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Autore: Carmaux_95    14/02/2019    7 recensioni
[Maylor + accenni Freddie/Jim]
-Ti ricordi l'anno scorso quando abbiamo suonato per quella festa hawaiana? Abbiamo indossato degli assurdi gonnellini di paglia e dei finti orecchini!- e mentre parlava Freddie mimò una sorta di balletto ondeggiando i fianchi e le braccia. -Basterebbero due belle parrucche e un paio di quei seni finti che si gonfiano!-
Roger lo osservò senza dire una parola, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo indecifrabile, fino a quando fu John Reid, che non aveva ascoltato una parola ma aveva visto il pianista esibirsi in quella sottospecie di danza, a rompere il silenzio:
-Cos'ha il suo amico? Si sente male?-
-Lo spero.- rispose il biondo senza staccare gli occhi dal coinquilino.
-Ma Rog, sono tre settimane in Florida!-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Jim Hutton, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO


 

Sollevando il capo dalla lunga tastiera del pianoforte, avrebbe volentieri indirizzato gli occhi verso una finestra, per controllare se fuori stesse ancora nevicando; ma trattandosi di un locale clandestino l'unica cosa su cui poteva poteva posare lo sguardo era la miriade di persone che continuavano ad ordinare caffè sapendo che avrebbero bevuto ben più di una semplice bevanda dal sapore amaro: un irish coffe in piena regola, in confronto, sarebbe sembrato il latte caldo per conciliare il sonno.

Sempre la solita storia: la solita serata noiosa, illegale e poco retribuita.

Non che si potessero davvero lamentare: non avevano un soldo per cui qualsiasi lavoro andava bene. Anche suonare in uno squallido speakeasy nascosto dietro un negozio di pompe funebri.

Si girò verso il suo amico e collega, cogliendolo mentre sbadigliava senza potersi coprire la bocca dato che le mani impugnavano due bacchette di legno con cui batteva leggermente sul rullante che stringeva fra le gambe, mentre con un piede suonava il charleston. Aveva dovuto vendere la sua grancassa per arrivare a fine mese e fortunatamente, quando avevano fatto il “colloquio” per quel lavoro, il padrone del locale doveva essere ubriaco quanto i suoi clienti abituali, perché lo aveva assunto pur avendo meno di mezzo set di batteria.

Per Freddie invece non c'era stato problema: il pianoforte sarebbe già stato lì e, come se non bastasse, aveva un talento innato come pianista, nonostante lui affermasse che non fosse vero.

Era da una settimana che tutte le sere si intrufolavano nel locale e suonavano la stessa musica melensa. Non che il pubblico la ascoltasse per davvero, forse giusto per il tempo del primo caffè.

Quando giunse il turno di una delle ballerine, che in quel caso si improvvisava anche cantante, accompagnata unicamente dal suono del pianoforte, il batterista si alzò scivolando silenziosamente fino allo sgabello del pianista.

-Freddie. È questa sera, giusto?- sussurrò stropicciandosi gli occhi e spostandosi dal viso un paio di ribelli ciocche bionde.

-Sì. Dolce serata di paga. Ma cos'hai? Continui a sbadigliare.-

-Non ho dormito molto questa notte: quel maledetto dente mi ha fatto male tutto il tempo!-

-Ha un che di ironico considerando che...-

-Non dirlo! Non sono un dentista! Non sono mai stato un dentista!-

-Già: se lo fossi non mangeremmo a giorni alterni perché non abbiamo i soldi per la spesa!-

-Già, e chi non avrebbe nemmeno un tetto sopra la testa se non fosse per il suo amico dentista mancato?-

-Touché.-

Le dita di Freddie scivolavano con sicurezza sui tasti bianchi, senza che dovesse focalizzarsi unicamente sulla musica: poteva conversare tranquillamente con Roger senza andare mai fuori tempo. Fu un rumore violento e secco, invece, a farlo sussultare e a fargli perdere la concentrazione: dalla piccola porta del locale spuntò improvvisamente la lama ricurva di un'ascia. Scomparve un attimo dopo, per trafiggere quelle povere assi di legno una seconda volta, con un nuovo rumore scricchiolante.

Roger non era già più al suo fianco: aveva raccattato il suo tamburo, le bacchette e il charleston e, se avesse avuto un'altra mano, avrebbe afferrato l'amico per la camicia per trascinarlo via. Si accontentò di una violenta spallata che risvegliò Freddie da quel momento di sorpresa, spingendolo ad alzarsi e fare strada a Roger nella confusione creatasi dall'improvviso arrivo della polizia. Non era la prima volta che capitava loro di vivere una situazione del genere, anzi: ormai avevano una certa familiarità con il processo di fuga e fortunatamente erano sempre stati abbastanza svelti da riuscire a dileguarsi nella confusione del raid senza essere arrestati.

Per dargli una mano, Freddie afferrò il charleston dalle mani del batterista e, già che c'era, pensò di utilizzarlo per aprirsi un varco fra la folla: in meno di cinque minuti stavano già percorrendo una piccola via perpendicolare a quella del locale, procedendo lentamente per evitare di scivolare sul marciapiede ghiacciato.

E così si erano trovati nella stessa situazione di sempre: senza un lavoro e senza soldi dato che la paga dell'ultima settimana di lavoro era andata in fumo con l'arrivo della polizia.

Stretti nei loro cappotti – troppo leggeri per scaldarli durante l'inverno di una città fredda come Chicago – quando arrivarono a casa avevano i capelli fradici per via dei pesanti fiocchi di neve che vi erano si erano depositati sopra durante il tragitto. Appesero le giacche nel piccolo bagno, la stanza più calda della casa, e aspettarono che fossero asciutte per indossarle nuovamente e andare a dormire: quando il riscaldamento si spegneva, durante la notte, le coperte non bastavano a impedire che fossero scossi da brividi di freddo.

E così, la mattina dopo, si erano presentati come loro solito alla stessa agenzia di collocamento di cui ormai conoscevano tutti gli agenti e le relative segretarie.

Roger aprì la porta dell'ufficio di John Reid – loro ultima speranza – e anche Freddie, dietro di lui, allungò il collo per guardare: -Qualcosa oggi?-

Non era neanche necessario entrare: bastava aprire appena la porta, buttare un'occhiata all'interno e la segretaria gli avrebbe dato una risposta monosillabica, positiva o negativa.

O almeno, questo era quanto sarebbe dovuto succedere:

-Ah, sei tu! Hai davvero una gran bella faccia tosta!-

-Arrivederci, grazie.- Roger aveva già richiuso la porta e si stava allontanando a passi svelti quando la voce della segretaria echeggiò di nuovo nel corridoio:

-Roger! Torna subito qui!-

Sotto lo sguardo di un divertito Freddie, il biondo fu costretto a fare marcia indietro.

-Dominique, tesoro, ascoltami: se è per sabato sera, posso spiegarti tutto...- le si avvicinò, chinandosi sulla sua sedia appoggiando le mani sui braccioli.

-Che carogna! Compro una nuova camicia da notte di seta e penso addirittura di prepararti una bella cenetta! E tu dov'eri?-

-Dov'eri?- gli domandò Freddie, troppo compiaciuto nel vederlo in difficoltà. Ma nonostante questo, l'amico cadde in piedi con una bugia che prendeva spunto da una base di verità:

-Dal dentista! Non ti ricordi? Mi ci hai accompagnato tu! Ho questo dannato dente che non mi dà pace!- e dopo un ghigno soddisfatto indirizzato al pianista, si accostò al viso della bella segretaria dai capelli neri, sfiorandole la guancia con il naso. -Domani ti porto a fare un bel giro... e appena trovo un lavoro ti porto nel miglior locale della città...-

-Sii buona...- si intromise Freddie, rompendo quel teatrino. -Reid non ha niente per noi? Siamo disperati!-

-Beh... sarà un caso, ma John sta cercando proprio un pianista.- gli rispose, il tono addolcito mentre concedeva un sorriso al biondo. -E un batterista. Un lavoro interessante: tre settimane in Florida. Trasporto e tutte le spese già pagate.-

-Oh, Dominique, sei una donna formidabile!- Roger le baciò la guancia e si affrettò a correre nell'ufficio personale di Reid, preceduto da Freddie.

Il pover'uomo sussultò, e la cornetta del telefono gli cadde di mano, quando i due giovani si protesero violentemente sul suo tavolo:

-Posso aiutarvi?-

-Siamo qui per la tournée in Florida. Siamo ancora in tempo?- parlarono quasi all'unisono, accalcandosi sulla disordinata scrivania, quasi fossero in competizione per l'ultimo posto disponibile.

-Il lavoro in Florida?! Cosa siete? Una coppia di commedianti? Fuori dai piedi!- la risposta secca lasciò di sasso i due musicisti, che si scambiarono una rapida occhiata.

-Non stavate cercando una batteria e un pianoforte?- domandò Roger, leggermente titubante.

-Gli strumenti vanno bene ma voi no!-

Di nuovo i due si guardarono, ma questa volta fu Freddie a parlare: -Cosa significa? Cosa ci manca?-

-Qualche curva in più. Addio.-

-Ma che vuol dire?! Mettete su un'orchestra di gobbi?!- Roger aveva già esaurito la sua dose giornaliera di tranquillità e cominciava a percepire dentro di sé la rabbia di chi si sente menato per il naso.

-Non sono le schiene che mi preoccupano!-

-Che razza di orchestra è?-

-Dovreste avere al massimo venticinque anni.-

-Ehi! Io ne ho ventiquattro!- esclamò, sempre Roger, risentito.

-E io posso sembrarlo tranquillamente.- aggiunse Freddie.

-Dovreste essere biondi.- proseguì John Reid.

-Sono forse invisibile per caso?!- protestò nuovamente il batterista.

-E dovreste essere donne!-

-So...-

-No, non lo sei...- se Fred non lo avesse fermato, probabilmente l'amico avrebbe dichiarato anche di essere una donna pur di ottenere quel lavoro.

-Aspetti un momento, mi sta dicendo che è un'orchestra femminile?- domandò il batterista e, in quel momento, entrambi capirono di essere stati presi in giro.

Freddie si passò una mano sul viso: -È proprio un amore quella tua Dominique...-

Però... il sole, la spiaggia, le palme, il mare... vitto e alloggio tutto già pagato... tre intere settimane in Florida!
Un pensiero malsano gli saltò in mente e afferrò per un braccio Roger che, sbuffando, se ne stava già andando:

-Aspetta un momento Rog, aspetta! Ragioniamoci un attimo. Perché no?-

-Che cosa?-

-Ti ricordi l'anno scorso quando abbiamo suonato per quella festa hawaiana? Abbiamo indossato degli assurdi gonnellini di paglia e dei finti orecchini!- e mentre parlava mimò una sorta di balletto ondeggiando i fianchi e le braccia. -Basterebbero due belle parrucche e un paio di quei seni finti che si gonfiano!-

Roger lo osservò senza dire una parola, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo indecifrabile, fino a quando fu John Reid, che non aveva ascoltato una parola ma aveva visto il pianista esibirsi in quella sottospecie di danza, a rompere il silenzio:

-Cos'ha il suo amico? Si sente male?-

-Lo spero.- rispose il biondo senza staccare gli occhi dal coinquilino.

-Ma Rog, sono tre settimane in Florida!-

-Stai davvero proponendo quello che penso tu stia proponendo?-

-Sì!-

-Andiamo!!!- ruggì e fu il suo turno di afferrare violentemente il braccio dell'altro per trascinarlo verso la porta.

-Se vi accontentate di racimolare qualcosa, tutto quello che posso offrirvi è un ballo di studenti per la festa di San Valentino.- disse Reid all'ultimo.

-Aggiudicato!-

-Fatevi trovare a Urbana alle otto.-

-Urbana? Ma è a cento miglia da qui! E fuori sta nevicando! Come ci arriviamo?!- si lamentò Fred, una volta fuori dall'ufficio.

-Mi inventerò qualcosa.- e, incontrando lo sguardo di Dominique, divertita dal tiro mancino che gli aveva teso, capì come si sarebbe vendicato e come avrebbero raggiunto il ballo studentesco.









Angolino autrice:
BUON SAN VALENTINO A TUTTI MY LOVIES!
Proprio in occasione di questo 14 febbraio, la mia mente malata ha deciso di partorire questa storia ripercorrendo le vicende della famosissima commedia "A Qualcuno Piace Caldo", la cui trama ha inizio esattamente la sera di San Valentino del 1929! ^^
Se non la conoscete, RECUPERATELA, ne vale assolutamente la pena!
Mi rendo conto del fatto che sia una cosa molto idiota! XD Ma riguardando il film, il pensiero è volato a questo gruppo di scapestrati... e non ho potuto fare a meno di mettere per iscritto quello che mi passava per la testa. 
La foto serve unicamente a rendere l'idea del look che mi sono immaginata per i quattro musicisti durante la stesura della storia: un Freddie ancora senza baffi ma con i capelli corti, e lo stesso per Roger e John, con i capelli accorciati ma non ancora in modo drastico... Brian è più o meno sempre lo stesso! XD
Al momento non mi viene in mente altro da aggiungere!
Spero che questo (corto, sorry, i prossimi capitoli saranno più lunghi) prologo sia stato di vostro gradimento!
Ancora auguri!
Un bacione a tutti!
Carmaux
 
  
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