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Autore: CortexiphanAddicted    19/02/2019    0 recensioni
Il mondo di The Walking Dead, come tutti lo conosciamo: ogni personaggio ha la sua storia, il suo passato, i suoi morti. Lo stesso vale per Aria, una ragazzina cresciuta troppo in fretta, come Carl, Enid, Judith o Beth. L'apocalisse vista dai suoi occhi ha una colorazione diversa, si intreccia con la storia principale dei protagonisti della serie e, in particolare, alle vicende del Santuario e del suo tiranno, Negan. Ancora prima di conoscerlo,infatti, sembra che Aria fosse destinata ad amarlo per sempre...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Negan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io… vorrei essere una brava persona.
Davvero, non è una stronzata.
Ma i concetti abituali di buona e cattiva morale sono applicabili in un mondo come questo? Non credo proprio.
Vorrei che Negan fosse qui, a dirmi che tutto quello che faccio va bene, la stessa frase che io direi a lui.
Ma il mio letto è freddo e tra la mie braccia non posso stringerlo.
È andato ad Alexandria e io non ci ho potuto fare nulla, ho paura… andare in uno dei posti in cui è più odiato, so che nella sua mente è tutto calcolato, ma non vuol dire che non sia rischioso. E poi Daryl che cosa voleva da me?
Me lo sarò immaginato, il fatto che mi abbia parlato?
La sua esistenza, ora come ora, è piena di sofferenze, è ingiusta. Perché Negan gli fa questo?
Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
Che cosa farebbe Negan se fosse costretto in una cella, da solo, a morire di fame o che so io…
No… devo fare qualcosa… quell’uomo ha bisogno di aiuto.
Mi alzo dal letto, nell’ambiente semiscuro del mio appartamento, dopo tanto, per la prima volta, ho voglia di fare qualcosa di buono per qualcuno che non sia Negan.
Indosso degli abiti normali, un jeans e una felpa. Metto un berretto e esco, la luce del sole quasi mi acceca, da quanto non uscivo da lì?
Mi dirigo verso le celle a passo svelto, non mi importa se qualcuno mi dovesse vedere, io devo sapere se quell’uomo sta bene, e aiutarlo in qualche modo, gli porterò quello che vuole e se qualcuno mi trovasse e mi chiedesse che cosa stessi facendo, gli direi che me lo ha chiesto Negan, di illuderlo facendogli credere ci sia una via d’uscita.
Perché non ci ho pensato prima? Con un po’ di ingegno divento intoccabile e posso fare quello che voglio, forse persino porre rimedio agli errori di mio marito, senza che possa sembrargli un tradimento.
Mi nascondo non appena vedo delle guardie, poi comincio a camminare con passo felpato per i corridoi, quasi mi perdo in quel labirinto chiuso e buio.
Arrivo finalmente alla cella di Daryl, mi avvicino, ma quando mi appoggio con l’orecchio per sentire e parlargli, la porta si apre lenta ma inesorabile, e al suo interno non c’è niente. Cosa?
Daryl è fuggito? Come? Quando? Vado nel panico, cosa devo fare? Riportarlo indietro?
Potrebbe anche farmi del male e l’unica cosa che avevo promesso a Negan era che non avrei fatto stronzate, che sarei sopravvissuta come al solito.
Sento delle voci, forti, maschili, volgari. Se qualcuno mi trovasse qui, penserebbe che sono stata io a farlo uscire e mi ucciderebbe senza pensarci, se non peggio.
Cosa potrei contro un paio di uomini armati e nerboruti? Mi spezzerebbero come un bastoncino…
 
Scappo non troppo silenziosamente, corro, fino a quando non arrivo quasi al confine del campo, nella zona dove si trovano i mezzi per spostarsi, vicino ai camion e alle moto.
Era come se fino a quel momento non avessi respirato, perché quasi piango, cosa ho fatto? Non l’ho capito neanche io.
Quando sento un rumore di una porta che si apre, istintivamente mi nascondo, sono piccola, non mi è difficile rintanarmi in qualche angolo.
È Daryl, è arrivato fin qui, la porta da cui lo vedo arrivare era stata in qualche modo lasciata aperta.
Allora qualcuno sapeva che Negan sarebbe andato via ed ha architettato tutto, ma perché far fuggire Daryl?
Forse non sono l’unica ad essermi avvicinata a lui.
Quasi vorrei uscire allo scoperto, ma cosa mi farebbe? Ha con se un tubo, non capisco, ma qualcosa che di certo può usare come un’arma.
Sento altri passi e lo vedo, Joey il grasso, che mangia un panino, si accorge dell’evaso e comincia a pregare, a supplicarlo di non ucciderlo, che farà finta di non aver visto nulla.
Joey è patetico…
Se Daryl mi avesse trovata sarei fuggita o avrei combattuto, ma così… probabilmente in preda al panico avrei pianto, ma Daryl, lui è una brava persona, lui non…
farebbe…
questo…
o cazzo…
Daryl usa la sua arma per spappolare il cranio di Joey, mai come ora sono stata così vicina alla morte, se fossi stata io, Daryl avrebbe avuto pietà di me?
Arriva un altro uomo, con un cappello, la barba curata, i capelli lunghi e lisci, proprio un bel tipo, sembrano l’uno l’opposto dell’altro: Daryl sporco, straziato, in preda a una follia omicida, lui invece pulito, pacifico, stupito dalla reazione del suo amico.
Già, loro sembrano amici, l’altro conosce il suo nome… e se fosse stato questo infiltrato ad aiutarlo?
Se il ragazzino di oggi fosse stato un diversivo, mentre era quest’uomo magari proprio il sicario mandato a uccidere il mio Negan e a liberare Daryl?
Troppe coincidenze, troppi piani articolati… e io che volevo solo aiutare un prigioniero che ritenevo innocente, che ritenevo buono…
Questa è la prova che nessuno può esserlo, di certo non al 100%.
I due vanno via, e io non faccio nulla, cosa potrei mai.
Sconvolta, quasi striscio fino al mio appartamento.
“Vedi cosa succede a fidarsi degli altri o ad aiutarli senza proteggersi”, sento queste parole come se Negan avesse vissuto questo momento con me e volesse darmi una delle sue solite morali.
Potevo essere io, quel corpo tra quelle moto, adesso.
Di me non sarebbe rimasto nulla, qualcuno avrebbe pianto la mia morte?
La mia famiglia avrebbe raccolto il mio cadavere? Ma soprattutto Negan avrebbe sofferto?
Non vorrei mai che lui soffrisse per colpa mia, gli ricordo sua moglie, lo ha detto, sarebbe come perderla un’altra volta… farò finta che non sia mai successo, io non ho visto niente, non so niente, non l’ho mai saputo.
Indosso uno dei miei vestiti scollati e neri, un paio di tacchi e mi precipito nella sala di noi mogli.
Vado verso le bottiglie di alcolici, mi verso un bicchiere di whiskey e butto giù senza pensarci, brucia, quasi vomito, ma respirando dal naso per un paio di secondi riesco a trattenermi. Ripeto la procedura fino a quando non mi sembra che il mondo abbia più senso, che le cose ritornino com’erano prima.
Mi prometto che mai sarò di nuovo così stupida, che mai aiuterò quello che a quanto pare è il nostro impietoso nemico.
Prendo la bottiglia e mi stendo sul divano, di lungo.
Le ragazze sono tutte raccolte quasi in un angolo, e nel tentativo di sembrare normale, di crearmi un alibi, la moglie ubriaca che ha passato il pomeriggio in quella stanza, mi avvicino per fare un po’ di conversazione. Appena arrivo io, però, tutte si zittiscono.
–E’ successo qualcosa?- chiedo, cercando di essere il più seria possibile.
Nessuna mi guarda, nessuna ha il coraggio. Con quale criterio Negan sceglie le sue mogli? Presenza abbondante di tette e bei faccini e zero carattere?
–Allora?- Alicia mi guarda, e fredda come lo è di solito conclude in tre secondi la parabola del ragionamento dei miei ultimi giorni, il motivo per cui Daryl è fuggito.
–Cherry è scappata-
Cherry… è stata lei.
Scoppio a ridere, una risata prima silenziosa, che mi parte dallo stomaco, quasi volesse uscire sotto forma di vomito, poi violenta, gutturale, roca, graffiata.
Tutte mi guardano come fossi un mostro.
–Ora tutto ha più senso- dico, dopo aver smesso di ridere. –Io non so nulla- aggiungo, e torno a stendermi sul divano.
Ho dato per oggi, voglio solo perdere conoscenza ora, voglio che il mio Negan torni da me, vorrei dirgli cosa ho provato ma non posso, allora vorrei solo stringerlo a me, per farmi capire che va tutto bene, che questa storia è finita, e che d’ora in poi ci sarà una sola parte con la quale schierarsi. Sarà vero?
All’improvviso sento un fischio tremendo, assordante, sarà colpa dell’alcool? No, è qualcosa di peggio, non mi reggo, cado sulle mie ginocchia a terra, prendendomi la testa tra le mani, cominciando a stringere, quasi le faccio toccare il pavimento.
È un dolore così forte che può dipendere solo da un motivo: hanno fatto qualcosa a Negan.
Nessuna delle ragazze mi aiuta, non sono mai stata simpatica a nessuno, perché dovrebbero.
Comincio a piangere, perché sto soffrendo moltissimo e non c’è nessuno ad aiutarmi.
Come se mi portassi dietro un enorme peso, comincio a camminare.
Mi sento una vagante, frastornata, sola, in procinto di spezzarsi, tutto intorno a me comincia a girare e a confondersi, quasi stessi ballando, ma non mi sto divertendo.
I colori si mescolano, le persone perdono consistenza.
Cammino rasentando il muro, freddo, ruvido, ma è l’unico modo che ho per sopravvivere.
Ogni tanto perdo l’equilibrio e cado, sempre indebolita da quel fischio assordante, quasi mi avessero sparato vicino alle orecchie, sono sorda ma sento tutto, sempre più forte, sempre più vicino, quasi mi sembra di essere circondata dai morti, di stare per cedere.

Tutto finisce quando arrivo alla porta del mio appartamento.
Le persone con problemi mentali come me non dovrebbero bere, mi dico.
Adesso dormirò fino a quando non sarà tutto finito, fino a quando i mostri della mia coscienza non mi avranno abbandonato.
Ma tra le mura del mio letto quasi riprendo a respirare, come fossi stata in apnea fino a quel momento.
–Negan- dico –cosa ti hanno fatto?-
Se fosse morto, o ferito, avrei sentito molto di peggio, mi sarebbe scoppiata la testa, forse qualcuno ha solo tentato di fargli del male.
Se è così che bruciasse all’Inferno, ma le mie preghiere sono già esaudite: per quella persona, come molte altre, vedere i morti rialzarsi è stata una punizione sufficiente.
Mi addormento, non so come, predisposta a preparami al casino del risveglio.
Unico sollievo è che nella vita reale che sto vivendo ad aspettarmi ci sarà sempre lui, un sopravvissuto, un immortale, perché non importa se il mondo cade a pezzi tra il marciume dei cadaveri, lui sarà sempre lì, sulla cima di quell’accozzaglia di braccia e gambe, vive e morte.
Spero solo di tenere il passo, perché vederlo splendere, per me, è come rinascere a nuova vita, e spero che un giorno anche per lui io possa essere una rosa che si erge da una pila di merda, sarebbe…
bellissimo.
   
 
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