Cap.7 Le lacrime di Kakaroth
Jeeth si piegò in avanti e
afferrò Kakaroth da sotto le
braccia, sollevandolo.
“No, non andare,
è pericoloso” disse.
Il piccolo saiyan dimenò
la coda dalla folta peluria castana
e gli tirò un calcio al bacino, facendolo gemere.
Jeeth cercò di
trattenerlo, mentre l’altro si dimenava.
“Vegeta!”
sbraitò il piccolo, singhiozzando. “Stava urlando,
è in pericolo!”. Tirò i capelli bianchi
del maggiore, strappandogliene
dolorosamente una ciocca.
Jeeth assottigliò gli
occhi e sospirò pesantemente.
“Lord Freezer potrebbe
decidere di ucciderti, è pericoloso”
lo richiamò.
“VOGLIO… IL
MIO… FRATELLONE!” gridò Kakaroth.
Incrementò la
sua aura, Jeeth perse la presa venendo sbalzato all’indietro
dall’energia, Kakaroth
atterrò e si mise a correre.
Entrò nel salone, mentre
Lord Freezer usciva fuori
sbadigliando. Zarbon, malconcio e zoppicante, portava con
sé, sostenendolo
sulle spalle, un ferito Dodoria.
Nappa nascose con il suo corpo
ricoperto di sangue quello incosciente
di Radish.
Il bambino notò Vegeta
steso a terra, in una pozza di sangue
e gli si avvicinò con gambe tremanti. Kakaroth ansimava,
trafelato, gli occhi
arrossati e il battito cardiaco accelerato.
S’inginocchiò accanto a Vegeta e lo
scosse, sporcandosi di sangue.
“Perdonatemi, mi
è sfuggito” disse Jeeth, affacciandosi.
Nappa raggiunse il bambino e gli
coprì gli occhi con la
mano.
“Sì, forse
è tempo che tu cominci a vedere queste cose”
sussurrò,
mentre Kakaroth scoppiava a piangere, singhiozzando rumorosamente.
Jeeth guardò Vegeta, i
segni delle frustate della coda di
Freezer sulla schiena e tagli profondi in tutto il corpo.
“Diamine, come lo ha
ridotto…” esalò.
Nappa gli porse Kakaroth e Jeeth se
lo strinse al petto.
“Freezer ha ordinato di non
curarlo nella vasca
rigeneratrice, vuole che rimangano le cicatrici. Questa è
una punizione che
voleva incidergli profondamente nella carne” disse.
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Nappa osservò la
fasciatura sul suo braccio passare da
bianca a rossa, impregnandosi del suo sangue.
< Mi è andata di
lusso, Dodoria poteva farmi a pezzi.
Radish è finite in coma due giorni per quante ne ha prese da
Zarbon, anche se
quei due galoppini di Freezer se ne sono pentiti. Ci hanno
sottovalutato,
considerato deboli e non pericolosi, e l’hanno pagata per
questo, li abbiamo
gonfiati di botte > rifletté. Strinse le labbra e le
fece sbiancare. < Il
principe d’altro canto …>.
Nappa sospirò pesantemente
e scosse il capo, la coda stretta
intorno alla vita. “… Ancora non sappiamo se
sopravvivrà. Forza, mio piccolo
Vegeta” sussurrò con voce roca.
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Zarbon era intento a camminare nel
corridoio, si fermò
vedendo Kakaroth accucciato davanti alla porta metallica di Vegeta,
sigillata. Teneva
le ginocchia strette al petto, aveva le labbra strette e gli occhi
arrossati,
ma lo sguardo deciso.
Zarbon si massaggiò il
petto ed espirò rumorosamente.
Un bambino
tozzo dalla
pelle verde stava accucciato davanti a una porta, il viso butterato da
rana e
gli occhi liquidi.
“Mi
dispiace, non c’è
l’ha fatta” disse il dottore.
Il piccolo
Zarbon si
alzò in piedi, tremando.
“Ha
chiesto di te fino
alla fine, ti doveva voler molto bene… Però
sapeva di non avere scampo sfidando
King Cold ” sussurrò il medico.
“Io
sarò bellissimo
per entrambi!” gridò il mercenario, correndo via.
Zarbon
s’inginocchiò vicino a lui.
“Cosa fai qui?”
gli domandò.
Kakaroth tirò su con il
naso, strofinandovi contro il dorso
della mano.
“Radish non mi fa entrare,
dice che deve riposare, ma io…
Voglio andare dal principe” disse, alzandosi in piedi e
serrando i pugni.
Zarbon corrugò la fronte.
< Forse vederlo farebbe bene
anche a Vegeta. My Lord
Freezer voleva soprattutto punirlo a livello psicologico, prima che
fisico, il ‘fratellino’
potrebbe essere la cura migliore > rifletté.
“Radish è
gentile, mi abbraccia, ma Nappa ha detto che posso
vedere le cose brutte adesso. Sono grande” disse Kakaroth,
gonfiando il petto.
Zarbon utilizzò il suo
passepartout e gli aprì la porta.
“Fila dentro, ti
chiuderò io” lo invogliò e
guardò il saiyan
obbedire.
Il bambino si avvicinò al
letto.
Vegeta era sdraiato a faccia in su,
era pallido e respirava
a fatica, era quasi completamente fasciato.
Kakaroth s’issò
sul letto e, accoccolandosi accanto a lui
con attenzione, si rannicchiò. Pianse silenziosamente e si
addormentò
singhiozzando, le lacrime scivolavano sul suo viso.
“Ti prometto che, quando
sarò grande, ti difenderò io da
quel mostro” promise nel sonno.