CAPITOLO
6: IL RACCONTO DEL VECCHIO
Quel corridoio.
Di nuovo quello stramaledettissimo corridoio. Di nuovo a correre come
un idiota
verso l’ignoto, senza la possibilità di fermarsi,
di muovere il proprio corpo
come voleva. Vegeta si sentiva in gabbia: non riusciva a fare alcun
movimento
spontaneo, anche se ci provava. Era come se però ogni suo
singolo muscolo fosse
addormentato ai suoi comandi, e che invece rispondessero solo a un
qualcosa che
il principe ancora non riusciva a spiegarsi. Ma ecco che, dopo parecchi
passi,
la voce si fece nuovamente udire.
“Ah, eccoti qui di nuovo.
Chi non muore si rivede, caro il mio principino! Allora, cosa vogliamo
fare
ora? Vuoi prendermi in giro? Vuoi combattere contro qualcuno di forte?
Oppure
vuoi semplicemente continuare a correre? Guarda che
fa bene” lo canzonò la voce, il cui
tono era
molto cambiato dalla volta precedente: adesso sembrava più
arrabbiato, e anche
molto più acuta. Vegeta si infastidì molto per le
offese rivoltegli dalla
maschera, ma non reagì subito male: non voleva che tutto
finisse come la volta
precedente. Questa volta, sarebbe stato per un po’ al suo
gioco, tanto per
vedere se stava dicendo solo fandonie o se gli stesse davvero dando un
scelta.
Infondo, la volta precedente gli disse che per diventare forte avrebbe
dovuto
domare fuoco, acqua e vento. Guarda caso, poco dopo iniziò a
sentirsi
caldissimo, poi fu inghiottito dall’acqua, e poi sbalzato via
dal vento. Quella
voce aveva potere, ed era meglio non sottovalutarla.
“Voglio combattere contro un forte
avversario!” esclamò Vegeta, cercando
di essere il più cortese possibile. Cosa difficile, visto il
fastidio che gli
provocava quella voce.
“Sei un tipo temerario, a quanto vedo! Voglio proprio vedere
come te la
caverai. A elargire botte agli altri sei molto bravo. Ma sai picchiare
in tal
misura anche te stesso, principino da strapazzo?” con quella
domanda, la voce
fece capire in un attimo a Vegeta che aveva appena compiuto la scelta
sbagliata. Davanti al principe, infatti, si materializzò
come per magia una
copia di sé stesso, dall’espressione imbronciata.
Il Saiyan si fermò
automaticamente, faccia contro faccia con il suo clone. In quel momento
si
sentiva stranamente più libero, e il fatto che il suo corpo
non si muovesse più
autonomamente era un buon segno.
“Che abbia inizio il primo round!”
urlò la voce. Il clone di Vegeta andò
quindi all’attacco con in diretto destro alla faccia di
Vegeta, che però mosse
il capo leggermente a sinistra, evitando il pugno. E lo aveva fatto
volontariamente.
“Ah,
finalmente posso controllare il mio corpo come mi va! Non mi importa se
chi ho
davanti sono io: non avrò pietà per
nessuno!” esclamò il principe, per poi chinarsi
leggermente al secondo diretto, questa volta sferrato con il braccio
sinistro,
del suo clone. Vegeta sferrò quindi un potente montante allo
stomaco alla sua
copia. O meglio, provò: difatti, fermò il pugno a
metà strada, per motivi che
nemmeno lui sapeva. Quando la voce gli aveva rivelato che avrebbe
combattuto
contro sé stesso, Vegeta aveva pensato di aver fatto la
scelta sbagliata. Ma
ora, anche se sentiva con tutto sé stesso di voler colpire
il suo clone, non ci
riusciva. Una forza gli impediva di farlo.
“Ma che diamine mi sta succedendo?
Perché
sto esitando?” si chiese il principe, distraendosi dallo
scontro. Ciò permise
al suo clone si sferrargli un potente calcio destro dritto in faccia,
facendo
cadere all’indietro il principe.
“Stavi esitando perché è
sempre
difficile affrontare sé stessi. Tu stesso ancora non riesci
a sconfiggere il
tuo spropositato orgoglio, che ancora rimane, anche se in misura minore
rispetto al passato” disse la voce, stupendo il principe:
come faceva a sapere
i suoi pensieri? Proprio mentre ci stava pensando, il clone tese il suo
braccio
destro verso Vegeta, che si accorse del gesto del suo clone quando
ormai era
troppo tardi. Un potente raggio di energia investì il
principe, che come la
voce precedente, chiuse gli occhi, sperando di risvegliarsi nella
foresta dove
la notte precedente aveva fronteggiato Kaarot.
*
Così fu.
Il
principe, infatti, riaprì gli occhi dopo qualche secondo:
era giorno, e si
trovava in una piccola radura. Era a terra, siccome la notte precedente
era
svenuto per aver usato il Super Saiyan nonostante la stanchezza. Dopo
essersi
rialzato con un po’ di fatica, dovuta principalmente alle
forze non ancora del
tutto riprese dall’attacco finale contro Rainbokiller,
incontrò lo sguardo del
suo rivale, anch’esso sveglio. I due si fissarono per un
po’ con sguardi
differenti: Goku era ancora molto assonnato, e
dall’espressione sembrava molto confuso;
Vegeta, invece, era imbronciato, come del resto era quasi ogni volta
che vedeva
il rivale. Non poteva farci nulla: anche se anni addietro, mentre Goku
se la
vedeva con Kid Bu, aveva ammesso la sua superiorità, non
riusciva proprio a
sopportarlo.
“Vegeta,
mi devi delle spiegazioni!” esclamò Goku. Stava
per iniziare una nuova
discussione, e di questo Vegeta non era per nulla contento. Voleva
soltanto
andarsene da quella foresta, e non mettersi a parlare con qualcuno,
tantomeno
con Kaarot!
“Perché
ieri mi hai detto tutte quelle cose? Io stavo semplicemente scherzando
sulla
relazione tra te e Bulma, e tu mi hai rinfacciato tutti i miei errori
come
marito e come padre. Perché?” gli chiese Goku, in
modo anche piuttosto
sgarbato. Si stava comportando più come Vegeta che come Goku.
“Forse ho esagerato, ma mi ha fatto imbestialire
come tu abbia trattato
in maniera così semplice la relazione tra me e mia moglie,
pensando a come tu
abbia sempre messo in secondo piano la tua famiglia con la lotta. Non
mi andava
di sentirmi dire la ramanzine di essere troppo geloso da uno come te.
Tutto
qui. Ho calcato la mano, ma sappi che io veramente credo ciò
che ho detto. E
non cambierò idea facilmente” spiegò il
principe, notando però che, verso metà
discorso, Goku gli era parso abbastanza disinteressato, visto che aveva
alzato
lo sguardo al cielo. Una volta concluso il discorso, inoltre, Goku non
gli
aveva nemmeno risposto.
“Ehy, Kaarot! Sai che sei proprio una faccia
tosta? Hai ascoltato e
capito almeno parte di quello che ti ho detto? Ah, credo proprio di no.
Sei
troppo stupido per capirlo!” si sfogò il principe
dei Saiyan. Ma Goku,
stranamente, non rispose.
“Kaarot,
ma che diamine
stai facendo?” gli chiese Vegeta, infastidendosi sempre di
più. Ma Goku, invece
che rispondergli, alzò un braccio e puntò
l’indice verso il cielo.
“Vegeta,
guarda dietro di te” esclamò Goku, aprendo poi la
bocca per lo stupore.
“Sei totalmente rimbambito, Kaarot. Ah,
vediam…” ma appena si girò,
anche Vegeta non poté che
rimanere a
bocca aperta davanti a ciò che gli si parò
davanti.
Un albero maestoso, altissimo, dal
diametro molto grande, si ergeva poco distante dai due Saiyan. Era
così grande
da arriva quasi a sfiorare le nuvole, ma era sprovvisto di chioma,
almeno così
sembrava dal basso. Vegeta trasalì, stupito del fatto che
sulla terra potessero
esistere alberi così grandi ed alti. Ma non furono solo
queste caratteristiche
a stupire il principe e Goku, quanto anche il colore della corteccia,
molto
tendente al verde, per quanto fosse comunque piuttosto bruno.
Sull’albero erano
inoltre stati incisi numerosi segni, tutti concentrati nella parte
più bassa
della corteccia, che raffiguravano armi come lance, frecce o spade.
“Ma…
che diamine è questo cosa?” urlò
Vegeta, incredulo.
“Non
ne ho idea! E la cosa più strana e che una voce mi sta
incitando a salire! La
senti anche tu, Vegeta?” domandò Goku.
“Ti
prego, fa che non sia lui” pregò Vegeta,
impegnandosi nel cercare di percepire
la voce nominata da Goku, sperando che non fosse la stessa dei suoi
sogni. Non
aveva voglia di ritrovarsela anche nella realtà. Cosa che,
per sua sfortuna,
accadde.
“Alzatevi
in volo e raggiungete la cima di quest’albero”
ripeté la voce due volte, la
prima con il tono anziano e saggio con cui parlò a Vegeta
nel primo sogno, la
seconda volta con il tono giovane e più irriverente del
secondo sogno.
“No… non
lui… non di nuovo!” cercò di
convincersi Vegeta, mentre stringeva forte i
pugni. Non voleva credere che quella voce fosse venuta anche nel mondo
reale
per continuare a torturarlo. Non voleva e non poteva crederci. Eppure,
dopo un
attimo di riflessione, si rese conto che forse, se avessero seguito il
consiglio della voce, avrebbero scoperto a chi apparteneva. E magari si
sarebbe
anche potuto sbarazzare di quel buffone, non prima ovviamente di
avergli
chiesto spiegazione su questi strani sogni da lui compiuti. Esigeva
risposte, e
non avrebbe certo sprecato quell’occasione.
“Kaarot, ascoltiamo la voce e facciamo
ciò che ci dice!” rivolse Vegeta
al rivale, girandosi verso di lui e guardandolo in modo autoritario. La
risposta di Goku, che nel frattempo aveva smesso di indicare
l’albero e stava
guardando dritto in faccia il rivale, non tardò ad arrivare.
“Ma sei pazzo! Non pensi che possa essere un
trucco, un modo per farci
del male!? Io non mi fido!” gli disse Goku.
“Ma
cosa vai blaterando? Seguiamo i suoi ordini, solo così
riusciremo a scoprire la
verità!” ribatté Vegeta. In
verità, non era totalmente in disaccordo con ciò
che aveva detto il rivale, ma era troppo orgoglioso per ammettere che
Goku
fosse arrivato prima di lui a quella supposizione. Ma al principe, alla
fine,
non importava così tanto se poi tutto si fosse rivelata una
farsa, un piano per
ingannarli: voleva scoprire l’identità di quella
voce, ed annientarla.
“E
va bene, facciamo come dici tu!” esclamò Goku,
mentre la voce continuava a
rimbombare nelle loro teste con la stessa identica frase, facendo si
che i due
Saiyan fossero ancora più nervosi di com’erano
già.
“Benissimo!
Allora andiamo!” esclamò il principe, per poi
saltare, spiccare il volo e volare
verso l’alto a gran velocità, seguito a
ruota da Kaarot.
*
“Ci siamo
quasi!” esclamò il principe, con il corpo tutto
sudato e le gocce di sudore che
si staccavano dal corpo del Saiyan, cadendo verso il basso, per via
dell’alta
velocità di Vegeta. Mancava ormai poco affinché i
due Saiyan raggiungessero la
cima dell’albero. Durante il loro tragitto non avevano
incontrato ostacoli di
alcun tipo, per cui erano potuti andare a tutta velocità
senza preoccuparsi di
venir colpiti. Eppure, Goku era rimasto leggermente dietro a Vegeta, e
non era
andato a velocità spedita come il principe, rimanendo
costantemente a sangue freddo
e cercando di vedere eventuali problemi in vista. Stava andando tutto
troppo
bene, e i due se la stavano cavando troppo facilmente. Non poteva
permettersi
di abbassare la guardia, soprattutto in quel momento in cui Vegeta non
pensava
ad altro se non alla riuscita dell’obbiettivo.
“Meglio non cantare vittoria troppo presto!
Potremmo incappare in un
qualcosa. Come… come quel ramo lì!”
urlò Goku, allarmando il principe, che
nonostante ce lo avesse davanti agli occhi, non aveva notato il lungo,
gigantesco e spinoso ramo contro cui andavano incontro. Ma non era
preoccupato.
Niente affatto.
“Quel ramo non mi fa paura! Riuscirò
a superarlo, senza neanche
schivarlo! Io gli andrò incontro!” urlò
il principe, per poi trasformarsi in
Super Saiyan, espandere la propria aura e aumentare la
velocità di volo,
andando dritto verso il ramo.
“Ma
che diamine stai facendo, Vegeta! Non farlo, è una
pazzia!” lo supplicò Goku,
ma a nulla servì la sua richiesta, perché Vegeta
aveva ormai deciso. E niente
lo avrebbe persuaso dal suo obbiettivo.
“Devo
fermarlo. Se non lo fermò ora, si farà molto
male: percepisco una strana aura
dentro quel tronco. Più che farmi paura le sue spine, mi fa
paura questa strana
energia. È sicuramente una trappola. Devo impedire a Vegeta
di toccarla!” urlò
Goku, per poi alzare le mani verso il ramo, e lanciare contro di essa
ben
trenta Ki Blast con una impressionante velocità.
“Cosa
diamine vuoi fare, Kaarot! Non ti permetterò di
ostacolarmi!” esclamò Vegeta,
per poi girarsi per un istante e smettere di volare in alto, rimanendo
in
levitazione. Stese le sue mani in avanti, e sparò
anch’egli trenta Ki Blast,
che si andarono a scontrare con quelli di Goku.
“E
ora che non mi darai più fastidio”
esclamò Vegeta, per poi girarsi verso il
ramo riprendendo a volare. Avrebbe fatto breccia in quello stupido
pezzo di
legno. Non era per nulla un ostacolo per lui, e anzi, avrebbe anche
potuto
evitarlo, ma voleva assolutamente distruggerlo. Sperava infatti che il
possessore della voce lo stesse osservando, e che, vedendo
ciò che Vegeta stava
per fare, avrebbe smesso di sottovalutarlo.
“Ho una brutta sensazione. Il
Ki di quel ramo è stranissimo” pensò
Goku, cercando di aumentare come poteva la
sua velocità, e di raggiungere Vegeta, fermandolo dal
compiere quella pazza
azione. Purtroppo, Goku non aveva più tante energie, tanto
che gli sarebbe
stato impossibile anche trasformarsi in Super Saiyan. Il massimo che
avrebbe
potuto fare era continuare a sparare Ki Blast, ma sarebbe stato
inutile: Vegeta
li avrebbe contrastati tutti.
“Pronto,
Kaarot? Guarda qui cosa faccio!” esclamò il
principe, ormai vicino alla
collisione con il ramo. Goku tese il braccio destro in avanti, con la
vana
speranza di riuscire a sparare un Ki Blast per salvare Vegeta. Ma era
ormai
troppo tardi. Con gli occhi pieni di terrore, Goku osservò
Vegeta letteralmente
distruggere con un pugno destro una spina, per poi continuare a salire,
tenendo
entrambe le mani con i pugni serrati in alto, e facendo breccia nella
legna del
ramo. Goku era pronto al peggio: fra poco, quel ramo, in un modo o
nell’altro,
avrebbe ucciso Vegeta. Doveva accettarlo. Goku si preparò
all’imminente morte
del principe, che…
Non avvenne. L’aura di Vegeta era ancora
percepibile, anche se Goku non
lo vedeva più, siccome questi aveva letteralmente bucato da
parte a parte il
ramo. Niente era successo, il principe era ancora vivo, e per giunta
l’aura
proveniente dal ramo era anche sparita. Si era immaginato tutto. Era
ufficiale.
“Diamine,
che spavento che mi sono preso” esclamò Goku,
concentrandosi nel mentre nel
percepire l’aura di Vegeta: era molto distante da lui. Doveva
andare piuttosto
svelto.
“Non posso
rimanere così indietro rispetto a lui. Meno male che ho il
teletrasporto!”
detto questo, Goku portò due dita alla fronte, per poi
concentrarsi molto
sull’aura di Vegeta. Dopodiché, si
teletrasportò. Concluso il teletrasporto, si
ritrovò proprio sopra al principe, che frenò di
scattò.
“Ehy, Kaarot! Cosa c’è,
vuoi ostacolarmi ancora? Percepisci falsi
pericoli!?” lo rimproverò Vegeta. Goku fu sul
punto di rispondere, quando ecco
che qualcuno lo interruppe.
“Vedo che siete arrivati, finalmente”
parlò la voce, adesso più vicina
che mai alle orecchie dei due Saiyan, che alzarono lo sguardo al cielo,
notando
di essere molto vicini alle nuvole. Dopodiché, si girarono.
Quello che videro era
una piccola casetta composta unicamente da legno, dalle mura al tetto
completamente piatto. Era posizionata su quella che era la cima
dell’albero,
che invece che consistere in una diramazione di rami con una chioma di
foglie,
era piatta e a cerchio. Ed era un cerchio molto ampio, tanto che la
casetta,
posizionata esattamente al centro del cerchio, occupava pochissima
della
superficie totale. La casa, inoltre, sembrava esser sprovvista di
porte, con
soltanto un arco aperto su quella che doveva essere la facciata
frontale. Un
posticino piccolo e miserabile, quindi. Ma a Vegeta non importava il
posto in
sé, quanto più ciò che c’era
dentro: le ultime parole dette dalla voce,
infatti, provenivano proprio dalla direzione della casa. Senza esitare
un
momento, Vegeta subito si buttò in volo verso la casa, con
gran velocità.
“Aspetta,
Vegeta!” gli urlò dietro Goku, per poi tuffarsi
all’inseguimento del rivale.
Vegeta era però ancora trasformato, e la sua
velocità in volo era fin troppo
alta. Vegeta, infatti, arrivò molto vicino alla casa in poco
tempo, per poi
iniziare a scendere verso terra. Il tratto che gli rimaneva da
percorrere era
ormai poco, ed era inutile sprecare altre energie volando. Una volta
toccata
terra, Vegeta ritornò allo stadio base. Goku
cambiò repentinamente direzione,
indirizzando il suo corpo a Vegeta, per poi volare in picchiata verso
di lui.
Ma purtroppo, le energie di Goku erano davvero troppo poche, e,
nonostante il
suo impegno, era fin troppo lento. Vegeta, invece, era davvero svelto,
e non si
stancava un minimo a correre verso la casupola. La situazione in cui si
trovava
ricordava a Vegeta la situazione dove si trovava nel sogno: correva,
senza
sapere cosa lo aspettasse alla fine della corsa. Solo che in quel
momento aveva
una meta, e inoltre correva perché lui voleva correre.
Voleva raggiungere in
fretta quel luogo, e scoprire il segreto di quella voce. Non sapeva
neanche lui
il perché, ma ne era totalmente ossessionato.
“Ti
prego, Vegeta. Rallenta…” esclamò Goku.
Poi, la sua vista iniziò a farsi più
offuscata, e a poco a poco chiuse gli occhi. Sentì le forze
abbandonarlo,
mentre il suo corpo smetteva di dirigersi verso Vegeta e cadeva
inesorabilmente
verso il basso. E quella sensazione di caduta nel vuoto, dove non
avrebbe più
fatto ritorno. Che strana sensazione. Eppure, Goku non era svenuto. Era
cosciente, ma era come se avesse appena perso il controllo del suo
corpo.
Voleva muoversi, riprendere a volare, ma era come se una forza lo
attirasse
verso il basso. Vegeta si guardò un attimo le spalle, e
vedendo il rivale
cadere verso il basso, apparentemente svenuto, gli strappò
un sorriso. Provava
una forma di strano appagamento. E gli piaceva. Oh, eccome se gli
piaceva!
“Tutto questo è solo finzione! Io
posso muovermi!” urlò Goku, per poi
riaprire gli occhi. Niente più sensazioni strambe, niente
più incoscienza
apparente. Niente più occhi chiusi od offuscati, ma aperti e
che facevano
vedere le immagini messe a fuoco. E il controllo del proprio corpo che
ritornava. Doveva solo desiderarlo. Quelle sensazioni erano false.
“Vegeta, stai attento a quello che senti! Alcune
sensazioni potrebbero
essere false!” lo mise in guardia Goku. Dopodiché,
il Saiyan alzò le gambe e si
chinò col corpo, piegando al contempo le ginocchia, in modo
che queste si
ritrovassero all’altezza del suo petto. Poi, mise entrambe le
mani sui ginocchi
piegati.
“Devo
puntare tutto su questa capriola! Non mi sento più le
forze!” pensò Goku. Quella
posizione era ottima per una capriola, ed inoltre aveva anche
rallentato la
caduta, visto che Goku non sentiva di avere più le forze per
volare. Ma poi,
Goku ricordò quasi istantaneamente quello che aveva detto a
Vegeta, e giunse
alla conclusione che si stava impressionando troppo per una sensazione
che non
provava realmente. Lui poteva ancora volare. Doveva solo volerlo. A
quel punto,
distese nuovamente tutti i suoi arti, per poi con un veloce movimento
rizzarsi
in piedi e prendere a levitare. Guardò in basso, e si
stupì: ancora qualche secondo
e si sarebbe ritrovato con la testa sbattuta sul legno. Ma non aveva
tempo per
pensarci, perché quando si girò, vide che Vegeta
era ormai prossimo all’arco
che apriva la capanna. Immediatamente, si allarmò, ma al
contempo iniziò a
pensare di aver dimenticato qualcosa. Ignorò il pensiero,
pensando che fosse
falso come i precedenti. Quindi, scese un altro po’ per
arrivare a toccare
terra, pronto ad inseguire Vegeta correndo. Ecco però,
all’improvviso, che si
ricordò che cos’aveva dimenticato e che si era
ricordato di aver dimenticato
poco prima. Così, si portò due dita alla fronte,
per poi usare il
Teletrasporto, e ritrovarsi davanti al centro a Vegeta, ormai prossimo
ad
entrare nella casa.
“Di nuovo?
Non sai proprio farti i fatti tuoi, Kaarot?”
esclamò Vegeta, indispettito dal
comportamento ficcanaso di Goku.
“Senti, Vegeta,
io non so perché, ma sento che dentro questa casa si
nasconda un pericolo. E
questa volta, sono sicuro che non è una di quei falsi
pensieri che mi hanno
preso, e che forse hanno preso anche te” gli
spiegò Goku. Ma Vegeta non aveva
ascoltato una singola parola di ciò che aveva detto Goku.
Per lui, l’unica cosa
che contava in quel momento era entrare in quella casa. Aveva bisogno
di
risposte. Così, ignorando totalmente il rivale, Vegeta
camminò di lato a Goku,
entrando a quel punto nella casa.
“Ah, è proprio cocciuto! Non lo sopporto quando fa
così!” sbuffò Goku,
entrando anch’egli nella casa.
*
Entrato
all’interno della casa, oltre che ad un Vegeta dallo sguardo
furente che si
guardava intorno sperando di scovare un qualcosa a lui ignoto, Goku
poté dare
meglio un occhiata all’abitazione. Essa non aveva una sua
pavimentazione, ed il
pavimento era una porzione della superficie della corteccia coperta da
quel
piccolo abitacolo. Nell’angolo tra il muro a destra e quello
di dietro, era
presente un calderone, con sotto di sé una piccola catasta
di legno. Era
inoltre presente uno scaffale privo di qualsiasi oggetto sul muro
sinistro, ad
un altezza molto bassa, facilmente raggiungibile da chiunque. Per il
resto, al
casa era totalmente vuota. Goku pensò che quel posto dovesse
essere disabitato,
o che comunque dovesse essere abitato da un pazzo, che forse in quel
momento
non era in casa. L’interno interno sembrava una presa in
giro: chi mai userebbe
un calderone con sotto della legna da bruciare sopra una corteccia? Chi
mai
metterebbe uno scaffale senza poi usarlo per nulla? Tuttavia,
c’era qualcosa di
sinistro in quella casa, e Goku lo notò subito: da come si
vedeva da fuori, la
luce del sole riusciva appena a filtrare dall’arco, eppure
dentro era tutto ben
illuminato, anche se non c’era niente che emettesse luce
lì. Inoltre, era tutto
tranquillo. Fin troppo tranquillo. Goku non aveva provato neanche
più un
singolo senso che non fosse veritiero, cosa troppo bizzarra. Inoltre,
il
comportamento di Vegeta non gli piaceva: si muoveva in modo troppo
rapido, e i
suoi occhi sembravano uscire fuori dalle orbite. Non solo quella casa
era abitata
probabilmente da un pazzo, ma rendeva anche la gente che ci entrava
dentro
pazza. Come stava succedendo a Vegeta. Non potevano rimanere per
più di un
istante lì. Goku doveva assolutamente convincere Vegeta ad
andare fuori da quel
luogo. Era troppo sinistro.
“Andiamocene da qui, Vegeta! Questo posto non mi
convince!” gli disse
Goku, ma Vegeta non lo ascoltò minimamente. Era troppo preso
nel cercare
qualcosa. Eppure, la casa era praticamente vuota. Goku
formulò due teorie: o
era davvero diventato pazzo, oppure qualcuno lo stava controllando
mentalmente.
Non voleva tuttavia usare subito la forza per tirarlo fuori da
lì. Avrebbe provato
a persuaderlo ancora un po’. Magari ci sarebbe riuscito.
“Vegeta, sai che ogni singolo momento che
perdiamo qui potrebbe
risultate fatale al pianta!? Muoviti, ed usciamo di qui!” lo
spinse Goku, con
tono deciso e alto. Ma Vegeta continuò ad ignorarlo,
concentrandosi sempre
sulla sua ricerca. Non era ancora il momento di ricorrere alla forza, e
questo
Goku lo sapeva bene. Gli avrebbe dato ancora un’ultima
possibilità.
“Vegeta, ti vuoi muovere o no!” gli
urlò addosso Goku. E questa volta,
Vegeta si accorse di lui. Ma non come Goku sperava.
“Kaarot,
smettila di infastidirmi! Qui c’è una questione di
vitale importanza che devo
risolvere, più importante delle sorti di questo
pianeta!” esclamò Vegeta,
girandosi verso il rivale, lasciando attonito Goku. Nel comportamento
di
Vegeta, c’era qualcosa di strano. Fin troppo strano. Non lo
aveva mai visto
ossessionarsi a tal punto da una cosa, a parte quando diceva di volerlo
superare a tutti i costi. Cominciò a sospettare che in quel
luogo ci fosse
qualcosa che non solo faceva provare false sensazioni, ma faceva anche
comportare la gente in modo strano, innaturale.
“Oh, ragazzo mio, vedo che dei un po’
agitato” una voce, vecchia, appartenente probabilmente ad un
saggio, si diffuse
nella casa. Dapprima, sia Goku che Vegeta restarono immobili, con gli
sguardi
persi nel vuoto. Era la stessa voce che avevano udito prima. La stessa
voce che
torturava Vegeta nei sogni. La stessa voce che prima gli aveva intimato
di
salire. Eppure, non c’era nessuno nei dintorni, e nessuna
aura era percepibile.
Ma allora, a chi apparteneva quella voce? Possibile che qualcuno si
stesse
nascondendo nell’ombra, tramando probabilmente contro di
loro? Si, perché
questa era l’unica spiegazione che Goku riusciva a darsi. E
in quel momento,
l’ossessione prima provata solo da Vegeta assillò,
anche se in minor misura,
anche Goku: aveva deciso che non se ne sarebbe andato da lì,
non finché non
avrebbe scoperto l’identità della voce.
“Che delusione. I giovani di oggi non avranno
mia l’intelligenza dei
loro avi. Non vi è proprio venuto in mente di guardare
dietro al calderone?”
continuò la voce. Goku e Vegeta si girarono dunque verso il
calderone. Non
poterono trattenere un urlo di meraviglia quando da dietro al calderone
sbucò
un ometto molto basso, dalla pelle scura, pelato, con gli occhi chiusi
e il
viso rugoso, lo sguardo sorridente, una corta barba bianca. Aveva la
parte
superiore del corpo scoperta, mentre era coperto nella parte inferiore
da una
sottospecie di pantaloni verdi, sicuramente molto antichi, a giudicare
dalla
loro trasandatezza e dai numerosi strappi. Aveva un fisico molto
magrolino, e
braccia davvero corte. Nonostante l’esilità dei
suoi arti superiori, impugnava
con la mano destra uno bastone fatto di legno e con alla
sommità una sfera di cristallo
attaccata allo bastone stesso. Un uomo molto bizzarro, che appariva
quasi
ridicolo agli occhi di Vegeta: immaginava il possessore della voce come
un uomo
possente, vecchio ma forzuto, e sicuramente abile nel combattimento. E
invece
si era ritrovato con un nanetto dall’aura molto bassa, quasi
quanto la sua
statura. Una vera e propria delusione. Non sapeva neanche
più se ucciderlo,
certo, gli aveva dato fastidio, ma gli faceva pietà quel
poverello. Era
indifeso in fin dei conti. Ma non poteva al contempo lasciarlo andare
così:
doveva pur sempre ottenere risposte. Non era normale che un vecchietto
del
genere fosse capace di addentrarsi nei suoi sogni. Doveva ottenere
risposte, e
se quel vecchietto non gliele avrebbe date se lui lo avesse trattato
con i
guanti, allora il principe sarebbe passato alle maniere forti.
“Scommetto già che vuoi chiedermi
perché la mia voce è la stessa che
senti nei tuoi sogni, e perché e come io faccia ad entrare
nella tua mente.
Giusto?” domandò ingenuamente il vecchio, tirando
per un attimo furori la
lingua e laccandosi il labbro, contento della reazione istantanea del
principe.
Ormai Vegeta aveva ottenuto la conferma
dell’identità della voce, e per l’altro
aveva scoperto che quel vecchietto nascondesse degli strani poteri.
Come aveva
fatto a predire per filo e per segno la domanda che Vegeta voleva
porgli?
Probabilmente era andato ad intuito, ma tutto ciò era troppo
sospetto. Cosa
nascondeva quel nanetto?
“Di
cosa sta parlando, Vegeta?” domandò Goku,
preoccupato per ciò che il vecchio
aveva detto, ma al contempo leggermente sollevato: forse a breve
avrebbe
scoperto il motivo per cui erano saliti su quell’albero a
fare quella pazzia.
Trovava il vecchio terribilmente minaccioso, e neanche lui sapeva
spiegarsi il
motivo. Per il momento, non era intenzionato ad ucciderlo, siccome non
rappresentava una minaccia per il momento. Ma sarebbe rimasto
all’erta, pronto per
qualsiasi evenienza.
“Ti vedo stupito, ragazzo. Ma in fondo, cosa ti
aspetti da una persona
come me, che sa tutto, che viveva su questo pianeta da centinai di
anni, che
può vedere nelle vostre menti, nei vostri futuri,
manipolando i vostri pensieri
e creandone alcuni insensati. Vi devo fare un esempio? Trasformarsi per
distruggere un semplice ramo più grosso della norma,
andargli incontro senza
motivo, soltanto perché si crede che distruggerlo
dimostrerà la grandezza del
suo distruttore; far percepire un’aura potente in quel ramo,
quando in verità
era tutta fuffa. E di esempi ne potrei fare a bizzeffe. Sai, mi sono
molti divertito
con te, capelli rizzi. Insomma, quando ti ho manipolato per farti
credere che
volare ti facesse sprecare delle energie e quindi ti ho fatto venire
qui con
una corsa… dettaglio di poco conto, ma spassosissimo come tu
sia facilmente
manipolabile!” e qui, il vecchietto si mise a ridere a
crepapelle, sotto gli
sguardi sbalorditi dei due Saiyan. Vegeta finalmente comprese la parole
dettegli da Goku prima di entrare nella casa, e finalmente Goku
scoprì il
perché di quelle sensazioni fasulle. Quel vecchio aveva un
potere grande, non
in fatto di forza, ma di abilità. E analizzando anche
ciò che egli aveva detto:
aveva detto di sapere tutto, e che viveva sulla Terra da centinai di
anni.
Probabilmente erano bugia campate lì sul momento, e Goku,
dopo aver pensato a
questa teoria, formulò anche l’ipotesi che tutto
quello che avesse detto il
vecchio fosse una grossa bugia. Doveva averne una dimostrazione pratica.
“Dimostrami che sei capace di controllare le
nostre menti” lo sfidò
Goku. Vegeta sbiancò, mentre il vecchio ridacchiò.
“Ma
è impazzito?” si domandò Vegeta. Ma non
ebbe il tempo di fare altro che Goku si
girò verso di lui, prese fiato, e poi urlò.
“Vegeta,
ti odio! Sei sempre più forte di me! Sei un
mostro!” gridò il Saiyan, facendo
irritare il principe.
“Puoi ripetere per favore?” gli chiese
Vegeta, infuriato.
“Ripetere cosa? Cosa ho detto?” gli
domandò Goku. La sua espressione era
tornata nuovamente calma, così come il suo tono di voce.
All’unisono, Goku e
Vegeta capirono, e si girarono verso il vecchio, guardandolo in modo
serio ma
al contempo timoroso. Non raccontava balle, era sicuramente stato lui,
a
giudicare da come se la rideva.
“Ma
come ci è riuscito?” si chiese Vegeta, che ormai
stava quasi dimenticando lo
strano sogno. Ormai, non gli
importava
quasi più sapere la verità dietro il sogno. I
poteri di quel vecchio lo
stravano spaventando a morte. Un essere così debole che
riusciva a fare così
tanto? Roba da non credere! Eppure, ben presto avrebbe dovuto credere
anche ad
un'altra qualità che il vecchio si era auto attribuito, per
via di una domanda
di Goku.
“Se sai fare questo, saprai anche ciò
che è
successo contro Rainbokiller, no? In fondo, hai detto di sapere tutto,
e hai
anche pronunciato il nome di Vegeta anche se lui non si era presentato.
Dai,
su, raccontami tutti quello che è successo
lì” lo intimò Goku, mentre Vegeta
guardava il vecchietto con un viso misto di rabbia e di paura. Rabbia
perché
quel vecchietto sembrava prenderli in giro; paura perché i
suoi poteri
sembravano essere spaventosamente potente. E il vecchietto diede
ulteriore
conferma di ciò.
“Allora…
Rainbokiller vi ha attaccati, e i piccoli Goten e Trunks lo hanno
provocato.
Lui si è trasformato, ed ha attaccato Riff, che
però l’ha temporaneamente
fermato. Alla fine, però, è stato tutto inutile:
infatti ha messo a tappeto
quasi tutti voi, e siete rimasti in tre, ovvero Junior, Gohan, e tu,
Goku” e
qui, il vecchio indicò Goku, con la bocca serrata in un
espressione seria.
Vegeta e Goku rabbrividirono: per il momento, sembrava sapesse davvero
tutto.
Stavano quasi per chiedergli di smetterla, che ormai aveva confermato i
loro
dubbi. Ma prima che potessero chiederglielo, lui ripartì.
“A
questo punto, voi tre avete combattuto contro di lui, ma non
c’è stata storia.
Vi ha battuti con facilità tutti, sfruttando addirittura te,
Goku, il più
potente guerriero della Terra, colui che divenne per primo Super Saiyan
e
sconfisse Freezer, colui che salvò l’universo da
Majin Bu, come scudo per
parare i colpi di tuo figlio. Per qualche istante, Gohan era quasi
riuscito a
fronteggiare Rainbokiller. Ma era tutta una beffa, e lui infine lo
aveva
umiliato. Ma poi Junior ha risvegliato la sua forza latente, si
è circondato di
una strana aura bianca, e, incosciente, ha combattuto alla pari contro
Rainbokiller” qui il vecchio si fermò per prendere
fiato, lasciando il tempo a
Goku e Vegeta di stupirsi. Ormai era chiaro che quel vecchio non
dicesse bugie:
per determinati periodo, entrambi erano rimasti svenuti, ma per il
momento
tutti glie eventi che con i momenti in cui erano ancora coscienti
coincidevano
dalla realtà.
“Ma da quale pianeta viene? Non è
normale” pensò Goku, incredulo che
potesse davvero esistere un essere così colto. I pensieri di
Vegeta, invece, si
erano ormai persi in quell’unica ma strabiliante
affermazione: Junior aveva
tenuto testa a Rainbokiller, circondato da una strana aura bianca.
Possibile
che forse, per Junior, il giorno da loro due tanto atteso fosse
finalmente
arrivato? Ma non ebbe il tempo di pensarci, perché il
vecchio continuò con il
racconto.
“Successivamente,
però, anche Junior è stato sconfitto, dopo esser
riuscito a strappare un
tentacolo a Rainbokiller, ritornando però debole come prima.
Tuttavia, è arrivato
Majin Bu e tu hai ripreso i sensi, trasformandoti in Super Saiyan di
Terzo
Livello. Tu e Bu avete combattuto valorosamente: per quanto
Rainbokiller avesse
tecniche mostruose, come quel liquido nero immobilizzante, o il buco
nero
capace di assorbire i vostri attacchi, voi siete riusciti a
infliggergli
numerosi colpi. E infine, mentre Bu combatteva contro Rainbokiller, tu
hai dato
a tutti dei senzu. Avete combattuto contro i figli del nemico, Gohan
è
addirittura venuto addosso a Rainbokiller, venendo miserabilmente
sconfitto.
Poi, il mostro arcobaleno ha risucchiato tutti i suoi figli,
potenziandosi e
scagliando un potente attacco, e tu, il qui presente Vegeta e Majin Bu
avete
risposto con un triplice attacco energetico. Un’esplosione
è scaturita dal
centro dello scontro tra onde, ma voi siete sopravvissuti grazie a uno
scudo
creato da Majin Bu. Infine, su punto di morte, con tutta la montagna
luogo
dello scontro ormai ridotta ad un cratere, Rainbokiller ha aperto dei
portali,
uno dei quali ha risucchiato voi, che siete svenuti poco dopo, e vi ha
teletrasportati qui. E poi, ha spirato” concluse infine il
vecchio. Alcune
parti erano state riassunte molto, ma la maggior parte dei dettagli che
aveva
detto riguardo tutto lo scontro erano risultati veri ai due Saiyan,
almeno gli
eventi a cui avevano assistito loro stessi. Eppure, erano convinti che
anche
tutto il resto fosse pura verità, compresa la spiegazione
del perché si
trovavano lì
“Sei straordinario!” si complimentò
Vegeta, per poi applaudire, con
applausi ripetuti e molto veloci, e lo sguardo contento. Goku lo
guardò
imbarazzato, ma poi capì subito che quel comportamento era
stato indotto dal
vecchio. Lo aveva capito dal modo in cui il vecchio guardava Vegeta:
sorrideva
in modo sinistro. Per quanto fosse misterioso e minaccioso, non poteva
certo
dire che fosse cattivo. Nonostante i suoi comportamenti strani, non
aveva dato
alcun segno di vera malvagità. Era soltanto una vecchio
dalle incredibili
capacità, e gli sarebbe piaciuto sapere di più su
di lui. Sarebbe bastata una
domanda, ne era certo: infondo, aveva risposto fino a quel momento a
tutti i
loro quesiti.
“Qual
è la tua storia?” gli chiese Goku. Il vecchio
subito si girò verso di lui, assumendo
un espressione seria, e anche leggermente imbronciata. Nel mentre,
Vegeta smise
improvvisamente di applaudire, siccome il vecchio aveva smesso di
influenzarlo.
Capendo al volo il suo comportamento, concluse quel gesto ridicolo e
diede le
spalle al vecchio, corrucciato.
“Non
so di cosa tu stia parlando” rispose il vecchio, lasciando di
stucco Goku. Lo
stava sicuramente prendendo in giro. Forse lo voleva stuzzicare, farlo
essere
più insistente per vedere fino a dove potesse spingersi per
conoscere la
risposta a quella domanda. E come sfida, Goku la accettò
subito.
“Si, ci credo
proprio! Dai, sputa il rospo!” insisté Goku,
attendendo con trepidazione la
risposta del vecchio. Ma questo continuava a guardarlo in modo ancora
più
sdegnato.
“Infantile”
sussurrò il vecchio. Ma le sue parole non restarono
inascoltate. Goku l’aveva
ascoltato.
“Infantile io? Scusami tanto, ma
perché? Ti ho solo fatto una
richiesta!” protestò Goku, indignato. Il vecchio
comincio a stringere in modo
molto forte il suo scettro, più indignato di Goku.
Quell’ingenuo giovane lo
stava sfidando. Lo voleva costringere a raccontare il suo sporco
passato da
miserabile. Ma non lo avrebbe fatto. Non sarebbe caduto nella
tentazione.
“Ma non ti vedi? Sei la persona più
bambinesca che abbia mai conosciuto.
E di bambini rinchiusi in un corpo adulto come te io ne ho conosciuti
tanti. Ma
tu li superi tutti! Chiunque, dopo avermi fatto questa richiesta,
è desistito
dopo aver visto la mia reazione! Tu invece persisti. Sei proprio una
faccia
tosta. Consiglio a te e al tuo amico di andarvene di qui, prima che sia
io a
farlo!” minacciò il vecchio, per inclinare
leggermente le mano all’ingiù,
facendo inclinare con essa il bastone, il quale si ritrovò
molto vicino al viso
di Goku. Ma anche dopo quell’avvertimento, il Saiyan
continuava a guardarlo
determinato e senza paura.
“Impertinente!” urlò il
vecchio. Ma prima che potesse fare qualsiasi
cosa, Goku afferrò il manico del bastone con la mano destra.
Il vecchio,
guardandolo con odio, distese allora tutte le dita della mano destra,
con la
quale teneva il bastone, lasciando così che il palmo, ora
scoperto, facesse
pressione sul fondo del bastone. Cercava di spingerlo verso il Saiyan,
ma la
presa di questi era troppo forte, e il bastone non si mosse di un
millimetro,
nonostante gli sforzi del vecchio.
“Oh, adesso è in
difficoltà” commentò Vegeta, che nel
mentre aveva
superato l’imbarazzo e si era nuovamente girato verso il
vecchio. Era una
soddisfazione immane vederlo così in difficoltà,
soprattutto pensando a ciò che
quel vecchio gli aveva fatto passare in quei sogni. Non gli interessava
quasi
più sapere come ci fosse riuscito, tanto che stava godendo
nel vedere quella
scena. Non gli importava se era solo un vecchietto indifeso,
perché gli aveva
fatto un oltraggio più di una volta, arrivando anche a
controllarlo mentalmente
e farlo comportare stupidamente. Non era Kaarot l’infantile,
ma lui. Il
principe decise di non intervenire. Perché mai far finire
così quel fantastico
momento? Non vedeva l’ora che Goku sfilasse di mano il
bastone al vecchio, e
glielo sbattesse in testa. Dentro di sé, sapeva che fosse un
comportamento un
po’ sbagliato. Ma in quel momento non desiderava altro. Anche
se forse stava
esagerando. E già, stava proprio esagerando. Ma poi, si rese
conto. Non voleva
davvero che quel vecchi fosse ucciso. Quei pensieri non erano veri. E
Vegeta
esplose.
“Vecchiaccio! Certo che ci provi proprio gusto a
far arrabbiare la
gente! Anche mentre combatti sei capace di controllare le menti altrui!
Ma mi
hai sottovalutato, pensando che non ci sarei arrivato. Anche se ti
odio, non
arriverei a questi livelli di crudeltà, soprattutto dopo
aver capito che non
sei un pericolo. Ma sapere che tu sia riuscito di nuovo a manipolarmi
mi manda
in bestia! E il problema è che sto stando al tuo gioco. Si,
perché so che lo
stai facendo apposta. Mi volevi far arrabbiare una volta scoperta la
verità, e
ci sei riuscito. È questa la cosa che mi provoca
più fastidio! Ehy, non
ignorarmi!” gridò il principe. Ma il vecchio non
si importò di lui. Gli aveva
destabilizzato le emozioni soltanto perché sentiva di dover
dare sfogo a tutte
le sue abilità. Sarebbe potuto morire lì, in quel
posto che tanto odiava, quel
giorno. Avrebbe combattuto, piuttosto che rivelare la verità
a quel giovane
ingenuo Saiyan di nome Goku. Non gli importava se era stato
l’eroe del suo
pianeta, che aveva più volte sconfitto minacce contro cui
tutti avevano
fallito. Non gli importava niente. Non aveva rivelato quei segreti ad
avventurieri più cordiali, perché avrebbe dovuto
farlo con Goku, che per
l’altro lo sfidava anche? Sarebbe anche rimasto per
più giorni in quella posa,
fino a quando Goku non lo avrebbe ucciso e avesse posto fine alla sua
terribile
ed immortale esistenza. In un certo senso sarebbe stata quasi come una
liberazione dal suo triste destino, anche se avrebbe preferito che al
posto del
Saiyan ad ucciderlo ci fosse uno dei suoi cari. Ma la cosa non era
possibile.
Non importava: l’importante era morire, no? E la morte
sarebbe presto
sopraggiunta. La sua veneranda età lo aveva ormai privato di
ogni qual tipo di
forza fisica, e la forza che gli era rimasta nel palmo si era quasi
prosciugata.
“Fammi
fuori” questa fu la richiesta del vecchio, che allontano
leggermente il palmo
dal bastone in modo da non fare più contatto con esso. Goku
lasciò la presa, e il
bastone cadde ai suoi piedi. E con esso cadde anche la sfera, che al
contatto
con il solo si frantumò in mille pezzi. Il vecchio
abbassò la testa, remissivo,
per poi mettere le mani dietro la schiena, ed inginocchiarsi davanti a
Goku.
“Non
potrei attaccarti in ogni caso. Per tirare fuori le mani da dietro la
schiena
mi ci vorrebbe troppo tempo, e tu avresti tutto il tempo per uccidermi.
Coraggio,
vai” disse il vecchio. Vegeta, a cui il momento di rabbia era
ormai passato,
provò quasi pietà nel vedere quel povero
vecchietto. Tuttavia, decise di
rimanere all’erta, pronto a farlo fuori in qualsiasi
evenienza. Poteva essere
benissimo un trucco per ingannare Kaarot, e Vegeta sapeva
dell’ingenuità del
rivale.
“Kaarot, non
fidarti così facilmente!” gli
raccomandò Vegeta. Ma Goku era sicuro della
sincerità del suo avversario, poiché egli tremava
come una foglia. Ma non aveva
intenzione di ucciderlo. Non solo perché
quell’uomo non se lo meritava, ma
anche perché doveva capire chi
fosse in
verità.
“Io ti risparmio” esclamò
Goku. Il vecchio quasi non riuscì a crederci.
Smise di tremare, e fissò il Saiyan. Lo aveva risparmiato.
Lo aveva condannato
a continuare il suo periodo di vita da immortale. Era finita. Non
avrebbe
neanche potuto uccidersi da solo, e quindi era ormai spacciato. Invece
di
ammirare Goku per quel suo gesto di pietà, lo odiava.
“Perché
mi hai risparmiato? TU SEI PERFIDO!” urlò il
vecchio, mettendosi in posizione
eretta e analizzando la situazione: Goku sembrava star diventando
nervoso, e
Vegeta non sembrava aver preso a bene le sue ultime parole. Perfetto.
Ancora
poco e li avrebbe fatti scoppiare.
“Kaarot
non è perfido! È solo stolto! Tu stai cercando di
farlo arrabbiare per farlo
cadere nella tua trappola. E non pensare che mene importi poi
così tanto di
lui. In fondo, ci sono sempre pronto io qua a farti fuori!”
lo minacciò Vegeta,
per poi distendere un braccio verso di lui e distendere le dita.
Sarebbe stato
pronto a distruggerlo, nel caso le cose si fossero messe male.
“Non
ti azzardare neanche a pensare di ucciderlo, Vegeta. Devo prima capire
per
quale motivo non voleva parlare del suo passato” lo
raccomandò Goku. Vegeta non
apprezzò il modo con cui il rivale si rivolse a lui, ma
decise di lasciar
perdere e ritrasse il braccio.
“Va
bene. Ma poi se ti fa qualcosa, non venire a piangere da me”
esclamò Vegeta,
allontanandosi da quei due e poggiando la schiena contro il muro
destro, stando
a braccia conserte.
“Perché
sei così ossessionato dal mio passato? Saperlo ti
cambierà la vita!” domandò
l’anziano.
“Io voglio aiutarti”
esclamò Goku. Il vecchio, dopo tanti anni, sentì
improvvisamente il cuore aumentare il battito per
l’adrenalina che provava in
quel momento. Lui voleva aiutarlo? Dopo tanti anni, una persona
disposta ad
aiutarlo? Ma in cosa precisamente voleva offrigli aiuto?
“Se te lo stai chiedendo, voglio aiutarti a
superare le cicatrici del
tuo passato. La tua reazione mi ha fatto capire che non devi aver
vissuto una vita
serena. E i tuoi discorsi mi hanno inquietato. Perché
vorresti morire?
Raccontami la tua storia, e io ti darò conforto e
cercherò di aiutarti a
superare il trauma. Ma poi, tu devi chiedere scusa a Vegeta e dirgli
perché ti
sei immischiato nei suoi sogni!” gli disse Goku. Vegeta emise
un annoiato verso
di sorpresa: Kaarot ancora ricordava il motivo primo per cui erano
venuti lì.
Ormai anche Vegeta si era disinteressato a quella questione, siccome
era stata
sicuramente tutta una falsa del vecchio per prendersi gioco di lui. Non
gli
interessava più neanche la sorte di quell’anziano
uomo. Per quanto prima avesse
difeso la bontà di Kaarot, non sopportando che uno come quel
vecchio l’avesse
chiamato perfido, non riusciva proprio ad apprezzarla.
“Mh,
voi giovani siete così buoni, ma anche così
impiccioni. Non credo che riuscirai
nel tuo intento, ma per lo meno so che è veritiero: te lo
leggo in mente. Bene,
allora lascia che inizi. Ma prima” si fermò il
vecchio, con un sorriso spento
sul volto. Quindi, avvicino il palmo della mano al suo petto. Da questa
uscì una
tenue luce fosforescente, di colore verde, che, al contatto con il
corpo del
vecchio, fece diventare la sua pelle dello stesso colore della luce,
provocando
anche dolori agli occhi di Goku per la fosforescenza. Il Saiyan dovette
infatti
coprirsi gli occhi con le braccia, per evitare di essere accecato.
Quando la
luce smise, Goku ritrasse le braccia, e vide che il vecchio adesso
sembrava
essere più fragile, e traballava dalla testa ai piedi, anche
se
dall’espressione sembrava tranquillo.
“Mi
sono appena inflitto un incantesimo, grazie al quale non potrei mentire
in un
qualsiasi caso. Ma adesso, direi che posso iniziare” il tono
del vecchio era
sollevato, ma al contempo triste. Goku gli diede la massima attenzione.
Non
doveva perdersi neanche una parte di quel racconto. Non gli importava
se
conosceva quel vecchio da così poco, perché
vedeva che era in difficoltà.
Doveva essere aiutato.
“Bene, iniziamo. Tutto inizia centinai e
centinaia di anni fa. Vivevo insieme
ad una tribù in un villaggio ormai raso al suolo da anni.
Vivevo con la mia
famiglia, i capì tribù da generazioni. Erano
cacciatori esperti, così come
ottimi occultisti. Tutti nella tribù sapevamo usare strani
poteri magici, ma la
mia famiglia era la più esperta. Le generazioni si passavano
tra di loro i
segreti della magia, e come preparare potenti pozioni.
Anch’io ne sono capace.
Quello scaffale vuoto è in verità pieno di
barattoli di varie pozioni,
preparate grazie agli insegnamenti della mia famiglia e con quel
calderone” a
quel punto, il vecchio si fermò, girandosi verso lo
scaffale. Tese una mano
aperta verso di esso, per poi chiuderla immediatamente. Come per magia,
comparvero un sacco di barattoli chiusi contenenti strane sostanze,
principalmente liquide. Goku guardò la cosa non poco
stupore, visto che ormai
sapeva la bravura di quel vecchio. Il vecchio stesso si rese conto del
disinteresse di Goku analizzando la sua mente. Decise quindi di
continuare.
“Ero un prodigio fin da
bambino. Ero il settimo di dieci figli, siccome nella nostra
tribù si procreava
molto, ed ero non solo il più intelligente tra i miei
fratelli, ma anche il più
intelligente dell’intero villaggio. Già a cinque
anni sapevo creare intrugli di
complessità elevata, e a dieci anni la mia magia era
così potente da poter
competere con quella dei giovani adulti del villaggio”
continuò il vecchio,
fermandosi per via di una forte fitta nostalgica. Quanto rimpiangeva
quei
tempi. E quanto soffriva, sapendo che era ormai arrivata quella parte
del
racconto che avrebbe voluto evitare. Ma ormai aveva iniziato, e doveva
concludere.
“Tutto
finì quando la mia ingenuità ebbe il sopravvento.
L’albero su cui adesso
posiamo piedi è presente su questa Terra da secoli, e
soltanto quelli
meritevoli possono vederlo” e il vecchio si fermò
quando Goku mise la mano in
avanti, facendogli segno di fermarsi.
“Meritevoli in che senso? Per salire sulla
Nuvola Speedy…” ma prima che
Goku potesse andare avanti, il vecchio lo anticipò.
“…bisogna essere totalmente
puri. Come se non lo sapessi. Comunque, non avevo intenzione di
rispondere alla
tua domanda, ma mi trovo con le spalle al muro. Questo albero
può essere visto
soltanto da chi ha compiuto numerosissime azioni positive. Non mi
è ancora ben
chiaro quante gesta eroiche bisogni compiere, ma voi due, contribuendo
alla
sconfitta di Rainbokiller, siete i primi da millenni a poterlo vedere.
Esclusi
ovviamente…” e nuovamente, il vecchio non
riuscì a continuare. Si tastò con la
mano la zona del cuore, non perché sentisse davvero dolore,
quanto più per
cercare di alleviare l’angoscia. Ma proprio non riusciva ad
andare avanti, e
temeva inoltre di non riuscire a rispondere alla domanda che sapeva
Goku gli
avrebbe posto.
“Scusa se te lo
chiedo, ma tu come hai fatto allora a salire? Stando sempre in quel
villaggio,
non credo che tu abbia fatto poi così tante azioni positive.
Dimmi, allora,
come hai fatto a salire su quest’albero? E come hai fatto?
Centra qualcosa
quella strega?” ecco la domanda fatale. Gliel’aveva
fatta veramente. Non poteva
mentire, l’incantesimo fatto prima glielo avrebbe impedito.
Era davvero senza
alcuna via di scampo. La sua era una motivazione così
sterile, ma che era
abbastanza da provocargli frustrazione e senso di
inferiorità. Tanto meglio
dirlo esplicitamente in quel momento.
“Io riuscivo
a vederlo soltanto per via della mia tribù! Loro da secoli
erano predestinati
come unici capaci di vedere sempre e comunque l’albero, tutto
questo per via
della trappola di quella vecchia racchia! LEI NON ASPETTAVA ALTRO! CI
HA
INGANNATI TUTTI!” delirò il vecchio. Non piangeva,
ma era evidente che fosse
disperato. Stava ricordando un qualcosa di terribile del suo passato.
La sua
condanna all’immortalità. Goku non
riuscì a non provare commozione, ma non
poteva perdere di vista il suo obbiettivo. In quel momento, era certo
che il
vecchi non stesse leggendo nella sua mente. Doveva ascoltare tutto il
racconto,
consolare il vecchio ed entrarci in confidenza. Non sapeva neanche lui
perché
lo stesse facendo, ma lo rincuorava sapere che non fosse per via di un
controllo mentale del vecchio.
“Scusami, ho esagerato. Comunque, come ti
dicevo, noi della tribù
potevamo vedere quest’albero da generazioni,
poiché la precedente occupatrice
ci riteneva come la tribù più pura al mondo, e
quindi lo rendeva visibile a
tutti. Ma nessuno poteva salirlo, e chi ci aveva provato aveva trovato
la morte.
Tuttavia, spesso e volentieri i cacciatori del villaggio, coloro che si
impegnavano nelle attività di caccia ignorando la magia,
scolpivano nel legno
sagome degli strumenti da loro usati durante le battute. Questo
perché
pensavano che in cima all’albero ci fosse un qualche tipo di
divinità, e quindi
speravano che, incidendo quei segni sulla corteccia, gli portasse buona
fede.
Ma alla strega di noi non importava poi chissà che. A lei
interessava soltanto
che nessuno provasse davvero a radere al suolo quell’albero.
Nessuno sapeva di
lei, e lei non era intenzionata a rivelare la sua esistenza. Ci
osservava
dall’altro, analizzandoci, così come analizzava il
resto del pianeta. Era un
po’ come una seconda divinità, come un secondo
supremo, come lo è adesso Dende.
Un giorno, io, ancora giovane ed ingenuo, mi chiesi se fosse possibile
danneggiare l’albero. Nessuno aveva mai provato nemmeno a
tagliare un singolo
pezzo di corteccia. Per me quell’albero non aveva alcun
valore, non avendo mai
io creduto a quei racconti. Ero anche piuttosto arrogante, essendo il
migliore
mago del villaggio. Pensavo che nessuno potesse paragonarsi a me, e che
se
c’era un azione che nessuno aveva mai fatto, io
l’avrei fatta. Con le mie ampie
conoscenze, tentai di dare fuoco alla corteccia. Ma poco prima di
entrare in
contatto col legno, il fuoco da me lanciato si estinse.
Improvvisamente, dopo
un accecante bagliore, comparve davanti a me una vecchia vestita tutta
di nero.
Non ci mise molto a mettere le cose in chiaro: lei era la strega
protettrice
dell’albero, e non tollerò il mio comportamento
irriverente nei confronti di
quell’enorme ceppo che lei chiamava sacro. Per punizione,
decise che io sarei
stato il suo successore, poiché la riteneva una giusta
punizione. Così, il suo
corpo si sgretolò, diventando polvere, e io finì
in questa piccola casupola,
che ai tempi aveva l’aspetto di una capanna del mio
villaggio. Acquisì i
ricordi della vecchia, oltre a tutte le altre capacità che
vi ho già detto.
Grazie ai ricordi della strega, scoprì che ora ero diventato
divinità di
quell’albero, e che questo potesse essere visto solo da chi
lo meritava, anche
se io avrei potuto decidere di farlo vedere anche a persone che non
avessero
fatto abbastanza gesta eroiche, come aveva fatto la strega con la mia
tribù.
Purtroppo, nonostante i miei poteri, non potevo tornare al mio
villaggio. Sono
vincolato in questa casa da un potente incantesimo, e non posso
uscirne. Posso
sapere tutto, posso far materializzare quasi ogni cosa. I miei poteri
magici si
sono incrementati, eppure io proprio non riesco a vivere in pace. Ogni
giorno è
una noia. Non ho niente da fare, a parte guardare voi umani. Sono
sempre solo.
Ed è tutta colpa mia. Inoltre, sono immortale, e non posso
uccidermi in alcun
modo: ci ho provato diverse volte, ma ho sempre fallito. E adesso
eccomi qui.
Intrappolato qui dentro, senza uno straccio da fare, ho assistito ad
ogni
singolo evento, sia dell’universo che a quelli della Terra,
osservando persino
alla guerra civile della mia tribù, dalla quale nessuno
è uscito vincitore. Ho
provato un po’ a fare cose
che potessero
spezzare la monotonia, come per esempio variare il mio vestiario e la
mia casa
in base al periodo storico. Ma niente mi appaga veramente. Sai,
è per questo
che ho un po’ giocato con le vostre menti. Volevo farvi un
po’ arrabbiare per
divertirvi un po’. Caro Vegeta, so che non mi starai nemmeno
calcolando, ma ti
rincuorerà sapere che il tuo sogno non è altro
che una cosa da me creata per
svagarmi un po’. Mi dispiace di avervi fatto quelle cose,
ragazzi. Ma capitemi.
Sono solo un povero vecchio, annoiato e condannato
all’infelicità” e qui, il
vecchio concluse. Ce l’aveva fatta. Pur provando una grande
fitta al cuore, pur
sperando per l’ennesima volta che questi si fermasse da solo,
era da una parte
sollevato. Goku gli aveva fatto una promessa ed era sicuro che
l’avrebbe
mantenuta: glielo leggeva in mente.
“Mi dispiace moltissimo per ciò che
ti è accaduto. Anch’io ti perdono
per aver un po’ giocato con noi. Sai, stavo pensando di
prendere una decisione.
Non so se ne sarei capace. Anzi, mi correggo. Non ne sarei capace. Ma
voglio lo
stesso provarci. Voglio che per te finisca tutto. Hai sofferto,
così come sto
soffrendo io nel pensare di prendere questa decisione. Ma in fondo,
anche tu lo
vuoi. Ebbene, preparati. Ti ucciderò”
dichiarò Goku con fermezza. Il vecchio lo
fissò, sorridendo. Quel Saiyan aveva capito cosa volesse.
Era decisamente un
uomo altruista, e ne conosceva pochi come lui. Per quanto conoscesse
tutte le
sue eroiche gesta, ma non pensava veramente che potesse essere
così altruista.
Eppure, aveva notato una certa insicurezza nelle sue parole. Di certo
non era
abituato ad uccidere persone buone, ma soltanto malvagi che facevano
del male
agli innocenti. Per lui sarebbe sicuramente stato difficile porre fine
alla
vita di quel vecchio. Ma glielo aveva promesso. Lo voleva davvero
aiutare. Una
persona come lui aveva bisogno di essere ripagata. Doveva dirgli tutto,
per il
bene di tutti.
“Caro Goku, vorrei prima di tutto ringraziarti
per questa tua
dichiarazione. Ma prima che tu mi uccida, vorrei rivelarti un paio di
cose
sulla minaccia che incombe sul vostro pianeta” disse il
vecchio, tremando.
Aveva i brividi al solo pensiero di ciò che i due giovani
avrebbero dovuto
affrontare. Goku dimenticò per un attimo la promessa fatta
al vecchio, pronto a
sentire ciò che aveva da dirgli. Persino Vegeta si era
girato verso i due, dopo
esser stato disinteressato a tutta la storia del vecchio. Era un
momento di
fondamentale importanza. Goku iniziò addirittura a respirare
affannosamente per
l’ansia. Stavano per scoprire tutta la verità
sugli ultimi rocamboleschi eventi
che avevano scosso il pianeta Terra.
“Inizierò dal principio. In pochi
sanno dell’esistenza di un essere dal
potere sconfinato, rinchiuso nello spazio e nel tempo. Nessuno sa il
suo nome,
e nessuno lo ha mai visto. La sua identità è
sconosciuta perfino a me, che so
praticamente tutto del nostro universo. Comunque,
quest’essere non aveva rivali
nell’universo, eccetto due potenti entità divine,
di cui già la più debole
bastava a soppiantarlo. Fu proprio egli a rinchiuderlo nello spazio
tempo,
poiché riteneva uno spreco ucciderlo, siccome pensava che
prima o poi avrebbero
potuto usarlo a loro vantaggio. Ma si sbagliavano. Lui è ora
tornato, ed ha
invaso gli inferi. I suoi poteri gli hanno permesso di intrappolare
dentro di
sé ogni anima benevola, compreso Re Enma, e adesso sta
facendo resuscitare le
anime malvagie, anche quelle purificate e reincarnate. Quando infatti
un’anima
viene purificata, parte della sua essenza maligna continua ad esistere.
E lui
da lì è capace di ricreare i corpi delle persone,
e non solo: può anche
sbloccare una buona parte del suo potenziale latente, anche se ci vuole
del
tempo nel farlo, durante il quale il corpo è impossibilitato
a muoversi. E
infatti, quel terremoto che si è verificato ieri
è stato colpa di un tipo che
Vegeta conosce molto bene” e qui, l’attenzione di
Vegeta si fece massima. Un
tipo che conosceva molto bene… chi poteva mai esserne? Dal
tone usato dal
vecchio, dedusse che era probabilmente un avversario molto potente che
il
Saiyan aveva affrontato in passato. E fu così che in un
attimo gli venne in
mente lui.
“Freezer?” domandò Vegeta,
in un misto di stupore ed indifferenza. Non
era poi così spaventato, visto che non pensava che il
potenziale di Freezer
fosse poi così tanto alto da poter raggiungere il suo
livello. Per cui non si
sarebbe dovuto preoccupare granché.
"No.
Era Nappa” chiarì il vecchio. Nessuno dei due
Saiyan, nonostante le loro grosse
aspettative, fu sorpreso dalla rivelazione. Non perché se lo
aspettassero, ma
perché si aspettavano qualcuno di più forte.
Ricordavano con che facilità Nappa
era stato umiliato da Goku, e come Vegeta lo avesse ucciso facilmente.
Se
quello era il genere di persone che quell’essere voleva
resuscitare, per quei
due non ci sarebbero stati problemi.
“Ma non rallegratevi. Nappa ha combattuto contro
Iamko, il quale, come
ben sapete, non è poi così tanto scarso rispetto
a voi in forma base. Ma Nappa
è riuscito a suonargliele di santa ragione, trasformandosi
anche in Super
Saiyan” continuò il vecchio, facendo scomparire la
serenità nei due Saiyan.
Sapevano di quanto Iamko fosse migliorato, e sapere che Nappa fosse
riuscito a
tenergli testa li impensieriva molto. Ma ciò che
più li spaventava erano state
le ultime due parole del vecchio: Super Saiyan. Nappa poteva diventare
un Super
Saiyan. Nappa, un essere debolissimo, appena capace di tenere testa ad
un Goku
centinai di volte più debole di quello attuale, era
diventato capace di
diventare Super Saiyan. Com’era possibile?
“Ah, giovanotti, vi consiglio di non
scandalizzarvi già ora. Mantenete i
nervi saldi per quando arriveranno i pezzi grossi”
tentò di confortarli il
vecchio, riuscendo soltanto ad ampliare la disperazione dei due. Se
Nappa era
riuscito a fare quei miglioramenti, quanto sarebbe potuto diventare
forte un
Freezer, che sicuramente aveva più potenziale latente di
Nappa?
“Siamo
spacciati. Come faremo a battere Freezer, quando tornerà in
vita?” domandò
Vegeta a Goku, quasi sperando di non ottenere risposta. I due pregavano
con
tutto il cuore che quell’essere si dimenticasse di Freezer, e
non lo
resuscitasse: con la rabbia che provava nei confronti dei Saiyan e il
potenziamento, sarebbe divenuto un essere distruttivo e pericoloso.
“Oh,
fosse solo Freezer il problema. Sai, quest’entità
ha anche dei propri
servitori. Rainbokiller, infatti, non era altro che una sua pedina, che
aveva
accettato di allearsi con lui. Ma lui può anche creare dei
guerrieri davvero
potenti, anche se la forza di essi può molto variare. La
forza dell’entità è
ancora instabile, per cui non sa ancora usare bene i suoi poteri. Ma
dovrete
prepararvi a dovere ragazzi. Solo così potrete averla
vinta” disse il vecchio,
in tono esortatorio, come un genitore che incoraggia un figlio. I due
Saiyan,
però, sentendo quelle parole, incrementarono la loro
già grande paura.
“Goku,
ormai è il momento che me ne vada. Vi ho detto tutto quello
che dovevo dirvi.
Sta a voi adesso salvare il pianeta. Ti prego, giovanotto, vinci per
me” disse
il vecchio. Goku si rese conto che ormai il momento era giunto. Avrebbe
voluto
posticiparlo, ma non era possibile. Tese quindi il braccio verso il
vecchio, e
gli sparò contro un Ki Blast. Chiuse gli occhi per non
guardare. Il vecchio
guardò quell’ultimo fascio di luce con un sorriso.
Poi, divenne cenere.
“Non se lo meritava. Tuttavia, era la cosa
migliore da fare. Dovremmo
dargli quantomeno una sepoltura” disse Goku, abbassandosi per
raccogliere le
ceneri del vecchio. Vegeta non commentò ciò che
disse il rivale, nascondendo
che anch’egli aveva provato un po’ di commozione
davanti alla morte del
vecchio. Almeno se ne era andato sereno, glielo si leggeva in faccia.
“Era un tipo decisamente interessante, ma sono
sicuro che in fondo
tramasse qualcosa. Sono sicuro che dietro a quei sogni abbia celato un
significato nascosto. Ne sono certo” pensò Vegeta.
Non riusciva proprio a
credere che il vecchio gli avesse fatto fare quei sogni per puro
divertimento.
Sembravano fatti davvero per metterlo alla prova, non solo per
scherzare con
lui e la sua impotenza durante il sonno. Se solo quel vecchio fosse
stato
ancora vivo, avrebbe potuto convincerlo, magari con belle parole, a
raccontargli il perché di quei sogni. Ma
quell’idiota di Kaarot aveva avuto di
nuovo la faccia tosta di intromettersi in argomenti che non lo
riguardavano.
Per quanto fosse stato un gesto gentile, Vegeta non riusciva a
perdonarglielo.
Il danno era però già stato fatto, e ai due non
rimaneva altra scelta se non
salutare quel vecchio, cosa di cui Vegeta non si importava minimamente.
*
Grazie al
teletrasporto, Goku aveva teletrasportato in un attimo lui e Vegeta
alla base
dell’albero, dove poi il Saiyan scavò una piccola
fossa, riponendoci dentro le
ceneri del vecchio. Dopo di che, Goku era rimasto a fissare il
terriccio con
cui aveva coperto la cenere. Non gli importava se
quest’ultima sarebbe poi
stata assorbita dalla Terra: per lui contava il gesto.
“Sei
sempre stato troppo sentimentale, Kaarot! Va bene che tu sia triste, ma
stai
esagerando! Lo hai conosciuto per davvero poco tempo!” si
lamentò Vegeta, stanco
di dover rimanere lì ad aspettare che il rivale finisse di
porgere gli ultimi
saluti al vecchio.
“Sarà anche vero, ma non
mi importa. Si è dimostrato una grande persona. Devo
ripagarla per la sua
gentilezza: senza neanche conoscerci, ci ha rivelato dei dettagli
importantissimi. Non siamo più al sicuro, Vegeta. Dovremo
prepararci al meglio”
esclamò Goku, mente Vegeta annuiva svogliatamente.
“Come se non lo avessi capito. Sai, sono dotato
anch’io di orecchie. Ho
sentito il vecchio. Non sono stupido come te, che per tentare di
onorare questo
vecchiaccio ripeti in continuazione questo suo atto di gentilezza, come
se
fosse qualcosa di speciale. Credo lo avremmo scoperto anche senza di
lui. Non
era nessuno di speciale” controbatté Vegeta. Goku
non rispose. Si limitò a
guardare con sguardo severo il rivale: sembrava fin troppo pensoso. A
cos’erano
rivolti i suoi pensieri?
“Vegeta,
c’è per caso qualcosa che non va?”
domandò Goku. Vegeta lo guardò con sgarbo:
se ne era accorto. Ma lui non era come quel vecchio. Non si sarebbe
fatto
convincere per nessuna ragione al mondo a rivelare ciò a cui
stava pensando a
Goku.
“Non sono affari che ti riguardano,
Kaarot” disse Vegeta, cercando di
far finire il prima possibile la discussione.
“E pensi che io
ti creda? Ti conosco bene, Vegeta” controbatté
Goku. Già a questa insistenza,
l’animo del principe non reggeva più.
“La
vuoi finire, Kaarot? Tanto non te lo dirò mai! E adesso
andiamocene da qui,
altrimenti mi arrabbierò ancora di
più!” sbraitò il principe, per poi
voltarsi.
Sperava che il non poter guardare la odiosa faccia del rivale potesse
in un
qualche modo calmarlo. Ma non era così. In
verità, stava ancora rimuginando
sulle parole del vecchio quando gli aveva narrato della battaglia
contro Rainbokiller.
Aveva detto che Junior aveva risvegliato la sua forza latente, e che
era
riuscito a tenere testa a Rainbokiller. Possibile che Junior
c’è l’avesse
fatta? Forse per il loro patto non era ancora la fine. Se ce
l’aveva fatta lui,
perché non poteva farcela lui?
“Diamine, se solo fossi rimasto in piedi e non svenuto, forse
lo avrei
visto. Forse ha usato un modo particolare. Ma allora perché
è scappato contro
Rainbokiller? Forse credeva di risultare inutile? No, non ha alcun
senso.
Junior non si tirerebbe mai indietro. Allora perché? Forse
quel vecchio ci ha
mentito? E se ci avesse mentito anche su quella storia
dell’entità? È probabile
che sia così. Abbiamo soltanto perso tempo!”
pensò dentro di sé Vegeta,
ignorando tutto l’ambiente circostante. Persino quella strana
puzza di
bruciato.
“Vegeta, girati, è
terribile!” gridò Goku, riportando Vegeta alla
realtà,
si girò di scatto e lo vide. Il maestoso albero, dimora del
vecchio, stava
prendendo fuoco dalla testa ai piedi. Fu questione di qualche istante:
l’albero
rimase a bruciare per qualche secondo, e poi si incenerì in
pochi attimi. Un
sacco di cenere cadeva dall’alto, accerchiando la zona dove
prima si trovava
l’albero, che aveva fatto spazio ad un alto cumulo di cenere.
I due Saiyan non
trovarono la forza di commentare.
“Com’è
possibile?” si chiese Vegeta, incredulo. Era si un albero
come tanti, solo un
po’ più grande, ma nessun albero poteva bruciare
con tanta velocità. Quant’era
ardente il fuoco che lo aveva bruciato? E soprattutto, chi è
che gli aveva dato
fuoco.
“Chiunque sia stato, una cosa è
certa: non è umano! Nessuno potrebbe
accendere fiamme così potenti. Ho un brutto presentimento.
Guardiamoci alle
spalle, Ve” ma Goku non riuscì a finire la frase
che sentì un qualcosa
impattare contro la sua schiena. Subito dopo, seguì un
esplosione, e Goku fu
scaraventato in avanti, cadendo poi bruscamente a terra. Nel mentre,
sentì uno
strano rumore provenire da dietro. Poco dopo, si udì
un’altra esplosione, e il
potente grido di dolore di Vegeta. Pochi istanti dopo, un forte tonfo
ruppe un
breve silenzio. Mentre il fumo dietro di loro si dissolveva, Goku e
Vegeta
cercavano di rialzarsi. Erano stati colpiti da dei colpi energetici, ne
erano
certi. Dei colpi anche abbastanza forte, visto che i due si ritrovarono
con
ancora meno energie di prima. Per rialzarsi, infatti, dovettero prima
tirarsi
un po’ su spingendo le braccia contro il terreno, per poi
darsi spiccare un
breve salto e raddrizzarsi. Ansimarono molto, provando grossi dolori in
ogni
parte del corpo.
“Quanto
siete stati sciocchi, luridi scimmioni!” li
insultò una rauca voce vicina.
Doveva essere stato lui a lanciare i due colpi.
“Come
osi parlare così senza neanche farti vedere! Vieni qui e
combatti, vigliacco!”
urlò Vegeta. Seguì una risata assordente e
maniacale.
“Non insultarlo così tanto, Vegeta.
È un essere molto pericoloso ed
astuto. È stato lui che ha bruciato l’albero, con
l’obbiettivo di distrarci e
poi colpirci a tradimento. Non solo: le sue fiamme non sono divampate
sugli
altri alberi, ma sono sempre rimase sull’albero del vecchio,
nonostante la sua
vicinanza con gli altri. Ciò vuol dire che può
controllare le sue fiamme a
piacimento!” gli fece notare Goku, con un filo di paura nella
voce. Ma ciò non
bastò a far calmare Vegeta.
“Rimane
comunque un vigliacco! Almeno mostrasse la sua aura! E invece no, se ne
sta
nascosto, credendo arrogantemente che noi verremo a cercarlo. Non lo
capisci
che ci vuole attirare nella sua trappola?” lo
rimproverò Vegeta.
“Sua? Ti correggo: si, lui vuole attirarvi in
una trappola, ma non è
solo sua. È la nostra trappola!” disse una nuova
voce, più grave e cupa, la cui
successiva risata, però, si rivelò inquietante
tanto quanto quella della prima.
“Credete
davvero che io abbia fatto tutto da solo? Ah, giusto: voi non sapete
chi sono.
Sappiate solo che senza mio fratello io non vado da nessuna parte.
Insieme
siamo imbattibili, siamo così forte che potremmo battere
anche voi!” continuò
la prima voce, soffocando per un attimo la risata, riprendendola poco
dopo,
facendola diventare ancora più acuta.
“Questo è quello che credete voi!
Presto, Vegeta, aggrappati a me! Andiamo da Balzar a farci
rifornire!” urlò
Goku.
“Per
una volta hai deciso di usare il cervello, Kaarot!”
esclamò Vegeta, cercando di
avvicinarsi al rivale. Ma improvvisamente, ecco che una figura
trasparente
comparve tra lui e Goku. Al contempo, tante altre figure, sempre
trasparenti,
cominciarono a comparire attorno ai due Saiyan. Le figure acquisivano
velocemente una vera e propria forma, e in breve tempo,
dall’essere semplici
sagome, si rivelarono per quello che erano: dei mostri stranissimi,
bassi,
ricoperti da un’armatura d’acciaio che gli copriva
tutto il corpo al di fuori
delle gambe, delle braccia e di una coda. Avevano una elmo che gli
lasciava
scoperto il viso, composta da un muso allungato, sporgenti denti
affilati e
occhi totalmente verdi. La loro pelle era giallognola, con qualche
macchia qua
e là di colore verde sulla coda. Sulle dita delle mani,
avevano affilati
artigli. E ce ne erano almeno un centinaio.
“A quanto
pare ci ha voluto togliere il divertimento mandando questi miseri
esseri a
finirli. Lo odio!” protestò la voce grave.
“Lasciamoli fare. Ricordati
bene che il nostro compito lo abbiamo fatto. Restiamo e vediamo se sono
capaci
di farli fuori!” lo persuase la voce più acuta.
“Non
so perché, ma credo che questi qui siano collegati
all’essere che ha nominato
il vecchio. Meglio stare in guardia” disse Goku, mentre si
guardava attorno. I
mostri stavano sbavando, e ne vide addirittura alcuni aprire la bocca
soltanto
per far fuoriuscire la loro verdastra lingua, leccandosi i denti e
lasciandosi
sopra la saliva. Capì che l’obbiettivo di quei
mostri non era semplicemente ucciderli.
“Vegeta, stai molto attento ai loro denti! Ho
paura che ci vogliano
mangiare!” lo raccomandò Goku.
“Tranquillo, Kaarot! Non credo che siano poi
così forti!” rispose Vegeta, mentre osservava il
primo mostro che era comparso
venirgli addosso.
“Odio
quando qualcuno si mette in mezzo alla mia strada!”
urlò il principe, per poi
sferrare un pugno destro verso la
faccia
della bestia, beccandogli sugli occhi. La creatura cadde immediatamente
a
terra, con gli occhi chiusi. Vegeta sbuffò.
“Speravo di dovermi impegnare almeno un po’, e
invece mi ritrovo contro
un branco di deboli” sbraitò il principe, per poi
girarsi in un’altra
direzione, pronto a combattere contro gli altri. Ma proprio in quel
momento,
sentì un fortissimo dolore al braccio, e un qualcosa di
liquido toccare il
terreno. Guardò il suo braccio destro: la
creatura gli era saltata a dosso, e restava attaccato a lui mordendolo
al
braccio.
“Allora non sei così debole! Mi
spiace, ma non ti lascerò fare i tuoi
comodi!” urlò il principe. Subito dopo,
alzò il braccio destro fino all’altezza
della testa. La creatura intensifico la forza del morso, infilzando
ancora di
più i denti nella carne di Vegeta, per restare aggrappata,
ma a Vegeta questo
non faceva paura. Pur provando molto dolore, il principe
sferrò con il braccio
sinistro un potente pugno verso la creatura, che tentò di
aprire la bocca e
sfilare i denti dal braccio del principe. Ma ormai era andato troppo in
profondità.
Non fece in tempo a lasciare la presa che il pungo, passando poco sopra
il suo
muso allungato, era ormai prossimo a colpirlo. Ma quando ormai era a un
centimetro dagli occhi, si fermò. La mano si
aprì, e una potente onda di
energia fu scagliata dal palmo. Fu l’ultima cosa che il
mostro vice, visto che
pochi istanti dopo il suo corpo si ritrovò privo di quasi
metà della testa.
Poco prima di morire, la bestia riuscì ad sfilare totalmente
i denti dalla
carne di Vegeta, nel tentativo istintivo di lanciare un giro di paura.
Proprio
per questo, la parte finale della mascella era stata
anch’essa disintegrata.
Vegeta aveva spostato leggermente di lato il braccio nel momento in cui
il
mostro lasciò la presa, in modo che, quando cadesse a terra,
non finisse per
intaccare di nuovo la sua carne, già parecchio danneggiata.
Ma tutto funzionò
alla perfezione, ed infine la bestia si ritrovava accanto a lui priva
di vita e
di parte della testa.
“Forse sono stato un po’ azzardato, ma
è stata la scelta migliore. Se
non avessi fatto in modo che intensificasse la presa, sicuramente
sarebbe
riuscito a filarsela prima che io sferrassi l’attacco. Anche
sono danneggiato,
con questo metodo ho risparmiato energie, siccome per una presa tanto
forte mi
sarebbe servito un Super Saiyan” rifletté Vegeta,
mentre avvicinava la mano
sinistra alla destra per tentare di coprire i buchi lasciati dai denti.
Era
stato fortunato che non fossero andati troppo in profondità,
altrimenti per lui
sarebbero stati quasi seri. Eppure, quando toccò il braccio,
non sentì la
presenza di nessun buco. Inizialmente pensò che forse era
dovuto al suo auto
convincimento di non aver fatto una scelta azzardata, siccome stava
cominciando
un po’ a dubitare sull’utilità del suo
gesto. Ma quando guardò il braccio,
rimase a bocca aperta: non c’era alcuna ferita e nemmeno una
goccia di sangue.
Il suo braccio era quello di sempre. Com’era possibile?
Immediatamente, si girò
a guardare il mostro che lo aveva morso, osservandone i denti: erano
sporchi
del suo sangue. Poi, guardò a terra, e vide il suo sangue
che era sgocciolato
poco prima. Poi, guardò nuovamente il braccio. Ma niente,
era sempre integro.
Era come se non avesse mai subito quella ferita, siccome non sentiva
più alcun
dolore.
“Com’è
possibile?” si domandò Vegeta, guardando stupito
il suo braccio.
Si distasse, non accorgendosi che, davanti a lui, era comparsa una
figura
trasparente.
“Diamine,
ma quanto sono forti?” si domandò Goku, mentre
sferrava un preciso diretto
destro allo stomaco di un mostro che gli era saltato addosso,
mandandolo a terra,
per poi sferrare con il braccio sinistro una gomitata
all’indietro, a un mostro
che era saltato per provare a prenderlo al collo. Lo colpì
in pieno stomaco,
sbalzandolo all’indietro. Ma non aveva tempo per rilassarsi.
Da destra infatti,
un gruppo di tre mostri gli veniva addosso. Goku subito si
girò verso di loro,
avendo per un attimo modo di percepire le loro auree: erano malvagie,
davvero
tanto. Non erano molto forti, ma essendo sia Goku che Vegeta
indeboliti, si
stavano dimostrando dei degni avversari.
“Quindi era questo l’obbiettivo dei
possessori di quelle voci: indebolirci
abbastanza affinché voi possiate farci fuori. Sappiate che
non ve lo
permetterò!” mise in chiaro Goku, per poi buttarsi
contro i tre mostri. Quando
gli fu vicino, sferrò un calcio destro laterale che
beccò in pieno tutti e tre,
facendoli cadere all’indietro. Ma non era finita. Goku
sentì infatti due aure
dietro di sé venirgli incontro. Posato il piede destro a
terra, si girò
sferrando al contempo un calcio sinistro, con il quale beccò
i due mostri che
gli erano venuti incontro. Dovevano esser gli stesi che aveva steso
precedentemente. Erano maledettamente veloci a rialzarsi. Fatto sta che
dopo il
calcio finirò nuovamente a terra, e questa volta sembravano
aver subito di più
il colpo. Fu a quel punto che Goku si girò , e vide che un
nuovo mostro si stava
formando davanti a Vegeta, e che ben venti di loro stavano andando
addosso al
principe. Doveva assolutamente intervenire, anche perché
Vegeta pareva
distratto da qualcosa. Portò quindi due dita della mano
sinistra alla fronte,
pronto a teletrasportarsi. Ma ecco che udì un rumore simile
a quello fatto
dalle fruste. Goku fu colpito in piena schiena, e sentì un
fortissimo dolore.
Cadde quindi in avanti, allontanando le dita dalla fronte a stendendo
il
braccio all’indietro, aprendo la mano e sferrando un onda di
energia. Un grido
di dolori, poi il silenzio. Infine, Goku si ritrovò a terra.
“Diamine, questi non scherzano”
pensò Goku, mentre cercava di rialzarsi.
Nel mentre, Vegeta aveva finalmente distolto lo sguardo dal braccio,
quando i
grugniti dei mostri lo avevano riportati alla realtà. Per un
attimo trasalì
quando vide il mostro che gli stava formando davanti a lui, ma poi si
calmò, e
appena questo ottenne un corpo, gli sferrò un calcio destro
allo stomaco. Il
mostro indietreggiò un po’, ma poi
ripartì all’attacco, seguito dall’orda
che
si era scagliava contro Vegeta, pronto a combatterli.
*
Nel frattempo,
Gohan si erano ritrovati fuori dal palazzo a discutere sul da farsi.
Ancora non
avevano le idee ben chiare sul da farsi, anche perché erano
ancora tutti un po’
assonnati, visto che la notte precedente le urla di Junior li aveva
svegliati.
A ciò si unì il successivo allenamento tra Goten,
Trunks e Junior, che creò un
gran baccano, impedendo a tutti di dormire.
Proprio per questo, tutti guardavano in malo modo i tre,
che per l’altro
erano gli unici ad essere ancora pieni di energie, nonostante tutta la
notte
passata ad allenarsi.
“Ascoltatemi, forse so cosa fare!”
disse Gohan, cercando di non
sbadigliare, attirando a sé tutte le attenzioni.
“Secondo
me sarebbe opportuno andare alla ricerca delle Sfere del Drago, in modo
poi da
riunirle ed esprimere tre desideri: che tutti i danni causati da Nappa
e
Rainbokiller, comprese le uccisioni, siano riparate; che mio padre,
Vegeta e
Majin Bu siano trasportati qui; inoltre, chiederemo a Shenron se ne sa
qualcosa
di più su questo improvviso attacco di Nappa e Rainbokiller.
Ci state?” propose
Gohan. Tutti annuirono all’unisono.
“E sia. Bulma, hai con te il Radar del
Drago?” chiese Gohan alla donna.
“Certo. Devo soltanto andare a
prenderlo” rispose Bulma, per poi dirigersi
verso l’entrata del palazzo ed entrarci. Per fortuna, portava
sempre con sé il
radar in una capsula, in modo da averla sempre a disposizione nel
momento del
bisogno.
“Perfetto.
Adesso dovremmo decidere il gruppo che si dedicherà alla
raccolta. Chi si
offre?” domandò Gohan. Trunks si girò
verso Goten, facendogli l’occhiolino.
Goten gli rispose, sempre con l’occhiolino: dalla notte
precedente, Trunks
sembrava esser tornato un po’ più scherzoso, anche
se comunque preferiva non
esagerare.
“Mi offro io!” disse Trunks, alzando
la mano. Tutti si stupirono
immediatamente.
“Anche io mi offro!” disse subito dopo
Goten, alzando anche egli la
mano. Lo stupore aumentò in tutti i presenti, esclusa
Chichi, che invece
divenne più furiosa.
“Puoi ripetere,
Goten?” gli domandò furiosa la mamma. Ma Goten non
sembrava spaventato.
“Ho detto che vado!” ripeté
il bambino, con tono molto sfacciato, ma al
contempo serio.
“Strano.
Quei due sembrano molto diversi da ieri: mi sembrano quasi
maturati” pensò tra
sé e sé Tensing, credendo che forse aveva
sottovalutato i due bambini. Forse
era stato Junior a cambiarli.
“No,
signorino, tu non vai da nessuna parte! Siamo appena scampati alla
morte, e tu
vorresti andartene solo con Trunks? Non se ne parla proprio! Tu rimani
qui!”
gli urlò addosso Chihci. Nessuno aveva
l’intenzione di fermarla, siccome
sapevano che quando era arrabbiata era pressoché impossibile
farla ragionare.
Era davvero troppo esagerata. Ma ecco che qualcuno aprì
bocca.
“Dovresti
smetterla di trattarlo come un bambino! Così non lo aiuterai
mai a crescere!”
gli sbraitò contro Tensing. Tutti erano increduli: di
solito, nessuno osava
opporsi a Chichi, perché farla ragionare era davvero
difficile. Ma Tensing era
convinto di quella sua scelta: si fidava dei bambini, li vedeva come
cambiati.
Forse la lezione che Nappa gli aveva inferto aveva davvero avuto il suo
effetto.
“Oh,
adesso ti ci metti pure tu? Non basta già lui a fare il
ribelle!” rispose
furiosa Chichi. Tensing deglutì: quella donna era
inquietante quando si
arrabbiava.
“Io
credo che abbia ragione lui, Chichi” si intromise Junior.
Aveva un debito con
quei due bambini, e doveva ripagarlo.
“Oh,
no, Junior, non ti ci mettere anche tu!” sbraitò
la donna. Ma Junior la ignorò
completamente, standosene a braccia conserte e con gli occhi chiusi e
la testa
leggermente inclinata verso il braccio. Sembrava proprio che stesse
tentando di
farla irritare. Ed effettivamente, ci riuscì.
“Che
c’è, ti ho forse spaventato? Perché non
mi rispondi?” gli chiese furiosa. Il
namecciano accennò a un sorriso.
“Perché per me la questione
è chiusa. Goten e Trunks andranno alla
ricerca delle sfere” disse Junior fermamente. E prima che
Chichi potesse
urlargli contro di quanto fosse scalmanato mandare in ricerca dei
bambini,
Junior la anticipò.
“E
ci verranno con me!” precisò Junior, aprendo gli
occhi e rizzando la testa
all’insù, per poi indicarsi con un dito.
“Eh?
Ma… non potevi dirlo subito? Beh, adesso mi fido di
più. Allora potete farlo.
Ma se un solo capello sarà torto a Goten, me la
pagherai!” lo avvertì
Chichi.
“Ma
se Goten e Trunks sono molto più forti di Junior, che
bisogno c’è che lui li
accompagni?” chiese innocentemente Iamko. L’unica
risposta che ottenne fu un
occhiataccia dall’intero gruppo, compreso Junior, che
sembrava offeso e
irritato.
“Ma perché avete quelle facce?” insiste
Iamko, prima che Puar gli
tappasse la bocca mettendosi sopra la coda.
“Sai che così
farai arrabbiare entrambi? Già Junior non ti sopporta, poi
tu lo hai definito
debole. Inoltre, così non fai altro che far infuriare ancora
di più Chichi!”
gli sussurrò il gattino.
“E va bene, e va bene! Tanto qui non ho diritto
di parola!” sbraitò
Iamko, offeso.
“Ragazzi,
ragazzi! Ascoltatemi tutti, non so quanto tempo mi rimane!”
una voce ad eco
esclamò improvvisamente queste parole. Una voce che a non
tutti era familiare,
ma che Junior, Riff, Tensing e Iamko conoscevano troppo bene. Avevano
incontrato quella persona quando erano finiti all’altro mondo
per colpa dello
scontro tra Guerrieri Z e Saiyan, e avrebbero riconosciuto la sua voce
tra
mille. Anche se per un breve periodo, era stato un gran maestro, anche
se i
suoi metodi erano un po’ strani. Se lo ricordavano anche per
l’essere molto
spiritoso, cosa che aveva dato particolare fastidio a Junior e Tensing.
Ma
capirono subito che c’era qualcosa che non andava, siccome la
sua voce era
terribilmente spaventata.
“Che cosa c’è, Re
Kaioh?” domandò preoccupato Junior. Una macabra
sensazione gli intasò la testa, mentre tutti poterono udire
dei raccapriccianti
gemiti di dolore esser emessi da Re Kaioh.
“La situazione non è delle migliori
qui negli inferi: un essere ha preso
il controllo e sta resuscitato molti dei malvagi da voi combattuti e
sconfitti
in passato! Dovrete prepararvi, sta creando una vera e propria armata,
non solo
con i cattivi, ma anche con dei suoi servitori! Siete in pericolo! Oh,
no, cosa
vuoi farmi? Stai lontano!” e con questo ultimo
urlò, la voce di dissipò. Tutti
aspettarono qualche secondo, ma lui non tornò. Rimase il
più tombale
silenzio.
“Ma chi era quello?”
domandò il piccolo Goten. Non conosceva Re Kaioh,
ed era stato un po’ spaventato da quella voce disperata.
Junior notò questo
dalla sua espressione, e decise di rispondergli.
“Era Re Kaioh, uno dei mentori di tuo padre. Ma
non è di lui che ti devi
preoccupare. Hai sentito quello che ha detto?” gli
domandò Junior. Goten, un
po’ titubante, cercò di ricordare ciò
che aveva detto Re Kaioh. Ma non riusciva
a ricordare, poiché era stato troppo spaventato dalla
disperazione nelle sue
parole.
“Allora i nostri dubbi non erano
infondati” esclamò Gohan, digrignando i
denti. Ormai ne avevano avuto la conferma. Quello che aveva vissuto il
giorno
precedente era stato solo un assaggio della loro prossima avventura.
“Già” disse Crilin,
che ancora faticava ad accettare la verità. Dopo di lui,
nessuno ebbe il
coraggio di affondare il coltello nella piaga. Nessuno riusciva ad
accettare
ciò che avevano sentito. Avrebbero di nuovo dovuto
confrontarsi con i mostri
del passato, che tanto li avevano fatti soffrire, diventato ancora
più
forti.
“Ragazzi, rieccomi! Ehy, cosa sono quelle facce
appese?” domandò Bulma,
uscendo allegramente dal pallazzo con il radar in mano, per poi
fermarsi
vedendo la tristezza nelle facce dei suoi compagni.
“Vedi, Bulma, è che… ci ha
contattati Re Kaioh. E ci ha detto che non
siamo al sicuro”
*
Nel mentre,
Goku e Vegeta era ancora impegnati nella battaglia contro i
mostriciattoli
corazzati, che si erano rivelati dei veri ossi duri. Erano capaci di
sferrare
colpi molto forti, e in gruppo erano praticamente imbattibili:
attaccavano da
tutte le direzioni, non dando nemmeno un istante di respiro agli
avversari. La
loro velocità era così grande che perfino il
teletrasporto di Goku si era
rivelato inutile, visto che i mostri riuscivano sempre ad anticiparlo
prima che
potesse utilizzarlo, saltandogli addosso e facendogli molto male. I due
guerrieri avevano riportati diversi danno, soprattutto Vegeta, il cui
petto era
ormai pieno di chiazze di sangue. Sconfiggere quell’orda
sembrava impossibile,
poiché quei mostri continuavano a comparire
all’infinito. Goku e Vegeta ne
avevano ormai ucciso un cinquantina, ma questi continuavano a
ricomparire, e i
due guerrieri non riuscivano a tenere testa a tutti questi avversari
contemporaneamente. Ed eccoli lì, spalla contro spalla,
circondati da una folta
schiera di mostri con l’acquolina in bocca, che guardavano
con occhi sognati la
loro carne.
“Kaarot, teletrasportiamoci da Balzar e
prendiamo dei Senzu, e poi
torniamo qui. Trasformarci in Super Saiyan ora, con questa stanchezza,
ci sarebbe
probabilmente più deleterio che altro!” gli disse
Vegeta, mentre sferrava un
calcio destro ad un mostro che gli stava saltando addosso, sbalzandolo
via.
“Inutile,
Vegeta, sono troppo veloci e ce lo impedirebbero!”
spiegò Goku, mentre sferrava
tantissimi Ki Blast con entrambe le mani ad un gruppo di mostri che gli
stavano
saltando addosso, disintegrandoli al primo contatto con le sfere di
energia.
“E va bene. Non mi tocca altro
che ricorrere al mio asso nella manica!” esclamò
Vegeta, per poi stendere il
braccio destro verso un gruppo di mostri che gli stava venendo addosso.
Dal suo
palmo iniziò a crearsi una minuscola sfera di energia blu,
il cui volume si
ingrandiva gradualmente.
“Kaarot, difendimi, presto!”
urlò Vegeta. Goku per un attimo rimase
stupito dalla richiesta di aiuto del rivale, ma lo
accontentò. Si girò verso la
sua schiena, e poi saltò. Le creature rabbrividirono quando
lo videro
riapparire da dietro Vegeta, che li guardava dal basso verso
l’alto. A quel
punto, con entrambe le mani, lanciò una serie di velocissimi
Ki Blast, colpendo
in pieno molte delle creature, facendole o cadere a terra o uccidendole
sul
colpo. Ma non c’era tempo per rilassarsi: morto quel gruppo,
un altro partì
all’attacco. Goku si mantenne in levitazione con sopra la
testa del rivale, e
continuò a coprirgli le spalle, lanciando continui Ki Blast
e uccidendo mostri
ad ogni colpo, mentre la sfera che stava caricando il principe
diventava sempre
più grande.
“Sbrigati Vegeta, non credo che potrò resistere
per sempre! Cerca di
fare in fretta!” gli disse Goku, continuando a sparare colpi
e ad uccidere
mostri, mentre già sentiva dietro di sé versi
affamati. Si girò, e sparò tre Ki
Blast contro quattro mostri che avevano cercato di saltargli a
tradimento dietro
le spalle. Un Ki Blast riuscì a prendere contemporaneamente
due mostri molto
vicini tra di loro, facendoli cadere a terra, con il muso disintegrato
e la
faccia insanguinata. Gli altri due riuscirono, scansandosi uno a destra
ed uno
a sinistra, a schivare i colpi e a ritrovarsi fianco a fianco. Goku
sferrò
quindi un diretto destro una volta che i due arrivarono alla sua
portata.
Questi schivarono il pugno abbassando la testa, per poi utilizzare le
loro code
come fruste, spingendole con violenza verso lo stomaco di Goku,
prendendolo
contemporaneamente e facendoli un gran male. Il Saiyan ritrasse il
braccio,
inclinò leggermente il suo corpo diagonalmente,
tirò indietro le gambe e poi le
distese nuovamente, prendendo in pieno viso i due mostriciattoli,
mandandoli a
terra.
“Kaarot, presto!” gli urlò Vegeta. Goku
si raddrizzò e poi si girò.
Rabbrividì. Circa una trentina di mostri stava andando
contemporaneamente
addosso a Vegeta. Goku fece per lanciare un onda di energia stendendo
il
braccio sinistro. Ma uno di quei mostri, una volta molto vicini a
Vegeta,
spiccò un salto velocissimo, con il quale raggiunge in un
attimo la testa di
Goku, per poi sferrargli una potente testata in viso, spingendolo
leggermente
all’indietro. Goku ritrasse il braccio, e tentò di
utilizzarlo per colpire il
mostro con un montante. Ma il mostro fu più veloce, e
sferrò un diretto destro
in faccia a Goku, facendolo cadere a terra sulla schiena. Il mostro si
ritrovò
quindi sopra la testa di Vegeta, e trovava la situazione molto
vantaggiosa.
Vegeta guardò in alto, sapendo che il mostro era
lì, avendo sentito i gemiti di
dolore di Goku. Mostrò così il volto. Il mostro
non vedeva l’ora di agire, ma
non poté, perché gli arrivò da davanti
un Ki Blast che per guardare la faccia
di Vegeta non aveva notato. Questo colpo lo disintegrò al
contatto. Vegeta,
sicuro che il mostro fosse morto e che non costituiva più un
pericolo,
raddrizzò la testa in avanti, per poi indietreggiare
velocemente verso Goku: le
creature lo avevano praticamente raggiunto.
“Merda, non sono ancora pronto!”
urlò Vegeta, guardando la sfera blu: era diventata piuttosto
grande, ma non
sapeva se fosse sufficiente.
“Non ho altra
scelta. Kaarot, aggrappati a me!” gli ordinò
Vegeta, mentre la sfera continuava
a crescere di volume. Goku si rialzò a fatica, ansimando
dalla stanchezza.
“Hai
un piano?” gli chiese Goku, mentre ormai tutte le creature si
stavano muovendo
verso di loro. I loro versi di giubilio riecheggiavano
nell’aria. Erano ormai
sicuri di aver vinto, e già pregustavano il pasto che
avrebbero costituito le
carcasse dei due Saiyan. Ma Vegeta aveva ben altri piani in mente.
“Si, ne ho uno. Adesso aggrappati a me, e sta
zitto! Al resto penserò
io” gli disse Vegeta. Goku annuì, sorridendo
davanti alla solita scorbuticità
del suo rivale, che lo faceva sembrare divertente anche nei momenti
più seri.
Così, Goku si avvicino alla schiena di Vegeta, poi e gli
mise le mani sulle spalle.
“Tieniti forte!” gli urlò
Vegeta. Goku affondò il più possibile le dita
nella pelle di Vegeta, che spiccò un gran salto. Goku si
tenne ben stretto,
anche se gli risultò difficile, essendo davvero esausto.
Raggiunta una certa
elevazione, Vegeta si mise a levitare, e rallentò sempre di
più. Guardò poi
successivamente verso il basso. I mostri li stavano guardando con furia
e
rabbia.
“Adesso che cosa fate?” disse Vegeta,
guardando beffardamente gli avversari. Non sarebbero mai riusciti a
saltare fin
lì, per cui erano al sicuro. Vegeta stese il braccio
sinistro verso il basso,
mentre la sfera aumentava sempre di più di volume. Il
principe non vedeva l’ora
di lanciarla, di vedere la paura negli occhi dei mostriciattoli. Paura
che però
sarebbe dovuta esserci già in quel momento, visto che i
mostriciattoli si
trovavano in posizione di svantaggio. Ma invece no, continuavano a
fissare i
due guerrieri senza mostrare un minimo segno di paura o di resa. Vegeta
cominciò ad insospettirsi, ma decise di non farsi caso,
lasciando che la sua
sfera si ingrandisse ancor di più. Ormai era praticamente
metà grandezza della
radura. Ma improvvisamente, gli occhi di tutti i mostri iniziarono
simultaneamente a brillare di un oro accecante, che travolse gli occhi
di
Vegeta e Goku. I due Saiyan iniziarono a lacrimare nel tentativo di
tenere gli
occhi aperti, cosa che, pur provocandogli molto fastidio, gli permise
di
osservare ciò che stavano facendo i mostri: avevano aperto
le bocce, e da esse
stavano caricando un attacco energetico. Vegeta capì che
doveva dare il tutto
per tutto. Così, si trasformò in Super Saiyan. La
sfera blu crebbe
incredibilmente di volume, e cambiò di colore, diventando di
un giallo
acceso.
“Super Big Bang Attack!”
urlò Vegeta, mentre il suo colpo si dirigeva a
tutta velocità verso i mostri. Quando ormai raggiunse terra,
ci fu una
fortissima luce, e il rumore di un esplosione. Goku e Vegeta chiusero
gli
occhi. Un rumore assordante, e poi il silenzio. Aprirono gli occhi. Una
grossa
nube di fumo si stagliava sotto di loro, e nessun’aura era
più percepibile. C’è
l’avevano fatta.
“Sei stato incredibile, Vegeta!”
si complimentò Goku, mentre Vegeta, tornato allo stadio
base, ansimava, esausto
ma al contempo soddisfatto. Il fumo si diradò lentamente,
rivelando l’enorme
cratere provocato dalla tecnica di Vegeta, cosa che lasciò
stupito Goku.
Com’era possibile che una mossa così potente
avesse fatto così pochi
danni?
“Sai, ho progettato il Super Big
Bang Attack appositamente per essere un attacco dall’alto
potere esplosivo. Ma
per evitare di distruggere la terra, mi sono dovuto trattenere. Ma se
avessi
usato tutto il mio potere, probabilmente non saremmo più
qui” gli spiegò
Vegeta, fiero di essere stato lui il vero vincitore di
quell’incontro. Certo,
non che gradisse particolarmente che a fargli i complimenti fosse Goku,
ma
almeno gli aveva dimostrato che non aveva perso tempo durante quegli
anni.
“Peccato
solo per il vecchio. Adesso di lui non rimane più nulla. Ma
era necessario”
osservò sconsolatamente Goku, infastidendo Vegeta: lo aveva
appena salvato da
una probabile morte, e lui pensava a quel vecchio? Nemmeno un minimo di
gratitudine? Non poteva farci nulla: per quanto ci provasse, Goku lo
infastidiva.
“Già,
già” disse Vegeta, liquidando velocemente
l’argomento, mentre lentamente si
avvicinava verso terra.
“Piuttosto,
non ti sembra di aver dimenticato qualcuno?” gli chiese
Vegeta, una volta
tornati a terra.
“Umh, mi sa che hai ragione” rispose
Goku, lasciando la presa sulle
spalle del principe e tornando a terra. Aveva un po’ di
difficoltà a tenersi in
piedi da solo: le gambe gli facevano davvero molto male.
“Infatti vi siete dimenticati di noi!”
affermò una voce proveniente
dagli alberi. Goku e Vegeta la riconobbero subito: era la voce acuta
che
avevano sentito prima che arrivassero i mostriciattoli.
“A quanto vedo, ha smesso di inviare questi
mostri. Forse ha capito che
contro di voi sono inutili” disse la voce, che si faceva
sempre più vicina. I
due rimasero ben in guardia, guardando nella direzione da cui proveniva
la
voce. E fu così, che, ad un certo punto, poterono scorgere
una figura umanoide
camminare tra gli alberi, e si dirigeva verso di loro. Finalmente, dopo
qualche
attimo, la figura uscì fuori dagli alberi, e finalmente i
due poterono
osservarla: era alto quanto Goku, era peloso e aveva un lungo mantello
viola
che gli partiva dalle spalle, fatto di pelliccia viola, che sembrava
essere
parte integrante del corpo. La sua pelle era viola, e tutto il suo
corpo era
ricoperto da pelliccia rossa, esclusa la faccia, priva di peluria. I
suoi occhi
erano a taglienti e viola, con pupille rosse. Sulla testa, aveva una
sorta di
corona fatta di peluria viola. Aveva un aspetto davvero temibile, e i
suoi
occhi avevano qualcosa di strano per i due Saiyan.
“Salve.
Mi presento, io mi chiamo Fareus, il fratello di Natrosce e di
Rainbokiller!”
disse, per poi inchinarsi ai due Saiyan, ovviamente come gesto
provocatorio. I
due, al sentire le sue parole, rabbrividirono: era il fratello di
Rainbokiller?
“Ecco perché i suoi occhi mi
sembravano
strani. Sono gli stessi di Rainbokiller!” disse Goku,
spaventato quanto Vegeta:
essendo il fratello di Rainbokiller, non poteva trattarsi di un
pappamolle.
“Vedo compiacere che vi ho
spaventati. Beh, ma tranquilli. Non voglio uccidervi subito. Seguitemi,
questo
non è un posto per combattere. Vi farò conoscere
mio fratello. Sapete, non
vedeva l’ora di avere a che fare con voi” disse in
tono canzonatore il mostro.
Goku e Vegeta si diedero uno sguardo di intesa: una nuova battaglia
stava per
cominciare.