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Autore: Look at Hilda    18/02/2019    1 recensioni
‘ Shirogane Takashi non era un cacciatore, un assassino ━ nonostante il padre l’avesse indirizzato verso tale via. [ ... ] Una grande e maestosa Luna piena campeggiava nel cielo scuro, illuminando con i suoi raggi argentei e pallidi il cammino del giovane Shirogane. Camminava a passo incerto, con la caviglia sanguinante per la rovinosa caduta in cui era incappato pochi minuti prima. [ ... ] Se doveva diventare un tenero osso da masticare per le creature della notte che abitavano quelle terre, non avrebbe mai permesso che i suoi familiari facessero la sua stessa fine. ‚
[ AU ; OOC ( e lo sottolineo ) ; Sheith ( hunter!Shiro & lycan!Keith ) ]
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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☆ ~ ` Rating: verde `
☆ ~ ` Parole: 1700 `
☆ ~ ` Tag: 
fantasy ; OOC ( anche se spero non troppo ) ; fluff `
☆ ~ ` POV: Shiro `
☆ ~ ` Prompt: 
Shiro è un cacciatore, divenuto tale solo per la volontà del padre, tanto buono da non avere nemmeno il coraggio di sparare alle creature che lo hanno localizzato per via del sangue che gli gronda dalla ferita alla caviglia. Fortunatamente, un bel licantropo sconosciuto si è premurato di riportargli il fucile che ha lasciato cadere qualche metro più indietro. `

 

Become the Beast

 
Non era mai stato il suo obbiettivo principale, quello di seguire le orme dei propri predecessori per diventare cacciatore a propria volta. In fondo, con la sua indole quieta e gentile di natura, pareva quasi una presa in giro, vederlo imbracciare un fucile pronto a sparare al contrario suo, che invece tremava al pensiero di poter uccidere solo premendo quel grilletto. Shirogane Takashi non era un cacciatore, un assassino nonostante il padre l’avesse indirizzato verso tale via. Credeva in lui e nelle sue potenzialità più di quanto non facesse l’uomo stesso, forse per il suo fisico forte, per il suo carattere impostato e ligio al dovere. Non capiva, quell’ormai anziano uomo, di non aver davvero cresciuto l’amato figlio in quanto tale, bensì l’aveva educato come avrebbe fatto un generale con i suoi sottoposti. Shiro, come tutti lo avevano soprannominato sin da quando era bambino, non gliene aveva mai fatto una colpa, comunque. Non aveva visto cattiveria nei modi di fare del genitore, no solo l’ingenua volontà di renderlo forte, invincibile, permettendogli di proteggersi da solo in quel mondo rude e violento. Non aveva mai odiato un singolo giorno passato in mezzo al fango ed alla neve, in sola compagnia dei compagni di caccia, nonostante il gelo si fosse più volte insinuato sino alle ossa, rendendolo febbrile e tremante.
Un po’ come quella sera, in cui era perso in mezzo al bosco che circondava la piccola baracca che avevano occupato lui e quelli del suo gruppo ( la sua ‘ famiglia ‘ ). Nevicava, come giusto che fosse data la stagione in cui si trovavano, ed il vento s’era alzato abbastanza da far agitare le povere fronde provate e spoglie degli alberi. Non ricordava, Shiro, di essere stato più preso a schiaffi da raffiche tanto gelide negli ultimi cinque anni, come minimo. La natura stessa, col grido costante delle foglie trascinate in giro e lo sbattere rabbioso dei rami secchi gli uni contro gli altri, sembrava in agitazione ━ e tutti sapevano per quale motivo, perché era lo stesso per il quale erano giunti sino a quel punto della foresta. La caccia del rinomato e famoso branco Kogane era appena iniziata.
Una grande e maestosa Luna piena campeggiava nel cielo scuro, illuminando con i suoi raggi argentei e pallidi il cammino del giovane Shirogane. Camminava a passo incerto, con la caviglia sanguinante per la rovinosa caduta in cui era incappato pochi minuti prima. E sapeva bene, l’uomo, che pur avendo cercato di coprire la ferita con qualche lembo di tessuto strappato dalla maglia da lui indossata, l’odore del proprio sangue s’era diffuso tutt’intorno in un richiamo delicato, quanto irresistibile. Per quel motivo si era fatto a poco a poco sempre più lontano dal gruppo, lasciando il posto nella formazione. Se doveva diventare un tenero osso da masticare per le creature della notte che abitavano quelle terre, non avrebbe mai permesso che i suoi familiari facessero la sua stessa fine. Non avrebbe reso possibile al padre di salvarlo, semplicemente nascondendosi e non mostrandogli la situazione pericolosa in cui gravava. Non l’avrebbe ringraziato, probabilmente ━ ed anzi, qualora del suo corpo fosse rimasto qualcosa su cui piangere, si sarebbe arrabbiato con lui per non aver rispettato i protocolli. Ma era sempre stato così, dopotutto: le regole dei cacciatori gli erano sempre andate strette, poiché contrarie in maniera pura e semplice ai suoi principi personali. Questo, suo padre, lo sapeva bene. Magari non vederlo tornare non lo avrebbe sorpreso ━ magari non avrebbe lasciato senza parole nessuno, l’idea di non aver esploso nemmeno un singolo colpo davanti alle creature che lo avevano raggiunto, interessate a quella fragranza delicata ch’era la sua linfa vitale.
Creature che in realtà non lo raggiunsero in gran numero come si sarebbe invece aspettato. Forse per colpa del vento che correva veloce, trascinando il profumo ferroso più velocemente del previsto, lasciando disorientati i vampiri dall’olfatto tanto sopraffino. O, magari, semplicemente non era poi così invitante, quell’odore. Lo vide come un vantaggio per qualche breve istante, prima che il suo udito fosse raggiunto dallo scricchiolare lieve di alcuni stecchetti che venivano calpestati. Tornò quindi attento, Shiro, ed i suoi occhi iniziarono a rimbalzare di frasca in frasca. Le iridi plumbee sfiorarono almeno una volta ogni singolo cespuglio di piccoli arbusti a lui circostanti, in quella minuscola radura in cui si era fermato sovrappensiero da qualche minuto. Si ritrovò vittima di un fastidioso capogiro quando iniziò a girare piano su sé stesso, controllando a trecentosessanta gradi l’ambiente a lui circostante. Si rese conto di essere stato troppo lento e poco attento nel momento in cui qualcuno gli sfiorò una spalla con un dito, che subito scambiò per un ramoscello, tanto era sottile e scheletrico. Solo quando notò di non riuscire a scorgere alcuna imponente ombra di qualche albero assieme alla propria, realizzò di avere compagnia.
Si voltò, finalmente, con uno scatto felino reso possibile dall’adrenalina che iniziò a galoppargli nel sangue. Registrò frettolosamente i tratti dello sconosciuto che gli si presentò, concentrandosi anzitutto sulla ricerca di tratti caratteristici che gli permettessero di individuare velocemente la sua razza di appartenenza ━ dettagli che trovò senza troppe difficoltà, principalmente nei particolari canini impressi nel suo viso, a partire dal taglio affilato degli occhi, fino ad arrivare al naso appena deformato e tendente più alla forma animale che a quella umana. Immaginò con semplicità, il giovane uomo, la presenza di affilate zanne al di sotto di quelle labbra sottili che l’altro teneva perfettamente serrate, almeno per il momento.
Si ritrovò a sorprendersi, il cacciatore, nel constatare di non essere ancora morto. Tanto che la sua espressione mutò velocemente, crollando sulla figura altrui in modo più curioso, indagatore ━ non riuscendo però a trovare alcuna spiegazione plausibile. Era un licantropo, quello che gli troneggiava davanti, no? E allora perché si stava limitando a fissarlo senza alcuna emozione a distorcergli i bei tratti sovrannaturali? Cosa stava cercando di preciso, nel lasciar crollare le iridi violacee sempre più in basso, sulla sua vita e sulle sue mani? Che fosse alla ricerca di qualche arma pericolosa in sostituzione del fucile che aveva abbandonato metri e metri prima, e che in quel momento presenziava invece stretto tra le dita affusolate del più basso? 
‘ Se sei ferito, perché stai girando senza armi? ‘, mormorò quindi, rompendo il silenzio mentre chinava leggermente il capo in avanti, come se volesse nascondere la vista delle zanne accuminate distraendo lo sguardo altrui col movimento fluente dei capelli lunghi, che crollarono per inerzia oltre le spalle, coprendo parte di quel corpo nudo - come notò solo in quel momento in cacciatore -.
Le sopracciglia del maggiore parvero compiere un salto, mostrando al vuoto una sorpresa sincera. La domanda del giovane licantropo gli giunse inattesa, sorprendendolo e lasciandolo in confusione per qualche minuto, incerto sul da farsi. Era davvero normale per un cacciatore ed un licantropo parlare, invece di combattere? Non andava forse contro a tutto quello che la sua famiglia gli aveva insegnato in tanti anni di vita? Dov’era finita l’eterna lotta che aveva sempre legato gli umani al mondo del sovrannaturale?
‘ Rispondimi, cacciatore. Non ci vorrà poi molto prima che anche altri sentano il tuo odore e riescano a localizzarti. Non mi va di aver grane. ‘, esordì ancora il più basso. Quasi rise, il cacciatore, per l’ordine perentorio che gli era appena giunto alle orecchie, pronunciato da un essere che avrebbe dovuto spaventarlo, eppure si limitò ad affascinarlo sinceramente. Con l’eleganza dei suoi gesti, così lontani dall’essere primitivi come quelli di molti suoi simili. Con la bellezza naturale dei proprio corpo e del proprio viso, invece già vista e già osservata dagli occhi altrui, ma mai da così poca distanza. Con l’altezza ridicola che lo rendeva adorabile ai suoi occhi ━ ricordava chiaramente di aver studiato, in passato, le caratteristiche dei licantropi. E tra esse v’era l’enorme altezza dei suoi esemplari, sempre attorno ai due metri. Erano dei veri e propri giganti, secondo il folklore e secondo i fatti. Shiro ne aveva incontrati tanti, di suoi simili, e tutti corrispondevano alla descrizione. Tutti eccetto lui, che era più basso persino di un semplice cacciatore umano ━ così tanto, che l’altro avrebbe potuto poggiare il meno sul capo adornato da una manciata di foglie secche, provenienti da chissà quale caduta.
‘ Che differenza potrebbe fare un fucile contro un’orda di vampiri, licantropi, o chi per loro? ‘, pronunciò quindi, a fatica. Il gelo di quella notte gli era parso strano, forse un monito per simboleggiare una notte che si sarebbe rivelata diversa da tutte le altre, ma di certo difficile da affrontare con un solo giaccone abbastanza leggero sulle spalle. Il solo osservare la nudità dell’altro lo fece rabbrividire, mentre a poco a poco il gelo scavava sempre più a fondo nelle sue ossa ━ se non fosse stata volontà del ragazzo a lui più prossimo privarlo della vita, probabilmente l’ipotermia l’avrebbe fatto al suo posto. 
Notò nel volto altrui la mancanza di espressività, forse a causa dello stato di semi - trasformazione di esso. Il mutamento dalla forma umana a quella lupina lasciato a metà in quel modo non permetteva, probabilmente, poi molta mobilità. Per quel motivo non seppe dire come l’altro prese la sua risposta, abbandonata nell’aria con fatica, mentre la sua mascella tremava assieme al resto del corpo. E pur non avendo l’effettiva concezione di caldo e freddo, l’altro parve comprendere la sua situazione, ed allungò appena la mano in direzione di quella altrui per stringerla leggermente, condividendo con lui il calore naturale che il suo corpo sprigionava. 
Avrebbe voluto, Shiro, avere la forza di ringraziarlo. Avrebbe voluto arricciare le labbra in un sorriso infantile ( perfetto per la sua personalità ). Avrebbe voluto chiedergli perché non l’avesse ancora sbranato.
Eppure il tempo gli fu avverso ━ e semplicemente crollò al suolo, con gli occhi ancora spalancati ed un peso fastidioso ad impedirgli di respirare. Sentì la presa del licantropo venir meno, così come le forze ed il calore che il contatto col suo corpo gli aveva fornito. Riuscì a concentrarsi solo sul gelo che la neve condusse alla pelle scoperta del suo viso, mentre canini lunghi ed affilati affondavano nella piccola porzione di pelle lasciata scoperta dal colletto della giacca, appena sotto l’attaccatura dei capelli.
 
‘ Kolivan, fermati! Lo ucciderai così! Fermati! ‘



Look at me, now!
Buonasera!
Se siete giunti a leggere questo piccolo angolino, evidentemente siete riusciti a reggere anche la storia. Complimenti e grazie mille per la pazienza!
Non saprei dire quanti di voi abbiano letto, nella mia ultima OS pubblicata, l'angolo dell'autore in cui ho affermato che avrei riempito da sola questa sezione con duecentonovantasette AU a brevissimo. Per quei pochi che l'hanno fatto, però, posso solo che scusarmi per la sparizione, ma sono appena uscita da un periodo orribile in cui non riuscivo nemmeno a scrivere relazioni per scuola, argh. Spero sinceramente di essere riuscita a buttare giù qualcosa di caruccio qui!!! A me non dispiace, forse perché l'idea è un pallino fisso con cui convivevo da un po', ma vbb.
Questa dovrebbe essere solo la prima parte della storia, in teoria, o almeno per come l'ho concepita nel mio piccolo cervellino pigro, MA dato che con le cose a più capitolo sono tremenda e non rispetto mai le scadenze che mi do ( o danno ), per ora la abbandono qui come autoconclusiva dal finale molto più che aperto. Magari prima o poi scriverò la seconda parte, aggiungendola qui come secondo capitolo, o la pubblicherò a parte! Non prometto nulla, però, dato che già a tirar fuori questa dalla mia testa ho fatto una fatica bestiale, rip me.

Vorrei anche scusarmi per eventuali errori grammaticali o di battitura, mi farebbe davvero un sacco piacere se me li faceste notare, nel caso! Ci tengo a migliorarmi, ma a volte da sola non riesco! ;;
Quindi niente, ora scappo. Vorrei lasciarvi ' le fanart che mi hanno ispirata ', ma anche questa volta è tutta farina del mio sacco, y e a h.
E quindi niente, ancora grazie mille per tutto quanto, ora torno a morire male sul libro di storia ( di nuovo pt.2 non ho fatto in tempo a portare l'argomento che ne ha dato subito uno nuovo urlo ), è stato bello avere a che fare con voi!

Stay tuned, ladies and gentlemen! 
Love, Hilda.

 

 

   
 
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