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Autore: RaidenCold    15/02/2019    0 recensioni
Questa non è una delle mie tipiche storie, e non fa parte di nessun canone in particolare...
E' un racconto un po' macabro, simbolico, e per certi versi esagerato, che mette Saori Kido di fronte ai suoi cavalieri dopo la battaglia contro Ade nei campi elisi: tra devozione, rimorso, e dubbio, quando un nemico senza volto busserà alle porte del Santuario, i protagonisti dovranno porsi quesiti che troppo a lungo hanno rimandato.
(PS: Dedico questa storia a Bloodydream, una cara amica che ancora mi sopporta)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Ophiuchus Shaina, Phoenix Ikki, Saori Kido
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le forze stavano abbandonando Shiryu: con le ultime energie rimaste, spalancò il portone delle stanze sacerdotali.

Atena era ancora lì, impassibile, seduta sul suo trono, intenta a scrutare ogni cosa col suo consueto sguardo afflitto:

“M-milady…” - disse con voce roca, mentre il sangue gli impastava la bocca e gli scivolava nella gola.

“Shiryu!” - esclamò Saori come se di colpo un interruttore si fosse acceso in lei.

“L-la battaglia…” - tossì sputando un fiotto di sangue.

Saori si alzò in piedi tremula, mentre il ragazzo si avvicinava agli scalini sotto il suo trono:
“Abbiamo bisogno di te…” - si accasciò sulle scale - “… Atena…”

“Oh Pegasus, se solo fossi qui…” - sospirò con aria afflitta.

“Pegasus” - tossì nuovamente - “è morto.”

Saori lo prese tra le sue braccia:
“Oh Shiryu, resisti…”

Anche a un passo dalla morte, il guerriero del drago si sentiva legato al suo incrollabile senso di cavalleria: conosceva i poteri curativi del cosmo di Atena, ma non osava chiedere alla sua dea di usarli apposta per lui.

In qualche modo, nel profondo, era certo lo avrebbe salvato.

“Resisti.” - ripeté, ma senza mostrar traccia del suo cosmo sovrumano - “Perdonami, ma le tue ferite sono di natura divina, e nemmeno io posso curarle…”

“M-ma come è possibile, voi siete la nobile dea Atena…”

A quel punto le strinse il braccio e si lasciò andare alle lacrime:
“Perché abbiamo lottato Atena, ditemelo?”

“Per un mondo migliore.”

“Io però avrei voluto vederlo… questo mondo…”

Saori gli chiuse gli occhi e lo poggiò delicatamente a terra:
“Riposa in pace, mio nobile dragone.”

 

Hyoga entrò nel salone, con l’armatura del cigno quasi completamente ridotta in pezzi, ed ogni centimetro del suo corpo coperto da piaghe sanguinanti: sporco e ferito, il cavaliere aveva l’aspetto di un non-morto appena giunto dall’ade.

 

“Che cosa significa…”

 

Atena sedeva sul suo trono dorato, e ai suoi piedi, sulle scale, vi era il corpo di Shiryu, coperto malamente con un panno insudiciato di sangue.

 

“Che cosa significa questo Atena?!”

 

“Oh Hyoga, che sollievo vederti sano e salvo…”

Il cavaliere strinse i pugni e furente si incamminò verso lo scranno:
“Vi sembro sano e salvo? Vi sembra che vada tutto bene? Vi sembra questo?!”

“Ti prego perdonami, non adirarti con me…”

Oltrepassato il corpo di Shiryu, afferrò Saori per il vestito e la alzò a forza dal seggio:
“Quando eravamo degli orfani e tu una principessa che viveva nel lusso, venivamo trattati come feccia, e tu stessa ti comportavi come fossimo tuoi oggetti: pensavo che crescendo avessi capito il tuo ruolo divino, ma mi rendo conto che sei la solita mocciosa egoista e viziata di allora, e noi le tue pedine!”

“Come osi, io ho pianto per voi…”

“Piangevi mentre noi morivamo, e morivamo, e tu non facevi nulla a parte frignare e pregare…! Certo hai combattuto a volte, ma sempre quando era troppo tardi, e per causa tua ho perso di nuovo la mia famiglia!”

“Hyoga, so che sei sconvolto ma…”

Il cavaliere la spinse via, facendola tornare seduta sul trono:

“Ci guardi sempre con quell’aria serafica, col tuo sguardo smorto e sofferente, e poi sospiri pensando al tuo Pegasus, oh Pegasus, dove sei? Perché non ci salvi tutti?”

Le puntò contro il dito:
“Fosti tu a dire che gli dei dovevano essere al servizio degli umani e non viceversa: allora perché non ci hai salvati? Posso anche accettare che i nostri sacrifici siano serviti a impedire a Saga, Poseidone, e Ade di conquistare il mondo, ma ti chiedo: era davvero necessario questo vostro modo di agire?”

“Non penso tu possa comprendere…”

“Che cosa dovrei comprendere?”

“Quel che ho fatto aveva un fine, sempre, era il mio disegno: senza di esso il mondo sarebbe caduto preda delle forze oscure.”

“Lo so, ma quel che ti chiedo è: perché quando avevamo bisogno di te te ne stavi qui a rimuginare?”

“Oh Hyoga… ”

“Basta, ho già capito che non mi darai alcuna vera risposta.”

A quel punto il cavaliere prese tra le braccia il corpo di Shiryu, dopodiché si voltò dandole le spalle:
“Non ho intenzione di fare la fine dei miei fratelli: combattetele da sola le vostre battaglie, io andrò a nord.”

“Benissimo, sconfiggerò il male con le mie sole forze!”

“Lunga vita ad Atena.” - commentò senza emozione Hyoga uscendo dal salone.

 

 

Saori sedeva sul trono dorato, ormai completamente sola:
“Oh Pegasus, dove sei…”

“Presto potrai vederlo, e chiedergli scusa.”

Comparendo alle spalle del seggio, Shaina si avvicinò alla dea, puntandole alla gola una daga familiare alle sue carni:

“Conosco quest’arma.”

“Già, è la stessa che Saga dei Gemelli ti rivolse contro due volte.”

“Odio le armi.”

“Chi se ne importa.”

Shaina avvicinò la daga fino a farle toccare la gola di Saori con la punta:

“Fallo.” - Saori si voltò e sorrise affabilmente - “Fa ciò che devi.”

Shaina si sentì tremare fin dentro l’animo alla vista di quel ghigno: non era pietà quella che provava, ma un sentimento a metà tra la confusione e la nausea, come l’idea di annegare in un’otre di miele.

Infine, si fece forza, e prese la sua decisione:

“No.”

Fece cadere la daga a terra:
“Sarebbe troppo facile per te morire ora, ti reincarneresti in un corpo privo di peccato: invece vivrai, e a lungo, e ogni giorno rivedrai coloro che hanno perso la vita perché credevano in te.”

“Ma cosa…”

Shaina si sfilò la maschera sacerdotale e la gettò ai suoi piedi:
“Non voglio più rinunciare a niente per una come te, che ha lasciato che Seiya morisse come un cane.”

“Non sai neppure di cosa parli!”

“Forse, ma tu non saprai mai quanto può essere dolorosa una freccia quando la prendi al posto della persona che ami” - sorrise senza allegria - “ma almeno nella cicatrice che ho sulla schiena Seiya vive ancora: tu che cos’hai invece, nobile Saori Kido?”

 

Detto ciò Shaina se ne andò, e né lei né altri cavalieri fecero più ritorno in quel luogo, dove Saori rimase sola, sul suo trono d’oro.

 

 

 

 

   
 
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