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Autore: Yajirushi    14/02/2019    2 recensioni
Lentamente, Stiles si voltò verso Scott.
-Morirò, e tu mi terrai sulla coscienza. –
-Non posso proteggerti dalla lezione di chimica! – sussurrò.
-Hai giurato di proteggermi! Di qualunque situazione si trattasse! Adesso sono in trappola, e tu sarai costretto a fare visita alla mia tomba per il resto dei tuoi giorni. E degnati almeno di portarmi dei tulipani, o faresti meglio a non presentarti neppure, chiaro? –
-Stiles...-
-Bene, cominciamo. –
--
Dove Stiles e Derek l'hanno combinata grossa, e una Lydia divertita (su suggerimento di una Malia distrutta) organizza un'ingegnosa vendetta.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek/Stiles, Lydia Martin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lezione di Sarcasmo

-Credi che ci degnerai della tua presenza, stamattina?

Un mugugno non meglio identificato fu l’unica risposta che ricevette. Spazientito, Scott sospirò.

-Stiles, dico a te. Non puoi rinchiuderti qui dentro per sempre, amico. Prima o poi dovrai affrontare la cosa e-

-E uscirne completamente sconfitto e distrutto. Grazie tante, ma so come va a finire la fiaba: il lupo mangia cappuccetto rosso e non credo che ci siamo dubbi su chi sia chi in questa storia. -

Scott gli si avvicinò, strappandogli il cuscino dalla faccia.

Stiles si ribellò scalciando come un bambino, rivoltandosi sotto le coperte che l’amico gli sottrasse con un colpo secco, lasciandolo a bocca aperta. –Ehi! Dov’è finito il buon vecchio Scott? Quello dolce e comprensivo con tutti? –

-E’ sempre qui, idiota. Solo che non è mai stato veramente dolce con te. Oh, andiamo- combatté per qualche istante con l’amico che si era chinato per raccogliere il cuscino che si era nuovamente premuto sulla faccia. –Stiles, scendi dal letto e vestiti. Hai due minuti. –

Così dicendo, Scott lasciò la stanza a passo di marcia, chiudendosi la porta alle spalle.

Stiles premette ancora così forte il cuscino sul viso che le sue parole furono a malapena udibili.

-Voglio morire. –

-Se non ti sbrighi potrei accontentarti, idiota! –

-Maledetto udito da lupo. –

*

Era la decima volta che lo ripeteva, ma Stiles sembrava non portare il conto. Non bene quanto lui, almeno.

-Promettimelo. –

-Stiles, per l’ultima volta, te lo prometto. –

-Lo farai anche se dovesse scoppiare un incendio e lei approfittasse della situazione per braccarmi? –

-Lo farò anche in quel caso. –

-Lo farai anche se ci fosse un terremoto e lei mi seguisse nel bagno dei maschi per mettermi alle strette? –

-Anche allora, sì. Stiles, per favore, ragiona. Il massimo che potrebbe succedere è che lei ti faccia qualche domanda, tutto qui. Ti basterebbe risponderle con sincerità, vedrai che lei capirà. –

-Capirà? Lei capirà? – Stiles aveva la bocca spalancata e lo sguardo allucinato. Lo fissò in quel modo inquietante per pochi attimi, poi aggrottò le sopracciglia, come soppesando veramente le parole che l’amico gli aveva rivolto. Alla fine, scosse il capo sospirando.

-Non credo che questa volta ne uscirò vivo. –

-Cosa te lo fa pens...- Scott si interruppe. Stiles fece un passo verso l’ingresso dell’aula. Il mondo sembrò fermarsi. Il cuore gli sprofondò nello stomaco e il cervello fu improvvisamente inghiottito in una nube di inchiostro, nero, scuro, profondo come lo sguardo che gli perforava la testa in quel momento.

Deglutì rumorosamente, sentendo le gambe cedere sotto il suo peso.

-Malia-

Pronunciare quel nome non era stato affatto facile. Gli era costato tutta la concentrazione e la forza di volontà rimastegli, nonché, doveva ammetterlo, una gran bella faccia tosta.

Gli occhi di Malia rimasero ancora sui suoi, accusatori, affilati come coltelli. Poi la ragazza si voltò, posando il suo sguardo sulla finestra e sul cielo terso di quella mattina.

Stiles si accorse di aver trattenuto il fiato quando la mano di Scott si abbatté impietosa sulla sua spalla.

-Vacci piano- sussurrò, -non sono esattamente nel pieno delle mie forze, se non l’avessi notato. –

-Oh, l’ho notato eccome. –

Stiles si girò verso l’amico per coglierne l’espressione, ma non fece in tempo a carpirne i segreti, visto che Scott aveva deciso di sedersi al banco alle sue spalle, lasciandolo completamente solo e indifeso in prima fila, accanto ad una Malia furente, totalmente presa dallo studio di quella vecchia finestra.

Ma se un attimo prima aveva sperato di diventare invisibile agli occhi di Malia, quel desiderio era nulla in confronto a quello che gli nacque nel petto quando il suo sguardo incrociò quello di Lydia.

La ragazza fece il suo ingresso in aula in un tripudio di colori, di capelli biondo fragola sparsi al vento e un invitante tacchettio che scandiva i suoi passi. Stiles la riconobbe ancor prima di vederla, e desiderò che il pavimento si aprisse mostrandogli la via più breve verso le visceri della terra.

Scott, alle sue spalle, trattenne una risata.

-Ti stai divertendo? – sussurrò, -Ti ammazzo, Scott, giuro che rubo una pistola da mio padre e lo faccio. –

-Buongiorno. –

Stiles, fronte poggiata sulla mano e schiena afflosciata sulla sedia, si rizzò all’improvviso. –Lydia! Bella giornata, eh, vero? Sì, una bellissima giornata, sì, sì –

La rossa arricciò le labbra. –Mm. Sì, è una bella giornata. Prevedo che sarà molto interessante, sai? E io sono brava a prevedere le cose. –

Pochi attimi dopo Lydia occupava il posto alla sinistra di Stiles, che si sentiva come tra due fuochi.

Malia voleva praticamente ucciderlo, e come avrebbe potuto lui darle torto?

Lydia probabilmente voleva solo divertirsi un po’, e lui sapeva perfettamente quanto pericolosa poteva diventare una Lydia divertita.

Danny entrò in aula un minuto dopo, e in quello successivo Stiles registrò con la sua visione periferica (poiché aveva saggiamente scelto di incollare la fronte sul banco) l’ingresso dei gemelli, Aiden e Ethan.

Allison gli passò accanto rivolgendogli un occhiolino divertito, con l’aria di una che la sapeva lunga, mentre Kira lo sfiorò appena con lo sguardo, abbassandolo subito dopo come se fosse stata colpevole di omicidio.

Non capiva bene perché, ma il suo istinto gli diceva che avrebbe dovuto correre. E anche in fretta.

-Derek! – trillò Lydia all’improvviso. –Sei dei nostri, oggi? –

Stiles voleva morire, voleva davvero, davvero farla finita.

Cercò con tutte le sue forze di restare con la faccia incollata al banco, ma la curiosità fu più forte di lui. Puntò lo sguardo alla sua destra, dove Malia aveva per un attimo incrociato la figura di Derek, bruciandola come solo un suo sguardo era capace di fare, poi lo rivolse alla sua sinistra, dove Lydia aveva intavolato una conversazione con Derek, le mani amabilmente intrecciate sotto il mento e lo sguardo innocente.

-Serata piacevole, ieri, non credi anche tu? –

Derek esitò. Fu una frazione di secondo, quel tanto che bastava a Lydia per trarre le sue conclusioni.

-Non proprio – fu la secca risposta di lui.

Dopo quel breve scambio di battute, il professore di chimica fece il suo ingresso e Derek si diresse verso gli ultimi banchi, senza neppure degnarlo di uno sguardo.

E come avrebbe potuto guardarlo, dopo quello che aveva combinato la sera precedente? Sperava solo che Derek potesse dimenticarlo, che l’alcol avesse annebbiato almeno la sua memoria, o ad aspettarlo non sarebbero state solo le torture di Malia e Lydia. Anzi, probabilmente i tre si sarebbero alleati contro di lui. Tutti contro l’umano, certo, che ingiustizia.

-Allora, ragazzi. Quest’oggi avreste dovuto affrontare un quiz a sorpresa – la maggior parte dei ragazzi trattene il fiato, -ma la vostra compagna, la signorina Martin, ha proposto un gioco alquanto interessante, utile per un veloce ripasso delle basi della chimica, indispensabili per chi pensa di andare al college dopo il liceo. –

Lydia Martin che proponeva un gioco? Oh, no.

No, no, no. Assolutamente no.

-Professore, posso andare in bagno? –

-Stilinski, non ti farei lasciare l’aula nemmeno se te la facessi sotto. –

Scott ridacchiò.

Ehi, ti ho sentito! –

-Scusa, scusa. –

-Dunque, signorina Martin, potrebbe spiegare alla classe il suo gioco? –

-Certo – La rossa si alzò, raggiungendo il professore che le aveva fatto un cenno con la mano. Si schiarì la voce.

-Dunque, oggi ripeteremo gli elementi della tavola periodica-

Un coro di noo cantilenanti si diffuse nell’aula, ma Lydia continuò, imperterrita. –Non preoccupatevi, non abbiamo parlato di interrogazione, ma di gioco. Assegnerò ad ognuno di voi un elemento e a turno sarete chiamati qui a mostrarci il tipo di interazione che instaura tra gli atomi di questi elementi. –

-Ricordate tutti cos’è un legame covalente, no? – chiese il professore. La risposta fu un inquietante silenzio. Il professore sospirò.

Certo...Lydia? –

-Un legame covalente è un’interazione tra molecole con una differenza di elettronegatività compresa tra lo 0,4 e l’1,7. Questi elementi condivideranno un elettrone o coppie di elettroni. Quando chiamerò una coppia di elementi con questa caratteristica, dovrete mostrarci come funziona questa interazione condividendo qualcosa. Potete stringervi la mano, indicando un elettrone condiviso, avvicinare i piedi, abbracciarvi...tutto quello ciò che rappresenta una condivisione. –

Il professore annuì. –Per rendere più difficile l’impresa abbiamo pensato ad un’altra cosa. –

A Stiles sudavano le mani. Era ad una lezione di chimica, Lydia aveva organizzato un gioco e il professore aveva pensato ad una nuova tortura. Perché diavolo la terra non si apriva sotto i suoi piedi, tipo, in quel momento?

-Cosa, professore? –

Il professore guardò Kira, sorridendo.

-Non potrete copiare i vostri compagni. Se due di voi si stringono la mano, i successivi useranno i piedi, ad esempio. Siate creativi, infondo è un gioco. –

-Vi consiglio di rivedere l’ultima pagina del libro di chimica, lì ci sono elementi e proprietà. Avete dieci minuti, poi cominciamo. – aggiunse Lydia, sorridendo al professore e sfregandosi le mani in un gesto inequivocabile.

Lentamente, Stiles si voltò verso Scott.

-Morirò, e tu mi terrai sulla coscienza. –

-Non posso proteggerti dalla lezione di chimica! – sussurrò.

-Hai giurato di proteggermi! Di qualunque situazione si trattasse! Adesso sono in trappola, e tu sarai costretto a fare visita alla mia tomba per il resto dei tuoi giorni. E degnati almeno di portarmi dei tulipani, o faresti meglio a non presentarti neppure, chiaro? –

-Stiles...-

-Bene, cominciamo. –

Lydia si avvicinò al suo banco per recuperare un blocco degli appunti pieno di formule incomprensibili.

-Pss! Lydia! Ehi, Lydia! –

La rossa inclinò il capo con finto disinteresse. –Sì? –

-Non sono ancora pronto per questo gioco. Ho avuto troppo poco tempo! –

-Oh, Stiles. Non credo sia questione di tempo, credo che sia il gioco a non piacerti. – Si avvicinò a Stiles, chinandosi su di lui e sussurrandogli qualcosa all’orecchio.

-Ieri sera adoravi quel gioco. Letteralmente. –

Stiles rabbrividì. Lydia si allontanò affiancando il professore, che le fece cenno di leggere i suoi appunti.

-Dunque, cominciamo. Aiden tu sei un atomo di idrogeno. Ethan, anche tu sei un atomo di idrogeno. –

-Cosa, siamo la stessa cosa? – sbottò Aiden, -e che dovremmo fare? –

Lydia sospirò, il professore si mise una mano sulla fronte.

-Si chiama legame covalente omopolare, Aiden. – spiegò la rossa. Quando i due rimasero immobili, li invitò alla cattedra. Riluttanti, i due si avvicinarono.

-Non ho ben capito l’ultima parola – disse Ethan. Il suo sguardo scivolò per un attimo sulla figura di Danny, che nascondeva un sorriso dietro il dorso della mano.

-Provate a indovinare cosa significa, allora-

Aiden scrollò le spalle e tese una mano al fratello, che l’afferrò. Puntarono i piedi l’uno contro l’altro, poi tesero le braccia sbilanciandosi all’indietro, in una perfetta posizione di equilibro.

-Esatto! – il professore batté le mani, entusiasta. –Vedete? In un legame omopolare c’è condivisione di elettroni, ma trattandosi di atomi dello stesso tipo, la forza esercitata da ognuno è la stessa e abbiamo un equilibro perfetto. Bravi, ragazzi. –

I fratelli sogghignarono, tornando ai loro posti.

-Ti è piaciuto il mio legame omopolare? – sentì dire ad Ethan, subito seguito dalla risata di Danny.

-Scommetto che Lydia li ha aiutati- sussurrò rivolto a Scott.

-E come avrebbe fatto, scusa? –

-Non lo so, è Lydia. Un modo lo trova di sicuro. –

-Malia, tu sei un atomo di cloro. Stiles, tu sei un atomo di sodio. Dovete formare cloruro di sodio, per intenderci –

Stiles sentì il sangue gelarsi nelle vene. Malia si alzò con uno scatto, raggiungendo subito Lydia. Si scambiarono uno sguardo di intesa.

Riluttante, lasciò il suo amato banco per sistemarsi davanti a Malia, percorrendo i pochi passi che lo separavano da una morte atroce con una lentezza esasperata. Lydia stava parlando con la sua voce melliflua.

-Cosa succede tra cloro e sodio? Malia? –

-Questo. – La ragazza fu così veloce che Stiles non ebbe il tempo di intercettare il suo movimento: tese una mano contro il suo collo, posandola con violenza dietro la sua nuca, e un attimo dopo Stiles era riverso a terra, salvatosi da un’esistenza senza denti solo grazie al suo istinto che gli aveva urlato di proteggersi con le braccia nella caduta.

-Malia! – il professore sembrò allarmato.

-Dovevamo essere creativi, no? –

-Beh, professore, in effetti il cloro è più forte del sodio, Malia l’ha spiegato perfettamente- intervenne Lydia. Nessuno badava a Stiles, che intanto si rimetteva in piedi dedicando uno sguardo alla non dire che non te l’avevo detto! a Scott, colto alla sprovvista almeno quanto lui.

La lezione procedette in quel modo, con gli studenti che mostravano le loro conoscenze in quel modo bizzarro, che si era casualmente rivelato pericoloso solo quando ad essere chiamato era stato Stiles.

Stiles che adesso tremava, perché Lydia aveva nuovamente pronunciato il suo nome.

-Stiles, tu sei il Litio. Derek – il ragazzo la fissò con occhi velenosi. Lydia si leccò le labbra, prima di continuare, -tu sei lo Iodio. Sei tanti atomi di iodio. Almeno tre. –

Stiles sbiancò. Fino a quel momento era stato condiviso di tutto: mani, gambe, braccia, gomiti, teste, caviglie, persino capelli. Qualcuno si era limitato a scontrare i sederi e a tenerli appiccicati per qualche istante, qualcun altro, a corto di idee, si era strofinato l’orecchio contro quello del compagno, e il peggio era stato quando gli atomi si erano trasformati in più atomi e i ragazzi avevano dovuto fare le capriole per condividere più porzioni di pelle nello stesso momento.

Adesso era il suo turno. Suo e di Derek.

Non sapeva esattamente cosa aspettarsi, ma pensò che aspettandosi il peggio non ne sarebbe rimasto deluso.

Ripensò a Scott e Kira, che avevano condiviso un bacio, e ad Isaac ed Allison, che avevano simulato un legame con le labbra di lui strette sull’orecchio di lei. Che cavolo avrebbero dovuto fare lui e Derek adesso, esattamente?

-Bene, condividete pure. – Lydia soppresse una risata, ma Stiles la beccò a serrare le labbra tremolanti. Lo sguardo di Malia gli bruciava la schiena. Cercò di non pensarci.

Derek era davanti a lui, impassibile.

Lo fissava con quegli occhi indecifrabili, la mascella serrata e le mani calate nelle tasche dei jeans. Sembrava non aver voglia di muovere un dito, e a Stiles venne quasi da ridere, al pensiero di quanto invece avesse combinato la sera prima, in quel locale dove erano rimasti intrappolati per un tempo che non avevano previsto, pregni di alcol e di voglie pruriginose. Ripensò alle labbra di Derek sul suo collo, e sperò che quello fosse uno dei modi che l’Alpha avrebbe usato per condividere il legame covalente con lui, ma poi la nebbia del ricordo sparì, e Stiles rivide lo sguardo distrutto di Malia, la tristezza che la inondava insieme alla consapevolezza.

Ma quella sera erano ubriachi, continuava a ripeterselo.

Derek non avrebbe dovuto baciarlo.

Malia non avrebbe dovuto vederli.

Lydia non avrebbe dovuto scoprire tutto.

Ma era successo. Ogni singola cosa era successa.

E loro erano lì a fargli pagare il conto.

-Stiles? –

Era Lydia. –Ti senti bene? – la rossa sembrò accorgersi solo in quel momento dei pensieri che gli attraversavano la testa. Vide gli occhi di Stiles, del suo amico Stiles, velarsi di malinconia. Il sorriso si curvò all’ingiù. –Se non te la senti...-

-Vedi di muoverti, Stilinski- intervenne il professore, -la lezione sta per finire e non ho ancora visto questo legame. –

Lydia strinse le labbra e Stiles guardò Derek, che non mostrava alcun segno di irrequietezza. Sembrava non ricordare nulla, in realtà, e Stiles sperò davvero che fosse così.

Non avrebbe sopportato un’altra persona a cui dare delle spiegazioni.

Aveva bisogno di riflettere. Condividere, condividere...tre cose. Tre cose avrebbero dovuto tenerli legati, ma cosa? Ogni opzione che gli passava per la mente veniva scartata, ognuna già utilizzata dai suoi compagni. Cosa non era ancora stato condiviso, cosa?

Arrossì.

Sperò che nessuno se ne accorgesse, ma era Stiles, la sua pelle era chiara, ogni emozione diventava inchiostro sul suo viso.

Vide qualcosa di nero tendersi fra sé e Derek.

L’Alpha si era sfilato la giacca di pelle, tendendogli una manica, che gli fece cenno di afferrare. Lui strinse l’altra. La giacca aveva una cintura. Con la mano libera, i due ne afferrarono un’estremità. Mancava qualcosa. Un’ultima cosa.

Stiles chiuse gli occhi, stringendoli forte nella speranza di spremere il cervello per cavarne fuori una buona idea.

Poi la sentì. La fronte di Derek contro la sua.

Decise che fosse meglio tenere gli occhi chiusi, o il suo sguardo avrebbe rivelato molto più di quanto avrebbe voluto.

-D’accordo, può andare- concluse il professore con scarso entusiasmo. Mentre Lydia aiutava il professore a rimettere a posto gli appunti, mentre la campanella trillava, le sedie stridevano e i ragazzi parlottavano riversandosi nel corridoio, Derek sussurrò, solleticandogli la fronte:

-Scommetto che speravi di condividere qualcos’altro, eh, Stiles?

  
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