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Autore: Liris    14/02/2019    1 recensioni
"Il testimonio mendace perirà; ma l'uomo che ascolta parlerà in perpetuo. L'uomo empio si rende sfacciato; ma l'uomo retto addrizza le sue vie.
Non vi è sapienza, né prudenza, né consiglio, contro il Signore. Il cavallo è apparecchiato per il giorno della battaglia; ma la salvezza appartiene al Signore."
{Proverbi 21: 28-31}

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E' in fuga da sempre, Andrew.
Lotta per la propria libertà, senza rendersi lui stesso conto che è una corsa senza via d'uscita, poiché il destino l'ha legato per sempre ad una strada designata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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cap 4


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Sede della Legione in Golubac
Serbia, 2004

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Non era stata proprio una bella giornata.

I segni della fatica si potevano leggere negli occhi profondi del piccolo che si stava lentamente trascinando fino alla propria cella, con i piedi scalzi e i capelli arruffati e colmi di polvere.
Le batoste subite a causa degli allenamenti e le mani tremanti per via dei continui incubi che riempivano le sue notti solitarie.
Parlava poco perché le parole gli sembravano inutili in un posto dove la gente si aspettava tutt'altro da te e le preghiere erano una costanza sulle labbra screpolate dalla fame e dalla sete.

Aveva rifiutato il cibo e aveva chiesto consenso per ritirarsi: cosa che ricevette, contro ogni aspettativa, visto l'arroganza con cui veniva molto spesso trattato dal tutore.
Jimmy mancava da giorni e Philip non gli aveva dato spiegazioni a riguardo, come lui non aveva insistito nel chiederle: di sicuro i Farisei gli avevano affidato qualche compito, e lui era uno dei pochi a cui era data la possibilità di uscire da quel buco sottoterra.

Faticava a star dietro a tutte le informazioni che gli erano state impiantate nel corpo, miriade di ricordi e sensazioni contrastanti, che lo facevano arrancare nella realtà come un disperso nel deserto.
Dopo il rituale aveva evitato ogni contatto, s'era chiuso in un mutismo terribile che aveva scosso i suoi compagni di patimenti, tranne naturalmente il maggiore; questo aveva espresso a parole il suo principale menefreghismo, anche se con gli occhi teneva d'occhio ogni azione del più giovane.
Il rituale.
Fin da quando aveva messo piede in quel luogo celato, s'era parlato solo del momento in cui, ad un'età precisa, avrebbero varcato la soglia dell'ultima terribile prova al quale stuolo di bimbi perduti erano stati messi di fronte. Unico sopravvissuto, aveva ricevuto quel battesimo indecente.
Non conosceva le reali intenzioni dei Farisei, non comprendeva, nella sua tenera età, a cosa miravano tutti quei volti coperti di maschere senza espressione. Lui taceva nell'ignoranza e si lasciava trascinare come piccola foglia lontana dall'immensa protezione della fronda, da un torrente impetuoso.

Ed era avvenuto.
A073 non esisteva più, come d'altronde ci si sarebbe aspettato da un numero, surclassato da ciò che sarebbe stato a vita: Andrew.

L'ultimo, di quattro ivi rinchiusi: James, detto Jimmy, Philip, Simon e lui.

E così i mesi erano passati e di parole non s'erano sprecate, come anche le azioni, proseguendo come se nulla fosse quella vita costante: le lezioni sui testi antichi, gli allenamenti, le diatribe con i superiori.

Solo gli incubi davano la possibilità a Giacomo di farsi vicino ed evitare che Andrea potesse dar fuori di matto del tutto; perché il pacchetto completo comprendeva quei terribili incubi, se di questo poteva trattarsi davvero. Ricordi? Chi poteva realmente dire cosa i Farisei avevano creato, con i loro tramini inconsulti e le azioni sconsiderate.

Pose la mano sulla porta di metallo e spinse la maniglia, che fece scattare la serratura e dischiudere la soglia.
Davanti ai suoi occhi notò delle piccole candele accese e si chiese chi potesse averle messe lì.

- Ehi, furetto, hai deciso di rimanere impalato sulla porta ancora a lungo? - 

Riconobbe subito la voce di James e una piccola parte di lui si riattivò come la fiammella su un cerino.
Entrò nella stanza e abbracciò il maggiore, sentendo la stretta d'affetto che fu ricambiata.
- Ehi, a quanto pare sono mancato! - Lo prese deliberatamente in giro, facendolo sedere al suo fianco sulla brandina, mentre si allungava dalla parte opposta.
- Perché stai al buio? Volevi farmi prendere paura? - Domandò Andrew, storcendo le labbra in una smorfia sostenuta, mentre l'altro prese a ridere.
- Se accendevo la luce avrei attivato i sensori e avrebbero spostato l'attenzione qui, visto che tu eri con loro. Ti pare? E poi volevo farti una sorpresa. - Alzò le spalle il più grande, mostrando all'altro un involucro di carta.
Glielo passò e Andrew prese a togliere meticolosamente i vari strati, scoprendo cosa ci fosse nascosto all'interno.
Il profumo della pasta e del formaggio fresco lo investì, riattivando i sensi del gusto e della fame, a quella vista.
- Si chiama Ghibanizza: è un tipico dolce di queste parti. Visto che il mangiare qui non è un granchè, ho pensato di portarti qualcosa da fuori. Naturalmente se mi scoprono è la volta buona che mi ammazzano. - Se la rise, Giacomo, vedendo nel minore la felicità di un bambino il giorno di Natale.

Lo ringraziò e provò subito quel tortino che aveva di fronte, spezzandolo con le dita per portarsi infine il boccone alla bocca.
Il sapore era un concentrato di dolcezza e friabilità e non poté non prenderne ancora, tutto euforico per qualcosa che poteva finalmente decantare come "cibo vero".
- Ehi! Lasciamene almeno un pezzettino! - Rise Jimmy, afferrandolo da sotto le ascelle per sistemarlo meglio sulla brandina, mentre lui ci si sdraiava per metà, appoggiando le spalle alla testiera del letto, portando un braccio dietro la testa con fare comodo - La prossima volta ti porterò lo Slatko. Ricorda molto un dolce dei nostri tempi. -

Andrew si ripulì un dito dalle briciole rimaste, guardando poi la fiammella delle candele tremare appena, come fu la sua stessa anima a vibrare a quelle parole.
"I nostri tempi".
I tempi di chi, realmente?
Perché loro respiravano un'aria differente, un secolo ben lontano da quello che avevano visto coloro che dimoravano nella mente e nel cuore.
Andrew era giovane, un bambino incapace di farsi serie domande su tutto quel guazzabuglio di pensieri incoerenti; e da questo traeva giovamento nel lasciarsi amalgamare dalla realtà, lasciandosi alle spalle ciò che fu. L'Olanda? Un paese che aveva perduto completamente, un posto sconosciuto. Suo padre?
Chi era suo padre?
Eppure aveva solo in testa il volto di un uomo che aveva fatto della pesca il suo lavoro e il suo sostentamento. Ma un'altro tempo accarezzava quel frammento di memoria, secoli fattisi polvere.

Comunque non diede segno di accorgimento al suo parlare, mettendo da parte il dolce per sistemarsi comodo accanto a Jimmy.

- Grazie... - Mormorò solamente, sentendo la mano del maggiore scompigliargli i riccioli scuri, in un gesto d'affetto.
Neanche si rese conto di scivolare lentamente in un sonno pacifico, privo di incubi di morte, mentre Jimmy s'alzava per spegnere le candele e richiudersi alle spalle la porta, nell'uscire.
Inspirò nell'incoscienza, e gli parve di sentire profumi dimenticati, e il bacio del sole sulle sponde del
lago di Tiberìade, nel primo risveglio del mattino.
   
 
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