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Autore: Julia of Elaja    16/02/2019    0 recensioni
Fantasy-Crossover
Elaja: splendida isola in un universo parallelo al nostro.
Un tiranno la governa da secoli e il popolo è stremato, nessuno riesce più a vivere serenamente; la speranza di tutti è riposta nella profezia della ninfa Dedale e tutti aspettano il giorno in cui i quattro terrestri arriveranno a salvare l'isola dal declino.
Siete pronti a vivere un'avventura mortalmente divertente?
Allora questa storia fa per voi: eccovi il primo volume della Saga dei quattro re di Elaja!
I personaggi che troverete vi saranno familiari, ne sono certa... ;)
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei quattro re'
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La notte silenziosa si era trasformata, nel giro di poco tempo, in un delirio di urla, rumori di armi, spade, lamentele, risate isteriche e sghignazzamenti.
Una bolgia, un formicaio di gente pronta a combattere per la propria libertà, per un nuovo inizio; ma, la battaglia faceva paura, e qualcuno tremava al sol pensiero di quel che sarebbe accaduto di lì a poco.
Maryanne si avicinò ad Edmund, in prima linea, intento a girare nervosamente la sua spada nel terreno, disagnando cerchi concentrici e asimmetrici; "Sembri parecchio preoccupato" esordì lei "Sai, quasi più di me! Eppure non è la tua prima battaglia".
Edmund sospirò, sollevando lo sguardo a incontrare quello di lei: "Hai ragione, ma l'idea di poterti perdere mi fa davvero paura. Penso sia questo il vero nòcciolo della questione".
"Non mi accadrà nulla" fece spallucce lei "Ho fatto una promessa a me stessa e ho intenzione di onorarla; e per farlo devo restare viva. Riuscirò a mantenere questa promessa, ne sono certa".
"Ovvero?".
Sorridendo, Maryanne abbassò lo sguardo per poi tornare a fissare il suo amato negli occhi: "Sposarti, appena questo delirio sarà concluso".
E senza proferire altra parola, si allontanò dirigendosi verso Bloom e Will che assieme ad un gruppo di civili stavano organizzando il posizionamento di cecchini sui massi lì attorno.

"Maryanne!".
La voce di Nix e Bowlish in coro la risvegliarono dal suo sogno ad occhi aperti, mentre sentiva ancora lo sguardo stralunato di Edmund seguirla dietro di sé.
"Che succede?" chiese, vedendo l'espressione sconvolta sul volto dei due cugini.
"Mi sto letteralmente sentendo male per la paura" sospirò Nix "Quasi quasi vorrei chiedere ad Herm se ha qualche calmante da darmi".
"Un calmante prima di combattere? Non mi sembra proprio un'idea geniale sai?" ribatté Bowlish; ridacchiando nervosamente Nix scosse la testa, per poi rivolgersi nuovamente a Maryanne, dicendole "Abbiamo un problema, e anche bello grosso".
La ragazza inclinò il capo: Bowlish prese la parola, guardandosi attorno con fare nervoso e stringendo l'elsa della sua spada in mano "Hanno scoperto che c'è un avangruppo dell'esercito di Abu che è appostato qui attorno a noi. Nessuno sa come abbiano fatto ad arrivare senza che noi li notassimo, forse hanno un qualche sistema di invisibilità".
"Dove sono?" chiese lei, facendo un cenno a Edmund che fissava i tre con fare interrogativo mentre aiutava altri guerrieri a disporsi nelle prime linee di attacco assieme a lui.
"Nascosti nei rami bassi della boscaglia qui dietro" indicò Nix "Ma non hanno ancora capito che li abbiamo individuati".
"Interveniamo come?" chiese Maryanne, la voce incrinata da una nota di panico.
Le si parò davanti Vegeta, con Hermione, Bulma, Irma e Hay Lin: "Con la magia, naturalmente!" le rispose quest'ultima sogghignando.
Vegeta spiegò brevemente ai tre ragazzi il loro piano: veloce ed efficace, Hay Lin avrebbe evocato un breve Tornado che avrebbe fatto uscire allo scoperto tutti i soldati e Irma avrebbe fatto sì che venisse a nevicare in maniera così forte da ricoprire di neve ogni singolo soldato invisibile, rendendolo individuabile.
Maryanne era eccitata, Nix e Bowlish ammirati da quel piano concepito in così pochi minuti: "Geniali, ragazzi!"
Vegeta diede un'affettuosa pacca sulla spalla di Nix, poi si allontanò per controllare la disposizione dei soldati nelle varie file che stavano creando.
Broly aveva deciso di porsi in prima fila, assieme a lui Goku e Vegeta avrebbero dato man forte ai re di Narnia e a Nix, Bowlish e Maryanne.
A seguire tutiti coloro che sapevano maneggiare archi e armi a distanza; e ancora schiere di gente armata di spade e spadoni, e nelle retrovie Hermione, Harry, Ron, streghe e fate varie e tutti coloro che conoscevano la magia, pronti ad attaccare a distanza e silenziosamente decimare l'esercito nemico.
Sembrava una disposizione vincente; e in cuor suo Vegeta sperava che funzionasse per davvero.
 
***


Julia si avvicinò alla spaccatura che emanava quella luce così intensa, guardinga: era giunto davvero il momento di tornare al mondo?
"Aspetta!".
Trasalì quando la voce di un ragazzo la chiamò: voltandosi con la spada sguainata, all'erta, si ritrovò a fissare il "finto" Eragon che aveva battuto poco prima.
"Puoi anche abbassarla quell'arma, sai?" ridacchiò lui.
"Chi diavolo sei? O, meglio, cosa sei?" chiese lei, arricciando il naso sospettosa.
"Rifor" si inchinò lui, ghignando "Figlio del demone maggiore. Ero qui come controparte maledetta del tuo Eragon" fece spallucce lui "Ammetto che mi hai steso davvero prima, complimenti, hai un tocco silenzioso ma letale".
"Aspetta: cosa? Io ho baciato il figlio del Demone Maggiore?" urlò lei, interdetta "Io credevo che tu fossi soltanto l'anima malvagia di Eragon!".
"Ma lo ero" rispose lui sorridendo alla sua confusione "Ero io che abitavo il corpo del tuo ragazzo. Mio padre non si scomoda per così poco, checché ne pensi Abu. Io sono comunque in parte il Demone Maggiore, essendo suo figlio; e come tale, ho posseduto Eragon facendo da tramite tra lui e la potenza di mio padre. Non sarebbe sopravvissuto alla sola potenza del Demone Maggiore, io ho fatto da tramite".
"Chiaro" rispose lei, non troppo convinta "Grandioso. Ora, mi sai dire cosa devo fare? Affrontarti nuovamente? Ucciderti? O posso andar via?".
Rifor rise, di gusto "Tutta questa voglia di sangue, regina Julia? Non ce ne è bisogno, non ancora! Devi andare via, è il momento che tu ti riunisca ai tuoi amici".
Julia annuì, abbozzando un sorriso; "Rifor" gli chiese "Quale è la tua vera forma?".
Lui sospirò: "Non ho una forma. Sono materia pura, e mi incarno in ciò che voglio oppure possiedo corpi, è così che funzioniamo noi demoni minori. Mia sorella Murxa è un asso in questo, fa delle interpretazioni incredibili quando incarna altri".
Julia represse un brivido "Siete strani, voi demoni minori".
"Oh, Julia. Siamo capaci di parecchie cose, e anche di cose decisamente peggiori" lui la salutò con un'occhiolino prima di scomparire, letteralmente, nel nulla.
Julia lo cercò con lo sguardo, sbigottita; quante altre stranezze avrebbe visto, in quel posto?
Era arrivato il momento di andar via, dunque. Si voltò verso la fenditura dalla quale arrivava una luce dorata e intensa e, facendo un gran respiro, vi si infilò, pronta ad affrontare qualsiasi cosa pur di potersi ricongiungere ai suoi cugini, a suo fratello, ai suoi amici, al suo popolo. E, soprattutto, al suo Eragon, ora libero dalla maledizione.
***

Eragon uscì dal castello euforico, sentiva il cuore battere forte e le sue orecchie ronzare impazzite, il sangue pulsava dentro di sé con un ritmo folle e sentiva di essere capace di qualsiasi cosa; come un mostro, eccitato si diresse verso il campo di battaglia, dove le truppe di Abu si stavano iniziando a disporre e scorse in lontananza i nemici fare lo stesso.
Leccandosi avidamente le labbra, pensò a tutti i corpi che di lì a poco avrebbe abbattuto, e l'idea gli diede i brividi dal piacere; era meglio di un orgasmo, quella magica sensazione adrenalinica e lui sentiva, sapeva, che avrebbe ucciso ancora e ancora, perché adesso per lui era diventata una droga, la morte.
Urlò a squarciagola nella notte, un urlo carico di eccitazione e euforia, fissando il cielo tempestoso e cupo, con le nuvole che si disponevano minacciose ma che ancora non facevano cadere una singola goccia; era pronto a sfidare qualsiasi cosa, anche una tempesta e un cielo così. Nulla più ormai gli faceva paura, aveva ucciso Julia e questo lo aveva fatto sentire onnipotente. La Regina suprema era morta per mano sua, adesso poteva tutto.
Mentre si avvicinava al centro del campo, passando affianco alle truppe di Abu che iniziavano ad avviarsi anche loro verso i nemici, decise di deviare e andare nel bosco per poter liberare la vescica. 
Camminando veloce, inspirò profondamente dalle narici gustandosi l'odore di quella pungente e umida notte, il profumo inebriante degli alberi lì intorno lo pervase e il pensiero del prossimo odore del sangue di cui avrebbe goduto non fece altro che renderlo ancora più euforico, a tal punto da sentire un vero e proprio impulso.
Sentiva di doversi liberare, e non solo della sua urina; era molto eccitato, doveva scaricare la troppa adrenalina altrimenti rischiava di deconcentrarsi in battaglia; e lui non voleva che ciò accadesse.
Si addentrò quindi ancor di più nel bosco, stando bene attento a controllare che qualche soldato non lo stesse seguendo o che nessuno gli stesse vicino; salì per un po' lungo un fianco ripido di una collina, immerso nel profumo della notte e circondato da alberi e silenzio totale. Persino gli animali notturni sembravano essere scappati via impauriti da quel che stava per accadere lì; gli animali lo sentivano, l'odore della morte imminente.
Eragon si fermò sotto un albero particolarmente grande e si tolse i pantaloni che lo costringevano tanto; un sospiro gli uscì rumoroso e godereccio quando tolse quelle vesti e si liberò in tempo breve e con immensa goduria, come mai prima in vita sua.
Era la notte perfetta per lui, si sentiva più folle che mai e la sua follia gli piaceva molto.
Quando ebbe finito, tirati su i pantaloni, riprese a camminare verso il campo nemico; aveva deciso che si sarebbe diretto da solo e li avrebbe aggrediti uno ad uno, ne era capace, poteva farlo. Voleva uccidere tutti con le sue mani e facilitare il compito all'esercito.
Inspirò ed espirò euforico: stava per andare in scena una strage, e lui ne sarebbe stato l'autore. Le ballate avrebbero ricordato nei secoli "Eragon il grande omicida" e la gente l'avrebbe sempre temuto.
Ma accadde, all'improvviso, qualcosa di strano: una fitta improvvisa al centro del petto lo colse, mozzandogli il respiro. Eragon si fermò di colpo, non riuscendo più a respirare né a muoversi e cadde rovinosamente a terra, tenendosi strette le mani al petto, al cuore, dove il dolore improvviso sembrava quasi spaccargli in due il costato.
Urlò di dolore, insopportabilmente sempre peggiore e temette il peggio: non poteva morire così, perché il suo cuore aveva deciso di non battere più. Urlò ancora, un urlo di rabbia e rancore: come poteva evitare che ciò accadesse? Quale magia poteva fermare quel dolore?
Non fece in tempo a realizzare questo pensiero che improvvisamente la vista gli si fece opaca e il dolore, così come era comparso, sparì di colpo.
"Aiuto" mormorò tremando "Qualcuno mi aiuti", la sua voce si era fatta flebile e non riusciva a vedere più nulla, se non il buio più profondo. 
Il respiro pian piano stava tornando ma qualcosa stava cambiando dentro di lui: ripensò improvvisamente a Julia e si rese conto che il fatto di averla uccisa non lo eccitava affatto, anzi: il solo pensiero lo terrorizzava e sentiva un bruciore terribile pervaderlo dal centro del petto fin dentro al cervello.
"Cosa... Julia? Non posso aver ucciso Julia... no. Sto delirando!" urlò rivolto a sé stesso, cercando di mettersi seduto, e respirando rumorosamente e faticosamente; la bocca asciutta, la testa dolente e il fiato grosso, Eragon cercava di fare mente locale su quel che gli era appena accaduto. Non riusciva a ricordare come si trovasse lì in quella radura da solo, a terra, con i polmoni che non lo accompagnavano e quell'orribile immagine di Julia abbattuta da lui con un attacco di fuoco in pieno petto. Non riusciva a capire se quello fosse un ricordo o se fosse una semplice illusione, dovuta forse a una febbre o a qualcosa che gli stava accadendo in quel momento.
Non riusciva a ricordare, a capire; che gli era capitato? Dove si trovava? E dove era Julia?
Si rimise in piedi tremante e cercò di orientarsi: il cielo buio non permetteva di capire dove si trovasse la luna o una qualche costellazione di riferimento, e la cosa si faceva sempre più strana. 
Ma, poi, gli tornò in mente tutto. Di colpo.
Ricordò tutto quel che gli era capitato, anzi, tutto ciò che lui aveva fatto capitare. E Julia, sì, la sua Julia tanto amata... uccisa da lui poco prima, proprio lì su quella collina.
Strabuzzando gli occhi, si passò una mano sulla bocca e il suo respiro si mozzò nuovamente: "Cosa ho fatto" ripeté con voce sommessa e scuotendo il capo "Perché? Perché l'ho fatto? Cosa mi è accaduto?" si ritrovò a urlare contro il buio del bosco, mentre le lacrime scendevano senza sosta e i singhiozzi diventavano sempre più violenti. 
Urlava di dolore e vergogna; aveva ucciso la sua amata, lei, che probabilmente era lì per aiutarlo. Ma lui aveva avuto il cervello nelle tenebre fino a poco prima, non sapeva il perché né il come ma Abu era riuscito a controllarlo tutto quel tempo, costringendolo ad uccidere Julia. Quella belva l'avrebbe pagata cara.
Ma, per il momento, Eragon doveva piangere ogni sua lacrima, doveva liberarsi della sua amarezza e della voglia di farla finita; doveva combattere per vendicare la sua amata e sconfiggere quel mostro. Poi, probabilmente, l'avrebbe fatta finita. Sempre che, prima, non lo avesse ucciso qualcun altro; sicuramente in molti volevano la sua testa, visto quel che aveva fatto a Julia. Ma se ne sarebbe preoccpato poi; per ora le sue lacrime erano solo per la sua amata, ormai perduta per sempre.
 
   
 
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