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Autore: Duncneyforever    18/02/2019    1 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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La sua vita passa davanti agli occhi velati di malinconia come un flusso di umiliazioni, oscenità, sofferenze... 

Eppure essa è sospesa tra la salvezza e la dannazione ed Isaac non si accorge di poter essere salvato, perché pensiero di altri è che lui sia un ruffiano e non un oppresso e che concorra attivamente ai loro mali, come se lui potesse godere del dolore dei suoi stessi fratelli. 

Isaac vorrebbe contenere gli spasmi ma, evidentemente, il forte dolore gli impedisce di tacere i singulti. 

Le sue gambe tremano; non si reggono in piedi, sia per la stanchezza che per le fitte che lo costringono a restare fermo, abbandonato sul cemento freddo e lercio della baracca. 

Nonostante l'orrore che quel contatto potrebbe suscitargli, non reagisce, sentendosi più sporco del pavimento stesso. 

I due soldati, colti sul fatto, non si giustificano in alcun modo, pregandomi di non raccontare a nessuno ciò che ho visto. 

Le loro speranze svaniscono miseramente quando Reiner irrompe nel Block, inveendogli contro, cinereo.  

Sonda la situazione con un tale disgusto da far rompere uno di loro in un pianto isterico, fino a farlo inginocchiare per terra in cerca di clemenza. 

- Ich bitte Ihnen, Herr Kommandant, embarben Sich unser! Es ist nicht, wie es scheint! / Vi prego, comandante, abbiate pietà di noi! Non è come sembra! - 

Osano chiedere la grazia loro che sono doppiamente colpevoli, calpestando spudoratamente la dignità di soldati pur di salvarsi la pelle. 

Non solo potrebbero aver mantenuto un segreto che gli sarebbe costato la detenzione nel lager, ma hanno anche avuto il barbaro coraggio di aggredire un ragazzino indifeso, facendosi scudo della divisa da SS, garante di diversi ( e illegittimi ) privilegi. 

L'amore deve nascere libero da ogni vincolo, per cui non mi ergo su chi professa di amare una persona del proprio sesso, ma condanno qualunque tipo di violenza volta ad appagare i desideri carnali dell'assalitore o a soddisfarne i sadici istinti.  

Sono sconvolta da tanta falsità. 

Sebbene il mio primo pensiero sia: " devono crepare ", la consapevolezza di star violando uno dei principi a cui sono più affezionata, mi fa esitare. 

" Astieniti dal giudicare, perché Dio-giudice separerà i giusti dai malvagi, aprendogli le porte del paradiso o condannandoli alle fiamme dell'inferno". 

Una massima che mi è insorta spontaneamente, ammirando su carta gli affreschi di Michelangelo. 

Una forza, allora, mi spinge verso Isaac, il quale mi rivolge un'occhiata che non potrò mai dimenticare: il suo viso si contorce in una smorfia di dolore, di disgusto verso sè stesso e, vergognandosi profondamente, allontana la mia mano sospesa in ciò che sarebbe stata una carezza, trattenendola a mezz'aria con il tocco inconsistente delle sue dita. 

Ora e solo ora capisco che quella violenza non l'abbia solo distrutto in quanto essere umano, ma anche in quanto uomo. I due soldati hanno calpestato la sua dignità, offeso la virilità di un bel giovane che, con ogni probabilità, prima della guerra, poteva esser stato corteggiato da numerose innamorate ma che, adesso, da quegli uomini, viene ridotto ad una bambola che, all'occasione, rifiuta di lasciarsi vessare. 

Si ritira, incassandosi nelle spalle magre, troppo distante rispetto alle braghe per poterle ri-indossare. 

Impietosita, decido di andare io a prenderle, ma Reiner mi ammonisce, distraendosi dalle guardie sotto tiro. 

- Si può sapere qual'è il tuo problema?! Questo ragazzo soffre perché è stato molestato da due virtuosi " ariani " che, invece che assumersi le responsabilità che gli spettano, negano persino ciò che è evidente! Se non hai intenzione di prendere provvedimenti a riguardo, mi rivolgerò a Rüdiger. - Dichiaro, infastidita nel vederlo distratto da una cosa così importante per così poco. 

Il biondo, succube delle mie lacrime represse e dell'espressione riprovevole, opta per una punizione esemplare: non la gogna, bensì il trasferimento dei due sul fronte orientale ( che si appresta a raggiunge il fiume Volga, a sud  ), con effetto immediato. 

I " prodi " servitori del Reich contestano la decisione del comandante in preda al delirio, come se preferissero farsi fucilare per insubordinazione piuttosto che partire per la sterminata Russia. 

Reiner dimostra assoluta indifferenza, irremovibile. 

Non teme che possano togliersi la vita, perché li reputa codardi, dunque ordina loro di sparire dalla sua vista, apostrofandoli per il comportamento indegno, piuttosto che per la loro presunta tendenza. 

Al biondo sembra importare poco se siano effettivamente omosessuali, bisessuali o eterosessuali che, soltanto in quel caso, hanno voluto infierire su un uomo: lui li considera " feccia ", proprio come il ragazzino di cui si stavano approfittando. 

- Sta male, Reiner - gemo, preoccupata, indicando gli spasmi involontari che scuotono il suo corpo ferito. 

- Lo porterò in infermeria. - Sentenzia, sbrigativo, causandogli brividi di paura: un'associazione di fatto fondata tra i prigionieri è l'iniezione di fenolo che conduce i malati dritti tra le braccia della morte, motivo per il quale tutti coloro che si ammalano ( o si infortunano per varie ragioni ) tentano di minimizzare il dolore percepito per evitare di essere condotti in quel posto infernale, spesso, senza via d'uscita. 

- Vuoi condannarlo, forse?! Ma che ti salta in testa! Mi occuperò personalmente di lui. Non voglio che gli accada più niente. -  

- Questo è impossibile. - Statuisce, guardandolo con sufficienza. 

- Non posso abbandonarlo al suo destino ora che ho scoperto la verità. Riconoscerai che è inaccettabile... - Alludo al fatto che molti siano stati arrestati, deportati e uccisi per lo stesso motivo per il quale ai due verrà offerta una possibilità di salvezza o una morte più dignitosa, pur essendo stati partecipi del massacro di quelle persone innocenti. 

- Sarà! ma non voglio che riceva le tue premure. Del resto, lo hai aiutato più che a sufficienza, non credi? - Pronuncia, con stizza, facendo per andarsene. 

- Santo cielo! Sii compassionevole per una volta! - Io cosa potrei mai fare, se non cercare di persuaderlo? Il mio amico sta male; è vero che lo conosco da poco, tuttavia come potrei astenermi dal provare pietà nei confronti di un ragazzino che potrebbe scomparire da un momento all'altro? È troppo tardi per evitare l'inevitabile e potevo io, con questo cuore buono, non rivolgere nemmeno uno sguardo al fuoco pallido negli occhi suoi profondissimi? 

- E dove avresti intenzione di portarlo? Da Rüdiger? - Porgo il braccio ad Isaac, affinché lui possa rialzarsi. Prima che il comandante possa contestare, esplodo, gridandogli contro.

- Cosa vuoi che ne sappia! - Il mio carattere è ancora debole e gli occhi pizzicano, denudano l'anima, mossa dalla sofferenza di chi mi è intorno. 

- Rivestiti. - Isaac si alza con uno sforzo immenso, trascinandosi sui piedi malfermi, coprendosi le nudità con le mani. 

- Perché lo devi umiliare in questo modo... - Pigolo, guardando a terra. 

- Dovrà sbarazzarsi della moralità sentimentale di cui è intriso; in un luogo come questo, attaccarsi a futili convenzioni sociali è l'anticamera della morte. - Il ragazzo raccatta i suoi abiti, mentre io, spiazzata da queste parole, intavolo il discorso con il biondo, imponendogli di pensare ad una soluzione riguardo Isaac. 

Reiner si dimostra schietto al punto da risultare crudele, proponendomi di affidarlo alla dea Fortuna e lasciare che le cose vadano esattamente com'è previsto che debbano andare. 

- E sarebbe una soluzione?! - 

- Non voglio avere a che fare con quel giudeo, anche perché il tuttofare a cui ti sei affezionata basta e avanza; per non parlare del fratello e di quegli altri italiani! - 

- Ne abbiamo già parlato... Tu mi hai promesso! - Obbietto, retrocedendo e mettendomi a fianco di Isaac. - Senza di lui non mi muovo. - 

- Hoffmann verrà trasferito a breve, perciò il rosso ha voluto organizzargli una festa e, sapendo quanto al tenente piaccia sentir cantare, ha richiesto la miglior voce in circolazione. - Gli presto attenzione, sperando di poter assistere alla sua resa. - Direi che non ci accontenteremo di una seconda scelta, solo perché la prima è un fottuto ebreo ungherese. - 

Ah, l'arte della persuasione! 

Sembra assurdo pensare che l'interesse di un ufficiale nazista verso una sedicenne italiana potrebbe salvare un ragazzino ebreo ma, analizzando bene la situazione, non è poi così assurdo... 

Non assicuro di riuscire a trarlo in salvo fino alla fine della guerra, tuttavia, posso fargli guardagnare tempo prezioso e, questo, potrebbe davvero salvargli la vita. 

Isaac è assoggettato dal comandante: non ha mai alzato il viso per guardarlo; si è piegato completamente alla sua volontà, attendendo rassegnato la sua sentenza. 

Ma Reiner gli ha dato una possibilità e lui, di getto, ha drizzato il busto martoriato, avvolto da un paio di bende che hanno preso il colore del sangue, da cui emergono cicatrici incancellabili. 

Dovrei essere contenta per lui, eppure vedere quanto abbia sofferto mi trasmette una profonda inquietudine, un senso opprimente di colpa che si va mescolando con la soddisfazione di aver messo momentaneamente fine alla sua sventura... 

Appunto perché ho paura che si tratti solo di una tregua momentanea, che mi sento irrequieta. 

- Su, cerchiamo il soldato Schwarz adesso. Rüdiger non può vederti in sua compagnia, o si accorgerà che già lo conosci. Non mentivo; ha chiesto proprio a me di aiutarlo a scegliere, poiché mi riconosce come intenditore. - 

- È stato lui a dirti di cercare qualcuno che si dimostri all'altezza del compito? Lui ha chiesto a te? Pensavo che ti odiasse anche più di un prigioniero medio! - 

- Di sicuro, ma a far una buona impressione ci tiene anche di più. Stamattina, prima che tu ti alzassi, mi ha chiesto questo favore, a patto di restarsene in disparte fino a sabato sera, ovviamente. In un certo senso, siamo costretti a collaborare, dal momento in cui un convoglio carico di prigionieri è partito giusto ieri per Buchenwald e non sarà nemmeno l'unico, visto che ne partirà un altro, tra due settimane circa. In ogni caso, avevo in mente nomi importanti per l'occasione: artisti da Dresda, Monaco, Düsseldorf, da tutta la Germania, insomma. Devo ammettere, tuttavia, che il moccioso giudeo li superi di gran lunga tutti quanti. - Senza dubbio, gli costa molto uscirsene con una simile dichiarazione: me ne sono accorta dal modo in cui ha roteato gli occhi, soffermandosi per il tempo d'un battito d'ali su di lui, per poi focalizzarsi principalmente su di me. 

E, mentre Isaac si fa sempre più confuso, Reiner lo esorta ad uscire, dividendo le nostre strade in base a ciò che ha stabilito. 

- Non devi accompagnarmi. Zeno sarà di sicuro nella sua camera... Posso arrivarci a piedi alla caserma... Non permetterai che Rüdiger gli faccia del male, vero? - 

Anche quando la miseria d'altri mi tocca, mi viene difficile non riuscire a parlare per assicurarmi che tutto possa andare bene, sempre che bene sia la parola adeguata per esprimere uno stato di quiete in mezzo al mare in burrasca. 

Isaac ha diciassette anni; non è più un moccioso come Reiner afferma, ma in certi momenti il suo viso indurito, cresciuto troppo in fretta, pare davvero quello di un bambino sperduto, caduto in acque profonde dalle quali non riesce a venir fuori. 

- Me ne occuperò io; non lo perderò di vista nemmeno per un secondo. - Reiner si china, intenzionato a schioccarmi un bacio sulle labbra... Ma davanti a lui? Davanti a loro? Gli rimprovero il fatto d'esser inopportuno, ritraendomi crudelmente. 

- Andate - sospiro, voltando loro le spalle e incamminandomi verso il cancello principale d'entrata, mai d'uscita. 

Conto fino a dieci, imponendomi di guardare avanti e soltanto avanti, di non pensare nè a loro, nè a ciò che potrei vedere se mi fermassi qui, nel bel mezzo del campo. 

Si è deciso che ci saremmo separati e così sarà. 

Non voglio tornare indietro e pregarlo di portarmi con loro. 

Non voglio causare altro male.

Intanto che cammino col paraocchi, come i cavalli da corsa, mi auguro di non beccare gli aguzzini di Isaac in giro o, giuro, potrei impazzire solo guardando le loro facce da gnorri. 

Non credo potrò cancellare le immagini che si sono impresse nella mia mente... 

Sono così... Così... Irreali. 

Com'è pazzo il mondo!

I controsensi sono all'ordine del giorno. 

Tiro dritto, dirigendomi verso il cancello. 

La caserma con i dormitori delle SS si trova in una sezione trasversale, per ora isolata, ma che presto si affaccerà direttamente su settore BII. 

Le sentinelle a guardia del perimetro non mi conoscono e, dubbiose, pretendono di sapere la mia identità. 

Anche loro ridono. 

Una ragazzina ad Auschwitz-Birkenau, ma per piacere! Dev'essere più grande di quanto sembra! Senz'altro! 

Magari una prostituta, ecco! 

Rispondo con calma di essere una conoscente di Reiner e di avere il suo permesso, ma loro non credono alla mia versione, sospettando che io, in realtà, abbia ordito chissà quale astuto piano per fuggire dal lager. 

E, ipoteticamente, dove andrei, se potessi e volessi scappare? Ci sono nazisti ovunque! Sarò uno sputo in confronto ad omoni alti e grossi come loro, però non passerei di certo inosservata! 

Deduco che siano i pantaloni strappati e l'espressione pressoché traumatizzata ad insospettirli... 

Estenuata dall'interrogatorio, sfrutto la frase tattica: " potete chiederlo direttamente a lui, se proprio volete dargli questo disturbo. " 

Sfioro la croce di ferro, preparandomi ad esibirla davanti alle guardie. 

- Ihr zweifelt an seiner Intelligenz, wenn ihr glaubt, ich hätte es ihm gestohlen. / Dubitate della sua intelligenza, se credete che io sia riuscita a rubargliela. - 

Gli occhi chiari e gaudenti dei miei interlocutori si fanno più cupi; 

- enschuldigen Sie, Fräulein. Es tut uns echt leid. / Scusate, signorina. Siamo mortificati. - Aprono il cancello, scusandosi ancora per l'inconveniente. 

Io li sorpasso a testa alta, nascondendo il ciondolo sotto alla maglia. 

Ha valore per me, un valore affettivo, ma non voglio intimidire i prigionieri, facendogli intendere il falso, ossia che io sia dalla loro parte. 

Vorrei che guardassero a me come una pari, nè santa nè farabutta. 

Friederick sì che era un santo ragazzo! Lui rischiava ogni giorno la sua vita, pur di aiutare le persone oppresse dal popolo tedesco; il suo popolo, il paese che amava e che, alla fine, lo ha tradito. 

E lui, in un certo senso, ha tradito noi, facendo sprofondare Zeno in una paurosa solitudine e consentendo a Rüdiger di sopraffarmi, agevolato dal mio crollo emotivo. 

La grande caduta, per un attimo, mi era sembrata davvero inarrestabile. 

Io ho dovuto ingoiare molti bocconi amari per riuscire ad andare avanti, ma cosa ne è stato di Zeno? 

L'ultima volta non mi è sembrato diverso dai prigionieri: la sua anima non vibrava più e i suoi occhi, che prima avevano dentro la luce del Sole, parevano frammenti di una stella morta persi nell'infinità dell'universo. 

È forse la persona più sola che conosca, poichè nessuno, in alcun luogo della Terra, aspetterà mai il suo ritorno. 

Il migliore amico si è gettato contro il reticolato per la disperazione; i genitori sono scomparsi in un incidente; i parenti non ebrei lo ripudiano; i parenti ebrei sono stati uccisi in vari campi di concentramento e, i pochi rimasti, non vorrebbero comunque avere a che fare con lui dopo la fine della guerra, sapendo ciò che ha dovuto fare per salvarsi. 

L'unica rimasta sono io. 

Cammino lentamente, viandante nel " mare di nebbia " dei miei pensieri, irrompendo nella zona riservata ai soldati. 

- Lassen Sie mich bitte duch, dass ich immer noch ich bin. / Lasciatemi passare, per favore... Che sono sempre io. - Di quest'uomo so persino il nome tante volte che l'ho visto: si chiama Dietbert Jaucher, è di Ahlen, in Renania Settentrionale ed è stato trasferito qui dal campo di lavoro di Groß-Rosen, in Bassa Slesia, ad ovest di Auschwitz-Birkenau. 

Le voci passano di bocca in bocca e non è un'impresa ardua riuscire a reperire informazioni sulla persona di cui si vuole sapere qualcosa. 

Lui mi saluta direttamente, sebbene in modo ironico, stufo di vedermi sempre in circolazione, al campo e ora anche qui. 

Una volta entrata, mi è chiaro dove debba andare: la prima costruzione a vista è quella giusta, pertanto non dovrò neanche muovermi più di tanto dal punto in cui mi trovo adesso... 

Entro quasi di soppiatto nel " Block ", scorrendo tutte le camere fino al fondo, dove Fried era tenuto in isolamento assieme a Zeno, il " Mischling ". 

Busso, aspettando pazientemente fuori dalla porta. 

Nessun segno di vita.

Ah, giusto! La camera è in parte insonorizzata, quindi, forse, non avrà sentito.

Busso più forte, mettendoci tutta la mia forza. 

- Wer ist da? / Chi va là? - Arriva alle mie orecchie come un sussurro, però sono certa che, dall'altra parte, lui si stia praticamente sgolando per rendere udibile la sua voce da quest'altro lato. 

- Sono io! - Grido, beccandomi un'occhiattaccia da un tedesco di passaggio. 

Lui, riconoscendo la mia voce, apre la porta, abbracciandomi. 

- Stai bene - mormora, conducendomi all'interno. 

- Visto che sono tornata? Se dico una cosa, la faccio io. - Enuncio, sedendomi inconsciamente sul lettino di Friederick. 

Lui sarebbe dovuto essere qui, invece al suo posto c'è il nulla, un vuoto che ha un che di angosciante e insensato. 

Lui dovrebbe essere qui. 

Dovrebbe urlarmi: " ti sei seduta sopra di me! mi stai schiacciando! " e, invece, le lenzuola sono sfatte dal giorno in cui lo abbiamo perso, come se lui potesse ancora tornare, da un momento all'altro. 

- Non volevo svegliarti. - 

- Tu non disturbi mai. - Mi dice, risollevandomi il morale. - È un po' di tempo che vorrei domandarti una cosa... Perchè hai pietà di me? Sono un assassino come gli altri, eppure hai sempre avuto dei riguardi, mi hai sempre trattato diversamente. Perché questo? Io non merito il tuo amore. - Dichiara, sorridendo con una soffocante amarezza. 

- Zohan, tu non hai scelto questa vita. Ci sono persone qui che uccidono per sadismo, per " sport "! Sapevi che danno dei giorni di congedo a chi impedisce ai prigionieri di suicidarsi? C'è chi li attira di proposito vicino al filo spinato per poi sparargli, ti rendi conto?! Tu non sei così! Non sei un mostro... - 

- Non ti chiedi perché io non mi ammazzi, ora che non ho più niente per cui vivere? - Sbatto le palpebre, scioccata, ritrovando il pensiero di Isaac, un condannato, nelle parole di un " graziato " dalla sorte. 

- Pensi davvero di voler morire, visto che altri sono morti? - Lui scuote la testa, ridendo tra le lacrime per la disperazione di vivere. 

- Non sai quanto dolore mi dia essere un tale vigliacco. Ho perso la mia innocenza il giorno in cui scelsi da che parte stare, ma la mia coscienza non tace, poiché le urla delle persone a cui ho sottratto la vita mi tormentano ogni notte. Mi chiamano e mi tendono la mano in cerca di giustizia. Ricordo di aver ucciso un uomo, un giorno: quel prigioniero, dopo aver saputo la mia vera identità dal soldato che mi accompagnava, smise di guardarmi con paura e mi riservò un'occhiata di profondo disgusto, maledicendo me e il mio seme. La crudeltà più grande sarebbe proprio generare dei figli e costringerli a convivere con il passato di un padre omicida. - 

- Io ti conosco abbastanza bene e so che il tuo cuore è buono. Potrai fare della tua vita ciò che vorrai, una volta che la guerra sarà finita, questo perché tu, pur essendo costretto da altri a compiere il male, hai fatto anche delle opere di bene, risparmiando anime che avresti dovuto portare via. Ricorda che in guerra non esiste " giusto " o " sbagliato ", " bene " o " male ", pertanto, tu non hai fatto altro che cercare di sopravvivere. Non sei stato l'unico e non sarai nemmeno l'ultimo. - Mi alzo in piedi solo per posizionarmi davanti a lui e piegarmi sulle ginocchia, così da poterlo guardare direttamente negli occhi. Gli prendo le mani, arrestandone il tremore. - Meriti molto più di ciò che credi: non la morte, ma una possibilità di riscatto. - 

Zeno non replica, però mi abbraccia con le lacrime agli occhi, sicché io capisca di aver fatto breccia dentro il suo cuore.

- Chiunque ti avrà accanto, sarà un uomo molto fortunato. - Mi dice, carezzandomi il viso con le mani. 

- Anche la donna che avrà a fianco te. - 

- Ma, comunque andranno le cose, non mi dimenticherò mai di te, Sara... Ricordi cosa diceva Friederick? - 

- La nostra amicizia è più forte della guerra, più forte dell'odio, della morte stessa. - 

Sì, ricordo chiaramente cosa disse quel giorno.

Il suo era un addio ma, in quel momento, non fui tanto perspicace da cogliere il significato intrinseco dietro a quella frase enfatica. 

- Più forte della morte stessa. - Ripete, osservando le pieghettature sulle lenzuola, il caos lasciato dall'amico nella sua parte di stanza. - È sempre stato disordinato... Non ho avuto il coraggio di spostare nulla. - 

Gli parlo del mio piano, di Isaac e di Reiner, del rinnovato odio di Rüdiger nei miei confronti. Gli spiego la situazione, pregandolo di darmi un consiglio. 

Lui rimane esterrefatto, amareggiato dalla brutta piega che ha preso la mia vita dopo la morte di Fried. 

All'apprendere del tentato stupro da parte di Schneider impallidisce, imprecando, ma si fa decisamente più taciturno dopo aver saputo le vicende che hanno coinvolto Isaac finora. 

- Ma cazzo! - Esclama, disgustato dal comportamento dei suoi colleghi " ariani ". 

- Ho convinto Reiner a punirli... Li spedirà al fronte. - Una magra consolazione per quel ragazzo, demolito internamente dai loro soprusi. 

- Rüdiger, invece? Non può far nulla per contrastare quel bastardo? - 

- Non è così semplice. - Soldati come il rosso se ne vedono pochi: sarà anche imputabile per una sfilza di crimini quali genocidio e crimini contro l'umanità, ma nessuno potrebbe negare che egli assolva quotidianamente al suo dovere con polso fermo e sangue freddo, caratteristiche che, fra l'altro, lo rendono pressoché indispensabile al corretto funzionamento del campo. 

Il colonnello è un'autentica volpe e batterlo con i suoi stessi mezzi non sarà un'impresa facile. 

- Ma questo Reiner di cui parli in continuazione... - Esordisce, gettando la spugna sulla questione " Rüdiger ". 

- Sì? - Lo interrompo, mutando completamente espressione. 

- Dei del cielo... Non ci posso credere... - Ormai imbarazzatissima, capisco cosa stia insinuando e mi pare inutile negarlo. - Tu, innamorata di un... - 

- Non ho detto che ne sono innamorata! Io non... Ah! Accidenti! So che può sembrare un paradosso, però mi sento legata a lui da un'irrazionale affinità: penso sia il fascino del proibito ad infiammarci, il trasgredire le regole a far incontrare due vie del destino divergenti tra loro... Lui non mi fa sentire sbagliata e gli sono molto grata per questo. - Concludo, evitando di perdermi in fantasie. 

- Dovrò farli sparire entrambi a questo punto... - 

- Ehi! - Lo richiamo, riconoscendo un fondo di verità in quella battuta di spirito. 

- Ti voglio bene, piccola peste. Non potrò fare molto per te, ma darei la mia vita perché tu possa essere felice. - 

- La mia felicità è saperti guarito... È bello vederti sorridere, Zohan. - 

È piacevolissimo conversare con caro amico, tuttavia, il nostro tempo è scaduto: è trascorsa quasi un'ora e, se lui deve attaccare con il secondo turno di guardia, io devo assolutamente rientrare, prima che Reiner mi dia per dispersa. 

Io, pur di non chiedere ad uno di loro di accompagnarmi, mi avvio a piedi verso la villa, distante diversi chilometri. 

Mi serve per " svaporare " e, al contempo, per mantenere i muscoli in esercizio, visto lo stile di vita sedentario che sto conducendo. 

È un po' che la Fortuna si fa beffe di me... 

Il solo modo che ho per praticare attività fisica è recarmi al campo e traversare i vari settori. 

Ne farei a meno, se non fosse per il senso di colpa che mi tartassa, che mi induce a credere d'essermi sporcata di nero, d'aver macchiato il mio candore iniziale. 

Sarà anche vero che sono diventata grigia, così come lo sono quasi tutti, ma sta a me decidere di quale sfumatura tingermi, se tendere o meno da una parte o dall'altra. 

Ho il fiatone.

E Ariel lo nota subito. 

- Vi siete affaticata parecchio stamane. - Constata, porgendomi il braccio affinché possa mantenere l'equilibrio. - La vostra anemia non vi aiuta. - 

- Come sai che sono anemica? - Non credo di averglielo detto ma, se così fosse, davvero complimenti alla sua memoria. 

- Siete fragile come un germoglio di grano; sotto il sole siete disorientata, barcollate, ci mettete un attimo in più per abituarvi. Ho frequentato un paio di corsi di medicina: non sarò medico, ma ne so qualcosa. - Mi spiega, invitandomi a bere una spremuta da lui preparata, nonché un cocktail di vitamine. 

- Devi essere un genio! Ne sai a proposito di qualsiasi argomento! - 

- Soltanto un uomo di mondo, signorina. - Mi scorta in cucina, mettendosi a cercare gli ingredienti più adatti. 

- Chi c'è in casa? Di solito non mi dai del " voi " quando Rüdiger non è qui. Se è il giudizio di Reiner quello che temi, posso assicurarti che lui non ci negherà questa confidenza. - 

- Vada per il " tu ", allora. - 

Intanto che sorseggio la mia spremuta di agrumi, chiedo di entrambi, di Reiner e di Isaac, ma il biondo " lupus in fabula ", forse sceso dalle scale e attirato dal chiacchiericcio, fa la sua comparsa sulla soglia della porta, esaminandomi al microscopio. 

- Vedo che minacciarli di morte serve. - Esordisce, rivolgendosi chiaramente ai suoi sottoposti. 

- Sospettavo ci fosse il tuo zampino. - Mi viene vicino, sorprendendomi alle spalle e abbracciandomi sui fianchi. Appoggia la testa sulla mia, sfiorandomi la tempia con le labbra. - Non ti sono mancata, immagino. - 

- Per nulla. - Ricerca il contatto visivo, prolungando l’abbraccio. 

- Isaac? - 

- L’ho affidato ai tuoi italiani. Lo rimetteranno in sesto, vedrai... Non sembra avere ferite gravi. - 

- Scherzi, vero? Si reggeva a malapena sui suoi piedi! - 

Non saranno gravi per lui, magari! Come gli vengono in mente certe cose? La sua soglia di percezione del dolore è decisamente alta, ma così esagera! 

- Non farti trasportare dalle emozioni, o Schneider ti scoprirà. Lascialo stare; meno lo vedrai, meglio sarà per entrambi. - 

- Ci proverò. - Mi fingo accondiscendente quando, in realtà, vorrei solo passare del tempo con lui, consolarlo e assicurargli che più nessuno si avvicinerà a lui per ferirlo.

- Non ci devi provare... Ci devi riuscire. - 

 

 

 

* Nota: anche il titolo di questo capitolo, " Törött rózsa " è in ungherese e, come riportato, significa " rosa spezzata ".



 

  
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