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Autore: Vanya Imyarek    20/02/2019    2 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                           CAPITOLO 30

 

DOVE  SI  SCEGLIE  TRA  DUE OPZIONI,  ENTRAMBE  PESSIME

 

 

 

 

 

 

                                                                 Dal Manoscritto di Corinna

 

 

Nei giorni a seguire, i miei progressi possono ben essere definiti come inesistenti. E non riuscivo a capire perché.

 Sentivo quel maledetto flusso di energia, lo sentivo nell’ambiente circostante, lo sentivo nelle altre ragazze, lo sentivo in me stessa, il problema era comunicare al mondo che lo sentivo. Quando cercavo di concentrarlo nelle mie mani, non usciva nemmeno la più miserevole scintilla elettrica.

 Le altre due ex schiave, Atna e Ichene? Avevano iniziato a produrre i loro primi, piccoli, poco carichi fulmini. Le altre allieve mi guardavano con vari gradi di compassione e disprezzo, e la maestra mi riservava pura esasperazione. Sembrava trattenersi a stento dal chiedermi davanti a tutte cosa c’era che non andasse in me. E grazie tante, avrei davvero voluto saperlo anch’io!

 Gli unici miglioramenti erano nella danza. Ormai sapevo eseguire le routine più semplici senza sembrare un occlo che tentasse di danzare, anzi, mi stavo ritrovando ad acquisire una certa grazia; la maestra aveva iniziato ad assegnarmene anche di più complicate, anche se non certo al livello delle Sacerdotesse vere e proprie. Dovevo ammettere, anzi, che la cosa stava iniziando a piacermi: non solo perché era l’unica delle mie lezioni in cui davvero non fossi l’ultima, ma perché era un modo abbastanza semplice di sfogare lo stress tramite il movimento fisico (che non fosse lo sgobbare agli ordini di dame viziate).

 E ne ebbi, in quei giorni, di stress da sfogare, perché proprio mentre stavo iniziando ad adattarmi sul serio alla mia nuova vita, ecco che arrivò Malitzin.

 Ora, avevo certo ripensato ai miei amici, se così li si può chiamare, rimasti a palazzo; soprattutto Alasu, che speravo stesse procedendo imperterrita nell’uscire dal suo guscio, ma anche quella donna che mi aveva aiutato tanto senza nulla in cambio … a meno che non si contasse come compenso il dover ascoltare le sue idee strampalate sulla religione, la vita e la morte. Ma non mi ero aspettata di rivederne qualcuno presto, soprattutto non per una qualche visita di cortesia: non perché avevano commissioni da svolgere al Tempio e coglievano l’occasione per venirmi a salutare, ma proprio perché volevano sapere come me la passassi. E invece era precisamente quello che aveva fatto Malitzin.

 “Salve, Corinna!” mi salutò allegramente. “Come è tuo sacerdozio?”

 Eravamo nel cortile esterno del Tempio, un posto dove un sacco di gente si radunava a parlare e quindi non avremmo dato troppo nell’occhio. Dettaglio interessante, da tenere a mente per future conversazioni.

 La guardiana dell’harem era rimasta pressochè identica a come la ricordavo, a parte un leggero miglioramento nel suo soqar: la cosa non avrebbe dovuto sorprendermi, non la vedevo da poche settimane, ma del resto lo scandalo di Nuala si sarebbe abbattuto in primo luogo sull’harem e sui custodi che in qualche modo non avevano notato le fughe notturne della donna. Ero sollevata nel vedere che stesse bene.

 “Sopravvivo” mi limitai a rispondere. “Un sacco di lezioni difficili, ma niente che non possa superare dopo quelle tre prove infernali. Tu stai bene?”

 “Accetto con gioia tutto quello che vita a me regala” replicò Malitzin. “Nobiltà, schiavitù, indagini delle guardie su tutti noi ad harem”

 “Nuala, vero?”

 Malitzin annuì. “Guardie averci interrogati. Nessuno sa dove sia, però. Non so se qualcuno l’ha vista uscire”

 “Spero non vi abbiano dato troppi problemi” commentai. “E dire che Nuala sembrava una tipa a posto …”

 “Non sei arrabbiata con lei? Lei suggerito Waray sue riforme, quelle contro schiavi”

 “In effetti mi fa strano pensarci. Sembrava così interessata a vedermi riuscire, gentile … e poi alle spalle di tutti ha fatto questa gran cosa. Chissà cosa le passava per la testa?”

 In realtà quelle domande mi erano frullate per la testa solo per i primi giorni, poi Sayre aveva gentilmente fornito la risposta. Ma non potevo certo dirlo così a Malitzin … iniziavo a capire come si sentisse Simay, a sapere gli affari sporchi dell’Imperatrice e a non poterli mai usare per spiegazioni razionali a cose su cui gli altri si spaccavano la testa.

 “Però da tono non la odi. Non avere sentito quel che si dice …?”

 “Quel che si dice cosa?”

 “Cosa che ho sentito da donne di harem. Non so se vera o meno. Che Nuala non sia mai andata”

 “No? E dove sarebbe finita secondo loro?”

 Malitzin si guardò attorno, per assicurarsi che nessuno facesse caso a noi, abbassò la voce (esordio promettente, pensai) e spiegò.

 “Dicono che Imperatore fatta lei prigioniera. Per vendicarsi di tradimento. Farla torturare fuori di legge, rinchiusa da qualche parte”

 “Eeeee questa è strana” commentai. “E’ il fottutissimo Imperatore. La sua parola è legge. Basterebbe che ordinasse ai giudici di assegnare a quella poveraccia ergastolo e tortura invece della condanna a morte, e nessuno potrebbe dirgli niente. E poi, sembra un tipo a posto, no? Mi ha ascoltata quando sembrava che avessi rubato quel gioiello …”

 “Sì, strana. Però chi lo dice sostiene che Imperatore consideri Nuala come solo sua proprietà, e che per aver tradito abbia perso diritto a processo. E poi non vuole dimostrarsi spietato quanto è”

 “Lo stesso, non mi convince particolarmente. Voglio dire, dovrebbe avere un buon livello di segretezza per fare questa roba, e invece la sanno … cani e porci? O è solo una voce che gira nell’harem?”

 “Cosa sono cani e porci?”

 “Lascia perdere. Voglio dire, è un pettegolezzo diffuso, no?”

 “Lo dicono in harem, tra schiavi e tra dame di Llyra” mi informò Malitzin con precisione da esattore. “Credo anche qualcuno del popolo. Se Tahuantinsuyu come Yrchlle, tra settimana lo sa tutto Impero”

 Ridacchiai. “Ecco, appunto. Un Imperatore dovrebbe sapersi scegliere assistenti fidati proprio per risparmiarsi fughe di notizie sui peggiori cavoli suoi, no …?”

 La voce mi morì un po’ in gola sull’ultima frase, perché avevo iniziato a far caso ad alcuni dettagli.

 Innanzitutto, la stranezza della fuga di notizie, come avevo fatto notare a Malitzin: era difficile che si diffondesse così senza problemi una voce tanto scandalosa sull’Imperatore, specie se conteneva anche solo il minimo fondo di verità. Manco sarebbe stato attentissimo a scegliere persone assolutamente fidate e a nascondere Nuala in qualche buco introvabile, se quello fosse stato il caso, e di sicuro ci sarebbero state retribuzioni per chiunque avesse diffuso la voce, probabilmente interrogatori con garanzia di tortura per trovare il colpevole originario. Se nulla del genere stava succedendo … cosa stava pensando Manco, che così facendo il pettegolezzo sarebbe morto per i cavoli suoi?

 E poi c’era la natura del pettegolezzo in sé: Manco sembrava un uomo relativamente mite e giusto, a quel che avevo avuto modo di vedere le sue colpe principali erano l’essere troppo malleabile dalla moglie, i nativi dell’Impero probabilmente lo conoscevano da più tempo di me e quindi lo sapevano ancora meglio, e poi era appena tornato da una vittoriosa campagna militare che doveva avergli fruttato un certo prestigio. Un uomo simile avrebbe o potuto fare tutto quello che gli pareva senza ricorrere a sotterfugi, oppure non l’avrebbe fatto proprio, e avrebbe lasciato che Nuala fosse giustiziata esattamente come Waray.

 Tutto questo faceva sembrare quella diceria sempre più un’oziosa voce di corridoio, per quanto crudele e poco rispettosa verso tutti i coinvolti … ma c’era anche il momento preciso in cui si era diffusa.

 Tutto quello che era successo era riuscito a far passare in secondo piano, per me e per tutto l’Impero, un’assassina seriale a piede libero. Una che, per la precisione, si accaniva su uomini di qualsiasi status sociale, purché maltrattassero le loro donne. La Dama Azzurra avrebbe avuto tanto fegato da tentare di ammazzare il suo stesso sovrano, se avesse ritenuto quella voce veritiera?

 Se la risposta si fossa anche solo avvicinata a ‘sì’, quella faccenda sembrava molto meno un innocuo pettegolezzo, e sempre più un tentativo di far fuori il sovrano. E chi conoscevamo, noi, che avrebbe potuto fare una cosa simile?

 “Ehi, Malitzin” mi ripresi. “Per caso hai idea di chi abbia fatto partire questo pettegolezzo?”

 La guardiana dell’harem si strinse nelle spalle. “Forse in harem stesso? Pensavo che fosse stata una delle donne, che avesse pensato così perché nessuno ha visto andar via Nuala. Forse schiave di harem hanno detto a schiave di resto di palazzo? Però non interagiscono tanto. Forse la voce è arrivata da fuori? Ma non so chi possa averla detta”

 Io sì che lo sapevo. Llyra avrebbe avuto tutti i mezzi per far diffondere in fretta questa voce – non personalmente, ero abbastanza sicura che avesse affidato il compito a qualche suo lacchè- e soprattutto per evitare che si fermasse: se avesse suggerito al marito di lasciar correre, lasciar perdere la ricerca dei responsabili, una voce così stupida sarebbe morta da sé se lui non avesse rinfocolato i sospetti facendo indagini che lo facessero apparire desideroso di insabbiare tutto …

 Per un attimo considerai anche Sayre, lui con i suoi ‘assistenti’ che sospettavamo essere sparpagliati in tutta la città avrebbe avuto anche meno problemi a diffondere la voce, ma non avrebbe avuto motivo di accelerare la dipartita di Manco quando Simay non era ancora stato riconosciuto. O forse stava solo cercando di mettere pressione a Simay per costringerlo ad accettare il ruolo di erede, o a Llyra per farle commettere degli errori?

 Dannazione, qui non si capiva più un accidente. Quel che era chiaro, era che avrei dovuto parlare direttamente con Simay, alla faccia delle restrizioni dei rispettivi Templi. Magari avremmo potuto rifare quella sua cosa dei tunnel sotterranei …

 “Corinna?”

 “Ah? Sì, scusa, stavo solo pensando che è strano che la gente dica così. Per loro la famiglia imperiale è praticamente sacra, non mi sembra il tipo di situazione in cui sparleresti a cuor leggero …”

 “No sparlare. Per molti Imperatore è giustificato. Tranne che per famiglia di Nuala”

 “E vorrei ben vedere. A proposito, mi sa che tra poco dovrò ricominciare con le lezioni. Ciao, e grazie per la visita!”

 “Sempre felice di vederti”

 Sì, era decisamente necessario un colloquio diretto al più presto.

 

Simay accettò senza alcuna riserva il mio suggerimento di incontrarci di persona, il che, devo dire, mi sorprese un poco. Davvero il loro Tempio lasciava una sicurezza così bassa, dopo i recenti scandali? E nessuno aveva pensato che forse era il caso di sorvegliare lui, specificamente?

 Ma questa mia sorpresa iniziale prese il secondo posto a quella che ebbi solo guardandolo bene in faccia. Aveva semplicemente l’espressione più scossa che gli avessi mai visto, quasi più scossa che all’esecuzione di Waray o quando gli avevo rivelato le sue vere origini.

 “Ma che ti è successo?” fu la primissima cosa che gli dissi.

 “Eh?”

 “Hai una faccia …”

 “Niente di importante” pure una bugia spudorata. “Cos’hai saputo su Llyra?”

 Una volta che avremmo risolto la faccenda più pressante, gli avrei strappato di bocca quale fosse il problema. Dannazione, non potevamo metterci a nasconderci le cose a vicenda!

 Io gli spiegai quel che mi aveva riferito Malitzin e le mie conclusioni, prima in sintesi, poi, su sua richiesta, sempre più nel dettaglio. Il risultato fu fargli sostituire l’espressione turbata con una semplicemente disperata.

 “D’accordo. Ci sono pochissime probabilità che tutto questo sia solo una coincidenza, ma … siamo fregati. Non possiamo spiegare la situazione alle guardie o a Manco, non avremmo abbastanza prove senza raccontare loro tutta la storia. Sono abbastanza sicuro che dietro a questa diffusione ci sia Sayre, cerca di mettermi pressione per farmi rivelare come figlio di Manco in modo da mandare in fumo in un colpo solo tutti i piani di Llyra … ma allora perché mi avrebbe detto di Kino?”

 “Kino? Non è il villaggio dove viveva Qillalla? Cosa c’entra?”

 “Non lo so neanche io” ammise lui. “Me lo ha semplicemente detto, così, io ho pensato che volesse dirmi qualcosa e ho dirottato le guardie in quella direzione, perché indagassero per conto mio …”

 “Un mio suggerimento, se non ricordo male. E cos’hai scoperto?”

 “Le vicende passate di Qillalla. Una cosa disgustosa, mi sento in imbarazzo a parlartene …”

 “E per la miseria. Così mi stai rendendo solo più curiosa, te ne rendi conto?”

 “E va bene, aveva sedotto lo zio quando era ancora una bambina”

 “Cosa?! Suo zio l’aveva …?”

 “No, lei aveva tentato lo zio per prima. Ti rendi conto di che schifo di persona fosse?”

 “Certo che me ne rendo conto! Adesso andiamo a Kino e facciamo un culo così a quello zio in nome di tutti gli dei …”

 “No, aspetta, cosa c’entra quel povero zio?”

 “… stai scherzando, vero? Prima … eri ironico quando hai detto che lei aveva sedotto lo zio, vero?”

 “No! Ti pare che si possa scherzare su una faccenda così grave?”

 Ora, io ho passato ogni anno del mio regno a cercare di far prendere al popolo una migliore coscienza degli abusi sui bambini, e se questo diario viene letto in un distante futuro, prego che da ora le cose non abbiano fatto che migliorare. Il fatto è che questa consapevolezza mi veniva tutta dal contesto in cui ero cresciuta.

 Certo, non ho mai davvero capito come chiunque possa credere che una bambina di appena dieci anni possa ‘sedurre’ un uomo adulto al punto che questo sia completamente incapace di controllare sé stesso, o anche solo come mai nessuno abbia pensato che una ragazzina non fosse capace di opporre resistenza a un uomo fatto, o che una persona capace di approfittare di una bambina sia capace anche di mentire alla società e ai Sacerdoti per salvarsi la pelle. Ma quel che è certo, è che se anche nel mio mondo c’era una forte corrente di pensiero che predicava la responsabilità della vittima in caso di stupro, perlomeno esisteva anche la corrente opposta: quella che dava l’intera responsabilità del gesto a chi l’aveva commesso, come in qualsiasi altro crimine.

 E anche in quei casi estremi, di solito non si estendeva la mentalità del ‘se l’è cercata’ alle bambine preadolescenti … di solito, e chi si distingueva da questa corrente era prontamente distrutto dall’opinione pubblica. Da qui il mio semplice rifiuto di credere che Simay, ragazzo imbranato e fissato con la religione, un po’ tonto e noioso ma di carattere chiaramente gentile, potesse credere a un simile abominio.

 Cioè … no. Era semplicemente una cosa troppo disgustosa e orrenda, pensare a quello che doveva aver sofferto Qillalla quando era una bambina così piccola, e poi dover anche pensare che la società le desse la colpa, senza starci a riflettere, inclusi i suoi membri più decenti.

 Qualunque cosa avesse poi fatto quella ragazza, tutta l’inimicizia che c’era stata tra noi, il fatto che fosse stata una spia di Llyra e avesse contribuito a rovinare i nostri piani e tentativi di evadere da quella situazione impallidì davanti alla consapevolezza del suo passato. Fui incredibilmente tentata di mollare un ceffone lì sul posto a Simay, ma non avrebbe aiutato. Invece, cercai di prendere dei respiri profondi, calmarmi, e non urlare.

 “No, fammi capire bene … tu credi che una bambina di dieci anni abbia sedotto un uomo adulto”

 “E’ quello che lui ha confessato ai Sacerdoti di Chicosi” spiegò lui. “Ha ricevuto la sua penitenza ed è stato reintegrato nella società, ma lei no, anzi è scappata e si è unita a quel culto …”

 “Uomo adulto. Individuo presumibilmente robusto, se lavora nei campi o a contatto con gli animali, a prescindere più forte di una bambina. Persona che sicuramente sa cos’è il sesso e dovrebbe avere abbastanza maturità da sapersi controllare. Versus. Bambina di dieci anni. Esemplare della specie umana piuttosto piccolo e debole, di sicuro più di un adulto, e incapace di opporre resistenza se attaccato in qualunque modo da questo. Persona che … saprà cos’è il sesso? Boh? A che età si spiega la riproduzione ai bambini da queste parti? E anche se lo sa, non è certo nell’età in cui queste cose interessano, e quasi di sicuro non avrà capito tutte le implicazioni emotive e sociali che ne conseguono. Oppure non lo sa, e non capisce nemmeno cosa le stia succedendo”

 Simay mi guardò con questa detestabile espressione di uno che non capiva neanche dove stessi andando a parare. “Appunto, una bambina non dovrebbe sapere o interessarsi a queste cose. Qillalla è stata per questo contro natura, perché …”

 “E’ stata violentata, pezzo di cretino!” sbottai. “Possibile che tu non riesca ad arrivarci? Si tratta di una ragazzina contro un adulto, porca troia!”

 “Non è possibile” replicò Simay, con una ridicola espressione perplessa e un tono lento e supponente, come se stesse parlando con l’ultima degli stupidi. “La confessione è stata fatta dallo zio ai Sacerdoti, la dea ne ha riconosciuto la veridicità, e la penitenza è stata assegnata di conseguenza. Lo zio di Qillalla era un brav’uomo, un onesto lavoratore, senza alcun crimine alle spalle o anche solo mancanze nel lavoro: impossibile che un uomo del genere abbia commesso un simile peccato senza essere indotto in tentazione, o che abbia mentito ai Sacerdoti in proposito”

 Tirai un ceffone a Simay. Credo di averlo colto di sorpresa, o di essere stata veramente arrabbiata, perché lo feci ruzzolare per terra dalla sua posizione seduta.

 “Ma che …?” fece in tempo a balbettare lui.

 “Colpa tua” replicai. “Mi hai indotta in tentazione con la tua idiozia. Dannazione, ma tu che ne sai di queste cose? Quanti ne hai visti di casi simili, eh? Perché da dove vengo io erano notizie costanti! Si conoscono questi casi, si sa chi è il responsabile! Un bambino non le capisce queste cose, la storia del ‘è stata lei a tentarmi’ è una delle più comuni in queste situazioni, da parte di criminali che vogliono passarla liscia per le loro azioni, e la maggior parte delle volte ci riescono! Tranne quando la vittima è una bambina, lì almeno tutta la mia gente aveva la decenza di riconoscere che no, i bambini non le capiscono queste cose, e non ha la capacità di opporsi a un adulto bastardo! Qui neanche quello! E fammi indovinare, questa tua è stata la reazione di tutta la comunità?”

 “Certo” replicò Simay, anche se più scosso e meno sicuro rispetto a prima – e grazie tante. “E’ normalmente accettato che un uomo può essere molto debole verso le arti di una donna …”

 “Quindi se succede qualcosa è colpa di lei, vero? Adesso capisco da dove esce la Dama Azzurra. Comunque, mettiti un attimo nei panni di Qillalla: lei si ritrova con addosso una colpa non sua, che probabilmente le viene rinfacciata ogni giorno, ed è ancora una ragazzina e non sa cosa farsene di sé stessa. Si convince che fare sesso sia tutto quello che sia buona a fare, di essere una pericolosissima seduttrice senza speranza di redenzione, e conosce questo bel culto che le permetterebbe di praticare queste sue arti a uno scopo, in teoria, socialmente utile, e le garantirebbe un futuro lontano dalla famiglia che la disprezza. Che dovrebbe fare, secondo te?”

 “Prendersi le proprie responsabilità e sopportare tutte le sue sofferenze, invece che perseguire nella sua perdizione! Corinna, diventerai anche tu una Sacerdotessa, dovrai capirlo anche tu che chi non si pente non merita pietà o salvezza, perché lui stesso è troppo superbo per richiederla agli dei!”

 “Invece uno che fa finta di pentirsi è lasciato libero con una pacca sulla spalla”

 “Lui ha chiesto la penitenza. Non puoi dire che non fosse sincero, solo perché ai tuoi occhi cedere è imperdonabile”

 “Cedere un cazzo, lui è stato quello che ha agito!”

 “Non puoi saperlo! Non puoi ritenere che il tuo giudizio sia superiore a quello di una divinità! Non ti bastano Sayre e Waray, come esempi?”

“E la volete smettere di urlare?! Ubriaconi di merda, tornatevene in osteria, se volete fare tanto casino per una donna!”

Oh. Ci era sfuggito di mente il piccolo fatto che eravamo per strada, di notte, a urlare, e le case attorno non avevano imposte. Ci dividemmo, correndo a nasconderci agli angoli dei vicoli nel caso a qualcuno fosse venuto in mente di affacciarsi. Se avessero beccato due novizi fuori dai Templi a quell’ora … no, per fortuna la cessazione delle urla aveva placato il nostro ascoltatore a sufficienza, non aveva voglia di controllare, e Simay mi richiamò non appena fu passato un ragionevole tempo di sicurezza.

Ma questa piccola parantesi non eliminava il problema. Non potevo crederci, era come parlare a un muro! Le avevo provate tutte per convincerlo, e lui continuava imperterrito sulle sue idee malate!

 E intanto Qillalla rimaneva prigioniera della sua famiglia, senza nessuno che avesse il cervello di andare ad aiutarla. Perché doveva essere aiutata, io mi rifiutavo di lasciare qualcuno in una simile situazione. Sì, anche se era stata la spia di Llyra, anche se aveva dato all’Imperatrice informazioni che avrebbero potuto far uccidere me e Simay: per me, il suo passato si traduceva automaticamente nella rivelazione che fosse stata costretta, che non avesse visto altra scelta nella sua vita disperata, che se avesse potuto non avrebbe mosso un dito contro di noi. E che sarebbe stata salva solo se qualcuno fosse arrivato lì, a portarla via da quella sua famiglia mostruosa e dirle che non era stata colpa sua, che lei era stata solo la vittima delle circostanze e di persone più forti e bastarde di lei.

 E costasse quel che costasse, ci sarei andata, e avrei convinto o costretto Simay a fare lo stesso, a seconda di quale delle due sarebbe stata necessaria. Doveva capirlo che non era stata colpa di Qillalla!

 Ma ragioni di decenza non mi avrebbero portata da nessuna parte: avrei dovuto porre una base logica e utilitaristica. Che schifo doverlo fare in un contesto del genere.

 “E va bene” esordii, a voce molto più bassa rispetto a prima. “Pensa quello che ti pare, ma pensa almeno a una cosa: perché Sayre ci ha detto dove trovarla e messi nelle condizioni di sapere le sue origini?”

 “Forse allontanarci ancora di più da Llyra, mostrandoci il genere di persone di cui è disposta a circondarsi?”

 Ebbi una gran voglia di tirargli un ceffone. Rinunciai, e mi portai una mano alle tempie, mettendo bene in chiaro ciò che pensavo della sua perspicacia. “No. Perché potrebbero essere informazioni utili, magari! Perché Qillalla potrebbe essere disposta a raccontare a noi i piani di Llyra, se la salviamo! Riflettici un attimo: la sua datrice di lavoro la abbandona al suo destino, senza muovere un dito per reintegrarla nella società o almeno tenerla lontana dal suo stupratore. E poi arriviamo noi, i suoi nemici con cui malgrado tutto ha passato del tempo, e la portiamo via da quell’inferno. A chi pensi sarebbe più leale, dopo tutto questo?”

 Simay assunse un’espressione dubbiosa, mi fissò per qualche istante senza dire nulla, poi concluse: “Potresti avere ragione, ma non potremmo essere sicuri con una persona simile”

 Ebbi un moto di fortissima invidia per Sayre, che almeno quando si trovava davanti un imbecille aveva la possibilità di arrostirlo senza farsi troppi problemi.

 “E anche se fosse” proseguì Simay mentre io indulgevo nelle mie riflessioni vagamente psicotiche. “noi non avremmo nessun potere di agire. Abbiamo i nostri doveri di novizi, qui ad Alcanta, non possiamo semplicemente metterci in viaggio, trovare Kino che credo sia in un’altra provincia, e poi inventarci un modo per portar via Qillalla senza uno straccio di autorità per farlo. Come minimo, ci ritroveremmo cacciati dai rispettivi Templi per una simile disobbedienza ai Sommi Sacerdoti”

 E lì mi toccava pure ammettere che aveva ragione. “Quindi, riassumiamo: abbiamo una scelta tra salvare l’Imperatore, cosa che non possiamo fare senza attirare troppo l’attenzione su noi stessi, e salvare Qillalla, cosa che non possiamo fare per divieti sociali …”

 “In un modo o nell’altro, abbiamo le mani legate” mi fece eco Simay. “A meno che …” si interruppe, e scosse la testa con una smorfia.

 “A meno che cosa?”

 “E’ un’idea ridicola, e ci procurerà ancora più problemi di quanti già ne abbiamo”

 “Spara”

 “Uh?”

 “Voglio dire, dilla lo stesso. Magari se ci pensiamo su in due scopriamo che funziona”

 Lui mi lanciò un’occhiata molto dubbiosa – quello sì che si chiamava saper lusingare le persone – ma alla fine cedette. “Chiedere a Sayre”

 “Ehm, che?”

 “Visto che anche tu non avresti potuto reagire in altro modo? Pensavo solo, l’Incendiario è abituato a muoversi nella politica da quando esiste l’umanità, ha una rete di spie di cui noi non sappiamo neanche le dimensioni ma sospetto decisamente spropositata per una persona normale, e soprattutto, ha il controllo sul fuoco. E vuole che noi salviamo Qillalla, per qualche ragione. Se lo facessimo, faremmo esattamente il suo gioco, però questo vorrebbe dire che sarebbe dispostissimo a facilitarci le cose. Potrebbe darci consigli su come persuadere i nostri Sommi Sacerdoti a lasciarci partire per Kino, e cosa ancora più importante, se controlla un elemento potrebbe fornire un’ottima protezione a Manco, e darebbe anche meno nell’occhio di noi visti che vive già all’interno del palazzo. Sarebbe la soluzione perfetta”

 “Merda, allora, perché scommetto che era proprio quello che lui voleva”

 “Sì, appunto per quello sarebbe un’idea stupida. Chiediamogli consigli su come trattare con delle autorità religiose: probabilmente ci renderà le cause di una guerra santa”

 “A meno che noi non troviamo una soluzione ai divieti per conto nostro, e gli presentiamo il fatto compiuto, implicando che seguiremo le sue direttive solo se lui seguirà le nostre”

 “E come, di grazia?”

 “Che ne so? Cerchiamo di ragionarci su, magari, invece di lamentarci di quanto sia impossibile!”

 Simay sospirò, questa volta massaggiandosi lui le tempie. “E va bene. Se io fossi un Sommo Sacerdote … e per qualunque ragione dovessi spedire dei novizi in un villaggio sperduto …”

 Rimase in silenzio per diversi minuti. Così anch’io: mi impegnai a trovare un qualsiasi buon argomento per convincere Dolina a lasciarmi partire.

 Redimere le Datrici di Morte facendole passare al culto della vita? Magari avremmo potuto trovare una cura per la loro condizione, o riconoscere il loro contributo nella creazione di Kisnar come un omaggio rivolto anche a Pachtu, oltre che a Qisna?

 L’idea poteva avere qualche validità, non fosse che a suggerirla sarebbe stata una novizia che fino a quel momento si era rivelata completamente impedita con la magia. Non avrei avuto uno straccio di autorità per avanzare suggerimenti e richieste; un secchioncello come Simay sì, però, quindi magari sarebbe potuto essere lui a dare l’idea al suo nuovo Sommo Sacerdote, che l’avrebbe a sua volta passata alla mia …

“Forse potremmo sfruttare lo scandalo di Waray” mormorò Simay.

 “Che?”

 “Finora il nostro Sommo Sacerdote se l’è cavata bene con la situazione economica, ma il danno è anche d’immagine. Waray non solo ha agito consigliato da un’amante invece che da una dea, ma ha creato discordie inutili con diversi Templi e ha anche lanciato veri e propri attacchi, senza il consenso dell’autorità imperiale. E visto che abbiamo obbedito ai suoi ordini, noi siamo visti come quasi altrettanto responsabili. Quindi, ora che tramite scuse varie il danno in soldi è stato più o meno arginato, il nuovo Sommo potrebbe trovare utile anche l’idea di porre rimedio alle scelleratezze di Waray. E dunque potrebbe essere convinto a recuperare le Datrici di Morte e a provvedere per loro una sistemazione più dignitosa, nel rispetto di quello che era comunque un servizio agli dei da loro prestato, come segno di scuse verso il Tempio di Qisna”

 “E magari coinvolgere attivamente quello di Pachtu nelle nuove azioni, per dare nuovo lustro anche a loro in segno di scuse?”

 “E come ammissione di umiltà, soprattutto”

 “Bene, vedi che l’idea l’abbiamo avuta?” migliore della mia, mi toccava ammetterlo. E avrebbe dato anche ai novizi la scusa di muoversi in giro a raccattare le ex Datrici di Morte, a prescindere dai talenti probabilmente.

 “Sì, il problema è come suggerirlo. Non credo di poter esattamente andare dal Sommo Sacerdote e dirgli ‘salve, volevo dirvi, dalla mia posizione di giovane novizio, che per un corretto governo del Tempio in questo periodo in cui ci odiano tutti dovreste fare questo e quello’”

 “Hai appena fatto dell’umorismo?”

 “Perché, la cosa ti sorprende? Qui è o ridere, o uccidersi picchiando la testa contro un muro …”

 “Devo farti deprimere più spesso, ti rende più divertente. Tornando al punto, adottiamo lo stile di Llyra: mettiamo delle voci in giro”

 “E in che modo spettegolare ci aiuterebbe a …”

 “Non in quel modo! Dico solo … inizia a diffondere questa idea tra i novizi. Se sei il cocco del maestro che dovresti essere con il tuo talento, cerca di prospettargli l’idea, che so, come una domanda, o un’ipotesi. Metti tarli in testa alla gente il più possibile. Io cercherò di fare lo stesso, ormai mi sono guadagnata la reputazione di quella dalle idee strambe …”

 “Perché, cos’hai fatto?”

 “Lascia perdere. Comunque, vedi che uno straccio di piano ce l’abbiamo? E’ stato così difficile?”

 “No, affatto. Il difficile arriva adesso: dobbiamo metterlo in pratica. E ci toccherà pure contattare Sayre, per chiedergli di occuparsi della faccenda dell’Imperatore”

 

Anche pensandoci ora, era una gran cosa che Sayre non dormisse per niente.

 Non ho mai capito perché: forse era in qualche modo compreso nel pacchetto del suo bizzarro funzionamento biologico, forse soffriva d’insonnia (interpretazione tanto banale da fare ridere), fatto sta che per tutto il tempo in cui durò il nostro conflitto con temporanee alleanze ci trovammo a piombargli regolarmente in casa agli orari più disparati e a non coglierlo mai di sorpresa.

 Le guardie di palazzo potevano essere eluse con il caro vecchio tunnel sotterraneo, e quanto agli altri artigiani e schiavi, bastava muoversi un minimo di soppiatto per non svegliare nessuno. Nel complesso, infiltrare il palazzo imperiale era di una facilità imbarazzante.

 Trovammo l’Incendiario intento a lavorare su un paio di orecchini.

 “Molto gentile da parte vostra passare a trovarmi, ma dovrete aspettare un momento …” borbottò.

 “Visto che quando vuole ci sente?” ghignò Linca. Sayre emise uno sbuffo irritato, ma non distolse gli occhi dal suo lavoro per quella che a noi, nervosi e ansiosi per qual confronto, parve una vera eternità. Quando finalmente si decise a metter via quello che sembrava un sottilissimo scalpellino, Simay non perse tempo ad avanzare le nostre richieste, con quella che per lui era quasi una certa aggressività.

 “Tu sapevi tutto di Qillalla, giusto?”

 “Certo. Ma preferivo che foste voi stessi a fare le vostre ricerche. Ricevere sempre le informazioni su un piatto d’argento, senza impegnarsi a cercarle, è una pessima preparazione per affrontare la politica. Oltre che avvilente per la mente umana in generale”

 “Sì. E siamo giunti alla conclusione di recuperarla, per ottenere le informazioni su quel che ha riferito a Llyra e quel che può sapere dei suoi piani”

 “Oh? E’ per quello che avete deciso di ritrovarla?”

 Si aspettava che Simay cacciasse fuori un po’ di decenza? Povero illuso.

 “E cos’altro ti aspettavi facessimo?”

 “Di tutto, Simay. La mente umana non è un monolite, ogni persona, nella stessa situazione, può prendere decisioni diverse, per ragioni diverse. Tu hai deciso di salvare una ragazza dalla vergogna e da una famiglia tirannica per puro tornaconto personale. E’ una scelta che certo molti altri hanno compiuto dall’inizio dei tempi, e altri compiranno in futuro”

 Ah, che sbiancata. Cioè … questo bastardo non aveva nessun diritto di rinfacciare nulla a nessuno, ma non potevo negare di starci godendo al vedere Simay messo di fronte alla propria meschinità a quel modo.

 Lui ebbe quantomeno la decenza di sembrare imbarazzato per un istante, poi si affrettò a cambiare discorso. “Lei stessa non avrebbe avuto obiezioni a uccidermi. Il motivo per cui ti abbiamo cercato è un altro. Noi sappiamo come convincere i nostri superiori a lasciarci partire, ma nel frattempo, ci sarebbe un altro problema qui ad Alcanta che dovremmo affrontare. Hai sentito quel pettegolezzo su cosa l’Imperatore avrebbe fatto a Nuala?”

 “Entro due giorni non troverai una singola persona in città che non l’abbia sentito”

 “E certo, tu ci hai chiarito che era falso, ma la maggior parte della gente qui non ha fonti così attendibili” intervenni. Nessuna reazione al sarcasmo, purtroppo.

 “Il fatto è che pensiamo sia un piano di Llyra per convincere la Dama Azzurra a far fuori suo marito per lei”

 “Su che prove?”

 Gli esponemmo una versione molto succinta delle nostre deduzioni. Lui annuì con approvazione.

 “Ragionamenti validi. E presumo che anche in caso tutto questo si rivelasse un abbaglio, sarete abbastanza cauti nel sorvegliare l’Imperatore che nessuno se ne accorgerà e vi verrà a nuocere”

 “Non potremo essere noi!” sbottò Simay. “Noi dovremo andare a Kino, a occuparci di Qillalla”

 “Hm, giusto. Il villaggio è piuttosto distante, a quanto mi risulta. Impieghereste un mese, ammettendo che viaggiate nelle condizioni migliori e riusciate a farvi restituire immediatamente la ragazza. Dunque vi si pone la scelta tra lei e Manco …”

 “Ed è per questo che stiamo chiedendo a te” mugugnò Simay, come se parlare gli costasse una gran fatica. “Ci serve che controlli l’Imperatore, grazie”

 “Come, prego?”

 Capivo perfettamente quanto schifo potesse fare chiedere un favore all’Incendiario, ma se Simay avesse continuato a mugugnare a quel modo, saremmo rimasti lì tutta la notte.

 “Devi essere tu a tenere d’occhio Manco e impedire che lo ammazzino” intervenni. “Sei qui, hai alleati, hai poteri. Sarebbe facilissimo per te impedire che la Dama Azzurra vada anche solo vicino a lui, o magari sgamarla direttamente prima che agisca … quante persone hai a disposizione, di preciso?”

 “Quello era un onesto tentativo di estorcermi il numero dei miei assistenti?”

 “Hmf. Comunque il punto resta. Anche se restassimo qui, tu saresti in una posizione migliore per evitare l’assassinio”

 “Un buon ragionamento. E’ un’offerta interessante, ma … paese che vai, usanze che trovi, giusto?”

 “Che vuoi dire?”

 “Che qui a Tahuantinsuyu è molto importante il concetto di reciprocità. A ogni aiuto, deve corrisponderne un altro. Non è forse la base di un corretto vivere civile, se non ho capito male?”

 “Questa cosa va già a tuo favore!” si stizzì Simay. “Non intendi mettermi sul trono? Ecco, dare tempo a Manco di vivere abbastanza da riconoscermi potrebbe tornarti utile!”

 “Il che dovrebbe significare che stai considerando la mia proposta?”

 “No, significa che evitare che Llyra assuma il pieno potere rientra nell’interesse di tutti”

 “Un ottimo tentativo. Ma lo stesso, mi state richiedendo un favore: ogni norma richiederebbe che voi due me ne dobbiate uno in cambio”

 

 “E saresti disposto a compromettere i tuoi stessi piani, nel caso dovessimo rifiutare?”

 Sayre mi rispose con un gran sorriso. “Una differenza tra me e voi è, al momento, che io ho molte strade da prendere per ottenere ciò che desidero. Voi potete dire altrettanto?”

 “Fanculo”

 “Lo conto come un no. Dunque?”

 Lanciai un’occhiata a Simay. Non mi piaceva per niente non essere quella che prendeva le decisioni, ma mi rendevo conto che la faccenda riguardava soprattutto lui: era giusto che fosse lui a scegliere, visto che in ballo c’era anche una robetta tipo … la vita del suo padre biologico … ma che cretina ero a considerarlo solo in quel momento?

 Era una cosa importante, per gli dei! Era già sorprendente che avesse accettato di recuperare Qillalla piuttosto che salvare Manco? Non era forse stata colpa mia, ero stata troppo insistente …?

 “E va bene” sbottò Simay, interrompendo il mio tentativo di recuperare tutto quello che avevo trascurato di considerare. “Ci stiamo. Che cosa vuoi?”

 “Di quello potremo preoccuparci solo una volta che Manco sarà sicuro e vivo sul suo trono, la minaccia della Dama eliminata. Non voglio mettervi altri pensieri per la testa, non con la difficile missione che vi siete addossati” ma brutto bastardo, così ci saremmo beccati la sorpresa. “Partite pure con l’anima in pace: tornerete per trovare un Imperatore vivo”

 “Voglio ben sperarlo” borbottò Simay, per uscire di scatto. Io feci per seguirlo, senza un accenno di saluto a chi ci lasciavamo dietro, quando fu lui stesso a richiamarmi.

“Corinna?”

Girai appena la testa per guardarlo.

“Simay starà anche cercando di salvare quella ragazza per puro opportunismo, ma la tua motivazione è ben diversa, o sbaglio?”

“Sì, be’, qui c’è bisogno di almeno una persona che mostri un minimo di decenza verso il prossimo” replicai, per poi finalmente uscire senza un’altra parola. Simay mi aspettava fuori.

 “Dicevo, spero proprio che troveremo un sovrano vivo” continuò, senza commentare sul mio ritardo “Perché quel suo discorso sull’avere più strade per avere ciò che vuole … potrebbe anche voler dire che ha un piano su come costringermi sul trono anche con Manco morto”

 

 

 

 

GLOSSARIO (e qualche trivia):

Mekilo: essere simile a uno scoiattolo, solo molto più grande, con zampe molto più lunghe e la coda in fiamme. Essendo un animale legato al fuoco, non è considerato sacro a nessun dio, ma sfruttabile da tutto il genere umano. Viene usato soprattutto per trasportare merci e persone.

Occlo: bovino ricoperto di squame e con protuberanze lunghe e sottili, simili a serpenti che stanno al posto delle corna e da cui esce fuoco. Anch’esso animale legato al fuoco, ma per la sua pericolosità e la capacità di controllare i loro getti di fuoco sono quasi esclusivamente cavalcature da battaglia.

Kutluqun: capre anfibie con alghe al posto della pelliccia. Sono considerate sacre al dio Tumbe, e per questo, per allevarle o catturarne di selvatiche, è necessaria l’autorizzazione di un sacerdote di quel dio.

Lymplis: pesci volanti, con le pinne coperte di piume. Sono sacri alla dea Chicosi, dunque è necessaria l’autorizzazione di un suo sacerdote per possederne uno. Malgrado ciò, sono popolari come animali da compagnia presso la nobiltà.

Kyllu: uccelli simili a cigni, fluorescenti. Sono sacri al dio Achemay, e allevati solo all’interno del palazzo imperiale. Il loro piumaggio è usato per decorare le corone dei sovrani.

Lilque: creature con corpi simili a quelli degli esseri umani, ma con code di serpente al posto delle gambe. Servitori del dio Thumbe, vivono presso il mare, i laghi e in qualche caso i fiumi, quasi mai in corsi d’acqua più piccoli.

Duheviq: piante dalla capacità di mutare il proprio aspetto, assumendo qualsiasi forma desiderino. Originariamente questo veniva usato per catturare prede dei cui fluidi nutrirsi, ma con l’avanzare della società umana, ne hanno approfittato per integrarvisi. Un tempo servitori della dea Achesay, organizzati in tribù-foreste rigidamente isolate dagli esseri umani; solo i sacerdoti della dea potevano avvicinarli senza essere bollati come cibo. Al tempo di Choqo, mentre i più anziani vivono ancora tradizionalmente, i più giovani hanno preso a mescolarsi con le popolazioni umane, finendo spesso vittime di discriminazioni e relegati ai lavori meno nobili o remunerativi. Mantengono comunque un rigido codice di valori, di cui la fedeltà è il più alto.

Shillqui: piante in cui scorre un liquido per aspetto e consistenza simile al miele, che causa a tutto l’albero di agitarsi violentemente. Se bevuto, questo liquido dà gli stessi effetti agi esseri umani, ma è difficilissimo metterci le mani sopra. Pianta sacra a Pachtu, i suoi sacerdoti ne devono bere la linfa durante le cerimonie.

Likri: fiori simili a gigli rossi, dalle temperature bollenti, che esalano un fumo sottile. Se tuffati in acqua gelida e canditi, sono considerati ottimi per la pasticceria, ed essendo legati al fuoco, l’unico limite al coglierli è potersi permettere buoni guanti protettivi.

Sangue della Terra: erba che influenza la circolazione sanguigna, usato per diversi effetti nelle gravidanze.

Zullma: pianta le cui varie componenti hanno diversi usi; le radici sono considerate un potente lassativo.

Kiquicos: erba di colore blu, parassitaria dei Duheviq. Pericolosa per le sue capacità di depistare animali e viandanti, ma molto ricercata per le sue molteplici virtù.

Guyla: praticamente un Moment.

Tably: erba che secondo le credenze popolari risolve l’insonnia e i problemi di incubi frequenti.

Ago di Luce: essere a metà tra lo stato animale e quello vegetale, si nutre di sangue, ma può essere utilizzato per aspirare anche altri fluidi corporei.

AQI: esseri simili a tassi dal pelo violaceo, che emanano ormoni che fanno marcire le sostanze inorganiche attorno a loro. Soggetti a disinfestazioni a tappeto e contenuti in gabbie speciali, sono frequentemente offerti in sacrificio, con la testa dedicata a Chicosi, il cuore ad Achemay, e il resto del corpo, a seconda che l’animale sia maschio o femmina, a Tumbe o Achesay.

Fylles: insetti con ali a forma di fiore e polline al centro del corpo. Poiché si nutrono di altri insetti, sono molto usati dagli agricoltori, anche se prima necessitano di un permesso di un Sacerdote di Chicosi.

 

Qillori: cristalli di colore azzurro chiaro, molto usati in oreficeria.

Achemairi: cristalli di colore dorato, anch’essi comuni per l’oreficeria.

Tablyk: pietra di colore rosato, usata nell’oreficeria.

Kislyk: pietra dall’aspetto simile alla tablyk, ma molto più dannosa.

 

Notte: entità primordiale da cui tutto il mondo ha avuto origine.

Achemay: dio del sole, entità più importante del pantheon Soqar.

Achesay: dea della terra.

Chicosi: dea dell’aria.

Tumbe: dio del mare, dei fiumi e dei laghi.

Sulema: dea del fuoco.

Pachtu: dio dei fulmini e della vita.

Qisna: dea della morte e delle paludi.

Supay: esseri più collegati al folklore che alla religione vera e propria, sono creature della Notte,

incaricati di torturare le anime dei peccatori che lì vengono gettate.

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ed ecco che quelli che avrebbero voluto prendere a sberle Simay lo scorso capitolo hanno avuto la loro soddisfazione, tramite Corinna. Se questo porterà poi a dei risultati concreti, è ancora da vedere.

Grazie ancora a tutti quelli che vorranno recensire e inserire tra preferite/ricordate!

 


  
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