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Autore: sparewheel    14/02/2019    4 recensioni
Perché sotto ad ogni difetto incorreggibile c'è sempre nascosto un po' d'amore.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma, Regina e l'amore ai tempi del dentifricio
 

Quella sera il cielo sopra Storybrooke era pieno di stelle.
Senza nemmeno una nuvola ad adombrarle, brillavano spavalde in mezzo al buio, creando disegni dalle antiche radici ed aggiungendo un pizzico di magia al profilo della città, che stava tranquillamente vedendo concludersi un’altra normale giornata.
Il cielo stellato, con la sua imponenza e semplicità, riusciva da sempre a trasmetterle serenità e pace, per questo quella sera Regina aveva deciso di tornare a casa a piedi dal Municipio.
Era stata una giornata pesante, di quelle da concludere ed archiviare il prima possibile, in cui collaboratori incompetenti, concittadini esigenti e il suo perenne fato avverso erano riusciti ad esasperarla fin quasi al limite della sua immensa pazienza.
Così Regina aveva pensato che una bella passeggiata per le vie della città, con la pungente ma piacevole aria fresca della sera a colpirle il volto e rischiararle i pensieri, avrebbe potuto distenderle i nervi e farla rilassare.
Ben presto però, il sindaco si pentì di quella sua scelta, trovandosi, sin dai primi passi, a desiderare solo di essere a casa, nel quieto caos che ormai regnava perenne al 108 di Mifflin Street con Emma ed Henry, le uniche stelle davvero capaci di accenderla e placarla allo stesso tempo.
Affrettò il passo Regina, scorgendo il profilo della propria abitazione a poche decine di metri da sé e assaporando di già il benessere di una doccia bollente e il travolgente calore della sua famiglia.
“Sono tornata” annunciò, varcando la soglia e tirando un sospiro di sollievo.
Era finalmente a casa, nel suo posto sicuro e felice.
“Siamo in salotto!” le rispose entusiasta Henry, mentre accanto a lui Emma biascicava delle frasi sconnesse che, da quel che aveva capito, le davano il benvenuto e le annunciavano una cena quasi pronta.
Regina sorrise, immaginandola troppo concentrata a combattere contro loro figlio con l’ultima consolle che avevano comprato. Non era certo un mistero che in quella casa ormai i videogiochi venivano usati da Emma forse più che da Henry.
“Vi raggiungo tra qualche minuto” comunicò, lasciando all’ingresso scarpe e cappotto ed imboccando le scale.
Raggiunse la camera che ormai da mesi condivideva con Emma e da lì il bagno annesso, luogo che avrebbe finalmente dato inizio alla distensione dei suoi nervi e alla sua serata di relax.
Questo pensava Regina, fino a che non lo vide.
E immediatamente tutta la frustrazione e il nervosismo accumulati la invasero, necessitando impellentemente di uno sfogo.
“SIGNORINA SWAN!” urlò, furente.
La sua voce rimbombò per tutta la casa e giunse forte e chiara alle orecchie di Emma, tramutandosi in un ulteriore brivido lungo la schiena.
Lo sceriffo rimase definitivamente impietrita, smettendo di controllare il proprio joystick. E si ritrovò a fissare lo schermo di fronte a sé, assistendo così all’impietosa sconfitta del suo povero Eddy.
Era arrivato il momento, la vera resa dei conti.
E probabilmente anche lei sarebbe presto finita al tappeto, proprio come il suo amato combattente.
Deglutì, cominciando a tremare.
La battaglia più dura della sua vita stava per cominciare ed Emma non era certa di essere davvero pronta.
Non era così che aveva immaginato quella serata.
Henry lasciò che il suo King si godesse la vittoria da solo e spostò lo sguardo su sua madre.
“Vuoi che venga con te?” le chiese, compatendola.
“Io... no, posso farcela” gli rispose Emma, riscuotendosi, ma senza smettere di tremare.
Si alzò dal divano ed Henry la seguì con lo sguardo, protettivo.
“Posso farcela” ripeté, con un tono un po’ più deciso. “Anche se non sono mai stata spaventata tanto quanto in questo momento.
E io ho affrontato draghi, e orchi, e giganti, e sono stata negli inferi, e-“
“Stai tergiversando” le fece notare Henry, guardandola con un sopracciglio alzato, espressione totalmente da Regina.
Emma deglutì di nuovo.
“Ok, vado” affermò, cominciando a camminare.
Ma tornò indietro di qualche passo e si rivolse nuovamente a suo figlio. “Se non dovessi tornare, prenditi cura della playstation e del maggiolino e-“
“Muoviti Emma!” la spronò Henry.
Ed Emma finalmente si mosse davvero.
Raggiunse il piano superiore e la stanza che ormai da mesi condivideva con Regina.
E Regina era lì, proprio dove Emma si era aspettata di trovarla: accanto al lavandino del loro bagno in camera.
Stava ritmicamente battendo la punta del piede a terra Regina, e aveva le braccia incrociate al petto, e la stava scrutando con palese rabbia omicida mentre una vena le pulsava minacciosa sulla fronte, a tempo con il ritmo dettato dal suo piede.
C’era un’aura particolare attorno a lei, il suo viso era così concentrato e i suoi occhi così espressivi che… se non avesse saputo per certo di essere la causa della sua ira, Emma ne sarebbe rimasta ammaliata.
Perché persino quando era furiosa Regina era bellissima.
E terrificante, certo, ma soprattutto bellissima.
“Mi hai chiamata, amore?” le chiese Emma, prendendo coraggio e mostrando ingenuità.
“Non ci provare Swan!” la stroncò il sindaco.
“Ho avuto una giornata pessima, davvero pessima!
In ufficio nessuno sembrava ricordarsi di come fare il proprio lavoro, quegli stupidi nani dovevano sistemare l’impianto elettrico e hanno finito col demolire metà ingresso del Municipio, le insulse fate, ovviamente capitanate da tua madre, mi hanno tenuta in ostaggio per due ore ad ascoltare le loro inutili idee per la festa del minatore, ho perso quasi un’ora a decifrare il rapporto proveniente dal tuo ufficio perché la calligrafia di tuo padre è anche peggio della tua e, come se non bastasse, ha lasciato macchie di cioccolato e grani di zucchero su quel rapporto, cioccolato e zucchero su un documento ufficiale della mia amministrazione!!!
E alla fine torno a casa, con la sola voglia, anzi, l’impellente bisogno di fare una doccia bollente e rilassarmi con la mia famiglia, e trovo questa situazione…
Ti avevo chiesto di fare una cosa, una soltanto Emma! Un semplice e meccanico gesto che richiede giusto qualche secondo e l’attenzione di appena una manciata di neuroni, perché lo sai, lo sai quanto io odi il bagno in disordine!
Ma no… tu non ascolti e nemmeno ci pensi a quello che fai, e ti risulta difficile persino rimettere il dannato tappo al dannato dentifricio!!!”
Nello sputare fuori quelle ultime parole, Regina afferrò con foga il tappo del dentifricio abbandonato sul lavandino e lo lancio contro Emma, colpendola proprio al centro della fronte.
Il respiro era affannato per lo sfogo logorroico e i muscoli degli arti e del collo le dolevano per la tensione che vi aveva accumulato, ma in quel momento Regina si sentì finalmente meglio.
Emma invece si portò istantaneamente le mani al volto e cadde platealmente in ginocchio.
“Ahia!” esclamò, chinando il capo e cominciando a massaggiare il punto dolente sulla fronte.
“Oh, smettila di fare la melodrammatica e alzati in piedi!” la rimproverò Regina, spazientita. “Sei già fortunata che non ti abbia lanciato una palla di fuoco...”
“No…” le rispose Emma, quasi in un sussurro.
“...no?!” ripeté Regina, facendo un minaccioso passo in avanti.
“Si, no.
Cioè… intendevo che no, non avresti dovuto lanciarmi una palla di fuoco, va benissimo il tappo, grazie” replicò Emma. E per un attimo le sembrò di vederlo negli occhi di Regina il fuoco.
…tutta quella situazione stava prendendo una brutta piega, doveva sbrigarsi.
Si schiarì la voce e puntò lo sguardo sul viso del sindaco.
“E no, non mi alzerò in piedi perché, già che ci sono, questa è la posizione più adatta per quello che devo dirti.
Regina… ti chiedo scusa se sono un po’ disordinata. Scusa se sono sempre in ritardo, se combino disastri e se ogni tanto lascio delle macchie di cibo in giro, tipo sul ripiano della cucina o sui rapporti ufficiali che arrivano al tuo ufficio…”
“Lo sapevo…” disse istintivamente Regina, sconsolata.
Emma le sorrise, colpevole.
“Ma mi sto impegnando! Mi sto impegnando ogni giorno da quando sto con te, e non mi riesce nemmeno così difficile. Perché tu mi rendi migliore ogni secondo che passa e la versione migliore di me è certamente quella che ha te al suo fianco.
Quindi… ti prometto che continuerò a provare a correggere certi miei difetti, e questo è un simbolo della mia promessa”.
Con un rapido movimento del polso, Emma fece comparire accanto a sé uno scatolone, al cui interno a Regina parve di scorgere…
“Sono dentifrici” confermò Emma. “Decine e decine di dentifrici col tappo a pressione. Di quelli che non si svitano, ma restano attaccati al tubetto e quindi non si possono lasciare in giro o perdere o incastrare nello scarico del lavandino, e sono più semplici ed immediati da chiudere”.
“Emma-”
“No, aspetta, non ho finito.
Dicevo che mi impegnerò a migliorare, e voglio continuare a farlo con te al mio fianco.
Perché, lo sai, sotto tutti i miei tanti difetti c’è e sempre ci sarà il mio amore per te.
Così come sotto quel tappo di dentifricio che mi hai lanciato… sotto quel simbolo dei miei difetti, c’era un altro simbolo, quello del mio amore per te.”
Regina la fissò perplessa. Poi si voltò a guardare il punto in cui fino a poco prima c’era il tappo del dentifricio e, inaspettatamente, lo vide: un anello, un anello d’argento semplice e delicato su cui brillava un piccolo diamante.
Spalancò gli occhi e quasi si dimenticò di come si faceva a respirare.
Lentamente, tornò a guardare Emma, e vide che era ancora in ginocchio, ma adesso il suo piede destro era poggiato a terra, perché la gamba destra era piegata ad angolo retto, proprio nella tipica posizione in cui...
…stava davvero...?!
Emma fece ondeggiare la mano e l’anello le si materializzò tra le dita.
“Regina Mills... vuoi sposarmi?”
E glielo chiese in quel modo così tenero e idiota, con le labbra tirate in una sgorbia smorfia tremolante e gli occhi luccicanti di paura ed amore, con quella sua solita faccia da Emma Swan che…
“Si, certo che voglio sposarti” le rispose Regina, le lacrime a velare gli occhi ed un enorme sorriso a rivelare il suo amore.
Emma si alzò all’istante e la raggiunse, sul volto un identico sorriso.
Le mise l’anello al dito, con le mani ancora tremanti. E la baciò, più e più volte, incredula e felice, prima di stringerla a sé e perdersi in quell’intreccio di corpi e sentimenti che era ogni loro abbraccio.
Era tutto una conferma, un sogno, un inizio.
Emma posò un bacio sul collo di Regina, con un tocco leggero. Poi portò le proprie labbra ad un soffio dal suo orecchio.
“Ho preparato la cena” le sussurrò. “Secondo i miei programmi, avremmo dovuto cenare con Henry, perché so quanto ti manca nostro figlio quando lavori tutto il giorno.
Lui avrebbe monopolizzato la conversazione, come al solito, e tu lo avresti ascoltato felice e fiera. Poi ci avrebbe lasciate da sole con una scusa e io mi sarei offerta di mettere tutto a posto dopo e ti avrei convinta a spostarci sul divano, con due calici di vino e una coperta, la tua schiena sul mio petto mentre ci raccontiamo le nostre giornate.
Ti avrei fatto un massaggio, perché hai sempre il collo contratto quando stai per troppo tempo seduta alla scrivania, e tu ti saresti lamentata delle mie mani gelide e mi avresti rimproverata perché dimentico sempre di mettere i guanti quando esco. Ti avrei detto che hai ragione e poi ti avrei distratta con un migliaio di baci. Le mie mani si sarebbero spostate dal collo alla schiena, ai tuoi fianchi, ai tuoi seni. E saremmo finite qui in camera, dove avevo lasciato la porta del bagno aperta, certa che tu, nonostante tutte le altre distrazioni, avresti subito notato il tappo del dentifricio fuori posto.
E poi ti avrei fatto la proposta, facendoti notare quanto è perfetta la nostra vita insieme. E confidandoti quanto… quanto vorrei che fosse per sempre”.
Regina sorrise nei capelli di Emma, ascoltando e vivendo ogni parola.
La strinse a sé ancora più forte e sentì i loro cuori, poggiati l’uno all’altro, palpitare impazienti e felici, insieme.
Guardò le stelle brillanti dalla finestra, poi lo scatolone ai loro piedi.
E sorrise ancora Regina, sicura che, con Emma, la sua vita sarebbe sempre stata piena di sconvolgimenti e di certezze.
Come le giornate storte che si tramutavano in giornate perfette.
E i dentifrici che rimanevano inguaribilmente senza tappo.
Portò le labbra all’orecchio di Emma e lo disse senza avere alcun dubbio.
“Lo voglio anch’io un per sempre così”.
 
 
 
Grazie di essere arrivati fino in fondo a questa shot un po’ strana :)
Eddy e King sono i personaggi di un videogioco di lotta, Tekken 3. E, semmai qualcuno se lo stesse chiedendo, si, ci sono dei tappi di dentifricio abbastanza grandi da coprire un anello ^^
Grazie ancora per aver letto e buon San Valentino Swen!
  
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