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Autore: Napee    18/02/2019    1 recensioni
Domestic!AU - Future!AU - [IwaOi]
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Oikawa ha iniziato a giocare per la nazionale di pallavolo e Hajime studia lettere all’università di Tokyo. Il trasferimento si è visto necessario, così come la convivenza un po’ prematura dei due novelli fidanzati.
***
Erano anni che Tooru lavorava come modello per le riviste minori, fin da quando andavano alle superiori e la sua bellezza era sbocciata improvvisamente tanto da attirare gli sguardi dei passanti. Era solo questione di tempo prima che venisse notato da qualche fotografo alla ricerca di volti nuovi.
Hajime ricordava ancora la prima volta che Tooru gli aveva spalmato una rivista da teenager sulla faccia sopra la quale vi era stampata in copertina la faccia del suo migliore amico.
E tutto sommato, Tooru aveva un bel viso, uno di quei volti che stanno davvero bene in copertina, quindi Hajime non si era stupito più di tanto quando il suo amico aveva iniziato ad acquisire una certa popolarità anche fuori dal campo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3        Buon San Valentino!



Febbraio era un mese difficile per Hajime.
Il mese dell’amore, del cioccolato, dei cuori e delle coppiette innamorate. Tutte cose per cui Tooru andava ovviamente pazzo, ma da cui Hajime invece fuggiva via.
Non gli era mai piaciuta quella festa inventata solo per consumismo sfrenato di rose e cioccolato.
Non gli piaceva l’aria che si respirava in quel periodo dove tutti dovevano essere innamorati, dove una relazione pareva il sogno nel cassetto di chiunque e chi ne aveva una andava sbattendola in faccia agli altri.
Era un ragazzo innamorato, Hajime, ma non amava le manifestazioni in pubblico del proprio amore. Che fosse un bacio, tenersi per mano o abbracciarsi, riteneva tutti gesti non adatti da fare fuori casa.
Erano intimi, segreti, privati fra lui e Tooru e nessuno avrebbe dovuto fare da spettatore.
Questo suo carattere piuttosto morigerato, andava a cozzare completamente con il carattere disinibito e libero di Oikawa.
Più spavaldo, forse più coraggioso, Oikawa amava osare, spingersi sempre oltre e, con una persona chiusa come Hajime, risultava una vera e propria impresa.
A stento ricordava quante volte gli aveva chiesto di farlo nei posti più strani. O di masturbarsi a vicenda in luoghi pubblici.
Persino durante la scuola, quando il loro amore era appena sbocciato, gli aveva chiesto di farlo nello sgabuzzino degli attrezzi. E quante ancora non provasse a saltargli a dosso quando facevano le superiori.
Per non parlare della doccia dopo gli allenamenti e delle volte in cui restavano casualmente soli e chiusi dentro.
Se Hanamaki e Matsukawa avessero saputo cosa si era consumato fra quelle stesse pareti dove facevano quasi ogni giorno la doccia, probabilmente li avrebbe persi come amici e non si sarebbero più fatti sentire.
Perché sì, Hajime poteva essere morigerato e riservato quanto volesse, ma troppe volte – molte più di quante gli sarebbe piaciuto ammettere – Tooru riusciva a convincerlo a fare una grandissima stupidata.
Ricordava, prima fra tutte per vergogna e umiliazione, quella volta che si era lasciato convincere a farlo a casa dei nonni di Tooru, con tutta la sua famiglia che pranzava al piano di sotto e loro due a darci dentro al piano di sopra.
Una volta raggiunti gli altri e seduti al tavolo, la nonna di Tooru non aveva fatto altro che guardarlo storto per tutto il giorno.
Oikawa continuava a dire che era solo frutto della sua fantasia e che non avevano sentito niente gli altri. E per un po’ aveva provato a convincersene. Almeno finché non si era accorto di aver indossato la maglia al rovescio per tutto il tempo e finché non aveva notato quel succhiotto osceno sul collo del fidanzato.
Da quel giorno, le cene a casa Oikawa suscitavano un certo senso d’ansia nel cuore di Hajime e, memore di quella clamorosa figura di merda, si era ripromesso che mai e poi mai si sarebbe fatto trascinare da Oikawa in un’altra delle sue colossali cazzate.
Con questa convinzione piuttosto radicata, proprio non capiva come si fosse ritrovato a partecipare al gioco della bottiglia erotico appena inventato da Oikawa e dai suoi compagni di squadra.
O meglio, più o meno lo aveva capito dato che la bottiglia prima doveva essere stata piena e Oikawa, Kuro e Bokuto probabilmente avevano provveduto con solerzia a vuotarla molto velocemente.
Non aveva neppure capito di chi fosse la festa di compleanno – il tizio centrale che se la fa con il dj avevano detto a inizio festa – non aveva neppure capito perché era stato trascinato ad una festa di compleanno di cui non conosceva nemmeno il festeggiato. 
Gli erano sfuggiti un po’ troppi dettagli ed iniziava a sospettare che ci fosse lo zampino dietro del suo fidanzato.
Lo aveva spiato di quando in quando, lanciandogli qualche occhiata per capire se fosse l’artefice di un qualche suo subdolo piano o meno, ma gli era parso piuttosto tranquillo e disinvolto. Solitamente avrebbe indossato quel suo sorrisetto malizioso che portava solo guai. 
Prima che tutto degenerasse e si ritrovassero seduti in cerchio con il culo sul pavimento appiccicoso del locale ed una bottiglia fra loro, Oikawa si era avvicinato a lui – gli si era gettato letteralmente a dosso – investendolo con l’odore dell’alcol e aveva iniziato a strusciarglisi pericolosamente sulla patta dei pantaloni.
Hajime si era visto costretto a scrollarselo di dosso con ferma convinzione, guardandolo truce come se avesse appena commesso un peccato imperdonabile.
“Ho taaaaaanta voglia di sesso compromettente, Iwa-chan!” Aveva trillato poi, con una vocetta nasale ed una cantilena pressoché insopportabile.
“No! Assolutamente no. Non ci tengo a ripetere l’esperienza a casa di tua nonna.” Aveva dichiarato. Fermo. Autoritario. Irremovibile.
Si era detto di stare attento e non commettere stupidate.
E ancora andava domandandosi come diavolo fosse possibile che avesse acconsentito a quel gioco di spogliarello.
“Giro io!” Si era proposto Bokuto, allungando la mano per acciuffare la bottiglia vuota di vodka, ma mancandola qualcosa come quattro volte consecutive.
Il ragazzo moro al suo fianco aveva prontamente alzato gli occhi al cielo.
Con un colpo goffo di polso, Bokuto la fece roteare nel cerchio di presenti finché questa non si fermò fra Hajime e Kuro, dove un biondino mingherlino - troppo occupato dal cellulare - sostava.
“Ooooh...” fu il suono di sconcerto che si alzò nel cerchio di alcolizzati.
“No! Kenma no! Non sta giocando con noi!” Si mise subito in mezzo Kuro, barcollando sulle ginocchia e frapponendosi fra il fidanzato ed il collo della bottiglia, come se lo stesse salvando da un proiettile appena partito. 
“Non ho mai visto Kenma nudo.” Iniziò Bokuto.
“Sei troppo geloso del tuo fidanzato!” Aveva asserito Oikawa sornione.
“Allora perché non fai spogliare il tuo prezioso Iwa-chan o Akahashi?” Ribatté il moro offeso, stringendo a sé il fidanzato totalmente indifferente alla situazione.
A quelle parole, Bokuto trasalì come se avesse appena udito una bestemmia.
“Come osi! Il mio Akahaashi non si tocca!” Aveva risposto piccato, con tanto di linguaccia verso il suo interlocutore. Il moro che probabilmente doveva essere Akahashi, aveva di nuovo girato gli occhi al cielo.
“Iwa-chan è troppo bello, finireste per innamorarvi di lui! Insomma, avete visto che bicipiti! È tutto duro lì sotto!” Aveva asserito Tooru, convinto del fatto suo è totalmente indifferente alle guance rosse del fidanzato e alle occhiate di morte che gli andava lanciando.
“Motivo in più per far spogliare Iwa-chan allora!” Aveva aggiunto Kuro, rincarando la dose, ma stringendosi al petto il suo prezioso Kenma.
Akahashi infine, si frappose al cerchio di alcolizzati, prese la bottiglia e la gettò nel cestino dichiarando con voce monocolore “abbiamo dedicato a questa cosa anche più tempo del necessario.”
Internamente, Hajime tirò un sospiro di sollievo. Quella stronzata si era conclusa più velocemente di quanto avesse sperato.
È tutto sommato si era divertito a udire i botta e risposta ubriachi dei compagni di squadra di Oikawa.
Quello invece che lo preoccupava, era il sospetto silenzio che aveva improvvisamente colto il suo ragazzo.
Tooru dopotutto era come un bambino: quando stava in silenzio apparentemente buono, in realtà stava macchinando per un qualcosa di colossalmente dannoso.
E lo sapeva, Hajime, lo sentiva chiaro e cristallino che non scoraggiarlo avrebbe certamente portato a conseguenze nefaste.
Sapeva che avrebbe dovuto fermarlo sul principio, senza nemmeno sapere di cosa si trattasse.
Almeno, questi erano stati i suoi pensieri razionali. Quelli che si era ripetuto come un mantra fin da quando Oikawa gli aveva fatto cenno di seguirlo con la mano.
Il problema era sorto una volta raggiunto il guardaroba del locale, dove Tooru aveva preso a spogliarsi goffamente seguendo una danza sconclusionata tutta sua.
E avrebbe voluto fermarlo. Diamine se lo voleva…
Sapeva già che non avrebbe portato a niente di buono, ma tutto quello che riuscì a fare prima che il suo cervello disconnettesse le funzioni cognitive, fu chiudere la porta a chiave per evitare che entrasse qualcuno.
“Voglio farlo qui…” gli aveva sussurrato all’orecchio, innaffiandolo con l’aroma di vodka alla fragola.
“Non mi pare il luogo migliore… e poi sei ubriaco fradicio.” Protestò con coscienza Hajime, portando delle motivazioni rilevanti. Almeno era quello che credeva.
“Non mi interessa!” Rispose piccato l’alzatore, sfilandosi finalmente anche l’ultimo indumento dal corpo ed esibendosi dinanzi agli occhi del suo fidanzato come un pavone che fa la ruota.
Il perizoma di velo a cuoricini pareva sottile ed effimero agli occhi di Hajime e non lasciava proprio niente all’immaginazione. I merletti ed i pizzi gli carezzavano i fianchi con eleganza, mentre il filo di perle spariva fra le natiche sode senza che gli occhi curiosi di Hajime potessero vedere oltre.
“E q-quello?” Tentennò con la gola secca, schiarendosi la voce come poteva per dissimulare. Odiava quando Tooru usava i suoi punti deboli per colpirlo e costringerlo a fare ciò che non voleva. O meglio, dove non voleva.
In particolare, indumenti come perizomi strani, tute in pelle e uniformi sexy erano una debolezza che Hajime amava concedersi di quando in quando. Ovviamente Tooru era più che entusiasta nell’assecondarlo.
Filava dritto solo il fatto che Oikawa avesse avuto un briciolo di decenza e che sotto ai vestiti non si fosse messo l’uniforme da cameriera francese che tanto adorava e avesse optato per un qualcosa di più “sobrio”.
Anche se sobrio non era proprio la parola che stava pensando in quel momento, mentre non riusciva a staccare gli occhi dalla zona bacino di Tooru che gli si mostrava a trecentosessanta gradi con piroette sensuali e carezze bollenti.
“L’ho comprato per San Valentino, ti va di festeggiare?”
Hajime non seppe come replicare. Non riusciva a trovare alcuna motivazione buona e solida per poter rifiutare una tale proposta allettante.
Gli occhi che si sfamavano della figura sinuosa e sensuale di Oikawa, le mani che non riuscivano a stare ferme su quel corpo candido e perfetto e quell’erezione che premeva prepotente nei suoi jeans troppo stretti.
Per un secondo gli parve anche una buona idea. Ma sì, cosa poteva andare storto dopotutto? Erano in un guardaroba chiuso a chiave, chi mai sarebbe entrato?
E infine, con queste effimere convinzioni ed il cervello fottuto dalla libido, Hajime cedette.
Ma sapeva che sarebbe stato un disastro. In cuor suo sentiva che qualcosa sarebbe piombato a scombussolare i loro piano.
Lo sentiva come una premonizione, come un sesto senso.
Qualcosa sarebbe andato storto.
Non sapeva cosa, ma qualcosa sicuramente sarebbe andata male.
Come la telecamera piazzata nell’angolo in alto del guardaroba per esempio, che registrava e trasmetteva ad uno schermo, ciò che stava avvenendo.
Come Bokuto e Kuro davanti a quello schermo con i cellulari in mano e la fotocamera che scattava una foto dopo l’altra fra le risate più ubriache che si fossero mai sentite.

  
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