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Autore: Elgul1    16/02/2019    16 recensioni
In un mondo popolato da esseri sovrumani sta alla polizia cercare di garantire una sorta d'equilibrio, ma quando è la legge ad essere braccata, chi si occupa dell'ordine? Un nemico invisibile inizia a dare la caccia ad ogni eroe che lotta per la giustizia e la polizia brancola nel buio più totale. Starà a Steve e una squadra di agenti scelti scoprire chi si nasconde dietro queste morti brutali e i motivi che guidano il killer verso un piano malvagio e ambizioso.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da fuori, il perimetro della struttura, Justice osservava col suo binocolo la situazione. 

 
Il cancello della prigione era alto tre metri e rinforzato con scariche elettriche continue. I muri di cinta, alti oltre cinque metri, erano armati di torrette automatiche che passavano da proiettili tranquillanti a letali con uno schiocco di dita bloccando così qualsiasi evasione o tentativo di irruzione. 
 
 
- Non sarà affatto facile.- Ripensò fra sè e sè serio in viso. Aveva analizzato le probabilita di successo e insuccesso svariate volte ma il piano, che aveva escogitato, era l'unico con un margine di successo del venti percento. 
 
Dal borsone, poggiato a terra, estrasse la divisa da guardia che aveva rubato poi, mentre la indossava, mise sul volto anche la maschera olografica. - Mi è costata un'occhio della testa, speriamo funzioni.- Pensò mentre l'attivo cliccando sull'orecchio sinistro che fungeva da proiettore di immagine.

La faccia del killer cambiò in quello di un giovane prestante sui vent'anni dai corti capelli neri come la pece e i vispi occhi verdi. Poi posizionò il piccolo generatore EMP alla distanza giusta per non essere individuato e per creare abbastanza caos nell'intera prigione. La sua autonomia era di circa venti minuti e, la prigione, avendo un generatore d'emergenza avrebbe impiegato poco a ottenere nuovamente il controllo.
Una volta nascosto, a passo svelto, si diresse verso il suo obiettivo.
 
Justice, mentre si avvicinava al carcere, notò il punto di guardia una piccola cabina.
L uomo, all'interno di essa, sfogliava pigramente una rivista e, ogni tanto, alzava lo sguardo assente. Justice estrasse il badge finto e, passandolo, la guardia lo mise nello scanner che, illuminatosi di verde, gli diede l'ok. " Sei in ritardo!" Sbottò quello stizzito.
 " Lo so, mi spiace ho trovato una coda per strada che non le dico." Disse lui con finto rammarico e imbarazzo. 
Quello sbuffò innervosito. " Vedi di arrivare in orario domani. Sei fortunato che sei nuovo. Per stavolta passi." Replicò aprendo l'enorme cancello elettrificato. Justice, dopo aver fatto un cenno di saluto, entrò al di la del portone. 
 
La sua vista si concentrò sugli enormi casermoni in cemento armato alti più di sette metri e dimora dei peggiori criminali super e non il carcere di Semra teneva rinchiusi i peggiori serial killer da oltre dieci anni e, la sua fama di sicurezza l'accompagnava in ogni dove.
 
Da come aveva visto, nelle immagini e nei progetti, la cella del suo obiettivo si trovava nel punto più basso della prigione dove venivano spediti i più pericolosi tra gli assassini. Circospetto camminò in silenzio sempre senza perdere d'occhio gli sguardi e le discussioni degli agenti di guardia. Guardò l'orologio mancavano cinque minuti all'attivazione a distanza del disturbatore doveva arrivare agli ascensori prima che quello scattasse e mandasse tutto in cortocircuito. 
 
Accelerando il passo si diresse verso il secondo acceso quello che delimitava la sezione per i super più pericolosi. Con attenzione prese la carta di riconoscimento dalla tasca e la porse alla guardia di servizio. Aveva impostato quel badge a fatica la scorsa notte e, per due o tre volte, aveva ricontrollato che tutto filasse liscio. Quando la guardia passò il badge e quello tardo a illuminarsi di verde sudo freddo.
" Passa pure, l'ascensore è infondo alla stanza." Disse quello tornando a trafficare al computer. Lui annuì e, una volta dentro, tirò un sospiro di sollievo tutto stava filando liscio forse fin troppo.
 
 
Non appena arrivò al piano designato si guardò attorno: due guardie stavano sedute tranquillamente a un tavolo, altre due controllavano il corridoio scorrendo tra le varie celle e l'ultima era occupata al telefono. - Cinque guardie. Mi aspettavo peggio.- Riflettè lui. Controllò l'orologio ancora pochi secondi e, in quella prigione, sarebbe scoppiato il caos. 
 
-
 
 
Il detenuto se ne stava seduto nel letto della sua cella a fissare il soffito grigio scuro con fare annoiato.
 " Che palle!" Gridò e, il compagno di cella, alzò gli occhi marroni dalla sua lettura. 
" Dai, a breve ci sarà l'ora d'aria." Lo rassicurò sapendo benissimo il carattere del suo compagno. 
Quello lo guardò alzando un sopracciglio. " Stupendo un'ora per respirare la solita aria di merda." Rispose sarcastico mettendosi a sedere. L altro stava per replicare quando, le luci, si spensero all'improvviso. 
" Che succede?" Domandò quello confuso.
 " A quanto pare un cortocircuito." Rispose l altro con uno strano tono di voce che fu notato dal compagno. Ghignò divertito. " Quindi le celle..." Iniziò a dire alzandosi in piedi. " Non dovrebbero funzionare..." Concluse la frase l altro. Entrambi si voltarono verso la porta in ferro rinforzato a chiusura automatica ed elettrificata che, adesso, non sfavillava più e sembrava vulnerabile. Una sfera bianca apparve nella mano destra e una nera nella mano sinistra dell altro. Si guardarono e, fatte partire, sfondarono la porta in pieno con i rispettivi poteri. Assaporando l'aria stupita delle guardie i due iniziarono a ridere e, come molti altri, iniziarono a uscire dalle celle pronti al massacro e alla fuga.
 
 
-
 
 
Le luci si spensero all'improvviso lasciando sbigottite tutte le guardie eccetto Justice.
 " Che diavolo succede?!" Sbraitò una guardia che provò ad accendere le luci senza successo. 
" E' saltata la corrente a quanto pare." Mormorò un'altra allarmata.
 " Merda, lassù adesso ci sarà davvero il caos!" Borbottò uno avvicinandosi all'ascensore ma inutilmente. 
" Ehi, tu dove credi di andare!" Disse il capo rivolto a Justice che, indisturbato, si stava dirigendo alle celle infondo al corridoio. 
" Vado a controllare le celle magari è successo qualcosa." Disse lui sbrigativo mentendo. Quello lo fissò stranito così come le altre. " Qua non ci sono questi problemi dovresti saperlo..." Mormorò quello avvicinandosi circospetto. Prima che potesse fare un'altro passo Justice estrasse il pugnale e lo conficcò nella gola dell uomo.
Gli altri, rimasti allibiti, si riscossero subito e si buttarono su di lui. Il killer evito l'attacco dell'agente di destra roteando su se stesso per poi colpirlo con una gomitata al fianco sinistro per smorzargli il fiato. Un secondo provò ad aggredirlo col manganello ma, rapido, bloccò l'arma con la mano sinistra e sferrò un destro micidiale sul muso del tipo mandandolo al suolo sentì dei passi e scanso un terzo attacco dalla guardia di fronte uscita dal corridoio di destra. Scostando la testa lo spazio sufficiente per evitare l'arma per poi prenderlo con un montante dritto sul mento avvertendo la bocca che si sollevava e il corpo che cadeva a terra privo di sensi. - Avrei voluto che il piano funzionasse meglio.- Pensò fra sè e sè camminando lungo il corridoio buio dell'ala dei criminali messi in isolamento. Stava per avvicinarsi alla cella quando sentì un click. Rapido si abbassò evitando il proiettile che, per poco, non lo prese in pieno. 
 
" Stai fermo amico." Intimò una guardia con una divisa diversa da quella degli altri tre che aveva appena sistemato e che gli puntava contro una Berreta nera. 
" Fammi indovinare sei un super..." Mormorò stufo ormai di tutte quelle dannate interruzioni nel suo lavoro. 
" Purtroppo per te si." Replicò lui sempre tenendolo sotto tiro e avvicinandosi lentamente per ammanettarlo. " Metti le mani sopra la testa e non muovere un muscolo." Intimò ancora  senza staccare gli occhi marroni di dosso dall assassino.      " Credimi..." Disse Justice alzando le mani come da lui richiesto. " Stai facendo un grosso errore..." Aggiunse mentre l uomo ormai era a pochi centimetri da lui. 
" L'errore è tuo. A breve i miei colleghi saranno qua e tu finirai al fresco amico. La corrente sarà ripristina in breve con i generatori d'emergenza." Disse quello sicuro facendo un ulteriore passo avanti.

 Justice sorrise e, con un veloce movimento della mano sinistra, mirò alla pistola dell uomo facendola ruzzolare a terra. Il super indietreggiò con l assassino che cercò di colpirlo con un destro ma, di rimando, quello scomparve nel nulla. 
 
- Dov'è andato?- Pensò Justice totalmente confuso. Si senti un wap e, da dietro di lui, il super sferrò un gancio destro. Justice si girò di scatto beccandolo dritto in mezzo al viso ma rimanendo eretto e contraccando con un calcio alto che l uomo evitò ancora una volta sparendo in una nuvola di fumo. L'assassino digrignò i denti dalla frustrazione capendo infine la natura di quel tipo. - E' un cazzo di teleporta merda!- Pensò fra sè e sè difendendosi dall'ennesimo attacco a sorpresa sul suo fianco sinistro rotolando a destra e cercando di afferrarlo ma invano. 
" Potere molto interessante il tuo..." Ammise seriamente contento di avere una vera sfida tra le mani. " Vedendo la portata però non puoi allontanarti che di qualche metro. Circa tre o quattro corretto?" Chiese ancora mentre avvertì un wap e parò il pugno dell uomo e sferrò un sinistro che quello scansò senza problemi svanendo nel nulla. " E inoltre puoi sparire solo per pochi istanti al massimo perciò stai girando attorno a me...Davvero molto utile." Spiegò ancora stavolta parando, senza alcun problema il pugno, che era apparso al suo fianco sinistro. " La pecca di voi teleporta è una sola però..." Spiegò estraendo uno stiletto da dentro la divisa. Sentì un ennesimo wap e lanciò l'arma. Si senti un gridò l'agente era stato preso in pieno alla spalla destra dall'arma appuntita. " Fate sempre gli stessi movimenti ogni singola volta." Disse ancora iniziando ad avvicinarsi a lui. 
L uomo reagì sferrando un sinistro. Justice lo deviò per poi entrare nella sua guardia  e prenderlo in pieno sul viso mandandolo al tappeto come nulla fosse. Sospirò esausto. - Spero vivamente che non ci siano altri rompicoglioni.- Pensò dirigendosi a passo svelto verso la cella che stava cercando. Ci mise poco a localizzarla la più lontana e la più robusta fra tutte quelle che aveva visto fino a quel momento. Con calma si avvicinò alla porta. Accanto vide una piccola descrizione del soggetto: 
 

 
 Nome: Katrin Hofflan 
Età: 30 anni
 Specializzazione: Chimica.
 Altezza: 1:70 
Capelli: castano chiaro
Poteri: Super di classe II Manipolazione delle sostanze chimiche con cui viene in contatto/ Manipolazione dei metalli. 
Capi d'accusa: Accusata di oltre sessanta omicidi di cui  quattro agenti super di classe I e II.
Note: Il soggetto accusa segni di sdoppiamento della personalita.  Se provocata può avere crisi di rabbia difficili da gestire si raccomanda cautela.
 
 
 
Justine fischiò ammirato. - Un bel curriculum non c'e che dire.- Pensò fra sè e sè mentre, con rapidita, scassinava la serratura. A causa del cortocircuito si era attivato il sistema di sicurezza e, le celle dei criminali più pericolosi, erano state sigillate doppiamente. Dopo alcuni tentativi la porta fece un click e iniziò ad aprirsi. Di fronte a lui, una donna si paleso. 
Aveva un  fisico magrolino con delle forme scarse e da lunghe cicatrici lungo le braccia ossute. I capelli castani li scendevano lungo le piccole spalle come delle onde. 
 
" Salve professoressa Hofflan. Sono qua per portarla fuori di qui..." Annunciò Justice suscitando stupore e confusione nella donna appena liberata.
 
-
 
 
Katrin si guardò attorno confusa e spaventata muovendo qua e la i lunghi capelli castani. 
" Chi sei tu?" Domandò con la voce tremante di fronte all uomo che aveva aperto la cella.
" Quello che ti sta facendo evadere. Dai muoviti." Rispose seccato Justice prendendola per la manica destra della divisa bianca e trascinandola fuori a forza. " Ehi, ma io ho commesso degli omicidi non posso andarmene!" Gridò staccandosi di dosso Justice e retrocedendo impaurita verso la cella. 
Lui la guardò allibito. " Sei la prima che, rinchiusa in carcere, vuole restare dentro." Sbottò sempre più irritato dalla cosa e anche data la mancanza sempre più costante di tempo.
 " Mi sono costituita visto il caos che ho creato." Rispose lei convinta. Justice stava per replicare quando sentì uno strano rumore. Si girò di scatto notando che, l'ascensore, era stato chiamato e stava risalendo in cima. - Merda non ho più tempo.- Pensò fra sè e sè allarmato. " Ascoltami bene." Disse riprendendola per il colletto e sollevandola da terra. " Tra meno di cinque minuti una dozzina di agenti di sicurezza usciranno da quel fottuto ascensore dietro di noi..." Glielo indico. " Hai due scelte usare i tuoi poteri per tirarti fuori dai guai oppure buttarti a terra e pregare che quei fottuti bastardi non ti pestino a sangue per la tentata evasione cosa preferisci?" Gli domandò sbottando l assassino mollando la presa e facendola cadere a terra.
 " Io non so combattere?!" Esclamò la donna coi brividi e accucciandosi a terra. Lui la guardò confuso. 
" E come diavolo hai fatto a uccidere dei super se non sai lottare?" Gli domandò notando come l'ascensore si stesse avvicinando. 
" E' stata l'altra..." Sussurrò Katrin con un filo di voce.
 " Intendi l'altra tua personalita?" Chiese Justice estraendo da dentro l'abito un coltello e lanciandolo ai piedi della donna. Lei annuì spaventata. Da quando aveva scoperto di quel disturbo ne era sempre più allarmata aveva provato di tutto ma niente bloccava quella dannata che viveva nella sua testa.
 
 " Come si chiama?" Le domandò l uomo serio in volto. Lei lo guardò stranita. " Se tu non puoi lottare e lei può dimmi il suo cazzo di nome subito. Sei un peso morto. Se dovessi tirarmi fuori da questa situazione basterei io ma non posso fare da balia anche a te perciò di come si chiama..." Le spiegò con un tono duro che non ammetteva repliche.
 Il labbro inferiore della donna tremolo e si strinse le mani sulle braccia su cui si notavano i graffi che, lei stessa, si era inflitta per bloccare la trasformazione.
 " Knife..." Sussurrò con una voce a malapena udibile. Lui annuì e le si avvicino al viso notando i suoi occhi azzurri come il mare e le guance stranamente arrossate. 
" Ascoltami bene Knife. Tra meno di due minuti questo posto pullulerà di agenti in tenuta antisommossa." Iniziò facendo notare che ormai mancavano solo tre piani al loro arrivo. "  Se non vuoi che il tuo bel corpicino sia ricoperto di pesti e pallottole ti consiglio di uscire e darmi una mano perché non ho alcuna intenzione di crepare qui." Sbottò ancora alzandosi in piedi. " Se vuoi fuggire c'e un modo ma, per farlo, dobbiamo sbarazzarci di questi impiastri. Vuoi essere libera? Vuoi tornare a uccidere? Allora esci e dammi una mano." Concluse allontandosi e posizionandosi dietro un muro mentre la donna rimase li immobile in uno stato fetale.
 
Dopo pochi istanti le porte dell'ascensore si spalancarono. Una dozzina di uomini corazzati uscirono da lì armati di tutto punto. Katrin stette immobile a terra senza alzare lo sguardo e con la testa ancora sulle ginocchia.  
" Cosa ci fai fuori dalla cella?" Le chiese il capitano della squadra che si era divisa alla ricerca dell'intruso. Lei non rispose ma stette in silenzio. " Parla dannazione!" Ruggì lui scuotendola per le spalle.
 La donna alzò gli occhi e, con uno strano luccicchio, pugnalò nell'occhio destro l uomo che iniziò a urlare dal dolore e a contorcersi a terra.
" Che palle..." Disse la donna con una voce un'po più sensuale e un tono diverso. " Stavo dormendo così bene e adesso mi ritrovo in questa situazione..." Il coltello piantato nell'occhio si sollevò da solo vorticando in aria. " Mi mancava l'azione lo ammetto." Disse ancora conficcando col suo potere il pugnale nella testa dell uomo che si accascio in una pozza del suo stesso sangue. " Volete giocare un'po ragazzi..." Mormorò la donna alzandosi in piedi stringendo tra le mani il coltello lanciato prima da Justice. I soldati alzarono le armi e le puntarono contro di lei. " Non avete idea di contro chi vi siete messi." Annunciò mentre i proiettili venivano sputati fuori dalle canne dei fucili. Quelli si bloccarono a mezz'aria a pochi millimetri dal volto di Katrin che sorrise quasi divertita lasciando di sasso gli agenti e indifferente Justice nascosto che, attento, osservava la scena.
" Ops..." Disse lei con un ghigno scagliandosi sul soldato più vicino e aprendo una ferita sulla carotide. Gli altri continuarono a sparare ma, Katrin, deviava o fermava i loro colpi gettandosi su di loro come una furia. Una parete d'acciaio si stacco dal muro schiacciando al muro opposto due dei soldati più lontani. Un altro tento di attaccare la donna ma, lei, scanso il colpo e trancio di netto il braccio dell uomo che gridò di dolore. 
" Davvero niente male..."Commentò Justice colpendo alle spalle uno degli uomini per poi lanciare, a breve distanza, un pugnale alle gambe di un altro facendolo finire  a terra tra mille dolori. " Mi sarai davvero molto utile." Aggiunse compiaciuto.
Katrin non rispose e continuò a perforare la tuta corazzata col pugnale all'altezza del petto della sua ultima vittima.
" Ehi, sto parlando con te." Disse il killer avvicinandosi a lei senza alcun timore mentre quella, ridendo, continuava a pugnalare il cadavere. " Ohi!" Ruggì lui alzandola di peso per un braccio. Lei, d'istinto, cercò di colpire Justice che, senza alcun problema, bloccò la lama con la sinistra. 
" Non sono un cretino come questi..." Disse fissandola negli occhi con uno sguardo che non ammetteva ne repliche ne altri futili tentativi di attacco. La donna, senza distogliere lo sguardo, sbuffò.
 " Che cazzo vuoi?" Domandò con uno strano tono di voce. Justice indicò il corridoio di destra.
 " Prima di parlarne preferisco che c'e ne andiamo per la via di fuga che ho progettato, ci restano due minuti prima che la corrente ritorni perfettamente e che i sistemi di allarme si riattivino perciò consiglio di muoversi." Le spiegò dirigendosi a lunghe falcate in quella direzione. 
" E se io non volessi venire con te una volta usciti? Se ti uccidessi e me ne andassi per la mia strada?" Chiese quella sadicamente mettendo il suo coltello vicino alla schiena dell uomo nettamente più alto di lei. Justice sorrise. 
" Sarebbe tra le tue opzioni. Nessuno certamente potrebbe localizzarti, almeno per qualche giorno. Ma, quando l'altra te si risveglierà, tu tornerai in questo sudicio buco... Se vieni con me ti assicuro soldi e la possibilita che lei non ti farà più tornare qui." Disse lui senza alcun timore voltandosi  e avendo la punta del coltello a un millimetro dal suo cuore.
 " Se poi non sei interessata tu prova a colpirmi e io reagirò..." Disse freddamente. " Ma come ti ho detto prima io non sono come loro io sono molto ma molto più pericoloso." Concluse serio.
Knife rimase in silenzio per qualche istante come in trance poi sorrise divertita e disse:" Volevo ucciderti e poi andare a farmi un giro in città..." Gli si avvicino a pochi centimetri dal volto di Justice. " Ma, devo ammetterlo, la tua offerta mi alleta molto più che massacrare persone ignare. Accetto la tua proposta." Concluse.
L'assassino sorrise compiaciuto. Quella donna era proprio come aveva immaginato un essere privo di logica che andava dritta al sodo e che era bisognosa di uno scopo. " Molto bene, allora seguimi non abbiamo più tempo." Annunciò aumentando il passo e dirigendosi verso la via di fuga.
 
 
 







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi qua col nuovo capitolo e la terza parte del nostro arco :D che ne pensate del nuovo elemento appena introdotto? Spero vi possa piacere :) l'idea iniziale, almeno qualche anno fa, era di due fratelli che avrebbero dovuto aiutare Justice ma, questo nuovo personaggio ha preso piede in questi ultimi mesi facendomi così modificare nettamente il corso degli eventi.
Grazie per la recensione e a chi legge ;) ci vediamo con la quarta parte e il ritorno di Steve.
A presto.
   
 
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