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Autore: MaryFangirl    15/02/2019    3 recensioni
[Sequel di 'Little moments']
Kaori è tornata a casa, Ryo si è dichiarato...ma non sono i soli ad aver sofferto per tutto quello che è accaduto. La relazione Falcon/Miki sopravvivrà alle menzogne? E come progredirà quella della nuova coppia formata da City Hunter? E invece, Mick...ecco come quello che è successo a Kaori ha cambiato la sua vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Aveva trascorso la mattinata a pensarci. E la cosa lo aveva fatto andare avanti? Certo che no. Una volta che Kaori se n'era andata, aveva pensato alle sue parole, quelle che in realtà erano state le proprie. E dire che tre anni prima era stato lui a dire quelle frasi alla giovane donna, che ora aveva trovato il modo di usarle contro di lui. Ovviamente, in questo modo, lei era certa che lui avrebbe compreso le parole che stava usando. Quella donna era eccezionale. Appena uscita dall'ospedale, andava ad aiutarli e a dare loro consigli...sì, era davvero fuori dal comune. Ma ciò non lo aveva fatto andare molto avanti...dentro di sé, dopo che sua moglie gli aveva confessato il suo passato, lui non aveva davvero avuto altra scelta che accettarlo. Sarebbe stato ipocrita da parte sua fare diversamente...
 
Ma allo stesso tempo, i pensieri che gli giravano in testa da una settimana non si fermavano. Non aveva il diritto di sentirsi tradito? La donna che aveva sposato, lui pensava di sapere tutto di lei. Non aveva il diritto di essere sconvolto nel rendersi conto che non era così? Guardando indietro, pensò alle parole che lui aveva detto a Kaori Makimura tre anni prima, quando aveva consigliato la ragazza, anche se in realtà non sapeva nulla. A quel tempo, aveva in qualche modo capito perché Ryo nascondesse il suo passato, o piuttosto la sua mancanza di passato alla partner. Ma non avrebbe mai potuto comprendere i sentimenti della parte opposta, non aveva mai saputo perché la giovane donna si fosse sentita così delusa di apprendere la verità dalla bocca di Mary. Lo aveva dedotto, sì, ma non poteva capire, allora, il reale dolore che ciò comportava...ora lo sapeva.
 
Quando Kaori era ancora in coma, e solo lei e Ryo sapevano ciò che la situazione riguardava realmente, e quando poi Miki gli aveva detto la verità, allora sì, aveva capito le lacrime alle rivelazioni di Mary su Ryo...dopotutto, le loro situazioni erano quasi identiche, Kaori aveva svolto il ruolo della terza persona così come aveva fatto Mary, conoscendo prima di lui la verità su sua moglie. Sapeva cosa significava sentirsi tradito e deluso ora, ma Kaori era giunta ad aiutarlo, e lei sapeva di cosa parlava, a differenza di lui che, all'epoca, aveva potuto soltanto indovinare. Poi se n'era andata col suo amante, perché non aveva alcun dubbio sul fatto che Ryo fosse divenuto effettivamente il suo amante. E lui, Hayato Ijuin, era lì, solo di fronte ai suoi pensieri, solo di fronte alle sue scelte. Cioè, qual era il futuro del suo matrimonio? Ma Kaori era venuta per rimettergli le idee in ordine, non poteva ignorare né lei né i suoi consigli. Dopotutto, la metà femminile di City Hunter era quella che aveva sofferto di più circa il passato di sua moglie. Se lei non aveva niente da ridire, se lei perdonava a Miki i suoi passi falsi, perché non poteva farlo anche lui?
 
In piedi nel parco, era già da mezz'ora che si trovava così. La gente passava e lo guardava in modo strano, ma lui non vi prestava molta attenzione. Le madri, tenendo per mano i loro bambini, deviavano per evitare di avvicinarsi troppo a lui, ma era una reazione a cui era abituato da molto tempo. Rare erano le persone che non avevano paura di lui a prima vista, ancora più rare erano quelle che si prendevano del tempo per andare oltre il suo aspetto esteriore per conoscerlo, ma erano persone a cui lui teneva. Non erano molto numerose. All'inizio ce n'erano state solo cinque: Miki, Ryo, Kaori, Saeko e Mick. A queste, si erano aggiunte altre che avevano cessato di avere paura di lui, o che lui aveva conosciuto grazie a loro: Kazue, il Doc, le sorelle di Saeko, Eriko e Mary...nella sua vita, c'erano solo undici persone che non lo giudicavano dal suo fisico: la sua famiglia...
 
E in piedi in quel parco, era da mezz'ora che fissava la porta dall'altra parte della strada, ma non riusciva ad avanzare. Aveva parcheggiato vicino al locale, ma sul momento non era riuscito ad entrare. Così aveva deciso di camminare un po', cercando di preparare ciò che avrebbe detto a sua moglie. Ma anche ora, era sempre nello stesso punto, non sapeva cosa dire. Era passata una settimana da quando si erano visti, avrebbe dovuto avere qualcosa da dirle, ma no. Non era mai stato il tipo che si sfogava o che si esprimeva sui propri sentimenti, ma questa volta doveva dire qualcosa, era sua moglie. Ma non gli veniva in mente nulla.
 
'Perdonami' suonava male, aveva avuto le sue ragioni per andarsene sul momento, e non aveva realmente nulla di cui scusarsi.
 
Un semplice 'Ciao' sembrava stupido. Ci si limitava a dire 'Ciao' alla propria moglie quando non la si vedeva per otto giorni? Non sapeva davvero cosa dire...non riusciva proprio a entrare nel locale e a mettersi a parlare del buono e cattivo tempo.
 
Sospirando, il gigante scosse la testa prima di decidere di muovere i primi passi che lo avrebbero portato a casa. Casa...improvvisamente capì ciò che Ryo gli aveva detto al cimitero riguardo casa sua, quasi due mesi prima. Una casa era un luogo così chiamato perché ci si sentiva al sicuro, il luogo di cui più si aveva fiducia. Per lo sweeper numero 1 del Giappone, Kaori Makimura era l'unica casa che avesse mai conosciuto.
Lui poteva dire lo stesso? Sapeva chi era la sua famiglia, ma dubitava della persona che era la sua casa...fece qualche altro passo e attraversò la strada senza prestare attenzione, in fondo non è che potesse guardare a sinistra e a destra, né poteva vedere se il semaforo fosse verde o rosso, attraversò fidandosi delle sue orecchie e del suo istinto. Dopotutto, non rischiava molto, le macchine generalmente rallentavano quando notavano la sua corporatura.
 
Una volta di fronte al locale, si accigliò. L'edificio era aperto da una settimana, com'era che non rilevava alcuna presenza? Soprattutto dalla riapertura, lui non si era mai piazzato dietro il bancone. In genere, se sua moglie era da sola al bar, i clienti si affollavano in massa quando passavano e la vedevano attraverso la vetrina. Allora perché non c'era anima viva se non la proprietaria del locale? Spalancò la porta e nel silenzio circostante la campanella suonò come un rintocco funebre.
 
"Buongiorno! Sono da lei in un istante"
 
Nello stesso silenzio, sentì distintamente sua moglie trattenere improvvisamente il respiro alla sua vista, prima di rilasciarlo in un sospiro.
 
"Falcon"
"..."
 
Bene, aveva varcato la soglia, non sapeva ancora cosa dire a sua moglie. Che non avesse importanza? No, lo sapevano entrambi. Il suo passato non contava di per sé, non cambiava il modo in cui lui la vedeva. Il fatto che lei gli avesse mentito deliberatamente per così tanto tempo, tuttavia, era importante...ma ciò non gli impediva di amarla comunque, non cambiava i suoi sentimenti per lei...dopotutto, se lei gli aveva nascosto la verità, come Kaori gli aveva ricordato, era per paura di perderlo...non poteva biasimarla, no? E dire che gli ci era voluta una settimana per arrivarci...e di più, senza l'intervento della compagna di Ryo, non era davvero sicuro che ora si sarebbe ritrovato lì, non più piantato sulla terrazza della sua casa di campagna, alla ricerca di una soluzione.
 
Ma apparentemente non era il solo a non sapere cosa dire dopo una settimana di separazione. Miki non aveva detto altro che il suo nome. Doveva attendere che lui le parlasse, ma cos'aveva da dire? Senza una parola, si diresse verso il bancone dietro il quale lei si trovava e fece il giro. Prese il panno con cui asciugava le tazze e si mise al lavoro, sempre in silenzio. Poteva sentire lo sguardo interrogativo di sua moglie su di sé, ma non aveva alcuna risposta da darle. Dopotutto, lei l'aveva sposato, sapeva bene che non aveva la parlantina di Ryo o Mick. Si limitò a cominciare il suo rituale di pulizia.
 
"Lasciami fare..."
"Falcon..."
"Dopo un mese di chiusura, non dovresti provare a fare pubblicità per la riapertura?"
"Falcon..."
"Se le persone non sanno che abbiamo riaperto, come vuoi che vengano? Non ha senso lavare i piatti se non c'è nessuno a usarli, Miki"
 
Il silenzio gli rispose, ma improvvisamente, si ritrovò a lasciare andare la tazza che stava cercando di asciugare con cura, sua moglie si era gettata fra le sue braccia. Anche se non l'aveva detto davvero, lo aveva capito perfettamente. Dicendo 'abbiamo', lui le faceva capire che intendeva comunque rimanere con lei. La strinse leggermente a sé, arrossendo prima di accarezzarle delicatamente la schiena e spingendola delicatamente indietro. Se lei avesse continuato a stare così fra le sue braccia, il fumo sarebbe uscito dalle sue orecchie per l'imbarazzo, ne era certo.
 
"Grazie, orsacchiotto"
"..."
"Grazie..."
 
Al suono della sua voce, comprese che lacrime di sollievo stavano scorrendo lungo le guance di sua moglie, allora allungò il braccio e le fece sparire prima di voltarle le spalle per accovacciarsi e raccogliere i cocci della tazza rotta.
 
"Dovresti andare a distribuire volantini o qualcosa del genere...non è stando in silenzio che faremo tornare i clienti, già che ne avevamo pochi"
 
Miki si passò una mano sulle guance per rimuovere le lacrime prima di inclinarsi per baciargli la guancia. Vedendolo arrossire di nuovo, sorrise in silenzio prima di alzarsi. Dall'altro lato del bancone, afferrò la pila di volantini che aveva appena preparato e partì con passo più leggero di quanto non fosse da quasi due mesi, lasciandosi alle spalle un marito brontolone ma non infelice del suo gesto di tenerezza.
 
"Allora vado...non starò via a lungo, Umi"
 
Lui grugnì in risposta nel silenzio che seguì la sua partenza. Apparentemente, non avevano davvero bisogno di parole per capirsi. Una cosa che gli si addiceva. In strada, una figura guardò la giovane donna che usciva dal Cat's Eye e sorrise per il passo leggero e flessuoso che conduceva. Erano passati quasi due mesi da quando l'aveva vista, ma era sicuro che non avesse un aria così felice da tanto tempo. Mick Angel si alzò dalla panchina su cui era stato seduto per un po', nel parco. Umi doveva davvero essere perso nei suoi pensieri per non aver percepito la sua presenza, ma vedendo l'espressione di un'intensa riflessione sul volto del gigante, l'americano non aveva voluto chiamarlo.
 
Non aveva osato disturbarlo, non era parso un buon momento. Voltò le spalle al bar con un sospiro. A volte la vita era davvero ingiusta. Voleva vedere la sua adorata Kaori e non poteva a causa di quel bastardo di Ryo Saeba, e ora che voleva fare una visita al Cat's Eye per passare il tempo e vedere la bella Miki, Falcon sceglieva quel momento per riconciliarsi con sua moglie. Sua moglie...ciò gli ricordò qualcosa...il biondo si fermò un attimo mentre camminava per guardare l'orologio, aggrottando le sopracciglia. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa prima di correre come un matto per il parco.
 
"I'm gonna get killed"
 
Un passante con orecchio fine avrebbe potuto sentirlo mormorare delle lunghe frasi, ma il tempo di capire il suo americano stretto, e lui era già scomparso. Sarebbe giunto all'aeroporto con almeno un quarto d'ora di ritardo, e una cosa era certa, Kazue era lontana dall'essere paziente se la si lasciava ad aspettare in quel modo.
 
  
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