Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Chiaroscura69    16/02/2019    1 recensioni
Riflessioni cupe, a volte affrante, altre volte apatiche, dettate dal mio malessere
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ho letto un libro poco tempo fa in cui la protagonista cadeva affetta da una strana patologia: la ''malinconia razziale'', quest'ultima le impediva di guardarsi allo specchio, di guardarsi il volto e le mani senza incontrare l'''orrore'' di una pelle più ''scura del dovuto''. Ho cercato pertanto di definire la mia malattia nell'ottica del suo dolore e son giunta alla convinzione di essere piuttosto affetta da eisoptrofobia, una paura, cioè, del tutto irrazionale che porta a non voler vedere il proprio riflesso nello specchio.
Ho letto che la maggior parte delle persone soffre di questa patologia perché crede che vi sia una sorta di ''demone'' con il quale lo specchio ci mette in collegamento attraverso il nostro riflesso. Mi son chiesta perché, per una sola volta nella mia vita, non possa anche io avere una visione così ''spirituale'' e ''fantastica'' della questione.
L'unico demone che continuo a vedere è il mio volto camuffato.
Immaginatevi il terrore del proprio volto, con tutti quei particolari che ci sono così familiari, completamente stravolto. Gli occhi, che nel mio intento hanno sempre uno sguardo dolce e comprensivo, snaturati fino a diventare pallidi fari della gelida luce d'indifferenza. Il mio sorriso, talmente tanto sensibile da nascere in ogni momento e da aver creato due piccole rughette sui bordi delle labbra, imputridito fino a diventare un perverso e parossistico ghigno da clown dell'orrore.
Ogni volta temo di scorgere nel mio riflesso tutto ciò che mi ha allontanato con violenza e sdegno dal mio prossimo; ho paura delle impronte che le delusioni hanno lasciato nei miei occhi con una forza tale da renderli inquietantemente affossati da un profondo solco nero che ricorda le Fosse Ardeatine.
Il proprio volto, con tutti quei connotati che ci abituiamo a giostrare come faceva Mangiafuoco con i suoi burattini, completamente fuori controllo. Un gesto scherzoso, un movimento del sopracciglio destro per rimarcare la battuta che ho fatto per far ridere un amico in pena, trasformato in un'orrida smorfia di derisione malcelata mentre abbaio una risata che ha del grottesco.
Tutto assume le tinte fosche di un romanzo gotico e io mi sento addosso l'anima come un vestito sporco e unto di sensi di colpa e mancanze. Continuo a ricercare in me stessa tutte le peculiarità che mi rendevano felice di essere me e ogni giorno scopro in quale machiavellico modo la Vita ha scelto di deturpare le mie buone qualità fino a farle sembrare uno scherzo della natura.
Il mio estro, io che sono sempre stata fiera di lui, ora non riesco a non adoperarlo se non per ferire chi mi ha ferito.
Cosa direbbe la Poesia se avesse voce?
Sarebbe felice di prostituirsi di volta in volta ad ogni mia sofferenza?
Sarebbe orgogliosa di prostrarsi a parole piene di bile e risentimento?
O vorrebbe il perdono privandomi del mio piccolo orgoglio?
La Poesia è il mio specchio d'umanità, e adesso marcisce. Come il ritratto di Dorian Gray è poggiata in un angolo remoto della mia soffitta nascosta; non ho il coraggio di scostare il velo che la copre.
Come un naufrago mi aggrappo ai pezzi della vecchia me, che come stracci di ferro di una nave già troppo arrugginita mi feriscono e non mi tengono a galla ma mi trascinano ancora più in fondo, dove la nuova me, coi tentacoli di medusa mi si avvinghia tutta alle gambe.
I tentacoli sono velenosi e corrosivi, mi bruciano almeno quanto bruciano gli altri.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Chiaroscura69