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Autore: elfin emrys    20/02/2019    3 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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I Grant – Capitolo 8
 
Arthur aprì la tenda, sorridendo.
-Merlin, preparati!
-Come? E perché?
-Andiamo a cena da Edward.
Il mago spalancò leggermente gli occhi. L’uomo nominato era colui che organizzava il lavoro alla cava e che decideva cosa tenere e cosa no. Lo aveva visto spesso e, in un paio di occasioni, si erano rivolti brevi parole. Grant sembrava tenerlo più in considerazione rispetto alla maggior parte della popolazione, anche se era evidente che non gli stava particolarmente simpatico. Da quello che era riuscito a capire da quel poco che aveva udito, Edward tentava il possibile per marginare gli eccessi del capo e, dalle corte conversazioni che avevano avuto, Merlin aveva avuto la sensazione fosse un uomo di buon senso.
Arthur gettò la maglia da lavoro a terra, poi, con impazienza, cercò di infilarsi quella che il mago gli aveva dato appena uscito dal lago. La usava poco, quindi era pulita e il tessuto era più fine di quella che usava tutti i giorni per la cava, che invece era grezza, sporca di polvere e sudore.
Merlin lasciò scappare una risata, vedendo Arthur incastrarsi nelle maniche per la troppa foga, e si avvicinò per sistemarlo.
-Fermo.
Lasciò scivolare agilmente le mani sul tessuto e aiutò il biondo a mettere la testa nel giusto foro e così le maniche. Gli allisciò la stoffa sul petto, mentre Arthur continuava a parlare sottovoce, ma con entusiasmo.
-Abbiamo trovato dei volontari che mi accompagneranno nella caccia. Frederick, Harry, Ethan, Charles, miei compagni di lavoro, e due fanciulle che non conoscevo. Sembrano tutti molto convinti e Edward è sicuro che nessuno di loro andrà a dire nulla a Grant. Evidentemente hanno già avuto tutti occasione di dimostrare la loro volontà di ribellione.
Merlin lo aiutò a mettersi la cintura.
-Sinceramente non sono convinto della presenza delle fanciulle, ma, lo sai, abbiamo entrambi dei ricordi a Camelot e so bene che se si sono convinte di venire verranno comunque, che io lo voglia o meno. Inoltre… non è mai successo di perdere nessuna donna durante le battaglie.
Il suo sguardo si perse, probabilmente pensando a Gwen, oppure a Morgana.
-Andremo domani mattina, prima dell’alba e prima che inizino i lavori alla cava. Edward ci coprirà con gli altri lavoratori.
-Se Grant dovesse scoprire che gli avete disubbidito…
-Non vedrai mai più una cosa come quella di qualche giorno fa, Merlin.
Il calore momentaneo della mano di Arthur sulla sua rassicurò il moro.
-Mai più, te l’assicuro.
I due si sorrisero, poi il re andò a prendere la maglia dell’altro e gliela porse.
-Non possiamo farlo aspettare.
Merlin alzò gli occhi al cielo e iniziò a prepararsi. Fu stupito quando Arthur lo aiutò nel compito; si sentì accudito ed era così estranea come cosa. Lo fece sentire al sicuro e, da quel momento, la sua fiducia nelle parole dell’altro si fece più solida.
 
Edith sorrise calorosamente ai due ospiti e diede loro il benvenuto, mentre Edward, suo marito, faceva loro cenno di avvicinarsi. I due avevano sistemato una sorta di basso tavolino al centro della loro tenda, decisamente più spaziosa di quella che condividevano Merlin e Arthur, e al centro già vi erano dei vassoi con diversi cibi.
Il mago respirò a fondo: un buon odore di pesce, pane e verdure riempiva l’aria.
-Arthur… Merlin…
La donna sorrise al secondo nome e il moro le tese una mano, che lei strinse vivamente.
-Sono felice di poter ripagare almeno in parte con questa piccola cena quello che stai facendo per me.
Merlin rise e si sedette.
-Nulla da ripagare.
Edith, nonostante l’età, era evidentemente incinta. La mattina stessa in cui lo sciamano era stato messo a disposizione del popolo, lei aveva voluto incontrarlo per parlare della sua gravidanza inaspettata: aveva già avuto due figli, ma diversi anni prima, ed era ben consapevole che il fatto che non fosse più giovane come un tempo avrebbe potuto portare a delle complicazioni.
Merlin l’aveva conquistata all’istante.
La donna aveva già incontrato altri sciamani e, una volta che era andata fino agli avamposti che davano sulla strada per la Città Vecchia, anche un medico vero e proprio, ma nessuno di loro aveva avuto la delicatezza di cui, invece, lui era ampiamente dotato. Aveva ascoltato i suoi timori e i suoi problemi con calma e le aveva offerto sostegno e consiglio pratico. Era stato tanto convincente che la donna si era sentita subito meglio e sarebbe stata contenta di averlo al suo parto insieme alle altre donne del villaggio, che l’avrebbero aiutata.
In quei pochi giorni aveva cominciato ad avere tanta fiducia in quell’uomo da volerne sapere il nome, rifiutandosi di chiamarlo semplicemente “sciamano” ogni volta. Era stato facile ricordarlo, perché “Merlin” le ricordava qualcosa, che, tuttavia, non riusciva ben a identificare.
Edward versò nel bicchiere della moglie dell’acqua per poi fare lo stesso con gli ospiti e, alla fine, a se stesso, poi mise al centro, in modo che fosse raggiungibile da tutti, un vassoio con del pane condito con bacche ed erbe aromatiche: quell’alimento segnava l’inizio del pasto.
I due ospiti tesero la mano per primi, com’era uso dei Grant, e Edward ed Edith sorrisero brevemente a quel gesto.
L’uomo spezzò un tozzo di pane, dandone la parte più grande alla moglie, e iniziò a conversare.
-Allora, sciamano…
Edith lo colpì col gomito, sussurrandogli “Merlin”, e il marito si corresse.
-Merlin, mia moglie mi ha raccontato del tuo operato e anche Henry non ha fatto altro che lodare la tua abilità da quando l’hai guarito dalle ferite della bestia.
-Sono contento che il mio lavoro venga apprezzato.
-Probabilmente nei prossimi giorni verrà da te anche una certa Emily: è la moglie del nostro secondo figlio, Evan. Crediamo possa essere in dolce attesa.
Merlin sorrise e Arthur alzò il bicchiere.
-Auguri!
Edward accennò a ricambiare il brindisi.
-Grazie, la nostra famiglia è sempre stata molto fortunata coi parti e spero che, anche questa volta, non sia da meno.
-Faremo del nostro meglio.
Il mago finì il suo pane aromatizzato con un’espressione soddisfatta in volto: era molto buono. Arthur attese che il vassoio della portata principale fosse messo al centro della tavola per ricominciare a parlare.
-Perdonatemi, ma mi chiedevo se il ruolo del capo cava venga passato da figlio a figlio oppure…?
Edward ed Edith risero.
-No no, perché mai dovrebbe?
Il biondo arrossì e sembrò turbato di essere stato preso un po’ in giro.
-Beh, so che i vostri capi si passano la guida da primogenito a primogenito, quindi credevo fosse così per tutti i ruoli di comando all’interno del villaggio.
-No, sono stato scelto dal capo per il lavoro. Non mi ero neanche offerto per farlo, ero contento di fare il pescatore al lago, anche se fare il supervisore della cava non è male. Per tutto il resto siamo noi a scegliere: qualcuno fa il raccoglitore, qualcun altro il pescatore com’ero io, altri finiscono per fare l’esploratore, la guardia, o coloro che sono addetti ai fuochi, a lavare le vesti…
Merlin si intromise.
-A proposito di questo, non vorrei essere poco delicato, quindi non l’ho chiesto al diretto interessato. Visto che c’è una scelta, come ha fatto Frederick a trovarsi a fare la guardia? Non mi sembra molto…
Arthur subentrò.
-Convinto.
-Sì, diciamo così.
Edith rivolse loro un sorriso dolce, anche se malinconico.
-Per Frederick la storia è un po’ diversa. Ha effettivamente preso il posto di suo padre.
-Ma non ha la sua stessa tempra.
-Il padre di Frederick andava molto d’accordo con il nostro capo, era forse uno degli uomini di cui più si fidava. Fortunatamente suo figlio non è come lui, ma essendo l’unico…
Edward sbuffò.
-Che sia l’unico è tutto da vedere. Nessuno di quei due ha mai avuto remore su certi riguardi.
Un silenzio piuttosto pesante cadde fra i presenti e questi mangiarono per lunghi momenti senza aggiungere nient’altro.
Arthur si chinò in avanti e abbassò il tono di voce.
-Forse non è il momento opportuno, ma da quando sono qui non ho visto… mogli con Grant né ho mai sentito parlare di un figlio.
Edith strinse le labbra con rabbia.
-Quell’uomo ha molti figli fra il popolo, ben più di quanti sarebbero stati voluti.
Merlin notò Edward stringere i pugni e una smorfia di disgusto deformargli il volto.
-Non è mai stato nel nostro popolo tollerare delle mostruosità del genere. Mai.
-Ma è colpa nostra! È colpa delle persone della nostra età che non sono riusciti a far capire ai propri figli che questo non è normale.
-Non potreste andarvene?
Edith fissò Arthur.
-E lasciare qui i miei figli, che ormai hanno famiglia, e tutti i più giovani che stanno combattendo per la sopravvivenza? No, non potrei mai fare una cosa del genere. Ma vi assicuro, se mi si presentasse l’occasione di toglierlo di mezzo…
-Non ci sarebbe quasi nessuno nel villaggio che non seguirebbe a ruota.
-Molti hanno troppa paura, ma conosco tante donne che non vedrebbero l’ora.
-E se morisse chi gli succederebbe? Intendo dire… avrà un figlio adulto, sebbene illegittimo.
Edith scosse lievemente la testa.
-Non è colpa di quei bambini, ma preferirei non avere di nuovo come capo qualcuno col suo sangue. Lo accetterei solo in nome della sua altra metà, perché se quel ragazzo non fosse figlio di suo padre, rimarrebbe comunque figlio di sua madre e ci sono molte poche donne di cui non nutro davvero alcuna stima in questo villaggio.
Arthur inclinò il capo, confuso.
-Quindi non ha eredi designati? Eppure mi sembra uno degli uomini più anziani qui…
Edward alzò le spalle con disprezzo.
-Forse crede di essere eterno.
-In ogni caso se si vuole decidere a procurare un erede, non manca troppo tempo al suo declino. Non sono l’unica qui a non essere più giovane…
Merlin sussultò a quelle parole e il suo sguardo si illuminò brevemente. Arthur alzò un sopracciglio con aria indagatrice, ma il mago gli mimò con le labbra la parola “Dopo” e prese delle patate. Stettero in silenzio ancora per un po’, mangiucchiando le verdure, finché Edith non alzò le mani interdetta.
-Io non saprei neanche chi indicare come figlio illegittimo primogenito!
Merlin commentò con voce seria.
-È stato piuttosto… produttivo per diversi anni.
La donna sospirò.
-Fortunatamente non sono mai stata nelle sue mire. A quanto pare sono troppo “grossa” per lui.
Il marito sospirò, sbuffando, dalla prima volta dall’inizio del discorso, una risata.
-Anche se abbiamo sempre dovuto fare le cose di nascosto, soprattutto quando abbiamo raggiunto la mezz’età. Avevamo paura che, vedendo che ero ancora molto interessato a mia moglie, al capo venisse in mente di controllare. E dubito davvero molto che Edith avrebbe accettato.
La moglie fece un’espressione disgustata e lui rise.
-Ma, sapete, non ce la sentivamo di smettere. Con una donna così…!
Edward alzò le sopracciglia e fissò Edith con sguardo adorante. Lei gli diede un pugnetto affettuoso sul braccio, arrossendo divertita.
-Ma smettila!
Merlin e Arthur tossirono imbarazzati, anche se sulle loro labbra c’era un sorriso.
-Quando sarete sposati anche voi capirete.
Il mago poté sentire l’improvviso gelo nel sangue del re.
-Sono… ero sposato.
Merlin allungò una mano per stringergli il braccio, con l’intenzione di offrirgli del conforto. Il volto dei due proprietari di casa divenne malinconico, anche se non per questo meno dolce.
-Caro… è…?
-Purtroppo non c’è più. Come potrete immaginare, non abbiamo mai avuto figli perché…
Perché avevamo sempre pensato che ci sarebbe stato tempo.
Perché prima volevamo che il regno fosse in pace.
Perché avevo paura lei se ne andasse e io, al contrario di mio padre, non avrei avuto nessuno da incolpare per sentirmi meno responsabile.
Perché avevo paura che, con la sua morte, non sarei riuscito a crescere mio figlio come avevo sempre desiderato.
Perché non avrei avuto il coraggio di guardarlo negli occhi.
-…Non è capitato.
Arthur storse le labbra e tutti finsero di non notare il lieve rossore che aveva cominciato ad apparire intorno ai suoi occhi. Riuscì, sebbene con immenso sforzo, a non far scendere neppure una lacrima.
Edith gli strinse una mano mentre Edward gli versava ancora un bicchiere d’acqua.
-Arthur, non credevamo…
-Non potevate saperlo. È tutto a posto, è successo tanto tempo fa.
Il biondo tossì e bevve, poi tentò di tutto per sfoderare un sorriso.
-Come lo volete chiamare?
Edith si mise una mano sul ventre e sorrise teneramente.
-Non lo sappiamo, stiamo ancora decidendo.
-Se è femmina io ho già un’idea.
-Per l’ultima volta, mi rifiuto di chiamare mia figlia Garnette.
Edward alzò le spalle.
-Cambierai idea quando la guarderai: ha il viso da Garnette.
La moglie alzò gli occhi al cielo.
-Sì, certamente.
Presero un vassoio fondo e quando alzarono il coperchio un buonissimo profumo colpì le narici dei presenti.
 
Arthur continuò a guardare in alto, seguendo nella penombra le cuciture della tenda. Per la prima volta in molti giorni si sentiva sazio, eppure non era contento. Il rinominare Guinevere durante la cena l’aveva destabilizzato e, per tutto il resto della serata, era stato più silenzioso.
Gli mancava. L’idea che non l’avrebbe più rivista acuiva quella sensazione e il non averle potuto dare il dovuto saluto lo feriva. Aveva capito quando aveva dato l’anello a Gaius per portarlo a Camelot che, probabilmente, non l’avrebbe più incontrata di nuovo e quell’atto era stato il suo estremo saluto, ma era stato il dono di un morente a un vivente, non il contrario. Si sentiva come se mancasse qualcosa, come se non si fosse comportato come doveva.
Un piccolo pezzo di sé si considerava colpevole. Quell’anello non doveva essere solo il simbolo del suo volere, della sua eredità, ma anche una promessa: “Il mio ultimo pensiero sarà per te” era quello che doveva significare. Ma era stata una bugia.
Arthur volse gli occhi verso Merlin, che alla luce di alcune sfere azzurrine stava sistemando un oggetto che, tuttavia, il re non aveva riconosciuto.
Il suo ultimo pensiero era stato per lui.
Merlin alzò lo sguardo, evidentemente sentendosi osservato. Volse al biondo un sorriso dall’incertezza sincera, poi ricominciò a lavorare.
 
Note di Elfin
Non so se si è compreso, ma adoro Edward e adoro Edith <3 Nei miei appunti sono segnati come Ed&Ed ed è una cosa orribile, però vabbè XD
Devo dire che, sebbene io sia molto indecisa sul capitolo scorso, questo e il prossimo, questa cena a quattro penso fosse proprio necessaria. Spiega un po’ di cose importanti e ci sono tante cose che nei prossimi capitoli saranno utili. Spero che sia piuttosto chiaro cosa intendevo quando si è parlato del meraviglioso carattere di Grant.
Arthur sta metabolizzando di essere vedovo, ma ancora non sa che non rimarrà single a lungo *parte sigla di Take Me Out*
Nel prossimo aggiornamento avviene qualcosa di bruttino e immaginarsi la cosa in sé è raccapricciante. Nuovamente, ho tentato di tutto per essere delicata, quindi spero non vi disturbi.
Vi avverto che metterò il prossimo capitolo domenica, ma appena inizierà marzo gli aggiornamenti diventeranno più radi per questioni personali, professionali e accademiche. Penso che terrò una volta a settimana (forse proprio la domenica), ma ci potrebbe essere un periodo in cui salterà anche quella, ma non sono sicura. In fondo ho tutto scritto fino al quindicesimo capitolo, si tratterebbe solo di beccare un momento in cui ho contemporaneamente internet, il computer e un po’ di tempo per rileggere...
Ho notato che il numero di lettori fissi per capitolo è aumentato! Vi ringrazio davvero molto, spero che i capitoli continuino a piacervi <3
Ormai lo sapete, alla fine delle note ci vanno i ringraziamenti ufficiali per i recensori; quindi si faccia avanti dreamlikeview per ricevere la corona d’alloro.
Kiss
   
 
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