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Autore: AlekHiwatari14    19/02/2019    1 recensioni
Riku, per qualche strana ragione, viene convocato da Yen Sid il quale gli affida un compito importante che nessun altro dovrà mai sapere, essendo l'unico maestro di keyblade in grado di farlo. Dovrà aiutare una fanciulla a chiudere le dimensioni, ma non una qualsiasi. Il viaggio che intraprenderà lo metterà a dura prova, ma non solo. Tra nuove amicizie e scoprendo nuovi mondi nascerà qualcosa di unico che nessuno mai dei protagonisti si sarebbe aspettato.
Raccontata attraverso gli occhi di Riku e dando un ipotetico futuro alla storia di Kingdom Hearts 3 (anche se non l'ho ancora finito e mi baso solo tramite i vecchi Kingdom Hearts già visti e conosciuti e qualcosina vista dai trailer, quindi niente spoiler del 3).
Preparatevi a godervi questa storia attraverso i nuovi mondi.
Buona lettura.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Riku
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 3.

Eravamo arrivati a Berk, il mondo dei draghi e dei vichinghi. Hiccup, il capo del villaggio vichingo, era stato molto gentile ad ospitarci lì, mentre quella tipa diventava sempre più strana. Mi resi conto che c'era  qualcosa in lei che non andava. Era come se volesse aprirsi, ma non era in condizione di farlo. Era come se fosse costretta a tacere per chissà quale motivo. Ero sempre più incuriosito da lei. Aveva quell'alone di mistero che non saprei spiegare. Era qualcosa di indecifrabile, ma volevo scoprirne di più anche se mi era impossibile. Nonostante i miei tentativi di avvicinarmi a lei, ero costantemente bloccato ad un attimo prima di scoprire la verità. Era come se il suo cuore fosse stato chiuso a chiave e nessuno sarebbe potuto mai entrare e scoprire la verità su di lei. Fu quella la sensazione che ebbi.
La sera Hiccup ci ospitò a dormire lì. Avremo iniziato a cercare la serratura il giorno seguente, ma il comportamento di quella aiutatrice continuava a farsi secondo per secondo sempre più strano o semplicemente ero io a non capirci nulla di lei.
"Ho portato le coperte anche per te." Gli disse Hiccup entrando con un bel po' di coperte e mettendole a terra, accanto a lei che se ne stava seduta con le gambe incrociate e quell'espressione seria.
"Non ne ho bisogno." Rispose, maneggiando il suo Gummifono. Era come se cercasse qualcosa lì dentro o quanto meno cercava di capire la situazione. Quel tipo la conosceva sicuramente meglio di me, anche perché cominciò a protestare il suo modo di comportarsi: "Sei sempre la solita. Guarda che dovresti dormire. Non sei immortale."
"Lo sai che il mio tempo non è come il vostro." Ribatté lei, mentre lui si mise una mano alla fronte mormorando: "Stai sempre a dirlo. È inutile che me lo ricordi. Lo dicevo per te."
"Lo so, ma ho molto lavoro da fare. Mi lasci le mappe? Così me le studio per bene." Chiese alzandosi da terra. Hiccup annuì per poi andare alla scrivania e mettere tutto ciò che aveva trovato. La ragazza lo seguí, vedendo quello che doveva controllare.
"Quelle in rosso sulla mappa sono le zone di avvistamento di questi esseri strani. Non so come ci siano arrivati." Informò dandole una sottospecie di diario nero e piccolo. La ragazza cominciò a sfogliarlo notando: "Hai disegnato tutto... Ottimo! Sarà più facile per noi trovare la serratura."
"State attenti. Quei tipi non scherzano di certo. Pensate solo a un buon piano per non farli venire più qui. Al resto penseremo noi e i draghi."
"D'accordo, allora studierò una strategia e vedremo come chiudere la dannata serratura." Rispose la tipa, sedendosi sulla sedia e posare il Gummifono lì accanto tra quelle carte, cominciando a controllarle una ad una.
"Ok, allora vi lascio riposare. Ah... quasi dimenticavo. Il gilet sarà pronto per domani."
"Grazie, Hiccup."
"Ma figurati. Dopotutto non potevo lasciartelo così. Buona notte."
"Notte, Hiccup." Augurò mentre lo vedeva uscire dalla stanza.
Misi le coperte alla meglio per fare un giaciglio che mi avrebbe fatto dormire. Alzai lo sguardo verso di lei, mentre me ne stavo seduto sulle mie ginocchia a mettere i cuscini.  La situazione mi lasciava perplesso e non posso. Feci un respiro profondo, per poi chiedere incerto: "Sicura che non hai bisogno di dormire?" 

Lei rispose con un deciso: "Sicura." 

La situazione mi confondeva e non poco, a tal punto da mormorare tra me e me: "Eppure sulla Gummiship ha dormito anche più del dovuto. Perché dice che non ne ha bisogno?" 

Quel mormorio fatto mentre mi alzavo da terra, anche se detto a bassissima voce, lei lo sentì e replicò: "Era un'altra cosa. Mi basta meno di un'ora per riprendermi." 
Mi voltai verso lei che spostò lo sguardo su di me per poi sospirare e consigliare: "Tu riposa, io ho molto da fare qui."
Incuriosito, mi avvicinai vedendo quegli appunti sparsi sulla scrivania. Ne presi uno, guardando l'essere che raffigurava su quel foglio con tanto di simbolo.
"Impossibile." Borbottai, mentre lei comprese dov'era il mio stupore: "Nesciens. Non sono Heartless, ma Nesciens."
"Sai da dove provengono?"
"Non so come ci siano arrivati qui, ma dobbiamo trovare il punto esatto della serratura, così miriamo al problema effettivo. Questa gente sa difendersi da sola, ma con una invasione di Nesciens, non credo che se la passino bene."
Decisi di sedermi accanto a lei e guardare quei fogli che quella Lady stava studiando. La sentii mormorare i nomi di quei Nesciens, scrivendo sotto a quegli appunti di Hiccup: "Fluttuo, Salemarino, Attaccabrighe, Mostarda, Morsicarovo, Calzavendetta..."
Nonostante lei non fosse del mio mondo, conosceva molto bene quei nomi. Poteva essere strano, ma in quel momento non ci pensai. L'unica cosa che pensai fu che probabilmente anche nel suo mondo c'erano e per questo conosceva molto bene i Nesciens e gli Heartless.
"C'è anche Corvo lunato, Conigliottero..." Continuai, prendendo i fogli con quei Nesciens disegnati sopra quando ella mi interruppe.
"Trovato!" Esclamò, per poi continuare indicando un foglio: "Gommabomba. Se c'è lui, c'è la serratura."
Volsi lo sguardo verso quel foglio che ritraeva l'essere. Quelle parole mi lasciarono sorpreso. Era come se sapesse perfettamente come funzionassero gli Heartless, Nesciens, Nessuno e quant'altro. Ero incredulo, ma allo stesso tempo inquietato da tanto sapere. Pensai che potesse sbagliarsi. Era una cosa disumana sapere con precisione dove avrebbero attaccato quegli esseri e dove si trovava la serratura, ma lei ne era convinta.
"Pensi che sia nel suo punto o nei dintorni?" Domandai incerto, anche perché non mi era mai capitato prima di trovarmi in situazioni del genere.
"Potrebbe..." Rispose, prendendo il Gummifono. Poi, con aria incerta, spostò lo sguardo verso me, mentre continuavo a guardare quegli esseri raffigurati. Sentendomi osservato, mi girai nella sua direzione. In quell'istante cominciò ad essere strana. Spostò rapidamente gli occhi verso la mappa. Continuai a guardare quei fogli, quando la sentii sospirare. Il suo sospiro mi fece voltare nuovamente verso di lei dove la vidi scattare una foto sulla mappa con il Gummifono, per poi dire: "Mi ci vorrà un po' per trovare la posizione. Va a riposare. Ci penso io qui."
"E tu? Non dormi?"
"Te l'ho già detto. Il mio tempo è diverso dal tuo." Ribadì, assumendo uno sguardo quasi triste e perso nel vuoto. Non compresi il perché. Pensai solo che fosse strana e mi limitai a rispondere con un incerto: "O-ok..." 

Poi mi alzai e andai verso il giaciglio di coperte, quando lei mi chiamò con tono indeciso: "Riku?"
"Si?" Mi voltai. Ci fu un attimo di silenzio prima che lei potesse sospirare nuovamente, per poi scuotere la testa. Si mise una mano dietro la nuca mormorando: "Lascia stare. Buona notte."
"Buona notte anche a te..." Dissi, andando a sdraiarmi nelle coperte.
La notte fu piuttosto lunga e se dicessi che dormii tranquillamente, sarebbe una bugia. Rimasi sveglio. Ancora non mi fidavo di lei e mi agitava il pensiero che potesse rimanere sveglia per tanto tempo. Inoltre continuavo a sentire quegli occhi puntati su di me. Era come se vegliasse, ma non capivo a pieno il motivo. 
Improvvisamente sentii un ronzio, come una vibrazione su di un tavolo. Era il suo Gummifono. Lo prese e rispose con tono scherzoso: "Ehi, Jack. Come va la vita?"
"R, stiamo nei guai fino al collo." Sentii la voce del tipo dall'altro lato. Quella tipa cambiò tono trasformandosi in serietà e freddezza di colpo: "Cos'è successo?"
"Pitch."
"Di nuovo lui?"
Spostai lo sguardo su di lei e la vidi con un'espressione molto seria che guardava il Gummifono. Era in videochiamata. Se ne stava appoggiata con il gomito destro sulla scrivania che faceva da sostegno alla testa, mentre con l'altra mano manteneva l'oggetto.
"Non so come abbia fatto, ma sta invadendo la città con le sue creature. Stanno spaventando tutti. Grandi e piccini. Abbiamo cercato di fermarle, ma non sappiamo per quanto ancora li terremo testa."
Sospirò per poi togliersi da quella posizione chiedendo: "Hai una foto di queste creature?"
"Si, ne ho scattata una e il coniglio pasquale mi ha anche preso in giro. Sapevo che ti sarebbe servita. Adesso te la mando."
Ci fu un secondo di silenzio prima che potesse scattare di colpo. La sua reazione fu del tutto incomprensibile. Non riuscivo a capirla.
"Cosa?" Sbraitò alzandosi di scatto dalla sedia che cadde per la violenza con cui si era alzata.
"R, sai di cosa si tratta?" Domandò il tipo dall'altro lato del Gummifono e lei l'unica cosa che disse fu:"Brutte notizie. Verrò il prima possibile. Voi teneteli lontani da tutto, intesi?"
"D'accordo."
Chiuse la chiamata velocemente, mettendosi l'oggetto della tasca posteriore dei leggins. Alzata com'era, guardò le mappe e cominciò a tracciare dei punti sulla mappa velocemente. Era come se già sapesse dove si trovava. Sapeva la posizione esatta della serratura, ma non l'aveva detto. Era come se volesse aspettare. Ebbi l'impressione che l'avesse fatto per farmi dormi o quanto meno per far riposare prima tutti e non allarmarli, ma quella chiamata l'aveva scossa e molto. Si voltò per venire da me. Aveva un passo e un tono deciso.
"Riku, sveglia. Dobbiamo andare!"
Con queste parole mi strappò le coperte di dosso.
"Ho sentito. Dove dobbiamo andare?" Le chiesi pensando che mi avesse capito che ero sveglio, ma lei non capì che avevo sentito la chiamata, ma spiegò la situazione ugualmente. 
"Dobbiamo chiudere la serratura e raggiungere un altro mondo. Pare che siano stati avvistati dei nessuno." Sintetizzò, ritornando verso la scrivania, mentre io ero incredulo tanto da urlare un: "Cosa?"
Controllò la scrivania per poi tornare da me che ero ancora seduto e afferrarmi per il braccio per farmi alzare: "Non abbiamo tempo da perdere! Andiamo!"
Era agitata e non poco. "Ehi, calmati! Così sveglierai tutti." Dissi cercando di farla rimanere tranquilla, ma non feci altro che gettare benzina sul fuoco . 
Si voltò verso me, mentre stava al ciglio della porta che avrebbe condotto verso l'esterno, e mi disse: "Calmarmi? Lo sai che se ci sono i nessuno..."
"...c'è l'organizzazione XIII." Completai interrompendola. Lei accennò ad un sorriso per poi annuire, mentre usciva fuori.
La seguii. Prese un drago, mentre io avevo tante altre domande da fare: "Ma come hanno fatto a...?"
"Non ne ho idea ed è quello che voglio scoprire. Salta su!" Mi disse, salendo in groppa a quell'essere. 
Ero restio. Non avevo mai guidato un drago prima.
"Su, forza. I draghi ci porteranno nel punto esatto."
"Ma è di Hiccup."
"Non è di Hiccup, i draghi sono di tutti. Puoi averne uno anche tu in questo mondo, ma questo è preso in prestito. Avanti, salta su. Non temere." Incoraggiò tenendomi la mano. L'afferrai e saltai in groppa a quel drago viola con armatura. 
Doveva essere il suo. Era come se riuscisse a domarlo tranquillamente, come se fosse suo amico in qualche modo. Incendiò i Nesciens in volo, mentre cercavamo il Gommabomba.
"Eccolo!" Esclamò indicandolo e facendo cenno di andare.
Evocai il mio keyblade e mi lanciai, atterrando in piedi proprio davanti a quell'essere. Cominciai a batterlo, ma si moltiplicava ad ogni incrocio di lama.
"Ma... che..?"
"Non ti distrarre!" Sentii dietro di me la voce di quella aiutatrice. Mi voltai e vidi che c'erano altri  Nesciens. Se non fosse venuta, mi avrebbero preso di spalle.
La cosa che mi sorprese fu che aveva una spada tra le mani. Era simile alla  mia animofago, ma molto diversa allo stesso tempo. La lama era uguale, ma di colore gialla, mentre la struttura era rossa, come se rappresentasse il fuoco. L'impugnatura era diversa, molto simile all'impugnatura del mio keyblade nuovo, con un ciondolo a forma di leone che scendeva. Non saprei come spiegare, ma era un misto tra la mia vecchia arma, questa nuova e la gunblade di Leon. 
Mi stava guardando le spalle, ma proprio nel momento più inaspettato apparve uno sciame di shadows. L'impatto con quegli esseri mi fece perdere la keyblade e cadere a terra. Stavo per essere travolto quando accadde l'impensabile. Con uno scatto allucinante si mise dinanzi a me, afferrando il mio keyblade che era a terra e sferrando un colpo deciso su quello sciame che lo fece a pezzi. Rimasi incredulo. Fu proprio in quel momento che compresi una cosa molto importante. In lei c'era molto più di quello che mostrava. Era abile, era riuscita a tener saldo il keyblade come se fosse stata suo. Di solito è ciò che succede a chi è stato destinato ad essere un guardiano di luce, un apprendista o maestro del keyblade. Ecco perché Topolino la temeva e aveva detto di tenere stretto il keyblade.
"Stai bene?!" Domandò, spostando lo sguardo su di me. Annuii, mentre lei mi tendeva la mano.
L'afferrai e mi alzai. Lei mi tese la keyblade per poi dire: "Abbiamo una serratura da chiudere."
Ripresi la mia arma tra le mani, mentre ella sorrideva. Cominciai ad essere estremamente confuso. Mi indicò un punto preciso in cui era la serratura di cui parlava. Alzai lo sguardo e la vidi nel punto esatto in cui mi indicava,  su quella montagna dove lei aveva detto. La chiusi e subito dopo volammo via con il drago per andare alla Gummiship e partire per un nuovo viaggio. 
Non proferì parola. Il silenzio regnava sia durante il viaggio di ritorno, sia quando prendemmo la Gummiship. Riprese il gilet con sé e partimmo per un nuovo viaggio. Decise di guidare lei ed io glielo feci fare. Ero ancora confuso e cercavo di capire cosa avesse nella mente, ma era difficile. Estremamente difficile.
"Ci metteremo un po' per arrivare." Disse, mettendosi ai comandi. Rimasi in silenzio. Dovevo ancora digerire quella situazione e più passavo del tempo con lei, più mi accorgevo di dettagli che prima non avevo notato. Era molto protettiva con me, nonostante non volesse darlo a vedere. Questo comportamento mi faceva ritornare nuovamente il pensiero che avesse chiuso il suo cuore per qualche motivo ben preciso.
"Sei silenzioso." Notò, mentre eravamo in viaggio. Era come se sapesse tutto di me.
Non importava se parlassi o meno. Lei mi conosceva bene. Sentiva che c'era qualcosa che non andava e continuò: "Qualcosa non va?"
Quella domanda...
Mi sentivo sempre più piccolo rispetto a colei che mi ritrovato davanti. Ero del tutto confuso. Avevo mille domande nella mente senza risposta. Quella tipa riusciva a destreggiare la keyblade, riusciva a combattere, ma non poteva chiudere una serratura? Possibile che c'era molto di più di quello che vedevo? 
"Cosa sei?!" Domandai preso dalle domande e dai dubbi.
"Cosa sono?!"
"Si, cosa sei? Ti ho visto utilizzare il keyblade, riesci ad evocare la tua arma e sapevi perfettamente dove si trovava la serratura, ma non puoi chiuderla per chissà quale ragione. Cosa sei?" Rimase in silenzio. Il suo volto si incupì. Era come se non potesse parlare di ciò che era davvero e in parole povere rispose: "Una aiutatrice. Ecco cosa sono."
"Non è una risposta. Ti ho fatto una domanda ben precisa."
"Riposa. Sarà un viaggio lungo." Consigliò, cambiando discorso, ma la cosa mi innervosì, ma cercai di mantenere la calma continuando: "Non cambiare discorso. Come sei riuscita a utilizzare la keyblade? Solo chi è destinato può farlo."
"Lo so, ma c'è chi rinuncia e decide di chiudere l'unica chiave che lo conduce in qualsiasi mondo."
"L'unica chiave che conduce in qualsiasi mondo?" Mormorai incredulo. Ripetere quelle parole mi facevano pensare a quello che diceva sempre Yen Sid.
"L'unica chiave che conduce ovunque è il cuore. Tu hai rinunciato e chiuso il tuo cuore?"
Rimase in silenzio e allora io pretesi una risposta: "A che gioco stai giocando?"
"Dovresti riposare." Continuò a ripetere, ma io volevo sapere: "Ti ho fatto una domanda."
"Domanda non pertinente alla missione."
"Ma io voglio saperlo."
Rimase in silenzio. Si alzò il cappuccio mettendoselo in testa, per poi mormorare con un filo di voce e con tono dispiaciuto: "Non posso dirti nulla."
"Perché?"
"Credimi. Sapresti ogni cosa se potessi."
"Perché non puoi?"
"La realtà è più dura della fantasia. Diventeresti pazzo nel sapere la realtà. Anch'io devo ancora accettarla ed è per questo che ho deciso di chiudere e rinunciare."
"Chiudere e rinunciare?! Stai parlando del tuo cuore, non è così?" Cercai di capire, ma lei scosse la testa per poi rispondere: "Scusa... non posso più rispondere."
Rimase in silenzio. Non sapevo che quella situazione la feriva terribilmente. Non sapevo che lei avesse chiuso il suo cuore per proteggere qualcosa di molto più grande che giaceva al suo interno.
Una lacrima scese sul suo volto. Peccato che non la vidi. Non mi accorsi di nulla a causa di quel cappuccio che le copriva il volto. Pensai solamente che fosse una grande egoista. Se solo avessi saputo prima la verità probabilmente non l'avrei giudicata così male. Possibile che possa esserci una ragione valida per chiudere il proprio cuore per sempre?

   
 
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