Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: Nitrotori    21/02/2019    1 recensioni
La Thinker Bell, organizzazione segreta formata da hacker quindicenni, si ritrova a dover risolvere un misterioso enigma, apparso nei forum del Deep Web. Incuriositi e preoccupati di possibili attività illecite, Nitrotori: la punta di diamante del gruppo, nonché geniale e prodigioso hacker, inizia ad avvicinarsi sempre di più al mistero che si cela dietro Cicada 3301.
Genere: Mistero, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

12 anni prima

28 Dicembre

 

Quelli erano ricordi ancora vividi nella sua memoria.

Agathe: quel nome era l'unico modo che lei aveva per testimoniare la sua esistenza, l'unica cosa reale che le era rimasta.

Quel giorno nevicava. Le strade erano silenziose, le famiglie riunite in festa per il Natale.

Il freddo era pungente, così come il ricordo di quel giorno.

  "Tesoro, per un po' papà non ci sarà. Ho bisogno che tu resti qui, in questo luogo, finché non risolvo tutto".

  "Torni presto?" Domandò la piccolina, mentre stringeva un grosso peluche.

Cameron sorrise e le accarezzò il capo.

  "In un baleno! Non ti accorgerai nemmeno del tempo che passerà. Te lo prometto, tornerò a prenderti ok?".

Agathe annuì, come la brava bambina che era, mentre la maestra di quell'istituto osservava la scena, lasciando loro la privacy necessaria.

   "Prendi questo" Cameron consegnò alla bimba un ciondolo d'oro a forma di cuore. "È di tua madre, mi ha chiesto di dartelo in modo che tu possa sempre ricordare che noi siamo qui, nel tuo cuore, sempre e comunque".

  "Va bene papà, io ti aspetto".

  "Ti voglio bene Agathe, ricordalo sempre".

Cameron abbracciò la figlia, trattenendo le lacrime, poi annuì alla maestra che la portò dentro l'edificio.

Quella fu l’ultima volta che Agathe vide suo padre...

--

Nevicava, proprio come quel giorno.

Agathe non aveva mai gettato via quel ciondolo, lo aveva sempre tenuto con sé. Asciugandosi una lacrima, la ragazza ripose il ciondolo nella tasca del giubbotto e osservò le luci che provenivano dall'edificio delle conferenze.

C'era un grande andirivieni di persone, tra cui personaggi di spicco, giornalisti e quant'altro.

Agathe aveva fatto in modo di procurarsi un badge fasullo, anche grazie ad alcuni trucchetti che aveva imparato lavorando illegalmente sul web.

L'unico modo che aveva per vincere contro Cicada era scoprire cosa nascondeva suo padre. La Thinker Bell continuava a non dare segni di vita e non c'erano notizie su Sly.

Agathe lasciò la questione a Pan e Cubby, mentre lei proseguì con la missione.

Una volta dentro il salone dei congressi, vide il grosso banchetto pieno di cibo e bevande, accompagnato da della piacevole musica lounge. Poco oltre, v’era il piccolo palcoscenico con un leggio, dove sarebbe comparso suo padre.

Era giusto in tempo, la conferenza stava per iniziare, così Agathe si mise vicino ad una colonna dove poteva vedere meglio l'intero palco.

  "Cosa avrai da dire eh?" Si chiese la ragazza stringendo i pugni.

Era difficile contenere l'astio nei suoi confronti, ma era lì per Cicada, non per risolvere i suoi "piccoli" problemi di famiglia, né tanto meno per ascoltare le sue parole.

Pochi minuti dopo, un leggero clamore. I giornalisti iniziarono a scattare foto e Cameron fece il suo ingresso, accompagnato dalla sua segretaria.

Agathe si irrigidì, vedere suo padre a così poca distanza le irrigidì non poco.

  "Ok, mettiamoci all'opera" Si disse, pulendo la mente da tutte le futili distrazioni.

Lentamente, senza farsi vedere da nessuno, oltrepassò il salone e andò verso il retro. Lì c'erano diversi tecnici e alcuni uomini al lavoro su dei terminali, troppo impegnati per badare ad una ragazzina agile e silenziosa, che li sorpasso senza problemi.

Agathe superò il backstage e salì le scale. Aveva già scaricato una planimetria del posto e sapeva che c'erano delle stanze private, usate come camerini provvisori.

Il trucco stava nel sapere quale stanza era stata usata più recentemente, ma per fortuna le porte dei camerini erano poche e chiuse elettronicamente quindi...

  "Che sistema anti-intrusione pessimo" Disse Agathe storcendo il muso. Riuscì facilmente tramite un programmino sul suo smartphone,  a collegarsi via bluetooth ai terminali elettronici delle porte e leggere le entrate e le uscite delle varie schede magnetiche. La più utilizzata in tempi recenti, sarebbe stata la stanza di suo padre.

  "Ok, bingo...".

Silenziosamente, dopo aver sbloccato la porta entrò. Al suo interno non c'era molto, solo lo stretto necessario. Una poltrona, una bottiglia di whisky, uno specchio e alcuni armadietti.

Agathe cercò negli armadietti e trovò un portatile. Era acceso, ma l'accesso era protetto da una password.

  "Lo sapevo, ok... tempo di fare qualche magia".

Agathe attaccò un USB nello spinotto e forzò il sistema operativo a riavviarsi, per poi accedere al secondo programmino della famigerata Nitrotori.

Con le sue dita agili, digitò velocemente alcuni codici per avviare la sequenza di decifrazione della password. Purtroppo era un processo lungo e ci voleva qualche minuto.

Dopo che il caricamento arrivò al 93% però, avvenne qualcosa di improvviso.

  *BANG!*

Il suono fu secco, potente e seguirono grida, urla, panico e altre esplosioni.

  "Ma che diavolo succede?!".

Quando il software terminò di decifrare la password, Agathe fece un backup dei dati all'interno dell'hard-disk del portatile, seppur mossa dalla paura e dell’impazienza.

  "Avanti, muoviti!".

Intanto le urla e il panico fecero capire alla ragazza che stava succedendo qualcosa di terribile.

Agathe non era una stupida, quelli erano chiaramente colpi di mitra. Immediatamente il pensiero andò a suo padre, ma non c’era tempo.

Finito il backup, staccò l’USB e scappò via dalla stanza, ma una volta scesa al piano di sotto vide l'inferno.

Degli uomini armati vestiti con lunghi cappotti neri, avevano aperto il fuoco sulle persone. Era un autentico massacro. C'era sangue e cadaveri dappertutto.

Agathe si portò le mani sulla bocca con orrore e arretrò, doveva scappare, ma i mirini laser dei mitra arrivarono sul suo corpo.

  "Bersaglio localizzato" Disse uno degli agenti con voce metallica, coperta dalle loro maschere anti-gas.

La ragazza fuggì, scappò via dal retro, ma gli stivali pesanti di quella squadra speciale d'assalto battevano con violenza sul pavimento, generando in lei ansia e terrore.

  "Trovatela!" Ordinò minacciosamente uno dei uomini in nero.

Agathe salì di nuovo le scale, ma arrivò ad un vicolo cieco. Non sapeva dove andare, non aveva scelta che aprire la finestra e saltare di sotto. Per fortuna non era molto alto, così uscì e scappò dal retro.

Ma gli uomini in nero avevano messo al sicuro l'intero perimetro. Non c'era via di fuga per lei.

  "Oh no... oddio" Agathe era nel panico, non sapeva cosa fare, non aveva idea di dove correre, aveva finito le opzioni.

Poi un grido. Uno degli uomini con la maschera antigas cadde per terra ferito alla gamba da un dardo. Qualcuno, dalla scala anti-incendio aveva scoccato una freccia da una grossa balestra nera.

  "Agathe! Fuggi!" Gridò quella figura. "Mi occupo io di loro!".

La ragazza non credeva ai suoi occhi, conosceva quella ragazza: era Barrie, una ragazza che lavorava come Escort nelle vicinanze del suo appartamento. Cosa ci faceva lì?.

Senza perdere tempo, la ragazza scappò. Si fidava di Barrie, era un membro della Thinker Bell proprio come gli altri, ma come faceva a sapere che si trovava al salone delle conferenze? Lo sapevano solo i tre membri ufficiali e nessun altro.

Ma non c'era tempo per rispondere a quelle domande. Col fiatone Agathe scappò via nel caos urbano e salì sul primo autobus che trovò.

--

Mentre tornava verso il Covo, Agathe contattò Pan, ma non ci fu risposta.

  "Ma che diavolo stanno facendo?!" Esclamò esasperata la ragazza. Nemmeno Cubby, Sly, né tanto meno Hugo rispondevano.

Decise di andare di persona alla base, ma qualcosa non andava...

La porta dell'ingresso per i sotterranei del controllo idrico era aperta e nessuno la lasciava mai aperta, per ovvie ragioni di sicurezza.

Agathe entrò, il vento ululava nei bassifondi di quel corridoio, tempestato dalle tubature idriche del complesso residenziale. Avanzò fino ad arrivare al salone del covo e lì... il cuore di Agathe si arrestò congelato per diversi secondi.

Sangue...

Cubby aveva usato le sue ultime forze per strisciare fino alla scrivania e aveva afferrato il cellulare, ma aveva esalato l'ultimo respiro prima di chiedere aiuto.

Pan, era ancora vivo. Era pallido come la carta, ferito dai colpi di pistola che miracolosamente non avevano centrato i suoi punti vitali. Ma aveva perso troppo sangue, non gli restava molto da vivere.

Agathe aveva le gambe molli, il petto e lo stomaco capovolti da uno straziante, indicibile dolore. Era come aver ingoiato un grosso gomitolo di aghi roventi, che ora la soffocavano e dilaniavano la sua gola, mentre il cuore le batteva furiosamente in petto.

Cadde in ginocchio davanti a Pan, sollevandogli la testa.

  "Pan... Pan!!" Gridò lei con le lacrime agli occhi, disperata.

  "We...ndy".

  "Pan! Sono qui! Resisti! Ti prego...!".

  "Wee-dy" Non riusciva ad ingoiare il sangue che continuava a salirgli in gola. "H-g... Hugo".

Quel nome gelò il sangue di Agathe.

  "Ai--ut--mi, non voglio... morire" Gli occhi di Pan si riempirono di lacrime, poi si irrigidì di colpo e smise di respirare.

  "No... non può essere vero" Agathe fissò il corpo esanime del suo amico. Il dolore era troppo, troppo da sopportare.

Agathe strisciò via con orrore dal corpo senza vita del suo amico.

Era solo un incubo, era solo un maledetto incubo. Ma purtroppo... quello che Agathe aveva dinanzi ai suoi occhi, era la terribile, tremenda realtà.

Cubby e Pan erano stati uccisi.

  "Hugo..." Agathe pensò subito a lui. Pan aveva nominato il suo nome prima di morire.

La ragazza si alzò in piedi come un automa, con gli occhi spalancati, sporca di sangue e realizzò...

  "Sei stato tu..." Disse con voce vuota. "Hai fatto tu tutto questo?".

Mosso da sentimenti vuoti, con le mani tremanti e gocciolanti di sangue, prese il cellulare e lo chiamò ma non rispose.

Non aveva scelta che comprendere dove fosse. Usò il computer acceso, vicino al cadavere di Cubby per usare il Fairy Dust e localizzare il gps interno del suo smartphone.

Ci volle un attimo. Agathe capì dove si trovava Hugo, si stava avvicinando ad un piccolo supermarket.

...

 

Quella sera faceva un freddo cane, ma era piacevole farsi una passeggiata nelle strade natalizie di Seattle, soprattutto quando era coperta di neve in quel modo.

In un piccolo vicoletto, c’era un minimarket che era sempre aperto, anche durante la notte. Era un luogo abituale, abbastanza frequentato dalle persone del posto, visto che era circondato da una catena di appartamenti.

Un passo alla volta, schiacciando la neve con i suoi pesanti stivali, Hugo avanzò verso l’ingresso del minimarket.

Il suo volto era coperto dalla penombra della notte e dal suo cappuccio. Nemmeno le molteplici luci dei decori natalizi, schiarivano quella impenetrabile coltre oscura.

Camminava a testa bassa, con le mani in tasca al giubbotto in pelle e avanzava lentamente.

Alla sua destra, c’era una vasta panoramica della metropoli, illuminata dal giallo urbano, mentre i fiocchi di neve scendevano dal cielo.

Di fronte a se invece c’era una grossa statua di Babbo Natale, proprio davanti all’ingresso del minimarket, con la sua gloriosa barba e il suo sorriso.

Hugo oltrepassò l’ingresso, che si spalancò automaticamente.

L’aria calda dei climatizzatori lo colpì in faccia e si trovò all’interno di un piccolo locale, pieno di decorazioni natalizie, con diverse persone alla cassa che ritiravano le loro merci.

Fu in quel momento, che per quelle persone il tempo si congelò.

Dal nulla, senza dire una singola parola, Hugo avanzò verso la cassa e tirò fuori una pistola dalla tasca del giubbotto.

Nei suoi occhi non c'era più nulla, ma si poteva chiaramente vedere le lacrime scendere senza sosta sulle sue guance.

Era cosciente, sapeva ciò che stava per fare, ma non era lui a controllare il suo corpo.

Senza esitazione fece fuoco. Sparò al commesso della cassa, che subì il colpo e si accasciò per terra morto.

Seguirono le urla, il panico, il terrore, ma Hugo sparò ancora e ancora, e ancora una volta.

Prendeva la mira e faceva fuoco sulle persone inermi, scaricando il caricatore su almeno dodici persone, ammazzandole senza pietà.

Ben presto il pavimento si tinse del loro sangue e quando arrivò la polizia era già troppo tardi.

Si era già puntato la pistola alla tempia, e con l’ultimo colpo nel caricatore pronunciò una sola frase, prima di togliersi la vita:

 

Agathe aiutami...

--

La ragazza corse a perdifiato lungo il viale. Le vetture della polizia stavano convergendo tutte verso quel minimarket, così come le ambulanze.

Ancora sporca del sangue dei suoi amici ormai defunti, Agathe arrivò davanti all'ingresso del minimarket.

C'erano vetture di polizia ovunque, ambulanze e le grida dei feriti, dei disperati e dei sopravvissuti a quel massacro.

Agathe aveva gli occhi sgranati, ignorò i richiami degli agenti di pattuglia che la intimavano di fermarsi e corse all'interno.

Quella era la terza volta in una sera che Agathe vide l'inferno in terra.

L'odore ferrifero del sangue era pungente, così come quella della polvere da sparo. Per terra, con le cervella spappolate, c'era Hugo.

Quel briciolo di sanità mentale che teneva la ragazza ancora in piedi, svanì alla vista del ragazzo riverso senza vita per terra.

Agathe crollò, abbracciò il cadavere di Hugo e urlò a squarciagola, con strazio e agonia.

Poco dopo, attirati dalle grida di dolore di Agathe, Nicholas e Huang giunsero a loro volta sul luogo del delitto.

  "No..." Lo spirito di Nicholas crollò come un castello di carta e le sue ginocchia cedettero davanti al cadavere del suo fratellino, mentre Agathe si rifiutava di lasciare andare Hugo.

Gli agenti provarono a tirarla via da lì per preservare la scena, ma lei gridava, piangeva e vomitava disperazione.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Nitrotori