbattere se non forse, i sentimenti che mi dilaniavano il cuore.
Infine, Ignis si sedette a terra, al mio fianco.
Lo guardai attentamente, senza accennare a una sola parola.
Lui si voltò, rispondendo al mio sguardo. Poi tutto si svolse a una velocità tale da assumere i vaghi contorni di un sogno donato dai fumi dell'alcool. Il nostro bacio brució l'aria attorno a noi, ogni pensiero, ogni tentennamento, ogni ragione.
Presi Ignis per il collo, tirandolo sopra di me e affondati la lingua in quella bocca saccente, soffocando ogni suo gemito. Non mi interessavano le conseguenze... volevo solo qualcuno con cui placare il dolore.
Quando mi risvegliai, la mattina successiva, nudo e arrotolato tra le coperte del mio letto, con Ignis al mio fianco, capii che quello era il primo passo verso l'oblio.
Avrei incatenato nel profondo della mia anima ogni ricordo, ogni sentimento legato a Noctis. Avrei cancellato ogni cosa, avrei serrato il mio cuore a lui e a ciò che per me rappresentava.
Lo avrei lasciato andare.
E lo avrei perso.
Immerso nel silenzio di quell'alba, mi lasciai andare a un pianto sommesso.
Quelle lacrime levarono via anche l'ultimo timido ripensamento.
Quelle lacrime, mi dissi, sarebbero state le ultime versate per lui. Il mio commiato al mio splendido, irraggiungibile, Principe.
Il nostro primo e unico bacio, quello, sarebbe stato il nostro segreto: il segreto del principe e quello del suo scudo.
   
 
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