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Autore: KatherineFreebatch    13/02/2019    6 recensioni
Brian conosceva bene la teoria del multiverso, ma mai si sarebbe aspettato che questa lo avrebbe aiutato a ritrovare un amico perduto da decenni.
Genere: Fluff, Science-fiction, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Like A Shooting Star

(Right Through My Heart)

 

Suonare e cantare insieme al pubblico Love of My Life era sempre la parte più difficile del concerto: il carico sentimentale del testo della canzone, la stanchezza, l’emozione di sentire una folla cantare insieme a lui con il cuore in mano e Freddie che alla fine appariva sullo schermo alle sue spalle. Ogni volta volta Brian si ritrovava con le lacrime agli occhi ed un nodo in gola e quella sera non era stata un’eccezione alla regola. Si era asciugato gli occhi con un gesto furtivo, quasi come se si vergognasse di quelle emozioni, come se non fosse normale sentire la mancanza del suo caro amico ogni giorno nonostante fossero passate quasi tre decadi dalla sua morte. Il publico amava vederlo così fragile e così umano, Brian lo sapeva bene, ma certe sere quel dolore era qualcosa di troppo schiacciante e soffocante per poter essere condiviso con una folla, così prese un profondo respiro per farsi forza, sorrise e senza pensare ad altro all’infuori della chitarra sotto le sue dita, attaccò con il rif di Crazy Little Thing Called Love.

La musica e l’euforia di sapere che le note prodotte da lui, da Roger e gli altri ragazzi in quel momento stavano toccando profondamente il pubblico (e perché no, magari anche cambiando la vita) gli diedero il momentum necessario per arrivare fino alla fine del concerto senza più pensare a quella tristezza che per un attimo aveva minacciato di trascinarlo nell’oblio per chissà quanto.

Felice e sudato, con il cuore traboccante e la soddisfazione di una performance degna del nome Queen, si lasciò andare con un sospiro profondo sulla poltrona messa in un angolo del suo camerino.
Si stava massaggiando lo scalpo con entrambe le mani immerse nei suoi ricci candidi quando il trillo dello smartphone lo fece sussultare. Fece un rapido calcolo mentale e si chiese come mai Anita lo stesse chiamando quando a casa era mattina presto. Si preoccupò e con uno scatto che un qualsiasi quarantenne gli avrebbe invidiato, si diresse verso il tavolino sul quale si trovava il suo fedele iPhone. Lesse il nome sul display, Sean Carroll, e scosse la testa rassegnato rendendosi conto di essersi completamente dimenticato di quella telefonata programmata solo qualche ora prima.

“Sean, buonasera.” Lo salutò tornando alla poltrona.

“Ciao Brian, so che sei nel bel mezzo di un tour, ma hai qualche ora da dedicarmi stasera?”

“Qualche ora?” Chiese Brian, incredulo. “Ma è quasi mezzanotte, Sean.”

“Lo so, e se non fosse una cosa della massima importanza, non ti avrei disturbato, ma so che non vorresti mai perdere l’occasione di essere il primo a studiare questa nuova... cosa. Abbiamo fatto una scoperta sconvolgente sul multiverso, Brian.” Una pausa e poi un sussurro. “Bri, ce l’abbiamo fatta, abbiamo stabilito un contatto...”

“Ah, e va bene.” Acconsentì Brian sopraffatto dalla curiosità. “Vediamoci a casa mia tra un’ora. Se arrivi prima di me, fatti aprire, ok?”

Alla fine Brian era riuscito a raggiungere casa sua in mezz’ora (ah, il vantaggio di essere a Los Angeles ed avere l’accettabilissima scusa dell’età avanzata per poter rifiutare l’after party organizzato da Roger senza alcun senso di colpa), ma comunque Sean era riuscito a precederlo e già lo aspettava nel suo studio.

Il fisico lo salutò spiccio, si rifiutò di dare spiegazioni e quando cercò di costringere Brian a sedersi, lui si ritrovò pronto ad esplodere.

“Brian, ti avverto che potresti avere solo pochi minuti, quindi riserva le domande per dopo e ti prometto che ti spiegherò tutto al meglio delle mie possibilità.”

Il chitarrista prese fiato per attaccare la sua invettiva, ma una voce dolorosamente familiare gli rubò l’aria dai polmoni in un istante.

“Buonasera, tesoro.” Proveniva dalle sue spalle e quando si fece più vicina, Brian tremò “Fa come dice il tuo amico e siediti.”
Brian, sebbene di natura contrario ad esegui gli ordini di chiunque, non poté non accasciarsi sgraziatamente sul divano quando le ginocchia si fecero molli per lo shock. Serrò gli occhi e scosse la testa.

Non era possibile, non poteva essere lui.

Ma quando sentì qualcuno sedersi accanto a lui ed una mano sfiorargli la guancia, non poté non aprire gli occhi.

Freddie Mercury se ne stava davanti a lui, in carne ed ossa, vivo e giovane. E sorridente.

“Il tuo amico dice che non posso passare troppo tempo qui, quindi morditi la lingua e riserva le domande su come sia possibile che mi abbiano trasportato in questo universo per quando sarò tornato a casa.” Un sorriso furbo gli increspò le labbra e si sporse, impudente, verso Brian “Raccontami come sia possibile che tu sia rimasto uguale a quasi 30 anni fa. Tranne che per i capelli, ovvio. Quelli paiono esser stati messi in candeggina. “

“Fred...” fu tutto quello che Brian riuscì a dire prima di scoppiare a piangere. Si portò le mani al viso per nascondere la sua espressione contorta, ma subito avvertì le mani di Freddie attorno ai suoi polsi.

“No, tesoro, non ti nascondere da me.” Lo rimproverò gentilmente il cantante. “Dopo tutta questa fatica per poter stare con te per una manciata di minuti, non puoi nascondermi il tuo bel visino.”

Brian abbozzò una risata tra le lacrime ed arrossì appena quando Freddie gli asciugò una guancia con il pollice.

“Eccoti qui, il mio chitarrista preferito.” Rise portandosi una mano alla bocca per nascondere i denti sporgenti. “E dimmi, come stanno Roger e Deacy?”

“Bene...” rispose Brian con un respiro profondo. Si chiese quanto avrebbe potuto e dovuto svelare all’amico e decise di dirgli il meno possibile. “Bene. John è in pensione da un bel po’, io e Roger continuiamo a suonare insieme, non ci fermiamo mai.”

Freddie annuì, senza tradire alcuna sorpresa.

“E con le donne? Rog è sempre il solito maiale?” Chiese, il suo volto subito trasformato in un’espressione furba e giocosa.

Brian sorrise, scuotendo il capo.

“È sposato, da qualche anno.” Disse con poca convinzione “E pare essere felice e fedele, chi l’avrebbe mai detto.”

“Non io!” Scoppiò a ridere Freddie. Quando si calmò, puntò i suoi occhi nocciola su Brian e gli si avvicinò, sussurrandogli all’orecchio. “E tu? Tu sei fedele, Bri?”

Brian si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo. “Ci provo.”

La risata sommessa di Freddie lo fece rabbrividire e chiuse gli occhi quando avvertì la mano dell’amico sulla sua guancia.

“Non ci credo.” Disse con fare civettuolo “Un uomo così bello ed affascinante... sicuramente hai una fila infinita di donne pronte a tutto pur di averti. Donne, e uomini...”

Le belle labbra di Brian so incurvarono in un sorriso, i brividi si trasformarono in veri e propri tremori quando avvertì il respiro caldo di Freddie sul suo viso. Le lacrime presero a scorrer di nuovo, lente e silenziose.

“Oh, no, tesoro. Ti prendo in giro!” Rise l’altro, posandogli un bacio leggero sulla fronte.

E quello fu il gesto che ruppe ogni credo di Brian.

Lesto ed incurante di quando Freddie odiasse il contatto fisico spontaneo, lo avvolse nelle sue lunghe braccia e lo strinse forte a sé. Sorrise quando avvertì il cantante accoccolarsi leggero contro il suo letto, il viso immerso nei ricci candidi.

“Mi sei mancato, Fred.” Borbottò, imbarazzato, suscitando la risata dell’amico.

Stettero così, vicini con il corpo ed il cuore, per una manciata di minuti finché Freddie non si scostò.

“Il mio tempo in questo universo è quasi finito, tesoro.” Sorrise, un sorriso dimesso, gli occhi puntati a terra. “Chiudi gli occhi, e ci vedremo molto presto. La prossima volta porta anche gli altri due, ok?”

Come ipnotizzato, Brian annuì, chiuse gli occhi e l’ultima cosa che avvertì prima di un “Ci vediamo, tesoro.”, fu un paio di labbra sfiorare che sfioravano le sue.

Quando riaprì gli occhi, Freddi non c’era più, al suo posto se ne stava Sean, le braccia incrociate sul petto ed un sorriso ampio ad illuminargli il viso.
Brian si passò le mani sul viso, tra i capelli ed invece che chiedere cosa fosse appena successo, come e perché, l’unica domanda che uscì dalla sua bocca fu:

“Come facciamo a riportarlo di nuovo qui?”
 

   
 
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