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Autore: Axel Knaves    18/02/2019    0 recensioni
La vita di Laila Black non θ mai andata come voleva, neanche nel momento peggiore.
Quando sembra che la sua vita sia arrivata alla fine, incontra Jason Todd.
Lui le chiede una semplice cosa: 12 ore della sua vita.
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Contenuti delicati. Pubblicata anche su Wattpad con il mio account Axel_Knaves
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damian Wayne, Dick Grayson, Jason Todd, Nuovo personaggio, Tim Drake
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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~ L'incontro ~

L'aria fredda della mattina mi pungeva irrefrenabile gli occhi mentre le mie iridi nocciola erano fisse sul sole che stava sorgendo sul mare.
Il vento mi faceva vacillare sul tetto del gigantesco grattacielo ma non ci feci caso, intanto in poco tempo non ci sarei piω stata.
Inspirai accettando, finalmente, che quella sarebbe stata l'ultima alba vista da Laila Black.
Cosa mia aveva portato su uno dei piω alti palazzi di Gotham?
Beh, tutto.
Non c'era una cosa nella mia vita andata bene. Per quanto mi fossi impegnata, per quanto mi fossi consumata fino all'osso per crearmi una bella vita, niente era andato per il verso giusto.
C'era stato un periodo in cui la mia vita sembrava - e notate bene che "sembrava" θ la parola chiave - aver preso la piega giusta: avevo un buon lavoro alla Wayne Enterprise, avevo iniziato a riallacciare i rapporti con i miei genitori e avevo addirittura un ragazzo, il quale sembrava essere quello giusto.
Il tutto era collassato il giorno in cui avevo scoperto di essere incinta.
Avevo sempre pensato che Andrew sarebbe stato felice di avere figli, parlava sempre di quanto volesse una famiglia numerosa, per cui non fui spaventata di dirglielo subito; via telefono.
Quella sera, a ritorno dal lavoro, Andrew era sparito dall'appartamento lasciandomi un semplice biglietto sul mio comodino.
"Non mi ritengo abbastanza responsabile per crescere un figlio insieme a te". Aveva scritto, gettando cosμ via tre anni di relazione e distruggendomi il cuore.
Il dolore fu cosμ forte da farmi abortire.
Dopo l'aborto era bastato una settimana per perdere il lavoro e l'appoggio dei miei genitori. «Non voglio essere padre di una donna cosμ debole da neanche reggere un abbandono!» Aveva urlato mio padre nel telefono quando lo avevo chiamato, sperando in un aiuto.
Dovetti deglutire per non scoppiare a piangere mentre fissavo l'alba.
Sospirai guardando il cielo, metΰ scuro e metΰ illuminato dai raggi del sole. Era un bel giorno per morire.
Senza troppi pensieri mi misi in piedi sul parapetto e guardai in basso. Il palazzo era atrocemente alto e l'ultima parte di me, ancora volenterosa di rimanere viva, cercς di farmi andare nel panico e di avvertirmi del pericolo.
Non ci feci caso, intanto chi mai mi avrebbe voluto viva?
«Sei davvero sicura di volerlo fare?» Chiese una voce sconosciuta accanto a me, prendendomi contro piede. Dallo spavento persi l'equilibrio e dopo aver cercato di riprenderlo, muovendo le braccia a caso, mi ritrovai di nuovo sul tetto del grattacielo con un perfetto atterraggio di sedere.
Alzai lo sguardo e penetrai l'uomo con uno sguardo. Descriverlo come "brutto" sarebbe stato mentire spudoratamente poichι di brutto quell'uomo non aveva nulla.
Era alto, fatto di muscoli. Poteva benissimo tagliarmi con quei lineamenti da favola. La combo capelli neri e occhi chiari non faceva altro che enfatizzare la sua bellezza. Il ciuffo bianco risaltava in modo impressionante.
Era vestito in modo molto tranquillo: un paio di jeans gli avvolgeva le gambe mentre una maglietta attillata combatteva per contenere i pettorali definiti. Il giubbotto di pelle e la sigaretta accesa in mano erano solo un tocco di classe.
Qualcosa si mosse nelle mie viscere a quella visione ma lasciai correre senza darci peso. L'ultima volta in cui avevo seguito quella stessa sensazione mi ero ritrovata su un tetto, pronta a gettarmi giω.
«Sμ». Gli risposi secca, rimettendomi in piedi. I suoi occhi non persero ogni mio minimo movimento, come se si aspettasse di essere attaccato da me. «Per cui, se vuoi scusarmi».
Non indugiando sbuffai e, per la seconda volta quella mattina, mi issai sul parapetto del grattacielo.
«Non che siano fatti miei», intervenne ancora lo sconosciuto e dovetti trattenermi dal commettere un omicidio-suicidio. Non vedeva quello che stavo facendo? Non poteva darmi, che so, cinque minuti?
«Perς vedere un cadavere spappolato a terra con le viscere e le cervella in ogni direzione, mi rovina sempre l'appetito. E io amo la mia colazione». Aggiunse.
Lasciai andare un ringhio esasperato e alzai gli occhi al cielo. Se quell'uomo era stato mandato lμ per fermarmi stava facendo un lavoro proprio di cacca, redatto con il deretano.
«Se non vuoi vederlo, vattene o girati». Gli intimai. «Sarei un po' impegnata, se non l'avessi notato». Aggiunsi indicando il vuoto sotto di me con fare irritato.
Lui roteς gli occhi e non diede nessun intento di voler riaprire bocca: si mise la sigaretta in bocca e aspirς del fumo.
Finalmente lo avevo messo a tacere! Potevo concludere quella mia miserabile vita senza la presenza di un irritante uomo nel mezzo!
Presi un lungo respiro ed espirai tutto l'ossigeno presente nei miei polmoni. Ero pronta, quello era il momento.
Uno... Due.. Tr-
«Ma davvero vuoi rovinarmi la colazione?! Ti ho pure dichiarato il mio immane amore per lei!»
Urlai.
Urlai a pieni polmoni.
Urlai a pieni polmoni per non lanciare giω dal palazzo quell'imbecille.
«Cosa cazzo vuoi dalla mia vita?» Gli ruggμ in faccia, scendendo dal parapetto e coprendo quelle due falcate che ci dividevano.
Il volto dell'uomo rimase un attimo sorpreso poi le sue labbra piene si incresparono in un sorriso affettato. Sgranai gli occhi.
Oh, no!
Avevo fatto il suo gioco: ero scesa di mia spontanea volontΰ dal parapetto ed ero stata io a parlargli per prima.
Mi aveva fermato dal togliermi la vita.
«Dodici ore». Mi rispose dunque con tono sbruffone. «Voglio dodici ore della tua vita».

 


~ Angolo Autrice ~

Tanto tempo fa mi ero detto di essere uscita dal mondo delle fanfiction, che era ora di concentrarsi sui miei progetti personali.
All'epoca non sapevo ancora chi era Jason Todd.
Eccomi di ritorno nel mondo delle fanfiction dopo anni di hiatus e un'opera originale completata!
Entrata da poco nel mondo dei fan della DC, come non potevo innamorarmi in 0,00000051984 millisecondi di Jason Todd? Ovviamente, essendo nel fandom da poco tempo, il mio Jason Todd risulterΰ molto OCC. Chiedo venia per questo. Ma le fan fiction θ il mondo dove tutto puς succedere giusto?
I capitoli non saranno mai lunghi: la storia θ nata dallo stress della sessione d'esame per cui non avevo il tempo effettivo per scrivere capitolo molti lunghi o arzigogolati. La storia dunque non sarΰ molto lunga, ma spero sarΰ interessante.
Dovrei pubblicare una volta a settimana, probabilmente il lunedμ, ma potrebbe cambiare giorno con l'inizio del nuovo trimeste universitario.
Spero di intrattenervi con gusto!
Le recensioni sono molto gradite, soprattutto quelle costruttive!
Al prossimo capitolo,

Axel Knaves

 

   
 
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