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Autore: Jashin99    16/02/2019    0 recensioni
Terzo e ultimo capitolo della distopia di E.N.D.
La guerra tra umani e demoni è ormai iniziata, e non si fermerà fino alla vittoria di una delle due parti... e alla distruzione dell'altra.
Ormai è la fine.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: E.n.d., Lisanna, Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy End'
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FEEL MY PAIN
Game on, game on, hope you people ready
I’m reloaded and I hope my trigger finger steady

This is not a game now, nobody can save you
Spent up all your change and now your turn is done
We won’t be afraid ’cause we’re the ones who made you
Knock you out the frame, we won’t stop until you’re gone
Game on

(Game On-Waka Flocka Flame)

Il paesaggio attorno a Clover Town è molto particolare, bello ma monotono, o forse bello proprio per quello: per chi ama le montagne rocciose, le scalate, le albe e i tramonti tra le sfumature dei macigni, per quelle persone deve essere un paradiso, per tutti gli altri un buco schifoso; forse per questo era stato il luogo della riunione dei Master delle gilde, la noia che attira la noia.
In ogni caso, anche a un occhio poco attento e molto annoiato sarebbe apparso lampante che, da un giorno all'altro, una montagna si era dimezzata: la sua punta era sparita, e del monte rimaneva una collina piatta sulla cima.
A dire la verità, “da un giorno all'altro” era un po' impreciso, dato che le c'erano volute 25 ore, 36 minuti e qualcosa su... Insomma, Kinana ci aveva impiegato tutto quel tempo per divorarla e rimettersi un minimo in sesto. All'inizio era stato difficile mettersi a mangiare, perché le uniche ossa che le erano rimaste integre dopo l'impatto erano i denti, ma alla lunga mordi e mordi e sputa e sputa si era fatta strada. Come sottofondo aveva le simpatiche urla di Dan che erano del genere: -Una mente tenace è la chiave per un corpo incrollabile! Sanare!-.
Insomma, non il giorno migliore della sua vita, e anche ora che stava finendo non è che stesse proprio migliorando. Dentro era ancora a pezzi, e adesso che il suo corpo era guarito non poteva più ignorare quel tipo di ferita.
Il suo stomaco era in subbuglio come non mai: ripensare all'umiliazione provata, ai suoi piani andati in fumo e a quegli occhi che la fissavano annoiati mentre la stringeva trionfante... a come fosse fuggita con la coda tra le gambe... con la paura nel cuore e le lacrime agli occhi... ARGH!!! Quello, quello era il vero veleno!!!
-Kinana-sama, tutto ben...-.
-NO!!!- Si voltò di scatto e gli sparò addosso l'intero caricatore; il cavaliere si acquattò a terra un istante prima che gli cambiasse il taglio.
Schiumante di rabbia, Kinana gettò la pistola e pestò i piedi a terra, facendola tremare.
-Cos'altro... cos'altro devo fare-kina??? Cosa devo sacrificare ancora per diventare più potente???-.
Una fitta sotto la benda mischiò la rabbia al dolore e, tastandosela, cacciò un urlo disumano.
-Mi serve altro tempo-kina!!! Non è ancora il mio momento!!!-.
-Di cosa sta parlando, Adorata Madamigella?- Domandò Dan, tornato normale.
Lei lo guardò stizzita, non era in vena di dare spiegazioni a un tipo stupido come lui.
-Fino a sì e no un anno fa conoscevo solo un paio di incantesimi, come credi che sia diventata così? Ogni cosa ha il suo prezzo, la mia vita per questo potere... il meglio che potessi chiedere-kina!-.
-C-Come? Questo vuol dire che...-.
Magari era il dolore lancinante che le annebbiava la mente, o magari l’adrenalina nel ricordare il momento del suggello, ma voleva ridere a squarciagola.
-Come ti dissi tempo fa, mi sono dedicata completamente alla vendetta e alla solitudine, perché tanto alla fine... sì, io scomparirò-kina. Tutto ciò che volevo... no, che voglio tutt'ora, è portare Natsu con me! AHAHAHAH!!! AHAHAHAHAHAH!!! AHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!-.
Smise di ridere quando si accorse che Dan era entrato in risonanza e rideva anche lui, ma evidentemente non aveva idea del perché, infatti sembrava si stesse divertendo sul serio.
Che idiota!
-Ahahaha
-PIANTALA!!!-.
-Ok la smetto.-.
-Dovevo tenermi i cani, quelli almeno facevano un cervello in cinque... ugh, la mia testa!-.
Visto che gli stava tornando l’ossigeno, a Dan riprese a funzionare il neurone, sicché chiese: -Kinana-sama, cosa facciamo adesso?-.
-Che ne so! L'idea era di finirlo l'altra volta, o al massimo lui avrebbe ucciso me. Che rimanessimo in vita tutti e due-kina...- Si mise a riflettere, doveva pianificare le prossime mosse: questa volta avrebbe dovuto usare tutte le sue risorse e fin da subito la sua arma segreta. Usandone uno l'aveva messo in difficoltà per un po' di tempo, forse scatenandoli tutti... meglio ancora, doveva rimediarne altri... soprattutto doveva riuscire a riavvicinarsi a lui...
-No.- Disse rialzando la testa: -Forse non ce ne sarà bisogno.-.
-Uh? Di fare cosa, Mia Signora?-.
-Sta' zitto e lasciami pensare. Che giorno è oggi?-.
-...-.
-Dan-kina? Ti ho chiesto che giorno siamo!-.
-Ma mi hai detto che dovevo stare zitto...-.
BANGBANGBANGBANGBANGBANGBANGBANG
-Quindi?-.
-A-Aye! Considerando il nostro volo e il giorno passato direi che siamo il 1 maggio!-.
-1 maggio... sono passati quanti, 14 mesi da quel giorno? Mmm, non ha importanza-kina. Muoviamoci.-.
-Muoversi? Dove?-.
Kinana guardò l'orizzonte, sopra le rocce il cielo era limpido ma oltre di esse...
-Verso il rosso. Abbiamo 66 giorni di tempo.-.
-Perché? Che succederà il 7 luglio?-.
7 luglio, la data che aveva letto nei documenti del castello, quanto sentimentalismo dietro a quella scelta!
-Kinana-tan? Tutto bene?-.
Kinana passò la lingua sulle punte dei denti, fermandosi sui lunghi canini e incidendoli fino a sentire un pizzico di dolore.
-Kina-kina-kina... cosa succederà mi chiedi? Quello che succede sempre quando due specie arroganti si scontrano.-.
-Una muore.-.



Due mesi dopo
SWINN SWINN SWINN
TOP
Kagura appoggiò la roccia di fianco alle altre, sollevando la spada che luccicò sotto la lampada.
Bene.”.
Si rialzò, sgranchì le ginocchia e rinfoderò la katana. Uno degli svantaggi di averla estratta dal sigillo, quella volta contro Erza, era la cura minuziosa che doveva dedicarle, ma aveva imparato in fretta: levigava il filo con varie pietre di dimensioni e superfici diverse, fino a sentire una risonanza metallica simile a uno squillo.
Fece per uscire dalla porta, ma si bloccò con la mano sulla maniglia. Un'ansia terribile la colse, la prospettiva di quello che stava per succedere, che fino ad allora era rimasta silente, urlò alle sue orecchie con la furia di un uragano.
Ansimava, poi scosse la testa e tornò impassibile come prima.
Calma. È una missione come le altre. Ci saranno solo più demoni da uccidere... da uccidere... più sangue, più violenza, più morte! Sì, finalmente io...!”.
-No! Ora mi sto agitando per il contrario. Andrà tutto bene… deve andare così...-.
Finalmente finirà tutto.”.
Aprì la porta e, inaspettatamente, si trovò davanti Juvia. La ragazza fissava incantata davanti a sé, sembrava che non l'avesse neanche percepita.
-Tutto bene Juvia?-.
Juvia rispose con un piccolo soprassalto.
-Uh! Sì, Kagura-sama. Juvia è solo nervosa.-.
-Ti capisco.- Rispose lei alzando un angolo della bocca; ma non era vero. Nessuno poteva capirla. Dopo che l'aveva ritrovata due mesi prima... era come regredita ad una bambina.
Si ricordò di quando l’aveva vista contorcersi in un angolo della sua camera di ospedale, a urlare e a piangere come una furia. Non l’aveva fatta dormire quella notte. Una frase l’aveva colpita in particolare, anche se ora non se la ricordava... Però nell'ultimo mese sembrava aver recuperato, sembrava fosse tornata normale. Ma era davvero così?
Le mise una mano sulla spalla per farle sentire che le era vicina, lei allora la guardò con la fronte aggrottata da un dubbio che, evidentemente, la preoccupava in modo serio.
-È solo che...-.
Si bloccò, serrò le labbra e pareva volesse piangere.
-Juvia...-.
-Juvia.- Ripeté la maga azzurra: -È davvero questo il mio nome?-.
Kagura si stupì di quella domanda, e ancor di più di sentirla parlare in prima persona.
-Io non sono sicura di essere Juvia.-.
-In che senso?-.
L’azzurra assunse un’aria mortificata, anzi, funerea come quella di un fantasma.
-Juvia è sparita, Juvia è morta e io sono...- Non trovò subito le parole: -nata da un suo braccio finto. Allora... allora io sono davvero Juvia, oppure sono solo la sua magia e sto rubando la sua vita???-.
Scoppiò in lacrime.
Ecco cosa intendeva quella volta.
Juvia esiste ancora?
-Juvia... io non so davvero cosa dire. So solo che non creo la vita quindi... quindi secondo me tu sei tu, Juvia. Hai detto tu che ricordi di essere sparita, no? Come faresti ad avere quei ricordi altrimenti? Sì, ne sono convinta, tu sei Juvia!-.
-Ma anche se così non fosse, se Juvia fosse davvero morta, io credo che ciò che stai facendo sarebbe il più grande modo per renderle onore. Non si tratta di rubare la sua vita, ma di portarla avanti; e vederti adesso la renderebbe sicuramente orgogliosa!-.
Juvia smise di piangere e le rivolse uno sguardo che, per quanto disperato, conteneva un barlume di consolazione.
-Lo pensi davvero, Kagura-sama?-.
Mosse un passo e si trovò tra le sue braccia, a stringerla come se temesse di sentirla sciogliersi in una pozza, così come era rinata.
Sgranò gli occhi, non era da lei un comportamento simile; forse neanche lei era più sé stessa, dopo tutto quello che le era successo? Ah, da perderci la testa... i suoi capelli però sapevano di buono, di acqua di mare, e le pizzicavano un poco il naso: il tutto era molto piacevole.
-Grazie!- Pianse Juvia: -Grazie Kagura-sama!-.
La coccolò per qualche secondo, anche quello era piacevole; poi si lasciarono e si avviarono verso il salone della principessa, non senza che Kagura provasse un’altra emozione a cui non era solita: l’imbarazzo. Oltretutto era tutta bagnata… i suoi vestiti, cioè.
Bussarono ed entrarono, trovando ad aspettarle Hisui, il cavaliere Arcadios, il fantasma di Mavis, la sorellona Erza, Freed, Bickslow e...
-Ghihihihih! Ci siamo tutti adesso?-.
Kagura sfiorò istintivamente l'impugnatura della spada a nervi tesi e sguardo truce, ma il tocco delicato della blu la fece calmare, e andò a sedersi.
-Grazie a tutti per essere venuti.- Iniziò Hisui.
-È giunto il momento. Il portale è pronto, e dopo quello che è successo due mesi fa...-.
Kagura strinse gli occhi, ormai dire che le cose si erano complicate era un eufemismo.
Era chiaro che qualcuno li stava aiutando dall'interno, ed era chiaro anche chi.
-Dobbiamo procedere alla fase finale, questo significa che noi-
-Principessa.-.
Tutti si voltarono verso di lei, in effetti di solito non interrompeva mai qualcuno. Di solito non faceva molte delle cose che aveva fatto negli ultimi cinque minuti.
-Dimmi, Kagura-san.-.
-Non dovremo pensare alle minacce più vicine a noi?-.
La principessa la guardò confusa, sembrava che non capisse; allora lei alluse al demone che ancora sghignazzava seduto in poltrona.
-Ghihihihih!-.
La ragazza fece una smorfia disgustata: -Non possiamo fidarci di lui.-.
-Ma, Kagura-san...-.
-Kagura!-.
-Temo di non seguirti.-.
In breve tutti si schierarono contro di lei.
-Insomma, come potete fare finta di...-.
-Ghih
-E smettila!- Balzò in piedi e brandì la spada, Juvia che le era accanto però la prese per le spalle e la bloccò.
E lui rideva a crepapelle.
-Ma non capite???- Sibilò a denti stretti: -Lui è un Etherious! Solo perché è un vostro amico vi fate accecare dai sentimenti!-.
Juvia la strinse più forte: -Kagura-sama! Questo non è vero! Gajeel-sama è dalla nostra parte!-.
-Usate il cervello! I demoni non saranno entrati mica da soli! E anche quello che è successo subito dopo...-.
-E sarei stato io?- Replicò Gajeel, per la prima volta senza ridere.
-Ma io sono tornato Etherious dopo che loro erano arrivati.-.
-E io dovrei crederci?-.
Gajeel fece spallucce, facendola infuriare ancora di più.
-Voi demoni siete tutti uguali!-.
-Oh sì? Anche la micetta?-.
Kagura trasalì; Juvia, sentendola calmarsi, la lasciò.
-Beh, che è quella faccia?- La incalzò lui: -La gattina era una tua compagna di gilda, no? Ti ho solo chiesto se, secondo te, anche lei è brutta, cattiva e mette l'ananas sulla pizza. Cacchio, il tuo razzismo mi offenderebbe se me ne fregasse qualcosa.-.
Kagura fece un deciso passo in avanti: -Non osare... non osare prenderti gioco di Millianna!-.
-Oh? Adesso chi è che si sta facendo accecare dai suoi sentimenti?-.
-Calmatevi!- Esclamò Erza, frapponendosi tra i due.
-Kagura, mi sorprendo di te. So quello che pensi dei demoni, ma dire che sono tutti uguali è come dire che tutti gli umani sono uguali, non ti pare?-.
-È diverso!-.
-Ah sì?- Riprese Gajeel: -Deve essere facile vederci tutti come pedine senz’anima. Nonché non molto, mmm, di mente aperta...-.
Kagura digrignò i denti, ma Erza la trattenne ancora.
-Datti una calmata! E anche tu Gajeel! Kagura, pensavo che avessi cambiato idea sui Cambiati dopo che hai affrontato Jenny.-.
-Sì.- Ammise lei, ma con tono tutt'altro che arrendevole: -Sui Cambiati sì. Prima pensavo che avessero gettato via il proprio onore, ora ho capito che gliel'hanno strappato via! E sono stati gli Etherias come lui a farlo!-.
-Il Cambiamento è un'evoluzione.- Ribatté Gajeel. A questo punto persino Erza lo guardò allibita.
-È una maledizione! Una delle vostre! E ora anche Millianna è...- Non riuscì a finire la frase, non voleva pensare a quello che potevano averle fatto.
-Millianna sta bene.- Cercò di rassicurarla Erza: -È vero, le hanno fatto una cosa terribile, ma grazie a Minerva è tornata in sé.-.
-Vorrei crederlo.- Rispose lei abbassando gli occhi: -Ma non so se ci riesco. E comunque non mi fiderò mai di uno come lui. Erza-nee, io spero tu possa capirmi.-.
Si allontanò dalla sorella e si congedò con un inchino.
-Vogliate perdonare la mia condotta. Principessa, l'ho disonorata col mio atteggiamento. Ma non posso rimanere qui.- Si voltò per uscire, ma Juvia la trattenne con un ultimo, disperato tentativo.
-Ma, Kagura-sama, devono ancora spiegarci cosa fare!-.
-Io so cosa farò: seguirò gli ordini che mi daranno, qualunque essi siano. Buongiorno a tutti.-.
Aprì la porta e uscì, ma prima di richiuderla alle sue spalle udì Juvia borbottare: -Anche lui ha detto così.-.
Kagura rimase immobile per qualche secondo, probabilmente l'aveva detto senza saperlo ma proprio per questo lo sentì più forte.
Si sentì montare dalla bile per l'essere comparata a un demone, e soprattutto per dover ammettere che, in effetti, aveva ragione.
Non sono lucida. Forse sono io quella troppo simile a loro.” E si allontanò a grandi passi.



Che
palle!
Io odio questo tipo di lavori!”.
-Tempo fa fosti tu a dire che potevi fare tutto il lavoro di Sayla, ma meglio.-.
Ma che cazzo, leggi ancora nel pensiero?”.
-Sei tu che stai parlando ad alta voce.-.
-Cacchio, hai ragione. Ma perché mi chiami solo adesso?-.
Lui si girò e lei rabbrividì, molte volte si lasciava andare e dimenticava che la poteva polverizzare con un dito, e che era abbastanza mentalmente instabile da farlo.
-Perché tu sei più instabile persino di me.-.
Mira si tappò la bocca: “accidenti a me!”.
E.N.D. sorrise, ma con stanchezza, tornando a volgersi verso la capsula.
Un brivido le attraversò la schiena.
-Lucy...-.
-Hm?-.
-Niente. È solo che... questo corpo dà ancora problemi.-.
-Ah, capisco. Immagino che una parte di te mi consideri un mostro per quello che sto facendo. Eh, non fare quella faccia, hai ragione. Io sono un mostro e lei no: quello era il problema fin dall'inizio. Così, se non puoi batterli unisciti a loro, ma vale anche il contrario.-.
Il Cremisi accarezzò con una mano la teca, come per sfiorare la pelle della ragazza sospesa nel liquido azzurro, quella che lui stesso stava sgretolando.
-Non riesco a ucciderla... e allora la farò diventare come me. Uh, sarà un po' come ucciderla, ma senza farlo davvero: mi pare un buon compromesso. E poi non vedo l’ora di essere di nuovo insieme.-.
Mira distolse gli occhi, il sangue le ribolliva nelle vene dal disgusto. Non la sua anima, ma il suo corpo si ribellava.
Poi sentì Natsu trasalire e rialzò lo sguardo, accorgendosi dell'incredibile.
Lucy aveva riaperto gli occhi e appoggiato una mano sul vetro, muovendo le labbra per parlare, ma uscivano solo bollicine.
Mira guardò i dati nel monitor, non doveva essere nemmeno cosciente e, se lo fosse stata, avrebbe dovuto contorcersi dal dolore; in effetti, quegli occhi la supplicavano di smettere. Ma non per sé stessa.
Per Natsu.
Torna indietro.
Sei ancora in tempo.
Torniamo a casa.
Non... non riusciva a sostenerlo.
-Mira...-.
-Master, io...-.
-Aumenta il dosaggio.-.
-Cosa?- Si lasciò scappare stupita. E.N.D non staccava di dosso gli occhi, sbarrati, dalla bionda. Sembrava folle.
-Ma... potrebbe ammazzarla!-.
-Tu fallo.-.
-Ma così facendo non avrà più...-.
-FALLO HO DETTO!!!-.
L'albina sobbalzò e premette alcuni tasti sul monitor. Subito Lucy fu scossa da una fitta e urlò più bollicine, le sue dita si strinsero a pugno e poi la mano ricadde sul fianco.
La demoniessa deglutì a vuoto.
-...una coscienza.-.
-Ora sarà un burattino inanimato.-.
Natsu non diede cenno di aver udito le sue parole, e a dire il vero non era sicura di averle fatte uscire dalla sua mente. Ora anche la sua anima era inorridita e le urlava (in testa) che non avrebbe dovuto eseguire quell'ordine. Però non era stata colpa sua, la sua mano si era mossa da sola e troppo velocemente per... cosa? Di cosa voleva scusarsi?
Alla fine ce l'hai fatta.”.
Lucy Heartphilia è finalmente morta.”.



-Bene, se posso dare un consiglio la terrei lontana dalla prima linea: quella è capace di uscire di testa e di sterminarmi la razza tutta da sola.-.
Gajeel la buttò sul ridere, ma nessuno lo assecondava; e nei loro occhi vide l'ombra del dubbio.
-Dai, andiamo, non crederete sul serio che io faccia il doppiogioco! E allora che mi dite di Levy, eh? O della gattina? E a dirla tutta anche Lisanna non ci sta molto con la testa ultimamente...-.
-Ora piantala, non sei divertente.- Lo interruppe bruscamente Titania.
Gajeel sbuffò.
Cercavo solo di sdrammatizzare! E meno male che non sanno di Wendy...”.
-La tua situazione è diversa, non sei un Cambiato qualunque.-.
-Oh dai, chi può dire qui dentro di essere una persona qualunque!- Obbiettò lui: -Siamo seri, manca a tutti qualche rotella! Senza offesa, Principessa.-.
-No, io non penso che...-.
-Gajeel-sama ha ragione!- Juvia si alzò in piedi.
-Juvia conosce Gajeel da tanto tempo, e si fida di lui! E anche Juvia non è a posto col cervello!-.
Calò il silenzio; così si accorsero tutti che la principessa si era messa a biascicare qualcosa.
-Perché tutte le riunioni che faccio vanno sempre in questo modo... ah-ehm, come dicevo! Io non penso che il traditore, se ce n'è uno, sia tra di noi,- A Gajeel non sfuggì l'occhiata poco felice di Arcadios: -ma per ogni prudenza ho deciso di affiancare Gajeel a Erza.-.
Il ragazzo girò gli occhi: “Uffa, scommetto che mi toglierà tutto il divertimento.”.
-Voi due comanderete l'attacco frontale. Freed e Bickslow, anche voi.-.
-Yuppi!- Gioì il secondo, mentre il primo si limitò ad assentire.
Attacco frontale? Non è male...”.
-Anche Juvia vuole andare!-.
Hisui incespicò con evidente disagio.
-Juvia, apprezzo la tua buona volontà, ma come hai detto... non è il caso di farti correre pericoli inutili.-.
Juvia però si era impuntata, tutt’altra cosa rispetto alla donna timida dei tempi di Phantom Lord.
-Ma Juvia non può tirarsi indietro! Lei pensa che così potrà rivedere Gray-sama! E poi... e poi forse anche Lyon-sama...-.
-Proprio per questo non puoi andare.- Intervenne Erza: -Mi dispiace dirlo, ma non credo tu sia pronta ad affrontarlo. Se dovesse succedere come l'altra volta io...-.
-Non riaccadrà! Juvia è pronta, davvero!-.
Hisui la guardò desolata, lei non si perse d'animo; alla fine, vinse lei.
-Va bene, ma non voglio che tu rimanga sola, e se lo vedi... non affrontarlo. Per nessuna ragione.-.
Un po' smorzata d'entusiasmo, l'azzurra annuì.
-Per quanto riguarda Kagura, in effetti sarebbe meglio tenerla dentro, ma non so dove...-.
-Se posso dire la mia- Prese la parola Freed: -le sue ottime abilità e la sua capacità di leadership, se non sono poste in prima linea, dovrebbero rimanere a presidio del castello. Immagino che avranno qualche piano per arrivare fin qui: se Kagura restasse, credo che potrebbe fermarli.-.
-E poi...- Certo che quando iniziava a parlare non lo fermava nessuno, soprattutto in favore di Kagura: -di lei ho capito che odia sentirsi inutile. Potrebbe davvero mettersi a sconfiggere da sola il nemico pur di non rimanere con le mani in mano, e nelle retrovie c'è questo rischio. Qui, invece, non avrà da lamentarsi.-.
La Principessa ci pensò su, infine convenne che era una buona idea. Oh bella, era la prima volta che una principessa fosse felice che le attaccassero il castello.
E poi bla bla bla a parlare di strategie, fino a tornare a una parte interessante.
-La squadra di Minerva? Ho sentito che si sono riprese.-.
-Ecco, loro...-.
-Ho sciolto la squadra.-.
Gajeel si voltò, solo allora aveva sentito il suo odore: Minerva era entrata.
-Scusate se non ho bussato, ma ho sentito di cosa parlavate.-.
-Ma perché?- Domandò incredula Juvia: -Levy-sama sembrava così contenta!-.
Minerva aveva un odore acre, l'odore delle lacrime. Non l'aspetto, quello era riuscito a mascherarlo, ma l'alone di amarezza che la circondava era inconfondibile.
-Non è stata una decisione facile, ma loro erano sotto la mia responsabilità. Non sono riuscita a proteggerle, neanche una, e per poco non sono...- Deglutì e si premette una mano sugli occhi, e ciao ciao all'aspetto.
-Se non fosse stato per Elfman e Gajeel, non mi sarei mai perdonata quello che sarebbe successo!-.
Eh già, il suo trucchetto dei bastoni aveva salvato le loro chiappe! Si era preso un colpo quando Levy/ehm, cioè, si era molto sorpreso.
-Minerva, ne sei sicura?- Le domandò Erza; non sembrava volerle fare cambiare idea, più che altro voleva farla sfogare. Mmm, sentiva anche lei la puzza di disperazione?
-No. No, ma ho dovuto. Per loro, e anche per me.-.
-Ma Minerva-san ha insegnato così tanto a Levy-sama!- Protestò ancora Juvia.
-Se Levy-sama è meno pazza di prima è solo grazie a Minerva-san!-.
Wow, che tatto.
-È vero, ma so che ora possono continuare da sole. Sono ragazze in gamba, ce la faranno.- Rispose, probabilmente ripetendo le stesse parole che aveva detto loro.
-Minerva-san, io non so giudicare la tua decisione.- Riprese Hisui: -Ma spero che potrai aiutarmi a decidere come disporle.-.
-Certamente.-.
-E Elfman e Lisanna?- Chiese allora Freed.
-Elfman si è ripreso quasi del tutto, ma per la faccenda di Evergreen non so se è nelle condizioni di combattere.-.
Gajeel pensò tra sé e sé che mica si era messo a frignare quando avevano chiuso Levy con la camicia di forza, poi si chiese perché cavolo avesse pensato a lei in quel modo, un'altra volta.
-Di sua sorella ancora non sappiamo nulla, non sappiamo neanche come faccia a mangiare quello che le portiamo. Quando entriamo lei è sempre immobile, ma quando ci distraiamo il cibo sparisce. Non abbiamo idea di quando uscirà... se uscirà.-.
-Dobbiamo avere fede in lei.- Intervenne allora il Primo, che fino ad allora aveva parlato poco o niente.
-Ma sì!- La assecondò Gajeel: -È una ragazzina in gamba! Soprattutto adoro quando perde il controllo e minaccia di uccidere chiunque le capiti a tiro!- all'occhiata che gli rivolsero tutti alzò le mani: -Calmi, scherzavo.-.
-In ogni caso- Riprese la Principessa: -senza di lei temo che non potremo contare neanche su Flare-san.-.
-Oh, anche lei mi piace, mi fa sembrare sano.-.
Stavolta Bickslow sghignazzò di rimando, gli altri invece lo ignorarono del tutto.
A lui questa cosa non piacque, così decise di far tornare l'attenzione su di sé con il suo asso nella manica.
-Ah, a proposito, sono abbastanza sicuro che i Nove Cancelli siano risorti.-.

Ecco, adesso c'eravamo.



Per la prima volta da quando era stata trasformata, Sayla si rese conto di essere cambiata.
Già solo quel pensiero ne era prova: da demone si era sempre considerata fissa, statica, le era inconcepibile immaginare di essere qualcos'altro che già non fosse. Gli uomini cambiavano, non gli Etherias.
E allora cosa di lei era cambiato?
La risposta era tanto ovvia da sembrare, ironicamente, banale: le emozioni.
Non che prima non ne provasse: conosceva la rabbia, la paura, il dolore, la gioia, ma erano sempre state... come dire... gestibili, nel senso di ovvie: tremava se aveva davanti un pericolo reale e rideva se veniva attraversata dal piacere, mentre adesso si mischiavano tutte insieme e ciò di cui aveva paura e ciò che le piaceva non erano più cose concrete ma erano, diciamo, dei presagi, cose senza corpo. Concetti simili non si potevano dire a parole, e i libri che leggeva non bastavano a spiegarli. Era come se ai colori semplici si fossero aggiunte milioni di sfumature: il sospetto, l'invidia, lo sdegno, il solletico, e conosceva tutti i loro nomi senza averli mai provati, come se dentro di sé ne avesse dei cataloghi; ma, più che elenchi, erano appunti vaghi, rimandi tutt'altro che chiari e anzi contrastanti, e se si rendeva conto di essere, ad esempio, stizzita, lo capiva troppo tardi: allora si sorprendeva delle sue stesse azioni e dei suoi stessi pensieri, sui quali poco prima non aveva avuto il minimo dubbio.
La cosa era terrificante, e il fatto stesso che fosse terrificante era terrificante, perché anche questo terrore non era concreto, ma una sensazione nuova che conosceva senza capirla.
Eppure... eppure era davvero così? Un tempo lo stesso istinto di sopravvivenza non aveva alcun significato per lei: allora il suo cambiamento era iniziato prima? E quanto prima? O forse la sua mente era ormai così annebbiata da ingannarla?
In effetti anche adesso era annebbiata dall'ennesima emozione nuova, quella che portava il suo cuore a pesare e i suoi occhi a pungere salati, eppure proprio quella tristezza sollevava le punte delle sue labbra, mentre la sua memoria scavava alla ricerca di vecchi ricordi felici. Era una sensazione così forte rispetto alle altre che non riusciva proprio a ignorarla, e una parte di lei non voleva nemmeno farlo, perché ne era come… felice.
Questa che sento è la nostalgia, presumo.”.
-È bello avere un corpo fisico.- Borbottò Torafuzar.
-Dunque voi dite che sono rimasto morto per un anno. Ma io non ne ho alcun ricordo.-.
-Tu non ricordi mai nulla, Tempestar.-.
-Tempestar? È questo il mio nome?-.
-Quanto ci è costato questo tempo perso? Quanto, quanto?-.
Sayla abbassò gli occhi in un mesto sorriso. Era tutto come allora.
-Ehi, che hai da ridere tu???- Sbraitò Ezel agitando minacciosamente i tentacoli in aria: -Poi non è giusto, perché solo lei è stata tutto questo tempo con il Master???-.
-In effetti ricordo che lei e Kyouka ci passavano molto tempo insieme.-.
Insieme? No, non c'era nulla di cui essere invidiosi: Kyouka la portava da lui per allenarla, ma in realtà era il suo sacco da boxe. Di ogni ordine che eseguisse, lui si divertiva a trovare una sua mancanza per picchiarla, e alle volte neanche quello, gli bastava solo avere la sua borsa di carne. Ne aveva avuto paura, ma Kyouka era rimasta con lei ogni volta. Anche se mai come sua alleata. Comunque, la sentiva sempre vicina in quei momenti, per questo le erano cari.
Uhm, si era appena contraddetta, ma sentiva comunque un piacevole gonfiore al cuore.
Questo dunque è l'orgoglio.”.
-Il Master è cambiato molto da allora.-.
-Ma mai quanto te, eh Sayla?-.
A parlare, con molta strafottenza, era stato Jackal.
-Non lo posso negare.- Ammise lei. Il ragazzo allora la prese per il collo e la sollevò da terra.
-Ah!- Ansimò sorpresa, trovandosi senza fiato.
-Jackal, che stai facendo?- Chiese Torafuzar con calma, nonostante lei stesse a tutti gli effetti soffocando.
-Che domande? Un'umana è un'umana, non dovrebbe trovarsi qui con noi vi pare? Io dico di farla fuori, tanto sono tutte uguali! Ahahah!!!-.
Lei si sentì attraversare da brividi gelidi e gli afferrò al polso cercando di liberarsi, ma lui aumentò la presa e iniziò a vedere dei puntini gialli. Il suo petto, i polmoni, stavano esplodendo, bruciavano!
-Ti... prego... lasciami...-.
-Come-come? Cos'è, sei spaventata?-.
Spaventata?
Sì, era spaventata, era spaventata per la sua vita!!!
Non era la prima volta che le capitava una cosa simile e aveva sempre mantenuto la calma, allora perché era terrorizzata??? Sapeva che non l’avrebbe uccisa, allora perché non faceva altro che pensare al suo corpo steso a terra, abbandonato e privo di vita? Perché, perché, perché piangeva e tremava???
Quella che sentiva era... cos'era???
-Aiu...to... vi... prego...-.
La vista le mancò, rimasero solo le risate di Jackal, e loro la spingevano sempre più in giù, giù, giù...
-Basta Jackal.-.
Riemerse di colpo, barcollando per non cadere.
K-Kyouka...”.
-Perché? Non mi dirai che sei ancora...-.
-Non abbiamo ricevuto ordini al riguardo.- Lo freddò lei.
Jackal alzò il sopracciglio: -Sì, ma neanche del contrario.-.
-Il Master se l'è tenuta fino ad adesso, mi pare più prudente non ucciderla; o forse vuoi andare a chiederglielo?-.
Jackal si stizzì e Kyouka alzò i tacchi, senza guardarla. Si sentiva morire.
Non era più neanche degna di essere uccisa. Era solo una cosa da tenere.
Si era ridotto tutto a una questione di ordini, nessun desiderio o giudizio personale, solo... un ordine.
Lei non valeva più niente.
Tutto quello che avevano passato insieme non valeva... più niente.
Quindi se ora avesse pianto non avrebbe voluto dire niente.
Giusto?
Le sue gambe la portarono fuori. Quello che sentiva era il tradimento.



-Uèè!-.
-Shhh!-.
-Uèè!-.
-Shhh! Dai, stai buono...-.
Sospirò, lasciandosi scappare un lamento.
Cos'è questo coso?”.
Perché cavolo devo tenerlo io?”.
Non è mio figlio! Io non ho un figlio! Sono troppo giovane per averne uno! E poi con lo scimmione di Makarov? Che assurdità!”.
-Uèè!-.
-E sta zitto insomma!-.
Il poppante tornò a succhiarle la mammella e lei sbuffò. Nonostante tutto, vederlo sorridere le scaldava il cuore.
-Cì-cì-cì... Sul serio, cosa dovrei fare con te? Capisci che non posso tenerti!-.
Lo sollevò in aria tenendolo per i fianchi, per guardarlo meglio. Lui fece una faccia buffa e sbracciò, strappandole un sorriso.
-Non puoi nemmeno rimanere in ospedale per sempre, e allora chissà dove ti metteranno. Forse ti butteranno nella spazzatura. Hai voglia di finire nella pattumiera? Lì è buio e pieno di mostri!!!- Lo scosse su e giù un paio di volte, e lui la fissò con due occhioni lucidi.
-No, non preoccuparti, la mamma non lascerà che...-.
Si bloccò e lo appoggiò sul letto di fianco a lei. Con una mano si aggiustò un ciuffo di capelli che le era finito sugli occhiali.
-Senti, non guardarmi così, non può funzionare! A me i bambini neanche piacciono!-.
Il moccioso si ciucciò il pollice.
-Che, hai ancora sete? Ma se hai bevuto fino ad adesso! Anzi, devo farti ruttare...- Lo riprese in mano e gli diede dei colpettini sulla schiena fino a sentire un “burp”.
-Ah!- Disse rimettendolo davanti a sé: -Però! E questo da chi l'hai preso?-.
-Gha-ah!-.
Ever ridacchiò, poi si incupì, poi sorrise di nuovo. Era difficile gestire quell'emozione, quel forte amore che provava verso quella creaturina: un amore che non le apparteneva, su questo era categorica, ma che comunque sentiva pulsare in tutto il corpo.
Questa cosa la stizziva, l'idea che qualcuno le avesse incasinato il cervello le dava il voltastomaco, soprattutto uno come quello là; eppure, poteva forse ribellarsi? E, soprattutto, voleva farlo?
Quello che era certo era che quel bambino non poteva tenerlo. Insomma, non poteva considerarsi sua madre no? Neanche si ricordava di averlo mai avuto in pancia! Lei non era quel tipo di donna, e nessuno poteva chiederle di diventarlo! E poi avrebbero trovato certamente una madre migliore, quindi di che preoccuparsi?
Qualcuno bussò alla porta.
-Avanti.- Rispose istintivamente.
Oh, ecco il suo aguzzino, il gorilla bianco.
-Come stai oggi?-.
Ever si sentì la bile in gola, odiava quel tono, quello sguardo, quegli occhi compassionevoli, lei non voleva la sua pietà!
-Cosa vuoi ancora? Vuoi tuo figlio, allora tienilo!- E glielo porse bruscamente.
-Ehi!- Esclamò lui: -Stai attenta, non è un giocattolo!-.
-Certo che no, credi che non lo sappia? Ti credi superiore vero?-.
-No! No, certo che no. Ever, io...- Il marmocchio singhiozzò e Elfman lo prese in mano, il suo avambraccio era abbastanza grosso da farcelo sdraiare sopra. Era una scena ridicola, un gigante tutto muscoli che teneva in mano un pargoletto che era un pezzo di pane.
Eppure... eppure sentiva una morsa al cuore e le palpebre gonfiarsi minacciosamente. Una dolce ma grande gioia la stava pervadendo, e si sforzava di odiarla.
-Che sei venuto a fare qui, allora?- Chiese tirando su col naso.
Senza staccare gli occhi dal figlio, il gigante assunse un'aria desolata.
-Non posso rimanere con le mani in mano mentre mia sorella e i miei amici si comportano da uomini. Tra poco ci sarà la battaglia finale, e io sto partendo.-.
Per un istante il fiato le si mozzò in gola.
-Ah.- Commentò, cercando di ritrovare la calma: -Beh, è per questo che sei tornato nonostante ti avessi esplicitamente detto che non volevo più rivederti?-.
-Sì.- Ammise lui: -Volevo guardarvi solo un'ultima volta.-.
Ever gonfiò le guance, non era divertente se non si ribellava; e adesso la gioia si era trasformata istantaneamente in dolore, e neanche quello era divertente. Tanto meno l'impulso di saltargli addosso e baciare la sua faccia pelosa supplicandola di restare.
Ora si sentiva imbarazzata a parlare con lui, tipo se si sentisse in colpa. Ma di cosa poi?
-Ehi, senti, che nome volevamo dargli?-.
Elfman la guardò stupito, e lei incrociò le braccia.
-Ti ho fatto una domanda, e non mi guardare così!-.
-...tu volevi chiamarlo Laxus.-.
Ever sorrise, non poteva dirsi sorpresa.
-Laxus... Strauss...-.
-Eh?-.
-Cos... no, niente, non ho detto niente, smettila di dire che ho detto qualcosa!-.
Il bimbo si mise a piangere, mettendo Elfman in agitazione.
-Uff! Da' qua! Non mi guardare così e dammelo!-.
Lui obbedì, stando bene attento a non toccarla; come fu tra le sue braccia, il bambino smise di piangere.
-Cì-cì-cì... quel brutto gorillone ti ha fatto la bua? Non preoccuparti, tanto ora se ne va.- E gli lanciò un'occhiata che diceva: “vattene”.
Mestamente, si voltò e fece per uscire; all'ultimo, però, le parole le uscirono di bocca: -E tu?-.
-Io?-.
-Come l'avresti chiamato?-.
-Non... non l'avevo ancora deciso.-.
-Aha. Non vuoi dirmelo, ho capito.-.
-...-.
-Allora facciamo che me lo dirai quando torni, ok?-.
Elfman spalancò la bocca.
È il massimo che otterrai da me!” Pensò la maga stizzita.
-Ok. Allora... ci vediamo, rimettiti presto. E ciao anche a te... Laxus.- Un ultimo stanco sorriso e uscì.
-Laxus... Strauss...-.
-Tsch! Non suona nemmeno male!-.



* * *



C'era una diceria su come misurare l'efficienza di un esercito. Di quelle cose che i soldati si raccontano il secondo giorno della partenza: non il primo, chi mai ha testa per certe cose il primo giorno, ma il secondo, più tiepido e un po' meno teso.
Era molto semplice in realtà, bisognava solo ascoltare: se il rimbombo dei passi, il cigolio delle armature, gli ansimi dei soldati, tutto quel rumore, risuonava nell'aria per solo qualche istante e come un unico suono, a ritmo cadenzato, allora la vittoria avrebbe sorriso.
Una scemata.
Erza lo sapeva, nessun esercito era davvero così; doveva dire però che, per essere stato allenato in un solo anno, il rumore non era niente male. Il vento secco, poi, era il sottofondo perfetto, passava graffiando tra i ferri, ma con pacatezza, quasi in silenzio; invece lo sentiva tutto sulla pelle che si raggrinziva al suo tocco.
Faceva caldo, molto caldo, il caldo di luglio. Il cielo era rosso, di un rosso che lei vedeva solo asciugandosi i capelli allo specchio, il rosso che aveva visto in cielo quel maledetto giorno di diciotto mesi prima; sembrava lui stesso anelare il sangue che si sarebbe versato di lì a poco.
Guardò con la coda dell'occhio i soldati che la seguivano, scorgendo solo le loro facce sporgere dagli elmi: avvilite, spaventate, trepidanti, tutte sapevano che sarebbe stata la fine, in un modo o nell'altro. E forse a quel punto non importava neanche quale.
In lontananza sentì il rombo di un tuono, ma non c'erano nuvole, il cielo ne era sgombro da un anno.
Stanno arrivando.”.
Tirò le redini del cavallo scrutando l'orizzonte. Una nube nera informe si avvicinava come correndo, e da essa uscivano fuori le prime fila dei demoni: scuri, scomposti, chiassosi, in una rotta a rompicollo come se stessero fuggendo da qualcosa, e invece la stavano portando con sé.
L'oscurità.
La massa nera che inghiottiva tutto, la Nebbia, qualunque cosa fosse.
Erza incrociò le braccia sui fianchi, estraendo le due spade e alzandole in aria.
-Erza-sama, che facciamo?- Domandò un mago al suo fianco, sudando come una fontana.
-Siamo appena usciti dalla barriera.- Rispose con calma, la fretta poteva solo esserle nemica.
-Ritirarci comprometterebbe la sua sicurezza. Continuiamo ad avanzare.-.
-Do l'ordine di accelerare?-.
-E perché?- Replicò sorridendo: -Tra due minuti ci scontreremo. Dì piuttosto di preparare scudi e lance all'impatto. Useremo la loro foga contro di loro.-.
Ripresero ad avanzare, lentamente e inesorabilmente, mentre il nero si faceva sempre più vicino e allungava le fauci su di loro.
Dalle retrofila si illuminarono le magie bianche, volte a reprimere la nebbia, mentre davanti tintinnarono le armi.
Si concentrò, liberò la mente da ogni altro pensiero, non c’era nient’altro che rosso, nero e grigio.
Quando ormai poteva scorgere le punte delle lance dei nemici, roteò le spade e il cavallo si impennò.
Per un attimo le sembrò di cadere, poi la bestia schiantò le zampe a terra e le lame calarono sui primi demoni.



Doveseidoveseidoveseidovesei??? Levati idiota!!! Sangue sugli artigli VIA!!! Devono essere puliti per lei, voglio che siano tutti per lei!!!
Ti sento, sento il tuo odore, tu mi senti vero, sai che sono qui??? Dove sei dove sei dove sei dovECCOLA!!!
INCAPACI LEVATEVI!!! SIANO LE VOSTRE TESTE IL MIO TRAMPOLINO!!! STO ARRIVANDO!!!
Stupido cavallo, dov'è il tuo viso??? Ah, i tuoi capelli, li vedo qui davanti!!! Non mi hai ancora vista, cosa guardi??? Alza la testa alza la testa alza la testa alza la testa cazzo ALZALA!!!
L'hai fatto!
MUORI ERZA!!!
   
 
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