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Autore: apeirmon    14/02/2019    4 recensioni
Dopo la sconfitta di Apokalymon, Koushirou è determinato a trovare un modo per entrare di nuovo in contatto con Digiworld. Ma nella sua classe c'è un'altra preoccupazione che distoglie la sua attenzione dal compito. E, sorprendentemente, riguarda le persone!
L'unico problema è che non sa se la sua compagna preferita se la caverà, né gli interessa saperlo. Ma la curiosità è insistente.
Storia partecipante al contest “Vizi capitali” indetto da Ghostmaker sul forum di EFP
Genere: Commedia, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Koushirou Izumi/Izzy, Mimi Tachikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Koushirou non si era mai reso conto di quanto fosse diverso essere in un posto con la mente o con il corpo. Le informazioni trovate dal suo computer gli avevano sempre garantito l’interazione con qualunque aspetto della realtà nell’unico modo che gli interessava: teoricamente.

Ma adesso le mail da Gennai non lo soddisfavano più: la nostalgia verso Tentomon gli imponeva di lasciar perdere le informazioni su Digiworld che riceveva e di trovare il modo per raggiungerlo direttamente. Ma come?

Avrebbe dovuto analizzare i dati dell’eclissi che li aveva riportati a casa, oppure modificare i programmi dei Digivice di ciascuno di loro per renderli capaci di trasportarli a comando dai propri Digimon. Sapeva benissimo che il mondo digitale lo avrebbe considerato un virus, ma per una volta avrebbe voluto il coraggio di rischiare.

Era anche per questo che invidiava Taichi-san: lui riusciva a lottare per ciò che nel suo cuore sapeva essere giusto, accantonando con noncuranza imposizioni contrarie ad esso.

Naturalmente, in quell’ultimo mese e mezzo in cui era stato certo della morte dei propri genitori, si era accorto che era stata quella disgrazia ad averlo segnato a tal punto da fargli esercitare la formalità in ogni situazione e attenersi a regole che sapeva lo stavano privando dell’occasione di vivere. Il dolore di aver scoperto di essere stato adottato lo aveva tenuto davanti al monitor dai cinque anni, togliendogli l’intenzione di interagire con chiunque.

In quell’aspetto era simile a Jyou-san. Aveva sempre saputo che la sua ossessione per le regole era dovuta all’insicurezza di prendere l’iniziativa, perciò si era sempre segretamente dispiaciuto per lui quando Taichi-san e Yamato-san lo avevano biasimato.

Tentomon, e in generale Digiworld, erano stati i primi a spronarlo a condividere le teorie e le emozioni che si generavano in lui con gli altri Bambini Prescelti. Per questo avrebbe dedicato la sua vita a capire quel mondo e a renderlo accessibile a chiunque ne avesse bisogno.
- Mimi-chan, mi sostituisci per il turno di pulizie dopo la scuola? Io e Taako dobbiamo passare al negozio di animali prima che chiuda.

Koushirou aveva spostato le iridi avare di ogni fotone su un altro banco della quarta B di Odaiba. Due compagne di cui non ricordava i nomi, perché dati superflui, si erano avvicinate a dove era seduta Tachikawa Mimi. Non gli piaceva che le frequentasse.

- Ma certo, Mi-chan! Nessun problema.

Koushirou serrò i pugni adirato. Avrebbe preferito che le avessero mentito su un problema medico, piuttosto che vederla manipolata in quel modo. Mimi-san era cambiata radicalmente nella loro avventura: mentre all’inizio pretendeva ogni comodità e attenzione, il sacrificio dei numerosi Digimon che l’avevano protetta durante gli scontri le avevano trasmesso un senso di colpa che la portava ad accettare passivamente ogni capriccio da chiunque.

Koushirou trovava un miglioramento che la sua amica avesse iniziato a preoccuparsi per gli altri, ma non sopportava che questi ne approfittassero.

Eppure non riusciva ad agire. D’altronde si trattava di un suo traguardo, così come cercare di tornare a Digiworld era quello di lui.

Il bambino aveva sempre evitato di entrare in conflitto. Non aveva la forza d’animo di Yamato-san per confrontarsi apertamente con chi lo infastidiva. Il ragazzo più grande voleva sempre dare occasione a chi era importante per lui di reagire e lo conosceva osservando l’interazione con sé stesso.

Lui no: si limitava a studiarlo da lontano, teorizzare una soluzione e applicarla senza lasciare la possibilità di reagire al soggetto in questione, come quando si era chiuso in camera per nascondere Tentomon ai genitori adottivi o quando aveva progettato un diversivo che allontanasse Etemon dal luogo in cui Nanomon aveva intrappolato Sora-san.

Ecco: Sora-san sarebbe riuscita a chiedere alle due bambine di prendersi le proprie responsabilità e lasciare in pace Mimi. Si era sempre sentito rilassato con lei, perché era capace di risolvere ogni situazione con gentilezza e fermezza allo stesso tempo.

Si era rimesso a cercare un modo per rivedere il proprio Digimon. Forse non era necessario che lo raggiungesse. I Digimon avevano passato qualche giorno a Tokyo tranquillamente e nulla impediva che potessero tornare. Ma il portale dimensionale di Vamdemon era sepolto sotto il castello crollato e sarebbe stato difficile riattivarlo.

Si stava chiedendo se i poteri di Hikari-san sarebbero stati in grado di ricongiungerli. Le sue particolarità gli erano sempre interessate, ma non si sarebbe mai permesso di chiederle se poteva studiarla. Anche lei seguiva una strada per la verità, in qualche modo, solo che non lo faceva con delle informazioni.

Ma in quel momento, nemmeno lui riusciva ad analizzare i dati a sua disposizione per risolvere il problema. Sapere che Mimi-san veniva sfruttata in quel modo ostacolava il suo solito algoritmo generale. Voleva risolvere la situazione.

Se solo avesse avuto la spensieratezza di Takeru-kun sarebbe riuscito a compiere tutto ciò che pensava di fare rapidamente. Ma cosa portava Takeru-kun alla sua autonomia?

Guardando oltre la finestra, vide una coccinella ronzare presso il vetro. Gli ricordava Tentomon.

“Un giorno ti verrà naturale.” gli aveva detto nell’ultimo loro dialogo, riferendosi all’informalità.

Koushirou si era alzato senza nemmeno accorgersene. Mentre si avvicinava a Mi e a Taako, Mimi l’aveva osservato con interesse.

- Avevo già chiesto a Mimi-san di accompagnarmi a casa. Il negozio è aperto anche domani. Aspettare un giorno non vi costa niente.

Le due bambine erano tornate ai propri banchi senza una parola. Koushirou si era già voltato quando una parola l’aveva emozionato:

- Grazie.

   
 
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