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Autore: Iliveonlyforthemanga    21/02/2019    1 recensioni
Castiel vuole imparare a combattere per aiutare Sam e Dean.
Anche Dean sta combattendo una guerra, molto più intima e paurosa: il dover affrontare i suoi sentimenti per l'angelo
Oppure: Sam che cerca di spingere Dean e Castiel l'uno nelle braccia dell'altro
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I'm an angel with a shotgun
Fighting 'til the war's won
I don't care if heaven won't take me back.
I'll throw away my faith, babe, just to keep you safe.
Don't you know you're everything I have?
And I wanna live, not just survive tonight.


Un angelo con la pistola, si ripete mentalmente un divertito Dean, mentre, seduto sulla poltroncina sgangherata della camera del motel, osserva suo fratello che cerca di insegnare a Castiel quantomeno le parti principali di cui è composta una pistola.
Scuote la testa mentre un sorriso leggero gli increspa le labbra piene, poi si alza e si avvicina ai due, facendo ondeggiare la bottiglia di birra che ancora tiene in mano.
“Come va, signori? La lezione procede bene?”
Sam lo ammonisce con lo sguardo, prima di scuotere i capelli castani -troppo lunghi, dovrebbe tagliarli- in segno di diniego e indicargli con un cenno leggero l’angelo, che, con cipiglio confuso, osserva l’arma che ha in mano, rigirandola tra le dita.
Dean gli posa una mano sulla spalla, rischiando di beccarsi una pallottola in pancia per sbaglio, dato che l’altro, dallo spavento, ha teso il braccio con la pistola a meno di cinque centimetri da lui.
“Ehi tigre, vacci piano con quella. Posala, ti conviene, oppure rischi di ammazzare qualcuno. Capisco che possa non starti molto simpatico, ma cercare di farmi fuori così a sangue freddo è un po’ troppo” cerca di ironizzare il biondo, togliendo nel frattempo l’oggetto incriminato dalle mani del moro.
Lo stomaco di Sam spezza il silenzio, subito seguito da un colpo di tosse imbarazzato.
“Vado… vado a comprare qualcosa, sì? Arrivo subito, cercate di non usare i muri come superfici da bucherellare”
Fatto cenno al fratello di avvicinarsi, gli sussurra “E’ meglio se lo aiuti tu, io devo fare delle commissioni in giro. Ci vediamo dopo!”
“Ma come, e il pranzo? Non puoi essere così crudele da lasciarmi senza cibo” piagnucola fintamente Dean, cercando di farlo desistere.
Sam ghigna serafico, mettendosi la giacca e aprendo la porta “Te lo porto appena ho finito, ma non so quanto ci vorrà. A più tardi!”
Un “che figlio di puttana” infastidito lascia le labbra di Dean, che, sconsolato, si volta verso l’angelo, fortunatamente seduto sulla poltrona occupata precedentemente, il quale lo fissa senza aprire bocca.
E’ inquietante, pensa tra sé e sé, sedendosi sul letto di fronte a lui.
Per un po’ nessuno dei due parla, poi a spezzare il silenzio è proprio Castiel.
“Insegnami, per favore” gli chiede con tono pacato, guardandolo dritto in faccia.
“Perché vuoi imparare? Voglio dire, sei un angelo, diamine. Non dovresti aver bisogno di usare le armi umane” gli risponde Dean, guardando da tutt’altra parte che non siano i suoi occhi. Gli mettono soggezione. Ed essere messo in soggezione è l’ultima cosa che desidera, grazie tante.
Sente l’angelo sospirare brevemente, prima di ritrovarselo a pochi centimetri dal viso, con le ginocchia che toccano la moquette ormai consumata dal tempo.
“Perché se i miei poteri non dovessero bastare, devo poter usare anche le armi umane, come le hai definite tu”.
Dean si sente stupido, in quel momento, ma l’unica cosa che il suo cervello ha registrato è stato il movimento delle labbra di Castiel mentre parlava e i suoi dannati occhi blu che lo fissavano risoluti.
Per questo sbatte le lunghe ciglia e lo fissa con uno sguardo smarrito, che fa sorridere brevemente il moro.
Si alza nuovamente con grazia, poi tende una mano al biondo affinché la prenda per sollevarsi dal materasso.
Avvicinandosi alla finestra, l’angelo fa spuntare magicamente la pistola tra le mani, poi osserva con curiosità Dean, che, con un adorabile rossore sul viso, si schiarisce la gola e cerca di essere quanto più professionale possibile.
Il ragazzo lo fa girare con l’arma contro un muro, poi gli si mette alle spalle, prendendolo dai gomiti per aggiustargli la posizione.
Si perde ad osservare come i suoi capelli mori si arriccino un poco alle estremità, o come la sua pelle abbia un odore che sa di pulito, benché non sia avvezzo a spruzzarsi alcun profumo.
Il sospiro tremulo che si disperde nell’aria non è stato fatto da lui e questo lo porta ad avvicinarsi maggiormente al corpo dell’altro, che, comparato al suo, sembra minuscolo.
Solleva una mano per portarla tra i capelli dell’altro e sentire se davvero sono così morbidi come appaiono, quando la voce di Castiel lo riporta alla realtà.
“Cominciamo? Tra poco Sam potrebbe tornare”
Già, Sam, il suo adorabile fratellino.
E poi… Dio, perché non ha mai fatto particolarmente caso alla sua voce?
Eppure le orecchie le ha e funzionano anche piuttosto bene, aggiungerebbe.
Allora perché, ora che ha sentito quest’innocente frase, mille brividi sono affiorati sulla pelle?
Quando gli risponde, quasi si spaventa, non riconoscendosi.
“Sì, hai ragione. Allora, stendi le braccia in avanti, mani strette sull’impugnatura della pistola, gambe salde. E attento al rinculo” lo istruisce, controllando che esegua quanto dice.
Castiel segue gli ordini in maniera impeccabile, mirando con precisione al muro e non tremando neanche un attimo, rendendo orgoglioso il biondo, che gli stringe le spalle in un gesto affettuoso.
“Direi che hai imparato, ora puoi anche smetterla di rendere quel muro uno scolapasta, Cas. Altrimenti mamma Sam chi la sente?” ironizza Dean, cercando di far voltare verso di sé l’angelo, che però resta fermo sulle sue gambe senza spostarsi di un millimetro.
Dean aggrotta le sopracciglia, confuso, scuotendo l’amico per una spalla.
“Cas? Va tutto bene? Ho fatto o detto qualcosa che non dovevo?”
Quando il silenzio si protrae troppo a lungo, persino per gli standard del cacciatore, si mette davanti al moro, cercando di guardarlo negli occhi per capire cosa non vada.
Castiel abbassa gli occhi, non riuscendo a sostenere quei magnetici occhi verdi che ora sono tinti di preoccupazione.
Si aggiusta il già perfetto trench beige, cercando di trovare tempo per le parole che gli premono sulla punta della lingua.
“Non è niente, Dean, tranquillo. Sto solo assimilando le informazioni che il mio ottimo maestro ha fornito”, dice, sforzandosi di fargli l’occhiolino.
In risposta, le guance dell’interessato si tingono ancora più di un colore scarlatto, portandolo a schiaffeggiarsi mentalmente per la frase così idiota che ha appena usato.
Eppure Dean quando vuole rimorchiare qualche avvenente ragazza utilizza frasi anche peggiori, e allora perché con lui arrossisce?
Andiamo, Castiel si sente persino un novellino, in confronto, nonostante sia già passato molto tempo da quando vive sulla Terra a contatto con gli uomini!
Si schiarisce la gola, cercando di correre ai ripari prima che la situazione diventi ancora più assurda di quanto già non sia.
Dean lo precede nel parlare, con la voce abbassata di due ottave “Lieto di esserti stato utile. Era questo che mi avevi chiesto, in fondo”
No, no, no, no.
Cos’è questa crescente sensazione di panico che improvvisamente attanaglia l’angelo?
Si sente come se lo avessero perforato con una spada angelica e stesse per morire, e forse un po’ muore dentro, quando vede Dean, il suo Dean, allontanarsi da lui, lasciandosi dietro solo una sgradevole sensazione di freddo, con uno sguardo da cucciolo ferito negli occhi.
Il suo corpo agisce prima che abbia il tempo di pensare lucidamente, afferrandogli il braccio destro e fermandolo.
Un paio di occhi lo fissano, una muta domanda celata dietro, unita ad una nota di panico, e Castiel, in risposta, si avvicina in silenzio, sempre tenendolo fermo.
“Vedo che il concetto di spazio personale ancora non l’hai capito…” gracchia Dean, cercando di smorzare la tensione che, come un cappio, è calata all’improvviso su di loro.
“Hai ancora voglia di scherzare, vedo. Chissà se con questo starai finalmente un po’ zitto” lo ammonisce il moro con tono imperioso, che fa chiudere a Dean la bocca e trattenere il fiato.
L’angelo è ora di fronte al biondo, può quasi contare le efelidi che, timide, sono spruzzate sul naso e sulle guance.
Allaccia i propri occhi, blu cielo, ai suoi, verde smeraldo, attraversati da pagliuzze dorate che ha imparato ad amare col tempo.
La lingua di Dean fa capolino dalle sue labbra per poi passare sulle stesse, in un moto involontario che però manda una cascata di brividi caldi lungo la schiena di Castiel.
Con entrambe le mani afferra il bavero di quell’orrenda camicia verde kaki che il giovane sta indossando, sentendo il suo fiato sulle labbra, appena aperte per poter respirare.
Alza la testa e finalmente fa combaciare le loro bocche, che si sfiorano timide ed impacciate.
Quando percepisce che l’altro è immobile e rigido, abbassa il capo e non ha la forza di alzare lo sguardo per vedere la reazione del cacciatore, probabilmente disgustato dal gesto avventato che ha fatto, poi indubbiamente avrà rovinato uno dei pochi rapporti veri che sia riuscito ad instaurare e così Dean non lo vorrà più vedere, non lascerà più che vada con loro a caccia e Castiel sarà destinato ad una vita di solitudine sulla Terra, per l’eternità.
Sta per staccarsi, quando due mani callose si posano sopra le sue, che ancora stringono il colletto, stringendole forte.
Solleva la testa, sorpreso, prima di vedere Dean abbassarsi e posargli un altro bacio sulle labbra.
Poi ancora uno, e ancora uno, e ancora, finché Castiel non lascia scivolare le sue mani sui fianchi tonici del biondo, stringendo tra le dita la stoffa e portando il suo corpo ancora più vicino, fino a che tra loro non resta nemmeno un centimetro di spazio.
Quelle del cacciatore vanno invece ad intrecciarsi dietro la sua nuca, solleticandogli l’attaccatura dei capelli e portando il moro a desiderare di più.
Gli posa un altro bacio sulle labbra, gentile, facendogli capire di spostarsi sul letto.
Un lampo di malizia attraversa i suoi occhi verdi, quando, all’improvviso, la porta della stanza si apre, facendo spuntare Sam, la faccia stanca e un sacchetto in mano.
Osserva con cipiglio scettico la stanza e Castiel, fermo in mezzo, che sembra un cervo accecato dal fanale di una macchina, prima che si decida a chiedere “Tutto bene? Che avete fatto?”
E un Dean alquanto incazzato, rifugiatosi velocemente in bagno, gli urla “NIENTE!”

E’ un’idea che mi è venuta in mente dopo aver visto una fanart, spero possa piacere.
E’ la prima che scrivo sul fandom di SPN, mi auguro che non sia del tutto orrenda!
Sono in totale tre One-shot, la prossima dovrebbe arrivare entro breve.
Marta xx



   
 
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