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Autore: inzaghina    14/02/2019    5 recensioni
Andromeda Black ha capito presto di essere l'eccezione all'interno di una famiglia fermamente convinta che la purezza del sangue sia qualcosa da salvaguardare e che i Nati Babbani non siano degni di frequentare gli stessi ambienti delle Sacre Ventotto. Alla secondogenita di casa Black non resta che ingannare tutti, per anni, facendo credere di pensarla esattamente come il resto della sua famiglia, ma seguendo in segreto il suo cuore e lasciandosi travolgere dall'amore per un Nato Babbano che non riceverebbe mai l'approvazione dei suoi genitori. Druella Rosier in Black avrà un'amara sorpresa se pensa davvero che, dopo il perfetto matrimonio tra Bellatrix ed il rampollo dei Lestrange, potrà organizzare una cerimonia altrettanto perfetta per Andromeda.
La scelta compiuta dalla giovane Black è infatti definitiva e cambierà il resto della sua vita.
[Storia partecipante al contest "Catene" indetto da _ Freya Crescent _ sul forum di efp.]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La determinazione di una scelta

 
 
 
Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere.
James Joyce

 
 

 
Andromeda Black non sapeva dire con certezza il momento della sua vita in cui si era resa conto di essere diversa dal resto della sua famiglia. Diversa da suo padre, concentrato sugli affari di famiglia ed interessato unicamente ai rapporti con le altre nobili famiglie purosangue. Diversa da sua madre, il cui solo scopo nella vita era stato sposare un uomo che fosse degno di lei e sapergli dare dei perfetti eredi purosangue, anche se Andromeda sapeva che si struggeva per non avergli dato un maschio, come aveva saputo fare la sorella Walburga. Diversa da Bellatrix, così sicura di sé, consapevole della propria forza, certa del proprio posto nel mondo e convinta della supremazia dei Purosangue su quelli che chiamava, con disprezzo, Sanguemarcio e Mezzosangue. Diversa da Narcissa, così ingenua e convinta che il vero amore l’avrebbe salvata dal destino che sua madre preparava per loro.
 
Aveva pensato che le cose sarebbero migliorate una volta arrivata ad Hogwarts, non appena smistata a Serpeverde, secondo la tradizione di famiglia, aveva sperato di rendere finalmente orgogliosi i genitori e trovare il suo posto nel mondo. Ma si era solamente illusa, perché anche Bellatrix prima di lei era stata smistata tra i verde-argento, anche sua sorella si distingueva per lo studio e, soprattutto, aveva attirato l’ammirazione di un rampollo purosangue assolutamente perfetto: Rodolphus Lestrange.
Nel giro di pochi giorni quindi, Andromeda si era ritrovata costretta a fare buon viso a cattivo gioco, creandosi la facciata perfetta, per sopravvivere nella scuola scozzese. Incontrandola nessuno avrebbe dubitato di lei, delle sue convinzioni e delle sue nobili origini: con la sua divisa inamidata, i boccoli lucenti ed ordinati, la sua attenzione in classe e la sua impeccabile diligenza in ogni materia. Solo quando era sicura di essere lontana dalla sorella si concedeva di essere se stessa, studiava volentieri in biblioteca, con i suoi coetanei, mischiandosi con la feccia, come la chiamava Bella nelle sue filippiche sulla supremazia Purosangue. Amava passeggiare nel parco, in solitudine, lasciandosi sferzare dal vento e dalle intemperie, non infrequenti a quelle latitudini, la facevano sentire viva, come mai prima. Adorava sedersi in qualche angolino tranquillo a leggere, o a fantasticare su un futuro diverso, uno che non fosse già stato stabilito da qualcun altro.  
 
“Non riuscirai mai a conquistare qualcuno che sia degno di te, se te ne stai tutto il tempo con il naso sepolto tra i libri, sorellina” sentenziò Bellatrix, una sera in Sala Comune, strappando il libro di Incantesimi dalle mani di Andromeda.
“Non credo sia ancora il caso di preoccuparmene, sono troppo giovane” rispose l’altra, tentando di recuperare il testo.
“E invece ti sbagli, non è mai troppo presto” ribatté la maggiore, in tono saccente, ammiccando in direzione di Rodolphus, che l’osservava da lontano, con la spilla di Prefetto che luccicava sulla divisa scura. “Sai, il fratello di Rod è piuttosto affascinante in realtà… ti immagini quanto ne parlerebbero i giornali se due sorelle Black sposassero due fratelli Lestrange?” continuò Bella.
L’undicenne sbatte con lentezza le palpebre, riflettendo per un attimo sulla prospettiva indesiderata. “Sarebbe meraviglioso” insistette Bellatrix, riconsegnandole finalmente il libro.
Andromeda non lo trovava affatto meraviglioso, ma si strinse nelle spalle, evitando di ammettere quello che pensava. “Vedremo più avanti” borbottò infine. Bella sorrise, apparentemente soddisfatta, lasciandola sola e raggiungendo Rodolphus, che la fece sedere sulle sue ginocchia, prima di reclamare la sua bocca per un bacio famelico ed impaziente.
 
 
Con il passare degli anni, tornare a casa d’estate la faceva sentire ancor più fuori posto del solito, perché Andromeda faceva sempre più fatica a mantenere la facciata che si era costruita così faticosamente, temendo di commettere qualche passo falso. Passava la gran parte delle sue giornate chiusa in camera, fingendo di studiare, aspettando che finissero, ansiosa di assaporare la libertà della notte, che passava a scrivere lettere il cui destinatario avrebbe fatto accapponare la pelle della sua cara madre. Voleva andarsene da quella casa, lasciarsi alle spalle quella famiglia che non la comprendeva e dimenticarsi di tutti loro, ma era prigioniera di quella dimora fredda e della falsità di quei legami che avevano perso ogni significato.
Era l’estate tra il suo quinto e sesto anno, quella dell’attesa per i risultati dei suoi G.U.F.O., ma l’unico argomento degno di nota in casa Black era l’imminente festa di fidanzamento della primogenita di casa con il rampollo dei Lestrange. Sua madre le aveva fatto recapitare da Betty, la sua elfa domestica, un pesante abito di broccato di un verde talmente scuro da sembrare nero, che faceva risaltare l’incarnato di porcellana, ereditato dalla donna.
“Ci saranno molti buoni partiti, tesoro…” aveva sussurrato Druella, mentre il fantasma di un sorriso ingentiliva i suoi lineamenti spigolosi. “E tu sei così affascinante che li ammalierai tutti quanti…”
Andromeda sorrideva silenziosamente, ma dentro di sé avrebbe voluto urlare a pieni polmoni, che non le interessava un fico secco di conquistare uno degli eredi delle Sacre 28, sperando di poter contrarre giusto matrimonio con uno di loro.
“Mi sono innamorata di uno sporco Sanguemarcio, madre…”
Poteva vederlo così chiaramente, l’orrore che si sarebbe fatto strada negli occhi di Druella Rosier in Black, immaginava il suo volto diventare una maschera inespressiva, sapeva che non l’avrebbe capita, quindi Andromeda rimase zitta, mentre la madre stringeva il corpetto per evidenziare il suo vitino da vespa ed esaltare i suoi seni non più acerbi.
“Sei così bella, Andromeda” le sussurrò la donna, sfiorandole la guancia con la punta delle dita, nel ricordo di un gesto affettuoso sepolto nel tempo.
 
Nel salone delle feste era riunita la crème della società magica, Andromeda riconobbe più di un compagno di scuola, alcuni dei quali le stavano perfino simpatici, in verità. Ovviamente, lui non c’era... Andromeda moriva dalla voglia di rivedere i suoi occhi gentili dello stesso colore del cielo ed il suo sorriso contagioso, ma Ted non avrebbe mai fatto parte della cerchia frequentata dalla sua famiglia, non si faceva illusioni. Parlò con numerosi compagni e con alcuni dei loro genitori, cercò di godersi la serata, spiando Bellatrix e Rodolphus portati in trionfo dai suoi genitori e dai coniugi Lestrange. Si distrasse, sorseggiando in segreto del vino elfico, guardando le coppie volteggiare a tempo, accompagnate dai migliori musicisti del Regno Unito, immaginandosi nell’abbraccio rassicurante di Ted, con la testa posata nell’incavo della sua spalla ed il cuore che batteva all’unisono con quello di lui.
Non si accorse del biglietto che Albert MacMillan stava tentando di porgerle senza farsi notare, finché il suo compagno Andrew Abbot non le prese la mano, lasciando che Albert facesse cadere il foglietto tra le sue dita affusolate.
 
Raggiungimi nella serra.
T
 
Sgranò gli occhi, stupita da una simile audacia.
“Il vostro amico vuole esser per caso morire di morte violenta?” sibilò ai due Tassorosso, che fecero spallucce.
“Ti conviene approfittarne ed andare ora” le suggerì Andrew, mentre i due camminavano con lei verso l’ingresso, confondendosi con altri invitati.
Quando Albert chiuse la porta alle sue spalle, Andromeda corse a perdifiato fino all’edificio bianco che s’intravedeva alle spalle del roseto, aprendo la porta con impazienza, venendo subito afferrata da due braccia forti che la strinsero nell’abbraccio tanto agognato nelle settimane di lontananza. Le bocca di Andromeda trovò quella di Ted, sospirando di piacere quando le loro lingue s’incontrarono. 
“Sei completamente pazzo!” esalò, mentre le labbra di Ted torturavano il suo collo.
“Non potevo non approfittare di questa serata... non potevo non vederti” ribatté, accarezzandola con urgenza, mentre Andromeda lo trascinava verso il retro della serra, dove sapeva esserci un salotto da esterno che non veniva utilizzato da anni. 
La ragazza si lasciò cadere sul divano, trascinando Ted con sé, baciando il suo collo e spingendogli la giacca giù dalle spalle. Lui si mise ad armeggiare con il corsetto del vestito, sbuffando spazientito.
“Lascia perdere... è uno strumento di tortura” si lamentò Andromeda, facendo scivolare le spalline del vestito e dandogli modo di accarezzare la pelle setosa del suo decolté. Ted le baciò le labbra, ridiscese fino al mento, poi al collo, sfiorando ogni centimetro della sua pelle perfetta, fino a raggiungere il seno che lei era riuscita a liberare solo in parte, leccando i suoi capezzoli inturgiditi. 
“Sei così bella” le sussurrò, ripetendo le medesime parole pronunciate da Druella nel pomeriggio, donando loro un significato diametralmente opposto. “Ti amo” mormorò il ragazzo, succhiando avidamente la pelle pallida di lei, lasciando il segno della sua bocca.
Andromeda non fu da meno, graffiandogli la schiena nell’impeto del volerlo sentire più vicino, attirando il corpo del ragazzo verso il proprio, smaniosa di percepire quanto lui la desiderasse.
“Devo andare” le sussurrò abbattuto, qualche minuto dopo. “Non sai cosa darei per passare tutta la notte con te, vorrei poter fare l’amore senza aver paura di essere interrotti, ma credo che dovremo aspettare di essere a scuola... voglio che la nostra prima volta sia perfetta, Dromeda.”
“E lo sarà, perché saremo insieme” rispose lei, risistemandosi con precisione il vestito ed i capelli.
“Ti amo” le ribadì un’ultima volta, sfiorando le sue labbra piene.
“Ti amo anche io, Ted” gli rispose, abbracciandolo, prima di osservarlo raggiungere il cancello della tenuta e sparire nell’ombra.
Albert e Andrew erano ancora vicini all’ingresso, insieme ad altri compagni del loro anno, Andromeda li raggiunse, strizzando l’occhio ai due Tassorosso, prima di lasciarsi coinvolgere dai loro discorsi.
 
 
Con l’assenza di Bellatrix il clima a scuola era decisamente più rilassato e Andromeda stava sfruttando appieno il suo ruolo di Prefetto per godersi un po’ d’intimità insieme al ragazzo che le faceva palpitare il cuore. Aveva trovato una strana stanza durante una delle ultime ronde ed era impaziente di mostrarla a Ted, che l’aspettava già di fronte all'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll.
“Questo è uno dei quadri più brutti che io abbia mai visto… e mia madre adora l’arte moderna” commentò il ragazzo, prima di attirarla a sé per un bacio.
“Aspetta di vedere l’interno della stanza prima di denigrare il dipinto che la segnala e la nasconde” lo redarguì, iniziando a camminare avanti ed indietro, fino a che una porta non apparve davanti a loro.
Il desiderio di rimanere finalmente soli aveva annebbiato la mente di Andromeda, che non si accorse subito di come la stanza fosse diversa dalla volta precedente, né rimase stupita dalla presenza di un enorme letto a baldacchino vicino ad un camino acceso. Le giacche vennero lanciate senza tante cerimonie sul pavimento, seguite dalle cravatte ancora annodate e dalle camicie bianche. La ragazza si sdraiò sul letto, mentre Ted che si lasciava cadere al suo fianco per evitare di schiacciarla con il proprio peso. La Serpeverde lo attirò nuovamente a sé, ansiosa di assaporare le sue labbra, armeggiando al contempo con la cintura dei suoi pantaloni.
“Ne sei sicura?” sussurrò lui, quando erano rimasti solo i suoi boxer e la biancheria intima in pregiato pizzo francese color cipria a fare da barriera tra i loro corpi.
“Non sono mai stata così sicura di nient’altro in vita mia” aveva risposto Andromeda, aprendo il gancetto del reggiseno e posando la mano di Ted all’altezza del battito galoppante del suo cuore. Rincuorato dalla sua affermazione, il ragazzo scivolò fuori dai suoi boxer, baciando nuovamente le labbra dell’amata, sfiorando con riverenza la pelle solitamente celata dai vestiti. Andromeda ridiscese la schiena del ragazzo, inarcandosi verso di lui, bramando il contatto con il suo corpo in tensione. Le mani di Ted raggiunsero l’elastico delle sue culottes, incontrando le iridi castane di Andromeda in una tacita domanda, prima di farle scendere lungo le sue gambe. Ted posò la fronte sulla sua, mentre i corpi velati di sudore entravano in collisione e la ragazza l’accoglieva dentro di sé per la prima volta, sospirando di piacere, quando le labbra di lui si schiusero sui suoi seni, mordicchiandoli e lasciandovi il proprio marchio, meno indelebile di quello che il Tassorosso aveva saputo imprimere sul cuore della giovane Black.
L’abbraccio di Ted era il suo porto sicuro, il ragazzo sapeva comprenderla come nessun altro, quindi capì subito che qualcosa la tormentava.
“Tutto bene?”
Andromeda annuì. “È stato perfetto…”
“E allora perché sei così pensierosa?”
“Sto pensando a quando saremo fuori da qui… la mia famiglia non ci permetterà mai di stare insieme.”
“Non crucciartene adesso, Dromeda. Mancano ancora dei mesi al mio diploma… ci penseremo più avanti” le consigliò, puntando gli occhi color fiordaliso nei suoi. Lei annuì iniziando a tracciare linee immaginarie sul suo petto, ascoltando il battito rassicurante del cuore di Ted… avevano ancora tempo.
 
I due innamorati approfittarono di ogni attimo, durante il resto dell’anno, esplorando i corpi con mani sempre più esperte, abbandonandosi alla passione nella stanza del settimo piano, che aveva assistito al coronamento del loro amore. Con l’avvicinarsi del diploma di Ted, i ragazzi avevano preso la decisione di andare a vivere insieme, a casa dei genitori di lui, non appena Andromeda si sarebbe diplomata l’anno successivo, in attesa di trovare un posto che fosse solo loro. Pianificarono anche il modo di vedersi durante l’estate, sfruttando il matrimonio di Bellatrix e Rodolphus che sarebbe stato celebrato nella dimora estiva dei Lestrange, dove Druella e Bellatrix si sarebbero trasferite già due settimane prima del lieto evento.
L’ultima notte la passarono insieme, sfruttando ogni secondo, imprimendosi nella mente ciascun dettaglio della persona amata. Quando il mattino dopo Andromeda si stava pettinando i lunghi capelli allo specchio, notò un segno particolarmente evidente alla base del collo e sorrise ripensando al piacere che aveva provato, mentre Ted baciava e succhiava la sua pelle diafana.
“Avrei dovuto stare più attento…” le sussurrò dispiaciuto.
“Vorrei avere molti più segni, per ricordare ogni nostro attimo insieme” lo rassicurò lei, prima di dargli un ultimo bacio. “Ci vediamo tra tre settimane, allora…” gli disse, stringendo la sua mano.
“Conterò i minuti” le promise lui, baciandola ancora e sorridendo contro le sue labbra.
 
Alla vigilia delle nozze di sua sorella, Andromeda raggiunse, insieme a suo padre ed a Narcissa, casa Lestrange, ripensando ai giorni precedenti in cui era riuscita a passare numerose ore in compagnia di Ted, comprendendo una volta di più quanto il futuro con lui sarebbe stato meraviglioso. Avrebbe dovuto attendere più di tre settimane per il loro incontro successivo, visto che il ragazzo le aveva promesso di venire a salutarla sul Binario 9 ¾.
Indossando il vestito da damigella, identico a quello di Narcissa, di un impalpabile tessuto azzurro polvere che sarebbe stato d’incanto ad entrambe le sorelle, Andromeda s’immaginò l’emozione che avrebbe provato sposando Ted. Non ne avevano ancora parlato nel dettaglio, ma con ogni probabilità sarebbe accaduto l’anno seguente. Non ci sarebbero stati centinaia di invitati, né un abito confezionato appositamente per lei dalla migliore sarta di Parigi o un buffet degno dell’erede al trono, ma ci sarebbe stato l’amore vero che provava per quel Tassorosso sbadato e di buon cuore; questo sarebbe bastato.
Quando Druella raggiunse le figlie minori nella loro stanza, si emozionò, osservandole nei loro abiti eleganti, con l’incarnato diafano ed i distaccati sorrisi di circostanza che erano abituate a mostrare in pubblico.
“Siete meravigliose, figlie mie…”
“Grazie, madre” rispose docile Narcissa, impaziente d’incontrare Lucius.
“Troveremo il marito perfetto anche per te, Andromeda…” promise la bionda, sistemandole un ciuffo di capelli.
“Ne sono certa” le rispose, conscia di averlo già trovato.
“Vedrai che nel giro di pochi mesi dovremo organizzare la tua festa di fidanzamento e poi un matrimonio altrettanto sfarzoso. Se seguirai i miei consigli troverai l’uomo perfetto per te… ognuna di voi merita un matrimonio degno del lignaggio che contraddistingue noi Black” disse la donna, sorridendo brevemente all’indirizzo della sua ultimogenita, prima di concentrarsi di nuovo su Andromeda. “Una splendida creatura come te, merita di conquistare il migliore dei partiti…”
Andromeda annuì.
“Promettimi che farai del tuo meglio, che accetterai ogni richiesta di ballo e che sarai l’abile conversatrice che ben conosciamo” continuò la donna.
“Lo prometto, madre” rispose la ragazza, stupendosi della propria voce sicura, ballare con qualche figlio di amici dei suoi non sarebbe stato un problema, Andromeda già sapeva cosa le avrebbe riservato il futuro.
Narcissa si accomiatò, impaziente di vedere se Lucius fosse già arrivato, lasciando sole Andromeda e sua madre.
“Non sprecherai quest’occasione, vero Andromeda?” disse la donna, incontrando gli occhi castani della figlia riflessi nello specchio.
“Ovviamente” la rassicurò la figlia, incurante di aver appena fatto una promessa vuota. Il sorriso freddo di sua madre non fece che rinvigorire la convinzione della scelta fatta. Mancavano solo dieci mesi all’inizio del resto della sua vita.
E Andromeda avrebbe atteso impaziente che quella vita finalmente cominciasse.
 
 

Note dell’autrice:
Buongiorno a tutti, parto con il voler ringraziare Freya per aver indetto questo contest, che mi ha permesso di scrivere di una coppia che amo, ma su cui non avevo mai scritto nel dettaglio. Il pacchetto utilizzato per il contest era: L'illusione
Protagonista: Andromeda Black
Coppia: Andromeda/Lucius OPPURE Andromeda/Ted
1. "What do you say when you speak
I sense no time
Not awake until it's dark
Somehow i never leave
This deadhouse
Somehow i don't mind being gone
And if you think you've seen me
I have to prove you
That you're wrong"
2. Lividi
3. L'ultima bugia
Sono convinta che Andromeda sia stata estremamente coraggiosa, seguendo il suo cuore ed amando Ted nonostante tutto quello che una scelta simile avrebbe comportato, sono anche sicura che i due insieme siano stati estremamente felici, cosa che non sarebbe accaduta se non avesse osato, rimanendo in famiglia ed accettando un matrimonio combinato.

Mi sono voluta immaginare Bellatrix davvero innamorata di Rodolphus e ricambiata da lui, anche se immagino il loro amore come diametralmente opposto a quello che condividono Andromeda e Ted.
Per quanto riguarda Druella invece ho pochi dubbi sul suo essere fredda e calcolatrice, un tratto che anche Bella ha ereditato, a differenza di Andromeda e Narcissa.
Spero che la storia vi sia piaciuta e che avrete voglia di lasciarmi due righe per dirmi quello che ne pensate.
A presto,
Francy
   
 
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