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Autore: DhaevetralWarrior    17/02/2019    0 recensioni
Sono passati ormai diversi anni dalla sconfitta di Majin Bu, e sulla Terra vivono la pace e la prosperità. I nostri eroi hanno continuato ad allenarsi, pronti al'arrivo di un'eventuale nuova minaccia da debellare. Sembra tutto tranquillo sulla Terra, fino a quando, un giorno, succederanno diversi eventi, a cui ne susseguiranno altri, per cui i Guerrieri Z dovranno tornare a lottare. Tra vecchie e nuove conoscenze, i nostri eroi dovranno impegnarsi al massimo e migliorarsi sempre di più per poter proteggere non solo il loro amato pianeta, ma anche il regno dei morti, minacciato da una creatura spaventosa e potente. Riusciranno i nostri eroi a vincere anche questa volta? Beh, lo scopriremo presto!
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6: IL RACCONTO DEL VECCHIO

Quel corridoio. Di nuovo quello stramaledettissimo corridoio. Di nuovo a correre come un idiota verso l’ignoto, senza la possibilità di fermarsi, di muovere il proprio corpo come voleva. Vegeta si sentiva in gabbia: non riusciva a fare alcun movimento spontaneo, anche se ci provava. Era come se però ogni suo singolo muscolo fosse addormentato ai suoi comandi, e che invece rispondessero solo a un qualcosa che il principe ancora non riusciva a spiegarsi. Ma ecco che, dopo parecchi passi, la voce si fece nuovamente udire.
“Ah, eccoti qui di nuovo. Chi non muore si rivede, caro il mio principino! Allora, cosa vogliamo fare ora? Vuoi prendermi in giro? Vuoi combattere contro qualcuno di forte? Oppure vuoi semplicemente continuare a correre? Guarda che  fa bene” lo canzonò la voce, il cui tono era molto cambiato dalla volta precedente: adesso sembrava più arrabbiato, e anche molto più acuta. Vegeta si infastidì molto per le offese rivoltegli dalla maschera, ma non reagì subito male: non voleva che tutto finisse come la volta precedente. Questa volta, sarebbe stato per un po’ al suo gioco, tanto per vedere se stava dicendo solo fandonie o se gli stesse davvero dando un scelta. Infondo, la volta precedente gli disse che per diventare forte avrebbe dovuto domare fuoco, acqua e vento. Guarda caso, poco dopo iniziò a sentirsi caldissimo, poi fu inghiottito dall’acqua, e poi sbalzato via dal vento. Quella voce aveva potere, ed era meglio non sottovalutarla.
“Voglio combattere contro un forte avversario!” esclamò Vegeta, cercando di essere il più cortese possibile. Cosa difficile, visto il fastidio che gli provocava quella voce.
“Sei un tipo temerario, a quanto vedo! Voglio proprio vedere come te la caverai. A elargire botte agli altri sei molto bravo. Ma sai picchiare in tal misura anche te stesso, principino da strapazzo?” con quella domanda, la voce fece capire in un attimo a Vegeta che aveva appena compiuto la scelta sbagliata. Davanti al principe, infatti, si materializzò come per magia una copia di sé stesso, dall’espressione imbronciata. Il Saiyan si fermò automaticamente, faccia contro faccia con il suo clone. In quel momento si sentiva stranamente più libero, e il fatto che il suo corpo non si muovesse più autonomamente era un buon segno.
“Che abbia inizio il primo round!” urlò la voce. Il clone di Vegeta andò quindi all’attacco con in diretto destro alla faccia di Vegeta, che però mosse il capo leggermente a sinistra, evitando il pugno. E lo aveva fatto volontariamente.
“Ah, finalmente posso controllare il mio corpo come mi va! Non mi importa se chi ho davanti sono io: non avrò pietà per nessuno!” esclamò il principe, per poi chinarsi leggermente al secondo diretto, questa volta sferrato con il braccio sinistro, del suo clone. Vegeta sferrò quindi un potente montante allo stomaco alla sua copia. O meglio, provò: difatti, fermò il pugno a metà strada, per motivi che nemmeno lui sapeva. Quando la voce gli aveva rivelato che avrebbe combattuto contro sé stesso, Vegeta aveva pensato di aver fatto la scelta sbagliata. Ma ora, anche se sentiva con tutto sé stesso di voler colpire il suo clone, non ci riusciva. Una forza gli impediva di farlo.
“Ma che diamine mi sta succedendo? Perché sto esitando?” si chiese il principe, distraendosi dallo scontro. Ciò permise al suo clone si sferrargli un potente calcio destro dritto in faccia, facendo cadere all’indietro il principe.
“Stavi esitando perché è sempre difficile affrontare sé stessi. Tu stesso ancora non riesci a sconfiggere il tuo spropositato orgoglio, che ancora rimane, anche se in misura minore rispetto al passato” disse la voce, stupendo il principe: come faceva a sapere i suoi pensieri? Proprio mentre ci stava pensando, il clone tese il suo braccio destro verso Vegeta, che si accorse del gesto del suo clone quando ormai era troppo tardi. Un potente raggio di energia investì il principe, che come la voce precedente, chiuse gli occhi, sperando di risvegliarsi nella foresta dove la notte precedente aveva fronteggiato Kaarot.                                                                                                

*

Così fu. Il principe, infatti, riaprì gli occhi dopo qualche secondo: era giorno, e si trovava in una piccola radura. Era a terra, siccome la notte precedente era svenuto per aver usato il Super Saiyan nonostante la stanchezza. Dopo essersi rialzato con un po’ di fatica, dovuta principalmente alle forze non ancora del tutto riprese dall’attacco finale contro Rainbokiller, incontrò lo sguardo del suo rivale, anch’esso sveglio. I due si fissarono per un po’ con sguardi differenti: Goku era ancora molto assonnato, e dall’espressione sembrava molto confuso; Vegeta, invece, era imbronciato, come del resto era quasi ogni volta che vedeva il rivale. Non poteva farci nulla: anche se anni addietro, mentre Goku se la vedeva con Kid Bu, aveva ammesso la sua superiorità, non riusciva proprio a sopportarlo.
“Vegeta, mi devi delle spiegazioni!” esclamò Goku. Stava per iniziare una nuova discussione, e di questo Vegeta non era per nulla contento. Voleva soltanto andarsene da quella foresta, e non mettersi a parlare con qualcuno, tantomeno con Kaarot!
“Perché ieri mi hai detto tutte quelle cose? Io stavo semplicemente scherzando sulla relazione tra te e Bulma, e tu mi hai rinfacciato tutti i miei errori come marito e come padre. Perché?” gli chiese Goku, in modo anche piuttosto sgarbato. Si stava comportando più come Vegeta che come Goku.
“Forse ho esagerato, ma mi ha fatto imbestialire come tu abbia trattato in maniera così semplice la relazione tra me e mia moglie, pensando a come tu abbia sempre messo in secondo piano la tua famiglia con la lotta. Non mi andava di sentirmi dire la ramanzine di essere troppo geloso da uno come te. Tutto qui. Ho calcato la mano, ma sappi che io veramente credo ciò che ho detto. E non cambierò idea facilmente” spiegò il principe, notando però che, verso metà discorso, Goku gli era parso abbastanza disinteressato, visto che aveva alzato lo sguardo al cielo. Una volta concluso il discorso, inoltre, Goku non gli aveva nemmeno risposto.
“Ehy, Kaarot! Sai che sei proprio una faccia tosta? Hai ascoltato e capito almeno parte di quello che ti ho detto? Ah, credo proprio di no. Sei troppo stupido per capirlo!” si sfogò il principe dei Saiyan. Ma Goku, stranamente, non rispose.
“Kaarot, ma che diamine stai facendo?” gli chiese Vegeta, infastidendosi sempre di più. Ma Goku, invece che rispondergli, alzò un braccio e puntò l’indice verso il cielo.
“Vegeta, guarda dietro di te” esclamò Goku, aprendo poi la bocca per lo stupore.
“Sei totalmente rimbambito, Kaarot. Ah, vediam…” ma appena si girò, anche Vegeta non poté  che rimanere a bocca aperta davanti a ciò che gli si parò davanti.
Un albero maestoso, altissimo, dal diametro molto grande, si ergeva poco distante dai due Saiyan. Era così grande da arriva quasi a sfiorare le nuvole, ma era sprovvisto di chioma, almeno così sembrava dal basso. Vegeta trasalì, stupito del fatto che sulla terra potessero esistere alberi così grandi ed alti. Ma non furono solo queste caratteristiche a stupire il principe e Goku, quanto anche il colore della corteccia, molto tendente al verde, per quanto fosse comunque piuttosto bruno. Sull’albero erano inoltre stati incisi numerosi segni, tutti concentrati nella parte più bassa della corteccia, che raffiguravano armi come lance, frecce o spade.
“Ma… che diamine è questo cosa?” urlò Vegeta, incredulo.
“Non ne ho idea! E la cosa più strana e che una voce mi sta incitando a salire! La senti anche tu, Vegeta?” domandò Goku.
“Ti prego, fa che non sia lui” pregò Vegeta, impegnandosi nel cercare di percepire la voce nominata da Goku, sperando che non fosse la stessa dei suoi sogni. Non aveva voglia di ritrovarsela anche nella realtà. Cosa che, per sua sfortuna, accadde.
“Alzatevi in volo e raggiungete la cima di quest’albero” ripeté la voce due volte, la prima con il tono anziano e saggio con cui parlò a Vegeta nel primo sogno, la seconda volta con il tono giovane e più irriverente del secondo sogno.
“No… non lui… non di nuovo!” cercò di convincersi Vegeta, mentre stringeva forte i pugni. Non voleva credere che quella voce fosse venuta anche nel mondo reale per continuare a torturarlo. Non voleva e non poteva crederci. Eppure, dopo un attimo di riflessione, si rese conto che forse, se avessero seguito il consiglio della voce, avrebbero scoperto a chi apparteneva. E magari si sarebbe anche potuto sbarazzare di quel buffone, non prima ovviamente di avergli chiesto spiegazione su questi strani sogni da lui compiuti. Esigeva risposte, e non avrebbe certo sprecato quell’occasione.
“Kaarot, ascoltiamo la voce e facciamo ciò che ci dice!” rivolse Vegeta al rivale, girandosi verso di lui e guardandolo in modo autoritario. La risposta di Goku, che nel frattempo aveva smesso di indicare l’albero e stava guardando dritto in faccia il rivale, non tardò ad arrivare.
“Ma sei pazzo! Non pensi che possa essere un trucco, un modo per farci del male!? Io non mi fido!” gli disse Goku.
“Ma cosa vai blaterando? Seguiamo i suoi ordini, solo così riusciremo a scoprire la verità!” ribatté Vegeta. In verità, non era totalmente in disaccordo con ciò che aveva detto il rivale, ma era troppo orgoglioso per ammettere che Goku fosse arrivato prima di lui a quella supposizione. Ma al principe, alla fine, non importava così tanto se poi tutto si fosse rivelata una farsa, un piano per ingannarli: voleva scoprire l’identità di quella voce, ed annientarla.
“E va bene, facciamo come dici tu!” esclamò Goku, mentre la voce continuava a rimbombare nelle loro teste con la stessa identica frase, facendo si che i due Saiyan fossero ancora più nervosi di com’erano già.
“Benissimo! Allora andiamo!” esclamò il principe, per poi saltare, spiccare il volo e  volare verso l’alto a gran velocità, seguito a ruota da Kaarot.

*

“Ci siamo quasi!” esclamò il principe, con il corpo tutto sudato e le gocce di sudore che si staccavano dal corpo del Saiyan, cadendo verso il basso, per via dell’alta velocità di Vegeta. Mancava ormai poco affinché i due Saiyan raggiungessero la cima dell’albero. Durante il loro tragitto non avevano incontrato ostacoli di alcun tipo, per cui erano potuti andare a tutta velocità senza preoccuparsi di venir colpiti. Eppure, Goku era rimasto leggermente dietro a Vegeta, e non era andato a velocità spedita come il principe, rimanendo costantemente a sangue freddo e cercando di vedere eventuali problemi in vista. Stava andando tutto troppo bene, e i due se la stavano cavando troppo facilmente. Non poteva permettersi di abbassare la guardia, soprattutto in quel momento in cui Vegeta non pensava ad altro se non alla riuscita dell’obbiettivo.
“Meglio non cantare vittoria troppo presto! Potremmo incappare in un qualcosa. Come… come quel ramo lì!” urlò Goku, allarmando il principe, che nonostante ce lo avesse davanti agli occhi, non aveva notato il lungo, gigantesco e spinoso ramo contro cui andavano incontro. Ma non era preoccupato. Niente affatto.
“Quel ramo non mi fa paura! Riuscirò a superarlo, senza neanche schivarlo! Io gli andrò incontro!” urlò il principe, per poi trasformarsi in Super Saiyan, espandere la propria aura e aumentare la velocità di volo, andando dritto verso il ramo.
“Ma che diamine stai facendo, Vegeta! Non farlo, è una pazzia!” lo supplicò Goku, ma a nulla servì la sua richiesta, perché Vegeta aveva ormai deciso. E niente lo avrebbe persuaso dal suo obbiettivo.
“Devo fermarlo. Se non lo fermò ora, si farà molto male: percepisco una strana aura dentro quel tronco. Più che farmi paura le sue spine, mi fa paura questa strana energia. È sicuramente una trappola. Devo impedire a Vegeta di toccarla!” urlò Goku, per poi alzare le mani verso il ramo, e lanciare contro di essa ben trenta Ki Blast con una impressionante velocità.
“Cosa diamine vuoi fare, Kaarot! Non ti permetterò di ostacolarmi!” esclamò Vegeta, per poi girarsi per un istante e smettere di volare in alto, rimanendo in levitazione. Stese le sue mani in avanti, e sparò anch’egli trenta Ki Blast, che si andarono a scontrare con quelli di Goku.
“E ora che non mi darai più fastidio” esclamò Vegeta, per poi girarsi verso il ramo riprendendo a volare. Avrebbe fatto breccia in quello stupido pezzo di legno. Non era per nulla un ostacolo per lui, e anzi, avrebbe anche potuto evitarlo, ma voleva assolutamente distruggerlo. Sperava infatti che il possessore della voce lo stesse osservando, e che, vedendo ciò che Vegeta stava per fare, avrebbe smesso di sottovalutarlo.
“Ho una brutta sensazione. Il Ki di quel ramo è stranissimo” pensò Goku, cercando di aumentare come poteva la sua velocità, e di raggiungere Vegeta, fermandolo dal compiere quella pazza azione. Purtroppo, Goku non aveva più tante energie, tanto che gli sarebbe stato impossibile anche trasformarsi in Super Saiyan. Il massimo che avrebbe potuto fare era continuare a sparare Ki Blast, ma sarebbe stato inutile: Vegeta li avrebbe contrastati tutti.
“Pronto, Kaarot? Guarda qui cosa faccio!” esclamò il principe, ormai vicino alla collisione con il ramo. Goku tese il braccio destro in avanti, con la vana speranza di riuscire a sparare un Ki Blast per salvare Vegeta. Ma era ormai troppo tardi. Con gli occhi pieni di terrore, Goku osservò Vegeta letteralmente distruggere con un pugno destro una spina, per poi continuare a salire, tenendo entrambe le mani con i pugni serrati in alto, e facendo breccia nella legna del ramo. Goku era pronto al peggio: fra poco, quel ramo, in un modo o nell’altro, avrebbe ucciso Vegeta. Doveva accettarlo. Goku si preparò all’imminente morte del principe, che…
Non avvenne. L’aura di Vegeta era ancora percepibile, anche se Goku non lo vedeva più, siccome questi aveva letteralmente bucato da parte a parte il ramo. Niente era successo, il principe era ancora vivo, e per giunta l’aura proveniente dal ramo era anche sparita. Si era immaginato tutto. Era ufficiale.
“Diamine, che spavento che mi sono preso” esclamò Goku, concentrandosi nel mentre nel percepire l’aura di Vegeta: era molto distante da lui. Doveva andare piuttosto svelto.
“Non posso rimanere così indietro rispetto a lui. Meno male che ho il teletrasporto!” detto questo, Goku portò due dita alla fronte, per poi concentrarsi molto sull’aura di Vegeta. Dopodiché, si teletrasportò. Concluso il teletrasporto, si ritrovò proprio sopra al principe, che frenò di scattò.
“Ehy, Kaarot! Cosa c’è, vuoi ostacolarmi ancora? Percepisci falsi pericoli!?” lo rimproverò Vegeta. Goku fu sul punto di rispondere, quando ecco che qualcuno lo interruppe.
“Vedo che siete arrivati, finalmente” parlò la voce, adesso più vicina che mai alle orecchie dei due Saiyan, che alzarono lo sguardo al cielo, notando di essere molto vicini alle nuvole. Dopodiché, si girarono. Quello che videro era una piccola casetta composta unicamente da legno, dalle mura al tetto completamente piatto. Era posizionata su quella che era la cima dell’albero, che invece che consistere in una diramazione di rami con una chioma di foglie, era piatta e a cerchio. Ed era un cerchio molto ampio, tanto che la casetta, posizionata esattamente al centro del cerchio, occupava pochissima della superficie totale. La casa, inoltre, sembrava esser sprovvista di porte, con soltanto un arco aperto su quella che doveva essere la facciata frontale. Un posticino piccolo e miserabile, quindi. Ma a Vegeta non importava il posto in sé, quanto più ciò che c’era dentro: le ultime parole dette dalla voce, infatti, provenivano proprio dalla direzione della casa. Senza esitare un momento, Vegeta subito si buttò in volo verso la casa, con gran velocità.
“Aspetta, Vegeta!” gli urlò dietro Goku, per poi tuffarsi all’inseguimento del rivale. Vegeta era però ancora trasformato, e la sua velocità in volo era fin troppo alta. Vegeta, infatti, arrivò molto vicino alla casa in poco tempo, per poi iniziare a scendere verso terra. Il tratto che gli rimaneva da percorrere era ormai poco, ed era inutile sprecare altre energie volando. Una volta toccata terra, Vegeta ritornò allo stadio base. Goku cambiò repentinamente direzione, indirizzando il suo corpo a Vegeta, per poi volare in picchiata verso di lui. Ma purtroppo, le energie di Goku erano davvero troppo poche, e, nonostante il suo impegno, era fin troppo lento. Vegeta, invece, era davvero svelto, e non si stancava un minimo a correre verso la casupola. La situazione in cui si trovava ricordava a Vegeta la situazione dove si trovava nel sogno: correva, senza sapere cosa lo aspettasse alla fine della corsa. Solo che in quel momento aveva una meta, e inoltre correva perché lui voleva correre. Voleva raggiungere in fretta quel luogo, e scoprire il segreto di quella voce. Non sapeva neanche lui il perché, ma ne era totalmente ossessionato.
“Ti prego, Vegeta. Rallenta…” esclamò Goku. Poi, la sua vista iniziò a farsi più offuscata, e a poco a poco chiuse gli occhi. Sentì le forze abbandonarlo, mentre il suo corpo smetteva di dirigersi verso Vegeta e cadeva inesorabilmente verso il basso. E quella sensazione di caduta nel vuoto, dove non avrebbe più fatto ritorno. Che strana sensazione. Eppure, Goku non era svenuto. Era cosciente, ma era come se avesse appena perso il controllo del suo corpo. Voleva muoversi, riprendere a volare, ma era come se una forza lo attirasse verso il basso. Vegeta si guardò un attimo le spalle, e vedendo il rivale cadere verso il basso, apparentemente svenuto, gli strappò un sorriso. Provava una forma di strano appagamento. E gli piaceva. Oh, eccome se gli piaceva!
“Tutto questo è solo finzione! Io posso muovermi!” urlò Goku, per poi riaprire gli occhi. Niente più sensazioni strambe, niente più incoscienza apparente. Niente più occhi chiusi od offuscati, ma aperti e che facevano vedere le immagini messe a fuoco. E il controllo del proprio corpo che ritornava. Doveva solo desiderarlo. Quelle sensazioni erano false.
“Vegeta, stai attento a quello che senti! Alcune sensazioni potrebbero essere false!” lo mise in guardia Goku. Dopodiché, il Saiyan alzò le gambe e si chinò col corpo, piegando al contempo le ginocchia, in modo che queste si ritrovassero all’altezza del suo petto. Poi, mise entrambe le mani sui ginocchi piegati.
“Devo puntare tutto su questa capriola! Non mi sento più le forze!” pensò Goku. Quella posizione era ottima per una capriola, ed inoltre aveva anche rallentato la caduta, visto che Goku non sentiva di avere più le forze per volare. Ma poi, Goku ricordò quasi istantaneamente quello che aveva detto a Vegeta, e giunse alla conclusione che si stava impressionando troppo per una sensazione che non provava realmente. Lui poteva ancora volare. Doveva solo volerlo. A quel punto, distese nuovamente tutti i suoi arti, per poi con un veloce movimento rizzarsi in piedi e prendere a levitare. Guardò in basso, e si stupì: ancora qualche secondo e si sarebbe ritrovato con la testa sbattuta sul legno. Ma non aveva tempo per pensarci, perché quando si girò, vide che Vegeta era ormai prossimo all’arco che apriva la capanna. Immediatamente, si allarmò, ma al contempo iniziò a pensare di aver dimenticato qualcosa. Ignorò il pensiero, pensando che fosse falso come i precedenti. Quindi, scese un altro po’ per arrivare a toccare terra, pronto ad inseguire Vegeta correndo. Ecco però, all’improvviso, che si ricordò che cos’aveva dimenticato e che si era ricordato di aver dimenticato poco prima. Così, si portò due dita alla fronte, per poi usare il Teletrasporto, e ritrovarsi davanti al centro a Vegeta, ormai prossimo ad entrare nella casa.
“Di nuovo? Non sai proprio farti i fatti tuoi, Kaarot?” esclamò Vegeta, indispettito dal comportamento ficcanaso di Goku.
“Senti, Vegeta, io non so perché, ma sento che dentro questa casa si nasconda un pericolo. E questa volta, sono sicuro che non è una di quei falsi pensieri che mi hanno preso, e che forse hanno preso anche te” gli spiegò Goku. Ma Vegeta non aveva ascoltato una singola parola di ciò che aveva detto Goku. Per lui, l’unica cosa che contava in quel momento era entrare in quella casa. Aveva bisogno di risposte. Così, ignorando totalmente il rivale, Vegeta camminò di lato a Goku, entrando a quel punto nella casa.
“Ah, è proprio cocciuto! Non lo sopporto quando fa così!” sbuffò Goku, entrando anch’egli nella casa.

*

Entrato all’interno della casa, oltre che ad un Vegeta dallo sguardo furente che si guardava intorno sperando di scovare un qualcosa a lui ignoto, Goku poté dare meglio un occhiata all’abitazione. Essa non aveva una sua pavimentazione, ed il pavimento era una porzione della superficie della corteccia coperta da quel piccolo abitacolo. Nell’angolo tra il muro a destra e quello di dietro, era presente un calderone, con sotto di sé una piccola catasta di legno. Era inoltre presente uno scaffale privo di qualsiasi oggetto sul muro sinistro, ad un altezza molto bassa, facilmente raggiungibile da chiunque. Per il resto, al casa era totalmente vuota. Goku pensò che quel posto dovesse essere disabitato, o che comunque dovesse essere abitato da un pazzo, che forse in quel momento non era in casa. L’interno interno sembrava una presa in giro: chi mai userebbe un calderone con sotto della legna da bruciare sopra una corteccia? Chi mai metterebbe uno scaffale senza poi usarlo per nulla? Tuttavia, c’era qualcosa di sinistro in quella casa, e Goku lo notò subito: da come si vedeva da fuori, la luce del sole riusciva appena a filtrare dall’arco, eppure dentro era tutto ben illuminato, anche se non c’era niente che emettesse luce lì. Inoltre, era tutto tranquillo. Fin troppo tranquillo. Goku non aveva provato neanche più un singolo senso che non fosse veritiero, cosa troppo bizzarra. Inoltre, il comportamento di Vegeta non gli piaceva: si muoveva in modo troppo rapido, e i suoi occhi sembravano uscire fuori dalle orbite. Non solo quella casa era abitata probabilmente da un pazzo, ma rendeva anche la gente che ci entrava dentro pazza. Come stava succedendo a Vegeta. Non potevano rimanere per più di un istante lì. Goku doveva assolutamente convincere Vegeta ad andare fuori da quel luogo. Era troppo sinistro.
“Andiamocene da qui, Vegeta! Questo posto non mi convince!” gli disse Goku, ma Vegeta non lo ascoltò minimamente. Era troppo preso nel cercare qualcosa. Eppure, la casa era praticamente vuota. Goku formulò due teorie: o era davvero diventato pazzo, oppure qualcuno lo stava controllando mentalmente. Non voleva tuttavia usare subito la forza per tirarlo fuori da lì. Avrebbe provato a persuaderlo ancora un po’. Magari ci sarebbe riuscito.
“Vegeta, sai che ogni singolo momento che perdiamo qui potrebbe risultate fatale al pianta!? Muoviti, ed usciamo di qui!” lo spinse Goku, con tono deciso e alto. Ma Vegeta continuò ad ignorarlo, concentrandosi sempre sulla sua ricerca. Non era ancora il momento di ricorrere alla forza, e questo Goku lo sapeva bene. Gli avrebbe dato ancora un’ultima possibilità.
“Vegeta, ti vuoi muovere o no!” gli urlò addosso Goku. E questa volta, Vegeta si accorse di lui. Ma non come Goku sperava.
“Kaarot, smettila di infastidirmi! Qui c’è una questione di vitale importanza che devo risolvere, più importante delle sorti di questo pianeta!” esclamò Vegeta, girandosi verso il rivale, lasciando attonito Goku. Nel comportamento di Vegeta, c’era qualcosa di strano. Fin troppo strano. Non lo aveva mai visto ossessionarsi a tal punto da una cosa, a parte quando diceva di volerlo superare a tutti i costi. Cominciò a sospettare che in quel luogo ci fosse qualcosa che non solo faceva provare false sensazioni, ma faceva anche comportare la gente in modo strano, innaturale.
“Oh, ragazzo mio, vedo che dei un po’ agitato” una voce, vecchia, appartenente probabilmente ad un saggio, si diffuse nella casa. Dapprima, sia Goku che Vegeta restarono immobili, con gli sguardi persi nel vuoto. Era la stessa voce che avevano udito prima. La stessa voce che torturava Vegeta nei sogni. La stessa voce che prima gli aveva intimato di salire. Eppure, non c’era nessuno nei dintorni, e nessuna aura era percepibile. Ma allora, a chi apparteneva quella voce? Possibile che qualcuno si stesse nascondendo nell’ombra, tramando probabilmente contro di loro? Si, perché questa era l’unica spiegazione che Goku riusciva a darsi. E in quel momento, l’ossessione prima provata solo da Vegeta assillò, anche se in minor misura, anche Goku: aveva deciso che non se ne sarebbe andato da lì, non finché non avrebbe scoperto l’identità della voce.
“Che delusione. I giovani di oggi non avranno mia l’intelligenza dei loro avi. Non vi è proprio venuto in mente di guardare dietro al calderone?” continuò la voce. Goku e Vegeta si girarono dunque verso il calderone. Non poterono trattenere un urlo di meraviglia quando da dietro al calderone sbucò un ometto molto basso, dalla pelle scura, pelato, con gli occhi chiusi e il viso rugoso, lo sguardo sorridente, una corta barba bianca. Aveva la parte superiore del corpo scoperta, mentre era coperto nella parte inferiore da una sottospecie di pantaloni verdi, sicuramente molto antichi, a giudicare dalla loro trasandatezza e dai numerosi strappi. Aveva un fisico molto magrolino, e braccia davvero corte. Nonostante l’esilità dei suoi arti superiori, impugnava con la mano destra uno bastone fatto di legno e con alla sommità una sfera di cristallo attaccata allo bastone stesso. Un uomo molto bizzarro, che appariva quasi ridicolo agli occhi di Vegeta: immaginava il possessore della voce come un uomo possente, vecchio ma forzuto, e sicuramente abile nel combattimento. E invece si era ritrovato con un nanetto dall’aura molto bassa, quasi quanto la sua statura. Una vera e propria delusione. Non sapeva neanche più se ucciderlo, certo, gli aveva dato fastidio, ma gli faceva pietà quel poverello. Era indifeso in fin dei conti. Ma non poteva al contempo lasciarlo andare così: doveva pur sempre ottenere risposte. Non era normale che un vecchietto del genere fosse capace di addentrarsi nei suoi sogni. Doveva ottenere risposte, e se quel vecchietto non gliele avrebbe date se lui lo avesse trattato con i guanti, allora il principe sarebbe passato alle maniere forti.
“Scommetto già che vuoi chiedermi perché la mia voce è la stessa che senti nei tuoi sogni, e perché e come io faccia ad entrare nella tua mente. Giusto?” domandò ingenuamente il vecchio, tirando per un attimo furori la lingua e laccandosi il labbro, contento della reazione istantanea del principe. Ormai Vegeta aveva ottenuto la conferma dell’identità della voce, e per l’altro aveva scoperto che quel vecchietto nascondesse degli strani poteri. Come aveva fatto a predire per filo e per segno la domanda che Vegeta voleva porgli? Probabilmente era andato ad intuito, ma tutto ciò era troppo sospetto. Cosa nascondeva quel nanetto?
“Di cosa sta parlando, Vegeta?” domandò Goku, preoccupato per ciò che il vecchio aveva detto, ma al contempo leggermente sollevato: forse a breve avrebbe scoperto il motivo per cui erano saliti su quell’albero a fare quella pazzia. Trovava il vecchio terribilmente minaccioso, e neanche lui sapeva spiegarsi il motivo. Per il momento, non era intenzionato ad ucciderlo, siccome non rappresentava una minaccia per il momento. Ma sarebbe rimasto all’erta, pronto per qualsiasi evenienza.
“Ti vedo stupito, ragazzo. Ma in fondo, cosa ti aspetti da una persona come me, che sa tutto, che viveva su questo pianeta da centinai di anni, che può vedere nelle vostre menti, nei vostri futuri, manipolando i vostri pensieri e creandone alcuni insensati. Vi devo fare un esempio? Trasformarsi per distruggere un semplice ramo più grosso della norma, andargli incontro senza motivo, soltanto perché si crede che distruggerlo dimostrerà la grandezza del suo distruttore; far percepire un’aura potente in quel ramo, quando in verità era tutta fuffa. E di esempi ne potrei fare a bizzeffe. Sai, mi sono molti divertito con te, capelli rizzi. Insomma, quando ti ho manipolato per farti credere che volare ti facesse sprecare delle energie e quindi ti ho fatto venire qui con una corsa… dettaglio di poco conto, ma spassosissimo come tu sia facilmente manipolabile!” e qui, il vecchietto si mise a ridere a crepapelle, sotto gli sguardi sbalorditi dei due Saiyan. Vegeta finalmente comprese la parole dettegli da Goku prima di entrare nella casa, e finalmente Goku scoprì il perché di quelle sensazioni fasulle. Quel vecchio aveva un potere grande, non in fatto di forza, ma di abilità. E analizzando anche ciò che egli aveva detto: aveva detto di sapere tutto, e che viveva sulla Terra da centinai di anni. Probabilmente erano bugia campate lì sul momento, e Goku, dopo aver pensato a questa teoria, formulò anche l’ipotesi che tutto quello che avesse detto il vecchio fosse una grossa bugia. Doveva averne una dimostrazione pratica.
“Dimostrami che sei capace di controllare le nostre menti” lo sfidò Goku. Vegeta sbiancò, mentre il vecchio ridacchiò.
“Ma è impazzito?” si domandò Vegeta. Ma non ebbe il tempo di fare altro che Goku si girò verso di lui, prese fiato, e poi urlò.
“Vegeta, ti odio! Sei sempre più forte di me! Sei un mostro!” gridò il Saiyan, facendo irritare il principe. 
“Puoi ripetere per favore?” gli chiese Vegeta, infuriato.
“Ripetere cosa? Cosa ho detto?” gli domandò Goku. La sua espressione era tornata nuovamente calma, così come il suo tono di voce. All’unisono, Goku e Vegeta capirono, e si girarono verso il vecchio, guardandolo in modo serio ma al contempo timoroso. Non raccontava balle, era sicuramente stato lui, a giudicare da come se la rideva.
“Ma come ci è riuscito?” si chiese Vegeta, che ormai stava quasi dimenticando lo strano sogno. Ormai, non  gli importava quasi più sapere la verità dietro il sogno. I poteri di quel vecchio lo stravano spaventando a morte. Un essere così debole che riusciva a fare così tanto? Roba da non credere! Eppure, ben presto avrebbe dovuto credere anche ad un'altra qualità che il vecchio si era auto attribuito, per via di una domanda di Goku.
“Se sai fare questo, saprai anche ciò che è successo contro Rainbokiller, no? In fondo, hai detto di sapere tutto, e hai anche pronunciato il nome di Vegeta anche se lui non si era presentato. Dai, su, raccontami tutti quello che è successo lì” lo intimò Goku, mentre Vegeta guardava il vecchietto con un viso misto di rabbia e di paura. Rabbia perché quel vecchietto sembrava prenderli in giro; paura perché i suoi poteri sembravano essere spaventosamente potente. E il vecchietto diede ulteriore conferma di ciò.
“Allora… Rainbokiller vi ha attaccati, e i piccoli Goten e Trunks lo hanno provocato. Lui si è trasformato, ed ha attaccato Riff, che però l’ha temporaneamente fermato. Alla fine, però, è stato tutto inutile: infatti ha messo a tappeto quasi tutti voi, e siete rimasti in tre, ovvero Junior, Gohan, e tu, Goku” e qui, il vecchio indicò Goku, con la bocca serrata in un espressione seria. Vegeta e Goku rabbrividirono: per il momento, sembrava sapesse davvero tutto. Stavano quasi per chiedergli di smetterla, che ormai aveva confermato i loro dubbi. Ma prima che potessero chiederglielo, lui ripartì.
“A questo punto, voi tre avete combattuto contro di lui, ma non c’è stata storia. Vi ha battuti con facilità tutti, sfruttando addirittura te, Goku, il più potente guerriero della Terra, colui che divenne per primo Super Saiyan e sconfisse Freezer, colui che salvò l’universo da Majin Bu, come scudo per parare i colpi di tuo figlio. Per qualche istante, Gohan era quasi riuscito a fronteggiare Rainbokiller. Ma era tutta una beffa, e lui infine lo aveva umiliato. Ma poi Junior ha risvegliato la sua forza latente, si è circondato di una strana aura bianca, e, incosciente, ha combattuto alla pari contro Rainbokiller” qui il vecchio si fermò per prendere fiato, lasciando il tempo a Goku e Vegeta di stupirsi. Ormai era chiaro che quel vecchio non dicesse bugie: per determinati periodo, entrambi erano rimasti svenuti, ma per il momento tutti glie eventi che con i momenti in cui erano ancora coscienti coincidevano dalla realtà. 
“Ma da quale pianeta viene? Non è normale” pensò Goku, incredulo che potesse davvero esistere un essere così colto. I pensieri di Vegeta, invece, si erano ormai persi in quell’unica ma strabiliante affermazione: Junior aveva tenuto testa a Rainbokiller, circondato da una strana aura bianca. Possibile che forse, per Junior, il giorno da loro due tanto atteso fosse finalmente arrivato? Ma non ebbe il tempo di pensarci, perché il vecchio continuò con il racconto.
 “Successivamente, però, anche Junior è stato sconfitto, dopo esser riuscito a strappare un tentacolo a Rainbokiller, ritornando però debole come prima. Tuttavia, è arrivato Majin Bu e tu hai ripreso i sensi, trasformandoti in Super Saiyan di Terzo Livello. Tu e Bu avete combattuto valorosamente: per quanto Rainbokiller avesse tecniche mostruose, come quel liquido nero immobilizzante, o il buco nero capace di assorbire i vostri attacchi, voi siete riusciti a infliggergli numerosi colpi. E infine, mentre Bu combatteva contro Rainbokiller, tu hai dato a tutti dei senzu. Avete combattuto contro i figli del nemico, Gohan è addirittura venuto addosso a Rainbokiller, venendo miserabilmente sconfitto. Poi, il mostro arcobaleno ha risucchiato tutti i suoi figli, potenziandosi e scagliando un potente attacco, e tu, il qui presente Vegeta e Majin Bu avete risposto con un triplice attacco energetico. Un’esplosione è scaturita dal centro dello scontro tra onde, ma voi siete sopravvissuti grazie a uno scudo creato da Majin Bu. Infine, su punto di morte, con tutta la montagna luogo dello scontro ormai ridotta ad un cratere, Rainbokiller ha aperto dei portali, uno dei quali ha risucchiato voi, che siete svenuti poco dopo, e vi ha teletrasportati qui. E poi, ha spirato” concluse infine il vecchio. Alcune parti erano state riassunte molto, ma la maggior parte dei dettagli che aveva detto riguardo tutto lo scontro erano risultati veri ai due Saiyan, almeno gli eventi a cui avevano assistito loro stessi. Eppure, erano convinti che anche tutto il resto fosse pura verità, compresa la spiegazione del perché si trovavano lì
“Sei straordinario!” si complimentò Vegeta, per poi applaudire, con applausi ripetuti e molto veloci, e lo sguardo contento. Goku lo guardò imbarazzato, ma poi capì subito che quel comportamento era stato indotto dal vecchio. Lo aveva capito dal modo in cui il vecchio guardava Vegeta: sorrideva in modo sinistro. Per quanto fosse misterioso e minaccioso, non poteva certo dire che fosse cattivo. Nonostante i suoi comportamenti strani, non aveva dato alcun segno di vera malvagità. Era soltanto una vecchio dalle incredibili capacità, e gli sarebbe piaciuto sapere di più su di lui. Sarebbe bastata una domanda, ne era certo: infondo, aveva risposto fino a quel momento a tutti i loro quesiti.
“Qual è la tua storia?” gli chiese Goku. Il vecchio subito si girò verso di lui, assumendo un espressione seria, e anche leggermente imbronciata. Nel mentre, Vegeta smise improvvisamente di applaudire, siccome il vecchio aveva smesso di influenzarlo. Capendo al volo il suo comportamento, concluse quel gesto ridicolo e diede le spalle al vecchio, corrucciato.
“Non so di cosa tu stia parlando” rispose il vecchio, lasciando di stucco Goku. Lo stava sicuramente prendendo in giro. Forse lo voleva stuzzicare, farlo essere più insistente per vedere fino a dove potesse spingersi per conoscere la risposta a quella domanda. E come sfida, Goku la accettò subito.
“Si, ci credo proprio! Dai, sputa il rospo!” insisté Goku, attendendo con trepidazione la risposta del vecchio. Ma questo continuava a guardarlo in modo ancora più sdegnato.
“Infantile” sussurrò il vecchio. Ma le sue parole non restarono inascoltate. Goku l’aveva ascoltato.
“Infantile io? Scusami tanto, ma perché? Ti ho solo fatto una richiesta!” protestò Goku, indignato. Il vecchio comincio a stringere in modo molto forte il suo scettro, più indignato di Goku. Quell’ingenuo giovane lo stava sfidando. Lo voleva costringere a raccontare il suo sporco passato da miserabile. Ma non lo avrebbe fatto. Non sarebbe caduto nella tentazione.
“Ma non ti vedi? Sei la persona più bambinesca che abbia mai conosciuto. E di bambini rinchiusi in un corpo adulto come te io ne ho conosciuti tanti. Ma tu li superi tutti! Chiunque, dopo avermi fatto questa richiesta, è desistito dopo aver visto la mia reazione! Tu invece persisti. Sei proprio una faccia tosta. Consiglio a te e al tuo amico di andarvene di qui, prima che sia io a farlo!” minacciò il vecchio, per inclinare leggermente le mano all’ingiù, facendo inclinare con essa il bastone, il quale si ritrovò molto vicino al viso di Goku. Ma anche dopo quell’avvertimento, il Saiyan continuava a guardarlo determinato e senza paura.
“Impertinente!” urlò il vecchio. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Goku afferrò il manico del bastone con la mano destra. Il vecchio, guardandolo con odio, distese allora tutte le dita della mano destra, con la quale teneva il bastone, lasciando così che il palmo, ora scoperto, facesse pressione sul fondo del bastone. Cercava di spingerlo verso il Saiyan, ma la presa di questi era troppo forte, e il bastone non si mosse di un millimetro, nonostante gli sforzi del vecchio.
“Oh, adesso è in difficoltà” commentò Vegeta, che nel mentre aveva superato l’imbarazzo e si era nuovamente girato verso il vecchio. Era una soddisfazione immane vederlo così in difficoltà, soprattutto pensando a ciò che quel vecchio gli aveva fatto passare in quei sogni. Non gli interessava quasi più sapere come ci fosse riuscito, tanto che stava godendo nel vedere quella scena. Non gli importava se era solo un vecchietto indifeso, perché gli aveva fatto un oltraggio più di una volta, arrivando anche a controllarlo mentalmente e farlo comportare stupidamente. Non era Kaarot l’infantile, ma lui. Il principe decise di non intervenire. Perché mai far finire così quel fantastico momento? Non vedeva l’ora che Goku sfilasse di mano il bastone al vecchio, e glielo sbattesse in testa. Dentro di sé, sapeva che fosse un comportamento un po’ sbagliato. Ma in quel momento non desiderava altro. Anche se forse stava esagerando. E già, stava proprio esagerando. Ma poi, si rese conto. Non voleva davvero che quel vecchi fosse ucciso. Quei pensieri non erano veri. E Vegeta esplose.
“Vecchiaccio! Certo che ci provi proprio gusto a far arrabbiare la gente! Anche mentre combatti sei capace di controllare le menti altrui! Ma mi hai sottovalutato, pensando che non ci sarei arrivato. Anche se ti odio, non arriverei a questi livelli di crudeltà, soprattutto dopo aver capito che non sei un pericolo. Ma sapere che tu sia riuscito di nuovo a manipolarmi mi manda in bestia! E il problema è che sto stando al tuo gioco. Si, perché so che lo stai facendo apposta. Mi volevi far arrabbiare una volta scoperta la verità, e ci sei riuscito. È questa la cosa che mi provoca più fastidio! Ehy, non ignorarmi!” gridò il principe. Ma il vecchio non si importò di lui. Gli aveva destabilizzato le emozioni soltanto perché sentiva di dover dare sfogo a tutte le sue abilità. Sarebbe potuto morire lì, in quel posto che tanto odiava, quel giorno. Avrebbe combattuto, piuttosto che rivelare la verità a quel giovane ingenuo Saiyan di nome Goku. Non gli importava se era stato l’eroe del suo pianeta, che aveva più volte sconfitto minacce contro cui tutti avevano fallito. Non gli importava niente. Non aveva rivelato quei segreti ad avventurieri più cordiali, perché avrebbe dovuto farlo con Goku, che per l’altro lo sfidava anche? Sarebbe anche rimasto per più giorni in quella posa, fino a quando Goku non lo avrebbe ucciso e avesse posto fine alla sua terribile ed immortale esistenza. In un certo senso sarebbe stata quasi come una liberazione dal suo triste destino, anche se avrebbe preferito che al posto del Saiyan ad ucciderlo ci fosse uno dei suoi cari. Ma la cosa non era possibile. Non importava: l’importante era morire, no? E la morte sarebbe presto sopraggiunta. La sua veneranda età lo aveva ormai privato di ogni qual tipo di forza fisica, e la forza che gli era rimasta nel palmo si era quasi prosciugata.
“Fammi fuori” questa fu la richiesta del vecchio, che allontano leggermente il palmo dal bastone in modo da non fare più contatto con esso. Goku lasciò la presa, e il bastone cadde ai suoi piedi. E con esso cadde anche la sfera, che al contatto con il solo si frantumò in mille pezzi. Il vecchio abbassò la testa, remissivo, per poi mettere le mani dietro la schiena, ed inginocchiarsi davanti a Goku.
“Non potrei attaccarti in ogni caso. Per tirare fuori le mani da dietro la schiena mi ci vorrebbe troppo tempo, e tu avresti tutto il tempo per uccidermi. Coraggio, vai” disse il vecchio. Vegeta, a cui il momento di rabbia era ormai passato, provò quasi pietà nel vedere quel povero vecchietto. Tuttavia, decise di rimanere all’erta, pronto a farlo fuori in qualsiasi evenienza. Poteva essere benissimo un trucco per ingannare Kaarot, e Vegeta sapeva dell’ingenuità del rivale.
“Kaarot, non fidarti così facilmente!” gli raccomandò Vegeta. Ma Goku era sicuro della sincerità del suo avversario, poiché egli tremava come una foglia. Ma non aveva intenzione di ucciderlo. Non solo perché quell’uomo non se lo meritava, ma anche perché doveva capire chi  fosse in verità.
“Io ti risparmio” esclamò Goku. Il vecchio quasi non riuscì a crederci. Smise di tremare, e fissò il Saiyan. Lo aveva risparmiato. Lo aveva condannato a continuare il suo periodo di vita da immortale. Era finita. Non avrebbe neanche potuto uccidersi da solo, e quindi era ormai spacciato. Invece di ammirare Goku per quel suo gesto di pietà, lo odiava.
“Perché mi hai risparmiato? TU SEI PERFIDO!” urlò il vecchio, mettendosi in posizione eretta e analizzando la situazione: Goku sembrava star diventando nervoso, e Vegeta non sembrava aver preso a bene le sue ultime parole. Perfetto. Ancora poco e li avrebbe fatti scoppiare.
“Kaarot non è perfido! È solo stolto! Tu stai cercando di farlo arrabbiare per farlo cadere nella tua trappola. E non pensare che mene importi poi così tanto di lui. In fondo, ci sono sempre pronto io qua a farti fuori!” lo minacciò Vegeta, per poi distendere un braccio verso di lui e distendere le dita. Sarebbe stato pronto a distruggerlo, nel caso le cose si fossero messe male.
“Non ti azzardare neanche a pensare di ucciderlo, Vegeta. Devo prima capire per quale motivo non voleva parlare del suo passato” lo raccomandò Goku. Vegeta non apprezzò il modo con cui il rivale si rivolse a lui, ma decise di lasciar perdere e ritrasse il braccio.
“Va bene. Ma poi se ti fa qualcosa, non venire a piangere da me” esclamò Vegeta, allontanandosi da quei due e poggiando la schiena contro il muro destro, stando a braccia conserte.
“Perché sei così ossessionato dal mio passato? Saperlo ti cambierà la vita!” domandò l’anziano.
“Io voglio aiutarti” esclamò Goku. Il vecchio, dopo tanti anni, sentì improvvisamente il cuore aumentare il battito per l’adrenalina che provava in quel momento. Lui voleva aiutarlo? Dopo tanti anni, una persona disposta ad aiutarlo? Ma in cosa precisamente voleva offrigli aiuto?
“Se te lo stai chiedendo, voglio aiutarti a superare le cicatrici del tuo passato. La tua reazione mi ha fatto capire che non devi aver vissuto una vita serena. E i tuoi discorsi mi hanno inquietato. Perché vorresti morire? Raccontami la tua storia, e io ti darò conforto e cercherò di aiutarti a superare il trauma. Ma poi, tu devi chiedere scusa a Vegeta e dirgli perché ti sei immischiato nei suoi sogni!” gli disse Goku. Vegeta emise un annoiato verso di sorpresa: Kaarot ancora ricordava il motivo primo per cui erano venuti lì. Ormai anche Vegeta si era disinteressato a quella questione, siccome era stata sicuramente tutta una falsa del vecchio per prendersi gioco di lui. Non gli interessava più neanche la sorte di quell’anziano uomo. Per quanto prima avesse difeso la bontà di Kaarot, non sopportando che uno come quel vecchio l’avesse chiamato perfido, non riusciva proprio ad apprezzarla.
“Mh, voi giovani siete così buoni, ma anche così impiccioni. Non credo che riuscirai nel tuo intento, ma per lo meno so che è veritiero: te lo leggo in mente. Bene, allora lascia che inizi. Ma prima” si fermò il vecchio, con un sorriso spento sul volto. Quindi, avvicino il palmo della mano al suo petto. Da questa uscì una tenue luce fosforescente, di colore verde, che, al contatto con il corpo del vecchio, fece diventare la sua pelle dello stesso colore della luce, provocando anche dolori agli occhi di Goku per la fosforescenza. Il Saiyan dovette infatti coprirsi gli occhi con le braccia, per evitare di essere accecato. Quando la luce smise, Goku ritrasse le braccia, e vide che il vecchio adesso sembrava essere più fragile, e traballava dalla testa ai piedi, anche se dall’espressione sembrava tranquillo.
“Mi sono appena inflitto un incantesimo, grazie al quale non potrei mentire in un qualsiasi caso. Ma adesso, direi che posso iniziare” il tono del vecchio era sollevato, ma al contempo triste. Goku gli diede la massima attenzione. Non doveva perdersi neanche una parte di quel racconto. Non gli importava se conosceva quel vecchio da così poco, perché vedeva che era in difficoltà. Doveva essere aiutato.
“Bene, iniziamo. Tutto inizia centinai e centinaia di anni fa. Vivevo insieme ad una tribù in un villaggio ormai raso al suolo da anni. Vivevo con la mia famiglia, i capì tribù da generazioni. Erano cacciatori esperti, così come ottimi occultisti. Tutti nella tribù sapevamo usare strani poteri magici, ma la mia famiglia era la più esperta. Le generazioni si passavano tra di loro i segreti della magia, e come preparare potenti pozioni. Anch’io ne sono capace. Quello scaffale vuoto è in verità pieno di barattoli di varie pozioni, preparate grazie agli insegnamenti della mia famiglia e con quel calderone” a quel punto, il vecchio si fermò, girandosi verso lo scaffale. Tese una mano aperta verso di esso, per poi chiuderla immediatamente. Come per magia, comparvero un sacco di barattoli chiusi contenenti strane sostanze, principalmente liquide. Goku guardò la cosa non poco stupore, visto che ormai sapeva la bravura di quel vecchio. Il vecchio stesso si rese conto del disinteresse di Goku analizzando la sua mente. Decise quindi di continuare.
“Ero un prodigio fin da bambino. Ero il settimo di dieci figli, siccome nella nostra tribù si procreava molto, ed ero non solo il più intelligente tra i miei fratelli, ma anche il più intelligente dell’intero villaggio. Già a cinque anni sapevo creare intrugli di complessità elevata, e a dieci anni la mia magia era così potente da poter competere con quella dei giovani adulti del villaggio” continuò il vecchio, fermandosi per via di una forte fitta nostalgica. Quanto rimpiangeva quei tempi. E quanto soffriva, sapendo che era ormai arrivata quella parte del racconto che avrebbe voluto evitare. Ma ormai aveva iniziato, e doveva concludere.
“Tutto finì quando la mia ingenuità ebbe il sopravvento. L’albero su cui adesso posiamo piedi è presente su questa Terra da secoli, e soltanto quelli meritevoli possono vederlo” e il vecchio si fermò quando Goku mise la mano in avanti, facendogli segno di fermarsi.
“Meritevoli in che senso? Per salire sulla Nuvola Speedy…” ma prima che Goku potesse andare avanti, il vecchio lo anticipò.
“…bisogna essere totalmente puri. Come se non lo sapessi. Comunque, non avevo intenzione di rispondere alla tua domanda, ma mi trovo con le spalle al muro. Questo albero può essere visto soltanto da chi ha compiuto numerosissime azioni positive. Non mi è ancora ben chiaro quante gesta eroiche bisogni compiere, ma voi due, contribuendo alla sconfitta di Rainbokiller, siete i primi da millenni a poterlo vedere. Esclusi ovviamente…” e nuovamente, il vecchio non riuscì a continuare. Si tastò con la mano la zona del cuore, non perché sentisse davvero dolore, quanto più per cercare di alleviare l’angoscia. Ma proprio non riusciva ad andare avanti, e temeva inoltre di non riuscire a rispondere alla domanda che sapeva Goku gli avrebbe posto.
“Scusa se te lo chiedo, ma tu come hai fatto allora a salire? Stando sempre in quel villaggio, non credo che tu abbia fatto poi così tante azioni positive. Dimmi, allora, come hai fatto a salire su quest’albero? E come hai fatto? Centra qualcosa quella strega?” ecco la domanda fatale. Gliel’aveva fatta veramente. Non poteva mentire, l’incantesimo fatto prima glielo avrebbe impedito. Era davvero senza alcuna via di scampo. La sua era una motivazione così sterile, ma che era abbastanza da provocargli frustrazione e senso di inferiorità. Tanto meglio dirlo esplicitamente in quel momento.
“Io riuscivo a vederlo soltanto per via della mia tribù! Loro da secoli erano predestinati come unici capaci di vedere sempre e comunque l’albero, tutto questo per via della trappola di quella vecchia racchia! LEI NON ASPETTAVA ALTRO! CI HA INGANNATI TUTTI!” delirò il vecchio. Non piangeva, ma era evidente che fosse disperato. Stava ricordando un qualcosa di terribile del suo passato. La sua condanna all’immortalità. Goku non riuscì a non provare commozione, ma non poteva perdere di vista il suo obbiettivo. In quel momento, era certo che il vecchi non stesse leggendo nella sua mente. Doveva ascoltare tutto il racconto, consolare il vecchio ed entrarci in confidenza. Non sapeva neanche lui perché lo stesse facendo, ma lo rincuorava sapere che non fosse per via di un controllo mentale del vecchio.
“Scusami, ho esagerato. Comunque, come ti dicevo, noi della tribù potevamo vedere quest’albero da generazioni, poiché la precedente occupatrice ci riteneva come la tribù più pura al mondo, e quindi lo rendeva visibile a tutti. Ma nessuno poteva salirlo, e chi ci aveva provato aveva trovato la morte. Tuttavia, spesso e volentieri i cacciatori del villaggio, coloro che si impegnavano nelle attività di caccia ignorando la magia, scolpivano nel legno sagome degli strumenti da loro usati durante le battute. Questo perché pensavano che in cima all’albero ci fosse un qualche tipo di divinità, e quindi speravano che, incidendo quei segni sulla corteccia, gli portasse buona fede. Ma alla strega di noi non importava poi chissà che. A lei interessava soltanto che nessuno provasse davvero a radere al suolo quell’albero. Nessuno sapeva di lei, e lei non era intenzionata a rivelare la sua esistenza. Ci osservava dall’altro, analizzandoci, così come analizzava il resto del pianeta. Era un po’ come una seconda divinità, come un secondo supremo, come lo è adesso Dende. Un giorno, io, ancora giovane ed ingenuo, mi chiesi se fosse possibile danneggiare l’albero. Nessuno aveva mai provato nemmeno a tagliare un singolo pezzo di corteccia. Per me quell’albero non aveva alcun valore, non avendo mai io creduto a quei racconti. Ero anche piuttosto arrogante, essendo il migliore mago del villaggio. Pensavo che nessuno potesse paragonarsi a me, e che se c’era un azione che nessuno aveva mai fatto, io l’avrei fatta. Con le mie ampie conoscenze, tentai di dare fuoco alla corteccia. Ma poco prima di entrare in contatto col legno, il fuoco da me lanciato si estinse. Improvvisamente, dopo un accecante bagliore, comparve davanti a me una vecchia vestita tutta di nero. Non ci mise molto a mettere le cose in chiaro: lei era la strega protettrice dell’albero, e non tollerò il mio comportamento irriverente nei confronti di quell’enorme ceppo che lei chiamava sacro. Per punizione, decise che io sarei stato il suo successore, poiché la riteneva una giusta punizione. Così, il suo corpo si sgretolò, diventando polvere, e io finì in questa piccola casupola, che ai tempi aveva l’aspetto di una capanna del mio villaggio. Acquisì i ricordi della vecchia, oltre a tutte le altre capacità che vi ho già detto. Grazie ai ricordi della strega, scoprì che ora ero diventato divinità di quell’albero, e che questo potesse essere visto solo da chi lo meritava, anche se io avrei potuto decidere di farlo vedere anche a persone che non avessero fatto abbastanza gesta eroiche, come aveva fatto la strega con la mia tribù. Purtroppo, nonostante i miei poteri, non potevo tornare al mio villaggio. Sono vincolato in questa casa da un potente incantesimo, e non posso uscirne. Posso sapere tutto, posso far materializzare quasi ogni cosa. I miei poteri magici si sono incrementati, eppure io proprio non riesco a vivere in pace. Ogni giorno è una noia. Non ho niente da fare, a parte guardare voi umani. Sono sempre solo. Ed è tutta colpa mia. Inoltre, sono immortale, e non posso uccidermi in alcun modo: ci ho provato diverse volte, ma ho sempre fallito. E adesso eccomi qui. Intrappolato qui dentro, senza uno straccio da fare, ho assistito ad ogni singolo evento, sia dell’universo che a quelli della Terra, osservando persino alla guerra civile della mia tribù, dalla quale nessuno è uscito vincitore. Ho provato un po’ a fare  cose che potessero spezzare la monotonia, come per esempio variare il mio vestiario e la mia casa in base al periodo storico. Ma niente mi appaga veramente. Sai, è per questo che ho un po’ giocato con le vostre menti. Volevo farvi un po’ arrabbiare per divertirvi un po’. Caro Vegeta, so che non mi starai nemmeno calcolando, ma ti rincuorerà sapere che il tuo sogno non è altro che una cosa da me creata per svagarmi un po’. Mi dispiace di avervi fatto quelle cose, ragazzi. Ma capitemi. Sono solo un povero vecchio, annoiato e condannato all’infelicità” e qui, il vecchio concluse. Ce l’aveva fatta. Pur provando una grande fitta al cuore, pur sperando per l’ennesima volta che questi si fermasse da solo, era da una parte sollevato. Goku gli aveva fatto una promessa ed era sicuro che l’avrebbe mantenuta: glielo leggeva in mente.
“Mi dispiace moltissimo per ciò che ti è accaduto. Anch’io ti perdono per aver un po’ giocato con noi. Sai, stavo pensando di prendere una decisione. Non so se ne sarei capace. Anzi, mi correggo. Non ne sarei capace. Ma voglio lo stesso provarci. Voglio che per te finisca tutto. Hai sofferto, così come sto soffrendo io nel pensare di prendere questa decisione. Ma in fondo, anche tu lo vuoi. Ebbene, preparati. Ti ucciderò” dichiarò Goku con fermezza. Il vecchio lo fissò, sorridendo. Quel Saiyan aveva capito cosa volesse. Era decisamente un uomo altruista, e ne conosceva pochi come lui. Per quanto conoscesse tutte le sue eroiche gesta, ma non pensava veramente che potesse essere così altruista. Eppure, aveva notato una certa insicurezza nelle sue parole. Di certo non era abituato ad uccidere persone buone, ma soltanto malvagi che facevano del male agli innocenti. Per lui sarebbe sicuramente stato difficile porre fine alla vita di quel vecchio. Ma glielo aveva promesso. Lo voleva davvero aiutare. Una persona come lui aveva bisogno di essere ripagata. Doveva dirgli tutto, per il bene di tutti.
“Caro Goku, vorrei prima di tutto ringraziarti per questa tua dichiarazione. Ma prima che tu mi uccida, vorrei rivelarti un paio di cose sulla minaccia che incombe sul vostro pianeta” disse il vecchio, tremando. Aveva i brividi al solo pensiero di ciò che i due giovani avrebbero dovuto affrontare. Goku dimenticò per un attimo la promessa fatta al vecchio, pronto a sentire ciò che aveva da dirgli. Persino Vegeta si era girato verso i due, dopo esser stato disinteressato a tutta la storia del vecchio. Era un momento di fondamentale importanza. Goku iniziò addirittura a respirare affannosamente per l’ansia. Stavano per scoprire tutta la verità sugli ultimi rocamboleschi eventi che avevano scosso il pianeta Terra.
“Inizierò dal principio. In pochi sanno dell’esistenza di un essere dal potere sconfinato, rinchiuso nello spazio e nel tempo. Nessuno sa il suo nome, e nessuno lo ha mai visto. La sua identità è sconosciuta perfino a me, che so praticamente tutto del nostro universo. Comunque, quest’essere non aveva rivali nell’universo, eccetto due potenti entità divine, di cui già la più debole bastava a soppiantarlo. Fu proprio egli a rinchiuderlo nello spazio tempo, poiché riteneva uno spreco ucciderlo, siccome pensava che prima o poi avrebbero potuto usarlo a loro vantaggio. Ma si sbagliavano. Lui è ora tornato, ed ha invaso gli inferi. I suoi poteri gli hanno permesso di intrappolare dentro di sé ogni anima benevola, compreso Re Enma, e adesso sta facendo resuscitare le anime malvagie, anche quelle purificate e reincarnate. Quando infatti un’anima viene purificata, parte della sua essenza maligna continua ad esistere. E lui da lì è capace di ricreare i corpi delle persone, e non solo: può anche sbloccare una buona parte del suo potenziale latente, anche se ci vuole del tempo nel farlo, durante il quale il corpo è impossibilitato a muoversi. E infatti, quel terremoto che si è verificato ieri è stato colpa di un tipo che Vegeta conosce molto bene” e qui, l’attenzione di Vegeta si fece massima. Un tipo che conosceva molto bene… chi poteva mai esserne? Dal tone usato dal vecchio, dedusse che era probabilmente un avversario molto potente che il Saiyan aveva affrontato in passato. E fu così che in un attimo gli venne in mente lui.
“Freezer?” domandò Vegeta, in un misto di stupore ed indifferenza. Non era poi così spaventato, visto che non pensava che il potenziale di Freezer fosse poi così tanto alto da poter raggiungere il suo livello. Per cui non si sarebbe dovuto preoccupare granché.
"No. Era Nappa” chiarì il vecchio. Nessuno dei due Saiyan, nonostante le loro grosse aspettative, fu sorpreso dalla rivelazione. Non perché se lo aspettassero, ma perché si aspettavano qualcuno di più forte. Ricordavano con che facilità Nappa era stato umiliato da Goku, e come Vegeta lo avesse ucciso facilmente. Se quello era il genere di persone che quell’essere voleva resuscitare, per quei due non ci sarebbero stati problemi.
“Ma non rallegratevi. Nappa ha combattuto contro Iamko, il quale, come ben sapete, non è poi così tanto scarso rispetto a voi in forma base. Ma Nappa è riuscito a suonargliele di santa ragione, trasformandosi anche in Super Saiyan” continuò il vecchio, facendo scomparire la serenità nei due Saiyan. Sapevano di quanto Iamko fosse migliorato, e sapere che Nappa fosse riuscito a tenergli testa li impensieriva molto. Ma ciò che più li spaventava erano state le ultime due parole del vecchio: Super Saiyan. Nappa poteva diventare un Super Saiyan. Nappa, un essere debolissimo, appena capace di tenere testa ad un Goku centinai di volte più debole di quello attuale, era diventato capace di diventare Super Saiyan. Com’era possibile?
“Ah, giovanotti, vi consiglio di non scandalizzarvi già ora. Mantenete i nervi saldi per quando arriveranno i pezzi grossi” tentò di confortarli il vecchio, riuscendo soltanto ad ampliare la disperazione dei due. Se Nappa era riuscito a fare quei miglioramenti, quanto sarebbe potuto diventare forte un Freezer, che sicuramente aveva più potenziale latente di Nappa?
“Siamo spacciati. Come faremo a battere Freezer, quando tornerà in vita?” domandò Vegeta a Goku, quasi sperando di non ottenere risposta. I due pregavano con tutto il cuore che quell’essere si dimenticasse di Freezer, e non lo resuscitasse: con la rabbia che provava nei confronti dei Saiyan e il potenziamento, sarebbe divenuto un essere distruttivo e pericoloso.
“Oh, fosse solo Freezer il problema. Sai, quest’entità ha anche dei propri servitori. Rainbokiller, infatti, non era altro che una sua pedina, che aveva accettato di allearsi con lui. Ma lui può anche creare dei guerrieri davvero potenti, anche se la forza di essi può molto variare. La forza dell’entità è ancora instabile, per cui non sa ancora usare bene i suoi poteri. Ma dovrete prepararvi a dovere ragazzi. Solo così potrete averla vinta” disse il vecchio, in tono esortatorio, come un genitore che incoraggia un figlio. I due Saiyan, però, sentendo quelle parole, incrementarono la loro già grande paura.
“Goku, ormai è il momento che me ne vada. Vi ho detto tutto quello che dovevo dirvi. Sta a voi adesso salvare il pianeta. Ti prego, giovanotto, vinci per me” disse il vecchio. Goku si rese conto che ormai il momento era giunto. Avrebbe voluto posticiparlo, ma non era possibile. Tese quindi il braccio verso il vecchio, e gli sparò contro un Ki Blast. Chiuse gli occhi per non guardare. Il vecchio guardò quell’ultimo fascio di luce con un sorriso. Poi, divenne cenere.
“Non se lo meritava. Tuttavia, era la cosa migliore da fare. Dovremmo dargli quantomeno una sepoltura” disse Goku, abbassandosi per raccogliere le ceneri del vecchio. Vegeta non commentò ciò che disse il rivale, nascondendo che anch’egli aveva provato un po’ di commozione davanti alla morte del vecchio. Almeno se ne era andato sereno, glielo si leggeva in faccia.
“Era un tipo decisamente interessante, ma sono sicuro che in fondo tramasse qualcosa. Sono sicuro che dietro a quei sogni abbia celato un significato nascosto. Ne sono certo” pensò Vegeta. Non riusciva proprio a credere che il vecchio gli avesse fatto fare quei sogni per puro divertimento. Sembravano fatti davvero per metterlo alla prova, non solo per scherzare con lui e la sua impotenza durante il sonno. Se solo quel vecchio fosse stato ancora vivo, avrebbe potuto convincerlo, magari con belle parole, a raccontargli il perché di quei sogni. Ma quell’idiota di Kaarot aveva avuto di nuovo la faccia tosta di intromettersi in argomenti che non lo riguardavano. Per quanto fosse stato un gesto gentile, Vegeta non riusciva a perdonarglielo. Il danno era però già stato fatto, e ai due non rimaneva altra scelta se non salutare quel vecchio, cosa di cui Vegeta non si importava minimamente.                                     

*

Grazie al teletrasporto, Goku aveva teletrasportato in un attimo lui e Vegeta alla base dell’albero, dove poi il Saiyan scavò una piccola fossa, riponendoci dentro le ceneri del vecchio. Dopo di che, Goku era rimasto a fissare il terriccio con cui aveva coperto la cenere. Non gli importava se quest’ultima sarebbe poi stata assorbita dalla Terra: per lui contava il gesto.
“Sei sempre stato troppo sentimentale, Kaarot! Va bene che tu sia triste, ma stai esagerando! Lo hai conosciuto per davvero poco tempo!” si lamentò Vegeta, stanco di dover rimanere lì ad aspettare che il rivale finisse di porgere gli ultimi saluti al vecchio.
“Sarà anche vero, ma non mi importa. Si è dimostrato una grande persona. Devo ripagarla per la sua gentilezza: senza neanche conoscerci, ci ha rivelato dei dettagli importantissimi. Non siamo più al sicuro, Vegeta. Dovremo prepararci al meglio” esclamò Goku, mente Vegeta annuiva svogliatamente.
“Come se non lo avessi capito. Sai, sono dotato anch’io di orecchie. Ho sentito il vecchio. Non sono stupido come te, che per tentare di onorare questo vecchiaccio ripeti in continuazione questo suo atto di gentilezza, come se fosse qualcosa di speciale. Credo lo avremmo scoperto anche senza di lui. Non era nessuno di speciale” controbatté Vegeta. Goku non rispose. Si limitò a guardare con sguardo severo il rivale: sembrava fin troppo pensoso. A cos’erano rivolti i suoi pensieri?
“Vegeta, c’è per caso qualcosa che non va?” domandò Goku. Vegeta lo guardò con sgarbo: se ne era accorto. Ma lui non era come quel vecchio. Non si sarebbe fatto convincere per nessuna ragione al mondo a rivelare ciò a cui stava pensando a Goku.
“Non sono affari che ti riguardano, Kaarot” disse Vegeta, cercando di far finire il prima possibile la discussione.
“E pensi che io ti creda? Ti conosco bene, Vegeta” controbatté Goku. Già a questa insistenza, l’animo del principe non reggeva più.
“La vuoi finire, Kaarot? Tanto non te lo dirò mai! E adesso andiamocene da qui, altrimenti mi arrabbierò ancora di più!” sbraitò il principe, per poi voltarsi. Sperava che il non poter guardare la odiosa faccia del rivale potesse in un qualche modo calmarlo. Ma non era così. In verità, stava ancora rimuginando sulle parole del vecchio quando gli aveva narrato della battaglia contro Rainbokiller. Aveva detto che Junior aveva risvegliato la sua forza latente, e che era riuscito a tenere testa a Rainbokiller. Possibile che Junior c’è l’avesse fatta? Forse per il loro patto non era ancora la fine. Se ce l’aveva fatta lui, perché non poteva farcela lui?
“Diamine, se solo fossi rimasto in piedi e non svenuto, forse lo avrei visto. Forse ha usato un modo particolare. Ma allora perché è scappato contro Rainbokiller? Forse credeva di risultare inutile? No, non ha alcun senso. Junior non si tirerebbe mai indietro. Allora perché? Forse quel vecchio ci ha mentito? E se ci avesse mentito anche su quella storia dell’entità? È probabile che sia così. Abbiamo soltanto perso tempo!” pensò dentro di sé Vegeta, ignorando tutto l’ambiente circostante. Persino quella strana puzza di bruciato.
“Vegeta, girati, è terribile!” gridò Goku, riportando Vegeta alla realtà, si girò di scatto e lo vide. Il maestoso albero, dimora del vecchio, stava prendendo fuoco dalla testa ai piedi. Fu questione di qualche istante: l’albero rimase a bruciare per qualche secondo, e poi si incenerì in pochi attimi. Un sacco di cenere cadeva dall’alto, accerchiando la zona dove prima si trovava l’albero, che aveva fatto spazio ad un alto cumulo di cenere. I due Saiyan non trovarono la forza di commentare.
“Com’è possibile?” si chiese Vegeta, incredulo. Era si un albero come tanti, solo un po’ più grande, ma nessun albero poteva bruciare con tanta velocità. Quant’era ardente il fuoco che lo aveva bruciato? E soprattutto, chi è che gli aveva dato fuoco.
“Chiunque sia stato, una cosa è certa: non è umano! Nessuno potrebbe accendere fiamme così potenti. Ho un brutto presentimento. Guardiamoci alle spalle, Ve” ma Goku non riuscì a finire la frase che sentì un qualcosa impattare contro la sua schiena. Subito dopo, seguì un esplosione, e Goku fu scaraventato in avanti, cadendo poi bruscamente a terra. Nel mentre, sentì uno strano rumore provenire da dietro. Poco dopo, si udì un’altra esplosione, e il potente grido di dolore di Vegeta. Pochi istanti dopo, un forte tonfo ruppe un breve silenzio. Mentre il fumo dietro di loro si dissolveva, Goku e Vegeta cercavano di rialzarsi. Erano stati colpiti da dei colpi energetici, ne erano certi. Dei colpi anche abbastanza forte, visto che i due si ritrovarono con ancora meno energie di prima. Per rialzarsi, infatti, dovettero prima tirarsi un po’ su spingendo le braccia contro il terreno, per poi darsi spiccare un breve salto e raddrizzarsi. Ansimarono molto, provando grossi dolori in ogni parte del corpo.
“Quanto siete stati sciocchi, luridi scimmioni!” li insultò una rauca voce vicina. Doveva essere stato lui a lanciare i due colpi.
“Come osi parlare così senza neanche farti vedere! Vieni qui e combatti, vigliacco!” urlò Vegeta. Seguì una risata assordente e maniacale.
“Non insultarlo così tanto, Vegeta. È un essere molto pericoloso ed astuto. È stato lui che ha bruciato l’albero, con l’obbiettivo di distrarci e poi colpirci a tradimento. Non solo: le sue fiamme non sono divampate sugli altri alberi, ma sono sempre rimase sull’albero del vecchio, nonostante la sua vicinanza con gli altri. Ciò vuol dire che può controllare le sue fiamme a piacimento!” gli fece notare Goku, con un filo di paura nella voce. Ma ciò non bastò a far calmare Vegeta.
“Rimane comunque un vigliacco! Almeno mostrasse la sua aura! E invece no, se ne sta nascosto, credendo arrogantemente che noi verremo a cercarlo. Non lo capisci che ci vuole attirare nella sua trappola?” lo rimproverò Vegeta.
“Sua? Ti correggo: si, lui vuole attirarvi in una trappola, ma non è solo sua. È la nostra trappola!” disse una nuova voce, più grave e cupa, la cui successiva risata, però, si rivelò inquietante tanto quanto quella della prima.
“Credete davvero che io abbia fatto tutto da solo? Ah, giusto: voi non sapete chi sono. Sappiate solo che senza mio fratello io non vado da nessuna parte. Insieme siamo imbattibili, siamo così forte che potremmo battere anche voi!” continuò la prima voce, soffocando per un attimo la risata, riprendendola poco dopo, facendola diventare ancora più acuta.
“Questo è quello che credete voi! Presto, Vegeta, aggrappati a me! Andiamo da Balzar a farci rifornire!” urlò Goku.
“Per una volta hai deciso di usare il cervello, Kaarot!” esclamò Vegeta, cercando di avvicinarsi al rivale. Ma improvvisamente, ecco che una figura trasparente comparve tra lui e Goku. Al contempo, tante altre figure, sempre trasparenti, cominciarono a comparire attorno ai due Saiyan. Le figure acquisivano velocemente una vera e propria forma, e in breve tempo, dall’essere semplici sagome, si rivelarono per quello che erano: dei mostri stranissimi, bassi, ricoperti da un’armatura d’acciaio che gli copriva tutto il corpo al di fuori delle gambe, delle braccia e di una coda. Avevano una elmo che gli lasciava scoperto il viso, composta da un muso allungato, sporgenti denti affilati e occhi totalmente verdi. La loro pelle era giallognola, con qualche macchia qua e là di colore verde sulla coda. Sulle dita delle mani, avevano affilati artigli. E ce ne erano almeno un centinaio.
“A quanto pare ci ha voluto togliere il divertimento mandando questi miseri esseri a finirli. Lo odio!” protestò la voce grave.
“Lasciamoli fare. Ricordati bene che il nostro compito lo abbiamo fatto. Restiamo e vediamo se sono capaci di farli fuori!” lo persuase la voce più acuta.
“Non so perché, ma credo che questi qui siano collegati all’essere che ha nominato il vecchio. Meglio stare in guardia” disse Goku, mentre si guardava attorno. I mostri stavano sbavando, e ne vide addirittura alcuni aprire la bocca soltanto per far fuoriuscire la loro verdastra lingua, leccandosi i denti e lasciandosi sopra la saliva. Capì che l’obbiettivo di quei mostri non era semplicemente ucciderli.
“Vegeta, stai molto attento ai loro denti! Ho paura che ci vogliano mangiare!” lo raccomandò Goku.
“Tranquillo, Kaarot! Non credo che siano poi così forti!” rispose Vegeta, mentre osservava il primo mostro che era comparso venirgli addosso.
“Odio quando qualcuno si mette in mezzo alla mia strada!” urlò il principe, per poi sferrare un pugno destro verso la  faccia della bestia, beccandogli sugli occhi. La creatura cadde immediatamente a terra, con gli occhi chiusi. Vegeta sbuffò.
“Speravo di dovermi impegnare almeno un po’, e invece mi ritrovo contro un branco di deboli” sbraitò il principe, per poi girarsi in un’altra direzione, pronto a combattere contro gli altri. Ma proprio in quel momento, sentì un fortissimo dolore al braccio, e un qualcosa di liquido toccare  il terreno. Guardò il suo braccio destro: la creatura gli era saltata a dosso, e restava attaccato a lui mordendolo al braccio.
“Allora non sei così debole! Mi spiace, ma non ti lascerò fare i tuoi comodi!” urlò il principe. Subito dopo, alzò il braccio destro fino all’altezza della testa. La creatura intensifico la forza del morso, infilzando ancora di più i denti nella carne di Vegeta, per restare aggrappata, ma a Vegeta questo non faceva paura. Pur provando molto dolore, il principe sferrò con il braccio sinistro un potente pugno verso la creatura, che tentò di aprire la bocca e sfilare i denti dal braccio del principe. Ma ormai era andato troppo in profondità. Non fece in tempo a lasciare la presa che il pungo, passando poco sopra il suo muso allungato, era ormai prossimo a colpirlo. Ma quando ormai era a un centimetro dagli occhi, si fermò. La mano si aprì, e una potente onda di energia fu scagliata dal palmo. Fu l’ultima cosa che il mostro vice, visto che pochi istanti dopo il suo corpo si ritrovò privo di quasi metà della testa. Poco prima di morire, la bestia riuscì ad sfilare totalmente i denti dalla carne di Vegeta, nel tentativo istintivo di lanciare un giro di paura. Proprio per questo, la parte finale della mascella era stata anch’essa disintegrata. Vegeta aveva spostato leggermente di lato il braccio nel momento in cui il mostro lasciò la presa, in modo che, quando cadesse a terra, non finisse per intaccare di nuovo la sua carne, già parecchio danneggiata. Ma tutto funzionò alla perfezione, ed infine la bestia si ritrovava accanto a lui priva di vita e di parte della testa.
“Forse sono stato un po’ azzardato, ma è stata la scelta migliore. Se non avessi fatto in modo che intensificasse la presa, sicuramente sarebbe riuscito a filarsela prima che io sferrassi l’attacco. Anche sono danneggiato, con questo metodo ho risparmiato energie, siccome per una presa tanto forte mi sarebbe servito un Super Saiyan” rifletté Vegeta, mentre avvicinava la mano sinistra alla destra per tentare di coprire i buchi lasciati dai denti. Era stato fortunato che non fossero andati troppo in profondità, altrimenti per lui sarebbero stati quasi seri. Eppure, quando toccò il braccio, non sentì la presenza di nessun buco. Inizialmente pensò che forse era dovuto al suo auto convincimento di non aver fatto una scelta azzardata, siccome stava cominciando un po’ a dubitare sull’utilità del suo gesto. Ma quando guardò il braccio, rimase a bocca aperta: non c’era alcuna ferita e nemmeno una goccia di sangue. Il suo braccio era quello di sempre. Com’era possibile? Immediatamente, si girò a guardare il mostro che lo aveva morso, osservandone i denti: erano sporchi del suo sangue. Poi, guardò a terra, e vide il suo sangue che era sgocciolato poco prima. Poi, guardò nuovamente il braccio. Ma niente, era sempre integro. Era come se non avesse mai subito quella ferita, siccome non sentiva più alcun dolore.
“Com’è possibile?” si domandò Vegeta, guardando stupito il suo braccio. Si distasse, non accorgendosi che, davanti a lui, era comparsa una figura trasparente.
“Diamine, ma quanto sono forti?” si domandò Goku, mentre sferrava un preciso diretto destro allo stomaco di un mostro che gli era saltato addosso, mandandolo a terra, per poi sferrare con il braccio sinistro una gomitata all’indietro, a un mostro che era saltato per provare a prenderlo al collo. Lo colpì in pieno stomaco, sbalzandolo all’indietro. Ma non aveva tempo per rilassarsi. Da destra infatti, un gruppo di tre mostri gli veniva addosso. Goku subito si girò verso di loro, avendo per un attimo modo di percepire le loro auree: erano malvagie, davvero tanto. Non erano molto forti, ma essendo sia Goku che Vegeta indeboliti, si stavano dimostrando dei degni avversari.
“Quindi era questo l’obbiettivo dei possessori di quelle voci: indebolirci abbastanza affinché voi possiate farci fuori. Sappiate che non ve lo permetterò!” mise in chiaro Goku, per poi buttarsi contro i tre mostri. Quando gli fu vicino, sferrò un calcio destro laterale che beccò in pieno tutti e tre, facendoli cadere all’indietro. Ma non era finita. Goku sentì infatti due aure dietro di sé venirgli incontro. Posato il piede destro a terra, si girò sferrando al contempo un calcio sinistro, con il quale beccò i due mostri che gli erano venuti incontro. Dovevano esser gli stesi che aveva steso precedentemente. Erano maledettamente veloci a rialzarsi. Fatto sta che dopo il calcio finirò nuovamente a terra, e questa volta sembravano aver subito di più il colpo. Fu a quel punto che Goku si girò , e vide che un nuovo mostro si stava formando davanti a Vegeta, e che ben venti di loro stavano andando addosso al principe. Doveva assolutamente intervenire, anche perché Vegeta pareva distratto da qualcosa. Portò quindi due dita della mano sinistra alla fronte, pronto a teletrasportarsi. Ma ecco che udì un rumore simile a quello fatto dalle fruste. Goku fu colpito in piena schiena, e sentì un fortissimo dolore. Cadde quindi in avanti, allontanando le dita dalla fronte a stendendo il braccio all’indietro, aprendo la mano e sferrando un onda di energia. Un grido di dolori, poi il silenzio. Infine, Goku si ritrovò a terra.
“Diamine, questi non scherzano” pensò Goku, mentre cercava di rialzarsi. Nel mentre, Vegeta aveva finalmente distolto lo sguardo dal braccio, quando i grugniti dei mostri lo avevano riportati alla realtà. Per un attimo trasalì quando vide il mostro che gli stava formando davanti a lui, ma poi si calmò, e appena questo ottenne un corpo, gli sferrò un calcio destro allo stomaco. Il mostro indietreggiò un po’, ma poi ripartì all’attacco, seguito dall’orda che si era scagliava contro Vegeta, pronto a combatterli.            

*

Nel frattempo, Gohan si erano ritrovati fuori dal palazzo a discutere sul da farsi. Ancora non avevano le idee ben chiare sul da farsi, anche perché erano ancora tutti un po’ assonnati, visto che la notte precedente le urla di Junior li aveva svegliati. A ciò si unì il successivo allenamento tra Goten, Trunks e Junior, che creò un gran baccano, impedendo a tutti di dormire.  Proprio per questo, tutti guardavano in malo modo i tre, che per l’altro erano gli unici ad essere ancora pieni di energie, nonostante tutta la notte passata ad allenarsi.
“Ascoltatemi, forse so cosa fare!” disse Gohan, cercando di non sbadigliare, attirando a sé tutte le attenzioni.
“Secondo me sarebbe opportuno andare alla ricerca delle Sfere del Drago, in modo poi da riunirle ed esprimere tre desideri: che tutti i danni causati da Nappa e Rainbokiller, comprese le uccisioni, siano riparate; che mio padre, Vegeta e Majin Bu siano trasportati qui; inoltre, chiederemo a Shenron se ne sa qualcosa di più su questo improvviso attacco di Nappa e Rainbokiller. Ci state?” propose Gohan. Tutti annuirono all’unisono.
“E sia. Bulma, hai con te il Radar del Drago?” chiese Gohan alla donna.
“Certo. Devo soltanto andare a prenderlo” rispose Bulma, per poi dirigersi verso l’entrata del palazzo ed entrarci. Per fortuna, portava sempre con sé il radar in una capsula, in modo da averla sempre a disposizione nel momento del bisogno.
“Perfetto. Adesso dovremmo decidere il gruppo che si dedicherà alla raccolta. Chi si offre?” domandò Gohan. Trunks si girò verso Goten, facendogli l’occhiolino. Goten gli rispose, sempre con l’occhiolino: dalla notte precedente, Trunks sembrava esser tornato un po’ più scherzoso, anche se comunque preferiva non esagerare.
“Mi offro io!” disse Trunks, alzando la mano. Tutti si stupirono immediatamente.
“Anche io mi offro!” disse subito dopo Goten, alzando anche egli la mano. Lo stupore aumentò in tutti i presenti, esclusa Chichi, che invece divenne più furiosa.
“Puoi ripetere, Goten?” gli domandò furiosa la mamma. Ma Goten non sembrava spaventato.
“Ho detto che vado!” ripeté il bambino, con tono molto sfacciato, ma al contempo serio.
“Strano. Quei due sembrano molto diversi da ieri: mi sembrano quasi maturati” pensò tra sé e sé Tensing, credendo che forse aveva sottovalutato i due bambini. Forse era stato Junior a cambiarli.
“No, signorino, tu non vai da nessuna parte! Siamo appena scampati alla morte, e tu vorresti andartene solo con Trunks? Non se ne parla proprio! Tu rimani qui!” gli urlò addosso Chihci. Nessuno aveva l’intenzione di fermarla, siccome sapevano che quando era arrabbiata era pressoché impossibile farla ragionare. Era davvero troppo esagerata. Ma ecco che qualcuno aprì bocca.
“Dovresti smetterla di trattarlo come un bambino! Così non lo aiuterai mai a crescere!” gli sbraitò contro Tensing. Tutti erano increduli: di solito, nessuno osava opporsi a Chichi, perché farla ragionare era davvero difficile. Ma Tensing era convinto di quella sua scelta: si fidava dei bambini, li vedeva come cambiati. Forse la lezione che Nappa gli aveva inferto aveva davvero avuto il suo effetto.
“Oh, adesso ti ci metti pure tu? Non basta già lui a fare il ribelle!” rispose furiosa Chichi. Tensing deglutì: quella donna era inquietante quando si arrabbiava.
“Io credo che abbia ragione lui, Chichi” si intromise Junior. Aveva un debito con quei due bambini, e doveva ripagarlo.
 “Oh, no, Junior, non ti ci mettere anche tu!” sbraitò la donna. Ma Junior la ignorò completamente, standosene a braccia conserte e con gli occhi chiusi e la testa leggermente inclinata verso il braccio. Sembrava proprio che stesse tentando di farla irritare. Ed effettivamente, ci riuscì.
“Che c’è, ti ho forse spaventato? Perché non mi rispondi?” gli chiese furiosa. Il namecciano accennò a un sorriso.
“Perché per me la questione è chiusa. Goten e Trunks andranno alla ricerca delle sfere” disse Junior fermamente. E prima che Chichi potesse urlargli contro di quanto fosse scalmanato mandare in ricerca dei bambini, Junior la anticipò.
“E ci verranno con me!” precisò Junior, aprendo gli occhi e rizzando la testa all’insù, per poi indicarsi con un dito.
“Eh? Ma… non potevi dirlo subito? Beh, adesso mi fido di più. Allora potete farlo. Ma se un solo capello sarà torto a Goten, me la pagherai!” lo avvertì Chichi.
“Ma se Goten e Trunks sono molto più forti di Junior, che bisogno c’è che lui li accompagni?” chiese innocentemente Iamko. L’unica risposta che ottenne fu un occhiataccia dall’intero gruppo, compreso Junior, che sembrava offeso e irritato.
“Ma perché avete quelle facce?” insiste Iamko, prima che Puar gli tappasse la bocca mettendosi sopra la coda.
“Sai che così farai arrabbiare entrambi? Già Junior non ti sopporta, poi tu lo hai definito debole. Inoltre, così non fai altro che far infuriare ancora di più Chichi!” gli sussurrò il gattino.
“E va bene, e va bene! Tanto qui non ho diritto di parola!” sbraitò Iamko, offeso.
“Ragazzi, ragazzi! Ascoltatemi tutti, non so quanto tempo mi rimane!” una voce ad eco esclamò improvvisamente queste parole. Una voce che a non tutti era familiare, ma che Junior, Riff, Tensing e Iamko conoscevano troppo bene. Avevano incontrato quella persona quando erano finiti all’altro mondo per colpa dello scontro tra Guerrieri Z e Saiyan, e avrebbero riconosciuto la sua voce tra mille. Anche se per un breve periodo, era stato un gran maestro, anche se i suoi metodi erano un po’ strani. Se lo ricordavano anche per l’essere molto spiritoso, cosa che aveva dato particolare fastidio a Junior e Tensing. Ma capirono subito che c’era qualcosa che non andava, siccome la sua voce era terribilmente spaventata.
“Che cosa c’è, Re Kaioh?” domandò preoccupato Junior. Una macabra sensazione gli intasò la testa, mentre tutti poterono udire dei raccapriccianti gemiti di dolore esser emessi da Re Kaioh.
“La situazione non è delle migliori qui negli inferi: un essere ha preso il controllo e sta resuscitato molti dei malvagi da voi combattuti e sconfitti in passato! Dovrete prepararvi, sta creando una vera e propria armata, non solo con i cattivi, ma anche con dei suoi servitori! Siete in pericolo! Oh, no, cosa vuoi farmi? Stai lontano!” e con questo ultimo urlò, la voce di dissipò. Tutti aspettarono qualche secondo, ma lui non tornò. Rimase il più tombale silenzio.
“Ma chi era quello?” domandò il piccolo Goten. Non conosceva Re Kaioh, ed era stato un po’ spaventato da quella voce disperata. Junior notò questo dalla sua espressione, e decise di rispondergli.
“Era Re Kaioh, uno dei mentori di tuo padre. Ma non è di lui che ti devi preoccupare. Hai sentito quello che ha detto?” gli domandò Junior. Goten, un po’ titubante, cercò di ricordare ciò che aveva detto Re Kaioh. Ma non riusciva a ricordare, poiché era stato troppo spaventato dalla disperazione nelle sue parole.
“Allora i nostri dubbi non erano infondati” esclamò Gohan, digrignando i denti. Ormai ne avevano avuto la conferma. Quello che aveva vissuto il giorno precedente era stato solo un assaggio della loro prossima avventura.
“Già” disse Crilin, che ancora faticava ad accettare la verità. Dopo di lui, nessuno ebbe il coraggio di affondare il coltello nella piaga. Nessuno riusciva ad accettare ciò che avevano sentito. Avrebbero di nuovo dovuto confrontarsi con i mostri del passato, che tanto li avevano fatti soffrire, diventato ancora più forti.
“Ragazzi, rieccomi! Ehy, cosa sono quelle facce appese?” domandò Bulma, uscendo allegramente dal pallazzo con il radar in mano, per poi fermarsi vedendo la tristezza nelle facce dei suoi compagni.
“Vedi, Bulma, è che… ci ha contattati Re Kaioh. E ci ha detto che non siamo al sicuro”

*

Nel mentre, Goku e Vegeta era ancora impegnati nella battaglia contro i mostriciattoli corazzati, che si erano rivelati dei veri ossi duri. Erano capaci di sferrare colpi molto forti, e in gruppo erano praticamente imbattibili: attaccavano da tutte le direzioni, non dando nemmeno un istante di respiro agli avversari. La loro velocità era così grande che perfino il teletrasporto di Goku si era rivelato inutile, visto che i mostri riuscivano sempre ad anticiparlo prima che potesse utilizzarlo, saltandogli addosso e facendogli molto male. I due guerrieri avevano riportati diversi danno, soprattutto Vegeta, il cui petto era ormai pieno di chiazze di sangue. Sconfiggere quell’orda sembrava impossibile, poiché quei mostri continuavano a comparire all’infinito. Goku e Vegeta ne avevano ormai ucciso un cinquantina, ma questi continuavano a ricomparire, e i due guerrieri non riuscivano a tenere testa a tutti questi avversari contemporaneamente. Ed eccoli lì, spalla contro spalla, circondati da una folta schiera di mostri con l’acquolina in bocca, che guardavano con occhi sognati la loro carne.
“Kaarot, teletrasportiamoci da Balzar e prendiamo dei Senzu, e poi torniamo qui. Trasformarci in Super Saiyan ora, con questa stanchezza, ci sarebbe probabilmente più deleterio che altro!” gli disse Vegeta, mentre sferrava un calcio destro ad un mostro che gli stava saltando addosso, sbalzandolo via.
“Inutile, Vegeta, sono troppo veloci e ce lo impedirebbero!” spiegò Goku, mentre sferrava tantissimi Ki Blast con entrambe le mani ad un gruppo di mostri che gli stavano saltando addosso, disintegrandoli al primo contatto con le sfere di energia.
“E va bene. Non mi tocca altro che ricorrere al mio asso nella manica!” esclamò Vegeta, per poi stendere il braccio destro verso un gruppo di mostri che gli stava venendo addosso. Dal suo palmo iniziò a crearsi una minuscola sfera di energia blu, il cui volume si ingrandiva gradualmente.
“Kaarot, difendimi, presto!” urlò Vegeta. Goku per un attimo rimase stupito dalla richiesta di aiuto del rivale, ma lo accontentò. Si girò verso la sua schiena, e poi saltò. Le creature rabbrividirono quando lo videro riapparire da dietro Vegeta, che li guardava dal basso verso l’alto. A quel punto, con entrambe le mani, lanciò una serie di velocissimi Ki Blast, colpendo in pieno molte delle creature, facendole o cadere a terra o uccidendole sul colpo. Ma non c’era tempo per rilassarsi: morto quel gruppo, un altro partì all’attacco. Goku si mantenne in levitazione con sopra la testa del rivale, e continuò a coprirgli le spalle, lanciando continui Ki Blast e uccidendo mostri ad ogni colpo, mentre la sfera che stava caricando il principe diventava sempre più grande.
“Sbrigati Vegeta, non credo che potrò resistere per sempre! Cerca di fare in fretta!” gli disse Goku, continuando a sparare colpi e ad uccidere mostri, mentre già sentiva dietro di sé versi affamati. Si girò, e sparò tre Ki Blast contro quattro mostri che avevano cercato di saltargli a tradimento dietro le spalle. Un Ki Blast riuscì a prendere contemporaneamente due mostri molto vicini tra di loro, facendoli cadere a terra, con il muso disintegrato e la faccia insanguinata. Gli altri due riuscirono, scansandosi uno a destra ed uno a sinistra, a schivare i colpi e a ritrovarsi fianco a fianco. Goku sferrò quindi un diretto destro una volta che i due arrivarono alla sua portata. Questi schivarono il pugno abbassando la testa, per poi utilizzare le loro code come fruste, spingendole con violenza verso lo stomaco di Goku, prendendolo contemporaneamente e facendoli un gran male. Il Saiyan ritrasse il braccio, inclinò leggermente il suo corpo diagonalmente, tirò indietro le gambe e poi le distese nuovamente, prendendo in pieno viso i due mostriciattoli, mandandoli a terra.
“Kaarot, presto!” gli urlò Vegeta. Goku si raddrizzò e poi si girò. Rabbrividì. Circa una trentina di mostri stava andando contemporaneamente addosso a Vegeta. Goku fece per lanciare un onda di energia stendendo il braccio sinistro. Ma uno di quei mostri, una volta molto vicini a Vegeta, spiccò un salto velocissimo, con il quale raggiunge in un attimo la testa di Goku, per poi sferrargli una potente testata in viso, spingendolo leggermente all’indietro. Goku ritrasse il braccio, e tentò di utilizzarlo per colpire il mostro con un montante. Ma il mostro fu più veloce, e sferrò un diretto destro in faccia a Goku, facendolo cadere a terra sulla schiena. Il mostro si ritrovò quindi sopra la testa di Vegeta, e trovava la situazione molto vantaggiosa. Vegeta guardò in alto, sapendo che il mostro era lì, avendo sentito i gemiti di dolore di Goku. Mostrò così il volto. Il mostro non vedeva l’ora di agire, ma non poté, perché gli arrivò da davanti un Ki Blast che per guardare la faccia di Vegeta non aveva notato. Questo colpo lo disintegrò al contatto. Vegeta, sicuro che il mostro fosse morto e che non costituiva più un pericolo, raddrizzò la testa in avanti, per poi indietreggiare velocemente verso Goku: le creature lo avevano praticamente raggiunto.
“Merda, non sono ancora pronto!” urlò Vegeta, guardando la sfera blu: era diventata piuttosto grande, ma non sapeva se fosse sufficiente.
“Non ho altra scelta. Kaarot, aggrappati a me!” gli ordinò Vegeta, mentre la sfera continuava a crescere di volume. Goku si rialzò a fatica, ansimando dalla stanchezza.
“Hai un piano?” gli chiese Goku, mentre ormai tutte le creature si stavano muovendo verso di loro. I loro versi di giubilio riecheggiavano nell’aria. Erano ormai sicuri di aver vinto, e già pregustavano il pasto che avrebbero costituito le carcasse dei due Saiyan. Ma Vegeta aveva ben altri piani in mente.
“Si, ne ho uno. Adesso aggrappati a me, e sta zitto! Al resto penserò io” gli disse Vegeta. Goku annuì, sorridendo davanti alla solita scorbuticità del suo rivale, che lo faceva sembrare divertente anche nei momenti più seri. Così, Goku si avvicino alla schiena di Vegeta, poi e gli mise le mani sulle spalle.
“Tieniti forte!” gli urlò Vegeta. Goku affondò il più possibile le dita nella pelle di Vegeta, che spiccò un gran salto. Goku si tenne ben stretto, anche se gli risultò difficile, essendo davvero esausto. Raggiunta una certa elevazione, Vegeta si mise a levitare, e rallentò sempre di più. Guardò poi successivamente verso il basso. I mostri li stavano guardando con furia e rabbia.
“Adesso che cosa fate?” disse Vegeta, guardando beffardamente gli avversari. Non sarebbero mai riusciti a saltare fin lì, per cui erano al sicuro. Vegeta stese il braccio sinistro verso il basso, mentre la sfera aumentava sempre di più di volume. Il principe non vedeva l’ora di lanciarla, di vedere la paura negli occhi dei mostriciattoli. Paura che però sarebbe dovuta esserci già in quel momento, visto che i mostriciattoli si trovavano in posizione di svantaggio. Ma invece no, continuavano a fissare i due guerrieri senza mostrare un minimo segno di paura o di resa. Vegeta cominciò ad insospettirsi, ma decise di non farsi caso, lasciando che la sua sfera si ingrandisse ancor di più. Ormai era praticamente metà grandezza della radura. Ma improvvisamente, gli occhi di tutti i mostri iniziarono simultaneamente a brillare di un oro accecante, che travolse gli occhi di Vegeta e Goku. I due Saiyan iniziarono a lacrimare nel tentativo di tenere gli occhi aperti, cosa che, pur provocandogli molto fastidio, gli permise di osservare ciò che stavano facendo i mostri: avevano aperto le bocce, e da esse stavano caricando un attacco energetico. Vegeta capì che doveva dare il tutto per tutto. Così, si trasformò in Super Saiyan. La sfera blu crebbe incredibilmente di volume, e cambiò di colore, diventando di un giallo acceso.
“Super Big Bang Attack!” urlò Vegeta, mentre il suo colpo si dirigeva a tutta velocità verso i mostri. Quando ormai raggiunse terra, ci fu una fortissima luce, e il rumore di un esplosione. Goku e Vegeta chiusero gli occhi. Un rumore assordante, e poi il silenzio. Aprirono gli occhi. Una grossa nube di fumo si stagliava sotto di loro, e nessun’aura era più percepibile. C’è l’avevano fatta.
“Sei stato incredibile, Vegeta!” si complimentò Goku, mentre Vegeta, tornato allo stadio base, ansimava, esausto ma al contempo soddisfatto. Il fumo si diradò lentamente, rivelando l’enorme cratere provocato dalla tecnica di Vegeta, cosa che lasciò stupito Goku. Com’era possibile che una mossa così potente avesse fatto così pochi danni?
“Sai, ho progettato il Super Big Bang Attack appositamente per essere un attacco dall’alto potere esplosivo. Ma per evitare di distruggere la terra, mi sono dovuto trattenere. Ma se avessi usato tutto il mio potere, probabilmente non saremmo più qui” gli spiegò Vegeta, fiero di essere stato lui il vero vincitore di quell’incontro. Certo, non che gradisse particolarmente che a fargli i complimenti fosse Goku, ma almeno gli aveva dimostrato che non aveva perso tempo durante quegli anni.
“Peccato solo per il vecchio. Adesso di lui non rimane più nulla. Ma era necessario” osservò sconsolatamente Goku, infastidendo Vegeta: lo aveva appena salvato da una probabile morte, e lui pensava a quel vecchio? Nemmeno un minimo di gratitudine? Non poteva farci nulla: per quanto ci provasse, Goku lo infastidiva.
“Già, già” disse Vegeta, liquidando velocemente l’argomento, mentre lentamente si avvicinava verso terra.
“Piuttosto, non ti sembra di aver dimenticato qualcuno?” gli chiese Vegeta, una volta tornati a terra.
“Umh, mi sa che hai ragione” rispose Goku, lasciando la presa sulle spalle del principe e tornando a terra. Aveva un po’ di difficoltà a tenersi in piedi da solo: le gambe gli facevano davvero molto male.
“Infatti vi siete dimenticati di noi!” affermò una voce proveniente dagli alberi. Goku e Vegeta la riconobbero subito: era la voce acuta che avevano sentito prima che arrivassero i mostriciattoli.
“A quanto vedo, ha smesso di inviare questi mostri. Forse ha capito che contro di voi sono inutili” disse la voce, che si faceva sempre più vicina. I due rimasero ben in guardia, guardando nella direzione da cui proveniva la voce. E fu così, che, ad un certo punto, poterono scorgere una figura umanoide camminare tra gli alberi, e si dirigeva verso di loro. Finalmente, dopo qualche attimo, la figura uscì fuori dagli alberi, e finalmente i due poterono osservarla: era alto quanto Goku, era peloso e aveva un lungo mantello viola che gli partiva dalle spalle, fatto di pelliccia viola, che sembrava essere parte integrante del corpo. La sua pelle era viola, e tutto il suo corpo era ricoperto da pelliccia rossa, esclusa la faccia, priva di peluria. I suoi occhi erano a taglienti e viola, con pupille rosse. Sulla testa, aveva una sorta di corona fatta di peluria viola. Aveva un aspetto davvero temibile, e i suoi occhi avevano qualcosa di strano per i due Saiyan.
“Salve. Mi presento, io mi chiamo Fareus, il fratello di Natrosce e di Rainbokiller!” disse, per poi inchinarsi ai due Saiyan, ovviamente come gesto provocatorio. I due, al sentire le sue parole, rabbrividirono: era il fratello di Rainbokiller?
“Ecco perché i suoi occhi mi sembravano strani. Sono gli stessi di Rainbokiller!” disse Goku, spaventato quanto Vegeta: essendo il fratello di Rainbokiller, non poteva trattarsi di un pappamolle.
“Vedo compiacere che vi ho spaventati. Beh, ma tranquilli. Non voglio uccidervi subito. Seguitemi, questo non è un posto per combattere. Vi farò conoscere mio fratello. Sapete, non vedeva l’ora di avere a che fare con voi” disse in tono canzonatore il mostro. Goku e Vegeta si diedero uno sguardo di intesa: una nuova battaglia stava per cominciare.

                                                                                                     

                     

   
 
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