Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: daphtrvnks_    14/02/2019    0 recensioni
... - un dolore acuto e profondo si espanse per tutto il suo candido collo, esso imbrattato poi dal liquido cremisi del suo stesso sangue. Si sentì morire mentre i battiti del suo cuore aumentavano e le gambe diventavano molli, le dita esili delle sue mani, dalla bellezza pura come facessero parte di un quadro, si contorsero. -
.... -Quanti contrasti in un solo essere, luce e tenebre in un'unica persona. Qualcosa le era sfuggita alla vista ma la notò solo successivamente; dei bianchi guanti alle mani. 
'So cosa pensate, il mio nome è Kim Taehyung e sì, non appartengo a questo secolo.' -
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il lungo tavolo in mogano portava intorno a sè sette uomini vestiti nei loro abiti più eleganti in un occasione più che particolare.
Bicchieri in cristallo e alcolici per festeggiare una riunione tra amici, conoscenti, nemici.
Il camino accesso nella villa di Kim Namjoon illuminava tenuamente la sala in stile ottocentesco, egli amava i dettagli e le intarsiature dei mobili e il lampadario colmo di gemme delle più stravaganti tonalità ne erano la dimostrazione.

'Buone notizie spero perché questa rimpatriata non me la spiego.'

Jungkook sbottò, giocava con un coltello in argento pizzicando le dita e i palmi rivolgendo qualche ghigno ai due licantropi.
Per l'occasione aveva deciso di cacciare dal suo armadio la sua vecchia uniforme, ancora pregna del sangue degli uomini uccisi nella campagna di Russia e Taehyung non era stato da meno.

'No, nessuna notizia per il momento.'

Namjoon alzò le spalle versando del vino nel suo bicchiere e portandolo alle labbra con eleganza, il suo modo di fare ammaliava ogni donna ma i suoi occhi erano rivolti ad una sola persona, seduta a capo tavola dall'altro lato, il quale picchiettava nervosamente le dita provocando un rumore che infastidiva l'udito fragile del suo vicino, Jimin.

'E allora, perché siamo qui?'

Il fumo grigio galleggiava nell'aria leggero, si librava dalla sigaretta accesa riempendo la sala dell'aspro odore.
La cenere cadeva con noncuranza sul tavolo.
Le iridi scure del giovane sguizzavano tra i presenti e la mano curata di perla che tra l'indice e il medio teneva con delicatezza la stecca.

'Semplicemente Namjoon ci ha scomodato per nulla.'

Un Yoongi alterato si alzò spostando rumorosamente la sedia in legno tinta di un tenue bianco, tutti gli occhi furono puntati sul suo viso.
I capelli biondi scendevano sulla fronte coprendo appena le sopracciglia e una miriade di orecchini ad anello riempivano i suoi lobi.
L'eterea bellezza del suo corpo era fasciata da una giacca blu scuro con cinghie dorate e pantaloni stretti e neri che conferivano al suo essere una certa inquietudine.
Al suo tono irriverente seguì Jimin che lentamente lo seguì facendo più attenzione, venne fermato prontamente da Hoseok che in una tacita richiesta lo fece risedere.

'Non per arrecarvi disturbo, Yoongi.
Dati i tempi ho creduto che rivederci non sarebbe stata una cattiva idea.'

Rispose l'interessato accennando un lieve sorriso ed alzando il suo bicchiere colmo fino all'orlo del vino che traboccò al gesto macchiando il pavimento a scacchi sotto i suoi piedi.

'Pessima, senza giri di parole sappiamo bene che tra noi non corre buon sangue.'

Una smorfia decorò il viso di Seokjin che smettendo di muovere con furia le dita si era dato una tregua prendendo un profondo respiro e incatenando il suo sguardo con quello del leader per eccellenza.

'Calmate gli animi, non siamo qui per litigare. Lasciate fuori il vostro odio e i disguidi.'

La voce pacata di Namjoon fece risedere Yoongi che nervosamente si era fatto indietro poggiando la schiena allo schienale e socchiudendo le palpebre nel tentativo di calmare gli istinti animaleschi.

'Se siamo qui è anche per discutere sulla questione riguardante Kassava, immagino che siate a conoscenza della situazione.'

Taehyung si irrigidì e spense prontamente la sigaretta lasciandola in bella vista al centro della tavola, ancora fumante.
Schiarì la gola e inumidendo le labbra carnose alzò il capo mascherando i suoi tormenti in un espressione neutra.

'Certo, e sappiamo anche come andrà finire. Le hai messo già le mani addosso Taehyung?'

Jimin lo schernì sfoderando un sorrisetto che non piacque a Hoseok; lo ricordava diverso, meno schietto, discreto e dolce come lo zucchero.
Era ancora lui il suo migliore amico o si era trasformato in un altro uomo?

'Chiudi la bocca, cane.' 

Jungkook si portò in avanti puntano i palmi delle mani sul tavolo in un tonfo.
Si alzó spostando rumorosamente la sedia e assottigliando gli occhi fece mostra dei suoi canini brillanti.

Taehyung rimase immobile, quasi assente.

Di risposta Jimin scosse il capo e il suo amato rivolse al corvino un occhiataccia sfoderando le sue iridi divenire di un verde accesso e ingrandirsi.

Il suo sguardo fece ridacchiare Seokjin che lentamente portò la mano candida tra i crini, doveva portare ordine essendo il maggiore.
I novelli vampiri potevano solo tremare alla grandiosità del suo potere, alle tecniche che col tempo aveva limato rendendole perfette e quegli insulsi licantropi non erano che mosche fastidiose.

'Silenzio!

Tuonò.
Il fuoco stesso attenuò le sue fiamme e spifferi entrarono dalle finestre facendo sibilare gli interni della casa come un essere vivente, respirava e lasciava scricchiolare le porte e i mobili antichi.
Osservò ogni volto inquadrando con le iridi azzurre i presenti e intimando di serrare le labbra.
Un brutto segno il suo mutare forma, la natura, regina incontrastata del mondo, cedeva al suo dominio piegandosi e se essa lo faceva cosa avrebbero mai potuto fare gli altri?

Non un respiro fu udito e cuori seppur vuoti battevano impauriti.
Namjoon bramava la sua grandezza, l'ammirava, l'adorava, l'amava.
Rimaneva stupito ogni qualvolta si presentasse la rara occasione di poter vedere quella trasformazione; l'azzuro dei cieli, lapislazzuli che risplendevano in contrasto con la pelle esangue.
Le leggere occhiaie violacee, le labbra intensamente scarlatte.
Crollava dinanzi a tale bellezza, si sentiva morire nonostante non potesse ritenersi piú vivo.

'Riprendete.' 

Con il suo consenso Hoseok riprese a respirare normalmente, versò con agitazione dell'alcool nel suo bicchiere e bevve d'un sorso.

'Cinque giorni, il limite massimo.
Non aspetteremo oltre, qui, e ognuno avrà la sua parte.
Uno sgarro e non risponderò delle mie azioni.
Taehyung, mi fido, lascio carta bianca.'

Annuirono tutti seppur un crescente sintomo di avidità albergasse nella maggior parte delle loro anime.

Ogni porta, ogni finestra, ogni via d'uscita era serrata e nonostante il costante pensiero di fuggire si ripresentasse ogni secondo tendeva ad ignorarlo concentrando la sua mente su altro.
I due non le avevano detto nulla uscendo come nulla fosse e facendo finta di non sentire le sue domande, dunque si era così ritrovata nella biblioteca di quella casa che possedeva una distesa interminabile di libri, qualsiasi genere aveva trovato il suo posto tra gli scaffali impolverati.
Latino, greco, lingue sconosciute e mai sentite, generi impensabili convivevano lì.

I polpastrelli delle dita accarezzavano le pagine ingiallite dei volumi che chiudeva poi annoiata.
Rigirava tra le mensole.
Assurdo come una sala tanto grande potesse esistere in quello che lei riteneva come un edificio, sospettava si trovasse in alto dato il paesaggio fuori dalle finestre, non lontana dalla caotica Seoul.
Sicuramente una cittadina poco distanze, tacita e tranquilla.

Presa dai suoi ragionamenti l'indice inceppò in un foglio più sottile incastrato tra un grande libro intitolato 'Promessi Sposi' e uno più piccolo 'Guerra e Pace'.
Cacciò con attenzione quell'insolito foglio scoprendo poco dopo che si trattasse di una lettera.

Il timbro rosso mostrava una grande K, situata al centro e aprendola la calligrafia elegante e raffinata la incuriosì maggiormante.
Si ributtò con euforia sulla poltrona con un incontrollabile sorriso, come se avesse scoperto qualcosa di incredibile e importante.
La carta aveva un odore particolare che non riuscì a riconoscere immediatamente.
L'inchiostro appena sbiadito fortunatamente risultava ancora leggibile;

'Dolce Amelia,

Incontro il tuo viso tra milioni di genti e soffro della tua mancanza.
Quanti anni son passati dalla tua dipartita, venti? Ormai, che ha senso ha contarli?
Questi lustri non invecchiano la mia pelle ma aridiscono il mio cuore, soffro ogni secondo e mi pento ogni minuto per non averti protetta a dovere e per averti lasciata in balia di quelle bestie.
Ogni sera sembra di sentire il tuo respiro, immagino i tuoi smeraldi fissarmi nel buio, la tua voce risuonare nelle mie orecchie e le lacrime scendono senza tregua.
Mi pento, non ho avuto il coraggio di seguirti perchè sono un vile, ti vergognerai di me in qualunque posto tu sia, Amelia.
Lo so, non sono altro che un fallito.
Mi avevi detto di non fumare, dicevi che di qualcosa sarei dovuto morire ma che quello non sarebbe stato il motivo perché io, Amelia, io quella notte sono morto con te.
Sono morto sulle tue labbra, sulle tue dita che ancora stringevano insanguinate quel maledetto pugnale e Dio mi perdoni se ancora penso a queste assurdità.
Le persone pretendono di morire per poter incontrare il proprio amore, ma a me anche questa possibilità è stata negata.

Addio mille volte, amata. '



  
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