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Autore: ArrowVI    13/02/2019    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 4-8: Le fiamme della Fenice

 


Magnus era enorme, molto più grande e popolata di quanto Michael avesse mai potuto anche solo immaginare.
Non aveva mai visto qualcosa del genere, prima d'allora.

Rispetto al suo piccolo paesino natio, quel posto gli era completamente estraneo. Aveva a malapena ascoltato sporadici racconti, a riguardo, dallo zio.

Gigantesche arcate in basalto fecero loro da benvenuto in quelle strade puramente in pietra grigia, talmente lucide che riflettevano il sole quasi come se fossero specchi.
Le abitazioni erano tutte diverse le une dalle altre ma, allo stesso tempo, avevano tutte certi dettagli in comune fra loro. Alcune avevano dei grossi camini in mattoni di argilla arancioni che spuntavano da una delle quattro mura, altre invece avevano grossi giardini in fiore davanti alle entrate.

Vi erano tantissime bancarelle e taverne, e, in distanza sorgeva una gigantesca torre dell'orologio, la quale si alzava al di sopra di tutti gli altri edifici.
Michael rimase ammaliato da quella vista, specialmente non appena notò che il tratto di strada che aveva dato loro il benvenuto altro non fosse che un ponte sotto il quale scorreva un fiume dalle acque cristalline. 
Si affacciò rapidamente da un lato, per osservare quelle acque azzurre, riuscendo perfino a rispecchiarsi in esse.


A ogni loro passo, quel lontano brusio crebbe sempre più di volume, trasformandosi ben presto in un forte frastuono causato dalle centinaia di persone che camminavano e parlavano per le strade, delle carrozze, bambini che giocavano e dagli animali.


<< Mi manca la calma di Samir... >>
Mormorò, guardandosi esterrefatto intorno a ogni suo passo, continuando a seguire Neptune che faceva loro strada.

<< Prima volta che vieni qui? >>
Domandò Neptune.
Michael annuì.

<< Magnus non solo è la capitale, ma è la città più grande di tutta Avalon. E' parecchio rumorosa, quindi. >>
Aggiunse, subito dopo.

<< Vanta persino il titolo di terza città più grande in tutta Gaia, superata solamente dalle capitali di Savia e, al primo posto, Asgard. E' talmente vasta che l'Imperatore ha dovuto dividerla in quattro sezioni, o distretti, uno per ciascun punto cardinale, per poterla tenere meglio sotto controllo, affidando ogni sezione a dei suoi subordinati. >>
Continuò.

<< E' davvero così grande?! >>
Esclamò Michael, incredulo davanti a quelle parole.

<< Si. In più, ogni distretto è sotto la tutela di una delle Quattro Galassie. Il distretto Nord appartiene ad Andromeda, quello Ovest ad Arthur, quello sud è stato assegnato ad Ehra e, infine, quello ad Est, in cui ci troviamo adesso, a Vermilion. L'imperatore si trova al centro della capitale, nel Palazzo Reale, nel quale si trova anche il Gran Generale Xernes. >>
Gli rispose Seryu.

<< Ehra controlla la sezione sud di Magnus? Ma non si trova a Samir, al momento? >>
Chiese Michael ai suoi compagni, confuso da quelle parole.

<< Beh, si ma... Le Quattro Galassie però non controllano, in senso stretto, le zone che a cui sono state assegnate. >>
Gli disse Jessica.

<< Infatti, non sono loro a "governarle". Se necessario, vengono richiamati nella capitale per risolvere problemi di grossa entità. Le Quattro Galassie sono semplicemente dei "Simboli", dei "Guardiani". Insomma, non hanno alcun potere decisionale. Hanno la libertà di andare e tornare quando vogliono, ma se venissero convocati da colui a cui è stato assegnato il distretto che sono tenuti a difendere, sono obbligati fare prontamente ritorno alla capitale.  >>
Aggiunse Neptune.



Michael seguì in silenzio i suoi compagni, osservando nel mentre ogni singolo angolo di quel nuovo posto.
Notò una miriade di negozi di qualunque tipo e, ad un certo punto, ne notò uno con una scritta a lui familiare:

"Haile's Tavern"

<< Uhm, Neptune? >>
Domandò al suo compagno, confuso da quell'insegna.

<< C'è qualcosa che non va? >>
Gli rispose Neptune, sorpreso dal tono del ragazzo.

<< La tua famiglia ha un negozio anche qui a Magnus? >>
Domandò Michael.

<< Si, quello di mio zio. Prima che io nascessi, mia madre e suo fratello si trasferirono qui a Magnus, ma mia madre però non riuscì a mantenere il ritmo della capitale, quindi decise di trasferirsi in un posto più tranquillo. >>
Rispose il ragazzo.

<< Ora che ci penso... >>
Mormorò Seryu, portandosi una mano sotto al mento.

<< "Haile" non è un cognome originario di Avalon, ho ragione? >>
Continuò.

Neptune annuì.

<< Esattamente, mia madre è nata a Savia. Non so bene dove di preciso, non me ne ha mai parlato, ma dubito fosse dalla capitale. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Cosa te lo fa credere? >>
Gli domandò Mike, sorpreso dalla sua sicurezza.

<< La capitale di Savia è più grande di Magnus. Se fosse nata li, non avrebbe dovuto avere problemi ad ambientarsi qui, non credi? >>
Aggiunse Seryu.

Michael rispose con un semplice "Oh" sorpreso.

<< Muoviamoci. >>
Disse Neptune, facendo cenno con una mano al trio di seguirlo.

<< Prima raggiungiamo l'Orfanotrofio, prima potrò dire "missione compiuta". >>
Aggiunse.

<< Orfanotrofio? Perché siamo diretti li? >>
Domandò Michael.

<< E' li che si trova Vermilion, quando non è in servizio. >>
Gli rispose Jessica.
Quella risposta lo colse di sorpresa: non aveva idea che sia Seryu che Jessica conoscessero così bene i membri delle Quattro Galassie.

<< Il distretto Est è stato affidato a Don Rei, il Sommo Pontefice. Dovrebbe esserci una delle sue Chiese anche a Samir, se non erro. >>
Aggiunse Neptune, attirando di nuovo la sua attenzione.
Michael annuì.

<< Quando Vermilion arrivò qui, Don Rei l'accettò in uno dei suoi tanti orfanotrofi. Con il passare del tempo Vermilion riuscì a farsi una grossa reputazione, riuscendo, alla fine, perfino a ottenere il titolo di una delle Quattro Galassie. Don Rei, quindi, scelse lei come simbolo del distretto Est. >>
Continuò.

<< Uh. La conosci molto bene, eh? >>
Chiese Michael al compagno, sorpreso da quanto sapesse su quella ragazza.

Neptune gli sorrise.

<< La conosco da quando è arrivata a Magnus. >>
Rispose.

<< Come ha detto Jessica, quello è il posto in cui è più facile trovarla, quando non è in servizio. E' rimasta molto legata a quelle quattro mura e alle persone che l'hanno cresciuta, non è quindi insolito trovarla li, a fare loro visita. >>
Concluse.

<< Oh, è davvero una cosa dolce! >>
Esclamò Jessica, portandosi le mani davanti al petto, con un gigantesco sorriso in volto.

<< Non sapevo di questo dettaglio. E' davvero una cosa bella. >>
Concordò Seryu.


<< In ogni caso, Michael... >>
Aggiunse Neptune, senza voltarsi verso il trio. 

<< ...Come mai hai deciso di intraprendere la strada per diventare un soldato? Insomma, per qualcuno senza capacità magiche come te è una strada in salita. >>
Continuò.

<< Beh... E' una cosa che risale a molti anni fa, in verità... >>>
Gli rispose, con un tono leggermente imbarazzato, grattandosi il capo.

In quell'istante Neptune si voltò verso di lui, fissandolo con uno sguardo incuriosito, camminando al contrario.

<< Conosci Merlin, giusto? >>
Domandò Michael al compagno.

<< Oh si, il maestro di Arthur. Non l'ho mai incontrato di persona... Perché me lo chiedi? >>
Gli rispose Neptune, sorpreso da quella domanda.

<< Quando ero piccolo, una parata militare attraversò Samir. Tra tutti i soldati, fu una singola persona ad attirare la mia attenzione. Non indossava alcuna armatura, non impugnava alcuna arma se non un lungo bastone in legno. Non mi sembrò neanche un soldato, a prima vista. Fu mio zio a dirmi chi fosse. Il nome di quell'uomo era Merlin, comandante del primo battaglione, Alto Generale, maestro di Xander Ravier Arthur Pendragon. >>
Mentre disse quelle parole, un grosso sorriso apparve nel volto di Michael.

<< Mio zio mi disse che Merlin era il soldato più forte di tutta Avalon. Era conosciuto e amato da tutti, e tutti lo rispettavano. Ma ciò che mi colpì profondamente fu quando mio zio mi disse che Merlin non era in grado di usare la magia. Era il più forte, senza l'ausilio di magia o abilità speciali. >>
Continuò.
Mentre parlava di quell'uomo, i suoi occhi cominciarono a brillare di luce propria. 

<< "E' come tutti noi, per questo tutti lo ammirano." Tutte le persone che conoscevo erano in grado di usare la magia, mentre io non potevo farlo. Credevo di essere diverso, e odiavo sentirmi in quel modo... Ci furono momenti in cui diedi le colpe a me stesso per quella diversità. >>
Continuò a parlare per qualche istante con un tono più cupo e pieno di rammarico, evitando lo sguardo dei suoi compagni.

Si riprese rapidamente, sollevando di nuovo lo sguardo e riprendendo a sorridere.
<< Ma quel giorno cambiò tutto. Divenne immediatamente il mio idolo: volevo emularlo. Volevo diventare forte come lui. Fino a quel momento continuai a ripetermi che non potevo essere come gli altri, ma grazie a lui capii di esserne in grado anche io.  Vedendo la mia determinazione, mio zio decise di allenarmi.  E... E' così che è iniziato. >>
Subito dopo aver detto quelle parole, Michael posò il suo sguardo su Neptune, notando una strana espressione stampata nel suo volto.

<< E' un racconto stupido, lo so... >>
Aggiunse, grattandosi il capo.

Neptune scosse il capo in dissenso.

<< No, non lo è. >>
Gli disse, sorridendogli.
Subito dopo gli diede le spalle, riprendendo finalmente a guardare dove stesse camminando.



Continuarono a camminare per qualche minuto, e, ad un certo punto, lo sguardo di Michael cadde su Neptune non appena rispose a una chiamata, esattamente come aveva fatto la notte prima.
Continuò a fissare in silenzio il compagno con uno sguardo preoccupato, perso nei suoi stessi pensieri.

"Starà parlando di nuovo con il padre di Xane?"
Si domandò, ripensando a ciò che era accaduto la notte prima tra loro.

Le parole di Neptune ricominciarono a riecheggiargli intesta.

"Dovrai trasformarti di nuovo."
Aveva paura di quelle parole, non voleva farlo.

"Dovrai mantenere il controllo."
Come avrebbe dovuto farlo? Era possibile fare una cosa del genere?

Più provava a ignorare quei pensieri, più rimbombavano nella sua mente come cannonate. 

Non voleva mettere in pericolo i suoi compagni ma, allo stesso tempo, non voleva trasformarsi di nuovo in quella cosa.
Però sapeva che l'unico modo che aveva per proteggerli era riuscire a controllarla.

"Potrà davvero aiutarmi?"
Si chiese, pensando a quella "Vermilion" che ancora non aveva incontrato.
Gli altri sembravano riporre molta fiducia in lei.

"E se non dovesse esserne in grado? Cosa dovrei fare?"


Michael provò a nascondere quelle sue preoccupazioni, accelerando il passo e superando i suoi compagni, rimanendo comunque, però, alle spalle di Neptune.
Abbassò lentamente lo sguardo, fissando intensamente la strada su cui stava camminando.

Prese un profondo respiro, provando a liberare finalmente la mente da quei pensieri.
"Tutto al suo tempo..."
Si disse.

"Penserò a queste cose più tardi."


In quell'istante, però, un urlo attirò improvvisamente la sua attenzione.



"Gregory Caitlynn"
Neptune conosceva perfettamente quella persona. 
Era il capitano di uno squadrone di ammazza-demoni di Classe A, colui a cui era stato affidato il compito di abbattere il ricognitore apparso sulle sponde del lago.

<< Pronto-Pronto, qui Neptune. >>
Disse il ragazzo, rispondendo a quella chiamata.

<< N... Neptune... >>
Sussurrò una voce debole, dall'altro capo.

<< Gregory? Cosa succede? >>
Domandò il ragazzo a quella voce.
C'era qualcosa che non andava.

<< Fate attenzione... Sta arrivando da voi... >>
Mormorò quella persona.

<< Di chi stai parlando, Gregory? Stai bene? >>
Domandò all'uomo, cominciando a preoccuparsi.
La sua voce era debole, gli sembrò ferito.

<< Stiamo... Bene... >>
Gli rispose l'uomo, respirando affannosamente.

<< Il demone... Con sei ali... >>
Quelle parole fecero congelare il sangue al ragazzo, il quale si fermò di colpo nel mezzo della strada.

<< Ma siamo nel mezzo della città! >>
L'urlo di Neptune attirò non solo l'attenzione del trio, ma anche quella di parecchi passanti che si voltarono nella loro direzione.

Il ragazzo cominciò istericamente a guardarsi intorno, pallido in volto.
Non fece nemmeno caso alle domande preoccupate dei tre ragazzi alle sue spalle, spaventati dal suo comportamento.

<< Gregory? Gregory, mi senti?! >>
Esclamò il ragazzo, poco dopo, non ricevendo più alcuna risposta dall'uomo.

<< Maledizione...! >>
Imprecò, abbassando lentamente il telefono e fissandolo con una espressione terrorizzata per qualche istante.

In quell'istante si voltò verso il gruppo a cui stava facendo da scorta.

<< Dobbiamo muoverci, ora! >>
Esclamò, riponendo il telefono in una tasca.

<< Cosa sta succedendo, Neptune? >>
Gli domandò Seryu, preoccupato dall'inusuale comportamento del suo compagno.

<< Non ho tempo per spiegare, dobbiamo raggiungere l'orfanotrofio prima che sia troppo tardi! >>
Esclamò, cominciando a correre.

Il trio non si fece ulteriori domande: seguirono a ruota il loro compagno, comprendendo che fosse qualcosa di serio.


Non fecero molta strada.


Quell'urlo riecheggiò per tutta l'area come un fulmine a ciel sereno, attraversando i corpi dei presenti come una lama affilata.
Si bloccarono tutti all'istante, quasi come se qualcuno avesse scattato loro una foto, mentre si guardarono intorno alla ricerca dell'origine di quello strillo.

Una donna era inginocchiata nel terreno, con una cesta di frutta caduta ai suoi piedi. 
Stava fissando il cielo con occhi spalancati e immobili, con una mano davanti alla bocca. Il suo volto era bianco come il latte, e non disse neanche una parola.
Tremava dal terrore solamente davanti a quella vista.

Tutti i presenti sollevarono lentamente lo sguardo verso il cielo, e ben presto altre urla seguirono quella della donna.
Molti scapparono via in preda al terrore, altri afferrarono qualunque cosa avessero vicino a loro come se fosse un'arma, ma nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di attaccare.
Altri, invece, rimasero paralizzati dal terrore, immobili come statue, davanti a quella scena.

Una figura umanoide stava fluttuando in cielo, con tre grosse paia di ali nere.
Indossava un'armatura argentata e guardava verso il basso, nella direzione del piccolo gruppo di ragazzi.

Lentamente cominciò la sua discesa in silenzio, senza proferire parola.
L'unico rumore udibile era quello di alcune urla in distanza, e il calmo battito delle sue ali fino a quando non toccò terra.

Non aprì bocca. Posò quel suo sguardo freddo su di loro, mentre ripiegò lentamente le ali alle sue spalle.


[ Ci incontriamo, finalmente, figlio di Azael. ]
Disse, rompendo finalmente quell'assordante silenzio, fissando con uno sguardo deciso Michael, il quale fece istintivamente un passo all'indietro.

In quel preciso istante Neptune fece un passo avanti, camminando davanti al suo compagno.
Quella figura posò il sguardo su di lui.

<< Sembra quasi un insulto, se vuoi la mia opinione. >>
Gli disse Neptune, parlando a quell'essere con un tono di sfida.

[ Non sei tu il mio bersaglio. Fatti da parte. ]
Gli rispose, con un tono autoritario.

<< Mi dispiace, ma temo di non poterlo fare. Sembrerebbe, dopotutto, che il tuo bersaglio sia la persona che io devo tenere al sicuro. >>
Controbatté il ragazzo.
Il demone non gli disse nulla.

<< Quindi... Perdonami se te lo dico, ma ti dispiacerebbe andartene? Non per essere scortese, ma non ti abbiamo invitato alla festa. La prossima volta mi assicurerò di farti avere l'invito. >>
Aggiunse subito dopo, con tono ironico.

Quella figura continuò a fissare il ragazzo in silenzio. Mantenne lo sguardo fisso su Neptune, mostrandogli una espressione cupa e seria.

[ Non sono qui per giocare, ragazzino. ]
Disse finalmente, avvicinandosi lentamente verso di loro.



<< Hey, ragazzini. >>
Disse Neptune al trio alle sue spalle, attirando la loro attenzione, senza mai distogliere lo sguardo dalla figura che lentamente si muoveva nella sua direzione.

<< Ho intenzione di trattenerlo qui il più a lungo possibile. Voglio che voi vi dirigiate all'orfanotrofio alla ricerca di Vermilion... Sperando si trovi li. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Cosa stai dicendo? Non possiamo lasciarti qui da solo! >>
Esclamò Seryu. 
Non avrebbe mai accettato una tale richiesta.

<< Non è una richiesta! >>
Urlò Neptune, voltandosi verso di loro, con tono infastidito e preoccupato.

Il demone colse quell'opportunità al balzo: scattò verso Neptune, colpendolo di sorpresa al collo con un calcio e scagliandolo nel terreno.

[ Non dare mai le spalle al tuo avversario. ]
Disse, fissando il corpo immobile di Neptune.

<< Neptune!! >>
Esclamò Jessica, terrorizzata, indietreggiando.

Gli occhi di Seryu si illuminarono di quel verde fluorescente mentre si scagliò verso quel suo nuovo avversario.
Provò a colpirlo con un pugno, ma il suo attacco non andò a buon fine: il demone lo bloccò con una sola mano.

<< C-Cosa? >>
Balbettò, incredulo, per poi venir colpito in pieno ventre da una ginocchiata.
Seryu si inginocchiò nel terreno, tossendo e mormorando dal dolore.

Il demone lo fissò per qualche secondo, per poi posare il suo sguardo su Michael, il quale si stava preparando ad uno scontro.

<< Chi sei?! Cosa vuoi da noi!? >>
Esclamò il ragazzo, indietreggiando, con Jessica alle sue spalle.
Rimase completamente di stucco da ciò che il demone fece subito dopo.

Gli porse la mano.

[ Il mio nome è Abraxas, e sono stato mandato qui per portarti via. ]
Rispose il demone.

[ Preferirei non dover ricorrere alla violenza. Se accetterai di seguirmi di tua spontanea volontà, nessun altro si farà male. ]
Continuò.

<< Cosa ti fa credere che io voglia andare via con te? >>
Domandò ad Abraxas, senza abbassare la guardia.
Il demone lo fissò in silenzio per qualche istante, per poi abbassare lentamente la mano che gli porse poco prima.

[ Lord Lucifer mi ha ordinato di tenerti in vita, ma lascia che ti dica una cosa... ]
Gli rispose, assumendo una espressione scura come la notte.

[ ...Se necessario, non mi farò problemi a staccarti uno o due arti per portarti via con la forza. ]
Continuò, con tono minaccioso.

Sentendo quelle parole, Michael cominciò a indietreggiare lentamente senza mai distogliere lo sguardo dalla figura immobile davanti a se.
Stava tremando: qualcosa, dentro di lui, stava urlando di stare il più lontano possibile da quell'essere. 

Non aveva provato una sensazione del genere neanche contro Asteroth.


Una debole risatina riecheggiò intorno a loro.
Abraxas diede le spalle a Michael, posando il suo sguardo su Neptune il quale, nel mentre, si era rialzato dal terreno, seppur dolorante.

<< Preferiresti "non ricorrere alla violenza"? Non ti senti un ipocrita? >>
Ridacchiò il ragazzo, dolorante, mentre si reggeva il volto con una mano.

[ Il fine giustifica i mezzi. Se avessi davvero voluto ucciderti, ora non ti saresti di sicuro rialzato, ragazzino. Fai un favore a te stesso e fatti da parte. ]
Gli disse Abraxas, con tono minaccioso.

<< Amico... La pizza che mi hai dato non la dimenticherò facilmente... >>
Continuò Neptune, ignorando le parole del demone, mentre si massaggiava il collo con una mano.

[ Non mi piace ripetermi, ma te lo dirò per l'ultima volta. ]
Disse il demone, dando le spalle a Michael.

[ Non sei tu il mio bersaglio, fatti da parte. Non voglio spargere sangue inutilmente. ]
Ripeté subito dopo, con tono minaccioso.

In quell'istante, lo sguardo di Neptune cambiò.

<< Che ne dici... Se ricambiassi il favore? >>
Domandò al demone.
I suoi occhi cominciarono a brillare di luce propria, mentre cominciò a ringhiare come un lupo.

[ Tu sei... ]
Mormorò, riconoscendo qualcosa in quel suo sguardo.
Non appena proferì quelle parole, Abraxas notò una grossa palla di fuoco rossa come il sangue volare nella sua direzione.

In un battito di ciglia spiegò le sue ali, usandole come scudo contro quell'attacco.
Non appena le abbassò, posò lo sguardo in distanza, nella direzione da cui era arrivata la palla di fuoco, assumendo rapidamente una espressione cupa.


<< Basta così, Neptune. Non fare qualcosa di cui potresti pentirti. >>
Disse una voce femminile.

Tutti i presenti si voltarono rapidamente nella direzione dalla quale provenì quella voce.
Un grosso gruppo di soldati si era radunato in distanza: stavano tenendo il demone sotto tiro con fucili di precisione e altre armi da fuoco.

Davanti a loro vi erano due figure: una ragazza dai lunghi capelli castani, e un uomo, armato di katana, dai lunghi capelli azzurri con una grossa cicatrice verticale sull'occhio sinistro.

<< Ci pensiamo noi, adesso. >>
Disse l'uomo, estraendo la sua spada.


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Fine del capitolo 4-8 e, con esso, del volume 4! Alla prossima con l'inizio del volume 5!

   
 
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