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Autore: AlekHiwatari14    16/02/2019    0 recensioni
Riku, per qualche strana ragione, viene convocato da Yen Sid il quale gli affida un compito importante che nessun altro dovrà mai sapere, essendo l'unico maestro di keyblade in grado di farlo. Dovrà aiutare una fanciulla a chiudere le dimensioni, ma non una qualsiasi. Il viaggio che intraprenderà lo metterà a dura prova, ma non solo. Tra nuove amicizie e scoprendo nuovi mondi nascerà qualcosa di unico che nessuno mai dei protagonisti si sarebbe aspettato.
Raccontata attraverso gli occhi di Riku e dando un ipotetico futuro alla storia di Kingdom Hearts 3 (anche se non l'ho ancora finito e mi baso solo tramite i vecchi Kingdom Hearts già visti e conosciuti e qualcosina vista dai trailer, quindi niente spoiler del 3).
Preparatevi a godervi questa storia attraverso i nuovi mondi.
Buona lettura.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Riku
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 2.

 
Ero in viaggio da ore.
Tutto era diventato silenzioso di colpo. Nonostante si fosse aperta un po' di più con me, era come se ci fosse sempre quell'alone di mistero in lei che la accompagnava sempre. Cominciai a dubitare di tutto. Insomma, non avevo ancora visto il suo volto e tutto quel mistero mi confondeva proprio il suo essere silenziosa. Sapeva molte cose su di me. Inizialmente credevo fossero coincidenze, ma non era così. Percepivo che sapeva realmente di me. Pensai anche che fosse in combutta con l'organizzazione XIII. Il fatto che comunque non sapevo nulla di lei non mi piaceva. Era come se la porta del suo cuore fosse chiusa e non poteva entrare nessuno nella sua lunghezza d'onda. Nessuno mai l'avrebbe scalfita. La cosa in parte mi terrorizzava. Non compresi perché. Pensai solamente che fosse il suo modo di tenere alla larga tutti, ma i dubbi continuavano a rimanere. Più passava il tempo e più mi sentivo perso. Ebbi l'impressione che si divertisse a starsene lì ad osservarmi in silenzio.
"Ecco. Siamo arrivati." Disse improvvisamente, per poi indicare la direzione e continuare:"Fermiamoci qui. Probabilmente ci sarà una serratura da chiudere in questo mondo."
"Da cosa lo deduci ?"
"Lo deduco dal fatto che conosco il posto. Ha ottimi guardiani, ma comunque è sotto tiro perché è all'entrata di un varco. Andiamo. Non si sa mai."Informò. Sinceramente non ci capivo molto della sua logica, ma comunque feci come mi disse.
Volevo stare allerta ed evitare ogni trappola. Una persona del genere era incomprensibile e totalmente imprevedibile. Infatti avrei pensato a tutto tranne quello che accadde.
Atterrammo su quel mondo.
Lei sembrava a suo agio. Era come se quel posto lo conoscesse da sempre. Uscimmo dalla Gummiship per avviarci a controllare il posto.
"Vieni. Andiamo da questa parte." Indicò verso sinistra. Ci incamminammo. Ero accanto a lei, quando notai che era più accanto a me. Mi voltai e vidi che un drago l'afferrò per il cappuccio che aveva sulla testa. Glielo tolse per poi strattonarla. Evocai la keyblade per raggiungerla e aiutarla, quando mi fermai di colpo. Mi bloccai per quella tranquillità assurda e quello scatto fuori dal comune con cui si svincolò dalla situazione. Si tolse il gilet per poi afferrarlo con l'altra mano e cercare di tirarlo dalla bocca dell'essere.
"Lascialo! Su, bello! Lascia la presa!" Esclamò ridendo dolcemente, per poi avvicinarsi all'essere e grattandolo sotto al collo.
"Ma... Che...?" Mormorai incredulo davanti a quella scena.
Non sapevo se essere incredulo per il modo in cui l'avesse steso oppure per il fatto che se ne stava tranquillamente senza gilet quando mi aveva ribadito più volte di non guardarla. Riuscii a vedere i suoi capelli castani e lunghi, ma non focalizzai bene il suo volto.
"Ah... Sdentato!" Sentii chiamare dietro di me. Mi voltai e vidi un tipo dai capelli castani e dei vestiti strani che mi sorpassava. Sembrava un vichingo, ma non ne ero sicuro. Mi superò, avvicinandosi alla ragazza:"Mi spiace, R. Non riesco a insegnargli di stare buono."
"Tranquillo. A me non dispiace di essere accolta con tanto affetto, anche se a momenti mi strangolava se avessi avuto il gilet chiuso come l'ultima volta."
"Su, lascia! Cattivo, Sdentato. Che razza di figure mi fai fare? Non si fa!" Disse il tipo prendendo il gilet per poi dirle:"Spero che tu non debba già ripartire, altrimenti non saprei come togliere questa bava di drago."
"Tranquillo. Rimarremo per un po'."
"Rimarremo?" Domandò, vedendomi dietro la ragazza che non perse tempo a presentarmi: "Ti presento Riku, lui è il tipo di cui ti ho parlato."
"Ah... Colui che chiude le serrature dei mondi. Non sai che strane storie si sono inventati i ragazzi. Cose da mettersi le mani nei capelli."
"Ehi, una ragazza che parla di serrature e di chiavi è sempre visto in maniera maliziosa, anche se lo dice con innocenza."
"Tu? Innocente? Ma a chi la dai a bere? Tutti lo sanno che sei la donna dei doppi sensi."
"Doppi sensi? Io? Ma va!" Rise scuotendo la testa. Quei due si conoscevano e non da poco. Questa era l'unica cosa di cui ero certo in quel momento.
Il tipo si avvicinò per poi presentarsi:"Io mi chiamo Hiccup, benvenuto nel mondo di Berk."
"Berk?" Mormorai non sapendo nulla di quel mondo.
"Si, è il nostro mondo. R mi ha parlato molto di te."
"Davvero?" Chiesi sorpreso. Era incredibilmente assurdo e allo stesso tempo inquietante.
Mi sentivo a disagio. Non conoscevo niente di lei e lei sapeva così tanto su di me a tal punto da parlarne in giro.
Non sapevo cos'altro aspettarmi.
"Si, ma non farci caso ai draghi. Spero che tu non abbia paura di loro." Continuò Hiccup mostrandosi molto amichevole. Guardai il drago che era ancora accanto a quella tipa e borbottai: "Non sembrano terrificanti come li descrivono."
"Lo so. Infatti sono davvero dei coccoloni, ma non stiamocene qui. Andiamo al villaggio. Probabilmente dopo ore di viaggio starete stanchi e affamati."
"In effetti..."
Hiccup ci fece strada e mi affiancai a quell'aiutatrice. Non riuscii a resistere alla curiosità. Forse era proprio perché non sapevo nulla e la voglia di conoscere ne era troppa. Spostai lo sguardo verso il viso per poter ammirare il suo volto. Aveva dei capelli castani lunghi, sulla fronte un ciuffo corto, aveva gli occhi azzurri e dei lineamenti molto simili a Naminé. Era strano, ma ai miei occhi non sembrava così bella come aveva detto. Cioè... La vedevo normale. Perché allora si innamoravano di lei solo a vederla? Perché dirmi una cosa del genere? A me, sinceramente, non faceva ne caldo ne freddo.
Lei si voltò verso me, guardandomi diritto negli occhi e dicendomi:"7 ore 45 minuti e 30 secondi netti."
"Che?"
"È il tempo che ci hai messo prima di guardarmi."
"Cosa? Hai cronometrato tutto?" Domandai incredulo, vedendo che aveva fermato l'orologio che aveva al collo per poi dirmi: "Sapevo che non avresti resistito."
"Mi spieghi di cosa stai parlando?"
"Ti avevo detto di non guardarmi nemmeno se fossi rimasta a volto scoperto."
"Guarda che ti vedo normale e non questa bellezza eclatante." Confessai incrociando le braccia, ma lei continuò: "Infatti sono normale."
"Cosa?" Urlai incredulo, mentre lei spiegava: "Volevo prenderti in giro e vedere quanto avresti resistito prima di guardarmi in viso. Avresti dovuto bendarti secondo me."
"Ah ah... Spiritosa. Davvero molto Spiritosa..." Ironizzai infastidito da quel suo modo di fare. Si era presa gioco di me pur non conoscendomi e la cosa era davvero irritante. Arrivammo al villaggio dove ci diedero del cibo e da bere. Misero della musica per festeggiare probabilmente l'arrivo di quella Lady R che tanto nobile non era.
Cominciai ad essere infastidito da lei. Farsi beffa di me ed io che l'avevo anche creduta. Tsk... Dovevo capirlo.
Era la classica persona meschina, razzista e che si prende gioco di tutti o almeno era ciò che credevo in quel momento.
"Ehi, non mangi?" Domandò sedendosi accanto a me,per poi darmi un piatto con della carne e dell'acqua.
Aveva quel sorrisetto fastidioso. Non pensavo potesse esistere qualcuno così irritante.
La guardai contrariato per un istante. Non mi fidavo di lei. Non ci riuscivo.
" Cos'è quel broncio? Ancora arrabbiato per lo scherzo?" Comprese ed io rivelai urtato: "Tsk... Ed io che credevo che avresti ipnotizzato qualcuno."
"Beh, nel tuo universo così mi dipingono, perché deluderli?"
"Vedo che ti adegui a tutto quello che dicono." Mormorai irritato dal suo modo di fare, ma c'era qualcosa che mi sfuggiva e nemmeno me ne rendevo conto. Lei mi guardò e continuò: "Veramente non a tutto. Solo quello che mi conviene e che fa bene agli altri."
"Quindi anche il discorso razzista su New Ranopoli ti eri adeguata."
"Per quanto mi faccia male fare discorsi del genere, si. Se c'è equilibrio e la serratura è chiusa, non entrano heartless e di conseguenza non c'è oscurità nel mondo. A parte quella che li equilibra."
Quelle parole mi sorpresero. Non sapevo che doveva esserci l'oscurità in un mondo per equilibrarlo con il bene.
"Quindi in tutti i mondi c'è l'oscurità?"
"Si, in tutti i mondi. L'avrai notato anche tu. Topolino aveva tanta oscurità quando era solo un apprendista di Yen Sid. Il suo equilibrio ha rilasciato gli heartless. La sua brama di potere l'ha portato a quello, ma lui non è oscurità e quindi ha voluto rimediare andando nel mondo oscuro. " Spiegò. In quel momento compresi tante cose.
Capii che era vero. L'avevo visto con i miei occhi quel Topolino che aveva allagato tutto a causa dell'oscurità e capii anche il motivo per cui il re non la vedeva di buon occhio quella aiutatrice.
"Ora capisco. Per questo Topolino è contrariato con te. "
"Gli ho detto la semplice verità, ma lui non l'ha presa tanto bene. "
Abbassai lo sguardo. Pensai a tutti i mondi visitati e un senso di angoscia mi salì.
"Nel mio mondo... Su isole del destino... Io ero l'oscurità... "Farfugliai pensando ad alta voce, ma lei scosse la testa per poi dire: "Non eri tu, ma Ansem. O meglio la parte di Xehanorth che si è impossessato di te. Quella era l'oscurità. Tu... Non c'entri nulla. "
"Invece sono stato io il colpevole. Non avrei dovuto cedere all'oscurità."
Scosse nuovamente la testa per poi appoggiare la sua mano sulla mia per attirare la mia attenzione e dire: "Ti sbagli, Riku. Tu dovevi. Altrimenti non saresti un esemplare maestro di keyblade."
Rimasi sorpreso da quelle parole, per poi guardarla continuare, mentre volgeva lo sguardo altrove: "Dovevi imparare a controllare le ombre dentro te e a non farti scalfire dall'oscurità. Per questo ci sei cascato. Era solo la tua preparazione verso una strada migliore o come la chiami tu, verso l'alba."
Quelle parole scaldarono il mio cuore. Era come se avessi dentro ancora tanta frustrazione del mio passato, ma in qualche modo lei mi avesse tranquillizzato. Avrei pensato qualsiasi cosa. Avrei pensato di tornare indietro e cancellare i miei sbagli se avessi potuto, ma con quelle parole capii una cosa importante che non mi era stata ancora detta. Capii che era destino che io cadessi nell'oscurità perché dovevo rinascere come la luce infondo al tunnel. Lei si alzò allontanandosi da me e andando a prendere dell'altro cibo, lasciandomi il piatto e l'acqua lí. L'avevo giudicata male. L'avevo definita qualcosa che forse non era.
"R..."Chiamai facendola fermare e voltare verso di me a dire:"Si?"
"Grazie..."
Lei sorrise e continuò a camminare.
Non compresi perché, ma in qualche modo lei riusciva a farmi star bene. Possibile che lei fosse davvero diversa da come l'avevo giudicata fino a quel momento?
"Ehi, vieni a ballare?"
"Che?"
In un istante mi ritrovai ad essere trascinato in pista a ballare una canzone chiamata 'Mr Jack' o qualcosa del genere. Non ne sapevo nulla di ballo, ma lei continuava a dire di seguirla. Fortunatamente i passi erano sempre gli stessi, ma stare dietro alla sua vivacità non era semplice.
"Ho sempre sognato che..." Tentò di dire qualcosa, ma si bloccò poiché c'era gente che continuava a venirci addosso per la frenesia del ballo.
"Non ce la faccio più. Ci andiamo a sedere?" Domandai sentendomi veramente in imbarazzo. Non mi è mai piaciuto stare in mezzo al casino.
Lei mi guardò e con un sorriso mi seguì. Ci allontanammo un po' dal resto del gruppo. La musica era troppo alta e sinceramente stava per scoppiarmi la testa. Si sedette sull'erba, alzando la testa e guardando le stelle.
"Da qui si vedono molti più mondi." Mi disse, ma la curiosità mi prese.
"Eh già." Mormorai, sedendomi accanto a lei, per poi chiedere:"Che stavi dicendo prima?"
"No, dicevo che..." Si voltò verso me, per poi bloccarsi. Aveva un'aria strana, quasi come se stesse pensando a qualcosa. Forse ci aveva pensato su e voleva cambiare discorso o magari era un modo nuovo per prendermi in giro, infatti fu proprio ciò che fece.
"Pensavo solamente che è stato bello ballare con il principe azzurro."
Spostai lo sguardo da lei per poi scuotere la testa:"Smettila. Non sono un principe azzurro."
"Beh... Shiki ti chiamò così, no?" Svolsi nuovamente i miei occhi su di lei, mentre se ne stava a guardare le stelle.
Era proprio come se sapesse tutto su di me e la cosa mi lasciò sorpreso, anche se non dovevo esserlo avendolo già capito, ma... sapeva troppo.
Poi rise inspiegabilmente e continuò quello strano discorso spostando lo sguardo verso me: "E comunque, detto tra noi, è meglio che non sei un principe azzurro. Tutti nel mio mondo sanno la verità su quei principi."
"E cioè?" Domandai incuriosito e lei aggiunse:"E cioè è gay."
"Cosa?" Cercai di capire sorpreso, anche se sapevo che era una trovata per prendermi in giro e lo sottolineai: "Mi stai prendendo in giro."
"Certo che no!" Urlò con una spontanetà assurda per poi continuare quel discorso essendo convinta di quello che diceva: "Avanti trovami un principe azzurro senza ceretta e con aria molto maschile. Fino ad ora non ho ancora visto un principe con muscoli e soprattutto con le palle di affrontare le situazioni."
Non so perché. Forse era il modo in cui lo diceva, ma era davvero divertente sentirla parlare con quelle convinzioni assurde. Cominciai a ridere pur non volendo. Era simpatica e dovevo ammettere che in parte era effettivamente vero. Capii una cosa essenziale di lei. Quella ragazza aveva molti nemici non solo perché parlava con il cuore, ma anche in faccia alle persone.
Cominciò a piacermi il modo in cui la pensava. Ormai eravamo in viaggio da ore e la ritenevo un'amica o comunque una conoscente. Volevo saperne di più di lei, del suo mondo.
Lei sapeva così tanto di me, mentre io continuavo ad essere all'oscuro della sua realtà.
Così, preso dai miei dubbi e dalle mie curiosità, chiesi: "Dimmi, sono proprio curioso di sapere... Com'è il tuo mondo?"
Quel volto sorridente si spense di colpo. Era come averle chiesto l'impossibile. Abbassò lo sguardo rispondendo: "Non ti piacerebbe."
"Perché?" Continuai a domandare. Il suo cambio d'umore non era per nulla normale. Probabilmente non le piaceva stare lì o semplicemente non voleva dirlo, anche perché mi rispose con:"Meno sai..."
"Meglio è. Ho capito. Ormai è diventato un motto. Se non vuoi parlarne non fa nulla, ma almeno vorrei sapere qualcosa in più su di te?"
"Di me? E perché?"
"Perché tu sai molto su di me, mentre io proprio nulla."
Quelle parole la fecero tenere la testa più bassa del solito. Era come se non potesse parlare, ma voleva. Era strano.
Possibile che qualcuno glielo impediva?
"Cosa vorresti sapere di me?" Domandò ed io non persi tempo a dire:"Non so... per esempio che vita fai quando non sei in giro oppure il tuo carattere. Qual è? Questo o quello che hai mostrato a New Ranopoli?"
Rimase in silenzio. Scosse la testa, per poi parlare in codice:"Cogli i tratti comuni."
"Che?"Mormorai non capendo. Lei continuava a non guardarmi e a tenere quell'espressione strana, come se volesse parlare, ma non poteva:"I tratti comuni sono il mio vero carattere."
Non volevo forzarla, ma comunque mi sentivo preso in giro da tutta quella situazione di mistero e di distanza che continuava ad avere. Era come se una parte di lei volesse starmi vicino, avere la mia amicizia, mentre l'altra parte no. Era combattuta con se stessa e non ne capivo il motivo.
"Di sicuro il mistero è da te, proprio come il fatto di prendermi in giro." Quelle parole furono come una delusione per lei. Scosse la testa e mettendosi una mano dietro la nuca chiarì: "Guarda che non ti prendo in giro. Mi piace solo vedere come reagisci a tali situazioni. In fondo, anche se so molto su di te non posso dire di conoscerti bene."
In quel momento mi resi conto che era molto insicura, nonostante si mostrasse forte. Era un combattimento continuo con se stessa. Come se stesse reprimendo qualcosa dentro e questo la faceva star male.
Rimasi in silenzio per un po', ma comunque volevo sapere come sapeva tutte quelle cose su di me e glielo chiesi: "Come fai a sapere tutte queste cose su di me?"
"Mi spiace, non posso dirtelo." Continuò a dire ed io cercai di capire: "Perché no?"
Volse lo sguardo verso me, per poi dirmi quelle parole assurde e senza senso: "Staresti male e cadresti nell'oscurità se te lo dicessi. Infondo... nemmeno io penso che la prenderei bene se sapessi che la mia realtà è tutt'altro e che il mio mondo è..."
Si bloccò di colpo, come se avesse compreso che stava dicendo più del dovuto.
"Qual è il tuo mondo?"
Rimase ferma a guardare un punto ben preciso dell'erba e continuò: "È un mondo lontano. Molto lontano. In un universo dove l'oscurità prevale sulla luce e cerca di abbassare i nobili di cuore ridicolizzandoli e facendoli sentire inadatti e fuori dal comune."
"Mi stai prendendo in giro. Non esistono mondi così pieni di oscurità e odio." Risposi convinto di ciò che sapevo, ma la realtà era ben diversa.
Probabilmente lei veniva realmente da un mondo del genere. Aveva quello sguardo perso nel vuoto mentre confermava ciò che aveva detto: "Oh... certo che esiste. Ci abito io e ogni giorno è una lotta continua prima con i familiari, poi con gli amici e in fine con la società."
"Come si chiama questo mondo?"
In quell'attimo sembrò ritornare in sé. Scosse la testa per poi alzarsi velocemente da terra e dirmi: "Non posso dirtelo. Non avrei dovuto dirti nemmeno questo."
Si mise le mani agli occhi, come ad asciugarsi le lacrime che non avevo notato. Stava male. Stava male perché odiava il mondo da cui proveniva ed io non facevo altro che alimentare quel dolore cercando di capire. Cominciò ad avanzare per allontanarsi da me.
"Dove vai?"
"Ovunque non si parli delle mie cose personali. Anche perché ti farebbe male sapere troppo." Mi disse continuando il suo cammino e lasciandomi lì, seduto a guardare le stelle.
Possibile che quest'aiutatrice stia così male? Possibile che esistano mondi pieni di oscuritù che fanno del male ai proprio abitanti?


   
 
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