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Autore: Ghost Writer TNCS    16/02/2019    2 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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20. Sulle tracce degli eretici

Il cielo si era tinto di arancione e il sole era ormai in procinto di tramontare quando Persephone e Leonidas raggiunsero Chalacyra. I loro grifoni, stremati, atterrarono in uno spazio libero a ridosso delle mura e lasciarono scendere i loro cavalieri. Solo le città più grandi potevano vantare delle stalle adatte ai grossi volatili, quindi i due animali avrebbero riposato all’aperto.

Persephone prese il suo zaino e subito si diresse a passo spedito verso la porta più vicina. Leonidas la seguì in silenzio, l’espressione marziale, ma dentro di sé a regnare era l’indecisione. Ancora non era riuscito a parlare con la metarpia, e l’incontro con Tenko si faceva sempre più vicino. Doveva prendere una decisione, in una direzione o nell’altra.

Raggiunsero la porta e gli uomini di guardia li salutarono con fare un po’ rigido: non erano abituati a ricevere la visita di un’inquisitrice.

«Devo parlare subito con il vostro capo» affermò Persephone.

«Sissignora. Aleksios, fai strada all’inquisitrice» ordinò quello che doveva essere il leader del drappello.

«Sissignore» annuì una delle guardie. «Da questa parte, inquisitrice.»

«Un’altra cosa» proseguì la metarpia, «abbiamo lasciato i nostri grifoni qui vicino: avranno bisogno di cibo e acqua.»

«Sissignora. Provvederemo immediatamente.»

Lei annuì e insieme a Leonidas si accodò alla loro guida. La giovane guardia, forse emozionato dall’importanza del suo incarico, partì a passo spedito, incurante della differenza di altezza tra lui e l’inquisitrice. Persephone non disse nulla, ma data la sua bassa statura, dovette far scattare le sue gambe da uccello per riuscire a stare dietro al ragazzo.

Il lato positivo fu che in un attimo raggiunsero la caserma centrale della città. Date le dimensioni del centro abitato, l’incarico di mantenere l’ordine era stato assegnato a un capitano maggiore, che a sua volta si affidava a vari capitani incaricati di gestire i vari distretti. L’ufficiale, un imponente faunomorfo di tipo ariete, li accolse subito nel suo studio, onorato di ricevere la visita di un’inquisitrice.

«Sappiamo che in questa città si nasconde un’eretica» affermò Persephone. «Questo è il suo ritratto.»

Mostrò la pergamena al faunomorfo, che la prese per osservarla più da vicino.

«Sì, so bene di chi si tratta. Mi spiace, ma devo darvi una brutta notizia: la notte scorsa ha saccheggiato la canonica insieme a un complice. Hanno rubato molte bacchette e poi sono fuggiti su un grifone. Abbiamo fatto il possibile per fermarli, ma hanno usato un qualche congegno per creare una barriera.»

«Intendete una bacchetta?» chiese Leonidas, stupito.

«No. L’ho visto con i miei occhi: non ha evocato un incantesimo, lo ha… fatto e basta. Ha fatto qualcosa con quel congegno e l’incantesimo si è attivato.»

Il felidiano cercò lo sguardo di Persephone, ma anche lei era concentrata sul capire cosa fosse successo. Non si era mai sentito di un congegno capace di evocare automaticamente incantesimi.

«Avete visto dov’è andata?» domandò l’inquisitrice.

«Verso sud, ma li abbiamo persi di vista a causa del buio. In compenso questa mattina le sentinelle hanno visto un grifone che è decollato dalla foresta e si è diretto sempre verso sud. Una sentinella ha detto di aver visto delle persone sul suo dorso, con ogni probabilità si tratta dell’eretica e del suo complice.»

Il primo pensiero di Leonidas fu quello di studiare un piano, poi però si ricordò che non era lui ad avere il comando. «Cosa facciamo, Persephone?»

«L’eretica ha una giornata di vantaggio. Fosse per me partirei immediatamente, ma i nostri grifoni non ce la farebbero. Partiremo domani.»

Il felidiano non ebbe nulla da obiettare: era lo stesso ragionamento che avrebbe seguito lui. «Sissignora.»

«Se lo desiderate, sarò felice di ospitarvi a casa mia» si offrì il maggiore. «Ho un paio di stanze degli ospiti, posso dire a mia moglie di prepararle per voi.»

«Vi ringrazio per la generosità, ma dobbiamo partire prima dell’alba» ribatté la metarpia. «Se possibile, vorrei usare la mensa e un paio di brande della caserma.»

L’uomo cercò di nascondere il proprio dispiacere. «Ma certo, come preferite. Darò disposizioni per farvi avere il vino e le brande migliori. Se volete, vi posso accompagnare alla mensa.»

Persephone annuì. «Certo, vi ringrazio.»

Il faunomorfo di tipo ariete fece strada con passo deciso, approfittando del tempo per spiegare come l’eretica li avesse colti di sorpresa e che, in situazioni normali, sarebbero riusciti a catturarla senza alcun problema. Li informò che i due fuorilegge avevano ucciso una guardia, ma che tutti gli altri uomini erano regolarmente al loro posto per prestare servizio.

«Eccoci» disse infine mostrando uno dei tavoli della mensa, apparentemente il più pulito. «Vi faccio portare subito la cena.»

«Siete molto gentile, grazie» rispose Persephone prima di sedersi.

Appena il maggiore si allontanò, tra Leonidas e la metarpia calò il consueto silenzio. Il felidiano ormai sapeva che la sua compagna di viaggio non avrebbe aperto bocca, così si fece coraggio: «Perdonatemi, posso farvi una domanda?»

«Prego» rispose lei con un leggero cenno del capo.

Lui si schiarì la voce. «Che… idea vi siete fatta dell’eretica?»

L’inquisitrice si concesse qualche istante per riflettere. «Sappiamo che ha un complice e che ha rubato delle bacchette. Dobbiamo sbrigarci a fermarla, o la situazione potrebbe degenerare.»

Leonidas annuì, pensieroso.

«E tu?» proseguì Persephone. «Conosci l’eretica meglio di me: che idea ti sei fatto?»

Il felidiano esitò un attimo. Era la sua occasione per ammorbidire la posizione dell’inquisitrice, ma non poteva forzare la mano. «Posso parlare liberamente?»

L’inquisitrice fece un cenno d’assenso.

«In breve, lei è una persona piena di rabbia. Ha sofferto molto, e in parte per colpa del Clero. Ovviamente non voglio criticare gli dei, ma credo che alcuni sacerdoti non abbiano… svolto il loro compito al meglio. Sono d’accordo con voi che sia una minaccia, ma credo che sia ancora possibile redimerla.»

«Come?» gli chiese lei. La sua risposta era stata gelida, ma il suo sguardo non era accusatorio.

Di nuovo Leonidas tentennò per qualche istante. «Forse potrei provare a parlare con lei. Potrei convincerla a pentirsi dei suoi peccati.»

«Perché? Perché vuoi farlo?»

Il felidiano abbassò lo sguardo. «Quando era prigioniera a Milegos, lei mi ha chiesto aiuto. Non per fuggire, ma per… per evitare le… insomma… le attenzioni eccessive di Padre Palladios. Io mi sono rifiutato, e purtroppo è successo quello che è successo. Mi sento in colpa, inquisitrice.»

«Per Padre Palladios o per l’eretica?»

Leonidas non seppe cosa rispondere. Lo sguardo di Persephone adesso era indecifrabile: qualsiasi risposta avrebbe potuto costargli la vita.

«Per entrambi» disse infine, sperando di non ricevere una condanna a morte immediata. Lei era un’inquisitrice, aveva il potere di giustiziare chiunque ritenesse opportuno.

La metarpia rimase in silenzio. I suoi occhi gialli non lasciavano trasparire la benché minima emozione: stava davvero decidendo se farlo giustiziare? «Ti avevo detto che potevi parlare liberamente» esalò, fredda come una lama. «Non era necessario mentire.»

Il felidiano, ammutolito, non si accorse nemmeno dei servitori che gli stavano servendo la cena.

«Sbrigati a mangiare» gli disse Persephone dopo aver mandato giù il primo boccone. «Voglio partire prima dell’alba.»

Solo allora Leonidas si rese conto di avere davanti un lussuoso pollo arrosto ripieno, un bel pezzo di pane bianco, una ciotola di frutta e un boccale di vino. Con un gesto meccanico strappò un pezzo di carne. «Agl’ordini, inquisitrice.»

***

Il sole non era ancora sorto quando Leonidas e Persephone salirono in groppa ai loro grifoni. I due volatili, adeguatamente rifocillati e riposati, spiccarono subito il volo verso sud, dove presumibilmente si erano diretti anche i loro bersagli. Le probabilità di successo sembravano infinitesime, ma non avevano nessuna alternativa valida e non potevano tornare indietro a mani vuote.

Dopo due giorni di viaggio, Leonidas cominciò a pensare che forse non avrebbero mai raggiunto Tenko e il suo complice. Da una parte questo lo faceva sentire sollevato, dall’altra però era preoccupato: se la loro missione si fosse rivelata un fallimento, gli dei avrebbero potuto mandare più uomini, gente che considerava la demone una minaccia da estirpare quanto prima.

In realtà non sapeva nemmeno cosa Persephone pensasse di Tenko. Dopo la loro discussione nella mensa non avevano più toccato l’argomento, anzi non avevano quasi più parlato. Questo lo preoccupava: forse l’inquisitrice intendeva denunciarlo una volta conclusa la missione?

Verso il tardo pomeriggio la metarpia gli fece segno di atterrare. La cosa lo stupì: fino a quel momento avevano viaggiato a tappe forzate per cercare di ridurre lo svantaggio, dunque perché fermarsi?

Leonidas tirò le redini inferiori per indurre il suo grifone a scendere di quota e, una volta a terra, andò dall’inquisitrice.

«È successo qualcosa, Persephone?»

«Ho avvistato un grifone a sud della nostra posizione; mi è sembrato ci fosse qualcuno sulla sua groppa, in più è atterrato vicino a un villaggio: sono sicura che si tratti dell’eretica e del suo complice. Puoi usare il pendente per controllare?»

Leonidas non aveva visto niente di simile, ma questo non lo stupì: la vista delle metarpie superava di gran lunga quella di tutti gli altri faunomorfi. Secondo i più era addirittura migliore di quella degli elfi. Prese l’artefatto con il frammento di vestito di Tenko e lo studiò con attenzione. Il piccolo oggetto sembrava inerte, poi però ebbe una leggera oscillazione proprio verso sud.

«Avete ragione, siamo vicini.»

«Ottimo. Il villaggio dista poche ore di volo, possiamo raggiungerli. Ora però dobbiamo riposare: se i nostri grifoni sono stanchi e loro fuggono, non avremo modo di inseguirli.»

«Sissignora» annuì il felidiano, serio e marziale come sempre. «Volete che prepari la cena?»

«Sì, grazie.»

La guardia fece un cenno d’assenso e si voltò per andare a prendere le provviste. Il capitano maggiore di Chalacyra aveva fatto avere loro scorte sufficienti per diversi giorni, quindi non dovevano preoccuparsi di cercare cibo per loro o per i grifoni.

«Un’altra cosa» lo chiamò Persephone. «In genere non mi piace usare la violenza, quindi, se l’eretica e il suo complice si arrenderanno, non farò loro alcun male.»

Una simile notizia avrebbe dovuto sollevare il morale a Leonidas, ma lui sapeva che Tenko non si sarebbe arresa. Non dopo ciò che aveva subito. «E se non si arrenderanno?»

Lei non si scompose. «Farò tutto il necessario per catturarli.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Persephone e Leonidas sono arrivati a Chalacyra, ma ormai Tenko e Zabar erano già lontani. Il comandante ha rivelato loro del congegno creato da Icarus, e perfino l’inquisitrice è rimasta colpita. In ogni caso per lei e Leonidas quello è solo un motivo in più per trovare in fretta i due fuggitivi.

Approfittando della pausa, il felidiano ha provato a “sondare il terreno” con Persephone, ma il suo tentativo non è andato particolarmente bene. Se non altro lei non sembrava intenzionata a punirlo per le sue parole… almeno per ora.

Alla fine i due soldati del Clero sono riusciti ad avvistare Tenko e Zabar, segno che ormai il loro incontro è imminente. E di certo non sarà un incontro amichevole.

Il prossimo capitolo uscirà come sempre tra un paio di settimane.

A presto! ^.^


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