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Autore: darkrin    13/02/2019    1 recensioni
1. Quando l’Olimpo cade e gli dei si spengono come stelle e il mondo finisce, Jason muore – o forse l’Olimpo cade, il mondo finisce, gli dei si spengono come stelle perché Jason muore.
Una mattina, Piper scopre di non essere l'unica ad essere sopravvissuta.
2. Piper è contenta e tira un sospiro di sollievo, quando Eracle se ne va, sbattendo la porta e imprecando e insultando suo padre e tutti i figli di troia che ha sparso per il mondo. [...] Ora sarà tutto diverso, non ci sarà più nessuno a fermarla per le scale e a farla indietreggiare fino a sbattere contro il muro.
3. Eracle l’aveva avvicinata perché era bellissima e perché Jason – Jason, il ragazzo perfetto, il figlio ideale; Jason che era disposto a fare qualsiasi cosa per Hera - era pazzo di lei e assolutamente incapace di dimostrarlo e questo la rendeva ancor più attraente, ai suoi occhi. (Eracle/Piper/Jason)
(Eracle/Piper | angst!fest | Ex: Regret is deeper than the sea / But love is longer than the way, ora una raccolta discontinua. Titolo tratto da un verso di Neruda | Il secondo capitolo partecipa alla #PjShipWeekItalia indetta dalla community campmezzosangue)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Piper McLean
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: 
- Scritta per il prompt tensione del COWT9 di Lande di Fandom.
- Terza parte delle prime due parti di Foglie d'Autunno e come ogni volta che compare Eracle, il linguaggio diventa inutilmente scurrile. 
- Grazie a Kuruccha per avermi fatto da beta. 


- Jason – quasi tuba Eracle, accogliendolo sulla soglia. – Perché non ti unisci a noi? -
Il figlio di Zeus non risponde subito perché non può, perché dietro suo fratello c’è Piper con indosso solo un paio di slip e una maglietta stropicciata, la Piper con cui è cresciuto e che ama da sempre, da prima di averne memoria, la Piper che… e quello è suo fratello che ghigna e…
Jason non risponde perché Piper squittisce e cerca di nascondersi e ha le guance rosse e gli occhi lucidi e improvvisamente lui non riesce a vedere altro oltre al ghigno sul volto di Eracle e le lacrime negli occhi di Piper.
- Che cazzo hai fatto? – ringhia il ragazzo.
Eracle inarca un sopracciglio e volta leggermente il capo a guardarla. Piper tenta, vanamente, di tirare la maglietta verso il basso per coprirsi e Eracle schiocca la lingua, indispettito, perché con delle cosce del genere è davvero un sacrilegio tenerle nascoste. È quasi tentato di andarle vicino e strapparle l’orlo della maglietta dalle mani e poi strappare quell’offensivo pezzo di stoffa dal corpo e lasciarla nuda davanti a sé e spingerla sul letto e fotterla davanti a Jason. A Piper non dispiacerebbe così tanto come vuole far credere e l’uomo si lecca le labbra solo al pensiero.
La ragazza rabbrividisce e singhiozza, sotto al suo sguardo ed Eracle è quasi certo che non sia solo vergogna quella che le arrossa le guance. È quasi certo che sia ancora bagnata.
- Secondo te? – domanda, scrutando il fratellastro con un sopracciglio inarcato. – Che cosa stavamo facendo secondo te, Jason? – chiede con quella voce insinuante che somiglia a quella di un serpente, di un mostro ricoperto di scaglie nascosto nel suo antro di roccia.
Jason digrigna i denti.
- L’hai fatto di proposito – lo accusa.
Eracle quasi ride di come suo fratello non riesca neanche a considerare, neanche a pensare a Piper nel suo letto, al suo cazzo tra le sue cosce.
- Certo che era di proposito. Hai mai scopato una persona senza che fosse di proposito? – chiede, con un ghigno.
Il gemito che lascia le labbra di Piper viene coperto dal rumore del pugno di Jason che si schianta contro la guancia di Eracle, con un basso scricchiolio. Jason sente un dolore sordo e pulsante invadergli la mano ed esala un ringhio, che si trasforma ben presto in un grido di rabbia mentre si scaglia ancora contro suo fratello.
Vuole strappargli quell’espressione soddisfatta dalle labbra e cancellare la smorfia di vergogna e dolore sul volto di Piper; vuole estirpare qualsiasi ricordo del calore, del profumo di Piper e dei suoi sospiri dal corpo di Eracle.
 
*
 
Jason la guarda come se non riuscisse a credere ai suoi occhi, come se non riuscisse a riconoscerla e Piper vorrebbe morire e seppellirsi e tornare a settimane prima, quando ancora non aveva ceduto alle lusinghe e agli sguardi di Eracle, quando ancora Jason non la guardava come se fosse un’estranea.
Si sente improvvisamente sporca e un’ondata di nausea le invade lo stomaco. In una qualche parte della sua mente pulsa il pensiero che Eracle abbia architettato ogni cosa e che avrebbe dovuto saperlo che non avrebbe dovuto credergli, che avrebbe dovuto capire, quando l’aveva sentito parlare con Era, che era così semplice, così prevedibile, ma si era fidata. Si era fidata di Eracle. E si sente un’idiota, oltre che sporca.
Vorrebbe scappare e nascondersi, ma è in mutande e Jason è davanti alla porta e…
- Certo che era di proposito. Hai mai scopato una persona senza che fosse di proposito? – afferma Eracle e Piper non riesce a trattenere il gemito disperato che le lascia le labbra perché è Jason, è Jason, è Jason e non è giusto, non è giusto, non è giusto.
Piper esala un grido quando Jason si scaglia contro suo fratello, quando il pugno del ragazzo che ama si schianta contro lo zigomo del suo fratellastro – con cui lei stava per andare a letto, con cui lei è andata a letto e le viene da vomitare di nuovo.
 
- Jason – grida.
- Jason – lo chiama di nuovo, ma la voce di Piper viene coperta dal sangue che gli pulsa nelle orecchie, dal rumore del suo pugno che continua a colpire e colpire e dalla risata di Eracle, sotto di lui. Eracle ha la bocca piena di sangue e continua a ridere tra il liquido rosso che gli cola tra le labbra e i denti bianchi e Jason lo odia sempre di più.
- Jason, basta. –
A fermarlo sono le dita, lunghe, sottili – Pipes - che gli si stringono intorno al braccio. Quando alza gli occhi su di lei, Jason ha i capelli spettinati e un’espressione irriconoscibile sul volto. Piper singhiozza, ma non lascia andare il braccio del ragazzo, gli si avvolge ancora di più intorno e spera che non sia nauseato da quel contatto. O da lei.
Jason le strappa il braccio dalle mani – il sangue che gli ricopre le nocche lascia scie rossastre sulla pelle e la maglietta di Piper - e indietreggia di qualche passo. Eracle è ancora steso a terra e Piper è in piedi accanto a lui e lo guarda e sembra spaventata, sembra voler proteggere Eracle da lui e…
Jason si passa le mani tra i capelli ed esala un verso disperato.
- Pipes… - mormora.
Piper sembra ripiegarsi su sé stessa.
- Mi dispiace, mi dispiace, mi… -
E Jason ha l’orrendo sospetto di non aver capito nulla: Piper è sempre stata la più buona di tutti loro, la più colma d’amore e Eracle è un figlio di puttana, ma…
- Mi dispiace – mormora lei e si porta le mani sporche al volto.
… ma se ci fosse stato qualcuno in grado di amarlo era Piper.
È la risata di Eracle, con le sue note aspre e derisorie che sembrano rimbombare nella bianca immobilità della stanza, tra i capelli scompigliati di Piper, il suo capo chino e sulle braccia tese di Jason, a spezzare di nuovo il silenzio.
- Dio – annaspa l’uomo, con la bocca piena di sangue e saliva. – Siete così patetici che mi fate passare la voglia – si lamenta, con un eloquente occhiata al cavallo dei suoi boxer.
Jason sussulta e digrigna i denti ed è così divertente, così facile tormentare suo fratello – il ragazzo perfetto, il figlio ideale, l’unico di cui Zeus fosse fiero, l’unico di cui Zeus avesse bisogno.
Eracle si scosta una ciocca di capelli dal volto, si lecca le labbra, pensa alla soddisfazione, all’idea di che espressione si dipingerà sul volto di Jason quando gli dirà: Piper è venuta a letto con me solo perché tu non ti sei mai fatto avanti. Pensa a che piega si dipingerebbe sulle labbra di Jason se gli dicesse: è innamorata di te, sai?, invece si volta vera Piper, che è in piedi accanto a dove lui è seduto sul freddo pavimento.
- Perché non vai da lui? – domanda, inarcando un sopracciglio. – Muori dalla voglia di farlo. –
- Lasciala in pace – ringhia, roco, affranto, distrutto, Jason.
Piper indugia solo un istante – un istante in cui lo guarda, con gli occhi pieni di diffidenza e disgusto – prima di fare un passo verso Jason. Eracle non resiste dal darle una pacca sul sedere, quando gli passa accanto. Lo fa guardando Jason con un sogghigno che si allarga all’espressione che, come una nube temporalesca, cala sul volto di suo fratello a quel gesto e al pigolio che sfugge dalle labbra di Piper.
Se fosse uno di quei film per cui Drew va pazza e che Silena guarda con un sorriso di delicata accondiscendenza sulle labbra, Piper gli si sarebbe gettata tra le braccia, Jason l’avrebbe abbracciata e ogni cosa si sarebbe tornata al suo posto, ma quella è la sua vita e Piper non sa come rimetterne in piedi i pezzi. Non sa neanche più se può toccarlo. Indugia, davanti a Jason, con una mano sollevata come per sfiorarlo, per ripulire le scie di sangue che le dita nervose gli hanno lasciato sulle guance. Sente lo sguardo di Eracle come se fossero mani sulle sue gambe, sul suo sedere, sui suoi capelli spettinati.
È Jason a spezzare il silenzio, chinando il capo e Piper vorrebbe supplicarlo di non nascondersi, di non smettere di guardarla, ma non riesce a trovare la voce da nessuna parte, non nella sua gola, non nei polmoni.
- Mi dispiace – mormora il ragazzo. – Non avrei dovuto. Se sei felice… - solleva un braccio in un vago gesto di resa. –- È solo che… -
Scuote la testa e i capelli biondi. Solo che è Eracle ed è mio fratello e lo odio, non aggiunge, ma Piper li conosce da così tanto tempo e lo sa, lo sa, l’ha sempre saputo e come ha potuto? Come ha fatto a rovinare tutto fino a questo punto?
- Oh per favore – esala Eracle dal pavimento su cui è ancora seduto.
È più forte di lei, Piper gli sfiora la mano con le dita e, questa volta, Jason non si ritrae e non si era accorta di quanto le avesse spezzato il cuore, prima, fino ad ora. Ora che non sembra disgustato al punto da non poter neanche sopportare di essere avvicinato da lei.
- Non è come pensi – mormora.
- Era solo sesso – esclama, Eracle.
Piper deve trattenersi per non voltarsi ed essere lei a prenderlo a pugni o a soffocarlo con un cuscino, quando sente i muscoli di Jason contrarsi di nuovo sotto alle sue dita.
La ragazza esala un sospiro tremulo.
- Forse dovremmo andare da un’altra parte a parlare – mormora.
- Perché? A me non dispiace guardare. –
Piper si volta di scatto, verso Eracle.
- E non dirmi che a te dispiace essere guardata perché sappiamo entrambi che non è così – continua l’uomo, con un sogghigno fatto di sangue e denti bianchi a piegargli le labbra.
Una sera, ad una elegante cena a casa dei Grace, Piper ha sentito Megara raccontare come non potesse continuare, di come Eracle le stesse avvelenando la vita, di come ogni parola, ogni suo respiro fosse cianuro nelle sue vene. Ora che lo guarda, seduto per terra con indosso solo un paio di boxer che non fanno nulla per nascondere la sua eccitazione e l’espressione di un ragazzino che trova divertentissimo bruciare formiche, Piper non può fare a meno di ripensare a Megara, alla sua voce piena di morte.
Le dita di Jason si stringono intorno al suo polso e Piper non si era neanche accorta di aver sollevato un braccio, di aver stretto una mano a pugno.
- Pipes, non ne vale la pena. –
Ha una voce così stanca che le spezza il cuore, che vorrebbe fermarlo e abbracciarlo, mentre le passa accanto e, senza mai distogliere del tutto gli occhi da Eracle, le raccoglie i jeans, i calzini spaiati che indossava, le scarpe, la vecchia giacca di Tristan McLean, ma non è certa di poterlo fare e si limita a stringersi un braccio intorno al petto.
- Andiamo – mormora Jason, mentre le passa le sue cose, con un sospiro.
Si frappone tra lei e Eracle, mentre Piper si riveste ed è una così dolce e così inutile e lo sanno entrambi. Eracle, per una volta, rimane in silenzio e Piper non è certa che sia rassicurante.
- Non mi avete fatto finire – li richiama con tono petulante l’uomo, quando Jason si volta verso la porta.
Le nocche del ragazzo diventano bianche, intorno al pomello.
– Stavo dicendo che è sempre stato solo una scopata perché è te che voleva, ma si è dovuta accontentare del fratello che gliel’avrebbe dato. E dovresti ringraziarmi. Te l’ho preparata per bene – conclude.
Lo uccido. Il pensiero le attraversa la mente rapido come uno sparo e la lascia senza fiato. La mano di Jason, che si stringe intorno alla sua, sembra l’unica cosa in grado di ancorarla al terreno.
- Andiamo – ripete, con un leggero strattone. – Non ne vale la pena. –
È sempre stato bravo, Jason, a scegliere le battaglie da cui tirarsi indietro, gli scontri da evitare perché chiederebbero troppi sacrifici e Piper lo ha sempre ammirato, ma non è mai stata in grado di fare altrettanto, non senza lui a guidarla almeno.
- Nostra madre ci ha fatte con troppo cuore – le ha detto una volta Silena. – Anche se guardando Drew non sempre si direbbe. –
 
L’aria fredda di una sera novembrina le frusta il volto, quando escono, e Piper non si era accorta di quanto stesse soffocando, in quella casa. Chissà quanti mesi erano che soffocava.
Jason le lascia la mano, non appena la porta si chiude alle loro spalle. Cammina a qualche passo di distanza da lei, con il capo incassato tra le spalle e le mani nelle tasche del pesante giaccone che indossa. Non si volta neanche per un istante a guardarla, ad assicurarsi che lo stia seguendo e perché dovrebbe? Non è neanche detto che debbano andare via insieme.
- Jason… - inizia, quando il silenzio diventa pesante come l’aria umida di certe giornate estive, di certe giornate che hanno passato insieme in spiaggia e che sembrano lontane anni luce da loro.
- È vero? – la interrompe l’uomo contro il bavero della sua giacca.
- Cosa? –
- Che era… ah, me che volevi. –
La penombra serale non basta a nascondere come le punte delle orecchie di Jason diventino rosse mentre parla. Piper si passa una mano sul volto. È improvvisamente stanchissima, circondata dai pezzi della sua vita esplosi solo perché Eracle voleva divertirsi.
Scuote le spalle. Potrebbe mentire, potrebbe scappare, cercare di recuperare almeno il suo migliore amico o potrebbe dire la verità ed è così stanca di fingere, di nascondere quel troppo cuore di cui Drew si vergogna.
- No. È di te che sono innamorata. –
Lo afferma, fermandosi, come se questo potesse dar ancora più valore alle sue parole, come se potesse gridare: guardami, sono un punto fermo.
E Jason, Jason finalmente si volta a guardarla.
- Ah. –
È tutto un casino gigantesco – Jason ha tracce di sangue tra i capelli e le sue mutande sono ancora umide per Eracle - e Piper non sa se potranno uscirne, se potranno salvare qualcosa da quel maremoto, se riusciranno mai a superare gli sguardi di Eracle e le sue parole, le sue mani sulla sua pelle, i suoi denti contro il pugno di Jason, ma c’è qualcosa nel mormorio di Jason, nel modo in cui la guarda che le fa pensare che forse non tutto è distrutto.
 


 
   
 
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