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Autore: mattmary15    15/02/2019    1 recensioni
James T.Kirk è diventato il capitano dell’Enterprise quando ha salvato la federazione stellare dall’attacco di Nero. Per il nuovo capitano non c’è pace. Un guasto sulla nave e una scoperta di Bones innescheranno una serie di eventi inaspettati. Riuscirà Jim a sventare la nuova minaccia soprattutto ora che non è più solo ma ha stretto molti legami importanti?
Genere: Azione, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Terra - Seconda Parte

 

Leonard si trovò a maledire ogni miglio.

Jim aveva noleggiato un auto. Non una di quelle auto a trazione magnetica capaci di percorrere distanze innumerevoli in poche ore senza farti percepire lo spazio. E neppure un veicolo militare.

Aveva noleggiato una Chevrolet decappottabile rossa. Un pezzo da museo. 

Ci avevano messo ventotto ore, una sosta in un motel che Scotty aveva definito peggiore della base su Delta Vega, tre fermate in stazioni di servizio dove prendere qualcosa da mangiare e da bere.

Kirk non aveva mai, mai voluto mollare il volante. 

“Per una volta che posso pilotare, non vi permetterò di togliermi il gusto.” Aveva esclamato.

Leonard aveva sopportato le sue chiacchiere e le canzoni alla radio per il primo giorno. Poi aveva ceduto il posto a Spock sedendosi accanto a Scotty sul sedile posteriore e calandosi un berretto sugli occhi per dormire quanto più possibile.

“Che ne dici, Spock, c’è abbastanza deserto anche qui?” L’uomo non aveva mai smesso di guardare il panorama da quando il deserto aveva preso il posto della vegetazione. I grandi canyon poi, a Jim era parso gli avessero tolto il fiato. Almeno l’espressione che aveva, lo faceva supporre.

“L’avevo già visto.” Kirk abbassò il volume della radio e cercò di proseguire la conversazione.

“Davvero? Sei stato da queste parti?”

“No. Mai.”

“E allora come fai a dire di conoscerlo? Ti hanno fatto studiare anche l’Iowa all’accademia delle scienze vulcaniana?”

“Non essere ridicolo.” Kirk rise ma smise subito quando Spock continuò. “L’ho visto nei tuoi ricordi. Quando ti ho afferrato al volo sul tetto del laboratorio, il legame mi ha mostrato lo stesso deserto che vedo qui ora. Ammetto che è una vista gradevole. Molto affine all’ambiente in cui sono cresciuto. Decisamente meno caldo.” Jim annuì.

“Qui di notte può fare anche molto freddo.”

“L’escursione termica.”

“Sì, Spock, quella.” Jim lasciò che la canzone successiva alla radio coprisse il silenzio calato improvvisamente. Era una vecchissima canzone di Etta James, At last.

Spock l’ascoltò con attenzione. Jim se ne accorse perché ad un tratto, dopo poche note, aveva piegato la testa di lato.

‘At last my love has come along, my lonely days are over and life is like a song, oh yeah

At last the skies above are blue, my heart was wrapped up clover the night I looked at you 

I found a dream that I could speak to, a dream that I can call my own

I found a thrill to press my cheek to, a thrill I've never known, oh yeah 

You smiled, you smiled oh and then the spell was cast and here we are in Heaven

For you are mine at last.’

“Una poesia in musica.” Il vulcaniano lo disse sottovoce ma Jim lo sentì ugualmente.

“È una canzone.”

“Parla per figure retoriche.”

“Figure retoriche?” Jim lo invitò a spiegarsi.

“Nessun terrestre può lanciare un incantesimo sorridendo.” Lo disse con tutta la razionalità che era solito utilizzare in ogni cosa ma girò lo sguardo verso il capitano e lui sorrideva.

Guardava la strada e tamburellava con le dita sul volante. Sorridendo. 

“Sì. È un modo carino di dire che se la persona che ami ti sorride, puoi finire per innamorarti ancora di più. È un comportamento irrazionale Spock.”

“Quando tu sorridi, le persone intorno a te diventano irrazionali. Non succede con McCoy o con Scotty.” Kirk sorrise di nuovo, sempre senza distogliere lo sguardo dalla strada. 

“È perché lui ha gli occhi azzurri.” La voce di Bones li prese alle spalle. Il dottore però non si era mosso. Era ancora sprofondato nel sedile posteriore con il berretto tirato sugli occhi e le braccia incrociate sul petto.

“In effetti le mutazioni genetiche generano curiosità.”

“Visto dottore? Ora sono uno scherzo della natura!”

“Non tiratemi nelle vostre diatribe sterili. Svegliatemi quando saremo a casa.”

“Allora svegliati, perché siamo quasi arrivati.” Concluse Kirk imboccando una strada privata e rallentando.

L’auto si fermò davanti ad una casa di legno e mattoni con un ampio portico. 

Una donna aprì la porta e fece di corsa i pochi scalini che separavano la porta dal vialetto. 

“James!” Esclamò lanciando le braccia al collo di Kirk.

“Ciao mamma.” Rispose l’uomo ricambiando la stretta. 

“Stai bene? Sembri più magro dell’ultima volta che ti ho visto.”

“Tranquilla mà, il mio medico può garantire per me.” Jim si spostò di lato e McCoy si fece avanti e abbracciò la donna.

“Ciao, Winona. Sei bellissima come sempre.”

“E tu il solito galante! Come stai Leonard?”

“Bene. Grazie.” 

“Mamma, ti ricordi di Scotty?” Chiese Jim.

“Ma certo che mi ricordo di Montgomery. Quale mirabolante avventura mi racconterai stavolta?” Scotty l’abbracciò a propria volta e la sollevò appena da terra.

“Vulcani che esplodono e salti mortali all’indietro!” Esclamò.

“Spero non di Jamie.”

“No, mamma,” si affrettò a dire il figlio “e non chiamarmi a quel modo.” 

Jim si accorse che Spock era rimasto indietro. Aveva avuto modo di conoscere Winona alla sua investitura a capitano ma si erano scambiati poche parole. Quel giorno era presente anche suo padre e Spock era stato richiamato ai suoi doveri di figlio e di membro della ormai piccola comunità vulcaniana.

“Mamma,” Fece Jim attirando le attenzioni della donna, “lui è Spock il mio primo ufficiale.” Winona fece qualche passo verso di lui e si fermò per tendergli una mano.

“Mi ricordo anche di te, Spock. È un piacere rivederti.”

“Signora Kirk, è un piacere incontrarla di nuovo e trovarla in buona salute. Spero che non daremo troppo disturbo.” La donna sorrise e Spock si ritrovò a pensare che era bella e che quella gentilezza che aveva riconosciuto in Jim col tempo doveva averla presa da lei. Il sorriso no. Quello di Winona era sincero ma rimaneva un po’ tirato incapace di illuminare il resto del suo viso e i suoi occhi.

“Non dire sciocchezze. Siete i benvenuti, nessun fastidio.”

“Non è un po’ presto per dirlo?” La voce, decisa e quasi atona, veniva da un uomo fermo in piedi davanti al porticato. Spock alzò lo sguardo e gli sembrò di vedere doppio. Un uomo biondo e magro se ne stava con entrambe le mani poggiate sulla balaustra, il peso sbilanciato in avanti. Spock era certo che di spalle poteva passare per Jim. Tuttavia gli occhi erano di una tonalità scura di verde e le sue labbra più sottili e simili a quelle di Winona. Concluse che la somiglianza con Jim fosse più forte ad un primo sguardo ma, che a guardarli bene, i due uomini fossero piuttosto diversi.

“Samuel!” La voce di Winona arrivò perentoria e carica di biasimo.

“Sto scherzando mamma! Bentornato a casa, fratellino.” 

Spock era a conoscenza del fatto che Kirk avesse un fratello ma non aveva mai avuto modo di incontrarlo prima. Non fu positivamente colpito dall’uomo. Istintivamente portò le mani dietro la schiena e le unì. Era un gesto che faceva sempre quando si preparava a studiare le reazioni altrui. 

Jim se ne accorse e cercò di evitare di montare una discussione con Sam appena arrivati.

“Grazie, Sam. Entriamo, che ne dite?” 

Tutti seguirono Jim e Winona in casa. L’abitazione era arredata in vecchio stile, ordinata e pulita. McCoy si accomodò sul divano e scherzò sul fatto che una partita di football e una birra avrebbero trasformato quel divano in un angolo di paradiso. Scotty chiese di poter collegare il suo pad alla rete e Sam gli passò i codici di accesso locali. 

Spock vide Jim sparire su per le scale ma la sua attenzione cadde su una foto incorniciata sopra il comò. Ritraeva due ragazzi su una moto. La donna era Winona. Stava appoggiata alla motocicletta stretta tra le braccia del ragazzo che era seduto sul veicolo e che la teneva vicina a sé sorridendo. Spock capì subito che l’uomo ritratto insieme a Winona era George Kirk. Lo capì dal sorriso caldo e affascinante e dagli occhi azzurri. Gli stessi di Jim.

“Quello è George. Jamie gli somiglia molto, vero?” Winona gli era arrivata accanto senza che se ne accorgesse.”

“Una somiglianza impressionante.”

“Dolorosamente impressionante. Spock comprese.

“Suo marito è stato un eroe.”

“Io e Jamie non saremmo qui diversamente. Eppure, in certi giorni, neppure questa consapevolezza mi consola.”

“Non posso dire di essere esperto nel campo delle emozioni ma ritengo che non trovare sensata  la morte di una persona cara anche quando ha un grande significato sia del tutto normale.” A Winona scappò una risata.

“Leonard mi aveva detto che dialogare con te è un’esperienza particolare.”

“Il dottore parla di me con lei?” La donna abbassò gli occhi.

“Leonard mi tiene aggiornata. Jamie non chiama spesso. Io e lui abbiamo avuto un rapporto, come dire, travagliato. Dopo la morte di George, mi sono ritrovata spesso a pensare che il mio posto sarebbe dovuto essere al suo fianco sulla Kelvin. Lo avrei fatto. Se non fossi stata incinta, non ci sarebbe stato verso di staccarmi da George. Però stavo per partorire James. Non ho avuto neppure il tempo di pensare, scegliere.”

“Cosa avrebbe dovuto fare? La scelta più logica era salvare il bambino.”

“Lo so. Ma l’amore per George mi ha portata tante volte a pensare a mille se e mille ma. Credo che Jamie abbia percepito tutto questo quando era bambino. Non gli ho mai detto nulla ma lui sapeva lo stesso. Lui comprendeva il mio stato d’animo. A volte penso che è tutto collegato. La somiglianza di Jamie a suo padre, il fatto che si trova più a suo agio sull’Enterprise che a casa sua, che i miei sensi di colpa siano diventati i suoi. Che abbia combattuto contro l’uomo che ha causato la morte di suo padre e che sia diventato capitano. Se fosse così, anche tu sei legato a lui. Ho saputo che è stato l’ambasciatore Spock in qualche modo a causare il passaggio della nave romulana nel nostro tempo.” Spock abbassò lo sguardo, contrito.

“Me ne dispiaccio.” La donna, inconsapevole di quanto il vulcaniano non gradisse il contatto non necessario, gli mise una mano su un braccio.

“Non è mica stata colpa tua. Tu hai aiutato mio figlio. Io te ne sono grata. Inoltre hai pagato a caro prezzo il cambio degli eventi causato da Nero. Non ho mai avuto la possibilità di dirtelo.”

“Lo apprezzo molto. Grazie.”

“Bene. Allora io preparo la cena. Mi faresti la cortesia di andare a chiamare Jamie? Di certo si è rintanato in soffitta.”

Spock annuì e prese la via per le scale. Raggiunse la soffitta e trovò la porta aperta. Si chinò per entrare e vide che Kirk si era seduto sul pavimento, la testa piegata un po’ in avanti per evitare di toccare le travi del tetto. Guardava il contenuto di una scatola. Si schiarì la voce per attirare l’attenzione.

“Spock! Hai trovato il mio nascondiglio.”

“Me lo ha rivelato tua madre. Mi ha chiesto di riferirti che sta preparando la cena.” Jim tirò su col naso e fece per chiudere la scatola.

“Stai bene?” Jim lasciò andare il coperchio e, invece, prese qualcosa dal suo interno. Spock vide che si trattava di una fotografia. La voce di Jim era appena un sussurro.

“Non so perché lo faccio. Sono le foto della mia famiglia.” Spock si avvicinò e si sedette al suo fianco. La foto ritraeva i signori Kirk con un bambino. “È Samuel. Dopo la morte di mio padre, mia madre ha smesso di fare fotografie. Ci sono dozzine di foto qui. Io non ci sono da nessuna parte.”

Spock si sentì stringere il cuore. McCoy avrebbe riso per il fatto che stava ragionando in modo umano. Eppure si sentiva così. Probabilmente era il legame e quelli erano i sentimenti di Jim, ma non poté fare a meno di pensare che aveva creduto di essere diverso e pertanto rifiutato per tutta la vita. Lui però aveva avuto due genitori che avevano cercato di fargli comprendere come stavano realmente le cose. Kirk no. Aveva passato la sua vita a sentirsi di troppo. Forse solo sull’Entreprise non veniva perseguitato da quella sensazione. Sentì che doveva dire qualcosa.

“Su Vulcano non c’è l’usanza di fare foto. È il nome che ti danno alla nascita a dire chi sei e quale posto occuperai nel mondo.” Disse prendendo la foto che Jim aveva in mano e rimettendola nella scatola. “James, Tiberius, Kirk.” Jim spalancò gli occhi. Una lacrima, che si era coraggiosamente mantenuta in bilico tra le ciglia, cadde lungo la guancia sinistra. Spock gliela asciugò con una mano.

“Sono uno stupido.”

“Sei umano. La tua parte irrazionale ti impedisce di vedere ciò che per me è logico.”

“Che sono uno stupido?” Ribatté Jim.

“Che tuo padre ha trovato il coraggio di fare quello che ha fatto perché era coraggioso ma anche perché c’eravate tu e tua madre sulla Kelvin. Tua madre ha sofferto molto ma ti ama ed è molto fiera di te.”

“E tu come lo sapresti di preciso?” Spock si guardò la mano con la quale aveva asciugato le lacrime di Jim.

“Perché mia madre mi ha sempre detto che non importa ciò che una madre dice o fa. Nel suo cuore l’amore per suo figlio verrà sempre prima di qualsiasi altra cosa. E io ho sempre creduto a quello che mia madre diceva.”

“Sul serio?” Jim adesso sorrideva di nuovo. Era pronto di nuovo a prenderlo in giro. Spock se ne compiacque. 

“Sì.”

“Spock, grazie.”

“Scendiamo o faremo la parte dei maleducati.”

Si alzarono facendo attenzione entrambi a non battere la testa contro il soffitto e si chiusero alle spalle la porta della stanza con l’animo più leggero.

 

La cena trascorse velocemente e i quattro si ritrovarono sotto il porticato a chiacchierare e bere birra.

“Buone notizie.” Esordì Scotty. “Ho recuperato il collegamento col server hackerato. Non sarò in grado di recuperare i file prima di domani sera però. Avevo impostato un timer di sblocco. Aprirà la back door alle ventuno zero zero di domani. Per allora avremo tutto quello che la federazione sa su Marcus e anche quello che lui non vuole che la federazione sappia.”

“Bene,” disse Kirk, “per allora anche Pike avrà ciò che ci serve.”

“Quindi dobbiamo solo impegnare il tempo!” Esclamò Bones. 

“Ho portato con me i dati del drive.” Intervenne Spock. “Qui avrò tutto il tempo per approfondire le ricerche.”

“Io mi annoierò a morte.” Sospirò Jim.

“Ne potresti approfittare per riposare un po’. Stiamo parlando di ventiquattro ore e tu sei uscito dal coma solo un paio di giorni fa.”

“Sì ma ti ricordo che il coma me lo hai indotto tu e ho dormito per una settimana intera.”

“Questo perché con una ferita appena trattata ti sei fatto teletrasportare nella bocca di un vulcano che stava per eruttare con un transponder che amplifica il segnale. Sei clinicamente morto per undici secondi.”

“James!” La voce che interruppe il dottore apparteneva a Winona. La donna era in piedi sull’uscio con un vassoio in mano pieno di hot dog. Il volto trasfigurato in un’espressione di dolore e meraviglia.

“Mamma, non è come dice.”

“Un vulcano? Morto per undici secondi?”

“Mamma, lasciami spiegare.”

“James Tiberius Kirk avevi promesso!” Urlò lei prima di voltarsi e rientrare in casa. Jim si alzò e sospirò.

“Grazie, Bones.” Fece rientrando in casa per seguire sua madre. Questo McCoy se lo aspettava. Quello che non immaginava era che Spock scattò in piedi quasi nello stesso momento e li seguì.

Il comandante si fermò appena fuori dalla cucina e ascoltò madre e figlio discutere animatamente.

“Mi avevi promesso che non ti saresti più esposto come hai fatto con Nero.”

“Mamma, sono il capitano dell’Enterprise. Ho il dovere di espormi.”

“Avevi promesso! Credevo che le tue azioni dipendessero dal fatto che era una questione personale. Credevo c’entrasse con tuo padre e tutto il resto.”

“Anche questa volta era personale.”

“Sul serio? E come mai? Spiegami.”

Jim aprì appena le labbra come se stesse per dire qualcosa ma non gli uscì di bocca neppure un respiro. La donna si lasciò andare ad un sorriso sarcastico.

“Credevo l’avessi piantata con queste assurdità.”

“Assurdità? Abbiamo salvato un pianeta, mamma.”

“Smettila, Jim, smettila! La verità è che sono sempre e continuamente prove di coraggio a cui sottoponi te stesso. Abbatti un nemico? Sfidi un esercito. Sconfiggi anche quello? Ti lanci contro un nemico ancora più grande. Adesso un vulcano? Davvero? A che diavolo è servito?”

“A salvarmi la vita.” Le parole di Spock arrivarono basse e cariche di rammarico. Winona si voltò a guardare il vulcaniano che si sentì autorizzato a continuare. “Ho creduto di poter far detonare una bomba capace di impedire l’eruzione del vulcano e salvare così gli abitanti di quel pianeta ma ho commesso un errore di valutazione. Il capitano ha anteposto la mia vita alla sua sicurezza.”

Winona passò con lo sguardo da Spock a suo figlio.

“Personale, eh?” Jim si guardò le punte dei piedi. “Spock, vuoi portare questi ai tuoi compagni?” Disse porgendogli il vassoio. Il vulcaniano annuì. Afferrò il vassoio e lasciò la stanza.

“Mamma, mi dispiace. Forse non avrei dovuto farti quella promessa. Purtroppo in questo mestiere i rischi sono all’ordine del giorno.”

“Lo so. Lo so, ma non voglio perdere te come ho perso tuo padre. È così difficile da capire?”

“No.” Disse l’uomo. 

“Scusami, Jim. Dovrei ricordarmi che tu non sei tuo padre. Non ho fatto altro che caricarti di ansie e preoccupazioni. Tu hai dimostrato di essere altrettanto forte e coraggioso. Non devi dimostrare niente. Questo voglio che te lo ricordi.”

“Ci proverò mamma.”

“Vado a chiedere scusa ai tuoi amici. Sono stata maleducata.” 

Jim stava per seguirla quando la voce di suo fratello lo bloccò.

“O sei troppo furbo o sei troppo stupido.”

“E questo perché, Sam?” Adesso erano soli quindi Jim non aveva bisogno di fingere che il loro rapporto fosse migliore di quello che era.

“Chiunque altro sarebbe stato degradato se non addirittura espulso per aver violato la prima direttiva. Tu invece la fai franca. O sei troppo furbo per farti beccare oppure ti reputano troppo stupido per capire dove sbagli.”

“Per fortuna la mia valutazione non dipende da te!”

“Già, puoi dirlo forte. Puoi convincere la mamma di essere un eroe,” Disse Sam avvicinandosi al fratello e fronteggiandolo, “ma non puoi convincere me. Sei diventato capitano grazie ad una serie di fortunati eventi. Sotto l’uniforme resti il solito spaccone. Tu sai solo mettere nei guai te stesso e le persone che ti sono intorno. L’esempio di papà? Non ci sei nemmeno lontanamente vicino!” Jim strinse i pugni.

“Non farò questo gioco con te, Sam.”

“L’unico che gioca qui, sei tu. Giochi a fare il capitano, a fare l’eroe. Ti porti dietro la tua combriccola di disperati soltanto perché ti fanno sentire importante.”

“Bada a come parli, Sam. Puoi offendere me ma non ti azzardare a parlare male dei miei amici.”

“Un dottore fallito, un ingegnere spedito alla parte opposta del quadrante per la sua incompetenza e un vulcaniano rifiutato dall’accademia delle scienze!” Jim non sopportò oltre. Afferrò per il bavero della camicia Sam e lo spinse contro il muro.

“Bones è un medico eccellente, Scotty ha inventato il teletrasporto a curvatura e Spock, per tua informazione, beh è stato lui ha rifiutare l’accademia delle scienze. Ha scelto la flotta stellare e lo ha fatto liberamente non come hai fatto tu. Cos’era Samuel? L’ultima spiaggia?” A quelle parole Sam reagì liberandosi dalla presa di Jim e sferrandogli un pugno. Jim rovesciò a terra ma si rialzò immediatamente e si scagliò di nuovo contro il fratello. 

I rumori della colluttazione fecero rientrare tutti gli altri. Spock tirò indietro Jim mentre Bones e Scotty si affrettarono a bloccare Sam.

“Basta!” La voce della madre fermò i due ragazzi. 

“Ha cominciato lui, lo sai, lo fa sempre!” Esclamò Sam divincolandosi dalla presa di McCoy. Jim allargò le braccia e senza dire niente, uscì dalla casa.

 

Il bar sulla strada che portava da casa Kirk alla stazione spaziale da cui Jim e Leonard si erano imbarcati quando si erano conosciuti, non era cambiato per niente. Era sempre la solita bettola. Jim ci era arrivato con la Chevrolet con l’intento di ubriacarsi fino a che non si fosse scordato le parole di suo fratello. Venire corteggiato da una ragazza in abiti succinti non era previsto. E neppure fare a botte con un paio di bifolchi che accompagnavano la suddetta ragazza. Stava per soccombere quando uno dei due uomini che lo trattenevano cadde a peso morto. Jim si rialzò e vide Spock esercitare una leggera pressione anche sul collo dell’altro uomo che subì lo stesso destino.

“Spock!”

“Non può proprio farne a meno, vero? Attirare l’attenzione, intendo.” Jim scoppiò a ridere e si lasciò cadere sul pavimento.

“Volevo solo farmi una bevuta. Come sapevi che ero qui? No, non rispondere. Il legame, giusto?” Spock annuì e gli tese una mano. Jim l’afferrò e si tirò su. “Quindi è come avere un radiofaro sempre acceso addosso!”

“Non intendevo violare i suoi spazi, capitano. Sua madre era preoccupata.” Jim fece cenno al barista di servire altri due bicchieri.

“Posso perdonarti se bevi con me.”

“L’alcol non ha su di me lo stesso effetto che ha sui terrestri.”

“Spock, puoi fare una cosa per me?”

“Se è in mio potere.”

“Fingi. Fingi di bere con me e divertirti. Solo per stanotte.” Anche se la voce era la solita, gli occhi di Jim erano carichi di lacrime. Spock si sedette sullo sgabello al suo fianco e bevve.

“Non mi chieda di fare battute sul Kentucky Derby però. Sono oltre le mie possibilità.” Jim rise e pianse insieme. Avvicinò di nuovo il bicchiere alle labbra e bevve.

“È la seconda volta che mi vedi piangere oggi. Dobbiamo smetterla.”

“Credo aiuti. Almeno è quello che il legame mi trasmette.”

“Perché questo legame trasmette solo i miei segreti a te e nessuno dei tuoi a me?”

“Perché per me è più semplice sentire. Come quando ho toccato la tua mano e ho visto l’Iowa.”

“Beh, in quel momento anche io ho visto Vulcano.” Spock finì il liquore e si voltò a guardarlo negli occhi.

“Ha visto solo Vulcano?” Jim scosse il capo e ordinò un altro giro. Il barista versò altri due bicchieri di scotch.

“C’era Uhura e c’ero anche io.”

“Logico. Siete le persone con cui sono entrato più intimamente in contatto.”

“C’è davvero poca logica in questo legame, Spock. Però ammetto che è confortante. Non ero mai riuscito a piangere davanti a nessuno.”

“Eccellente. Sono l’uomo che fa piangere il capitano!” Jim scoppiò a ridere.

“Sei spassoso, quando vuoi, Spock.”

“Certo. Se lo dice lei, capitano.”

“Capitano, capitano, capitano. Non ti stanchi mai di chiamarmi così? Sai bene qual è il mio nome.”

“Sì Jim e so anche che hai bevuto un po’ troppo.”

“I tuoi stessi bicchieri.”

“Ti ho già spiegato che il mio metabolismo assorbe l’alcol in maniera differente. È meglio se rientriamo adesso.”

“No!” La vice di Jim si alzò di un tono e si fece perentoria.

“Jim, per favore.”

“Spock, c’era un motivo se non volevo venire qui. Lo so che ti sembra assurdo che non volessi rivedere mia madre. So che tu faresti qualsiasi cosa per rivedere la tua, per avere un’altra occasione. Ti sembrerò senza cuore. Però è sempre la stessa storia! Sam non mi perdonerà mai di avergli portato via nostro padre. Lui pensa che la sua vita sarebbe stata diversa se lui fosse sopravvissuto.”

“Illogico. In una linea temporale diversa lui sarebbe anche potuto non esistere.” Jim lasciò ricadere le braccia lungo il corpo.

“Allora perché non glielo spieghi tu? Lo fai sembrare così semplice.”

“La verità è sempre semplice.” Nell’udire quelle parole, Jim prese le chiavi dell’auto e gliele lanciò.

“Sai guidare?”

“Il meccanismo di funzionamento dell’auto è elementare. Sono certo di saper fare funzionare la macchina.”

“Allora guida tu. Io sono ubriaco.” 

Uscirono dal locale. L’aria era decisamente più fredda di quando erano arrivati al bar. Jim sprofondò nel sedile accanto al posto di guida.

“Come diavolo sei arrivato qui?”

“Ho chiesto un passaggio ad un camionista.”

“Tu sei fuori di testa!”

“Sono arrivato a destinazione.” 

“I camionisti da queste parti sono anche trafficanti, lo sai? Trafficano di tutto, compresi vulcaniani in cerca di passaggi. Potevano aggredirti.”

“Come hanno fatto i due uomini al bar?” Jim sorrise.

“Devi insegnarmelo quel trucchetto una volta o l’altra.” Prese un respiro. Quando lo lasciò andare una nuvoletta di fumo si staccò dalle sue labbra.

“Hai freddo?” Chiese Spock. Jim scosse il capo.

“E tu?” 

“No. Non gradisco queste temperature ma le sopporto.”

“Davvero credi che la verità sia semplice?” Chiese improvvisamente Kirk mentre l’auto manteneva un andatura che non li esponesse ad un vento eccessivo.

“La verità è semplice, sono le persone ad essere complicate. Il legame, ad esempio, è semplice contatto tra noi. Eppure io e te non siamo in grado di accettarlo per quello che è.” Jim incrociò le braccia. Ora che l’auto si muoveva, sentiva freddo, eccome.

“Credo di averlo capito. Insomma, né come funziona, né quali conseguenze avrà, ma credo di aver capito che questo legame è una cosa tua quanto mia. Voglio dire che non penso che tu lo abbia creato da solo. Credo sia partito da entrambi.” 

“Per essere ubriaco, fai pensieri piuttosto sensati.”

“Lo so che pensi che bere sia da irresponsabili ma volevo solo dimenticare le parole di Sam.”

“Tuo fratello è ostile. Non dovresti prendere in considerazione ciò che dice.”

“Stai cercando di consolarmi?”

“Sto solo dicendo ciò che penso.”

“Grazie Spock.” Il silenzio che cadde nell’auto portò il vulcaniano a dare un’occhiata di fianco. Jim dormiva. Rallentò ancora un po’ e, con una mano, gli buttò addosso la giacca dell’uniforme che aveva portato con sé ma che non aveva voluto indossare nel bar.

Quando raggiunsero casa Kirk, spense l’auto e i fari, scese e fece il giro della machina. Aprì lo sportello e sollevò Jim per un braccio. L’uomo disse qualche parola nel sonno ma non diede l’impressione di poter camminare da solo. Spock avrebbe potuto sollevarlo senza sforzo ma se lo trascinò dietro in quel modo. Il braccio di Jim intorno al collo e il suo dietro la schiena dell’altro. A quella vicinanza, il battito del cuore di Kirk suonava come un tamburo di guerra Klingon.

Se lo strinse ancora un po’ addosso per aprire la porta di casa. L’ingresso era buio. Imboccò la scala e salì abbastanza speditamente. Raggiunse la stanza del capitano e lo stese sul suo letto.

Gli sfilò le scarpe da ginnastica e la felpa e lo coprì con una coperta di lana che era adagiata sul letto. Si accorse che aveva ancora una guancia sporca di sangue. Raggiunse il bagno in camera e tornò con un asciugamano bagnato. Glielo passò sulla guancia e sulla fronte. A quel gesto, Jim mugugnò qualcosa che aveva a che fare con un ‘resta con me’. 

Lo stai chiedendo a me? 

Era una domanda rivolta a se stesso. Non pronunciò neppure una parola. Gli passò una mano tra i capelli imitando il gesto che Jim stesso compieva sempre quando li sistemava. Indugiò un istante e poi si alzò e lasciò la stanza. 

Ebbe improvvisamente caldo. Probabilmente aveva gestito la sua temperatura corporea per far fronte al freddo della notte terrestre e adesso doveva regolarla al contrario. Fece attenzione a non fare rumore ma la voce di Winona lo sorprese alle spalle.

“Non vai a dormire?” Si voltò e la salutò con un cenno del capo.

“Noi vulcaniani dormiamo meno dei terrestri. Volevo prendere una boccata d’aria.”

“Hai caldo? Ero convinta che qui avresti sofferto il freddo. I vulcaniani sono abituati a temperature molto più calde.”

“E’ così.” Disse lui ma non aggiunse altro.

“Vieni con me.” Disse lei prendendo uno scialle dall’appendiabiti.

Scesero le scale e lei lo guidò in cucina. Dal frigo tirò fuori una bottiglia e poi fece strada sul portico interno. “Questo giardino è mio. Anche quando George era vivo, non ci veniva mai con Sam. I ragazzi stavano di là e io rimanevo qui a guardare i fiori e a leggere. Sono solidagi. Crescono senza l’aiuto dell’uomo. Erano qui quando ho detto a George che aspettavo Jim. Erano qui anche quando sono tornata senza di lui. George diceva che a guardarli troppo a lungo, il bambino avrebbe finito con l’assomigliargli. Ed è stato profetico. Jim è selvaggio e resistente come un solidago.”

“La definizione gli si addice.” Winona sorrise e lo pregò di accomodarsi su una sedia di vimini. Gli servì un bicchiere di limonata.

“Assaggia.” Spock bevve e posò il bicchiere.

“È meno dolce di quanto mi aspettassi.”

“Per sapere qualcosa da te, occorre chiedere esplicitamente, vero signor Spock?” Il vulcaniano accennò un sorriso. Winona si versò un bicchiere di limonata e si sedette di fronte a Spock. I suoi capelli erano ancora di un castano chiarissimo e i suoi occhi vivaci nonostante l’età. Spock bevve un altro sorso di limonata. La donna tirò fuori un pacchetto di sigarette e se ne accese una.

“Fuma dottoressa?” La donna rise.

“Nessuno mi chiama più così.”

“Ma lei era una dottoressa della flotta. Una scienziata molto dotata. E dovrebbe sapere che il fumo deteriora permanentemente le cellule dell’organismo umano.”

“Si Spock, lo fa. Sai, quando George é morto ho rinunciato definitivamente al sogno di avere una figlia femmina e quindi di poter mai contare su qualcuno che proteggesse le mie creature. Mi sono rassegnata all’idea che erano Sam e Jim quelli che un giorno si sarebbero sentiti dire di proteggere ad ogni costo qualcun altro. Stasera ti ho visto rimboccare le coperte a Jamie e mi sono sentita scaldare il cuore. Ho pensato che avrei potuto osare chiedertelo.”

“Chiedermi cosa?” La donna prese un’altra boccata.

“Potresti prenderti cura di Jim? Almeno fino a che sarete su quella nave insieme?” Spock rimase in silenzio al punto che Winona ebbe timore di avere parlato troppo.

“Lo farò. Fino a che potrò, fino a che sarò vivo, avrò cura di lui. Lui è T’hy’la.” La donna fece un altro tiro e si alzò. Non disse più nulla. Girò alle sue spalle e si chinò ad abbracciarlo.

Quando le sue braccia si staccarono, Spock non disse nulla. La lasciò rientrare in casa. Lo aveva detto ad alta voce. 

T’hy’la.

Chissà se Winona aveva capito. Sperò che fosse così.

  
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