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Autore: LeftEye    20/07/2009    3 recensioni
Quelle scarpe rappresentano la perfezione assoluta, e sono del mio colore preferito, un bel blu brillante. Ok, veramente il mio colore preferito è l'azzurro chiaro, ma che importa? Sono ugualmente bellissime.
Azzurro @ Rainbow Challenge
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare a leggere quello per cui avete aperto questa pagina, vi sorbirete l'aneddoto su come è nata questa storia. Era un po' di tempo che aveva in mente questa scena (da quando ho ascoltato “Fashion” di Lady Gaga: sì, l'adoro, anche se rappresenta tutto quello che odio di questa società), ma non sapevo dove imbucarla e ormai mi ero rassegnata al fatto che sarebbe finita nel cestino delle idee inutili.
Ma un bel giorno in aula studio, mentre mi trovavo immersa nella lettura di “Un eroe del nostro tempo” di Lermontov (il Leopardi russo, brutto e gobbo come lui, ma più simpatico. Lo amo, lo amooo!) ed ero al punto in cui Pečorin si chiede quale sia il suo scopo nella vita (risposta: nessuno), all'improvviso mi è apparsa nella mente l'immagine di una scarpa azzurra, ho spalancato gli occhi e a stento mi sono trattenuta dal lanciare un gridolino estasiato. Mi sono guardata intorno, volevo scappare a casa e iniziare a scrivere, ma mi mancavano pochissime pagine per finire il romanzo, così mi sono trattenuta e mezz'ora dopo ho finito. Fine del pessimo aneddoto, ma dovevo raccontare a qualcuno la mia rivelazione mistica.
Le scarpe di cui si parla in questa storia sono queste:
- le Manolo di Carrie Bradshaw:
http://www.bergdorfgoodman.com/products/mn/BGX09NS_mn.jpg )
- le "Rolando" azzurre di Christian Louboutin le trovate solo sul suo sito.
Inchinatevi.




Così... azzurro!



Le scarpe di Carrie Bradshaw sono lì, dietro la vetrina del negozio, che mi fissano.
E sono stupende.
Il prezzo un po' meno.
Invoco tutte le divinità che conosco affinché si tratti di un brutto riflesso della luce, che mi impedisce di leggere il numero reale scritto sul cartellino.
Forse sono novantaquattro dollari e cinquanta centesimi, ma è improbabile che in questo negozio vendano qualcosa che costi meno di duecento dollari, a parte, credo, i portachiavi.
Infatti, sono proprio novecentoquarantacinque dollari.
Eppure quelle scarpe sono così belle... non sono semplici calzature, sono oggetti dotati di un'anima, mi guardano supplichevoli e mi chiamano: “Siamo sole, diventa la nostra mamma!”
Ma la mamma non può permettersi due figlie così costose, economicamente e moralmente.
Che cosa direbbero i miei colleghi se mi vedessero con quelle scarpe addosso? Che sono un'ipocrita stronza insensibile, che butto via i miei soldi in oggetti inutili e troppo costosi mentre in Africa i bambini muoiono di fame e di AIDS.
Scrivo ogni giorno su questi argomenti, del resto lavoro in un giornale che si occupa di diritti umani e di politica, questo vuol dire che mi interessano entrambe le questioni e che devo comportarmi di conseguenza.
E' come se un prete cattolico facesse sesso.
Ehm, pessimo esempio, molti preti fanno sesso.
Ecco, è come se un'ambientalista avesse un armadio pieno di pellicce di visone, di leopardo e di cucciolo di dalmata. Cosa che nemmeno io dovrei avere nel mio guardaroba, ma non per colpa mia: zia Madeleine mi ha lasciato in eredità una giacca con il collo e le maniche di visone e, anche se fa schifo e non la indosserò mai, non posso buttarla via, perché qualche parente un giorno potrebbe venire a casa mia e chiedermi di mostrargliela, per ricordare i bei momenti passati con la povera zia defunta.
Insomma, sono una ragazza modello: dono il sangue, cerco di non sprecare troppa acqua ed elettricità, faccio la raccolta differenziata, ma sono un essere umano, ho i miei difetti, e la passione per le scarpe costose è l'unico veramente grave.
E mi merito quelle Manolo. Le sogno da quando ho visto il film di “Sex and the city”, quella maledetta macchina pubblicitaria accalappia shoes addicts.
Ho lavorato un sacco questo mese e so che il mio conto bancario può reggere una spesa simile senza andare in iperventilazione (sì, anche il mio conto in banca ha un'anima), e comunque lo farebbe per una giusta causa: sarebbero un regalo perfetto da fare a me stessa, dal momento che nessuno azzecca mai i miei gusti.
Quelle scarpe rappresentano la perfezione assoluta, e sono del mio colore preferito, un bel blu brillante.
Ok, veramente il mio colore preferito è l'azzurro chiaro, ma che importa? Sono ugualmente bellissime.
Assumo un'aria decisa e spalanco la porta del negozio, facendo sussultare la commessa: è così magra che il colpo d'aria potrebbe farla volare via.
«Buongiorno, vorrei provare le Something Blue che avete in vetrina» annuncio con fierezza, cercando di farle capire che non solo ho intenzione di provarle, ma anche di comprarle.
«Ma certo, che taglia?»
«Sette e mezzo*.»
«Ora controllo se ne sono rimaste di questa taglia... in pochi giorni le abbiamo vendute quasi tutte.»
Per fortuna che c'è la crisi economica...
La commessa sparisce in magazzino e torna dopo pochi secondi con un'aria desolata.
«Mi dispiace, temo di aver esaurito il suo numero. E' rimasto solo quel paio in vetrina, ma è di due taglie inferiori alla sua.»
Per un attimo vado in panico. Forse potrei trovarle in un altro negozio, ma credo che da Saks me le farebbero pagare il doppio. Oddio oddio, che faccio? Non posso uscire da qui senza quelle scarpe!
«Le provo lo stesso.»
«E' sicura? Dubito che riuscirebbe ad entrarci...» tenta di dissuadermi la squinzietta, squadrandomi i piedi in malo modo. Sta insinuando che ho i piedi grassi?
«Non mi interessa, le provo lo stesso. Non si sa mai.»
Magari quelle Manolo sono così perfette che cambiano lunghezza in base a chi le indossa...
Mi accomodo su un pouf mentre la commessa mi porge malvolentieri le preziosissime calzature.
Entrano! Sì, mi calzano benissimo, se non fosse per un piccolo particolare: il tallone resta fuori.
Potrei tagliare la parte posteriore e indossarle come sabot, ma la commessa sembra aver intuito il mio diabolico piano e si affretta a chiedermi di ridargliele.
«Guardi, se vuole rimanere su questo colore, ci sono queste Christian Louboutin di un azzurro stupendo...»
Non la sto ascoltando, sono troppo triste e non riesco a smettere di pensare all'edizione limitata delle Manolo, fino a quando la commessa non mi ficca sotto il naso un altro paio di scarpe, e io rinasco: sono stupende!
«Sono le ultime rimaste della linea “Rolando”: semplici ma molto eleganti. Sono andate praticamente a ruba.»
I miei neuroni iniziano a volteggiare: queste scarpe apparentemente non hanno nulla di speciale, degli umili mortali potrebbero scambiarle per delle calzature prese in saldo ai grandi magazzini, mentre gli intenditori le riconoscerebbero subito. Se indossassi queste al lavoro, nessuno avrebbe nulla da ridire, a parte che so vestire con gusto spendendo poco.
E sono... oh, sono così azzurre!
Butto malamente da parte le Manolo, facendo quasi venire una sincope alla commessa, e provo le Louboutin, poi mi alzo in piedi e mi guardo allo specchio: stanno da dio con il mio scamiciato turchese!
«Le prendo!» urlo, e la ragazza ormai ha i nervi a fior di pelle, ma è contenta di potersi finalmente liberare di me.
«Sono seicentocinquanta dollari, ma le faccio lo sconto perché queste sono di campionario. Seicento.»
E' proprio il mio giorno fortunato!
Vorrei uscire saltellando, ma non posso, però, non appena svolto l'angolo, tolgo le scarpe dalla scatola e le indosso.
Ora, per completare la giornata, non mi resta che sbafarmi un hot dog pieno di mostarda e ketchup: me lo posso permettere, perché anche se ingrassassi di dieci chili, le mie Louboutin mi andrebbero comunque alla perfezione!
Non appena individuo un venditore ambulante, faccio una corsa dall'altra parte della strada e mi metto in coda.
Sono troppo felice per stare ferma e non faccio altro che dondolarmi sulle punte avanti e indietro, così per sbaglio urto la persona che è dietro di me; mi volto e vedo un uomo con degli occhiali da sole scuri e un'espressione poco amichevole, mi scuso timidamente e mi giro di nuovo.
Sono così felice, sono così... ehi, ma che succede? Perché sento la terra tremare sotto i miei piedi?
Smetto di dondolare e resto in attesa.
Un altro tremolio.
Non sarà mica il terremoto?
Nessuno sembra essersene accorto, ma io continuo a sentire la terra vibrare sotto i miei piedi; mi volto e fisso il tipo dietro di me, per cercare conferma nelle mie preoccupazioni:
«Ma lei non sente uno strano tremolio?»
«No» risponde lapidario lui, e immagino che, dietro quelle lenti scure, mi stia lanciando un'occhiataccia, così mi rimetto al mio posto.
La fila procede e per un po' non percepisco più nessun movimento, ma all'improvviso, non so come, mi sento crollare: la fine del mondo, stiamo per morire tutti!
Avviene tutto al rallentatore: non sento più la terra sotto i piedi, ma fra un po' la sentirà il mio didietro, lancio un urlo disperato e, poco prima di cadere sul marciapiede sporco, mi sento afferrare da due braccia forti.
Il tizio con gli occhiali da sole mi tira su, e per poco non cado di nuovo... cosa c'è che non va in me?
Guardo in basso e finalmente capisco: mi si è rotto il tacco destro, si è completamente staccato dalla scarpa.
Inizio a boccheggiare perché mi sento mancare l'aria, credo che avrò un attacco isterico.
«Si sente bene?» mi chiede l'uomo. Ma come, non vede?
«No... per... niente... scarpe...» blatero, e lui si china a raccogliere il tacco.
«Non si preoccupi, con un po' di colla si sistemano.»
E' pazzo? Come fa a non capire?
«Impossibile... rovinata...»
«Allora, se ne può comprare delle altre. Non si offenda, ma queste non sono granché belle.»
«Cosa?! Queste scarpe scarpe costano seicento dollari e sono nuove di zecca!» gli urlo, e mezza popolazione di New York si ferma a guardarmi. Sembro proprio isterica, ma come biasimarmi?
«E' pazza? In Africa i bambini muoiono di fame e lei spende quasi mille dollari per un paio di pessime scarpe?»
«Lo so che in Africa i bambini muoiono, è il mio lavoro dirlo alla gente!»
«Va bene, mi scusi, ma adesso si calmi. Sa che facciamo? La accompagno al negozio a farsele cambiare, le va?»
Finalmente si toglie gli occhiali da sole e sfodera un bellissimo sorriso che mi fa tremare le ginocchia, ma ciò che mi colpisce dritto al cuore come una freccia di Cupido sono i suoi occhi: allegri, sorridenti e così... azzurri!

All'inizio non avevo capito perché Christopher si fosse offerto di riportarmi al negozio, ma dopo qualche settimana che stavamo insieme mi confessò di essersi preso una cotta per me proprio grazie al mio attacco d'isteria: disse di aver capito da lì che ero una ragazza fuori dal comune e se persino un paio di scarpe riuscivano a trovare un po' di spazio nel mio cuore, allora forse anche lui avrebbe avuto una chance, e non si è sbagliato. Sono curiosa di sapere fino a quando continuerà a considerare la mia mancanza di autocontrollo una qualità, ma lui afferma di amarmi per quello che sono, dunque, anche se dovesse cambiare idea, penso sarebbe disposto ad aggiungere alla lista dei difetti anche questo.
Ah, dimenticavo: quando siamo tornati al negozio, Chris mi ha aiutato a scegliere un altro paio di scarpe e alla fine abbiamo optato tutti e due per un paio di comode sneakers in saldo, rigorosamente azzurre, perché è anche il suo colore preferito.



Fine





Note:
*Dovrebbe corrispondere ad un 38.
Dedico questa storia al mio ex colore preferito, l'azzurro, ora sostituito dal viola e dal fucsia. Ciao, Azzurro, sei stato un fedele compagno d'infanzia, e dopo questo racconto penso che potresti anche ritornare alla carica, se solo ti presentassi sotto forma di “Rolando” Louboutin...

   
 
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