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Autore: Francesca_H_Martin    18/02/2019    0 recensioni
"Kala si staccò dal petto di Wolfgang; erano di nuovo occhi dentro occhi.
—E ricorda… Anche i mostri a volte non fanno cose mostruose. —
La frase echeggiò in quella stanza e nella testa di Wolfgang per l’eternità, così come il rumore dei loro battiti accelerati e di quel bacio appena dato, mix di colori in un mondo in bianco e nero."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kala Dandekar, Wolfgang Bogdanow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AMOR VINCIT OMNIA.

 
 
 

“Il dolore.
Il dolore ci unisce.
Il dolore ci lega l’uno all’altro più di ogni altra cosa.”

 
 
 
 
 
 

“The second someone mentioned you were all alone
I could feel the trouble coursing through your veins
Now I know, it's got a hold
Just a phone called left unanswered, had me sparking up
These cigarettes won't stop me wondering where you are…
Don’t let go, keep a hold”

 
 


Queste parole risuonavano nella sua testaogni momento della giornata.
Rimbombavano ed echeggiavano ogni qual volta provasse a chiudere gli occhi per dimenticare, proprio come il rumore di quei colpi sparati in pieno petto del padre, senza esitazione, senza un briciolo di pietà o come le urla di sua madre mentre veniva maltrattata dallo stesso uomo che l’aveva messo al mondo.
Un dolore straziante e un amore profondo gli avevano fatto compiere un gesto disperato, eppure Wolfgang spesso si era chiesto se quella fosse stata un’azione compiuta solo per pura sopravvivenza o perché realmente avesse provato una specie di brivido, di velata soddisfazione nell’ucciderlo.
Con il passare del tempo, crescendo, si convinse del fatto che buon sangue non mente.
Aveva vissuto la maggior parte della sua vita pensando di essere un mostro, proprio come suo padre.
Tutto quel rosso versato e cosparso sulle sue mani, come un fiume in piena, aveva confermato ciò di cui aveva sempre avuto paura: essere come lui, l’uomo che gli aveva rubato l’infanzia e distrutto il futuro come un vetro di cristallo frantumato in mille pezzi.
Era l’ennesima volta che aveva sognato quella solita, stessa scena.
Ormai era diventato un deja-vu costante,Wolfgang aveva addirittura finito col pensare che fosse una specie di punizione divina, un brutto scherzo fatto da suo padre laggiù, nella terra dei dannati.
Prima o poi si sarebbero rincontrati, ne era sicuro.
Eppure una persona come può reggere un peso così grande? Come può non avere speranze? Come può percorrere questa strada tortuosa essendo convinta di non avere un futuro?Come può convincersi di essere destinata al buio totale? Come può provare costantemente un dolore inestimabile, come un masso posto sulla bocca dello stomaco?Come può pensare di sopravvivere a ciò?
Condividendo la sofferenza con un altro essere umano che riesca a capirla a pieno.
Non aveva mai provato una sensazione del genere, fin quando non la vide.
Era bellissima quel giorno.
La cosa che rimase impressa nella mente del ragazzo furono i meravigliosi occhi dell’indiana che celavano una malinconia quasi del tutto invisibile, proprio come quella che riscontrava nei suoi ogni qual volta si guardasse allo specchio.
Era la prima volta che la incontrava, ma era come se si conoscessero da sempre.
Si, era bastato un solo sguardo per capire tutto.
Era come se in un singolo istante si fosse insinuata sotto la sua pelle, sincronizzando i battiti del cuore con il suo; era come se anche da lontano riuscisse a leggerle il pensiero e a frugare nella parte più nascosta della sua essenza, come se riuscisse a provare le stesse emozioni nello stesso momento.
Era strana come cosa, pensò, almeno fin quando non scoprì la verità.
Le anime di sette persone convivevano con la sua. Le voci di sette persone sussurravano nella sua mente. Gli stati d’animo di sette persone influenzavano i suoi.
Era come se li condividessero.
Eppure ce n’era uno, forse il più importante, che lo accomunava particolarmente a quella ragazza: la paura di essere come si appare.
Kala aveva lottato tutta la vita per compiacere gli altri, per essere ritenuta “giusta”, per comportarsi sempre nel modo più corretto possibile.
Così facendo però sopprimeva l’altro lato, quello“oscuro”, quello anticonformista e in controcorrente con tutto ciò che le tradizioni inculcatole sin da piccola le avevano imposto, quel lato che ormai occupava gran parte del suo cuore e della sua testa.
Per lei era una continua battaglia tra ciò che si vuole e si deve essere, sospesa su un filo sottile che ne delineava il confine, cercando di non perdere mai l’equilibrio, neanche nei momenti più difficili.
Un’azione estenuante.
La stessa che compiva Wolfgang ripetutamente.
Quel ragazzo dagli occhi come il mare non sapeva il perché, ma ogni volta che sentiva quella sorta di tristezza, ecco che puntualmente i loro sguardi si incontravano, come per magia.
Come in quel preciso momento.
Aprì gli occhi e la vide lì, seduta accanto a lui su quel letto disfatto.
Lo stava guardando con quel sorriso dolce e sincero di cui si era innamorato mentre con la mano gli accarezzava quei capelli biondi arruffati dal sonno irrequieto.
—Sono qui. Sono qui Wolfgang. — le dita della ragazza si spostarono sul suo viso, sfiorandolo delicatamente. Era come se un tessuto di seta lo stesse avvolgendo, causandogli brividi lungo la schiena.

 
 
 

“If you look into the distance, there's a house upon the hill
Guiding like a lighthouse to a place where you'll be
Safe to feel at grace 'cause we've all made mistakes
If you've lost your way
I will leave the light on.”

 
Il ragazzo si calmò improvvisamente. Il battito nuovamente regolare, il petto che si alzava e abbassava lentamente.
Non era per niente sorpreso di come quella bellissima donna dalla pelle scura avesse così tanto potere su di lui, di come così facilmente riuscisse a tranquillizzarlo.
Era diventata la sua luce, quel piccolo grande spiraglio che gli permetteva di non sprofondare nel più profondo degli abissi.
La tirò a sé, baciandola.
Le dita che percorrevano quel viso dolce, soffermandosi un po’ di più su quelle labbra carnose per poi ripercorrere lo stesso tragitto innumerevoli volte.
 
 
 

“If you look into the distance, there's a house upon the hill 
Guiding like a lighthouse, it's a place where you'll be 
Safe to feel at grace and if you've lost your way 
If you've lost your way (I will leave the light on) 
And I know you don't know oh, but I need you to be brave 
Hiding from the truth ain't gonna make this all okay 
I'll see your pain if you don't feel our grace 
And you've lost your way 
I will leave the light on 
I will leave the light on 
'Cause I will leave the light on”

 
 
—Io…Non ti merito Kala. Sono un disastro —.
Le parole uscirono come un fiume in piena.
Era come se tutto quello che aveva pensato di se stesso fino a quel momento, quelle voci che aveva cercato disperatamente di assopire e seppellire definitivamente fossero diventate autonome, indipendenti.
Quei pensieri caotici avevano preso il sopravvento, erano riusciti a sconfiggerlo.
Un silenzio sordo regnò per alcuni istanti in quella stanza.
Era come se quell’atmosfera di pace e serenità fosse stata spazzata via da un uragano.
La cosa che a Wolfgang faceva più male non era la disperazione di cui erano intrise le sue parole, ma il viso sofferente della donna che aveva di fronte.
Kala era immobile come una statua.
I suoi occhi non erano più pieni di quella luce… Erano bui, vuoti.
Si avvicinò all’improvviso al ragazzo, stringendone il viso tra le mani e guardando fisso in quello specchio color ghiaccio.
—Non sei un disastro, sei semplicemente umano.—
Un flebile sussurro, seguito da un sorriso intriso di un qualcosa di inspiegabile per il ragazzo.
—Ho…Ho fatto cose mostruose. Sono un mostro. —.
Kala continuava a stringere il suo viso e a fissarlo intensamente.
—Non sei nulla di ciò e vuoi sapere perche? Perché tu mi ami.
I mostri non sono capaci di amare.
Vuoi sapere ancora perché non sei un mostro? Perché non mi sono mai sentita così protetta in vita  mia da quando sono accanto a te, mi metti sempre al primo posto. Mi fai stare bene, mi aiuti in ogni difficoltà, metti la mia felicità e quella degli altri prima della tua. Sacrifichi ogni giorno la tua vita per noi. Per me, senza chiedere nulla in cambio.
Vuoi sapere perché non sei un mostro? Perché ti amo e per amarti vuol dire che non tutto quello che sei è marcio come pensi.
Non sei un mostro perché hai un cuore. —
Gli occhi di Wolfgang forse per la prima volta nella sua vita persero quell’alone di sofferenza e dolore.
Kala era la sua medicina, la sua cura contro ogni male.
La prese tra le sue braccia e la strinse forte.
Quell’unione di corpi, quella fusione di anime era pura poesia.
Due persone all’apparenza così diverse ma così simili riuscivano insieme a far nascere magia, come se oscurassero tutto il resto tranne loro.
Avevano uno strano potere, quei due.
Erano capaci di creare nella completa distruzione.
Era proprio questa la loro cosa più bella.
Kala si staccò dal petto di Wolfgang; erano di nuovo occhi dentro occhi.
—E ricorda… Anche i mostri a volte non fanno cose mostruose. —
La frase echeggiò in quella stanza e nella testa di Wolfgang per l’eternità, così come il rumore dei loro battiti accelerati e di quel bacio appena dato, mix di colori in un mondo in bianco e nero.
 

   
 
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