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Autore: Snow_Elk    16/02/2019    2 recensioni
Che cosa hanno in comune un mercenario di Reilly e una predatrice ribelle? Niente, probabilmente si sparerebbero a vicenda ancor prima di chiedere "Ehi, hai una sigaretta??". Ma non è il caso di Jeff e Dave che, catturati dall'Enclave, si ritroveranno ad affrontare un viaggio lungo che li costringerà ad attraversare tutta la zona contaminata di DC. Tra incontri fuori dal comune, scontri all'ultimo sangue e disavventure di ogni genere i due scopriranno che la zona contaminata non è semplicemente una distesa in rovina, un monumento ai peccati dell'uomo, bensì un luogo che ha una vita propria e secondo alcuni...anche una coscienza.
NOTA BENE: questa è una storia scritta a 4 mani in cui io sarò il mercenario"Jeff" mentre madame_red_, l'altra scrittrice, interpreterà la predatrice "Dave". Qui potrete trovare il suo profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=141224
Speriamo che questo nostro esperimento vi piaccia.
Enjoy and stay close!
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Odissey in the Wasteland
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Capitolo XIX -A F***ing Cataclysm
 
Nota degli autori: Intanto, vogliamo salutare chiunque sia rimasto qui, ad aspettare, che questo benedetto XIX episodio venisse fuori in qualche modo, sperando che non fossimo spariti del tutto, abbandonando per sempre quei poveri disgraziati di Jeff e Dave e le loro disavventure. Grazie a tutti voi per essere ancora qui. Che dire, 2019, anno nuovo, vita nuova, episodio nuovo (seems legit, no?). Siamo ad un punto di svolta, ci avviamo verso la fase più caotica e contorta del viaggio dei protagonisti e sia io sia Madame vogliamo darle una degna conclusione, a cominciare da questo episodio. Buona lettura!


Jeff Callaghan
 
Avamposto di Arefu                                                                    8 Settembre 2275

 
-Jeff…non so se me la sento- sussurrò Dave.
Sospirò, le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte -Dobbiamo farcela-
Lei sembrò calmarsi, ma prima che potesse aggiungere altro rispose di colpo:
- Sono successe troppe cose, abbiamo rischiato di finire all’altro mondo quante volte? Cinque? Dieci? Ho perso il conto, non è passata neanche una settimana da quando è iniziata questa storia e guardaci – indicò uno specchio a metà che giaceva incrinato contro una delle pareti polverose della stanza dove il loro riflesso si perdeva nella penombra – Siamo al limite – incrociò lo sguardo della predatrice nello specchio e sentì un brivido corrergli lungo la schiena: per la prima volta da quando si erano incontrati lo vedeva vuoto, privo di quella scintilla che lo contraddistingueva.
In un primo momento non rispose, rimanendo in silenzio, riflettendo sul fatto che non poteva che dar ragione a lei, erano entrambi al limite, provati da un susseguirsi incessanti di eventi che li aveva strapazzati come due uova di gecko.
Un’odissea folle che stava tentando in ogni modo di spezzarli, di cancellarli dalla faccia della zona contaminata. E c’era quasi riuscita.
Dave rimase immobile a fissare il riflesso nello specchio, come se stesse aspettando che fosse lui a rispondere, a trovare una risposta capace di farli respirare di nuovo.
- Ascolta Dave – si sedette su una delle sedie e vedendo che King stava tornando indietro borbottando insulti a caso gli fece cenno di aspettare fuori dalla stanza. L’uomo incrociò il suo sguardo e annuì: se c’era un pregio di quel vecchio bastardo era che sapeva quando doveva stare al posto suo.
Invitò la predatrice a sedersi accanto a lui e le allungò una sigaretta dal pacchetto ormai consumato. Da quando si erano conosciuti avevano fumato e bevuto come bestie, forse era quello che li “aveva tenuti in vita” in quel cataclisma continuo.
- Hai ragione, okay? Tutto ciò non ha senso ma cos’altro possiamo fare? Siamo con le spalle al muro, ci hanno messo in questa situazione contro la nostra volontà e abbiamo solo due opzioni: o la risolviamo o crepiamo provandoci-
- Mi sono rotta il cazzo di…- sibilò lei tentando più volte di far funzionare un vecchio accendino.
- Aspetta. Non sto dicendo che dobbiamo essere le marionette di quelle due troie, mi sono rotto il cazzo tanto quanto te. Sto solo dicendo che dobbiamo trovare una soluzione se vogliamo chiudere la faccenda, un asso da giocare a nostro favore. E quell’asso è Vance – fece un tiro anche lui, ormai gli veniva naturale tanto quanto respirare o sparare. Vivi da mercenario, muori da mercenario.
La ragazza sbuffò via una nuvoletta di fumo grigio, lanciando qualche cerchio qui e lì, osservandoli svanire uno dietro l’altro, sembrava che quella scintilla nei suoi occhi per attimo si fosse riaccesa. Un lampo.
- Spiegati meglio, non girarci intorno – girò la sedia e si sedette a cavalcioni per ascoltarlo. Bene, aveva finalmente ottenuto la sua attenzione.
- Vance è un mio amico, una vecchia conoscenza, e mi deve un bel paio di favori. Oltre a questo, la Famiglia ha instaurato rapporti con molte fazioni della zona contaminata e sa come muoversi al meglio per raggiungere DC e dintorni – spiegò, indicando con le dita punti immaginari di una mappa nell’aria.
- E con questo? Cosa ce ne dovremmo fare? Non abbiamo bisogno di una guida turistica per poter tornare a casa – nel pronunciare l’ultima parola Dave abbassò lo sguardo: “casa” probabilmente non era un termine che comprendeva appieno in quel momento, non dopo tutto quello che era successo.
- Pensaci bene – si sfilò di dosso il ciondolo delle Twin Sisters e lo lanciò sul tavolo accanto al posacenere. Dave lo fissò perplessa.
- Ci hanno incaricato di chiedere aiuto a tutte le fazioni per far fronte ai Noctar o come diavolo si chiamano quelle bestie, giusto? –
- Giusto – un altro tiro. Un’altra nuvoletta, sguardo fisso.
- Ma non dobbiamo necessariamente essere noi a consegnare questo cazzo di ciondolo, mi segui? – le labbra di Dave si arricciarono in un mezzo sorriso.
- Per una volta sembra che ragioni come me, Jeff. Vai avanti –
- Se riusciamo a salvare Vance potrò consegnare a lui il ciondolo e far sì che venga “riprodotto” in più copie e spedito a chi di dovere. Le fazioni saranno avvisate, la missione sarà stata compiuta e noi potremo dirigerci verso casa senza temere di aver un altro incontro con quelle psicopatiche – posò entrambi i gomiti sul tavolo, incrociando le dita serrate intorno alla sigaretta che si consumava in silenzio.
- Siamo sicuri che funzionerà? – chiese lei, con un’ombra di dubbio che si insinuava sotto gli occhi.
- Abbiamo mai avuto certezze? – entrambi sorrisero, un sorriso amaro pensando che se l’erano sempre cavata sul filo del rasoio, andando “contro il banco” per usare una metafora da casinò. Era quella sottile complicità mista a tenacia e follia che li teneva ancora a galla.
- Un ultimo sforzo, Dave, poi potremo riposare – sentenziò, sperando che tutte quelle parole non fossero state vane. La ragazza spense la sigaretta e lo fulminò con lo stesso sguardo di quando si erano quasi uccisi a vicenda.
- Un ultimo sforzo, Jeff –
 
                                                      […]
 
- Allora ce l’hai? – chiese per la terza volta di fila. King lo fissò ancora più perplesso per poi sputare a terra.
- Sei impazzito? Ti ho già detto che quella roba vi ammazza, non voglio avervi sulla coscienza! – rispose con i nervi a fior di pelle, cercando di nascondere la preoccupazione.
- Non abbiamo alternative – rimase impassibile – Vuoi rivedere Vance vivo? Vuoi insultare ancora una volta gli scavenger? Allora devi darci quella merda, King –
- Jeff, sappiamo entrambi che fine hanno fatto tutti i membri dei Junkies dopo che l’hanno presa – il tono del vecchio si erano fatto pacato, la rabbia era scomparsa, -sostituita da un’amara consapevolezza.
- Lo so – si volse a guardare Dave che si era di nuovo “accomodata” sul cornicione della sovraelevata – Ma non possiamo fare altrimenti, abbiamo una sola chance e per come siamo ridotti finiremmo per diventare carne da cannone. Non possiamo aspettare di riposarci, gli Artiglio non sono mai stati gente paziente –
King lo aveva ascoltato in silenzio, scuotendo la testa ogni tanto.
- Whiskey, se quello schifo di Cataclysm ti spedisce all’altro mondo, verrò a prenderti per ammazzarti di nuovo. Sono stato chiaro? –
Sorrise: il vecchio sapeva come allentare la tensione con le sue minacce.
- Chiarissimo. Bastano due mezze dosi, prendi la partita più recente che hai. Dopodiché partiremo immediatamente. Tu rimani qua a difendere il forte, ho bisogno di un fucile che ci copra il fondoschiena–
- Avrete la strada spianata, ragazzo. Se quelle teste marce si faranno vedere, gli regalerò qualche buco in più! – il vecchio si allontanò sghignazzando e lui si diresse verso la predatrice.
- Ehi, sei pronta? –
- Sì, voglio solo finire questa faccenda, sbronzarmi e morire su un dannato letto –
- Dovremo usare un piccolo aiuto per farlo – Dave lo squadrò dubbiosa.
- In che senso? –
- Sarò breve: Cataclysm, una droga sperimentale nata da un mix folle di Psyco, Med-x, Adrenalina e non so cos’altro. Puoi immaginare che effetti possa avere – fece cenno a King che si stava avvicinando con un piccolo cofanetto in acciaio segnato dal tempo.
- Ma che cazzo? Non sarà mica quella merda che ha creato i supermutanti? – la ragazza sembrava visibilmente preoccupata, ma al tempo stesso incuriosita. Un dualismo che non si sarebbe aspettato.
- Una dose intera ti permetterebbe di far fuori un Behemoth, o prendere a schiaffi un deatchclaw ma una volta finito l’effetto, beh, non faresti più parte di questo mondo…-
- Merda…- Dave tornò a guardare verso la zona contaminata per quasi un minuto.
- Okay –  gli disse voltandosi, facendo spallucce – Tanto moriremmo lo stesso senza prenderla, no?-
Una mezza a dose a testa, una piccola siringa lunga quanto un pollice. Il liquido al suo interno sembrava a tratti brillare di un giallo inquietante immerso in quel blu innaturale. Chiunque avesse concepito quella droga era completamente pazzo.
Inspirarono all’unisono e si iniettarono la dose a vicenda.
- E adesso? – chiese la ragazza, sembrava leggermente stordita e anche lui non si sentiva con i piedi a terra. Come un bicchiere di troppo dopo una notte insonne.
- Adesso andiamo a far rimpiangere agli Artiglio di averci rovinato i piani per il “week end”, sperando che questa roba non ci faccia fuori prima. King! Avvisa gli Scavenger che ci stiamo muovendo, avremo bisogno di un diversivo per entrare a Big Town – riusciva ancora a formulare frasi in modo lucido, ma sentiva crescere dentro di sé il desiderio di buttarsi nella mischia, di uccidere qualcuno, di far bruciare il mondo ancora una volta. Poteva quasi vedere gli stessi pensieri prendere forma negli occhi della predatrice.
- Radiamo al suolo quell’accampamento di merda – sibilò Dave imbracciando le armi.
- Mi inviti a nozze - rispose lui, facendo scattare l’otturatore del fucile. In entrambi i casi sarebbe stato un massacro, ma non gli importava, perché alla fine la risposta a quei dubbi era sempre la stessa: la guerra, la guerra non cambia mai.

Dave Campbell
 
Avamposto di Arefu                                                                                                       8 settembre 2275

 
Quella roba che si erano appena fatti in vena era la cosa più sorprendente che le fosse mai capitato di provare, un mix letale completamente fuori dall’umano concepibile, era adrenalina, era sesso, era come se tutta la forza del mondo, dei secoli passati, le stesse scivolando bollente nelle vene, sfiorandole la pelle con la violenza di un torrente in piena. Si sentiva viva, più viva che mai, i muscoli tesi, pronti a scattare in avanti, sentiva un turbinio di energia che le dilaniava le budella, voleva il sangue e lo voleva ora.
Guardò Jeff: “Qual è la nostra prossima mossa?” Percepiva la sua voce con una nota roca come di chi ha sete.
“Ci muoveremo verso ovest di Big Town, passeremo davanti al cinema all’aperto Moonbean, ci saranno I supermutanti ma non mi interessa, ora come ora niente conta se non il nostro obbiettivo.” Jeff aveva lo sguardo perso, non assente ma come se avesse la testa piena di vespe, il suo corpo aveva dei piccoli scatti e una leggerissima patina di sudore gli copriva i muscoli in tensione, Dave fu quasi sicura di averci visto come tante piccole stelline sopra, ma forse era un malato parto della sua mente.
 
Si incamminarono con passo abbastanza spedito, volevano a tutti i costi trovare quell’uomo il prima possibile, entrambi sentivano la necessità di tornare a casa, Cataclysm non faceva altro che aumentare l’urgenza di distruggere qualsiasi cosa gli si fosse parata davanti pur di ottenere ciò che volevano.
 
Scesero dalla sopraelevata così come erano saliti, scavalcando ammassi di rocce e districandosi tra gli spuntoni del cemento armato che un tempo probabilmente tenevano su l’intera baracca, ma la discesa sembrò essere decisamente più facile della salita, forse per gli effetti della droga, forse chissà, davvero questa volta erano determinati e non due fuggitivi persi sa Iddio dove.
 Il sole brillava alto nel cielo ormai, non una sola ora di sonno, faceva un caldo infernale, un caldo secco, torrido che ti arde la gola, intorno a loro solo distruzione rottami e un gran mucchio di polvere che si appiccicava alla pelle sudata.
Dave gocciolava sotto le cinghie della sua painspike ma non se ne curava, la vita all’esterno non la percepiva come quella che le brulicava all’interno, era come se il suo corpo fosse come un guscio vuoto indistruttibile, un’armatura atomica fatta di nervi, tendini e pelle. Anche Jeff si muoveva con estrema facilità tra le rocce e Dave pensò che forse anche lui provava quella sensazione di potere.
 
                                                                         (…)
 
Camminarono a lungo per la piana desolata senza incontrare praticamente nessuno. pensò Dave, aveva voglia veramente di spaccare qualcuno, ne sentiva la necessità fin dentro le ossa. Ogni tanto lo spazio intorno a lei era come se si distorcesse vedeva figure lontane poi vicine, non umane. E poi la terra ondeggiava o si crepava ma aveva come il sentore che nulla di questo stesse veramente succedendo nella realtà, neanche I peggiori trip di Jet le avevano mai dato quell’effetto non aveva mai provato nulla di simile. Jeff era stranamente silenzioso, camminava diritto, o così le pareva, senza proferire parola, con lo sguardo puntato all’orizzonte, come un soldato veterano pieno di consapevolezze e certezze dalla vita. Dave si sentiva persa invece, era solo contenuto senza forma, viscere che si attorcigliano su loro stesse ma senza un essere umano a contenerle, solo sensazioni, solo vita. Era giovane d’altronde, della vita non aveva mai visto veramente nulla e da quando aveva incontrato Jeff si sentiva come se avesse imparato una storia secolare tutta insieme, tutta sulle sue spalle che pesava come un macigno ma continuava a non avere forma, a non avere una direzione, un senso.
 
Scosse la testa alzò lo sguardo e lo vide camminare, incurante dei problemi del mondo, seguì la linea delle spalle, la linea del collo e lo chiamò ad alta voce: “Jeff, almeno sai dove stracazzo stiamo andando?!”
Si girò di scatto come colpito da una freccia dritta tra la sesta e la settima vertebra cervicale, con un unico gesto l’afferrò con forza e le tappò la bocca.
 
“Si può sapere che cazzo urli, Dave? Guarda di fronte a noi – e indicò con la mano un piccolo agglomerato di strutture di fronte a loro- lo vedi quello? Quello è il fottuto cinema all’aperto Moonbeam e quel posto di merda raccoglie tanti di quei supermutanti che così tanti non ne hai mai visti nella tua vita”
Dave aveva il suo fiato sul collo, il tono di voce di Jeff era serio e sbiascicato al contempo, come di un soldato ubriaco al fronte, ebbe un brivido lungo la schiena, un brivido freddo e caldo, ghiaccio e fiamma. Era questo l’effetto che gli faceva Jeff Callaghan, un uomo che l’aveva trovata e le era stata al suo fianco fino a quel momento, un odi et amo, lo aveva minacciato, picchiato ma allo stesso tempo gli aveva dato tutta la fiducia che non aveva mai riposto in nessuno.
In quel momento ad esempio, odiava che le avesse tappato la bocca come una fottuta ragazzina ma al tempo stesso averlo vicino gli dava sicurezza.
 
Deglutì piano e annuì con la testa, non appena Jeff tolse la mano dalla sua bocca lei lo rimbeccò: “Brutto stronzo, vacci più piano con me”.
Jeff emise un verso che era più simile ad un cane che ringhia che ad una persona e lei gli fece una boccaccia.
 
Di fronte a loro tutto ad un tratto un supermutante di ronda fece capolino e iniziò ad avanzare più velocemente verso la loro posizione, intorno a loro il nulla, non un posto dove nascondersi,
 
Jeff iniziò ad aprire il fuoco contro di lui il supermutante sparò un colpo, uno la prese di striscio l’altro gli sfiorò la gamba, lesionando lievemente la pelle, non sentì dolore per nulla, anzi, potè quasi affermare che tutto sommato era addirittura piacevole quella sensazione.
 Un rivolo di sangue iniziò a colare giù dalla sua coscia, piano, inesorabile, Dave lo fissò per un tempo che le parve infinito ma che non doveva essere stato più di un secondo o una manciata di secondi, colando il sangue acquisiva forme e colori differenti, prima blu, poi verde, poi diventava a forma di persona, di deathclaw, di animali vari che popolano la Zona Contaminata. Con la mano pulì la gamba e se la portò alla bocca, il sapore del sangue, .
pensò la ragazza < quindi è sbagliato, dovrebbe essere quello della bestia> I ragionamenti si erano ridotti a quelli di un robot o di un bambino di una decina di anni, macchinosi, lenti e stupidi.
Tutto era confuso, con la coda dell’occhio vide che Jeff stava dandosi da fare per tirare giù il bestione e ci stava riuscendo, voleva partecipare.
 
Iniziò a correre verso il supermutante e sparò un colpo, dritto al ginocchio, era quasi esausto ormai, già indebolito dalla furia omicida di Jeff, si inginocchiò, pronto per essere macellato, cancellato dalla faccia della Terra.
Un colpo, un unico colpo in mezzo alla fronte e il supermutante si accasciò con un rantolo.
Jeff scoppiò in una risata roca e inquietante, sanguinava anche lui, o forse era solo il sangue schizzato nella battaglia, si sedette per terra. Dave gli saltò quasi addosso iniziando a toccarlo sul viso come un animale: “Sei ferito?”
 
“Non lo so” rispose Jeff con un sorriso beffardo.
 
“Come fai a non saperlo?” Rimbeccò lei.
 
“Non lo so e basta, non sento nulla” sorrise ancora.
 
“Al diavolo! Alzati e muoviamoci, ce ne saranno altri” Dave pronunciò queste parole con una voce estremamente risoluta.
Jeff non proferì parola, si alzò da dove era seduto, spolverò gli abiti e come se fosse la persona più rilassata del mondo si incamminò verso il Cinema all’aperto che ormai era a pochi metri da loro.
 
                                                               (…)
 
Il luogo era deserto, intorno a loro niente, niente di niente.
“Dove sono gli altri supermutanti?” Sussurrò Dave
“Strano-gli occhi di Jeff si muovevano velocemente da una parte all’altra delle piccole strutture diroccate- qui non c’è nessuno.”
“Merda” sibilò Dave
“Perchè imprechi, cazzo siamo fortunati che non ci sia nessuno” rispose scocciato Jeff.
“No, perchè se non sono qui chissà dove sono, a tenderci chissà che imboscata” Dave strinse la sua amata pistola nella mano, fino a che le nocche non sbiancarono, il braccio teso in una rigidità da rigor mortis e la paura dentro le ossa.
“Dave cazzo, cosa è tutta questa paranoia? – Jeff le diede una spallata- Al posto che fare la pazza cerca se in quelle casse ci sono dei proiettili o delle bende, insomma qualsiasi cosa”
 
Obbedì senza fiatare, era come ovattata in un mondo parallelo, come in una bolla trasparente, le ansie le divorava il cervello e fu allora che capì qualcosa di quella cataclysm, la furia che da’ quando si può uccidere è solo paragonabile alla paranoia e all’angoscia di quando non c’è niente da fare. Perchè, pensò Dave, la rabbia che da questa droga va sfogata da qualche parte nell’immediato e se non si riesce ad usarla contro qualcuno, allora il cervello la usa contro se stesso provocando tremori e frutti inesistenti della mente.
 
Dave aprì la cassetta indicatale da Jeff e dentro non trovò altro che un paio di bende e uno Stimpack pensò <è qualcosa>.
 
Poi i tremori si fecero più forti e le ansie ancora più presenti, si sentiva contornata da mille ombre che la guardavano e la giudicavano in ogni mossa che faceva, pronti ad aggredirla e distruggerla, tante piccole figure scure che si insinuavano sotto la sua armatura, nella sua testa, entravano dalle orecchie ed uscivano dal naso ed era freddo, tutto era freddo e il cuore le batteva all’impazzata come avesse un cavallo imbizzarrito nella gabbia toracica, aveva bisogno di pensare ad altro ma non riusciva era come bloccata da catene invisibili d’ombra.
 
D’improvviso come dall’alto la voce di Jeff spezzò l’incantesimo
“Ti muovi?” Chiese impaziente “Cazzo- imprecò- sento dei rumori, sono forti, vengono da ovest, credo sia Big Town, andiamo, andiamo, non c’è tempo!”
 
E si sentì sollevata, la visione le tornò chiara, aveva di nuovo qualcosa da fare, l’euforia prese il sopravvento e tutto svanì come in una nuvola di fumo.

 
   
 
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