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Autore: AntoGoesToLondon    16/02/2019    1 recensioni
"Cecilia, ventottenne alle prese con il suo primo lavoro in una multinazionale, trascorre un'esistenza particolarmente piatta, in cui tutti i giorni cominciava a somigliarsi.
Perennemente alla ricerca dell'amore a prima volta, finisce sempre per fantasticare sulla persona sbagliata, rimanendo inevitabilmente.
Sembra ormai che nessuna novità si prospetti per lei quando all'improvviso un'occasione la porterà nella grigia Londra"
PS: per questioni pratiche, ogni tanto qualche dialogo della storia sarà riportato in inglese!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo III

 

Nei giorni successivi alla fugace chiacchiera con il suo coinquilino, Cecilia non faceva che rimuginare sulle parole di Fabio. Aveva ragione, doveva darsi una svegliata; fare qualcosa per uscire da quello stato d’inerzia in cui era caduta da anni, a seguito della rottura con il suo ex storico.

Sette anni insieme, quasi nove se consideriamo la loro iniziale amicizia che forse sarebbe dovuta rimanere tale. Sette anni per poi finire nel nulla, buttati come stracci vecchi che non servono più al loro scopo.

Era così che si era sentita quando il suo ex Giorgio le confessò di vedere una persona e di voler porre una fine a quella relazione che ormai somigliava più ad un rapporto forzato.

Cecilia da profonda orgogliosa quale lei è sempre stata, diede una risposta di circostanza e,

dopo averlo trattato con sufficienza, lo dichiarò libero di trombarsi chiunque desiderasse lontano da lei.

Ma ci era rimasta malissimo, più di quanto lei riuscisse ad ammettere e da allora, a parte qualche sporadica e ben limitata frequentazione, non si era mai lasciata andare.

Nessuno l’aveva colpita, incluso lo stesso Fabio per cui aveva ancora una cotta; come diceva sempre lei, il suo cuore era assopito, e il suo cervello aveva finito per appiattire del tutto i suoi impulsi emotivi.

Aveva bisogno di un cambiamento, di qualcosa forte, nuovo e stimolante, che la facesse uscire dal suo guscio. Ma cosa? Non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare.

Tuttavia, spesso le nostre domande trovano risposte da sole, senza il nostro intervento, ed è proprio che questo accadde quella mattina di inizio Marzo.

Come tutte le mattine, appena arrivata in ufficio e sistemata la questione caffè, Cecilia accese il PC e sistemò i suoi appunti velocemente nell’attesa che il portatile si avviasse.

Era intenta ad inserire la password quando notò lo schermo del suo smartphone illuminarsi. Era un messaggio di Luca.

Quella mattina non l’aveva ancora visto e per un secondo, pensò che potesse essere malato.

“Cè, vieni nella saletta di fronte alle stampanti. Sono con Paola” la informava nel suo breve messagio.

Paola era il loro capo, a cui Luca riportava direttamente; Cecilia la reputava un genio indiscusso del suo ambiente, una tosta che era riuscita a costruirsi un nome e una carriera brillante, senza rinunciare alla sua vita privata. Cosa che in Italia non è affatto dato per scontata, soprattutto per una donna.

Mentre si avviava verso la sala riunione, inizio ad avvertire una certa ansia. Perché mai Paola e Luca erano insieme e perché volevano vederla?

Prima di aprire la porta facendo ingresso nella stanza, fece un respiro profondo per calmarsi e contò fino a tre prima di girare la maniglia della porta.

“Buongiorno!” disse rivolgendo un sorriso ad entrambi che erano intenti a rivedere dei grafici al PC. “Ciao Cecilia” la salutò la donna richiudendo il portatile per rivolgerle assoluta attenzione. Anche Luca accennò un saluto e si ricompose sulla sedia, raddrizzando la schiena.

La giovane capì immediatamente che non poteva trattarsi di una questione di lavoro di ordinaria amministrazione, non erano mai stati così formali.

“Abbiamo una proposta per te” le confessò Paola, chiarendo d’una volta per tutte il motivo di quella riunione privata.

“Come ben sai, in Italia siamo una realtà molto piccola, non è facile crescere qui, soprattutto nel nostro team” proseguì concedendosi una pausa per valutare la reazione della ragazza, che però quel discorso lo aveva già sentito.

“Noi con te ci troviamo molto bene, sei diventata indipendente, hai acquisito un certo livello di expertise nel lavoro. Sei indubbiamente cresciuta e maturata professionalmente” si complimentò la donna mentre teneva d’occhio la giovane per verificare la sua reazione, che ascoltava attentamente ricambiando lo sguardo. 

Alle parole di Paola l’io interiore di Cecilia andò completamente su di giri; finalmente veniva riconosciuto il suo duro lavoro, il suo continuo 'sbattimento' – come spesso diceva lei – che più di una volta le aveva provocato anche notti insonni.

Bisognava riconoscerlo: Cecilia non era esattamente una con poca ansia.

Tuttavia, il modo in cui si concluse quel breve ma lusinghiero discorso la lasciò perplessa.

"Cosa ne pensi quindi?" la incalzò la donna.

La giovane deglutì debolmente e si passò una mano sulle punte dei capelli, come era solita fare quando non aveva una risposta, quando era colta alla sprovvista. Il suo sguardo infatti non riuscì più a sostenere quello di Paola che tamburellò le dita sul tavolo in modo leggermente impaziente.

"Ceci, non devi rispondere adesso" la rassicurò Luca rivolgendole un sorriso amichevole, che Cecilia non esitò a ricambiare.

Le voleva bene, la capiva ed era ovviamente logico per lui che la ragazza avesse reagito così, nonostante ciò anche lui non poté esimersi dal non riconoscere che fosse un'occasione grandissima e lo sottolineò.

"Cè, andare a Londra rappresenterebbe per te uno step importantissimo nella tua carriera" le disse con il suo solito tono calmo.

Lo stesso con cui, ormai due anni fa, le aveva comunicato di essere stata assunta, con cui le aveva insegnato tutti i suoi trucchetti del mestiere, e ripetuto gli stessi mille volte.

"Finché non li saprai alla perfezione anche tu" le diceva sempre scrollando le spalle di fronte allo sguardo un po' colpevole di lei per avergli chiesto la stessa cosa ancora una volta.

"Lo so" riconobbe la giovane, però ancora non poteva dirsi pienamente sicura, per cui chiese se potesse avere qualche giorno per rifletterci. 

I due annuirono e le dissero che poteva prendersi tutto il tempo che desiderava, ovviamente nei limiti.

Il loro headquarter stava ormai organizzando i colloqui che sarebbero iniziati a breve, quindi non poteva aspettare troppo. Dopodiché lasciarono la ragazza nella sala riunioni da sola per ritornare alle loro scrivanie.

"Londra" rifletté a voce alta, un po' insicura. "C****, Londra!" ripeté di nuovo.

Questa volta quella sfumatura d'insicurezza che aveva accompagnato la prima affermazione era sparita per lasciare spazio alla consapevolezza che forse quell'opportunità era davvero l'occasione, il cambiamento che tanto aspettava, e che forse non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire.

 

***

Come avrete capito, la nostra Cecilia affrontò il processo di selezione che si sarebbe concluso, se dall’esito positivo, con lo spostamento negli uffici del team global della sua azienda Softender, basati nella capitale inglese.

Ci vollero ben tre colloqui prima di giungere alla conclusione del recruitment process: il primo con l'HR Business partner si tenne al telefono, dopodiché ne sostenne un secondo - questa volta in Skype call - con il Senior Media & Advertising Manager e l’Head of Comms & Media, il famigerato Jonathan Cartwright, per poi concludere il tutto con un volo a/r in giornata per Londra.

Questa volta il colloquio fu tenuto dallo stesso Global Marketing Director che, alla conclusione della chiacchiera, le fece i suoi personali complimenti, augurandosi di rivederla presto.

A quelle parole, Cecilia emise un gridolino di gioia; si sentiva già dentro e faceva bene a pensarlo, dato che la conferma ufficiale della sua assunzione giunse solo pochi giorni più tardi.

Furono due mesi incredibilmente veloci quelli che seguirono quella telefonata di conferma.

Due mesi durante i quali Cecilia non fece altro che festeggiare, offrendo da bere a chiunque incontrasse. 

Fabio e Giusy furono i primi a saperlo (preceduti dal suo capo Luca, che era insieme a lei quando ricevette la proposta), dopodiché fu il turno di dirlo ai suoi genitori, che in un primo momento non sembrarono impazzire dalla gioia.

In fin dei conti, la loro bambina sarebbe partita per l'Inghilterra e per loro, abituati a vederla almeno una volta alla settimana, essendo residenti a Latina, città originaria di Cecilia e a poco più di un’ora da Roma, fu un colpo duro da reggere.

Per fortuna ci pensò suo fratello Gianluca a farli ragionare, rassicurandoli che il trasferimento di Cecilia non avrebbe cambiato nulla. "Ormai prendere un aereo è persino più comodo che guidare" disse ai suoi per convincerli.

Se da un lato, la nostra giovane  protagonista non faceva che festeggiare, dall'altro, invece, ebbe diversi momenti di sconforto, in cui si pentiva della sua scelta.

Momenti di terrore e ansia si alternavano a momenti di gioia ed euforia fino al giorno stesso della partenza, assumendo particolarità intensità e frequenza man mano che si avvicinava il giorno 'x'.

Uno dei giorni più difficili fu l'ultimo che trascorse negli uffici di Roma. 

Luca non fece che sospirare tutto il giorno, imprecando contro se stesso per averle proposto di candidarsi ad ogni cosa che Cecilia toglieva dalla scrivania per riporla nella scatola, che si era portata il giorno prima per svuotare cassetti, armadietti e scrivania.

Era un'incredibile quantità di roba quella che si rese conto di aver accumulato in quei due anni. 

Quello scatolone si rivelò essere abbastanza pesante, esattamente come il bagaglio emotivo che si sarebbe portata dietro.

"Quest'ufficio non sarà più lo stesso senza di te" ammise Luca mentre le concedeva un abbraccio, l'unico di quei due anni di rapporto lavorativo insieme.

"Mi mancherai" riconobbe lei quando si staccò per salutare gli altri compagni di ufficio.

"Promettimi che ci proverai con Fiorella" disse infine, poco prima di entrare in ascensore.

Luca sospirò e roteò gli occhi, non ne poteva più di sentirglielo dire. E fu proprio per quello che aspettò che le porte dell'ascensore cominciassero a chiudersi, prima di concederle una piccola soddisfazione.

"Ok, lo farò" dichiarò sotto lo sguardo incredulo di Cecilia che spalancò la bocca per la sorpresa, urlando poi un "lo sapevo" dall'interno ascensore, ormai diretto al piano terra.

 

 

***

 

London, 25/07/2018

 

"Ladies & Gentlemen, welcome to London.

We'll be landing in less than 15 minutes. We ask you to please remain seated and to fasten your seat belt.

The weather outside is sunny and warm, around 26 degrees.

We hope you had a pleasant flight and to have you aboard soon.

On behalf of British Airlines, we'd like to thank you for choosing BA and wish you a pleasant stay"

 

La voce metallica del comandante di bordo risuonò in tutto l'aereo informando tutti i suoi passeggeri che l'atterraggio sarebbe avvenuto di lì a breve e di cominciare a prepararsi.

Londra era vicina, ormai troppo vicina. 

Il cuore di Cecilia prese a martellare nel suo petto a ritmo inferocito, aggiungendosi ad una leggera sensazione di ansia che s'intensificava ad ogni metro di discesa del velivolo.

Sua madre Anna, accortasi del suo stato d'animo, strinse la sua mano per rincuorarla.

"Andrà tutto bene" sussurrò dolcemente. Un debole sorriso nacque sulle labbra della giovane che inspirò profondamente per darsi coraggio.

Ad accompagnare Cecilia e sua madre fu Giusy, la sua migliore amica che non si sarebbe persa per una nessuna occasione al mondo il trasferimento di Cecilia nella grande metropoli londinese.

Quando l’aereo fece incontro con la pista atterraggio di Heathrow facendo saltare leggermente tutti i passeggeri sui sedili a causa dell'impatto, Cecilia si morse l'interno delle guance per non lasciarsi sfuggire un gridolino.

C****, erano arrivati. Central London era a meno di cinquanta minuti di distanza, lei era a meno di cinquanta minuti da Central London.

Si sentiva sul punto di svenire, era talmente immobilizzata dall'ansia che arrivò persino a pensare che fosse meglio ritornare a Roma.

"Ceci, dai! Muoviti" la incitò Giusy mentre stava tirando fuori i loro bagagli a mano dalla cappelliera sopra le loro teste.

Anche sua madre si alzò e dopo aver controllato di non aver dimenticato nulla sul sedile, sollevò la figlia da un braccio.

"Andiamo! Hai voluto la bicicletta e ora pedali" le ricordò con tono sarcastico.

La giovane capendo di non avere molta scelta si alzò e s'incamminò lungo lo stretto corridoio dell'aereo che l'avrebbe condotta all'ingresso del gate A7.

La sequenza di eventi che la portò dall'uscita del Terminal 5 al non pulitissimo sedile di stoffa dalla Piccadilly line, le era completamente sconosciuta.

Non ricordava di essere passata per i lunghi corridoi bianchi di Heathrow, di averlo letto i diversi cartelloni pubblicitari su cui campeggiavano i vari messaggi "Welcome to London" e "London is open", il claim di campagna della Municipalità di Greater London con cui si era cercato di trasmettere il segnale positivo che la città era ancora aperta a tutti, inglesi e non, europei e non, nonostante il  giorno del giudizio, in cui la famosa Brexit sarebbe entrata ufficialmente in vigore, fosse ormai sempre più vicino.

Non ricordava nemmeno di aver fatto il fast check del suo passaporto ai gate di sicurezza e di essere salita sulla Tube, l'iconica metropolitana londinese.

Insomma, non ricordava nulla.

Lo sfondo nero dei lunghi sotterranei della metropolitana le scorreva davanti agli occhi, senza che lei se ne accorgesse minimamente, intervallandosi con le varie stazioni che l'avrebbe portata a Piccadilly Circus, loro destinazione finale.

Aveva deciso di non badare a spese per quel trasferimento e scelse un hotel in pieno centro per girare la città e godersi appieno quei primi giorni londinesi, nonostante fosse consapevole che avrebbe dovuto cercare una sistemazione definitiva altrove.

Poteva permettersi un hotel centrale per qualche giorno ma purtroppo non di pagare cifre stratosferiche per uno spazio per sé. Non per ora, almeno.

"Ceci, siamo quasi arrivate!" trillò entusiasta Giusy che non aveva fatto che parlare durante tutto il tragitto, elencando i posti che avrebbe voluto visitare. Era la sua prima volta nella capitale inglese.

In quel preciso istante, fu annunciato l'imminente arrivo alla stazione di Piccadilly, facendo scattare in piedi sua madre e Giusy.

Le due donne si affrettarono a raccogliere i loro bagagli (per fortuna non ne avevano molti, avendo Cecilia scelto di farsi spedire la sua roba, una volta sistemata) e dovettero alzare di peso anche la stessa Cecilia - ancora una volta - caduta in uno stato di totale catalessi.

Tutte e tre si avviarono verso l'uscita seguendo, a tratti il flusso di persone, che s'inoltravano sinuosi fra i lunghi corridoi e varie scale della stazione, e i diversi cartelli "Way out" che segnalavano il giusto percorso da seguire.

Tutto andava incredibilmente veloce; le persone si muovevano con una velocità disarmante, che scioccò sua madre, abituata ai ritmi ben più calmi di Latina.

Ma a Londra non c'è tempo per le esitazioni, bisogna correre sempre: correre lungo le lunghissime scale mobili della metro, correre per saltare sulla metro, spingendo possibilmente per salirvi.

Tutti talenti che anche la nostra Cecilia avrebbe sviluppato di lì a breve. Erano banali tattiche di sopravvivenza, d'altronde.

E fu proprio allora che la potenza energetica di Londra si scagliò con prepotenza contro di lei, provocandole la prima vera reazione della giornata.

Un gruppetto di ventenni si riversò nelle scale mobili della Tube, in direzione opposta alla loro, cantando e ballando Jump di Madonna, con tanto di speaker Bluetooth per attirare, se possibile, ancora di più l'attenzione.

"Get ready to jump.

Don't ever look back, oh baby!

Yes, I'm ready to jump.

Just take my hands.

Get ready to, are you ready?"

 

Nel pronunciare quest'ultima parte di ritornello, uno dei ragazzi puntò dritto negli occhi della giovane, quasi avesse intuito che avesse bisogno di incoraggiamento. E fu proprio allora che Cecilia si sentì rinata, ricaricata da quell'energia positiva che avvertiva scorrerle nelle vene; sì, era pronta. Era decisamente pronta a saltare.

 


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Angolo dell'autrice


Ciao a tutte!

Come qualcuno di voi aveva previsto, Cecilia è arrivata a Londra! Finalmente ha avuto quel cambiamento, lo scossone di cui aveva bisogno per risvegliarsi e riprendere il controllo :D ma chissà che cosa l'aspetta a London, UK.
Purtroppo non trovo la foto delle scale mobili della Piccadilly, ma appena riesco ve la porto ;) così potete guardare voi stesse l'infinità delle scale mobili della metro (almeno chi non è famigliare con la città).

Vi lascio anche il link per sentire Jump di Madonna (io l'adoro|): 
https://www.youtube.com/watch?v=Rx0mYN32Kps 

Bene, ora vi lascio! A sabato prossimo :*

 
   
 
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