Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Miss Ravenclaw    17/02/2019    2 recensioni
Lo osservò giocare distrattamente con il percing al labbro inferiore, gli occhi fissi nel vuoto e le mani infilate nelle tasche della felpa.
Era così diverso rispetto ai ragazzi che quella sera aveva visto in discoteca da sembrare quasi alieno.
I fari dell’autobus illuminarono per un attimo la panchina dove erano seduti e lui sembrò riscuotersi dai suoi pensieri.
Si voltò verso Gigi, essendosi reso conto solo in quel momento di non essere solo, la scrutò solo per qualche istante prima di far scivolare via dalle sue orecchie le cuffiette.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 


Prefazione

 

Il viso di Matthew era a pochi centimetri di distanza dal suo e l’unica cosa che Gigi riusciva a pensare era che avrebbe desiderato essere in tutt’altro posto.
Aveva sognato quel momento dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo; eppure, adesso che era arrivata finalmente all’obiettivo, sapeva, con una certezza che non l’aveva mai contraddistinta, che non era la cosa giusta da fare.
Nonostante questa consapevolezza, lasciò che le sue mani le circondassero i fianchi e che quella bocca si spalmasse sulla sua.
Non avrebbero mai potuto dire che Gigi non ci provasse fino in fondo.
Il contatto rimase tale, un contatto.
Labbra che si muovevano, una lingua troppo impertinente che cercava di farsi spazio tra i suoi denti, delle mani che scendevano troppo velocemente verso il suo sedere.
Si allontanò, un campanello d’allarme aveva cominciato a suonare come impazzito nella sua testa.
Nessuno sembrava aver fatto caso a loro: erano tutti impegnati a ballare e la musica era troppo alta perché qualcuno avesse sentito il suo gemito di protesta mentre si allontanava da Matthew.
Anche lui sembrava non averci fatto caso: si guardava intorno con aria compiaciuta mentre con una mano si scompigliava gli umidi capelli castani.
Gigi si guardò intorno, cercando disperata la sua amica Tessa che sembrava essere scomparsa nel nulla.
Dov’era quando aveva bisogno di lei?
Non sperava che Matthew avesse capito le sue intenzioni, il suo sguardo malizioso le lasciava intendere tutt’altro.
Aveva la mente annebbiata dall’alcool e i sensi non sembravano rispondere come lei avrebbe voluto.
Fece un passo indietro, cercando di aggrapparsi all’ultimo barlume di sobrietà per non cadere; il pavimento scivoloso non le agevolò per nulla il compito.
Matthew allungò la mano verso il suo viso e, prima che Gigi potesse fare anche solo un altro gesto, le afferrò una ciocca di capelli scuri, cercando di tirarla di nuovo verso di sé.
Non ricordava quando aveva cominciato a percepire quei gesti non più come affascinanti tentativi di attirare l’attenzione ma solo come dei sordidi sforzi di prepotenza.
Un fioco barlume di lucidità le schiarì la mente il tanto che bastava ad allontanare definitivamente il ragazzo.
Si voltò, cercando di vedere qualcosa in quella moltitudine di corpi che si muovevano a ritmo di musica.
L’ambiente era annebbiato, Gigi non riusciva a capire se quell’effetto fosse dovuto all’alcool o alle luci rosse che rendevano l’atmosfera ancora più imperscrutabile.
Allontanarsi da Matthew fu un bene e un male allo stesso tempo: in pista il caldo era ancora più soffocante di quanto non lo fosse nelle zone riservate ai tavoli; le persone si accalcavano lasciando solo qualche centimetro di distanza tra un corpo e l’altro, rendendo quasi impossibile passare.
Non sapeva come avrebbe fatto a ritrovare Tessa per tornare a casa, l’unica cosa che le interessava in quel momento era uscire di lì.
Quando finalmente riuscì a farsi spazio tra la folla, le sembrò che fosse trascorsa un’eternità.
Si appoggiò al muro, chiuse gli occhi e cominciò a fare alcuni respiri profondi per cercare di calmare il violento capogiro che l’aveva colta alla sprovvista.
Frugò nella borsetta alla ricerca del suo telefono; quando lo trovò, inviò un messaggio a Tessa per avvertirla che se ne sarebbe andata.
Per quanto il poco buonsenso che le era rimasto le stesse urlando di rimanere in discoteca, non era sicura che sarebbe riuscita a reggere per un solo secondo di più quella musica.
Appena uscì dal locale l’aria fredda del mattino la fece sentire meglio: il cielo era ancora scuro e le stelle brillavano come fari nella notte.
Si tolse le scarpe e cominciò a camminare: l’asfalto era gelido e sentiva i sassolini della strada sotto le piante dei piedi ma era così sollevata di essere uscita da quell’inferno che non se ne curò.
Impiegò molto tempo a raggiungere la fermata dell’autobus che l’avrebbe riportata al dormitorio; quando finalmente si sedette sulla panchina, si sentiva distrutta: aveva i piedi gonfi e doloranti, molto probabilmente si era ferita i piedi con un rametto caduto da qualche albero e la testa le girava come se fosse appena scesa da una giostra.
Fu un breve istante quello che trascorse prima che cominciasse a provare odio nei confronti del mondo intero: verso Tessa che era riuscita a convincerla ad uscire e poi era sparita, verso Matthew che aveva deciso di farsi avanti quando era ormai troppo tardi e soprattutto verso sé stessa e la sua debolezza.
Ringhiò di frustrazione prima di accorgersi di non essere la sola persona ad essere seduta sulla panchina.
Solo quando si rese conto di quella presenza cominciò a percepire la musica che proveniva dalle sue cuffiette; era così alta che riusciva ad ascoltare il pezzo con chiarezza.
Il ragazzo accanto a lei era bello, di una bellezza non convenzionale: aveva lineamenti delicati, quasi femminei; il viso coperto solo da una lieve peluria scura era ovale e piegato in una smorfia di stanchezza; grandi occhiaie scure gli incorniciavano gli occhi chiari, così blu da somigliare al colore dell’oceano Atlantico; i capelli scuri schizzavano in tutte le direzioni, in una valida imitazione di Sid Vicious dei Sex Pistols.
Lo osservò giocare distrattamente con il percing al labbro inferiore, gli occhi fissi nel vuoto e le mani infilate nelle tasche della felpa.
Era così diverso rispetto ai ragazzi che quella sera aveva visto in discoteca da sembrare quasi alieno.
I fari dell’autobus illuminarono per un attimo la panchina dove erano seduti e il ragazzo sembrò riscuotersi dai suoi pensieri.
Si voltò verso Gigi, essendosi reso conto solo in quel momento di non essere solo, la scrutò solo per qualche istante prima di far scivolare via dalle sue orecchie le cuffiette.
L’autobus si fermò davanti a loro, cigolando in modo preoccupante.

«Che cazzo guardi?» sbraitò e prima che lei potesse anche solo pensare ad una risposta sensata, salì sul bus, lasciandola lì, a corto di parole.



******

Buongiorno a tutti.
Oggi per me è un giorno molto importante, finalmente ho ritrovato il coraggio di pubblicare qualcosa di mio.
Questa volta, però, è diverso; per la prima volta nella mia vita ho deciso di rendere pubblico qualcosa di interamente mio.
Penso sia scontato dire quanto io sia emozionata in questo momento.
Quello appena pubblicato è solo un piccolo frammento, una prefazione appunto, giusto per introdurre alcuni dei personaggi principali.
Mi farebbe davvero tanto piacere se mi lasciaste un piccolo parere, giusto per sapere se vi è piaciuto leggerlo almeno la metà di quanto sia piaciuto a me scriverlo.
Scusatemi per il papiro.
A presto.

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Miss Ravenclaw