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Autore: LionConway    21/02/2019    4 recensioni
[ STORIA MOMENTANEAMENTE IN PAUSA ]
New York, 1976.
Travis é un tassista notturno mentalmente instabile, nonché un uomo profondamente solo, depresso e continuamente scosso dagli orrori vissuti in Vietnam. Vaga su e giù per tutta la città, assistendo impotente al degrado urbano che lo circonda, un carnevale di droga, corruzione e prostituzione, pianificando in qualche modo di intervenire contro il crimine e le ingiustizie. Fino a quando non si invaghisce di Michael, un giovane solitario quanto lui che una notte sale sul suo taxi. I due scoprono di avere molto più in comune di quanto sembri inizialmente. Se non fosse che Michael ha recentemente ereditato gli affari illegali di una potente famiglia mafiosa.
DAL PRIMO CAPITOLO: Passava in rassegna i volti di tutti i presenti nel bar a quell’ora della notte, con quella un po’ infantile speranza di vederlo apparire, e a volte i suoi desideri erano esauditi. C’era sempre un che di regale nelle sue entrate. Travis non si sarebbe sorpreso di vedere tutti gli altri clienti genuflettersi davanti a lui in un atto di reverenza, nella speranza che lui toccasse le loro teste in un gesto di benedizione.
Genere: Drammatico, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Michael Corleone
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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I.                 

Le ombre della notte

 

Se glielo avessero chiesto, Travis avrebbe negato. Non avrebbe ammesso di aver continuato a frequentare quel diner a Times Square, dove sovente si ritrovavano alcuni suoi colleghi di lavoro durante la pausa, nella speranza di rivedere quel giovane damerino su cui aveva imprudentemente soffermato il proprio sguardo fin troppo a lungo la prima volta che lo aveva visto.

Ancora non lo aveva ammesso nemmeno a sé stesso. Il solo pensiero lo faceva sentire ridicolo, grottesco, come una di quelle volgari barzellette che il Mago raccontava a voce fin troppo alta e di cui lui stesso rideva sguaiatamente, aggiudicandosi i legittimi sguardi infastiditi dalle cameriere di turno.

Eppure, doveva riconoscerlo, Travis si sentiva affascinato da quell’uomo. E non gli capitava spesso di sentirsi, in qualche modo, succube di un certo magnetismo da parte di qualcun altro, non quando passava intere nottate a trasportare da una parte all’altra della città quei rifiuti umani che si rigettavano in strada come gli scarti organici di un apparato digerente, le intestina di New York City. Eppure, accadeva, di tanto in tanto, che nel bel mezzo del fiume di melma si trovasse qualcuno in grado di distinguersi. Qualcuno di diverso, un individuo dotato di fascino e di carisma che non strisciava tra la folla, ma camminava a testa alta e si faceva notare. Travis si considerava uno di quegli individui e così l’uomo che guardava con così tanta ammirazione attraverso il locale.

Non veniva al diner tutte le notti, perlomeno non sempre allo stesso orario in cui era circoscritto Travis. Vi erano serate in cui quest’ultimo si sedeva, ordinava la solita tazza di caffè e un panino al bacon e aspettava. Passava in rassegna i volti di tutti i presenti nel bar a quell’ora della notte, con quella un po’ infantile speranza di vederlo apparire, e a volte i suoi desideri erano esauditi. C’era sempre un che di regale nelle sue entrate. Travis non si sarebbe sorpreso di vedere tutti gli altri clienti genuflettersi davanti a lui in un atto di reverenza, nella speranza che lui toccasse le loro teste in un gesto di benedizione. Ma ovviamente non succedeva. Si limitava a oltrepassare la porta a vetri, fare un cortese cenno di saluto al tavolo più vicino all’entrata –una volta era toccato a Travis e compagnia- e scivolare solitamente a un tavolo non troppo distante dal bancone. Era tutt’altro che alto, eppure il suo portamento e la sua presenza scenica lo facevano quasi sembrare un gigante. Travis era certo che fosse un soldato, ma  non un marine: la sua camminata era troppo militare, troppo subordinata perché fosse di prima linea. I capelli erano corvini e luccicanti, quasi sempre pettinati all’indietro come si portavano negli anni Quaranta; i tratti del viso erano morbidi e femminei, a eccezione di un lungo naso Nubian impossibile da non notare; la pelle perfettamente levigata e di uno splendido colore olivastro. Probabilmente si trattava di un ebreo o di un italiano.

Veniva sempre solo e solo restava. Nessuno si univa mai a lui. Parlava solamente con le cameriere quando ordinava, ogni tanto magari scambiavano qualche battuta di cortesia, ma finiva lì, con lui che rimuginava chissà cosa di fronte a una tazza di caffè fumante e una fetta di torta alla melassa. Aveva occhi scuri e profondi, ma non come i fondi di un pozzo, perché sembravano sempre irradiare un certo calore. Travis lo aveva notato la stessa sera che aveva salutato lui e i suoi colleghi appena entrato, e aveva continuato a notarlo nelle serate in cui era possibile osservarlo in volto a seconda di come entrambi erano seduti. Travis aveva notato anche, non senza una piccola sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco, che spesso, mentre guidava il suo taxi, lanciava occhiate nervose allo specchietto retrovisore nella speranza di vedere quegli occhi che gli restituivano lo sguardo. Ma trovava solamente i propri, altrettanto scuri ma velati di malinconia e di ricordi che Travis avrebbe di gran lunga preferito dimenticare.

Quella sera, invece, poteva indugiare sul suo profilo. Tamburellava le dita sulla superficie del tavolo, come se aspettasse impazientemente qualcosa, e sedeva a gambe accavallate sulla sedia, spostata leggermente più indietro. Dollaro e Charlie T, gli altri due colleghi che Travis frequentava durante le pause, si erano già premurati di fare commenti circa la posizione adottata dal giovane che, a sentir loro, tradiva la sua omosessualità latente. A Travis aveva sempre fatto ridere come il disprezzo per i finocchi fosse in grado di mettere d’accordo un uomo bianco come Dollaro, chiamato così perché si sarebbe venduto anche la madre per guadagnare mezza lira in più, e un nero come Charlie T che indossava occhiali da sole in piena notte e sudava copiosamente. Il Mago, invece, aveva ribadito come pensasse che ognuno fosse libero di vivere come meglio credeva, purché non tentassero di ammazzarsi sul sedile posteriore del suo taxi come una coppia che aveva caricato qualche sera prima e che, a parole sue, si strillavano addosso come signorine in sindrome premestruale.

Mentre rimuginava su come avrebbero reagito i tre uomini se avessero scoperto che il loro fidato collega più giovane, che a sentir loro era “pieno di donne”, rimaneva imbambolato a fissare un altro uomo più o meno della stessa età, Travis fu distratto da un colpo di gomito contro il suo braccio. Tornato alla realtà, si voltò e incontrò gli occhi del Mago che lo fissavano interrogatori: «Ti sei imbambolato? Hai sentito cosa ti ho detto?»

Cercando di non dare ad intendere il proprio imbarazzo e costringendosi a non guardare nella direzione che gli interessava, Travis scosse la testa. Il Mago, per tutta risposta, grugnì e gli diede una strizzata alla base del collo, così forte che Travis temette potesse avere toccato qualche nervo in grado di paralizzarlo: la mano del Mago poteva tranquillamente stringergli tutta la testa in una morsa.

«Ti ho chiesto a che ora finisce la tua pausa, ragazzo» ridacchiò, strapazzandolo ben bene. Travis rise a sua volta e controllò il proprio orologio da polso: «Uhm – tra una ventina di minuti»

«Splendido. Ti fai un altro giro di caffè?»

Non ne aveva bisogno. Intanto non dormiva comunque. Ma stava lo stesso per accettare, più per cortesia che per altro, quando Travis notò un movimento con la coda dell’occhio e vide che il misterioso uomo solitario si stava alzando e dirigendo verso l’uscita, mentre cercava qualcosa nella tasca interna della giacca di tweed. Il cervello di Travis cominciò a funzionare più in fretta del normale.

«Torno subito» mormorò in risposta, alzandosi a sua volta e facendo in fretta il giro del tavolo, «ora che ci penso, devo controllare una cosa… ».

«Ma che diavolo-»

Travis ignorò la voce del Mago e volò fuori dal diner, sperando che le sue previsioni fossero azzeccate, che l’altro uomo fosse solo uscito per una sigaretta e non si fosse già dileguato nella notte, che non si fosse mimetizzato in mezzo all’immondizia umana che vagava per i marciapiedi di notte. Il solo pensiero di gente indegna che gli passava accanto, urtandolo, toccandolo, gli fece attorcigliare lo stomaco.

Fu fortunato. Era lì, a pochi passi da lui, a fumare in piedi accanto al parchimetro, proprio davanti al suo taxi giallo con gli scacchi. Travis deglutì. Si avvicinò cauto, le mani affondate nelle tasche del suo giaccone verde militare. Non si aspettava che quello facesse contatto visivo e gli rivolgesse la parola all’improvviso. Tolse la sigaretta dalla bocca, esalando sbuffi di fumo, e alzò l’altra mano per indicare il taxi alle proprie spalle: «È il suo?»

Travis annuì, a metà tra il disorientato e il divertito: si era aspettato che la sua voce fosse profonda e melodiosa. Invece, tutt’altro, era acuta e quasi gracchiante, come se lo avesse colpito un forte mal di gola. Probabilmente fumava da quando era in fasce. Eppure, in qualche modo, gli si addiceva. Sembrava sposarsi bene con la sua statura.

L’uomo parlò di nuovo e questa volta Travis notò il forte accento di Brooklyn nella sua voce. «Se è in pausa, posso aspettare» disse.

«No –no, va bene. Ho appena finito, in realtà».

Travis si sentì un idiota a balbettare in quel modo, ma lo aveva trovato impreparato. Non sapeva cosa si aspettasse quando lo aveva seguito là fuori. Tutto, ma non che volesse salire sul suo taxi. Il pensiero quasi lo lusingò, prima di rendersi conto che, probabilmente, sapeva alla perfezione che quello era un ritrovo dei tassisti notturni quando facevano pausa. Avrebbe potuto tranquillamente trattarsi di lui come del Mago, come di Dollaro, come di Charlie T. Quell’improvvisa realizzazione gli fece afflosciare le spalle, mentre affiancava l’uomo, apriva la portiera del guidatore e si sedeva al volante.

Stava per chiudere la portiera quando una mano la trattenne. Travis si sporse per incontrare lo sguardo dell’altro: stava sorridendo educatamente e quel leggero incurvarsi delle sue labbra carnose gli procurarono un certo calore alla base del collo.

«Le dispiace se finisco di fumare?» domandò, alzando la sigaretta «Non ci metterò molto. Preferirei non affumicarle l’auto».

Travis si sorprese di cotanta cortesia. A furia di trasportare drogati, ladri e puttane in giro per la città, anche un semplice gesto di educazione lo sbalordiva. Anche se proveniva da un uomo come quello, uno che già aveva sospettato ergersi al di sopra del marasma che abitava New York: Travis era ben felice di averci visto giusto. Il che rendeva il tutto più eccitante.

Si ritrovò a sorridere in risposta: «Faccia pure. Io aspetto». 

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Sono consapevole del fatto che, in teoria, questa storia non dovrebbe esattamente trovarsi in questa sezione: si tratta infatti di una fan fiction crossover tra i film Taxi Driver e Il Padrino. Il motivo di questa mia scelta, tuttavia, é dettato dalla scarsa attività nella sezione di quest'ultima opera, perciò preferirei sinceramente che il pubblico vi si approcciasse come a un'originale. Sono certa che sia comprensibile anche a chiunque non conosca le opere da cui essa deriva. Avrei potuto cambiare i nomi dei due personaggi principali, é vero, ma allora non si sarebbe più trattato della storia che ho in mente di portare avanti. 

Questa é la prima volta che pubblico un capitolo dopo tre anni di inattività qui su EFP, perciò mi sento estremamente emozionata. Mi duole ammettere che i capitoli si manterranno più o meno su questa lunghezza, dal momento che sto lavorando a un'altra long (davvero completamente originale, questa volta!), dall'impostazione corale e quindi più sostanziosa e impegnata. Così facendo, comunque, conto di essere abbastanza regolare negli aggiornamenti. 

Ringrazio anticipatamente chiunque mostrerà interesse nei confronti di questa storia, se recensirà o chi la inserirà nelle preferite/seguite. Sarebbe un piacere enorme. Se vi interessa, potete trovare la storia anche su Wattpad.

  
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